martedì 30 giugno 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 1

Capitolo n. 1 – nakama



Robert si allacciò lento, i bottoni della camicia, sedendosi sul bordo di quel letto, rimasto intatto, come il loro abbraccio.

Casto, intimo.

Faceva caldo, nonostante l’aria condizionata della suite.

Geffen rispose ad un sms di Kevin.
Il suo ex, uno dei tanti, era appena rientrato a Los Angeles, dopo un breve tour in Florida, al seguito di una band di scapestrati.

In forma eccellente, il colorito acceso, su cui spiccavano dei nuovi tatuaggi, il bassista non si era limitato ad inviare un messaggio, ma aveva allegato, appunto, anche una propria foto recente, a bordo di una motocicletta nuova fiammante.

L’avvocato sorrise, guardando poi la figura perfetta di Downey, che gli dava ancora le spalle.

Avevano semplicemente parlato, in un’armonia rinnovatasi, quasi per incanto.

“Con Jude ora va una meraviglia …  Battibecchiamo, ci divertiamo, facciamo l’amore”

“Ne sono felice Rob”

“Mi spiace per la cerimonia, io ti faccio volentieri da testimone, ma lui … ecco”

“Nessun problema” – Glam si alzò, sistemandosi l’orologio al polso ed un bracciale, intrecciato da Lula; non se ne separava mai.

“E con Jared, come va?” – si sollevò anche lui, guardando Geffen, mentre si annodava la cravatta.

“Sempre uguale, se ti riferisci al nostro mondo tra le lenzuola” – sorrise, poco convinto ed assorto – “… Il suo trauma non è semplice da superare: durante il coma ha provato un’ansia profonda, nel rivedere in sogno chi aveva abusato di lui”

“Ed il suo corpo, reagisce ancora con un rifiuto?”

“Sì Robert” – inspirò – “… ci vuole pazienza, ma l’importante è che sia tornato tra noi, del resto sta guarendo bene, almeno fisicamente: me lo faccio bastare”

“Non ti ho mai chiesto se Colin lo sa”

“No” – replicò fermo – “Jared mi ha chiesto di non dirglielo e quando hanno parlato della separazione, ancora a Parigi, lui glielo ha taciuto”

L’attore scosse il capo leggermente brizzolato – “Non so Glam … Tu sei sempre stato un uomo così focoso e virile”

“Saprò rispettare i suoi tempi e poi, Rob, onestamente, a più di sessant’anni, forse, anch’io sono pronto a darmi una calmata ed a vivere questo legame in un modo diverso” – spiegò sincero e sereno.

“Spero che nulla ti faccia cambiare idea … Anzi, che nessuno ci riesca, credimi.”




Lux faceva finta di leggere il menu del Dark Blue, da almeno dieci minuti, spiando oltre quella brochure gli sguardi tra Harry e Louis, ospite di entrambi, per festeggiare la propria laurea.

Boo era al settimo cielo e non riusciva a stare zitto, raccontando di come fossero andate le cose, nonostante Styles fosse presente all’evento, con estremo orgoglio.

Praticamente tale e quale all’imbarazzo di essere allo stesso tavolo con Vincent.
Andavano a letto insieme, da mesi: non erano più riusciti a smettere.

Brent raggiunse il fratellino, abbracciandolo come se fosse un cucciolo, dandogli baci e regalandogli sorrisi, nonché congratulazioni.

Brendan stava per aggiungersi a loro, con Hugh e Jim.

Petra e Nasir stavano giocando sul tappeto musicale, nell’area giochi, destinata ai piccoli, un’idea di Tomlinson Jr, in prospettiva di un’adozione, ormai prossima, anche per lui e Laurie.


“Quando mi ha tirato in ballo l’argomento, sono caduto nel panico! Poi mi sono ricordato di un dettaglio ed ho iniziato a sciorinare tutto quanto mi venisse in mente!”

“Sapevo che te la saresti cavata alla grande mon petit” – disse sorseggiando un aperitivo il francese, con dei gesti poco rilassati.

Brent lo notò, almeno quanto la sottile tensione, che percorreva le movenze di Harry: ciò nonostante, l’ex capitano pensò alla loro antica rivalità, mai sopita, apparentemente.

I Laurie e Mason si palesarono, finalmente, portando un po’ di confusione, alla quale si mescolarono i discorsi dell’affarista, che sembrò tirare un respiro di sollievo, appena li vide.

Jim aiutò Hugh a togliersi una giacca in lino, tutta stropicciata, il che innescò le battute acide dell’analista, alle quali il consorte non faceva più caso da un pezzo.

