lunedì 16 gennaio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 23

Capitolo n. 23 - sunrise


Lui si stava chiedendo perché Jude lo avesse legato in quel modo.
Per i polsi, alla testiera del letto, in ginocchio, le braccia all’indietro, come a formare una V perfetta, mentre lo fissava negli occhi, avvicinandosi a tratti brevi e veloci, sfuggendo ai baci di Downey, che sembrava una belva a digiuno da giorni.
Era un’agonia terribilmente eccitante, soprattutto nel vedere quanto il suo ragazzo inglese fosse scabrosamente bello, in quell’aurea di perle scienza dorata, causata dal caldo estivo.
La suite era da favola, ideale per festeggiare uno dei loro innumerevoli anniversari: ogni scusa era buona per farlo, anche se il dovere lasciare Camilla a villa Meliti, aveva provocato in entrambi una punta di nostalgia.
Ora quel momento sembrava superato ed il loro legame erotico ristabilito pienamente, in quel gioco di sguardi e dispetti oltraggiosi.
“Mi vuoi davvero?” – ansimò Jude, mordendogli il mento ed il collo, per poi leccarlo sinuoso.
“Dio smettila … mi farai impazzire così …”
“Non hai ancora visto niente Rob …” – ed infilò la mano destra tra le sue gambe, aprendole con il palmo, ergendolo quasi maggiormente a lui, che con la sinistra iniziò a scorrere l’erezione di Downey, ormai soggiogato da quei gesti imprevedibili dell’altro.
“Vuoi godere subito Robert?” – e ridacchiò senza staccarsi dalle sue labbra, che si schiudevano a quel ritmo sconvolgente.
Riuscì a dire no con la testa, ma poi annuì.
“Risposta sbagliata Rob …!” – e con l’indice ed il medio, lubrificati di unguento, lo penetrò immediato e devastante.
Downey gridò, ma Jude lo zittì con la mano con cui lo stava masturbando, poi lo si avvicinò abbastanza, accovacciandosi sempre di fronte a lui, per prenderlo con una voracità estrema, creando un perfetto insieme di loro, ormai uniti e pulsanti, in quell’amplesso incredibile.
Afferrandolo per la vita assottigliata dalla dieta e dalla palestra, per Jude fu più semplice sollevarlo, mentre lo impalava senza ritegno, ma quando lo liberò, Rob lo spinse facendolo allungare, per potere proseguire in quella cavalcata maestosa: leggermente inclinato da un lato, l’americano riuscì a trovare quel lembo di sé, che lo faceva urlare di piacere.
Jude era estasiato da quell’autentico spettacolo di lussuria, ma non riuscì a resistere oltre – “Sto … sto venendo … amore … Rob!!”
Dilagò al punto di debordare da lui, che sentiva ogni muscolo stimolato e drogato, da quel seme copioso: grato e famelico, Robert brandì la nuca di Jude, imponendogli il proprio sesso fino in fondo alla gola, ma senza che lui se ne lamentasse.
Con spasmodica devozione lo fece arrivare al limite, senza mai interrompere quel contatto, se non per l’ennesima richiesta esplicita e lasciva – “Sporcami di te Rob … dappertutto …”
Downey lo fece, ma poi volle finirsi svuotandosi in Jude, che lo accolse senza negargli nulla, sino all’alba.


Jared stava sistemando i propri abiti, quando avvertì la sua presenza.
“Glam … ciao …”
“Ciao.” – rispose calmo, posando la ventiquattrore sul tavolino del salotto.
“Ho quasi finito … ti dispiace?”
“No, affatto. Come stai?”
“Dopo avere parlato con Kevin … e con Flora, molto meglio …”
“Sì, certo, capisco … ma dovresti parlarne con me.” – replicò togliendosi la giacca e la cravatta.
“Sei stanco? …” – domandò il cantante, sgranando gli occhi in quel modo innocente, che riusciva a fermare il mondo.
Geffen sorrise, inspirando – “Lascia stare quei vestiti … vieni qui accidenti.” – mormorò tendendogli le braccia, nelle quali Jared si rifugiò prontamente, singhiozzando piano.
I pensieri dell’avvocato si rincorrevano, mentre i battiti del suo cuore aumentavano ad ogni respiro di Jared.
“Avrei voluto odiarti … ma io non resisto senza di te Glam … io non … esisto senza di noi, anche se non stiamo più insieme come ad Haiti …”
“Lo stavo facendo per voi … forse era un progetto folle, ma ci stavo riuscendo Jay … non sopportavo più nel vedervi stare male … Non ci sono ulteriori ragioni.”
Jared lo guardò finalmente – “Tu non la ami allora … non ne ho parlato a Kevin, ma io temevo che …”
“Sveva è una donna che non merita il vostro disprezzo, semmai è ciò che mi riserverà tra poco, quando andrò a salutarla.” – confessò perplesso.
“Le avevi fatto delle promesse …?”
“Affatto. In ogni caso le devo gratitudine, anche per non averle pretese.” – e sorrise a metà.
“Non andare via Glam … ho dormito pochissimo negli ultimi giorni, potremmo riposarci qualche ora …? Solo … solo questo …” – disse esitante.
Geffen gli asciugò le lacrime con baci leggeri, coricandosi con Jared, dopo essersi tolti giusto le scarpe e nulla di più.
Lo avvolse, rimanendo alle sue spalle, assaporando quel tepore di sensazioni, che solo con lui riusciva a condividere: notò la loro immagine riflessa nello specchio dell’anta rimasta aperta, i fianchi di Jared divenuti la metà rispetto ai suoi – “Tesoro perché non mangi …?” – chiese preoccupato, ma con tono dolce.
Jared era già immerso in sogni colorati, non poteva ascoltarlo, anche se lo sentiva ovunque dentro di sé.



Marc preparò un’abbondante colazione.
Lui e Jamie si erano alzati tardi, quindi potevano pranzare direttamente, prima di uscire a fare una lunga passeggiata in spiaggia.
“Buongiorno tesoro! Parcheggiati qui bradipo ahahahh” – esclamò Hopper ridendo, ma poi notò il pallore del suo ragazzo, che fece una smorfia poco rassicurante.
“Le uova … mi danno la nausea Marc, potresti toglierle?” – domandò triste.
“Scusami … ecco fatto, mi ero scordato della terapia e …”
“Non è questo il motivo Marc, ho dimenticato di prendere il gastro protettore.” – ammise debolmente.
“Rimediamo, puo’ succedere Jamie, non affliggerti.” – e lo strinse con la tenerezza, di cui il giovane aveva un immenso bisogno ed alla quale non avrebbe mai più potuto rinunciare.
“Non lasciarmi Marc … so di essere un peso …”
“Cosa diavolo dici? Sei …” – poi sorrise, arruffandogli i capelli e gli zigomi, con carezze calde ed affettuose – “Sei il mio bradipo oggi, ricordi un tantino quello di Lula …”
Risero complici – “Lo avremo mai, Marc?”
Hopper inarcò un sopracciglio - “Un bambino, intendo …” – spiegò con un certo sconforto Jamie, posando la guancia sulla spalla nuda di Marc, che iniziò a cullarlo.
“Certo che lo avremo … Ball ha bisogno di un fratellino, non trovi?” – disse simpatico, trattenendo una commozione evidente.
“Hai ragione … fa troppi disastri, tipico dei figli unici Marc!” – e riprendendo vivacità, il ballerino scelse un sandwich al formaggio – “Mmm buono …”
“Tu sei … la persona migliore che io abbia mai incontrato Jamie. Ti amo e ti amerò sempre … sappilo.” – e gli diede un bacio struggente e magnifico.



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