Capitolo n. 35 - sunrise
“Lo tocchi, lo accarezzi, gli faccia sentire il suo calore e la sua voce, signor Downey.”
La voce del dottor Boydon era molto diversa da quella del suo collega.
Robert lo ascoltava con attenzione, mentre gli veniva spiegato cosa fare, per consentire a Chris di percepire la sua preziosa presenza.
L’attore si mise seduto sul bordo del letto, mentre l’infermiera staccava il monitoraggio e le flebo.
“Sta meglio?” – chiese speranzoso.
“Sì, lo stiamo svegliando progressivamente, la tac è negativa, il peggio è passato.” – disse con una gentilezza estrema.
Sembrava capire al volo lo stato d’animo del suo prossimo.
“Dio ti ringrazio … anche se non so dirle se sono credente, ma in circostanze come queste …”
“Vi lascio soli. Ci chiami nel caso …” – “Spero accada prestissimo, la ringrazio.” – disse, senza mai distogliere lo sguardo dalle palpebre di Chris, osservando ogni singola vibrazione, anche minima.
Le dita di Downey avvolgevano ogni centimetro delle braccia nude di Chris, ne baciava poi i palmi freschi, come il volto, le tempie, sperando che sentisse il profumo del suo dopo barba – “Tesoro sono qui … fammi un regalo, ancora uno soltanto Chris … svegliati.”
Trattenne a stento le lacrime, vedendo che quella sua richiesta stava cadendo nel vuoto, per l’ennesima volta.
In quelle due notti, gli era stato concesso di vegliarlo, con l’approvazione di Jude, che si occupava di Camilla, senza dargli ulteriori pensieri.
Robert gli era profondamente grato, soprattutto per l’interessamento che Jude dimostrava, sincero, sulle condizioni di Chris.
Aveva ritrovata anche una buona dose di serenità, nell’incontrare quotidianamente Colin; la loro amicizia appariva a tutti più forte di prima.
Robert prese una seggiola, sistemandosi al capezzale di Chris: “Ok campione, tanto io non me ne vado, sai? Sono un rompiscatole patentato e …”
Chris schiuse di poco le labbra e Rob ebbe un sussulto.
Si avvicinò nuovamente, sfiorandogli gli zigomi, che sembravano ravvivarsi: le ciglia folte di Chris ebbero un tremolio ulteriore.
“Chris! … Chris …”
“Papà …”
“Cucciolo mio!” – esclamò istintivamente stringendolo a sé.
Downey sentiva un turbinio di emozioni implodergli al centro dello sterno, mentre il ragazzo sembrava destarsi da un sonno profondo, senza comunque apparire traumatizzato, come i medici temevano.
“Papà dove siamo?”
“Al sicuro … mioddio Chris … bentornato …” – mormorò, singhiozzando felice.
“Perché piangi papà …?”
“Chris io …”
“Si puo’ sapere lei chi è?? Il padre di Christopher sono io!”
Sembrò un tuono, alle sue spalle.
Quando Downey si voltò, due occhi accusatori lo stavano puntando: un uomo distinto ed elegante, accompagnato da un altrettanto bella signora, presumibilmente i genitori del cantante, da quanto quell’arrogante stava asserendo.
“Mandali via papà …!” – reagì istintivamente Chris.
Boydon intervenne con prontezza, avvisato da un fisioterapista, che aveva seguito la scena, notando la ripresa del paziente.
“Vi prego, uscite tutti! Dobbiamo fare una visita ed immediati controlli! Vi prego.” – fu categorico, anche se Chris continuava a trattenere Robert per un polso.
“Io ci sono piccolo … non temere, non ti lascio.” – e lo salutò con infinita dolcezza.
Nella saletta d’attesa, il clima era teso.
Robert si fece avanti, notando che almeno la madre di Chris era in ansia, almeno quanto lui, ma sembrava volerlo nascondere al marito.
“Lei ha ragione, non sono il padre di Christopher, ma lui mi considera tale, in segno di affetto, rispetto ed amicizia.” – affermò con calma e disponibilità.
“Sì, abbiamo capito, vero caro …? Poi lei è … Robert Downey Junior, io ho visto i suoi film … è … è molto bravo.” – disse timida, mentre il consorte fissava un punto qualsiasi, con aria arcigna, pur di non partecipare alla conversazione.
