venerdì 28 settembre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 205



Capitolo n. 205  -  sunrise


L’agente immobiliare illustrò a Geffen le caratteristiche di una villa imponente e riparata da sguardi indiscreti, in quel di Los Feliz.
L’avvocato teneva per mano Lula, molto attento alle spiegazioni sul sistema di allarme.
Improvvisamente tirò per un braccio il padre, sorridendogli – “Ehi, ma noi abbiamo i nostri super eroi!”
Glam rise, poi spiegò a miss Rolan.
“Si tratta di due body guard, ma è riduttivo definirli così, fanno parte della nostra famiglia, ah eccoli …”
Vassily e Peter stavano incedendo dal fondo di un giardino vasto e ben curato, lasciando sbigottita la signora, per la loro stazza.
Lula li raggiunse di corsa, volando sul petto di Vassily, che lo adorava quanto Peter.
“Ciao ragazzi … dunque da quella parte c’è il vostro cottage, giusto miss Rolan?”
“Sì … è abbastanza … spazioso, spero” – e sorrise.
Vassily grugnì, suscitando l’ilarità contagiosa di Lula.
“Spero sia di vostro gradimento, comunque avrete la doppia residenza, tra la Joy’s House e qui, a seconda di dove sarà mio figlio, siete d’accordo?” – chiese sereno Geffen.
“Certo, saremo le sue ombre, come sempre” – replicò Peter, guardandosi intorno soddisfatto.
“Perfetto … allora come la chiamiamo Lula?”
“Mmmm … Star House!”
“Sì … mi piace …”
“Signor Geffen ha già parlato con il nostro arredatore?”
“Sì miss Nolan, ho un appuntamento tra venti minuti con … il mio consulente. Bene, vi affido Lula, so che lo aspettano alla End House …”
“Ce ne occupiamo noi, a più tardi”
“Grazie Vassily … e tu, soldino di cacio, sei contento della nuova casa?”
Lula annuì, aggrappandosi al suo collo e schioccando un bacio sulla guancia di Glam, che continuava a considerare l’affetto di quel cucciolo, il motivo migliore per andare avanti.


Robert sventagliava gli scampoli di stoffa per la tappezzeria, cercando di abbinarli a quelli dei salotti, con aria divertita.
Quando si sentì cingere da dietro, avvampò.
“Io ti pago per scegliere degli abbinamenti sexy e tu hai tra le mani i damaschi vittoriani …” – la voce calda di Geffen gli arrivò tra il collo e l’orecchio destro.
Risero fragorosamente, per poi abbracciarsi, solari.
“Bentornato Glam …”
“Ciao Robert …” – e nel dirlo, le sue iridi azzurre fecero come dei guizzi su ogni dettaglio di Downey, dal viso, al busto, sino ai suoi piedi.
Geffen gli baciò i palmi delle mani, raccogliendole tra le sue – “Grazie per essere qui tesoro …”
“E’ un piacere … anche se sono una frana, temo, in questo arduo compito” – e sorridendo, l’attore andò a sedersi su di una chaise long in pelle porpora, dove Glam lo affiancò.
“Credevo fosse una tua specialità, non lo hai fatto anche per l’attico di Chris?”
“Sì, ma era più facile!” – protestò allegro.
“Lo ammetto, forse è un’abitazione un po’ … esagerata, ma a Lula piace”
“Ah se a Lula piace … voi due in quel groviglio di stanze, già me l’immagino, vicino a quella di Owen …”
“Sì, è anche per Josh, ci va spesso da Rice …”
“Non che a me non piacciano certi mausolei Glam …” – rise.
“C’è … c’è una stanza tutta per te, con il tuo bagno privato … in maioliche rosa pallido …”
“Rosa?” – bofonchiò, serrando le palpebre a fessura.
“No Rob … ti ho mentito …” – sospirò – “Sono … fucsia! Ahahhah”
“No, Dio, come la Barbie … ahahahah Ok, ok, al limite verde pistacchio!”
“Sì, se proprio vuoi, quella è la tonalità dei sanitari, vasca idromassaggio compresa!”

