giovedì 30 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 124

Capitolo n. 124  -  zen


“Aspetta un attimo …”
Geffen rispose a quella chiamata inattesa, ma poi si guardò intorno, allontanandosi ulteriormente dalla casa.

“Ok … Jude ciao … Come stai?”
Lui non parlò subito, respirava greve, angosciato.
“Jude …”
“Sì, sono qui”
La sua voce cristallina era rotta da un pianto ormai privo di lacrime.
Nessuna ostilità, in compenso, nel suo tono lacerato.

“Camilla è con te?”
“No … E’ con Sadie ed Iris … le adora … La mia ex moglie e mia figlia grande”
“Sì, so chi sono …” – replicò dolce l’avvocato.
“Ho preferito rimanere nell’alloggio dove … Ecco l’avevamo comprato con Robert”

Quella bomboniera, di cui i due attori parlavano spesso alle cene, divertendo i presenti con aneddoti buffi sulla loro convivenza londinese.

Law tossì, poi riprese – “Come sta Rob?”
“Gli manchi da morire” – replicò senza incertezze Glam.
“Adesso è dura, ma poi … Poi andrà meglio … Non ci credo granché, ma devo farlo per superare questo periodo, sai? E tu aiuterai Robert a fare altrettanto …”
“Jude io …” – prese un respiro, sentendo la salsedine pungergli gli occhi o forse non era ciò che li stava increspando di commozione.
“Io farò ciò che andrà fatto”


Chris giocherellava con il portachiavi, mentre Laurie aggiornava la cartella del paziente precedente.

“Potresti smetterla con quel coso? Mi dai sui nervi” – bofonchiò l’analista.
“Vedo che sei di ottimo umore” – ridacchiò il poliziotto.
“Hai forse copulato con Tom, per essere tanto giulivo?”
Chris avvampò.
“Sì, l’avete fatto” – concluse svogliato Hugh, riponendo il dossier ed aprendo quello del tenente.

“Chi ha infranto le regole?” – domandò secco.
“Io … Lui, insieme, insomma, mica gli sono saltato addosso!” – protestò il biondo.
“Ci mancherebbe …”
“E poi abbiamo un progetto!”
“Andare a Disneyland?”
“No … Cioè sì, magari in futuro, con … Con il nostro bambino”
“Tom è incinta?”
“Smettila doc!” – ruggì.
“Non l’avevi mai fatto Chris …”
“Co cosa??”
“Chiamarmi doc” – ringhiò assottigliando le palpebre.
“E questo sei! Puoi chiamarmi piedipiatti, se ti fa piacere” – e con una grassa risata, Hemsworth pose fine alle ostilità.  


Robert stava in piedi davanti al comodino, guardando fisso verso il ripiano, dove c’era una scatoletta aperta.
Iniziò a tormentarsi l’anulare, dove la fede matrimoniale e quella del rinnovo delle promesse, luccicavano, colpiti dai primi raggi del mattino.
Glam era uscito e lui avrebbe voluto fosse lì, a cingerlo da dietro, come faceva sempre, assorbendo il suo corpo ancora troppo magro, ma, soprattutto, le sue inquietudini.

Le tolse.
Le guardò.

Stava per scoppiare a piangere, ma trattenersi era anche peggio.
Spaccava il cuore.

“Rimettile tesoro … Ti prego.”
“Glam …” – si voltò di scatto, facendo cadere gli anelli.
Geffen si avvicinò, scendendo in ginocchio, per prenderle, poi gliele rimise – “Dovrebbe farlo Jude, è un suo diritto … Insindacabile” – si rialzò lento, senza lasciargli andare i polsi.
“Glam io …”
“Lo so piccolo” – sorrise – “E so che abbiamo commesso tutti degli errori, siamo stati avventati, stupidi, gelosi, arroganti, almeno sino ad un certo punto della storia” – scrollò la testa, come a volere cacciare pensieri inopportuni.
“Ho … tanta paura …”
“Non devi Robert, tra poco sarà tutto finito …”
“Penso di … di non farcela a”
“A prendere l’air bus, poi il volo sino a Londra? Ti starò vicino, finché non sarai … nuovamente al sicuro, vicino a Jude” – e lo strinse forte.
“Ti amo così tanto Glam …”
“Non torneremo indietro e staremo bene, te lo prometto Rob” – e gli diede un bacio, impedendogli di aggiungere qualunque altra considerazione, perché Geffen non ci avrebbe ripensato e si sarebbe odiato, in caso contrario.



La fila di seggiole allineate nella sala d’attesa, si svuotò a poco a poco.

Prima si alzarono Robert e Glam.
Poi Colin.
Jared.
Infine Peter, Vassily e Lula.

Il viaggio sull’air bus, prima di quello scalo intermedio, era stato silenzioso e carico di sguardi sfuggenti.
Ora, andavano tutti in direzioni differenti.