L’oncologo gli diede una carezza sulla schiena, poi posò un bacio nel collo di Laurie, mormorandogli – “E su brontolone, vedi di smetterla e di non fare il guastafeste” – poi rise, aggiungendo un “ti amo” così intenso e dolce, da fare divenire paonazzo il sarcastico coniuge, che, con lui, doveva sempre arrendersi.

“Bene, che ne dite del matrimonio del secolo?” – esordì Hugh, incapace di arrendersi alla propria ironia.

“Ci saremo tutti … o quasi” – disse piano Styles.

“Infatti, giusto Colin e Taylor hanno preferito tirarsi fuori” – sottolineò Brendan, assaggiando le tartine al salmone.

Lux versò un secondo giro di champagne – “Doveva accadere prima o poi … Glam e Jared si sono sempre amati come pazzi”

“Confermo!” – sentenziò Hugh – “Lo sono, a pieno titolo!” – e scoppiò a ridere, senza badare al calcio ricevuto negli stinchi da Mason, che gli ringhiò – “Sono tuoi pazienti, che modi!”

“Uh non facciamola lunga, del resto raccoglierò i brandelli del prossimo disastro, vediamo, mmmm fra non più di tre settimane, che ne dite? Luna di miele, crisi esistenziale di Leto”

“Basta Hugh, ma cosa ti prende oggi?” – lo ammonì il compagno, seriamente.

“Ok, la smetto, era per fare un po’ di gossip con le ragazze!”

Tutti risero.




Shannon gli pettinò i capelli, come ad una bambola.

Jared ne aveva lo sguardo un po’ vitreo e perso nel vuoto, mentre il fratello si prendeva cura di lui, come in ospedale, per almeno tre settimane, dopo il suo insperato risveglio.

Quel defibrillatore, la sua ulteriore ed ultima stimolazione, indotta da un medico, che aveva perso completamente le speranze: lui sì, ma non Glam e tanto meno Colin, appiccicato a quel vetro, ad urlare il nome del compagno di una vita.

Del suo amore più vero ed incredibile.

Farrell appena vide le palpebre di Jared schiudersi, perse un battito e capì, da come Leto stava guardando Geffen, che era tempo di lasciarlo andare.

Di lasciarli liberi.

Da sé, così ingombrante, all’improvviso e responsabile, secondo Constance, di avere arrecato l’estremo danno al proprio adorato figlio.

Certo il ritorno di Jared nel mondo dei vivi, portò una gioia sconfinata, ma qualcosa si era spezzato ed il discorso, che l’irlandese affrontò, appena il cantante si fu ristabilito, anche se non del tutto, fu doloroso, ma necessario.


“A cosa pensi, Jay?” – domandò improvviso il batterista, riponendo la spazzola nel cassetto di un cassettone, all’interno della camera dei futuri signori Geffen Leto.

Quel pensiero lo impressionava un po’.

“A niente … No, cioè, al tempo che starà facendo a Boston … Forse piove”

“Boston? … Dove sta girando Colin?”

Jared si voltò a fissarlo – “No, dove Cole, forse, si sta innamorando di nuovo … Ma di un altro” – e sorrise un po’ smarrito.

Poi andò a rannicchiarsi su di un divano, davanti alle vetrate trasparenti ed all’inglese.

La caviglia gli doleva ancora parecchio.

“Jay, cosa ti prende?”

“Non posso pensare? Avresti preferito avere a che fare con un vegetale?” – obiettò polemico, diventando più aspro, anche nello sguardo.

“No, ma che cazzo ti inventi?!” – bissò brusco il più anziano, avvicinandosi.

“Rifletto … E’ un periodo particolare, Colin ha firmato le carte del divorzio, senza battere ciglio ed io oggi mi sposo con Glam … Finalmente”

“E non ne sei felice?”

“Per Glam sì, realizzo un suo sogno, ma per Colin … Forse sono unicamente amareggiato, perché lui ha scelto Taylor, quando eravamo a Parigi, mentre io ero ad un passo dalla morte … non so” – e scrollò le spalle magre, come il resto di lui.

“Se non sei convinto, dovresti rimandare la cerimonia, ponderare le tue aspettative e”

“Dio, ma come parli Shan?!” – e rise vigoroso.

“Pensi che io sia un troglodita? In fatto d’amore so più di tutti voi messi insieme!”

“Già … Ne hai passate tante anche tu … Ma la puttana di famiglia sono rimasto io” – ed inspirò, cercando delle pillole nella tasca dei jeans.

