domenica 31 luglio 2011

GOLD - CAPITOLO N. 227

Capitolo n. 227 - gold


Jared entrò nella nursery, dove Isotta stava dormendo: c’erano soltanto delle piccole luci azzurre segna passi accese e si accorse che la piccola non era nella culla, solo quando si fu avvicinato ad essa: due grandi lampade a forma di uovo si illuminarono, rivelandogli qualcosa, di cui non si era minimamente accorto.
C’erano palloncini ovunque e mazzi di corbeilles di rose rosse.
Farrell lo raggiunse, con in braccio la loro principessa: si fermò sulla soglia, come ad ammirarlo: “Cole …” – “Senza di voi, io sarei davvero perduto Jay …” – e gli sorrise quasi timidamente.
I reciproci sguardi erano lucidi ed impazienti di un abbraccio, che non tardò ad arrivare.
“Amore mio … amore mio …” – continuava a ripetergli l’irlandese, cospargendo baci sul volto di Jared e poi di Isy, che sorrideva, ripetendo dei gorgheggi, somiglianti ad una sola parola “Ehi … sta dicendo papà o sbaglio?” – sussurrò Leto, ormai in lacrime.
Si strinsero tutti e tre molto intensamente – “E’ proprio nostra figlia, vero Jay?”
“Sì tesoro … sì …” – ed arrise alla sua gioia.
Quando si ritrovarono abbracciati e nudi, nel grande letto della loro camera, Colin sembrò molto più lucido e presente a sé stesso.
“Ti … ti chiedo perdono Jay … ho ricordato, una volta a casa, quello che era accaduto al ristorante e …”
“Non importa … non importa Cole …” – e lo baciò, ma l’altro voleva chiarire il suo punto di vista.
“Non si tratta soltanto di cancellare temporaneamente certe frasi inopportune Jared, ma anche di dirti delle cose cattive, reagendo male ad una tua attenzione, come stasera a cena, è assurdo, non trovi?” – domandò ansioso.
“Hai ragione …” – e si mise seduto, prendendolo per i polsi, con delicatezza.
“Forse era un effetto collaterale delle ultime pastiglie, quelle della vecchia terapia, ma io ne ho parlato con Brandon e lui mi consiglia una nuova tac, per controllare che non ci siano danni ai centri nervosi, quelli da cui dipendono appunto certi sbalzi di umore …”
“Faremo il necessario Colin, ma io continuo a pensare che si tratti solo di quelle sostanze, che da un lato ti aiutano, ma dall’altro alterano la tua percezione degli eventi e dei comportamenti altrui, ok?” – e sorrise, per rassicurarlo completamente.
Tornò ad accoccolarsi sul suo cuore, ormai sereno, tanto da assopirsi dopo pochi minuti, al contrario di Farrell, che rimuginò per un’altra mezz’ora, per poi crollare a propria volta, sino al primo mattino.


Chris si stava sistemando la giacca, senza colletto, tagliata su misura per lui: il suo abito era in un colore grigio scuro, che contrastava con la camicia bianca: “Sei bellissimo.” – disse Kevin sorridendo, mentre stava armeggiando con la scatola contenente i gemelli in oro.
“Sono … nervosissimo … e poco convinto.” – sospirò, sfilandosi quella casacca preziosa, andandosi a sedere su di una poltroncina.
“Che ti prende? Ansia da matrimonio?”
“No Kevin … ansia da stronzo.”
“C’è qualcosa che dovrei sapere? Sai, sono il tuo testimone.” – provò ad ironizzare, ma fu inutile.

Nel frattempo Rice era già al secondo bicchiere di brandy.
Shan inclinò il capo, piuttosto stranito da quel comportamento.
“Stai esagerando Owen …”
“Credi? Ma no …” – e ridacchiò, aprendo un cassetto, per estrarre una busta gialla.
“Cos’è quella?”
“Devi sapere che … che abbiamo due fidanzati molto … esuberanti!” – e gettò sulla scrivania una serie di foto ed una relazione, su carta intestata di un noto studio di investigazioni private.
Shannon si avvicinò, scrutando quegli scatti inequivocabili.
Si sentì mancare un battito, poi strizzò le palpebre – “Che intenzioni hai Owen?”
“Prego, caro?” – e rise sguaiatamente, crollando sul divano in alcantara verde.
“Ma dico, dai i numeri?? Stai per sposare un bastardo che continua ad andare a letto con il suo ex, che per la cronaca è l’uomo che amo cazzo!!” – gridò furioso.
Rice fece spallucce – “Amore … sì, lo so che ami quel troglodita di talento … Ma sai, Chris è come una di quelle splendide mogli copertina, che tutti ti invidiano, che … che persino la tua famiglia stima ed adora, a cui hai garantito ogni bene terreno ed … ed il tuo affetto incondizionato, che è brava a scopare, magari riesce pure a darti degli eredi …” – due lacrime rigarono il suo volto ormai sconvolto sulle sue stesse parole – “E quindi … quindi le perdoni qualsiasi piccola od immensa stupidaggine … GLI perdoni … Chris diventerà il mio sposo e se proseguirà la sua relazione con l’UOMO, che tu ami, allora renderò loro la vita un inferno, te lo prometto Shan.” – ed alzandosi, andò a stampargli un bacio, al quale il batterista dei Mars si sottrasse, con un gesto di stizza.