In quell’istante transitò Glam, con una borsa di biancheria, preparata da Kevin.
“Geffen??!” – sbottò.
“Oliver …?”
Erano colleghi e si conoscevano da anni, anche se Glam non l’aveva mai associato a Chris, per pura distrazione, sino a quel momento.
“Sono qui per … Tu sai cosa è successo a Christopher?”
“Certo, lui e … lui ed il mio compagno suonavano insieme.” – rivelò diretto, rammentandosi i problemi che il leader dei Red close aveva avuto in famiglia.
“Comprendo, sono … circondato a quanto pare.” – e ridacchiò.
“Non sei cambiato di una virgola, il solito retrogrado testa di cazzo, vero Oliver?”
“Ma come ti permetti!!” – e scattò in piedi, adirato a dismisura.
Downey si mise in mezzo, vedendo sopraggiungere Jude e Colin.
“Amore, Chris ha ripreso conoscenza.” – gli disse andandogli incontro subito, uscendo nel corridoio.
“E’ meraviglioso!” – e lo avvolse, baciandolo.
Colin si aggregò al loro entusiasmo, accorgendosi di Glam, che stava discutendo con quella coppia a lui sconosciuta: il padre di Chris si defilò imprecando, seguito dalla moglie, come se fosse un cagnolino ammaestrato.
Un mesto spettacolo.
“Ora potete vederlo, uno alla volta, accomodatevi.”
Il cardiologo stava analizzando il tracciato, rilevandone la regolarità – “Ad ogni modo non agitatelo.” – disse serafico.
Jude entrò per primo, incoraggiato da Downey – “Chris sarà felice di vederti amore … grazie.” – e lo baciò nuovamente.
Geffen li raggiunse, sospirando – “Oliver è un coglione, non prendertela Robert.”
“Credo sia importante averlo qui, anche se Chris ha espresso un rifiuto istintivo. Come sta Kevin? Io volevo scusarmi con lui, sono stato inopportuno Glam.”
“Si sta tormentando da quando è successo, si sente responsabile …”
“Devo avvisare Tomo …” – lo interruppe Downey.
“Veramente è qui … sta dormendo sul divanetto dell’altra stanza.” – intervenne Colin, indicandone l’ingresso.
“Ok … lo devo fare io.”
Quando il croato schiuse gli occhi esausto, ritrovò il sorriso di Robert, che segnò i solchi della sua fronte con il pollice sinistro – “Il nostro Chris è tornato Tomo … hai voglia di vederlo?”
“Co-cosa? Vado immediatamente, grazie …”
Si precipitò, incrociandosi con Jude, che rassicurava i presenti – “E’ sano come un pesce! Facciamolo sapere al mondo.”
Il viso di Tomo era una maschera di mortificazione e rammarico.
Chris quando lo vide, si rannicchiò, come a proteggersi da quell’incontro.
“Ehi … spero di … spero di non disturbarti …” – disse incerto.
“Dov’è Robert?” – chiese con indifferenza, nonostante il suo stomaco di stesse accartocciando.
“Di là … ci sono anche Glam e Colin.”
“Allora potresti dire a Colin di venire qui?”
Tomo inspirò, incrociando le braccia – “D’accordo … se posso fare qualcosa Chris non hai che da dirmelo ed io …” – ma tutto si spezzò, all’occhiata che il giovane gli rivolse.
“Io non voglio più avere niente a che fare con te, Tomo.” – replicò spietato, per poi voltarsi, senza mostrargli quanto fosse sconvolto.
Il chitarrista non volle arrendersi: si inginocchiò tra le lenzuola sterili e sgualcite, con cautela, chinandosi per baciarlo lieve tra le scapole.
Chris lo sentì come una pugnalata calda e profonda.
“Scusami … scusami Chris … non so più cosa fare …”
“Sparisci …” – sussurrò, sentendosi soffocare da un nodo in gola insopportabile.
Tomo si coricò, cingendolo per la vita, con delicatezza.
“Vorrei aiutarti … esserti amico, non chiedo di meglio Chris …”
“Non adesso … non ci riesco Tomo. Non ci riesco.”
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