“Cosa combini adesso?”

“E’ l’antidolorifico … è innocuo”

“Non ne sono convinto Jay”

“Lasciami in pace, con i miei anni, i miei acciacchi, le mie pasticche” -  e rise più distante, come se si fosse allontanato.

In un mondo tutto suo.




La lingua di Harry era succosa, i suoi ansiti un volteggiare di falene, verso la luce, che le avrebbe annientate.

Così il suo matrimonio con Louis, se questi li avesse scoperti.

Ora baciarsi, anche in posti un po’ squallidi, come i bagni del locale di Boo e Brent, era divenuto un atto irrimandabile.

Lux se lo era ritrovato lì, mentre si lavava le mani ed i polsi.

Styles glieli afferrò, portandoli sopra alla testa di Vincent, per bloccarlo contro la parete e baciarlo.

Baciarlo con insistenza, con caparbietà.

Come se lui avesse una chance, di scalargli dal cuore il ricordo di Louis.

Perché, in fondo, era quello il nodo da sciogliere, ma Haz non lo avrebbe ammesso mai.

“Vengo da te, dopo?” – gli ansimò il giovane tra le labbra, mordicchiandole, succhiandole avido ed esigente.

“Se vuoi … se ci riesci”

“Se tu vuoi, Vincent, io ci riesco benissimo” – lo freddò, spietato nelle iridi tremolanti ed arrabbiate.

Ora era lui quello sbagliato, perché Boo rigava dritto.

Tomlinson era un coniuge fedele ed un genitore attento e premuroso.

Studiava e lavorava, coadiuvando Harry nel mantenimento del loro nucleo, al meglio, senza più ombre.

“Fai come credi, io sarei rimasto con Boo, se fossi stato al posto tuo” – e fece per andarsene, senza voltarsi indietro.

“Ti piacerebbe, vero?!” – gli urlò piano tra le scapole, ma Lux non gli diede la soddisfazione di proseguire in quell’inutile massacro.




Law si massaggiò la pelle ai lati del naso, dopo essersi sfilato gli occhialini.

Chiuse il pc e scrutò Robert, mentre questi si stava cambiando, a metà tra la cabina armadio e la soglia della medesima, illuminata da una ventina di faretti alogeni.

“Wow che eleganza … Hai preso le fedi?” – chiese con un sorriso.

Downey lo puntò, con dolcezza – “Sicuro di rimanere a casa?”

L’inglese annuì – “Sarebbe come fare un torto a Colin, io non ci riesco, mi dispiace”

“Sì, ti capisco”

“In parte è strano, sai Rob? Tu e Jared eravate in piena lite prima che lui” – e si interruppe, mordendosi le labbra sottili.

“Acqua passata”

“La Senna si è portata via rancori, tradimenti … l’amore” – e rise senza alcuna allegria.

“Quello tra Jared e Colin, intendi?”

“Sì … anche … Non dimenticarti di Taylor e Richard … Non penso che meritasse un trattamento simile, dopo avergli chiesto di sposarlo, senza contare il divorzio dalla moglie … Povero ragazzo”




La bottiglia di gin era a metà, ma lui non ancora abbastanza sbronzo.

“Ricky, ma che diavolo stai facendo?!”

Glam gli si precipitò vicino, per sorreggerlo.

“E lasciami perdere papà!”

Stava ridendo e piangendo, confuso, svilito.

Erano in mansarda, mentre gli invitati iniziavano ad arrivare in spiaggia, dov’era stato allestito un gazebo ed un semicerchio di poltroncine in vimini e divanetti in tono.

“Ti ho chiesto di farmi da testimone, credevo di potere contare su di te” – lo rimproverò deluso il legale.

“Mi scuserai” – biascicò, la postura incerta contro un davanzale, la parlantina zoppicante – “… se non sono in vena di festeggiare …!”

“Ti dovrai riprendere, invece, maledizione! Ci siamo passati tutti, non farne un dramma!”

“L’ex del tuo futuro sposo, mi ha soffiato il fidanzato e tu non hai fatto un bel niente, paparino adorato!” – esplose.

Geffen allargò le braccia, esausto – “E cosa avrei dovuto fare, secondo te?”

Richard rimase zitto, le lacrime a salargli gli zigomi e la bocca, fremente di nervosismo.