Geffen passò a prendere Josh insieme a Lula: Tomo gli disse che sarebbe andato per conto suo a Los Feliz, dovendo sbrigare prima una commissione.
Glam non fece caso ai suoi occhi arrossati ed all’inquietudine traboccante da ogni gesto del chitarrista; sorvolò sui dettagli e caricò i pargoli sull’hammer.
Lula era tutto preso a spiegare al suo gemello dell’incarico di paggetto, che lo avrebbe affiancato alla “sua” Violet, in modo così buffo da suscitare l’ilarità anche del padre.

Robert e Jude, posarono l’ovetto di Camilla su una delle numerose panchine, nel parco della residenza di Owen.
Iniziarono a baciarsi, completamente avulsi da quel contesto, che presto si sarebbe animato di almeno duecento invitati.
“Dovremmo … noi dovremmo …”
“Cosa Rob …?” – gli disse Jude, mordicchiando le orecchie piccole e perfette di Downey, che gemette piano nel suo collo – “Amore noi dovremmo entrare in casa …” – aggiunse a fatica, per poi catturare nuovamente le labbra dell’altro.
Law si fermò un istante, ridendo piano – “Secondo te, quanti letti ci sono in quel mausoleo?”
“Parecchi Judsie … ma non è il caso … ecco io pensavo che …”
“Zitto …! Tanto Camy dorme, la sistemiamo in un angolino della stanza e noi approfondiamo il discorso sul primo materasso libero.”
Robert gli leccò il mento, assaggiandolo poi con i denti – “Vorrei ricordarti, mio avvenente marito, che stanotte non ci siamo risparmiati.”
“Solo due volte Rob …!” – “Però lunghissime, Jude!!”
Esplosero in una risata; si rialzarono e finalmente si avviarono verso il salone addobbato per la cerimonia.


Pamela e le gemelle salirono sulla limousine noleggiata da Xavier e Phil, che erano in vena di fare i grandiosi, giusto per prendere un po’ in giro Rice, che in effetti era straricco.
“Ciao nino, tutto bene?” – chiese lei raggiante.
“Sì Pam … ciao, voi siete una favola, vero Phil?”
“Tre dee, santo Glam che si sentiva ispirato e grazie a te mia incantevole signora, che hai provveduto a tutto il lavoro pesante ahahah”
La simpatia di Derado era contagiosa.
Chiacchierarono amabilmente sino a destinazione.


Meliti sottobraccio a Carmela raggiunse Jared, Colin e tutti i suoi nipotini, che gli volarono addosso, ricoprendolo di affettuosità, che lui aveva imparato ad apprezzare a pieno, grazie alla sua curiosa famiglia acquisita.
Prese da parte dopo qualche minuto Jared, accigliandosi – “Come sta Colin?”
“Meglio, devo dire che Brandon lo sta aiutando in un modo incredibile, soprattutto con quel veleno che Cole deve assumere ogni giorno Antonio.”
“Tu come affronti il momento Jay?” – chiese poi con fare paterno.
“Ogni tanto ho qualche cedimento … ma sai che per lui sono pronto a qualsiasi sacrificio.” – e sentì un nodo allo stomaco, acuito dall’arrivo di Geffen.
Meliti lo squadrò, sorridendo amaramente – “E del nostro super eroe, cosa mi racconti Jared?”
“Il nostro … il suo aiuto è prezioso, ma per fortuna non è l’unico a sostenerci.”
“Perfetto … sai dove trovarmi, per qualunque evenienza. Ok?”- e gli fece l’occhiolino, riportandolo nella mischia.


“Posso …?” – “Ciao Tomo …”
“Perdonami Kevin, vorrei rimanere qualche minuto con Chris.”
“Ok … vado a darmi una rinfrescata.” – ed uscì, lasciandolo di fronte al suo più grande rimpianto, con straordinarie fattezze maschili.
“Ciao …”
“Quelle sono per me, Tomo?”
“Sì …” – e gli porse un mazzo di rose rosse.
“Ti ringrazio, non dovevi … cerco un vaso …” – disse, muovendosi nevroticamente per la camera, dove sarebbe stato impossibile trovarne uno.
Le appoggiò quindi al davanzale, sfiorandole con i polpastrelli, quasi a volerne catturare il profumo, come un’irresistibile tentazione, ma con il timore di pungersi.
“Per … per quello che può valere Chris, io …” – “No … Non farlo, ti prego, è già difficile, l’ultimo dei miei desideri è deludere Owen ed i suoi genitori …”
“Ed il tuo primo desiderio, quale resta Chris?” – chiese, puntandolo con le iridi liquide e tremolanti.
Chris ingoiò forse il boccone più amaro della sua esistenza – “Onorare le promesse che ci siamo scambiati, lui ed io, prima di … prima di ripetere vecchi sbagli.” – disse con fermezza, ma con il cuore in fiamme.
“Su questo hai ragione … Non ti importunerò mai più Chris.”
Uscì, come un fantasma, così come si era presentato, lasciando nell’aria l’aroma speziato di una colonia, che acquistarono insieme in Spagna, quando festeggiarono le loro nozze.
Kevin ritrovò Chris riverso nel bagno, aveva appena vomitato, le palpebre gonfie di pianto, l’animo a pezzi ed il vestito un disastro.

