sabato 7 gennaio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 14

Capitolo n. 14 - sunrise


Lula stava già dormendo, per fortuna.
Kevin era come svenuto sulla spalla di Jared, che non aveva parole per consolarlo.
Come Colin era attonito e ferito, da quanto aveva fatto Geffen.
Razionalmente nessuno di loro era stato immune da errori e tradimenti, ma in quel momento così delicato, le responsabilità di Glam assumevano un peso schiacciante.
Per Geffen fu comunque semplice sapere dove si trovasse il compagno: si fece accompagnare ai cancelli della residenza di Meliti da Sveva.
“Ti ringrazio, ma ora torna a casa, ti chiamerò presto.”
“Glam …”
“Sono mortificato per la reazione di Kevin, ma è palese quanto la colpa sia unicamente mia. Tu non conosci ciò che ci ha legato e diviso, ho sbagliato a coinvolgerti.”
“Temo di averlo deciso da sola …” – e sorrise imbarazzata.
“Devo andare Sveva …”
“Ti aspetto a casa …?”
“Sei coraggiosa …” – ed inspirò, provando fitte ovunque.
“Glam io non ti lascio in pasto a …” – “Ehi … Loro … loro sono la mia famiglia, non che questo mi salverà da giudizi ed insulti … sono condannato senza appello, ma saprò uscirne vivo.”
Le diede un bacio e poi scese, dirigendosi verso il viale d’ingresso zoppicando leggermente.
Stava iniziando a piovere, mentre la berlina di Sveva si avviava lenta in direzione della valle.


“Faccio portare del tè o latte con biscotti …”
Nel dirlo Colin si accovacciò a fianco di Jared e Kevin, scompigliando i capelli ad entrambi.
“Grazie tesoro … forse del gelato … che ne pensi Kevin?”
“No … ho lo stomaco chiuso …” – rispose con sguardo vitreo.
Jared si sporse un poco, vedendo un lampeggiare di arancio: erano le lampade dei cancelli, che si stavano schiudendo, su approvazione di Meliti.
Farrell andò alla finestra, scorgendo Glam, quasi fradicio, incedere a fatica e con il fiato corto.
“Cazzo …” – sussurrò, sparendo poi in corridoio.
Lo raggiunse in pochi secondi, provando un crescendo di odio e commiserazione.
“Cosa vuoi ancora?!!” – gli urlò ad un metro da lui, prossimo a perdere conoscenza, per gli effetti dei farmaci.
“Colin lasciami andare da Kevin e da Lula, ti … ti supplico …”
“Vattene!! Tu non sai quanto l’hai ucciso e … e quanto le tue maledette stronzate possano ferire anche il mio Jared!!”
Geffen allargò le braccia, appoggiandosi poi ad una provvidenziale panchina.
Kevin si accorse di lui, come se ne avvertisse la presenza.
Arrivò a carponi al davanzale, incapace di sollevarsi.
“Daddy … è … è ferito Jared …” – disse strozzato dal rimorso.
Lui lo trascinò distante da quella visuale – “Non ti merita! … Non … non merita più niente da te e da noi … lo detesto … Kevin io lo detesto!” – gemette in lacrime.
“Come farò con Lula …? Come farò?”


Meliti nel frattempo, scortato da Carmela, sotto ad un enorme ombrello, si unì a Colin, con aria severa, quanto risoluta.
“Tu … tu sei un essere ignobile, hai toccato il fondo, non so come riesca a trattenermi senza farti fuori, lurido topo di fogna!! In una di quelle stanze c’è un innocente, oltre ai miei figli tanto stupidi da averti amato davvero!” – sembrò ruggire – “E’ per Lula che adesso ti sistemerò in una camera, ma guai a te se ne verrai fuori senza il mio permesso!!”
Geffen lo incenerì di rimando, ricaricandosi di una rabbia debordante – “Tu non dai ordini a me ed a mio marito, tanto meno su nostro figlio hai capito!!?? Potrei mandare in galera Kevin per quello che ha fatto stasera, ma non lo farei nemmeno sotto tortura o spinto dalle tue inutili minacce!! VOGLIO VEDERLI E SUBITO!!!”
Alle loro spalle, la voce di Kevin era flebile, ma ferma.
“Nonno devo pensarci io. Tornate in casa … grazie.”
“Kevin …” – mormorò Glam, provando ad avvicinarsi a lui.
Meliti lo lasciò passare, ritirandosi insieme a Carmela e Colin.
Geffen seguì i passi di Kevin, verso una dependance inutilizzata, ma sempre pronta ad accogliere gli ospiti, dove Antonio voleva appunto permettere all’avvocato di rimanere per incontrare Lula.