Andarono avanti per altri due minuti, poi ridivennero seri, fissandosi.
“Come sta Jude?”
“Migliora … Abbiamo parlato, finalmente.”
“Ok …” – disse piano.
“Credeva fosse solo sesso … tra te e me Glam”
“E tu …”
“Gli ho spiegato che è amore” – ribadì, con naturalezza.
“Era …”
“No Glam, è.” – puntualizzò severo.
Geffen si alzò, tormentandosi i polsi.
“Di tutti gli equilibri, che ho provato a consolidare, questo mi appare al momento il più … impossibile.” – disse senza voltarsi.
“Come darti torto, però … Esiste una questione, che a me non piace affatto Glam.”
Si girò di scatto – “Quale?”
“E’ … è la maniera in cui stai trattando Kevin e Jared.”
“Non ti seguo”
Anche Downey si sollevò, mantenendo un tono quasi delicato, in quel suo interagire con Geffen.
“Ho parlato con Chris, sai che stanno lavorando insieme e lui sembra fare da ponte tra me e loro … Le voci corrono Glam”
“Gli scolari sono andati dal preside a lamentarsi del professore cattivo?” – domandò sarcastico.
Robert sorrise.
“Tu li adori, sono i tuoi ragazzi Glam … I padri di bambini, a cui sei legato in un modo assoluto, Lula, Isotta ed anche gli altri, ammettiamolo … Sei il loro papà Glam, che poi ti chiamino così oppure zio, non conta, tu sei come un pilastro: Jared e Kevin morirebbero per te.” – concluse dolce.
Geffen sembrò come vacillare, poi strinse a sé Robert, senza dire nulla.
“Solo per un po’ … scusami Robert …” – e gli diede un lungo bacio.
Quando si distaccò, fece aderire i loro profili, sfiorando gli zigomi di quel viso bellissimo, che aveva scolpito tra le membra del suo cuore: “Scusami Robert, tu sei un uomo sposato … non devo metterti in imbarazzo così … scusami” – ed uscì dalla saletta, senza aggiungere altro.
Fuori pioveva.


Sveva glielo mise in braccio, senza spogliarlo da un impermeabile da passeggio.
“Facevamo due passi ed il temporale ci ha sorpreso … guarda che oceano …”
Geffen scrutò l’orizzonte, attraverso le vetrate, che davano sulla terrazza panoramica.
Tolse quell’indumento pesante a Jay Jay, strofinando i rispettivi nasi, con fare simpatico.
Il piccolo rideva gioioso.

“Non hai risposto alla mia e-mail Sveva …”
“Preferivo parlarti di presenza Glam … C’è una novità”
“Ti ascolto …”
“E’ un professore, un mio collega, si chiama Brad Host … Gli piacciono i bambini”
“Ne sono felice, anche per te, ne hai tutto il diritto, sei così giovane”
“Sì, vorrei che tu lo conoscessi, anzi è … è doveroso, perché avrà contatti con il nostro Jay Jay” – sorrise.
“Certo … la mia proposta di trasferirti a Los Feliz resta valida, anche se non mi sembra più tanto consona … Avresti comunque un appartamento indipendente,  ma se vuoi restare qui a Palm Springs …”
“No, veramente vorrei tornare nel mio appartamento di Los Angeles e qui … Qui vorrebbe restarci mia sorella, con la tua approvazione, si intende …”
“Questa villa è intestata a nostro figlio, con il diritto di abitarci riservato a te … Quindi puoi decidere chi farci vivere, senza che io possa dire nulla: sulla tua simpaticissima sorellina poi …” – e rise.
“Perché sei tornato in città Glam?”
“Voglio riprendere il lavoro a pieno ritmo e da qui era scomodo”
“Solo per questo?”
“Tesoro io sarò sempre incasinato … e mi sposto, come uno zingaro, che non troverà mai un luogo dove rimanere …” – disse assorto in mille pensieri.
“Facciamo la settimana prossima, con Brad, magari a pranzo …?”
“Sì, ci aggiorniamo … Ora Jay Jay deve mangiare?”
“Sì … ah ma c’è qualcuno da te?” – chiese sporgendosi da un balcone laterale.
“E’ la ditta dei traslochi Sveva, ritirano un po’ di mercanzia dal garage”
“Ah … ok”
Sveva chiuse le finestre e tirò i tendaggi: era sicura di avere riconosciuto Jared e Shannon, mentre parcheggiavano dietro al furgone di cui parlava Geffen: in compenso non voleva turbarlo, quindi tacque.