Rice era pronto.
L’immagine che gli rimandava la lastra d’argento, di quell’armadio dell’ottocento francese, era sporca di numerosi sbagli.
Shannon era rigido, in piedi davanti alla finestra: “Quella notte dunque, è stata una scopata e via, giusto Owen?”
La sua voce arrivò affilata quanto una lama forgiata secoli prima, come quelle esposte in alcuni corridoi.
“Ci saremo divertiti, ma ho esagerato con la tequila, non rammento un cazzo, abbi pazienza Shan.” - replicò come un estraneo.

Il wedding planner fece accomodare i presenti, distribuendo il programma del rito scelto dai futuri coniugi.
Owen si sistemò, accompagnato da Shan, accanto al pastore.
“Tuo fratello ha un’aria strana Jared …” – gli bisbigliò Farrell, aggiustandosi sulle ginocchia Isy, avvolta in un vestitino in tulle rosa.
“Hai ragione … mi sembra sconvolto.”
“A me Rice sembra brillo invece …”
“O gli sta per venire un infarto Colin … è rosso pomodoro in viso.”
Loro non furono gli unici a notare lo stato poco sereno di Owen, ma era scontato pensare si trattasse di lecita agitazione.

Chris uscì dalla doccia, mentre Kevin trafficava nel suo armadio.
“Ok, qui c’è di tutto, troveremo qualcosa di decente!”
“Kevin … lascia stare, non importa.” – disse il cantante dei Red Close, con una strana calma.
“Chris non scherzare!”
“Non sto affatto scherzando …” – mormorò sommesso, scegliendo un jeans chiaro ed una t-shirt bianca.
“Potresti andare da Owen e dirgli di venire qui da me?”
“Certo … vado subito …” ribattè sconfortato.

I camerieri iniziarono a girare con un aperitivo.
Geffen ne preso uno, passandone altrettanto a Kevin e poi a Jared e Colin.
“Attacco di panico?”
“No daddy … temo il peggio.”
Si erano appartati in uno studio, dove si aggregò anche Shannon, visibilmente turbato.
“Ehi fratellone …”
“Ciao Jared, salve ragazzi … c’è qualcosa di più forte da bere?”
Glam scovò una bottiglia di gin, dietro ad una serie di cornici in argento – “Ad Owen piace gozzovigliare …” – e ridacchiò.
“Sì … non me lo ricordavo quel nascondiglio … e pensare che questa è stata casa mia, un milione di anni fa.”
“Non così tanti Shan …” – disse Colin, posando il proprio calice ed accendendosi una sigaretta.
“Hai ricominciato cucciolo?” – gli chiese Jared, dandogli un bacio sulla nuca.
Farrell aggrottò la fronte – “Non … non saprei, fumavo prima?”
“Avevi smesso …” – e risero divertiti, senza più apprensione all’apparenza.
“Shan, ma Tomo?”
“E’ rientrato, mi ha avvisato con un sms, dicendo che aveva l’emicrania.”
“Ah capisco …”