Geffen e Downey a Londra.
Farrell a Dublino.
Leto a Los Angeles.
I body guard e soldino di cacio alle Hawaii, da Kevin e Tim, aggiornati sommariamente sui fatti di Lasysos.

Clint aveva regalato a Glam un libretto con gli aforismi giapponesi, che l’uomo amava leggergli quando erano a pesca.
Un bel ricordo, pensò Geffen.


Il giorno prima

Farrell gli aveva dato appuntamento al caffè all’aperto del resort.
C’era poca gente a quell’ora, la calura era insopportabile.
Jared, in compenso, aveva i brividi.
Indossava una felpa inadatta a quella stagione.

“Hai la febbre?” – gli chiese Colin, senza neppure salutarlo.
“No …” – replicò mesto il cantante, incrociando le braccia sul petto, dopo essersi accomodato.
“Cosa prendi?”
“Niente. Possiamo levarci da qui?”
“Per andare dove, scusa?” – bissò brusco l’irlandese.
“In … In un posto più tranquillo …” – Leto si guardò in giro – “Più appartato, insomma” – aggiunse nervoso, senza guardare il cameriere, in attesa di qualche disposizione.
“Due tè freddi, grazie” – disse l’attore, congedandolo.
“Colin senti”
“Non ho più tempo, né di ascoltare i tuoi giri di parole e tanto meno di cercare un posto appartato per scopare ed andare avanti ad ogni costo” – ribatté a muso duro.
“Non ti rendi nemmeno conto di quello che dici” – sibilò, mentre l’addetto del locale stava posando l’ordinazione.
“Sbagli, so perfettamente quello che dico, ci ho rimuginato tutta la notte”
“Hai dormito su di una panchina, Cole?”
“E tu? Sei andato da Geffen? Ovvio”
“Sei tu che mi spingi sempre a farlo!”
“Questa è una fandonia Jared, per non definirla peggio! Una volta non scaricavi sugli altri le tue responsabilità, stai peggiorando”
“E tu”
Leto non concluse la frase, provando ad alzarsi, ma Farrell lo afferrò per il polso destro, costringendolo a rimanere.
“Mi fai male, cazzo!” – sbottò, incurante dei pochi avventori, che si erano sparsi sotto gli ombrelloni, negli ultimi dieci minuti.
“Già tu sei così fragile, così indifeso: quando, però, hai voluto umiliarmi e tradirmi, la tua determinazione non ha mai conosciuto ostacoli: hai due facce, anzi parecchie direi, una per ogni occasione e per me sempre quella più affabile e suadente!”
“Perché mi stai trattando in questo modo … neppure quando”
“Quando mi mollavi alla End House per volare ad Haiti, per farti sbattere dal tuo Glam?! Nemmeno ci riuscivo, talmente ero fatto di psicofarmaci, sai Jared?”
Leto chiuse gli occhi, riaprendoli feriti e lucidi – “So perfettamente, Colin, quello che prendevi perché schiacciato dalla tua immaturità, incapace di ASSUMERTI la colpa per avermi esaurito dopo un anno di assenza per seguire il successo e la fama incondizionata, puntando ad un Oscar, come nel più classico dei cliché! Mentre la nostra vita, LA VITA CHE MI AVEVI PROMESSO, doveva essere diversa, speciale, unica!! Se fossi stata una donna mi avresti messa incinta ad ogni ritorno, come un marinaio alcolizzato, per poi rifuggire insieme ai tuoi compari, nello specifico Jude e non solo! In compenso mi hai sempre corrotto con l’adozione di nuovi figli, portandomi a credere che tu fossi UN UOMO SINCERO!!” INVECE ERI UN EGOISTA ED UNO STRONZO E LE PAROLE DI OGGI LO CONFERMANO A PIENO!!”
La brocca dell’acqua era piena a metà.
La stessa finì addosso a Farrell, un istante dopo.


“Un bambino, Chris?”
Laurie era perplesso.
“Sì, un’adozione … Cosa ne pensi?”
“Cosa ne pensa Tom, piuttosto”
“Lui mi è sembrato … incerto … L’ho di sicuro spiazzato” – sorrise a metà.
“Paradossalmente abbiamo lo stesso …”
“Problema, Hugh?”
“No, assolutamente. Definiamola circostanza, anche con Jim ne stavamo discutendo in armonia … Cioè io me la sto facendo sotto” – ed il risolino che ne seguì confermò lo stato d’animo dell’analista.
“Tu pensi che io non sia pronto? Questi appuntamenti dovrebbero darmi un sostegno anche in questo, no?”
“Certo … Dovreste pensare prima a risolvere i vostri problemi di coppia. Se farete entrare un figlio nel vostro rapporto, siate almeno capaci di non riversare poi su di lui ulteriori problemi, derivanti dalla sua presenza.”
“Sono consapevole del fatto che ogni cosa cambierebbe, dai ritmi, alle abitudini”
“Appunto Chris, non saresti più tu il pargolo di casa Hiddleston!” – sottolineò buffo, ma sagace.
“Quindi meglio rallentare …?” – replicò sconfortato.
“No, meglio ricostruire, sanare, rimediare e poi … Progettare, partendo da un nuovo inizio. Che te ne pare, piedipiatti?”




mercoledì 29 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 123

Capitolo n. 123  -  zen


Il sapore della coperta era un misto tra il borotalco e l’olio all’eucalipto.
Disgustoso.
Tom, però, l'avrebbe strappata a morsi, mentre Chris lo stava facendo venire per la terza volta.
Od era la quarta?