Gli scatolini erano ammassati ed in disordine.
Chi li aveva preparati, aveva fretta e nessuna cura per quanto contenevano.

“Dove li portate?” – chiese Jared, che si qualificò come il proprietario dell’abitazione.
“All’archivio dello studio Geffen, ci saranno centinaia di schedari e cianfrusaglie dimenticate”
“Ok grazie …” – ribatté mesto Jared.
Girava nervosamente tra i cartoni, come se stesse cercando qualcosa.
Finalmente le vide: una decina di cornici in argento.
Gli addetti erano in strada, quindi approfittò per sfilare le foto contenute al loro interno: riuscì a prenderne solo tre, ma non gliene interessavano altre.
“Ok ancora questo e la postazione multimediale … Quella va a Los Feliz” – disse il più anziano al suo aiutante.
“Los Feliz?” – esclamò Shannon.
“Sì … Ci hanno dato questo indirizzo, qualche problema …?” – domandò perplesso, porgendo a Jared un biglietto da visita fresco di stampa.
“E’ vicino a Rice …” – sussurrò il cantante dei Mars, restituendolo poi a quell’uomo dall’aspetto bonario.
“Vi ringrazio … andiamo Shan …” – e si congedò, educatamente.



giovedì 27 settembre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 204



Capitolo n. 204  -  sunrise


Jared sembrava accarezzare i tasti del pianoforte, durante la registrazione di un inedito, all’interno dello studio creato nel loft di Malibu, dove si era riunito con Shannon, Tomo, Chris e Kevin.
Jimmy monitorava il loro lavoro, supportato da una parte storica dello staff dei Mars, concentrati su quella melodia struggente.
Leto rimase ad occhi chiusi per quasi tutta la durata del pezzo, contraendosi verso la fine, sul ritornello “… you are killing my heart … killing my heart”
Tutti pensarono a Geffen, con il quale né lui e né Kevin avevano ripreso ancora un contatto di presenza.
Jared aveva inviato sms ed e-mail, ma soltanto ad una l’avvocato rispose con un laconico – “Prendi un appuntamento con Flora: quando torno devo parlarti di una questione importante, grazie”
Un saluto frettoloso, senza sfumature affettuose, neppure latenti.

“So che si sente con Robert …” – disse timidamente Chris, come se stesse tradendo la fiducia del suo padre in affitto, come lo chiamava scherzosamente il leader dei Red Close, da poco ricostituitisi per l’occasione.
“Cosa sai di loro?” – chiese brusco Jared, da subito sedato nei propri ardori fuori luogo da Shan, che lo stava coccolando dal suo arrivo.
“Niente … accidenti calmati, lo sai che Robert e Glam sono molto uniti, però la loro relazione si è interrotta sul nascere in pratica, per il bene di Camilla … e di Jude, dopo l’incidente, mi pare ovvio” – replicò con fermezza.
“Scusami Chris …”
“Ok … Ok, ma che cavolo Jared, prova a parlare con Geffen e risolvete le vostre divergenze” – aggiunse più calmo.
“Fai bene a chiamarlo Geffen, dovremo farlo anche noi d’ora in poi, visto che a me ha chiesto di non usare più la parola daddy, sapete?”
Jared si rannicchiò tra le braccia del fratello, tenendosi vicino anche Tomo, che non aveva mai smesso di confortarlo ed incoraggiarlo nell’incisione dei brani, per il nuovo album.
Lui si sentiva a casa, in quel tepore familiare, fatto di risate e piccoli scherzi, nonostante il suo volto fosse pervaso, quanto la sua voce, di una tristezza, che solo una persona avrebbe potuto dissolvere.