Phil, Xavier e le gemelle Geffen stavano guardando alcune sculture, nel giardino d’inverno, mentre Pamela era impegnata al telefono, con una chiamata inaspettata.
Stava parlottando con una dottoressa, sicuramente amica di vecchia data, ritirandosi verso l’interno, mano a mano che la conversazione diventava coinvolgente.
Sembrò svanire nel nulla.
“Ma dov’è vostra madre?”
“Non era qui Xavier …?”
“Un attimo fa di sicuro.” – disse Phil – “Cerchiamola.”
Incrociarono Robert e Jude, che avevano appena lasciato Camilla insieme ad Isotta, con i Wong, che le controllavano al piano superiore, durante il sonnellino quotidiano.
“Ragazzi avete visto Pam?”
“No Xavier … qualche problema?”-“Non lo so Jude, credo che un medico l’abbia rintracciata al cellulare …”
“Un medico?” – “Sì Robert … una certa Karen …” – sembrò riflettere, concentrandosi su ciò che aveva ascoltato distrattamente.
“Karen Blissen?” – era sopraggiunto anche Glam, con il resto della sua compagnia.
“Il cognome non lo conosco … chi sarebbe?” – domandò incuriosito Xavier.
“E’ la ginecologa che abbiamo trovato qui in città, siamo andate ad un controllo due giorni fa papà.” – intervenne una delle due gemelle.
“So chi è tesoro, gliela ho raccomandata, è una cliente del nostro studio da anni …” – disse preoccupato.
“Andiamo a cercarla, avanti.” – disse Colin risoluto.
“E dove, qui è un labirinto …” – “Basta farle uno squillo Jared … Vero Glam?”
“Certo Colin, lo faccio hai ragione …”
Una suoneria sudamericana si animò nella zona sul fondo di quel passaggio da un’ala all’altra della villa.
Vi si precipitarono, per verificare cosa fosse accaduto a Pamela.
Lei stava camminando avanti ed indietro, sopra ad un tappeto – “Madre de Dios! Embarazada no puede estar embarazada!”
Geffen si rivolse alle figlie, sbarrando le iridi celeste vivo: “Incinta?? Chi di voi due è incinta??!”
“Incinta?? Ma nessuna di noi papàà!!!”
Pamela andò nell’altra camera, continuando in quella cantilena – “Embarazada a los cuarenta y cinco que no lo puedo creer!!””
Xavier precipitò su di una seggiola – “Incinta a quarantacinque anni ... Oddio ...”
Phil si grattò la testa – “Oh maldito ...”
Glam non riusciva a crederci – “Incinta ... Pam!! Ma chi ... dove?”
Lei tornò indietro, blaterando ancora, creando una situazione comica, alla quale non si poteva resistere.
Phil si piegò a consolare Xavier – “Nino adoraba a ser el padre!”
Geffen sembrò polverizzarlo – “Tu ... tu diventerai padre Xavier? Ma cosa state farneticando ...?”
Robert e Jude lo trattennero, anche se ovviamente l’uomo non aveva alcun diritto di adirarsi per quella circostanza, anche se Pamela era stata la sua donna.
Colin e Jared la recuperarono, visto che non tornava, accompagnandola su di una chaise long, mentre Shannon le portava dell’acqua e Kevin, inaspettatamente, la consolava.
“Cara! Oh scusaci, che idioti!” – esclamò Phil, andando a confortarla.
Xavier non tardò ad unirsi a loro, come Jude, Rob e le gemelle.
“Come farò ...?” – disse lei affranta.
“Come faremo, vorrai dire tesoro, noi saremo con te, se ci vorrai ...” – disse Xavier sgranando i suoi fanali verdi.
Lei sorrise, cercando anche l’approvazione delle figlie, che fu simultanea ed entusiasta – “Avremo un fratellino!” – esultarono.
“Oppure una sorellina.” – disse Colin, che versò del cognac per Geffen, che era stranito.
L’avvocato andò accanto a Pamela – “Cara, perdonami, ma sono rimasto ... mi spieghi cosa centra Xavier?”
Phil si intromise – “Se vieni di là, te lo spiego io Glam.”
Jude strinse a sè Xavier – “Rob, avremo un nipotino, incredibile!”
“Ehm ... sì, non pensavo di diventare ... nonno così presto ...” – ammise con un sorriso irresistibile, per poi posare un bacio tra i capelli del ragazzo, che gli sembrò terrorizzato, ma anche felice di quella inaspettata realtà.



giovedì 28 luglio 2011

GOLD . CAPITOLO N. 226

Capitolo n. 226 - gold


§ Ancora una volta, hai raccolto, in fondo all’orizzonte, la mia ultima lacrima Glam.
Forse è proprio là, in un punto che ancora non conosciamo, per mancanza di coraggio o per correttezza, che un giorno ci ritroveremo …
Ti guardo mentre dormi e sei … tu sei tu.
Non ti ho mai voluto così bene come adesso, grazie per avermi fatto sentire così.
Jared §

Geffen lesse quelle poche righe, su di un foglietto che Jared gli lasciò sul cuscino.
Era tardo pomeriggio, lui era andato via, lasciandolo riposare.
Si sentì stropicciato nelle emozioni, come le lenzuola che ancora sapevano di Jared, come il vogatore che aveva dimenticato: Glam lo avvicinò alle narici, inspirò, immaginando come sarebbe stato fargli l’amore dopo tanto tempo, ma quello che avevano condiviso era stato assai più prezioso.
Andò a farsi una doccia: lentamente le sue mani scivolavano sul suo corpo, che fremeva di sensazioni; appoggiato a palpebre chiuse, alla parete di piastrelle azzurrine, si masturbò.
Si sentiva bene e si sentiva male, però era come se dovesse farlo per completare quel giorno così strano, anche se di strano, nell’amare ancora Jared, non c’era davvero nulla.
Lo sentiva nei propri occhi, nei battiti, che gli permettevano di vivere per poterlo vivere, nelle gambe, da cui saliva la contrazione dell’orgasmo, che esplose, come l’ultimo grido libero, verso un cielo dolcemente triste, in un tempo dove le ore venivano scandite nella reciproca lontananza: eppure, così lontani, così vicini.