Il tenente gli aveva chiesto di mangiare giusto un hamburger insieme, dopo giorni di cibi pronti, scaldati nel micro onde del loro appartamento e consumati in perfetta solitudine, come un cane bastonato.

Tom era stato ospitato a villa Meliti, per lavoro: l’odiosa cervicale di Carmela traeva giovamento dallo shiatsu effettuato dal terapista, mentre quest’ultimo godeva della cucina della moglie di Antonio, molto gentile e cordiale, nel giocare a carte insieme a lui ogni sera.
Senza trascurare l’assegno esorbitante, che l’uomo gli aveva staccato, estremamente grato per il sorriso ritrovato dalla moglie, grazie all’intervento di Tom.

Iniziarono a baciarsi, inebriati da una frase inaspettata pronunciata da Chris.
“Concepiamo il nostro bambino, Tommy … Lo voglio assolutamente”
Una parte di Tom voleva eccepire su quel concetto, ma l’anatomia non importavano a nessuno dei due: il loro progetto, finalizzato all’adozione, aveva lo stesso peso, la medesima intensità.
Se non maggiore.
L’essenziale era crederci.

Avevano fatto l’amore.
Poi scopato.
Rifatto l’amore.
Ora stavano di nuovo scopando, oscenamente complici, Chris tra le cosce di Tom, riverso sul lettino dei massaggi, la bocca spalancata in ricerca di ossigeno, ormai bruciato e divorato dai rispettivi ansiti, mentre se lo sentiva entrare ed uscire, senza alcun freno, forte di una virilità inaudita, peculiarità esclusiva del poliziotto, che gli aveva cambiato l’esistenza.


Qualche flash chiazzava il buio.
La discesa alla piazzetta di Lasysos, delineata da muretti in pietra, sui quali si riunivano drappelli di adolescenti, si animava di qualche commento e pochi scatti, al passaggio di Colin.
Lui guardava fisso davanti a sé, le mani in tasca, la testa vuota.
Una ragazza gli chiese un autografo e di fare una foto.
Quella che gli mostrò, raffigurava l’attore con Jared, sul set di Stone.
“L’ho visto un sacco di volte, è un film bellissimo” – esordì lei, che forse aveva vent’anni ed a Farrell sembrò incredibile come le potesse interessare ancora, dopo tutto quel tempo.
Dopo quell’eternità.
“E’ stato l’errore più grossolano della mia vita, accettare quella parte.” – la freddò.
Poi fuggì via, verso i vicoli, con l’impellenza di vomitare anche l’anima.
Aveva detto una cazzata, dettata dalla rabbia, pensò.
Gli bruciò poi, tra i pensieri, un termine ben diverso: abominio.


“Anche tu non riesci a dormire Glam …?”
Downey glielo chiese, raggomitolato contro il corpo massiccio di Geffen, dandogli la schiena.
L’avvocato posò un bacio sulla nuca dell’attore, respirandogli nel collo la propria angoscia – “Sono frastornato Rob … Così felice di averti qui”
“Però?” – lo interruppe, girandosi, intrecciandosi a lui, con gambe e braccia, completamente nudi.
Glam sorrise, in quella rifrazione d’argento e turchese, come i suoi occhi lucidi.
“Però l’ho desiderato talmente tanto questo momento di noi, Robert, che ora non riesco a crederci: forse è banale come spiegazione, ma non so dartene di migliori, sai?” – ed inspirò, stringendolo caldo a sé, per togliergli ogni male terreno.

Fu questa la riflessione di Downey, nel totale abbandonarsi ai suoi baci, adesso.


Vassily si immerse nel Mediterraneo, mentre Peter alimentava il fuoco, acceso poco distante dalla loro tenda.
Quella notte l’avrebbero trascorsa così, ricordando i tempi dell’addestramento nei marines sovietici.
Certo l’atmosfera era ben diversa e faceva un freddo allucinante, mentre l’isola di Rodi era un autentico paradiso.

“Ehi mi lasci solo?!” – esclamò gesticolando, in direzione del biondo, che si tuffò immediato.
Vassily lo raccolse, come se non pesasse nulla, nonostante anche Peter avesse una corporatura notevole, ma mai quanto il compagno, che iniziò a baciarlo con molta tenerezza.