“In realtà, tu hai commesso un errore di valutazione, in merito a Michael: di sicuro non ti aspettavi una simile … rappresaglia, io questo lo riconosco, Ricky”

“Io … io mi sono comportato come fai tu, papà … Sono così simile a te, da averne paura e … e Michael me lo ripeteva spesso … in un certo senso mi disprezzava, per questo”

“Ti sei innamorato di Taylor ed hai dimenticato Michael, sei andato oltre, cosa c’è di male, me lo spieghi?!” – ribatté alterato.

“No … Non dopo quanto gli dicevo … Le parole hanno un peso, i gesti anche di più, sai?” – e si accasciò sul pavimento.

“Mi dispiace per come è andata a finire … Con entrambi”

“Mi do una ripulita e scendo: non ti farò fare brutte figure, papà … Non oggi” – e si rialzò a fatica.

Geffen lo aiutò, poi lo strinse a sé, raccogliendo il suo pianto, dopo quello sfogo così pungente e critico, nei suoi riguardi.




Colin gli stava vivendo dentro, come una colata di fuoco, bollente, quanto la scia di baci, che dal petto di Taylor, saliva al suo mento, sporgenza deliziosa, di quell’ovale voluttuoso ed incantevole, che si inebriava di lascivia e di tutte le attenzioni del più maturo amante.

Andava avanti così dalla sera precedente, con brevi pause, durante le quali Farrell continuava a guardarlo, senza dire nulla, anche se i suoi quarzi raccontavano molto.

Anche cose, che a Kitsch non piacevano affatto.

La malinconia per Leto, ad esempio.
Anzi, esclusivamente quello, era il particolare, che non sarebbe mai sparito dalla mente di Colin.

Una vita insieme.
Un esercito di figli.

Le stilettate di quel giornalista in erba, su L.A. News, fendevano le pagine online ed in edicola, vendendo migliaia di copie, perché il divorzio Farrell Leto era stato un fulmine a ciel sereno.

La vendetta, poi, per Michael, di vedere Richard piantato in asso, in quella maniera, sotto la Tour Eiffel, l’avrebbe ripagato di tutti gli insulti ricevuti da Geffen jr, a suon di querele.

Inconcludenti.

Taylor non poteva tirarsi fuori da quell’uragano: i sentimenti per Farrell, avevano sbiadito, frantumato quelli per Richard e lui doveva pagarne le conseguenze anche a livello mediatico.

Che lo volesse o meno.











Pride made in USA: inciuci, misteri, lobby gay e ... Chi ha paura di chi? ;-)

Babbaaaa miaaaa :D
quante ne ho lette in questi giorni, a proposito del botto, fatto negli USA, con l'approvazione dei matrimoni equalitari, gay, pro LGBT, chiamateli un po' come vi pare, ma, in sostanza, in 50 stati del bel paese a stelle e striscioline, ora ci si può sposare anche tra persone dello stesso sesso :-)

Gran balzo in avanti, per un popolo misto frutta quale quello americano, diviso e lacerato, tra bigotti, razzisti, omofobi, conservatori (per essere più chic e non chiamarsi nazisti e/o fascisti), antisemiti, psicotici ed affini, vero? :)

Bene, non dimenticatevi il concetto di persona.
Questa è la base, di chi, come me, strepita sempre perchè vengano rispettati i diritti di tutti gli esseri umani in circolazione.

Con tutto il rispetto dovuto all'opinione altrui, mi hanno fatto sorridere o meglio ridere, coloro i quali si sono agitati in merito ad una presunta (o verissima) manipolazione dei membri del consiglio, nel momento in cui la legge era stata bocciata: un 5 a 4, che avrebbe spinto il Presidente Obama, osannato adesso per avere segnato un punto storico ed epocale, nella battaglia per i diritti delle minoranze discriminate, a cambiarne due, così da capovolgere il risultato, a favore della legge stessa, con definitiva promozione.

I maligni ed i superbi, urlano allo scandalo, dicendo che così si è assicurato i soldoni arcobaleno, di sponsor più che generosi, con orientamento omosessuale ...

E allora?!

No, perchè essere foraggiato da certi invasati, sarebbe meglio?

Perchè vedete, io temo che non esistano vie di mezzo negli Stati Uniti e, anche laddove ce ne fossero, a me sorgerebbero sempre e comunque dei dubbi più che legittimi, su chi ciondola in quel mondo "di mezzo", al quale credo ben poco, sorry.

Così diventa semplice additate Obama e soci di ipocrisia, di sete di potere, di macchinazioni, decretando la sua mala fede assoluta.

Troppo facile, sapete?

Perchè se un politico lotta per i diritti dell'umanità, si schiamazza in nome della demagogia, dei giochetti facili e prevedibili.