Jude vinse l’ennesimo solitario al computer.
Camilla dormiva sul divano, accanto a lui, mentre Robert preparava il pranzo.
Il suo cellulare squillò e, con fare tranquillo, l’americano si trasferì in terrazza, sorridendo.
Law pensò fosse Glam e non sbagliava.
Quando Downey rientrò, lui, comunque,  non gli chiese nulla.
Per poco.

Camilla fece i capricci a tavola, ma poi Robert, con i suoi stratagemmi esilaranti, riuscì a farle mangiare il necessario, per affrontare il pomeriggio alla End House con i cuginetti.
“Ti adoro Rob”
“Tesoro …” – gli sorrise, perdendo un battito.
Combattere con i sensi di colpa, stemperati dal desiderio di rivalsa su di un’esistenza fatta di devozione e fedeltà assolute, spesso non riconosciute, provocava nell’attore sentimenti contrastanti.
Voleva sviscerarli con Glam, però erano gli occhi di Jude, che lo stavano esplorando adesso e quel confronto non poteva essere rimandato oltre.

“So che pensi a lui … che ti manca” – gli disse Law, fissandolo, senza alcun livore.
Downey inspirò, accomodandosi davanti al marito.
“Con Glam ho condiviso un periodo delicato e lui mi ha dimostrato rispetto Jude, anche per te, ma specialmente per la nostra Camilla”
“So che sa essere un buon amico, una persona di cui fidarsi: chi meglio di me può dirlo? Gli chiesi di custodire un segreto gravissimo”
“Non ti ho mai chiesto come mai scegliesti lui …”
“Forse perché Geffen trasmette sicurezza o forse perché avevo anche bisogno di un medico, come Scott …” – spiegò imbarazzato.
“Ok …” – Downey gli sorrise, dandogli una carezza sulla guancia destra, che Jude colse al volo, baciando il palmo di quella mano calda ed rassicurante.
“Rob sei sempre stato sincero con me ed io non l’ho meritato, quindi non so fino a che punto potremo realmente ricostruire il nostro matrimonio … Rammenti quando ci siamo sposati?” – chiese emozionato.
“Sì Jude … il giorno più bello della mia vita, insieme a quello in cui abbiamo adottato Camilla” – replicò spontaneo e rapito dai ricordi.
Jude aveva questo potere di rimescolargli i sensi, tra passato e presente, dove non dimostrava pretese, non lo tormentava con scenate di gelosia, però non mancava di dimostrare a Downey quanto fosse determinato a riaverlo nei propri giorni al cento per cento.
“Ora riesco a vederla Rob …”
“Cosa …?”
“La luce nei tuoi occhi, quella che accompagnava le nostre scelte, le gioie, gli attimi migliori di una storia, che nessuno dei due pensava potesse finire mai” – affermò netto.
“E non è finita Jude, se noi siamo qui”
“Però è cambiata” – ribatté risentito.
“Credo sia un processo normale Jude, inevitabile, per molte ragioni …”
“Una prevale, sempre, l’innamorarsi di un’altra persona, al di fuori del rapporto … Se è successo, insomma … se, al contrario, fosse una sbandata … Vorrei saperlo” – ed abbassò lo sguardo, in carenza di ossigeno.
Downey gli porse una bibita, affiancandolo – “Non affaticarti Jude …”
“E’ una semplice domanda …” – disse spezzato nel tono.
“Non è stato un colpo di testa. Per entrambi.”
“Quindi vi amate …”
“Jude ascolta … Ho fatto soffrire Glam, anche se lui non ce l’ha con me. Io ho agito, per una volta, anche se in buona fede, con estremo egoismo, portando il nostro rapporto ad un livello superiore, sebbene fossimo già estremamente complici nella nostra amicizia: ho sbagliato.”
“La causa, però, sono io, quindi perché ti dici di essere in torto? Ti ho spinto nel suo letto e da lì ti ho strappato Robert” – disse scrutandolo.
“Non era sesso … Forse tu vorresti fosse solo questo, ma ti mentirei. E’ il suo cuore, il luogo dove tu mi hai spinto e da cui mi hai strappato Jude … E per come Glam è stato generoso con me, ero io che dovevo impedirlo, credimi”