“Siete carini, un sacco!”
La frase era un biascichio contorto ed inquinato dalla vodka, che Jared si era scolato in un bar, appena fuori il villaggio.
Aveva poi guidato sino a lì, con l’auto noleggiata da Colin, “scomparso nelle tenebre …”, spiegò ai body guard, preoccupati per il suo stato pietoso.
Jared piangeva ed imprecava alla luna, insultando sé stesso e gli spettri immaginari, con i quali combatteva, a pugni e calci, che andavano a vuoto, nell’aria fresca dell’imbrunire.
Vass se lo caricò sulle spalle, sedando le sue proteste, assai inutili per farlo desistere da quel salvataggio inevitabile.
“Peter rientriamo”
“E qui …?” – replicò deluso.
“Butta della sabbia su quei tizzoni, non vorrei che qualche coglione si facesse male … Poi semmai scendiamo di nuovo, ok?” – propose calmo.
“Ok …”
“Scu scusami Peter …” – singhiozzò Leto, ma nessuno lo rimproverò oltre.


Vassily bussò piano.
Geffen era ancora sveglio: guardava Robert dormire.
Era bellissimo.
Si separò lento da lui, indossando delle braghe ed una t-shirt, schiudendo la porta, con l’idea si trattasse di Lula.

“Capo abbia pazienza …”
“Vass … Che succede?”
“C’è un naufrago in cucina” – scherzò.
“Eh …?”
“Si tratta di Jared: temo abbiano litigato, lui e Colin …”


Lula prese la tazza con il nome di Jared.
Le aveva dipinte prima di coricarsi.
“Questa è tua zio … Il mio caffè ti farà rinascere!” – sorrise, porgendogliela, non senza scrutarlo turbato.
Leto lo guardò, scompigliandogli i capelli e notando che accanto al proprio nome, il bimbo aveva disegnato anche una triad azzurra.
“Sei … un amore …” – e lo strinse forte, ricominciando a piangere.
“Zio vedrai che tutto si sistema … Papà lo dice sempre”
“Vo volevo solo lui fosse felice … invece ho sbagliato ogni cosa … ogni scelta …” – balbettò, stravolto.
Lula gli diede una delle sue carezze a mano aperte, sforzandosi di mostrarsi sereno.
“Se almeno io fossi riuscito a non … a non deluderlo … Ho perduto gli amori più grandi della mia vita … e sono così arrabbiato Lula …”
“Anche con zio Robert?”
“Temo di sì … E’ un discorso … complicato …”
“Io lo capisco, sai? Tu credi che lui abbia avuto il privilegio di essere amato da zio Jude e da papà, perché malato …”
“E’ una considerazione cattiva, ma l’ho fatta Lula … Sei talmente sensibile”
“E’ accaduto perché ti senti abbandonato, però zio Colin e papà sapranno perdonare questa leggerezza … Sei ferito e nessuno riuscirà a guarirti, ne sei convinto, ma sbagli”

“Sto pagando per la mia arroganza”
“No Jared”
“Glam …”
“Ciao papà!”
“Soldino sei stato fantastico con zio Jared, ma ora vorrei parlare un po’ con lui, torna a nanna, ok?” – gli chiese amorevole.
“Okkei, torno da Brady, ma sul tavolo c’è la mia brodaglia, anche per te!” – e rise, fuggendo via, dopo avere dato un bacio al cantante.

“Hai … hai ascoltato, Glam?”
“Sì, eravate … incantevoli.”
“Già … Lula senza dubbio, però io mi sento uno schifo” – ribatté depresso.
“Dov’è Colin?”
“Non ne ho idea … Forse a sbronzarsi come me, ma non è più quel tipo di stronzo, mentre io sono fermo al palo, da quando avevo sedici anni, a quanto pare”
“E gli adulti avevano disatteso le tue aspettative, giusto?” – gli domandò pacato, sedendosi al suo fianco.
“Sì … Tu sai tutto di me” – tirò su dal naso.
Geffen sospirò – “Ho imparato ad avere pazienza, ad aspettare, grazie a te, sai? Era incredibile, ma avevi cambiato la mia indole”
“Credo relativamente a queste cose”
“No, anzi … Proprio perché a mia volta ero amareggiato e ce l’avevo con il mondo intero, tutto mi era dovuto e me lo prendevo, senza attendere, senza lasciare alternative a chiunque entrasse in contatto con il sottoscritto, nei sentimenti, negli affari … Prendere o lasciare, era diventato un motto, una … regola.”
“Usando un termine orrendo, ti avrei addomesticato, con i miei capricci?”
“Non lo erano … Le chiamerei esigenze, spesso legittime Jared” – lo guardò.
“Clint direbbe, muovi il culo ragazzo e smettila di lagnarti! Giusto Glam?”
Geffen rise – “Per averlo incontrato per poco, lo conosci bene il vecchio
“Abbastanza …”
“Non avrebbe torto, però certi traumi non li superi da solo e se avviene, le conseguenze talvolta sono pessime.”
“Tu sei andato oltre tuo padre, che ti pestava Glam, non sei diventato il peso di nessuno, quanto me”
“Puoi sminuirti finché vuoi, ma la verità è che hai tolto dalla merda Colin e chissà quanti altri amici hai salvato, vero Jared?” – bissò severo.
Leto fissò il vuoto, avanti a sé – “Ma non ho salvato me stesso … Pensavo funzionasse, ma non c’era mai un sollievo concreto, risolutivo …” – rivelò emozionato.
“L’hai mai provato, Jared? In qualche modo?”
“Sì … Con te Glam … L’ho sempre saputo, ma ho preferito restare insieme a Colin, seppure ti amassi e lui … Lui mi ha riconquistato, giorno dopo giorno, facendomi sentire speciale … semplicemente adorato … Eppure non bastava, se puntualmente languivo per te … Un perfetto idiota, a mettermi poi in competizione con Robert” – e deglutì a vuoto.
“Non penso si tratti di questo …”
Jared lo puntò  - “Tu lo ami? Sei felice per quanto ha deciso Jude?”
Geffen ebbe un’esitazione.
“Come … Come dicevo a Rob, sono confuso per … per la gioia”
“Ok … In fondo sei persino credibile” – si alzò, rimettendo il giubbotto di jeans sgualcito, come il suo aspetto, come il suo cuore.
“Senti Jared, cerchiamo Colin e”
Un suono lo interruppe.
Era il cellulare di Leto.
“Non serve, è lui. Sì, pronto”




