venerdì 27 gennaio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 34

Capitolo n. 34 - sunrise


Dal soundtrack di junjou romantica > kanashimi no riyuu

http://www.youtube.com/watch?v=1e4YFcuDO_A


Colin stava guidando come un pazzo, nel traffico di Los Angeles, insieme a Jared, dopo avere ricevuto la telefonata di Robert.
“Non è possibile Jay … non è …” – ed inghiottì un singhiozzo più aspro dei precedenti, in quell’orribile frangente, mentre stavano entrando nel parcheggio dell’ospedale.
Glam e Kevin era appena arrivati, seguiti da Tomo, avvisati da Jude, che non avrebbe mai voluto convocarli ad un simile incontro, per confortare e sostenere Chris.
Downey era in preda ad un tormento interiore, che trovò pieno sfogo quando li vide procedere nel pronto soccorso, tutti in lacrime, quanto lui.
Li accolse nel peggiore dei modi, scagliandosi su Kevin e poi su Tomo, urlandogli contro ciò che provava.
“Siete due stronzi!! Due bastardi che hanno rovinato un ragazzo straordinario con i propri egoismi!! Bastardi schifosi!!”
Colin e Jude provarono a trattenerlo, mentre Tomo e Kevin subivano le sue invettive, disperati per quanto accaduto a Chris.
Glam cercò di trascinare via il compagno, ma lui sembrava volere restare lì, a prendersi quegli improperi, come se fosse giusto.
Tomo tremava ed era incapace di riflettere: voleva soltanto vedere Chris, ma era impossibile per chiunque.
Denny venne informato da Hopper, ma esitò nel presentarsi.
Quando lo fece, Robert capì, vedendo quanto era scosso.
“Anche tu vero …? ANCHE TU HAI APPROFITTATO DI LUI!!!”


Jude si era rannicchiato in un angolo, sul tetto, dove faceva un caldo insopportabile.
Colin gli era corso praticamente appresso, pensando che non poteva esserci occasione più drammatica per ritrovarsi.
Gli si avvicinò con cautela.
Quando si rese conto della sua presenza, Jude lo abbracciò, singhiozzando.
“Cosa … cosa sta succedendo a Rob, Colin …?”
Era un quesito al quale l’amico non sapeva replicare.
Si limitò a cullarlo, asciugando le sue lacrime.


Cody fece un tentativo per placare l’animo di Downey: l’attore non smetteva di ripetere – “Me l’hanno ammazzato … è come un figlio … è il figlio che avrei voluto Brandon …” – sembrava una cantilena triste.
Kurt teneva sotto la propria ala Jared, sconvolto da quell’episodio.
Glam si era seduto da solo nella saletta adiacente a quella in cui c’erano gli altri.
Si era isolato, come Kevin, che strisciava contro alla parete del corridoio, in quel reparto dove tutti camminavano silenziosi, come se la morte fosse qualcosa di consueto e naturale.
Loro erano a pezzi, mentre i pezzi dei medici apparivano così compatti.
Le diagnosi, sciorinate dal primario, come una cascata incolore, se non in una sfumatura, che non aveva niente di compassionevole, anzi, sembrava quasi un monito: un ragazzo tanto bello, intelligente, ricco, come poteva pretendere comprensione, visto che aveva gettato via una vita tanto perfetta.
Robert voleva vomitare, per quanto lo disgustasse quell’uomo in camice bianco: ne aveva conosciuti tanti, spesso meschini.
Provò l’orrore che aveva sentito insediarsi sotto alla propria pelle in galera, poi in clinica e di nuovo in galera e poi in clinica e poi …
“Jude … dov’è Jude …?” – chiese come un bimbo smarrito all’aeroporto, tra gente in corsa, che non sarebbe arrivata da nessuna parte, se non avesse conosciuto il vero amore, com’era capitato a lui.
“Jude …” – era un grido silenzioso, che soltanto lui poteva sentire.
“Sono qui amore, sono qui.”
Lo strinse forte sul cuore.
“Ho … ho sbagliato tutto con Chris … dovevo stargli vicino, portarlo da noi, fargli provare il senso della famiglia … lui mi ha donato così tanto ed io non ho saputo raccogliere la sua richiesta di aiuto … non ho saputo proteggerlo dalle sue paure … Jude … come ho potuto essere tanto vigliacco? … Solo perché … avevo il terrore di sbagliare … di cadere …” – e crollò fisicamente nel dirlo.
Jude seguì quel suo volo, svuotato dalla sua stessa voglia di vivere: non lo avrebbe abbandonato mai.



Xavier arrivò con il nonno, mentre Pamela e Phil badavano ai bimbi, a villa Meliti.
“Ci sono novità?” – si informò flebile.
“No …” – gli rispose Kurt, scuotendo la testa avvilito.
Chris era in coma farmacologico, quasi un paradosso, ma indispensabile.
“Il primario dice che c’è il pericolo di conseguenze … forse non gli è arrivato l’ossigeno al cervello per qualche minuto … non ne sono certi, speriamo sbaglino.”
“Speriamo …” – aggiunse il ragazzo, sostenendo Antonio, che non riusciva a dire niente.
Lui aveva spesso assistito a dei momenti simili, rendendosi conto di quanto fossero fragili i suoi ragazzi, senza poterli aiutare davvero.
Provare una simile impotenza, per lui che aveva sempre deciso quale fosse la cosa giusta, divenne una sensazione insopportabile, con il passare delle ore in carenza di notizie dal reparto.
“Torno a casa Xavier … tienimi informato.”
Sembrava così piccolo mentre si allontanava in mezzo a Vassily e Peter, che erano sconvolti quanto gli altri.


Dal nulla spuntarono dei paparazzi, che Robert divorò con la sua rabbia smodata.
Glam richiamò Vassily ed il compagno, per impedire a chiunque di invadere quella loro dimensione delicata ed instabile.


Robert mise Camilla nel suo lettino.
Le sfiorò la testolina con una miriade di baci: era tardi, stava già dormendo quando la prelevarono dalla residenza di Meliti.
Aveva preferito fare così, tornando nella loro casa, dove avrebbe atteso con Jude qualche buona notizia.
“Mi dispiace Rob che non ti abbiano permesso di restargli accanto …” – disse mesto Jude.
Downey lo guardò commosso – “Grazie Jude.”
“Di cosa amore …?”
“Per avermi appoggiato … e …” – gli vennero in mente le frasi di Chris, quando gli descriveva la persona che si auspicava di incontrare per essere felice: lui ci era riuscito con il suo Jude.
“Rob …”
“Ti amo così tanto Jude … così tanto …”

Fu come fondersi, ancora una volta, nel donarsi a Jude, per Robert, che si sentiva fluttuare sopra a quel letto, mentre il suo uomo scavava in lui una via di fuga, per lasciarsi alle spalle quegli attimi spaventosi.
I loro visi collimarono, quando l’orgasmo irradiò le membra di entrambi di un piacere talmente intenso, da anestetizzare quel dolore, che stava uccidendo Robert, ogni istante di più.




TOMO


DENNY

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