Kevin portò Lula a Los Feliz, così fece Colin con Violet, insieme a Simon, che non lo lasciava mai solo negli spostamenti.
Loro due sarebbero stati i paggetti d’onore al matrimonio di Chris ed Owen.
Erano trepidanti, nel fare il breve percorso, con i cuscini e le fedi: un fantomatico wedding planner, piuttosto eccentrico, li dirigeva come se si trattasse di una missione fondamentale.
Kevin e Colin ridacchiavano.
Arrivò anche Jared, dopo un sms di Farrell.
“Ciao tesoro, guarda i nostri cuccioli.” – disse accogliendolo con un sorriso radioso ed un bacio leggero.
“Ciao Colin, Kevin … sì sono bellissimi …”
“Lula è proprio cotto della vostra Violet, sono carini da impazzire … ceniamo fuori? Ora sento Glam.”
“Sì … ok …” – replicò Leto poco convinto, mentre Colin era distratto dagli strepiti del cerimoniere.
“Quello dove l’hanno trovato Owen e Chris? Ahahhaha A proposito, dove saranno?”
“Non ne ho idea … ah ora tocca a me, ho accettato di fare da testimone a Chris, mentre Shan lo farà ad Owen, buffo vero?” – e si allontanò.
Jared prese fiato, si sentiva teso ed avrebbe voluto essere da un’altra parte, ma, in fondo, semplicemente ancora al cottage di Geffen, che stava parcheggiando, dopo avere varcato l’ingresso monumentale, di quella residenza eccessivamente lussuosa.
Farrell gli andò incontro – “Ehi bell’uomo, allora ci offri aragosta e champagne stasera, vero?”
“Ciao Colin, come ti senti?” – ribattè con un sorriso, mentre celati dalle lenti scure, le sue pupille erano concentrate su Jared, poco distante.
“Brandon mi ha cambiato terapia, mi sento meno confuso ed ho molto appetito.”
“Perfetto, allora vada per il menù che preferisci … Ciao Jared.”
“Ciao Glam … dove ci porti?” – ed abbozzò un sorriso imbarazzato.
“Ha scelto tutto Colin, pesce e vino bianco, credo da Antonio, come al solito. Vado da Kevin e Lula … Violet è stupenda.”
“Sì … è stupenda …” – e si asciugò velocemente una lacrima dispettosa, inforcando gli occhiali da sole, per poi andare a recuperare la figlia.


“E … questa?? Dai Rob dammi retta!!”
La camera armadio era nel disordine più totale.
Jude non riusciva a trovare un abbinamento decente, per presenziare alle nozze di Rice, così da improvvisare una sfilata, davanti a Rob, che si piegava ormai dal ridere, con in braccio Camilla, allegra ed attenta agli abbinamenti del suo papà biondo.
“Tesoro ti sta bene tutto … non capisco quale sia il problema …”
“Il problema è che questo mi ingrassa, quest’altro mi sta largo e questi … questi pantaloni non … non si allaccianooo!!” - e corse in bagno a pesarsi, solo con i boxer.
Tornò digrignando i denti – “Mmm secondo te, questi slip di Klein sono composti di fibre di acciaio, Robert?”
“Fibre di cosa? E che sei, Iron man ahahahah”
“Ho preso un chilooo!!!” e rifuggì in cucina, per versare in vaporiera le verdure della bambina, poi rientrò di corsa – “Camyyy tu stasera mangerai hamburger e patatine, a me toccano le tue carotine miste a sedano e rape … che mestizia!” – e crollò su di una poltroncina, con una blusa ed una braga corta, in un assemblaggio proprio orrendo.
Downey gli andò accanto, inginocchiandosi per poi passargli la figlia – “Grazie per lo show amore … sei stato esilarante … guarda sul divano in sala ora …”
“Eh? Sul divano?? Cosa c’è sul divano???” – e sorridendo come un bimbo si fiondò a controllare.
Era un completo blu scuro, di taglio moderno, ma elegantissimo, ovviamente Dior, lo stilista storico di Jude, con tanto di accessori ed intimo.
“Robbb!!!”
La sua voce arrivò come una ventata gioiosa al cuore di Robert, che si ritrovò a baciarlo dopo trenta secondi – “Camilla, che ne dici di andare a fare un sonnellino?”
“Judsie … è ora di cena, per i ringraziamenti ci vediamo dopo la tv, ok?” – e ridendo andò a rimettere a posto quel disastro di vestiti, volati ovunque.