E' tutto un problema di fiducia, null'altro e questa umanità, ne ha sempre e troppo poca nel prossimo, purtroppo.

Troppo bello per essere vero?
E se invece accogliessimo con serenità i cambiamenti, plaudendo a chi li realizza (finalmente!) senza per forza dargli del profittatore o del furbo?

L'amore vince ... già.
Anche la semplicità di un atto di fiducia, vincerebbe oltre ogni ragionevole dubbio, se esistesse una bontà di fondo, in tutti.

Eppure questa (dis)umanità è sbagliata in tante, troppe cose.
Si rimane sempre indietro, al palo, a friggere perchè non si crede, perchè ci si sente più furbi, più smaliziati e chi esulta, diventa un pecorone ...

Eh no, mi spiace, non è proprio così ;-)

Chi conquista una fetta di felicità, ha il volto di  George Harris, 82, and Jack Evans, 85.  insieme da 54 anni, prima coppia gay a sposarsi in quel di Dallas.

Ve li immaginate, loro, nati negli anni 30, quanto avranno dovuto lottare e soffrire, per amarsi, per stare insieme?

E quanto hanno dovuto aspettare, per legittimare la loro unione, più che solida.

In quel bacio, così diverso dall'immagine patinata di coppie famose, allenate, splendide fisicamente e nel fiore degli anni, come quella di Matt Bomer e Simon Halls, tanto per citarne una a caso, c'è un'esplosione d'amore, di gioia.

Vincenti.
Per davvero.

E me la dovrei fare sotto per le lobby gay?
Uhhh mamma, guardate, tremo tutta ;-)

Meditate gente, meditate :D

Una buona giornata da Maria Rosa



mercoledì 24 giugno 2015

LIFE - CAPITOLO N. 133 - EPILOGO - NAKAMA

Capitolo n. 133 – life > Epilogo >>> Nakama



Richard si destò di soprassalto, trovando accanto a sé unicamente il biglietto lasciatogli sul proprio cuscino da Taylor.

§ Scendo a fare due passi, compro qualche giornale e risalgo … Ti amo, Tay §

Geffen jr sorrise, ma poi si domandò quanto tempo fosse trascorso, dall’attimo in cui il fidanzato gli aveva lasciato quelle poche righe.

Fuori pioveva ed era ormai sera.

Componendo il numero di Kitsch, ebbe una brutta sensazione, come di abbandono.

Forse Taylor si era stancato da subito, di tutte quelle complicazioni, dello scandalo innescato da Michael o semplicemente lo vedeva ancora come un rivale.

Del resto Richy aveva evitato di cercarlo ed affrontarlo.
A cosa sarebbe servito?

Certo nascondersi dietro al genitore, con il suo studio legale schiacciasassi, probabilmente non era apparso all’attore, come una strategia degna del suo uomo, così risoluto in altre circostanze.

Richard rimuginava, lo stomaco chiuso e quegli squilli a rimbombargli dentro.

A vuoto, senza risposta.




Niall firmò le carte, con una trepidazione identica a quella di Tim, al suo fianco, con in braccio Layla.

Thomas li stava osservando, un po’ diffidente, ma con l’emozione di avere trovato finalmente un punto di riferimento, da imparare a conoscere, con calma, come gli stava spiegando l’assistente sociale, seduta su di un divanetto, insieme a lui.

A cinque anni, era già così sveglio, attento ed un po’ guardingo.

Tim completò l’operazione, passando la bimba ad Horan, che si avvicinò al loro cucciolo.

“Ehi tutto a posto Thomas?” chiese dolce il ragazzino.

Il bimbo annuì, lasciandosi poi avvolgere, dalla sua nuova famiglia.

Niall chiuse le palpebre, immaginando per un secondo, come si sarebbe comportato Ruffalo in un simile frangente.

Fu solo un attimo.




Mark mostrò il tesserino all’infermiera, che gli sorrise, passandogli la tuta sterile, guanti e l’occorrente, per lavare Jared.

Era un’operazione delicata ed il texano aveva chiesto il permesso a Colin, per procedere a quel primo contatto, con il coniuge dell’irlandese.

Parte dei sensori erano stati rimossi: Leto continuava a respirare autonomamente ed il coma, ormai in fase farmacologica, era indotto e controllato, minuto per minuto.

Purtroppo non c’erano stati ancora cenni di risveglio, ma il dosaggio dei farmaci era ormai al minimo.

Le fratture si erano saldate quasi completamente ed il trauma cranico non preoccupava più gli esperti, che avevano dato qualche speranza alla famiglia del cantante.