“Accidenti che temporale Marc …”
“Il cielo è parecchio arrabbiato direi …” – disse piano, baciandolo tra le scapole.
Erano a letto, ancora bagnati da un tuffo in piscina, in quel resort di Malibu, dove Hopper aveva portato Jamie a festeggiare.
“Sono stati mesi stupendi amore … grazie.” – e lo voltò a sé, accarezzandolo tra le gambe.
Jamie ansimò, aggrappandosi a Marc, che non chiedeva di meglio.
“Che idea meravigliosa, un bagno nudi a mezzanotte …”
“Ma sono solo le dieci …” – disse ridendo il ballerino, per poi sussultare al tocco invadente dell’altro.
“Marc … Marc!” – esclamò aprendosi a lui.
Hopper lo dilatò con calma, usando un gel, che Jamie adorava, come ogni sua iniziativa.
“Sono qui Jamie … dentro di te …” – e si spinse con l’indice ed il medio di quel poco sufficiente a dargli un piacere estatico e devastante.
Jamie mosse impercettibilmente i fianchi, in sincrono con quelle falangi madide di umori e sudore.
“Mioddio … Marc … Marc …” – continuò a ripetere, reclinando la testa e lasciando ad Hopper lo spazio per baciarlo senza freni sul petto, il collo, il mento, mentre sostituiva alle dita, il suo sesso turgido e pronto ad esplodere in lui.
“Non … non smettere di toccarmi Marc …” - e riportò la mano dell’altro alla sua apertura avida di emozioni oscene e spregiudicate.
Hopper lo assecondò, eccitandosi maggiormente, fino a raggiungere insieme l’ennesimo orgasmo.



“Mettiti comodo Glam.”
Geffen non se lo fece ripetere, crollando sul divano.
Kevin versò da bere: “Ne vuoi anche tu? Io ne ho bisogno.” – e tracannò un primo di diversi cognac.
“No, non posso, per … per l’anestetico …” – gli spiegò, come se avesse importanza per Kevin, che si appoggiò alla parete, fissandolo.
“Cosa vuoi da noi Glam?” – chiese secco, ma con la paura di venire meno da un momento all’altro.
“Da … da voi …?”
“Da quella che era la nostra famiglia, intendo.”
“Kevin ascoltami … te ne avrei parlato domani stesso, te lo giuro su Lula.”
“Cosa cazzo vaneggi??? Non nominare mio figlio!!” - esclamò esasperato.
“Lula è … è nostro figlio Kevin …” – disse debole, ma sostenendo il suo sguardo.
“Perché non mi denunci? Perché non vai sino in fondo, eh??” – ribattè con aria di sfida.
“A quale scopo …? Privare Lula di te, come vorresti fare con il sottoscritto, a quanto pare …”
Kevin azzerò la distanza tra loro, inginocchiandosi davanti a lui, brandendo i polsi di Geffen, che rimase interdetto.
“Guardale! Le tue mani, sudice di lei, di quella sgualdrina!!”
Glam strizzò le palpebre.
“Ora cosa vorresti farmi credere, di esserti innamorato? Ormai non potresti peggiorare le cose, ti conviene essere sincero, prima di strisciare di nuovo da lei e scopartela!”
“Servirebbe ad ottenere il tuo perdono Kevin … sapere cosa provo per Sveva?”
“Si chiama così …?”
Geffen annuì.
“Lula non me l’aveva mai detto, del resto non gli importa nulla di lei, così come a te, ma pur di umiliarmi ti convincerai che sarà un surrogato appena decente, per riempire il vuoto che noi lasceremo Glam.“ – e si rialzò.
“So di averti deluso definitivamente … cerchiamo di essere almeno dei genitori accettabili.”



“Non mi ha chiesto neppure scusa Jared …”
Kevin si era steso, chiedendo a Brandon un blando sedativo.
Kurt li osservava, seduto in poltrona.
Il dottor Cody controllò la pressione e poi preparò un paio di pasticche.
Jared era sul punto di avere un attacco di panico, che controllò a stento.
Colin risalì con del caffè e l’intenzione di confortarlo, senza sapere come riuscirci.
Pensò che fosse la notte peggiore, da molto tempo.


“Rob hai letto la posta di stamattina?”
“Cosa tesoro? No … che succede?”
“E’ arrivata una e-mail di Colin … leggila per favore.” – disse assorto, prendendo Camilla dal lettino, per cambiarla.
“Ok … mi stai spaventando Jude …”
“Si tratta di Kevin e Glam.”
Downey apprese velocemente dalle poche righe quanto avvenuto alla coppia, incrociando poi le braccia sul petto, come a difendersi da quella nuova tempesta.
“Non esiste pace … sembra una maledizione Jude.”
“Sai quale è la cosa che più mi logora Rob? Gli errori degli altri sembrano riaprire costantemente vecchie ferite mai rimarginatesi completamente.”
“E tu sai come la penso io amore: nulla di ciò che investe chi conosciamo o frequentiamo, dovrà più oltrepassare i confini del nostro legame.” – disse deciso, ma sereno.
“E’ ciò che voglio Robert.” – e si lasciò avvolgere e baciare, annullandosi in lui, senza riserve.



Glam Geffen

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