Colin stava lottando con le chele del crostaceo, che aveva ordinato, insieme a patate lesse e maionese.
Jared sorrise, provando ad aiutarlo – “Aspetta Cole … dovresti fare così …” – e risolse la situazione in un attimo.
“Ok … ok, ce la facevo anche da solo sai?” – sembrò protestare accigliandosi.
“Ne sono sicuro.” – replicò il cantante, distratto dai discorsi di Kevin e Glam, che non seguirono lo scambio di battute, almeno finchè Farrell non aggiunse un – “Davvero Jay? … a volte sei così soffocante!”
Sembrò scendere un gelo, Jared fissò Colin e poi i bicchieri davanti a sé.
“Oh guarda c’è Justin!” – disse Colin, con noncuranza.
Si alzò, richiamando la sua attenzione e quella di Brian, che lo aveva invitato in quel locale, per una cena romantica.
“Colin … ciao …”
“Ehi ragazzi, anche voi qui? Ciao Brian.”
“Buonasera … che coincidenza.” – disse, sorridendo tirato.
“Antonio, la cena di questi ragazzi la metti sul mio conto, ok?” – disse al proprietario, che annuì.
“Co-Colin, ma non dovevi …” – balbettò Justin.
“Figurati, lo faccio volentieri, a proposito ho parlato con il regista, voglio che riprendano il film, così torniamo al lavoro.”
“Sì … sì certo … sarebbe bello, se non è troppo presto Colin …”
“Io mi sento un leone.” – e rise.
Nel frattempo Jared e gli altri due avevano seguito la scena.
“Scusate, vado a fumarmi una sigaretta …” – “Jay ascolta … sono quelle sostanze a farlo comportare così …”
“Sì Kevin, certo.” – mormorò, strozzato da un nodo alla gola.
Glam era mortificato: quando Colin si riaccomodò, sembrava non rendersi conto di quanto avesse combinato – “E Jared? E’ in bagno?” – chiese tranquillo, riprendendo a mangiare.
“Colin … ma non ti ricordi cosa gli hai detto un minuto fa?” – domandò Kevin, palesemente alterato dal suo atteggiamento.
“Detto … detto cosa? Mi ha aiutato con questo mostro … l’ho ringraziato …” – ribattè con un’ingenuità sincera.
Geffen scrollò la testa, mentre il compagno abbandonò la tavola – “Vado da Jared in terrazza.”
Farrell lo seguì con lo sguardo perplesso – “Ma cosa è successo … Glam …?”
“Colin io comprendo che tu … no, stammi a sentire, succede che rispondi male alle persone e poi lo cancelli, a quanto pare.”
“Ma stai scherzando??” – disse con veemenza.
“No. No Colin, non sto scherzando.”
“Mi trattate tutti come un deficiente! Ecco cosa succede da quando mi sono ammalato!”
“Nessuno lo fa, Cristo!” – sibilò Geffen esasperato e preoccupato per Jared.
“Come no … ok, grazie per la splendida serata! Chiamo un taxi e torno alla End House! Ciao …” – e se ne andò.

“Ehi … cosa si dice qua fuori …?”
“Ciao Kevin … niente …” – disse schernendosi: stava piangendo piano, lasciando consumare una Camel, dopo un solo tiro. La buttò nel posacenere in granito e si voltò verso l’amico.
“Come ti senti Jared? Per quel che conta, Colin aveva già rimosso la sua incauta battuta …”
Leto scrollò le spalle – “Non ha importanza … Kevin torna da Glam, temo sia rimasto da solo …” – ed indicò Colin, che stava salendo su di un auto gialla nel parcheggio sottostante.
Era a pezzi e voleva andarsene a propria volta.
Lo fece dopo cinque minuti, congedandosi anche da Geffen – “Ci vediamo domani a villa Rice … divertitevi, almeno voi, ciao Kevin …”
“Ciao, dormi bene.”
“Farò il possibile.” – e guadagnò l’uscita, reprimendo l’impulso di inviare un sms a Glam, dove gli avrebbe scritto cose sbagliate.

mercoledì 27 luglio 2011

ONE SHOT - LITTLE GREEN HOUSE

One shot – Little green house
Da qualche parte in Inghilterra, 1938


Sir Jude Law e signora erano sempre i primi ad arrivare a Little green house.
L’anziana Claudette Miller, riuniva i propri parenti una volta l’anno, in autunno, per un pranzo durante il quale veniva aggiornata sulle novità riguardanti i componenti della vasta famiglia, che con il marito esploratore ed archeologo, morto dieci anni prima, aveva creato con amore ed estremo anticonformismo.
Le tre figlie, avevano sposato uomini profondamente differenti, nei modi e nelle abitudini: la maggiore, Sienna, il sopracitato Jude, membro della camera dei Lord, poi Susan, un mercante d’arte americano, tale Robert Downey junior, Molly un irlandese che produceva cerotti, Colin Farrell.
L’ultimogenito Jared, invece, era ancora scapolo, ma per precise ragioni, di cui la madre era a conoscenza.
“E quel tuo amico, come si chiamava …?” – “Justin mamma … è tornato dai suoi, in Francia.” – replicò Jared, mestamente, a quella dolce curiosità della sua donna preferita.
“E tu perché non sei con lui?”
“Divergenze di carattere mamy … lo sai come sono fatto.”
“Narcisista, testardo, volitivo, ribelle … una meraviglia direi …” – e sorrise, accarezzandogli i capelli castani lunghi.
“E questa barba, quando pensi di raderti? Stanno arrivando tutti e …”
“Dio mamma, non ti scomponi quando ti racconto dei miei amanti e poi pensi ai miei peli aahahahha”
“Amanti? Credevo ti fossi almeno fidanzato!” – esclamò con un’espressione buffa.
Jared rise, lei riusciva sempre a metterlo di buon umore – “Justin era troppo giovane e … troppo biondo!”
“Oh miseria … ah, ecco Sienna … con Jude.”
“Auto nuova … e lei di nuovo incinta, che tedio! Ne hanno già tre di pestiferi …” – disse, dopo essere andato alla finestra.
“Hai ragione, sono insopportabili … mai quanto le gemelle di Susan comunque ahhahah”
“Anche lei … con il pancione, ma guardala! Molly ci resterò male anche quest’anno e poi quelle due oche non le risparmiano certe battutine, soprattutto su Colin … sono ingiuste, lui è un uomo … perfetto.” – e sospirò, senza guardare la madre, che lo stava scrutando.
“Colin sarà … un ottimo padre, verrà anche il loro momento, sono così giovani …”
“Ed io adorerò quel bambino, lo coccolerò tutto il tempo!” – disse radioso girandosi, rivelando quanto fosse entusiasta a quel pensiero.
“Dovrai trasferirti a Dublino, temo …”
“No mamma, non ti lascerò mai …” – disse inginocchiandosi, per baciarle gli anelli ed i merletti, che ornavano le lunghe maniche dell’abito in velluto rosa antico.
“Avrai la tua vita ed io ne sarò immensamente felice Jared … E’ arrivato anche Colin, guarda …”
“Vado a ricevere le truppe!” – e si dileguò.
Corse nell’ampia corte, circondata da siepi squadrate ad arte, aiuole fiorite e con al centro una fontana, con delle sculture greche.
Salutò frettolosamente sia Jude, che Robert, dando delle pacche sul sedere alle sorelle maggiori, per poi fiondarsi da Molly, facendola roteare, ridendo con lei ed infine lasciandola alle sue proteste, per ritrovarsi tra le braccia di Colin, che lo strinse forte.
“Ciao ragazzino … mi sei mancato …” – gli mormorò.
“Bentornato Colin … anche tu mi sei mancato.” – e lo fissò, illuminando ciò che lo circondava, con quei due zaffiri birmani, che aveva al posto delle iridi.
Jude e Robert si strinsero la mano, bucando i rispettivi sguardi – “Temevo non venissi …” – gli sussurrò Downey, con aria preoccupata, ma Law fece spallucce, scanzonato come al solito, dandogli una carezza nascosta al fianco, sotto al soprabito aperto – “Preferirei morire Rob …” – fu la sua risposta, lieve come un alito di vento.
Intorno uno sciame di ragazzini, quelli di Jude, che stavano già litigando con le figlie di Robert, il tutto condito dalle urla delle madri, già isteriche.
Erano appesantite e le loro occhiatacce al vitino di vespa di Molly avrebbero potuto polverizzarla, ma lei, con eleganza, fece le congratulazioni e tornò sotto l’ala di Farrell, che dei tre consorti, era il più dolce e premuroso.
Law aveva quella freddezza british, spesso svilente, mentre Downey sembrava dare tutto per scontato, comportandosi come un buffone, poco amorevole con Susan e le bimbe.
Entrambi non facevano mancare loro nulla, ma l’amore e la passione erano un’altra cosa.
Colin, invece, era all’altezza di ogni aspettativa di Molly, che era come idolatrata da lui, con sincerità.
Era un connubio ideale, all’apparenza, quasi quanto gli altri due.