Ruffalo si guardò intorno: stranamente non c’era nessuno.

L’ex infermiere cominciò a tamponare le gambe magre del leader dei Mars, avendo cura di lambire le garze, che celavano i segni di quel terribile incidente.

Colse poi un’ombra, alle proprie spalle.

Era Geffen.

“Vorrei tu lo svegliassi, in questo modo” – disse piano l’uomo, senza mai smettere di fissare Jared.

Il suo volto era stato segnato da alcune cicatrici, ma sarebbero scomparse, il chirurgo plastico, fatto arrivare da Ginevra, glielo aveva garantito per iscritto.

“Non so neppure se mai succederà” – replicò Ruffalo, a tono basso, continuando nel suo lavoro.

“Cosa gli diresti, Glam, se aprisse gli occhi, ora?”

“Ti amo … Ti amo Jay … Non riuscirei a dirgli nient’altro, perché non faccio che pensare a questo; ogni momento”

“Come vanno le cose, fuori da qui?”

Geffen sorrise amaro – “Dalla polvere, alle stelle … Constance e Shannon tifano per me, Colin mi sopporta, perché sa che Jared senza di me non saprebbe vivere … E così io, senza di lui”

“Ed ancora non si arrende? Neppure davanti a tale evidenza? Anzi … esigenza, di Jay” – anche lui sorrise.

“Questa non è una guerra, anche se Jared potrebbe considerarsi, a pieno titolo, un trofeo, dal valore inestimabile”

“Cosa ami, di più, in lui?”

“La sua inquietudine” – ed andò a sedersi, al lato opposto del capezzale, rispetto a dove rimaneva Mark, in piedi.

“In fondo la sua bontà, è come un bambino” – proseguì Geffen, assorto – “… al quale hanno rubato qualcosa, dal principio”

“Un padre?”

“Sì, anche … E l’innocenza … Un paese di orchi, dove c’era sempre qualcuno, che voleva divorarlo”

“Ed abusare di lui …” – sussurrò quasi, il docente.

“Era la cosa più semplice, quando non riuscivano ad averlo … O lo volevano, ad ogni costo” – e le sue palpebre si chiusero, pesanti.

“Uccideresti, chi gli ha fatto del male, Glam?”

“Io ho … ucciso …” – tornò a guardarlo, con uno scatto del capo rasato ed in ordine – “E lo rifarei, ogni volta, ogni dannatissima volta, Mark”

“Colin è ancora vivo” – e rise, come se stesse scherzando.

“Jared ha bisogno di lui: non saprebbe come sopravvivere, senza.”




Farrell le aggiustò il fermaglio, di stoffa verde, come il suo abito, poco consono al palazzo del ghiaccio ed a pattinare, però Isotta era fatta così, si rilassava in quel modo, riuscendo persino a non pensare, per pochi istanti, al suo secondo papà.

O primo, dei tre, che riconosceva tali.

Papi Jay.
Papi Cole.
Papi Glam.

“Tesoro è tardi … L’orario di visite è agli sgoccioli”

Isy fece un cenno, quindi una piroetta.

Ora camminavano, tenendosi per mano.
La primavera colorava Parigi, come nessuna altra città del mondo.

“Cosa daresti, papi Colin, per fare tornare indietro il tempo?” – chiese improvvisa.

Farrell non si fermò, tenendole più saldamente le dita mancine, tra le proprie.

“Il mio cuore”

Isotta sorrise – “Credevo appartenesse a papi Jay”

L’attore aggrottò la fronte, una spina a tormentargli la gola.

“Me lo sono ripreso piccola … Ma lui non può saperlo.”




Jimmy lo baciò, distaccandosi in modo brusco da lui, madidi entrambi ed in preda agli ansiti, per il caldo soffocante e quel posto così angusto, in cui si incontravano da un paio di giorni.

“Do dobbiamo smetterla Kevin …” – gli gemette nella bocca, mentre l’altro lo toccava dentro, dopo essere uscito da lui, come se non riuscisse ancora a saziarsene.

“Non ci riesco Jimmy … Mi sei entrato nel sangue”

“Sei solo arrabbiato e ti sfoghi con me”

Si fermarono.

Come il tempo.

A fissarsi, in crisi di ossigeno.

“E tu perché sei qui? Scott sta diventando troppo vecchio? Oppure il suo lavoro è più importante?” – domandò acre il bassista.

Jimmy non riuscì a ribattere.
Preferì tornare a baciarlo.
Era così bello.
Così facile.