Flora fu come al solito gentile con Jared.
“Il grande capo è di buon umore? Sai mica di cosa si tratta …?” – domandò esitante, mentre sostava nella sala d’aspetto dello studio legale.
“E’ elegante, è già stato in tribunale, ma poi è rientrato presto per il vostro appuntamento, dopo una colazione di lavoro noiosa, così mi ha detto” – bisbigliò sorridente.
Il cicalino li interruppe.
“Fai accomodare, grazie”
“Accidenti è troppo professionale …” – provò a scherzare il leader dei Mars, ma il suo cuore gli stava scoppiando nell’esile cassa toracica.
“In effetti, prego, la strada la conosci …”

C’era un plico di fogli, fascicolati in un cartoncino azzurro, di quelli usati per i contratti.
Spiccava sulla scrivania praticamente vuota da altre pratiche.
Glam era al telefono con un collega e con un cenno fece accomodare Jared.
Con un’occhiata veloce, lui scorse l’indirizzo di Palm Springs, i suoi dati anagrafici, quelli di Geffen e poi la dicitura “… cessione del diritto di usufrutto, con atto di prelazione a favore del signor Jared Joseph Leto …”.
Inarcò un sopracciglio, non accorgendosi nemmeno che Geffen aveva terminato la sua conversazione.
“Buongiorno Jared”
Leto sussultò sulla poltroncina in pelle nera trapuntata.
“Glam … ciao, bentornato” – ed arrise ai suoi occhi gelidi.
Deglutì a vuoto, poi si grattò la nuca.
“Perdonami, ma io non ho molta dimestichezza con questi termini e”
“Te li spiego io” – lo interruppe brusco, esponendo velocemente il motivo di quell’incontro – “Rinuncio al mio diritto di abitare nella villa di Palm Springs con effetto immediato, quindi ne cedo l’usufrutto: per legge devi essere tu il primo compratore di quest’ultimo, senza obblighi, è chiaro. Se rinunci, allora ho facoltà di vendere lo stesso a terzi, senza che tu possa, nonostante abbia la proprietà dell’immobile, contestare gli eventuali nuovi acquirenti. Il prezzo simbolico, per te, è di un dollaro”
Jared non aveva mai smesso di tenere le proprie iridi, ormai tremolanti, sul volto di Geffen, a dire poco granitico.
“A … a Lula ed Isotta piaceva quel posto e”
“Puoi portarci chi vuoi, se firmi dove ci sono le crocette rosse Jared, possibilmente senza frignarci sopra, altrimenti dovrò fare stampare altre copie e non ho tempo da perdere” – e si alzò, prendendo la giacca dall’attaccapanni.
“Sì, ho capito … Dove stai andando?” – domandò smarrito, restando immobile, come paralizzato da quel suo atteggiamento al limite del cinismo e dell’indifferenza più caustica.
“Ho degli appuntamenti, non ti serve la balia per scrivere il tuo nome: quando hai finito passa il plico a Flora. Qui ci sono le chiavi: nel garage grande ho accatastato dei cartoni con la mia roba: verso sera una ditta di mia fiducia passerà a prenderli.”
Jared si sollevò lento.
“Per portarli dove?”
Geffen allargò le braccia – “A te cosa importa? Ora vado.”
“Glam!” – urlò piano alla sua schiena, ma fu inutile.
Geffen era già andato via.
Da un pezzo.