La sua bocca era calda come i suoi occhi, in cui qualche scrittore aveva versato dell’inchiostro, con cui scrivere le pagine di quei loro rari incontri.
“Colin … asp.aspetta …” – ansimò Jared, tentando vanamente di sgusciare da sotto il corpo del cognato.
“Non … non posso tesoro … ti amo così tanto …” – e tornò a baciarlo intensamente.
Erano nascosti in una delle camere da letto, nella dependance in fondo al parco, usato un tempo dal giardiniere, che vi alloggiava, ma che ormai era vuoto da parecchio tempo, dopo che lo stesso sparì senza dare spiegazioni: da quel momento, Claudette si occupava personalmente dei fiori, mentre al verde provvedeva qualche ragazzotto del villaggio, per racimolare un po’ di soldi.
Farrell insisteva, ricoprendolo di baci, ma Jared era diverso quel pomeriggio.
“Tesoro che succede …?” – chiese alfine Colin, avvertendo il suo disagio.
Jared si alzò lento, andando davanti al caminetto acceso.
“Come vanno le cose con Molly?” – domandò timidamente.
“Con … con Molly? Bene, benissimo.” – replicò Farrell deciso.
“Tu … tu mi mandi lettere meravigliose ed io piango … per ore nel leggerle, nel sentire quanto sei innamorato di me, Colin …”
Lui si mise seduto, perplesso – “E’ la pura verità Jay …”
Il ragazzo sorrise, aveva ventiquattro anni, mentre Colin trentadue.
“Adoro quando mi chiami così … Ma ho un rimorso, ancora più grande nel venire a letto con te, il marito di mia sorella …”
“Noi facciamo l’amore Jay …”
“Sì Cole, lo so … ma Molly … vorrebbe diventare mamma e …”
“Ed io padre, lo sai, ma questo dono ci è stato negato per ora.”
“A causa mia?” – ed i suoi occhi si colmarono di rammarico.
“No … no Jared, ma cosa vai farneticando?!”
“Tu con lei …” – “Ma insomma Jared!” – e rise, tendendogli le mani.
Jared le prese, baciandole, per poi andarsi a sedere sulle gambe di Farrell, che si era nuovamente disteso.
“Lo facciamo, stai tranquillo ed anche spesso … Contento?” – ribattè arrossendo.
“Dio come sei … tu sei l’uomo più buono e tenero, che conosca … Colin ti amo da impazzire …” – e lo investì di altri baci e carezze ovunque.