Lux gli fece spazio sulla scrivania.

“Che casino, devo rimettere a posto questi documenti, Harry, ma rimando e tu me ne hai portati ancora” – rise, accomodandosi.

Styles estrasse i fascicoli dalla valigetta in cuoio pregiato, un regalo di Louis.

“Flora si è raccomandata, affinché li ricevessi oggi, Vincent”

“Sei di nuovo in squadra con Geffen?”

“No, mi limito ad una consulenza esterna, ma è proficua ed in compenso me ne resto alla larga da quell’ambiente, sai che non mi piace”

“Sì, ricordo le tue confidenze …” – disse pacato, mentre apponeva diverse firme, in una calligrafia perfetta.

“Scrivi bene” – Haz sorrise.

Era molto affascinante nel suo completo grigio.

Lux lo stava come spiando, compiacendosi – “Credevi che fossi un rozzo sbirro?” – scherzò, ma il suo interlocutore arrossì.

Adorabile.

“Harry … Guarda che io”

“Lo so, lo so, so come sei fatto ed io sono fatto così” – sembrò schernirsi, raccogliendo quelle scartoffie, per poi farle cadere sul parquet, impacciato ed in imbarazzo.

Lux si precipitò ad aiutarlo, un po’ mortificato dalla sua reazione.

“Mi dimentico sempre della tua età, Harry” – disse dolce, guardandolo ad un centimetro dal naso.

Dagli occhi.

Dalla bocca.

Così morbida, da divorare ed immaginarselo, quel bacio, gli fece provare un’eccitazione sottile e devastante.

Vincent cadde.
Portandosi dietro anche Harry, che non si fece pregare, per quel volo, in una terra straniera e pericolosa.

Per entrambi.




Jude chiuse il trolley, non senza qualche esitazione.

“Robert, ma sei sicuro?”

“Certo amore … Ti senti meglio, vero? I medici dicono che potrai affrontare delle terapie più blande a Londra e poi, tra un mese, faremo un controllo qui, per stare tranquilli” – e lo abbracciò, caldo ed al sapore di zenzero.

I biscotti, comprati alla pasticceria all’angolo, erano stati la loro cena, con un tè ed una composta di ciliegie.

Si baciarono a lungo, quel contatto era così essenziale.

Law non si separò del tutto da lui, se non per dire qualcosa.
E prendere fiato.

“Hai avvisato Glam?”

“Sì … Lui capirà”

“Un sms?”

“Semplice ed indolore … Ne ho già dovuto metabolizzare a sufficienza, Jude, non sei d’accordo?”

“Sì’ … Lo sono Robert … Dai, andiamo, il taxi è già qui sotto.”




Geffen gli baciò la fronte spaziosa.

Si era tolto la mascherina di protezione, del resto non serviva più a molto.

“Vi prego … Fate un ultimo tentativo …” – disse in lacrime.

I segni del defibrillatore sembrarono vibrare, sotto la pelle di Jared, all’apparenza esanime.

“Si sposti, ma sarà inutile”

Pioggia.

Camici bianchi, che diventano nuvole.

Le risa degli scolari, fuori la scuola.

Turbine di voci, mescolate alla loro corsa, verso l’infinito.

“Ti amo ...”

Come gocce, del più incantevole stillicidio, volano dal mio cuore, ai tuoi occhi, fatti di zaffiro, così compatibile al mio turchese.

“Perditi, senza paura di non ritrovarmi, perché io tornerò da te, Jay.
Per sempre.”




I palmi delle mani di Colin si incollavano e scollavano dal vetro, scuotendo quella barriera, tra lui, l’equipe medica, Glam ed il corpo di Jared, che i monitor davano come spento.

Finito.

Affidato all’oblio.



Epilogo

Tre mesi dopo ……… Nakama


La corsetta di Isotta si fermò alla balaustra, del secondo piano.

Il profumo dell’oceano, si mescolò ai suoi lunghi capelli, con il vento e la salsedine.

“Papi Glam, è arrivato papi Colin!” – esclamò lei, felice, indicando il moro, appena spuntato oltre ai cancelli della villa di Palm Springs.

“Sì, lo vedo principessa, vagli incontro, io scendo tra un minuto” – le disse lui, sorridente, gli occhialini inforcati per leggere un dossier, dalla copertina celeste, che Hopper gli aveva consegnato la mattina stessa.

“Ok! E Lula?”

“E’ in spiaggia … Con gli altri”

Farrell accelerò l’andatura, fino ad abbracciarla e sollevarla.

