Capitolo n. 37 - sunrise
“La tua roba è nella cabina armadio Chris, hai fame?”
“No grazie Rob … sono un po’ stanco, vorrei farmi una doccia e poi filare a nanna, anche se è ora di pranzo … tu preparati qualcosa semmai …”
“Stai tranquillo, lavati, ti rimbocco le coperte e torno a casa, ok?” – disse sereno, incontrando lo sguardo pulito di Chris, che annuì.
La loro intesa visiva fu interrotta dal campanello.
“Chi sarà?” – mormorò il cantante improvvisamente turbato.
“Vado io?”
“Sì papà … guarda tu.”
Downey comprese l’apprensione del ragazzo, pensando ai genitori, che si tenevano informati sulle sue condizioni di salute attraverso il primario, senza più essersi presentati in ospedale.
Fu una sorpresa trovarsi di fronte Jude e Colin, insieme a Camilla ed i gemelli.
“Possiamo?” – chiese il biondo sorridendo.
“Tesoro … direi proprio di sì … Chris ci sono dei rompiscatole adorabili, li faccio entrare?” – disse ad alta voce.
“Ehi ciao … venite … siamo arrivati da poco … ciao Cole, Jude … Wow i cuccioli e la mia sorellina!” – esclamò, stringendola sul petto e scompigliando le testoline di Ryan e Thomas.
Finirono tutti e quattro sul lettone, accompagnati da Colin, mentre Jude pensava a cucinare qualcosa, insieme a Robert.
L’americano era felice di vedere Chris entusiasta per quella visita inaspettata.
“Come sta?”
“Meglio Judsie, siete stati fantastici a passare di qui … Chris voleva dormire, ma ora è sveglio come un grillo direi …” – e gli diede un bacio, mentre Law tagliava dell’insalata.
“E’ la nostra specialità mettere di buon umore la gente Rob … Aspettavate qualcun altro?”
Avevano suonato nuovamente.
“Chiedo a Chris … ma no vado, ormai faccio il portinaio, non lo sapevi?” – e rise complice.
“Dottor Boydon … salve.”
“Robert buongiorno, disturbo?” – domandò con la consueta educazione.
“Assolutamente, si accomodi.”
“Stamani non ero presente alle dimissioni di Christopher e volevo controllare che tutto fosse a posto. Spero di non invadere il suo rientro, che vedo in ottime mani.” – sottolineò notando i bimbi e gli altri amici.
Chris lo salutò imbarazzato, non si aspettava di vederlo.
“Ciao, avrei dovuto avvisarti, ma volevo sincerarmi sulle tue condizioni personalmente e fare un controllo veloce. Vedo, però, che sei occupato in modo molto positivo direi.” – e sorrise di rimando, con una sommaria goffaggine, che lo rendeva ancora più simpatico.
Era un bell’uomo, massiccio e solare, poco più che quarantenne, una barba curata e gli occhi luminosi, quanto gentili nell’incontrare quelli delle persone, con cui interagiva.
“Dottore è stato davvero … disponibile … ho qualche capogiro …”
“Allora misuriamo pressione e battito … permesso …” – e si fece largo tra ciucciotti, peluche e risa dei bambini, che iniziarono subito a rovistare nella sua valigetta.
“Sono suoi Colin?” – li chiamava tutti per nome, ma dando comunque del lei, tranne che a Chris.
“Ryan e Thomas sì … un’amica lesbica voleva avere dei figli, così mi ha chiesto il seme ed io … ops …” – Farrell era partito in quarta con la sua spiegazione, provocando un’immediata ilarità in Jude e Robert, mentre Chris sgranava gli occhi, nel vedere quanto il medico ascoltasse stranito quel racconto, che l’irlandese proseguì piuttosto circospetto – “Ehm … poi lei non li ha voluti … era stressata … sono cose che succedono … Solo nella nostra famiglia, già!” – e con un segno di assenso marcato della testa, alla Stan Laurel, fece scoppiare tutti in una risata generale.
“Vuole fermarsi qui con noi dottore?”
“Non posso Christopher, sono di turno, comunque ti ringrazio. Ecco qui ci sono i miei recapiti e mi permetto di segnalarti anche questi due analisti. Perdona la mia eventuale ingerenza, so che Brandon Cody è un luminare ormai, ma lavora fuori sede, penso approverà le mie scelte, nel caso ne avessi la necessità ovvio. Ad ogni modo credo che con una famiglia così, tu sia già …”
“A posto!” – replicò il giovane ridendo – “Ma lei come si chiama?”
“Io …?”
“Gli altri li conosco dottore …”
“Steven …”
“Steven, ok … bel nome.” – e scrollò le spalle, facendo il deserto intorno a loro.
Robert, con in braccio Camilla, stava già cospirando nel living.
“E’ davvero un bel tipo!” – bisbigliò Jude.
“Sembriamo tre comari, parlate piano!” – ringhiò Downey, mentre Colin preparava i biberon per i neonati.
“Ma sarà gay?” – disse il moro, passando Ryan a Jude, che aggrottò la fronte, come Robert, perplesso – “Non ne sono sicuro … ha la fede?”
“No!”