martedì 28 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 122

Capitolo n. 122  -  zen


“E’ tutto così strano”
“Vuoi rimanere un po’ da solo, Robert?”
“Sì Glam … Ti dispiace?”
“No, affatto.” – lo baciò tra i capelli, prima di tornare verso casa, facendo un cenno a Vassily e Peter, poco distanti dagli scogli, dov’erano rimasti seduti a lungo, dopo avere salutato Jude e gli altri.


Poche ore prima …

Colin diede una gomitata a Jude – “Forse possiamo andare, Jared sta scendendo”
“E Robert?”
“Rob è impegnato con Glam” – replicò Leto, prendendo i pochi oggetti personali, lasciati su di una mensola del living.
Aveva un atteggiamento distaccato ed ombroso.
Farrell non fece fatica a capire cosa lo avesse infastidito.

“In che senso occupato?” – chiese l’irlandese.
Jared fissò entrambi.
“Nell’unico che quei due conoscano. E’ … vergognoso Jude. Hai la mia solidarietà, anche se non te ne farai nulla.”
Law annuì – “Puoi starne certo: non mi serve affatto la tua commiserazione.” – disse asciutto – “Io vado da Robert, vi raggiungo presto.” – e salì, con Camilla in braccio.

Downey sembrava svenuto, ma stava solo riposando la vista ed il cuore.
Appena avvertì i passi di Jude, guardò nella sua direzione, gli occhi lucidi, nell’incrociare sia i suoi che quelli della figlia.
“Amore …”
“Ciao Rob, siamo …”
Law guardò Geffen, che si spostò dal letto al davanzale.
L’uomo si passò le mani sulla testa rasata, quindi uscì, senza proferire parola.

“Siamo venuti a salutarti, Robert” – disse calmo.
“Papà non viene con noi?” – chiese tranquilla la loro principessa, sedendosi sul bordo, dove l’americano l’abbracciò.
“Jude io …”
“Andrà tutto bene, ti chiameremo da Londra … Ogni giorno”
“Vorrei parlarti senza”
“No, non è necessario: so che hai bisogno di questo, di rimanere qui o dovunque sia Glam, così lui, che ti ama più di ogni cosa … Forse anche più di me” – rise, mescolando un pianto prepotente, alla sincera dimostrazione del suo sentimento più radicato e limpido, nei riguardi del marito, come mai prima di allora.
“Ma ribadisco forse, Robert, perché credo che i tuoi … i tuoi briganti od angeli custodi, insomma Glam ed il sottoscritto, possano almeno vantarsi di essere accomunati dalle stesse emozioni, quando ti pensano, ti stringono … ti vivono.”
“Le tue intenzioni Jude, mi spaventano …”
“No, nessuna paura, nessun litigio, questo è … un atto dovuto. O qualunque cosa sia, so che ti farà stare bene, anche se proverai angoscia, come succede a me ora, però il sorriso di Camilla ci ricorderà sempre che siamo stati e saremo degli ottimi genitori, vero cucciola?”
“Vi voglio tanto bene … papà” – ed arrise, ai loro volti sfigurati da una tristezza, vanamente celata da sorrisi di circostanza.
“Ok, adesso voleremo in Inghilterra, dai tuoi fratelli, Cami, sono impazienti di vederti … ed io di ritrovarli”
“Jude …”
“Abbi cura di te” – e lo avvolse forte, racchiudendo tra i rispettivi cuori, quello di Cami, che appoggiò la testolina a quella tremante di Downey, esterrefatto e confuso.
Law gli diede ancora un bacio.
L’ultimo, prima di andare via.