“Ehi splendore, ma sei cresciuta, farai la modella!” – la accolse Farrell, con la gioia nello sguardo liquido.

“Papi Glam ti aspetta di sopra”

“Sì, lo so e …? Ok, ci vediamo tutti a tavola?”

“Allora ti fermi?! Sì!!” – esultò.

“Ho rimandato il volo … Mi sembrava giusto così …” – ammise più assorto, guardandosi in giro.

Geffen lo salutò, invitandolo a raggiungerlo.

Appena chiusa la porta del suo studio, i rumori intorno divennero più ovattati.

“Prego … Vuoi da bere, Colin?”

“Sì, grazie, una tonica … Jared è con Tom?”

“Sì, giusto lui riesce ad avere pazienza, in questo periodo di riabilitazione”

“Jay è un paziente difficile?”

“Si approfitta della loro amicizia, questa è la verità”

Risero.
Sereni.

“Forse anche i preparativi per il vostro matrimonio, lo stanno agitando, mi ha giusto scritto una e-mail” – accennò l’ex ragazzo di Dublino, prendendo una penna dalla tasca della camicia aperta a metà, sul suo busto abbronzato ed allenato, per un nuovo ingaggio.

“Forse …”

“Dove devo …?”

“Qui e qui … Il divorzio avrà effetto immediato Colin … Nel caso anche tu avessi dei progetti, ecco”

“No, assolutamente” – e tossì, per poi dissetarsi.

“Jay ti aspetta, vai a salvare Tom”

“Ok, li raggiungo … Ci sei a pranzo?”

“No, torno a Los Angeles, per un’udienza e poi devo vedere Robert: sono rientrati dall’Inghilterra, per … Per la cerimonia, Colin”

“Ovviamente” – e sorrise un po’ meno rilassato.

“Ovviamente.”




Leto si sbracciò, congedando Hiddleston, che sarebbe rientrato in città con Geffen, facendosi dare un meritato passaggio.

Incrociò Farrell, con un saluto veloce ed affettuoso.

Jared ebbe un fremito di trepidazione, poi mollò le stampelle, saltellando sino a suo marito.

Anzi, al suo ex, ormai.

“Ciao Cole, questa caviglia non ne vuole sapere di guarire!”

“Se rimanessi un po’ fermo ed ubbidissi ai consigli di Tom, forse cammineresti da un secolo!” – rise, stringendolo forte.

“Ciao Colin …” – disse più intenso Jared, tornando a guardarlo.

“Ciao … Ho provveduto a”

“Sì, lo so” – la sua voce si incrinò un minimo, ma poi tornò ad un’espressione solare.

“I bimbi arriveranno domani, Yari e Misaki saranno alla End House stasera”

“Dal Messico? Sempre in giro quei due eh?” – e si schiarì la voce, tornando a stendersi su di un lettino prendisole.

Farrell si sedette sul bordo, sfiorandogli i capelli, cresciuti abbastanza, da coprire i segni di Parigi.

“Siamo nel pieno delle vacanze estive, Jay, ma nessuno mancherà alle nozze”

“Nessuno tranne … Ok, ti capisco … Vai a Boston?”

“Sì, iniziamo a girare lunedì, così mi ambiento, magari faccio le bizze per la suite” – ed ammiccò, simpatico.

“Con Taylor?”

Farrell annuì, mordendosi il labbro superiore – “Infatti …”

“E’ stato carino trovargli una particina … La prossima volta ricordati anche di me, gallina vecchia fa buon brodo!”

“Ma dai Jared ahahahah”

E poi, silenzio.

“Ok Cole … Mangi con me? Continuo a fare fatica, però il peso è stabile, adesso” –disse più serio.

“Sì, lo vedo … Sei in forma … Sei … Sempre il mio Jay” – e lo abbracciò.

Castamente.

Leto lasciò scivolare la propria guancia sinistra, su quella destra di Farrell e poi gli diede un bacio, a stampo, imprimendo sulle labbra di Colin, il suo sapore.

“Nakama …” – sussurrò il front man.

“Cosa …?”

“In Giapponese, amici intimi, è questo che noi siamo, ora, Colin, giusto?”

“Sì … Giusto.”



                                                                                     Tbc …




 ISOTTA





E forse c'è ancora qualcosa da dire, qualcosa da raccontare ...
Un grazie immenso, a chi mi ha seguito, anche in Life, a chi ha recensito, preferito, ricordato ...
Vi abbraccio tutti, con tanto affetto :-)


Maria Rosa