Jared prese il bberry e compose un numero.
“Shan … per favore, ho bisogno di te, sono nell’ufficio di Glam … Puoi accompagnarmi a Palm Springs? Ti prego …”
“Tesoro certo … arrivo immediatamente.”








martedì 25 settembre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 203



Capitolo n. 203  -  sunrise


Jimmy lo stava guardando da alcuni minuti: quello che considerava il suo migliore amico disfaceva il bagaglio, svogliatamente.
“E così vi siete lasciati …?”  - domandò improvviso, rannicchiandosi sul divano.
Erano nell’appartamento di Tim.
“Non siamo mai stati una vera coppia, questo è il problema” – replicò mesto, accendendosi una canna  “Vuoi?”
Jimmy esitò, mordendosi il labbro.
“Ah già, il tuo dottorino poi potrebbe farti una predica: per inciso, non mi risulta sia morto nessuno per uno spinello” – aggiunse acido, per poi aspirare più fumo possibile.
Jimmy si allungò, prendendone un po’ direttamente dalla bocca di Tim, che dopo sorrise un po’ ebete per lo sballo immediato.
“Oh sì cazzo, vuoi che ti dia altro, piccolo?” – gli soffiò nel collo, ma Jimmy si ritrasse.
“Non risolviamo niente così Tim”
“Ok, non voglio farti rompere con Scotty bello”
“Non chiamarlo così …”
“Perché? Pensi davvero sia tuo? Se Glam Geffen schioccasse le dita, lui correrebbe come un puledro ammaestrato ahahah beh … puledro” – e sogghignò triste.
“Tu sei ossessionato da Glam!”
“Hai ragione Jimmy … forse dovrei scoparmelo, togliermi il pensiero, magari gli apro nuovi orizzonti” – e scrollò le spalle, rialzandosi.
Andò al mobile dei liquori e si versò un bicchiere di vodka, abbozzando un brindisi – “A noi ultimi!” – inspirò, per poi tracannare in un unico sorso – “… che non saremo mai primi” – chiuse, accasciandosi contro il muro.
Jimmy gli si accovacciò accanto, dopo un istante in cui volle scrutarlo meglio: gli diede una carezza sul volto sfigurato dal rammarico.
“Tu lo ami da impazzire, il tuo Kevin …”
“Fanculo Jimmy …”


Jared lo cercò appena rientrati in città.
Glam, però, era irreperibile.
Jude e Robert si erano diretti al loro attico, in compagnia di Colin, che sosteneva il suo UK buddy, nel varcare la soglia, mentre Downey posava i trolley nell’ingresso.
Ad accoglierli il sorriso di Pamela ed una Camilla raggiante, che corse loro incontro, dimostrando una deambulazione quasi perfetta.
Robert si inginocchiò, per stringerla e poi alzarla verso le ali di Jude, che la cullarono finché la debolezza non prevalse.
“Andiamo cucciola, papà Jude deve riposarsi … zio Colin lo aiuta, vero?” – le sussurrò Downey.
“Sì, non preoccupatevi” – l’irlandese gli sorrise – “Su campione, da questa parte”

Pamela aveva preparato un pranzo delizioso, ma Jude rimase coricato.
Farrell gli stringeva le mani, guardandolo tra emozione ed imbarazzo.
“E’ tutto a posto Colin … cioè ci spero davvero …” – disse perdendo un battito.
“Ok … E’ stato tremendo sapere del vostro incidente … Certo non è colpa di Owen, ma del temporale”
“Sì lui guidava senza fretta … poi ha sterzato di colpo e siamo … volati” – sorrise, tossendo.
Colin gli porse dell’acqua.
“Grazie … E Jared?”
“Aveva un paio di appuntamenti, il progetto del nuovo disco è ripreso e lui vorrebbe fare un concerto dopo l’estate, forse a settembre …”
“Ho … ho perso di vista anche Glam …”  - disse incerto.
Colin scrollò le spalle – “Forse dovresti parlarne con Robert …”
“Sì, ci siamo impegnati a farlo: non voglio fingere che i loro sentimenti si siano polverizzati, anzi”
“Rob tiene alla vostra famiglia”
“Vorrei fosse tornato non per pietà … Sento che abbiamo fatto un passo avanti, però non voglio commettere errori, con la mia gelosia assurda”
“Forse assurda, non è il termine esatto, Jude” – gli sorrise.
“Per quanto sia fondata, devo imparare a … a gestirla … Tu ci sei riuscito, per Jared”
“E’ diverso” – ribatté mesto – “Jared ha come due punti fermi nella sua esistenza: uno sono io, per fortuna mia, però il secondo resterà per sempre Glam. Peccato se ne sia andato ed anche se tornerà, questo giro non concederà più nulla a Jared”
“Come fai ad esserne sicuro Cole?” – chiese perplesso.
“E’ stato Jared a dirmelo: avrà avuto delle ottime ragioni per farlo, te lo assicuro.”