Farrell stava troppo zitto.
Jared non sapeva come muoversi: c’era una barriera invisibile tra loro, tanto spessa quanto inattesa.
Faceva caldo.
Un caldo soffocante.

“Alzo il condizionatore … Ti spiace, Cole?”
“No Jay, l’avrei fatto anch’io” – replicò, continuando a fissare l’esterno, dalla finestra centrale della suite.

Il cantante tossì, riprendendo posto sul divano – “Chiamo i bambini …”
L’irlandese andò nel bagno, senza dare cenni di assenso o meno.
Era l’orario in cui telefonavano alla End House, anche per vedere i cuccioli nella nursery.
Erano così piccoli.

Farrell si barricò in quella sala di ceramiche e marmi, dove nella vasca idromassaggio aveva fatto l’amore con Jared non più di un giorno e mezzo prima.
Sembrava un’eternità.

Si sforzò di visualizzare nitidamente i volti dei gemelli, di Amèlie, poi di Florelay.
Rebecca, Violet ed Isotta erano cresciute, ma restavano le loro bambine; James, Henry e Yari ormai erano adolescenti.

Fece poi mente locale su tutti i torti fatti subire al consorte, dal loro incontro.
Con meno fortuna, provò a ridimensionare quelli subiti, soprattutto a causa di Geffen.

Glam Geffen.

Quel nome tornava e ritornava, come l’alta marea, inevitabile, in un ciclo senza fine.

Se solo avesse potuto prosciugare l’oceano.


“Ho preparato sotto il patio tesoro …”
Nel tono di Glam albergava il timore di importunarlo.

Downey era risalito alla torretta, stendendosi su di un lettino prendisole, dove armeggiava con il b-berry da qualche minuto.
“Jude è già in aeroporto …” – disse sussultando e mettendosi seduto.
Geffen si morse le labbra – “Ti porto da lui?” – chiese senza esitare, ma anche senza alcun rancore.
“No … No, Glam.” – ribatté assorto Robert, con il cuore tra le mani, le pulsazioni visibili nelle dita.
“Vuoi che rimanga o che ti aspetti giù, con gli altri, Rob?” – domandò senza più respirare.
“Mi sciacquo il viso … è pieno di salsedine …”
“Sì amore, certo” – gli sorrise, pensando alle lacrime salate, che Downey aveva versato dal saluto a Jude e Camilla.

Sarebbe morto per lui, per quella sconfinata tenerezza, che proprio insieme a Law aveva condiviso, metabolizzato, rielaborato e formalizzato, nell’assistere Robert …
Il loro Robert.


Colin tornò da Jared, rannicchiato sul davanzale, a mordersi le nocche, tutto aggrovigliato e scomodo, nell’attesa di lui.

“Andiamo a cena?” – chiese incolore il moro.
Leto lo guardò.
“Ho … la gola chiusa” – rispose emozionato.
“E’ stata una brutta giornata …”
“Sì Cole … Jude e Cami? Loro …”
“Volati via” – e controllò l’orologio.
“Ce ne andiamo anche noi?”
Sembrò una supplica.
Farrell inspirò greve, strizzando le palpebre e riunendo i fotogrammi, che poco prima aveva come snocciolato nel proprio cervello.

“No. Non senza avere chiarito alcune cose, Jay.”
“Come vuoi …”
“Quello che voglio”
Si interruppe, strinse i pugni, fissò un punto lontano dagli zaffiri di Jay, per i quali avrebbe ceduto, per l’ennesima volta.

“Quello che vorrei, Jared, è saperti mio, non come un oggetto sia chiaro, ma come la persona che ho sposato e scelto, con la certezza che tu stessi facendo altrettanto”
Leto si alzò, non senza difficoltà, come se fosse invischiato in qualcosa di impalpabile.

“Io sono qui, Colin”
“Sì, hai preferito me, a Glam, diciamo che” – rise sarcastico – “Diciamo che me la sono bevuta anche questo giro”
“E’ per quello che ho detto prima di lasciare la casa di Glam? A te ed a Jude, a proposito di Robert?” – chiese aspro, sentendosi all’angolo.
“Se dovessi elencare tutte le tue reazioni, le sfumature … Tu non sei riuscito a dimenticarlo, ad andare oltre, hai sempre tenuto il piede in due scarpe, anche se non ci scopavi, anche se non fuggivi più da lui a cercare ciò che io, secondo la tua opinione, ti negavo!”
“E’ di questo che hai parlato con Jude?!” – ruggì, azzerando la distanza.
“Te ne stupisci Jared …?! Se solo ti fossi specchiato, mentre mi colpivi dritto al petto, con il tuo rammarico, il risentimento verso Robert e Glam … Cosa diavolo hai visto??”
Leto vibrò, dall’addome agli zigomi e viceversa, facendo un passo indietro.
“Si … si stavano baciando e … E Glam gli ripeteva quanto lo amasse. Sei soddisfatto?”
“E quindi tu eri fuori dai giochi, di nuovo.”  - e fece un sorriso quasi beffardo, che ben presto morì in una smorfia dolorosa.
“Lo sono da un pezzo e così Glam dai miei, DAI NOSTRI! Soltanto tu non lo vedi!! E ti fai delle seghe mentali, istigato da Jude, in un copione aberrante!!”

