Capitolo n. 27 - sunrise
To listen to when you read … if you want
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Pioggia.
Quando iniziava a scendere copiosa, sembrava non volere smettere più, sopra a Los Angeles.
I fanalini di coda del suv di Chris sembravano scheggiarsi, mentre si allontanava dalla Joy’s house, portandosi via Kevin.
Glam aveva annullato le sensazioni di sconforto, per non morirne.
Così, allo stesso modo, si era già dimenticato del tono cattivo, ma giustissimo, con il quale Kevin aveva scaricato su di lui tutto il proprio livore, per una situazione divenuta ingestibile.
Glielo aveva urlato così forte da crepitare in ogni angolo della loro casa, almeno quanto stavano facendo, ora, le lacrime dal cielo e dagli occhi di Glam, nel guardarlo andare via, forse, per sempre.
Un’ora prima.
“Non ho detto niente prima, per non rovinare la serata al nonno, era il suo matrimonio e non era giusto Glam, ma adesso parliamo e lo faremo sul serio o almeno, io, lo farò.”
Lula era rimasto a villa Meliti, con gli altri bimbi.
I figli di Colin e Jared, partiti all’improvviso per il Marocco, sarebbero rimasti lì per una settimana e Lula si era aggregato felice.
Nonostante fosse piena estate, la loro camera a Geffen sembrava fredda e vuota, ancora prima che Kevin facesse velocemente una valigia e gli dicesse cosa aveva deciso dopo avere saputo di Sveva.
Era successo tutto così in fretta: Kevin sparì tra gli invitati, mentre Glam e Xavier, con l’aiuto di Phil, pensavano a Sveva, riportandola anche a casa, senza comunque fermarsi da lei.
Geffen le aveva promesso di farsi vivo nei giorni successivi e lei era certa che non avrebbe disatteso le sue responsabilità.
Tornati a casa, Glam pensava che con Kevin non ci sarebbero stati ulteriori problemi, ma sbagliava.
Completamente.
Stupidamente.
“Tesoro dimmi ciò che vuoi io faccia e lo farò …”
Kevin rise amaro, scrollando le spalle – “Volere? Che tu crescessi? Magari oppure … oppure cosa Glam? Cosa, cazzo??!!”
“So che al momento sei spaventato e lo sono anch’io, ma abbiamo superato ostacoli maggiori e …”
“TACI!! Taci, almeno questo …” – e riprese fiato – “Noi non abbiamo superato davvero un bel niente, io ti ho perdonato, io ho guardato avanti, soprattutto per il bene di Lula, questo è stato, fra di noi! Ed ora … un’ulteriore prova? No, questa è solo l’umiliazione finale Glam, è la logica conseguenza di un comportamento sconsiderato, di cui sei l’unico colpevole! Non voglio neppure considerare Sveva, il mio disprezzo per ciò che ha ottenuto è pari a quello suscitato dalla sua condotta nel diventare la tua amante!”
“Io non sono qui per difenderla Kevin, condanno la mia leggerezza, me ne assumo la responsabilità, senza comunque riversare delle colpe su di un bimbo che …”
“TUO FIGLIO!!” – ed inghiottì un singulto – “… Vostro figlio …” – disse sommesso ed alienato, guardando altrove.
“Kevin …” – e fece un passo avanti, ma il giovane si allontanò maggiormente.
“Mi hai portato sul ciglio del baratro, mi hai ridotto una larva, hai devastato i miei sentimenti ed ora sei TU che mi costringi a lasciare la mia casa ed il mio bambino, perché io non la reggo questa cosa, non ce la faccio!! Lo dirai tu a Lula quanto mi hai annientato, lo dirai tu a Lula che è il mio bene più grande, ma che a causa dei tuoi egoismi io non potrò più cullarlo e raccontargli una favola, portarlo a scuola e farlo giocare!!” – su quelle parole, il suo pianto aumentò.
Ogni frase sembrava intervallata dai tuoni esterni, il che ne amplificava la drammaticità.
Geffen si mosse deciso, per abbracciarlo, ma ottenne solo uno spintone ed uno schiaffo in pieno petto.
“LASCIAMI STARE!! NON OSARE PIU’ TOCCARMI CON QUELLE MANI SUDICE DEI TUOI SBAGLI!!!”
Si diresse veloce alla cabina armadio, prendendo un trolley, sempre pronto con il necessario per una breve vacanza.
Ci infilò il note book, i due palmari, il passaporto ed un porta documenti con carte di credito e parecchio denaro contante.
Tornò nella stanza, ritrovando Glam disperato e sospeso nell’attesa di un colpo conclusivo e dal quale non avrebbe avuto scampo.
“Ancora una cosa. Se già non l’avesse fatto quello STRONZO di Jared, te lo dirò io: sono andato a letto con Colin, non ci ho scopato, ci ho fatto l’amore ed è stato bellissimo!! Ho sbagliato a non farlo accadere prima, anche se ne avevamo avuta l’occasione quando eravate ad Haiti tu e quell’altro, che ti meriti a pieno, a tradirci! Colin mi rispettò e lì dovevo capire chi si sarebbe meritato il mio amore e la devozione, che tu hai preso a piene mani, trattandomi di merda!!”