“Ti stai annoiando soldino di cacio …?”
“No papà!”
Lula gli sorrise, armeggiando con il suo aquilone.
Le spiagge del Brasile erano bianchissime ed assolate.
Geffen aveva riservato una suite all’ultimo piano di un principesco resort, con tanto di piscina privata: amava quella posizione panoramica, in qualunque posto andasse.
C’erano alcune famiglie ed avevano stretto amicizia con loro velocemente.
Glam manteneva un’educazione sobria nel chiacchierare, anche a tavola, ma spesso si isolava: Lula, in compenso, era l’idolo di due sorelline, più giovani di Violet.
“Vieni che ti do ancora un po’ di crema”
“Okkeii!! Ah ci sono gli zii Gabriel e Tom Tom!”
La coppia si avvicinò, insieme al loro nuovo cane.
“Buongiorno avvocato”
“Ciao ragazzi, siete mattinieri”
“Oggi niente lavoro, a scuola c’è stato un cambio turno e Thomas ha concluso gli allenamenti, domani si parte per la Grecia, c’è un torneo mondiale” – spiegò il più anziano dei due.
“Credevo che l’istituto dove insegni fosse chiuso per ferie Gabriel …”
“In teoria sì, ma insegniamo a ragazzi di strada, per recuperarli … In troppi si prostituiscono …”
“Opera meritoria … La mia fondazione ha convenzioni speciali con ditte di prodotti scolastici, se riesco vi riservo qualche carico, libri, quaderni, matite …”
“Sarebbe fantastico Glam … Guarda Tom Tom con Lula, come nuotano” – e sorrise radioso.
“Sì, come pesci … Ehi soldino esci, andiamo a fare compere!” – gli gridò alzandosi dal lettino.
Lula corse immediatamente da lui, volandogli tra le braccia – “Papà chiamiamo papake!!?” – esclamò entusiasta.
“Certo amore, così gli racconti della tua gara con Thomas … Su, saluta”
“Ciao zii!!” – rise, sventolando allegro le manine.


La video chiamata al portatile rivelò l’aria scura di Kevin.
Quando rimase da solo a parlare con Geffen, il motivo del suo disagio emerse subito.
“Non riusciamo proprio a capirci … Ci ho provato daddy …”
Glam inspirò.
“Kevin, dovresti farmi una cortesia e probabilmente la farai anche a te stesso: smetti di chiamarmi daddy” – disse con fermezza.
Kevin inarcò un sopracciglio – “Credevo che … che ti facesse piacere o comunque che”
“No, direi che l’effetto è il contrario.”
“Quindi ti disturba?” – sbottò secco.
“Sto provando a riorganizzare le idee ed il modo migliore per sentirmi meglio è troncare con situazioni e persone del mio passato: in questa mia decisione includo anche piccole cose, magari insignificanti, però ai miei sensi gravose.”
“Credevo … credevo che nella nostra ritrovata armonia Glam, ci fosse spazio per queste piccole cose, così care al mio cuore …” – spiegò in maniera toccante, ma Geffen gli apparve irremovibile, solo dall’occhiata che gli riservò senza indugi.
“Kevin non cambierò idea”
“Sì … non voglio dispiacerti …” – ed inghiottì un boccone troppo amaro, per reggere oltre quella conversazione – “Devo andare, mi vedo con Jared per il cd, abbiamo deciso di organizzare anche un evento, ma deduco che non te ne importi un cazzo Glam. O devo chiamarti signor Geffen?”
“Kevin”
“FANCULO SEI UNO STRONZO!” -  e chiuse il collegamento, sentendosi schiacciato dal drammatico confronto avuto con Tim, che con la sua logica spietata, gli aveva come sottoscritto una condanna a morte, per il suo legame con l’ex marito.