La difesa si mescolava all’attacco, in un tentativo disperato di sanare quella situazione, destinata al peggiore degli epiloghi.

“Le mie erano illusioni Jared … Continuavo a correre, anziché camminare e guardarmi intorno … Mi rifiutavo di vedere ed aumentavo l’andatura, facendo finta di niente, NIENTE!”
“Colin …”
Il leader dei Mars riguadagnò quel minimo spazio, quasi artigliando quella porzione tra il collo e le spalle di Farrell, come spesso accadeva sul set, quando giocavano, smaniosi di baciarsi ed eccitati ancora di più dalla circostanza di non poterlo fare, in mezzo alla folla di colleghi ed addetti ai lavori.

“E’ … è come essermi voltato Jay, per vedere se eri con me,  ma in questo modo, mentre ancora fuggivo, andavo a sbattere contro ad un muro di ipocrisia, Jude l’ha definita tale, senza sbagliare.”

Leto mollò la presa, tornando verso le vetrate.
“Cosa dovrei aspettarmi, dunque? Le vittime eccellenti di Glam scappano a consolarsi a vicenda? E’ con Jude che vuoi stare?? No perché oggi posso aspettarmi di tutto DA TE, DA VOI!!”
“E’ questa la tua unica preoccupazione, Jared? Il tuo orgoglio inizia a sanguinare? Il mio cuore non ha mai smesso, sappilo.”

Colin parlava alla sua schiena e su essa si schiantò anche il rumore cupo, che fece la porta sbattuta dall’attore, in quello che sembrò un addio.








lunedì 27 maggio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 121

Capitolo n. 121  -  zen


“Vas e Peter dormiranno nella camera dove hanno trascorso la notte Jared e Colin, tu in quella accanto, ok soldino?”

Geffen stava facendo fare il tour dell’abitazione a Lula, tenendolo per mano.
“E se ho paura dei temporali, posso venire nel lettone, su alla torretta?” – chiese spalancando i suoi fanali.
“Puoi farlo sempre, tesoro” – e piegandosi, lo prese sul petto, dandogli un bacio tra i capelli umidi e salati.
“Okkei papi!” – esclamò, sbirciando poi gli zii in procinto di andarsene, anche se poco convinti, a parte Robert, in evidente imbarazzo.
Jared giocava con Camilla, Colin e Jude badavano a Preston, chiacchierando a mala pena con Clint, più divertito dai body guard russi.
Il clima era di leggera tensione, alla quale Glam parve sottrarsi, salendo alla propria stanza, ricavata da quella che Lula definiva torretta, perché la ricordava a pieno nella struttura, completata da una splendida terrazza vista mare, ampia ed assolata.

Downey li seguì a distanza, osservato dal marito, che con difficoltà nascondeva ansia e preoccupazione verso il suo stato emotivo.

Lula sistemò Brady sulla cassapanca, dove Geffen ricuperò degli asciugamani puliti – “Vai a farti la doccia, così poi mangiamo …” – gli disse dolce.
“Ora ci sono io qui con te, papi, non sarai più solo” – replicò affettuoso ed un po’ triste.
“Amore … Tu mi rendi felice come nessuno, non dimenticarlo mai”
Soldino annuì, trotterellando poi verso il bagno al piano, più spazioso di quello al primo livello della casa, dove Jared e Colin si erano amati con la consueta passionale disperazione, quando orbitavano intorno alla galassia Geffen.


“Siamo stati … inopportuni”
“Robert?”
“Ciao Glam, volevo salutarti prima di … Ecco noi torniamo a casa”
“In California? Oppure a Londra?” – chiese, perdendo un battito.
“E’ … è bella la tua alcova” – Downey provò a scherzare, avvicinandosi a lui con il timore di non farcela a reggere quelle sensazioni devastanti, come se fosse sull’abisso di una fine imminente.

“Non lo so ancora Glam … Jude vuole rimanere a Lalysos, per Camilla soprattutto, il clima le fa bene” – spiegò tormentandosi le mani.
Geffen gliele strinse, ormai erano faccia a faccia.
“Tesoro sai che puoi contare su di me: non darti pena; dovresti trascorrere le vacanze dove sei più a tuo agio, visto che la convalescenza non è ancora conclusa. Cosa ne dici?” – gli propose con quel garbo tipico dell’affezione, che lo univa all’attore.
“A me dispiace per troppe cose …” – ribatté in crisi di ossigeno.
“Rob …”
“Il mio cuore va in pezzi, è crudele tutto questo … è ingiusto” – iniziò a tremare, in una convulsione preoccupante.