“Sei sicuro Jude?”
“Certo! Aspettate … ehi dottore, cosa mi consiglia di mettere nel filetto, cognac o brandy? Sono certo che sua moglie cucina benissimo!”
Robert e Colin si scambiarono un’occhiata tragicomica.
“Voglio inabissarmi …” – sussurrò Downey paonazzo.
“Veramente non sono sposato …”
“La sua fidanzata allora!” – insistette Jude, con quell’aria da canaglia.
“Beh no … non ho neppure quella.” – ribattè l’altro con la massima tranquillità.
“Un single, chi l’avrebbe mai …” – “Judsie! Tappati questo forno …” – e nel dirlo, Robert gli mise il palmo sinistro sulla bocca – “Dottore lo scusi, mio marito è un burlone … curioso!” – e lo incenerì, liberandolo.
Steven rise divertito da quel siparietto – “Siete fantastici insieme, sullo schermo e nel quotidiano, lo devo ammettere …”
Kevin aveva acquistato alcuni LP per Chris.
Era sua intenzione passare all’attico entro il fine settimana, senza però trovare il coraggio di imporsi un giorno preciso.
Salì alla propria sala di registrazione, senza accorgersi dell’auto di Glam, parcheggiata sul lato destro della loro residenza.
La stanza era immersa stranamente nel buio, ma al centro qualcuno aveva portato un tavolo rotondo, imbandito ed illuminato da un grande candeliere in argento.
Kevin chiuse la porta, facendo qualche passo avanti e sentendo nell’aria il profumo usato dal compagno.
Era leggero, ma terribilmente seduttivo ai suoi sensi, che percepirono, nell’attimo successivo, le mani di Geffen ed il suo corpo, dietro di lui.
“Daddy …”
Glam lo avvolse, baciandogli la nuca – “Posali …”
Kevin ubbidì, facendoli cadere sul divano poco distante.
L’avvocato lo voltò a sé, con una dolce irruenza: “Sei stato l’unico, Kevin, con cui ho fatto l’amore pensando di avere un futuro da condividere. Dovrei dirtelo più spesso, ma è lo sbaglio che fanno le persone innamorate come me, dando qualcosa per scontato quando tutto sembra perfetto …”
“Glam non volevo escluderti o … respingerti …”
“Sto parlando di ciò che ci unisce Kevin, non solo dell’avere rapporti o meno. Rispetto le tue esigenze, potrei farlo ad oltranza, se tu me lo chiedessi, ma tra di noi si è come interrotto quel dialogo speciale ed unico, che ci ha accompagnati sino ad oggi, capisci?” – e gli segnò le arcate sopraccigliari con i pollici, trovando le labbra di Kevin sui suoi palmi ed il reclinare del suo viso, a seguire quelle carezze colme di conforto ed amore.
“Io ti amo da morire daddy … non sarei ancora qui diversamente.” – disse inspirando, mentre lo cinturava all’altezza dei fianchi.
“Non ho mai dubitato di ciò che provi per me Kevin ed ho abusato di ogni singolo minuto della tua pazienza”-“Daddy ti prego io …” – lo interruppe, chiudendo le palpebre, spingendo fuori quelle lacrime ormai ingombranti.
“Chris è tra di noi, dobbiamo parlarne e risolvere, perché tu non meriti una colpa del genere, non l’hai costretto a seguirti eppure non se ne esce da questo labirinto in cui colpevolizzi unicamente te stesso per quanto lui ha deciso di fare!” – disse severo, per poi tornare ad un tono più pacato.
Kevin scivolò verso la seggiola, aggrappandosi allo schienale, come afflitto da quelle considerazioni veritiere.
“E’ … è come un abisso Glam … dovevo marcirci io, senza coinvolgerlo, sapendo quanto fosse vulnerabile …”
“Lo eravate entrambi …” – disse mettendosi in ginocchio ed estraendo qualcosa dalla tasca dei pantaloni eleganti.
“Daddy non è un buon motivo per …”
“Invece spiega l’intera situazione, in cui vi siete buttati, per rifuggire i vostri demoni Kevin … volevo … volevo darti questo amore …”
Gli infilò all’anulare una fedina in oro bianco, tempestata di brillanti a taglio quadrato per tutta la lunghezza.
“Daddy …” – disse con stupore.
“Se … sei i tuoi sentimenti sono per lui … se il tuo disagio fosse dettato anche da qualcosa che io non comprendo … Non è vero, lo comprendo benissimo, per questo sto da cani, perché non lo accetto … Sei sempre stato mio Kevin. Sempre.” – e gli baciò le dita ed i polsi, affondando poi il volto tra le sue gambe.
Il bassista si piegò, come a custodirlo – “Con questo anello mi hai scelto davvero Glam?” – domandò in carenza di ossigeno.
Geffen si rialzò, portandolo con sé, baciandolo intensamente.
“Io ti appartengo Kevin … hai scelto tu di farmi questo dono immenso. Grazie …” – e rinnovò quel bacio.
Restarono immobili e raccolti l’uno nell’altro, pronti a riemergere da quella morte lenta, che aveva reso insulse le loro esistenze, sino a quel momento.
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