Glam, serafico, bevve un sorso di tonica, poi scaricò la posta, trovandoci una e-mail di Robert.
Lo aggiornava sul suo ritorno in California, sulle condizioni di Jude e Camilla, chiudendo quel breve scritto con una faccina sorridente ed un “… usciamo a pranzo appena torni, ci saranno cose da dirci ed almeno un minimo di tempo per riposare sul tuo petto Glam, se me lo permetterai … Con tutto il mio amore, tuo Rob”
Quella proposta non era ciò che voleva ritrovarsi tra le mani, ma il profumo di Downey, sul proprio volto, con il semplice escamotage di usare il dopo barba dimenticato dall’attore a Palm Springs e conservato gelosamente da Geffen, poteva bastargli a sedare qualsiasi frustrazione.
Gli inviò un sms § Vino bianco ed astice ai ferri, poi potrai fare ciò che vuoi sul mio cuore Robert … Ti adoro, tuo Glam §


“Hai mangiato poco Jude …”
“Non mi andava altro …”
“Vieni qui”
Downey lo lasciò accoccolare, sistemando i cuscini di entrambi, in modo da restare comodamente girati sul fianco, le proprie gambe tra quelle del compagno, che a quel contatto provò un’emozione, capace di farlo avvampare.
Si rifugiò, scosso, nel collo di Robert.
L’americano lo baciò sulla tempia destra, soffermandosi su quella porzione di pelle, quindi spense la luce.
“Rob … Robert”
Con cura e senza replicare a voce, Downey prese del gel da una delle nicchie in legno della testata, ne cosparse un poco sulle indice ed il medio della mano sinistra, distribuendo nel frattempo baci lenti e contemplativi sugli zigomi di Jude, il naso, la fronte, infine le labbra, dove sigillò un bacio più intenso, quando iniziò a prepararlo.
Law ebbe un sussulto, mugugnò nella gola di Robert, che prese a succhiargli la lingua, con accortezza e sensualità.
Gli ansiti di Jude si amplificarono con una sorta di timida innocenza, quando Robert lo penetrò.
I suoi occhi, ormai abituati alla semi oscurità circostante, colsero quell’estasi, che racchiudeva la purezza di quel giovanissimo uomo, di cui l’americano si era innamorato in un passato, che non gli sembrava più così lontano.
Jude era lì ed in ogni brandello di Robert, palpitante in quel canale stretto e bagnato, dove scendeva con una circospezione attenta, perché il periodo di convalescenza era solo al principio, ma il bisogno di appartenersi sembrava imperare su ogni più scontata limitazione.
Era il suo primo amore: un’emozione troppo forte, che impediva ai loro cuori di rimanere separati, nonostante le tempeste della vita avessero devastato e deturpato quel capolavoro di intenti e compatibilità caratteriale.
Scivolare in lui, arrivare sino a quel confine, al di là del quale avevano deciso di prendersi per mano ed andare contro tutto e tutti, per Robert era come affrontare una tempesta di esperienze, negative e positive, senza cercare alcun riparo, consapevole che in ogni direzione avesse rivolto il proprio sguardo, avrebbe incontrato quello di Jude.
“Ti amo tanto Rob …”
I suoi muscoli si contrassero, in preda ad un orgasmo accentuato da mille vibrazioni.
“Credevo … credevo che non avrei più provato tutto questo Rob …”
Pianse, rimescolato a lui, che gli stava tremando dentro, rassicurandolo con una pioggia di baci e carezze, ma rimanendo in un silenzio, che angosciava Jude.
I loro respiri andarono calmandosi, ma la spossatezza di Law prevalse su ulteriori percezioni, spegnendolo in un sonno agitato e colmo di dubbi irrisolti.



Chris Meloni (Glam Geffen) con la sua cucciola Sophia Pietra, oggi undicenne :)