Geffen lo strinse, poi lo sollevò, adagiandolo sul letto, provando a calmarlo.
“Robert! Dio mio non fare così, io sto bene, ok?” – esclamò agitato.
Le sue lacrime erano copiose, quanto l’agitazione, che attanagliava il suo corpo esile.

Jared era arrivato sino a lì per congedarsi, ma quando li vide, si bloccò a cima scale, come impietrito.

Glam stava baciando Robert, forse nel tentativo di sedare quella reazione scomposta, forse perché il compagno di Jude, glielo aveva chiesto, per tutto l’amore che sembrava esplodere in quell’ambiente arredato di bianco, celeste e qualche macchia di lavanda, nelle suppellettili e nella teleria.

Quando si staccarono, i loro profili ritrovarono quell’incastro così congeniale, che non aveva più bisogno di parole.
Ciò nonostante, Geffen avrebbe voluto fermare il tempo.

Ignaro della presenza di Jared, almeno quanto Robert,  l’avvocato gli diede ancora un bacio, sussurrando un accorato – “Ti amo tanto …”

Leto sembrò disciogliersi, lungo quegli scalini, dopo che le sue palpebre si erano chiuse lentamente, per riaprirsi su quel legame improvvisamente riemerso con un vigore inaudito.



Jude ripose gli abiti di Camilla nel trolley.
Farrell era come stampato contro la parete, immobile testimone dei suoi gesti, ma, specialmente, incredulo e sbigottito.

“Tu non puoi permettere questo …”
“Sbagli Colin, non intendo assolutamente ostacolare Robert, nella sua scelta.”
“Ma è assurdo!!” – gli urlò alle spalle, afferrandole poi, per girare il biondo a sé.
Law sorrise, in un misto di rassegnazione e serenità, che l’irlandese non sapeva spiegarsi.

“Lo fai per la malattia di Rob??” – tuonò, con l’esigenza di avere una valida giustificazione da parte del suo migliore amico.
“No … Lo faccio per Rob e basta. Lui ama Glam e non esiste nulla, in cielo od in terra, a fargli ritrovare la gioia di vivere, se non stargli accanto. Ho solo rimandato questo istante, ho provato persino a porre fine al loro rapporto nella maniera più drastica ed assurda … E’ stato inutile, almeno quanto credere, da parte tua, che Jared lo abbia dimenticato.”
“Cosa centra lui ora?!”
“In che mondo vivi Colin …? Od in quale galassia? Il tormento che annienta Jared ha mai avuto fine? No, dimmelo, è essenziale!” – sbottò.
“Lui ed io ci amiamo … Jared ha scelto me” – bissò gelido.
“Ti ha scelto, dunque? E la gelosia, lo spasmo, che corrode ogni sua movenza, ogni sguardo o considerazione, quando Glam è ad un passo da voi, tu questo non lo percepisci?? E’ identico al sentore, che stava devastando Robert ed io ho scelto per la sua felicità, rinunciando alla mia! Perché lo amo, hai capito?? E non è bastato e non sarà mai così Colin!! Nessun amore può spazzarne via un altro, se questo è di una simile portata, convinciti di questo e capirai quanto il vostro matrimonio è un’agonia!!”

Farrell fece un passo indietro, scuotendo la testa.
“Io ho semplicemente combattuto per la nostra famiglia, per quello che lega Jared e me da una vita … Questo è il vero amore, fatto di battaglie, non di rese come la tua Jude” – ringhiò refrattario ai suoi ragionamenti.
“Sia tu che io abbiamo perso la guerra. Questa è la verità Colin. Solo questa ed è dannatamente reale, altrimenti non vedresti più Jared reagire come ti ho spiegato, come TU sai, solo che fa troppo male ammetterlo, in particolare oggi.”

Irish buddy prese un respiro profondo – “Cosa farete quindi? Divorzierete, forse? Robert sposa Glam? E Camilla?? Di vostra figlia cosa ne sarà, Jude??”
“Glam adora Camilla, se no non si sarebbe sacrificato come è avvenuto … Ci impegneremo tutti a farla crescere circondandola di affetto e presenza, mutando lo stretto necessario” – illustrò con calma.
“Privandola di un genitore, della solidità coniugale, vorrai dire!”
Law rise con amarezza – “Cristo Colin … E tu cos’hai fatto con James? Te ne sei scordato? Non voglio tacciarti di ipocrisia, ma non posso farne a meno.”
“E’ stata una pessima idea questa vacanza … Ci vediamo a Los Angeles” – concluse brusco la loro conversazione, guadagnando l’uscita, ma l’ultima frase di Jude lo trattenne per pochi secondi.
“Sto andando a Londra, per due settimane, vedrò il resto dei miei, dei nostri figli. Robert sa dove trovarmi ed io so che è al sicuro. Buon ritorno a casa, ciao Colin, salutami il tuo … Jared.”