Geffen abbassò lo sguardo, ferito e turbato da quella rivelazione, non tanto del tradimento, di cui era consapevole: “E tu pensi che lui ti avrebbe scelto o preferito a Jared …?”
Kevin sorrise, con un’espressione lacerata, ma orgogliosa – “Non ne avrai mai la contro prova Glam, MAI!!”
“Dove andiamo …?”
La domanda di Chris era lecita.
In quell’inferno di acqua e vento, non era semplice guidare alle tre di notte.
“Ho un mucchio di soldi, fermati dove vuoi, l’essenziale è che sia sicuro …” – rispose Kevin, fissando oltre il finestrino.
“C’è un resort da quella parte … puo’ andare?” – chiese timido.
“Certo … Tieni, non posso tenerli tutti io.” – e gli passò una mazzetta di dollari.
“Ho le carte di credito Kevin, non mi servono …”
“Le ho anche io, ma non si sa mai …”
“Ok, grazie. Come ti senti?”
“Come ti senti tu Chris, uguale.” – ed inspirò, provando a calmarsi.
“Hai … hai fame …?”
“Ci faremo portare in camera qualcosa … di dolce … e dello champagne …”
Chris parcheggiò.
“Vuoi festeggiare?”
“No, voglio ubriacarmi … ma temo sia una pessima idea, tu bevi troppo di recente e non devi rovinarti per quel coglione di Tomo.” – affermò secco.
“Farò il possibile per smettere … se mi aiuterai Kevin …”
“Sicuro, contaci. Dai andiamo.”
La sveglia segnava le quattro.
Tomo sbuffò, posando la chitarra.
Prese il cellulare, digitando un sms.
Il destinatario lo richiamò.
“Neppure tu dormi?”
La voce di Denny era solare, nonostante l’orario.
“Ciao … no, sto da schifo.”
“Ti ha mollato?”
“Sì.”
“Ok, arrivo.” – replicò, con una vaga rassegnazione divertita.
Tomo si pentì all’istante di averlo cercato, ma ormai era tardi.
Chris lo cinse da dietro, dolcemente.
Kevin stava fermo davanti alla porta finestra, dopo un lungo bagno insieme con idromassaggio.
“Siamo già due disperati … almeno le comodità …” – mormorò il bassista, con gli occhi lucidi, mentre erano immersi.
Nella sua mente le iridi di Glam, tremolanti come fiammelle di candele arrivate all’ultimo giro di cera.
“Potremmo … potremmo stare insieme … quando lo abbiamo fatto, siamo stati bene …” – disse timido il cantante.
Kevin pensò che Chris fosse ancora più a pezzi di lui, il peso del fallimento che lo opprimeva, la voglia di scappare e rientrare, per Lula … per il suo daddy.
Il suo ultimo messaggio, dopo almeno trenta telefonate, che Kevin lasciò cadere nel vuoto.
§ Amore ascoltami, sono io quello che deve andarsene, non tu! Ti supplico, fallo per Lula, per me so che non farai più niente, con assoluta ragione … io ti amo, ti amo tantissimo Kevin … perdonami … perdonami … tuo … glam … §
Lo fecero un paio di volte.
La prima, un puro sfogo fisico, un sistema per scacciare la commiserazione, quasi un niente, anche se l’orgasmo reciproco fu meraviglioso.
La seconda, diversa, profondamente diversa.
La capacità di amare di Kevin, era una sua caratteristica pura, indelebile.
Chris lo sentiva affondare e premere, sapendo dove cercare per dargli il massimo piacere.
“Ke-Kevin …! Mioddio …”
“Sentimi …” – e lo baciò sensuale, afferrandogli i polsi e portandoli oltre il bordo del materasso, distesi di traverso, splendidi nella loro scultorea perfezione atletica e dorata.
Chris si contorceva per gli spasmi, per poi spingersi verso Kevin, condividendo il suo ritmo, alternandosi a lui, per lasciarlo arrivare dove volesse, senza alcuna resistenza, in un abbandono estatico ed appagato.
“Sei uno straccio Tomo.”
“Lo so … molto gentile grazie.”
“Un’altra birra?”
“No, ho un alito che sa già di topo morto.”
“Sbornia al matrimonio?”
“Quello fradicio di cognac non ero io … se Chris dovesse diventare un alcolista non me lo perdonerei mai …”
“Sinceramente non ammetto queste … debolezze, nel senso che se chi ami ti dà una fregatura, perché gettare la propria esistenza nel cesso con droga ed alcol?”
“Si vede che non hai amato mai Denny …” – disse sconsolato, accendendosi una sigaretta.
Erano sulla terrazza, allungati sui lettini prendi sole.
“Dov’è Josh?”
“Da Antonio … con il fratellino …”
“Me lo passi quel telo? Vorrei dormire un paio d’ore, tra poco andrò in aula e non vorrei picchiare una craniata sullo scrivania del giudice Barns ahahaha”
“Grazie per essere qui …”
“Figurati, le operazioni di recupero relitti sono il mio forte!” – e rise, rannicchiandosi, per poi assopirsi in pochi secondi.
Tomo spense la Camel e provò a fare altrettanto, senza riuscirci.
CHRIS
DENNY
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