“E’ squallido sai …?”
“Cosa è squallido Robert?”
Law si accese la terza sigaretta, spegnendo la seconda ancora a metà, in piedi nudo davanti alla vetrata di quella camera d’albergo, poco distante dalla residenza della suocera.
Downey aveva le braccia incrociate dietro alla testa, coperto solo da un lenzuolo sgualcito da un amplesso da poco consumato, senza troppa gioia.
Quella sembrava svanita nel tempo o dimenticata in qualche angolo dei loro cuori, perennemente combattuti dai sentimenti che li avevano uniti, appena si conobbero nel salotto di Claudette.
“Le bugie … vedersi così, fare … fare del volgare sesso.” – e la voce si spense, sulle ultime parole.
Ormai era buio ed il torneo di bridge nella hall volgeva al termine: era una scusa riciclata, ma ancora efficace.
“Dobbiamo tornare Rob.” – e schiacciò la cicca nel posacene di cristallo, sul tavolino, accanto alla sedia, dove aveva gettato gli abiti eleganti e su misura.
“Dove, esattamente?” – chiese con durezza, sistemandosi sul bordo.
Jude si stava già rivestendo velocemente – “Secondo te? Dalle nostre adorabili signore! Con tanto di prole, come contorno!”
Downey si passò le dita nervose tra le ciocche corvine.
“Io … io sono stufo marcio Judsie di questa farsa, che si protrae da quanto? Sei anni?”
“Sette.”
“Sì, appunto, sette …”
“L’ultimo l’hai cancellato Rob? In effetti è stato … anzi è deprimente!” – e quei fanali di ghiaccio, rimandarono all’americano una profonda delusione.
Si sollevò, andando ad avvolgere Jude, posando un bacio tra le sue chiome biondo scuro – “Ho deluso anche te … era inevitabile … giusto?”
“No Rob … non accaparrarti il merito di questo disastro, ti costringo a dividerlo con me …” – e sorrise malamente, mentre due lacrime scendevano inesorabili, come lo scoccare della mezzanotte.
“Ti amo Jude …”
“Ti … ti amo anch’io … al diavolo!” – e lo trascinò su quel giaciglio, che sino a quell’istante aveva conosciuto solo la loro amarezza, per riscoprire insieme a Rob quanto era straordinario amarsi senza porsi alcun limite.
Avvinghiati e sudati, si univano e scomponevano, scivolando l’uno nell’altro, con foga e pieno appagamento, senza più preoccuparsi di rientrare.


Molly sfiorava la nuca di Colin, accoccolato sul suo ventre.
“Non hai sonno cara?”
“E tu?”
“Sono a pezzi …”
“Jared ti tormenta vero?” - e rise complice.
Farrell si appoggiò sul gomito sinistro, analizzando le sue espressioni – “Molly se lui sapesse …”
“Cosa? Che so di voi?”
“E’ assurdo …”
“No, ha un senso compiuto, invece: l’amore non dev’essere necessariamente composto da due lati, è una figura virtuosa, che può dispiegarsi in tre veli oppure tra strade, ma che corrono parallele, non trovi Colin?” – ed inclinando la testa, sembrò rassicurarlo con l’ennesimo sorriso.


Claudette decise di giocare a nascondino, prima di andare a tavola, alle dodici e trenta, come d’abitudine.
I nipotini erano talmente presi da quel gioco, da comportarsi stranamente bene.
Jared spazzolava Molly – “Un’altra forcina … grazie, non distrarti scimmietta!”
“Jared sei insopportabile! Ahahhahah eccola …” – e gliela porse, mentre Farrell seguiva quei gesti innocenti ed esclusivi.
Erano tutti nel prato dietro all’abitazione, allungati su coperte multicolore.
Susan non riusciva a stare seduta – “Diamine, saranno di nuovo due gemelli …” – disse con costernazione.
Sienna ridacchiò, sistemandole dei cuscini, visto che Rob era immerso nella lettura di un giallo, appoggiato ad un albero, dove Jude stava incidendo qualcosa con un taglierino affilato.
Law era a pancia in giù, molto concentrato su quell’inconsueta operazione.
“Jude potresti prestarmi un minimo di attenzione?” – gli urlò Sienna, tirandogli un ciuffo d’erba.
“Un attimo!” – le gridò di rimando – “Quanto rompe, è soffocante …” – aggiunse sommessamente.
“Ti voglio … dopo il caffè, altrimenti mi uccido!” – gli bisbigliò sogghignando Downey, nascosto dal volume aperto nel mezzo.
Jared li stava studiando, senza che i due se ne accorgessero minimamente.
Quando l’acconciatura fu terminata, Molly saltò in piedi radiosa – “Grazie rospetto! Vado a controllare l’arrosto, voi avete provveduto con i frutti di bosco, come vi avevo chiesto?”
“Ma … veramente … Colin, tu ne sapevi qualcosa?”
“Sì Jared, ma l’avevo dimenticato … agli ordini Molly, ci vediamo tra poco. Muoviti rospetto!”
“Ahh ma che simpatici, la scimmietta con l’orsone!” – e mimando un calcio nel sedere a Colin, Jared si incamminò con lui verso gli arbusti in fondo alla proprietà.

“Li hai visti?”
“Stai attento alle spine … chi, scusa Jay?”
“Quei due disperati dei tuoi soci, Robert e Jude.” – spiegò con un tono malizioso, mentre riuniva in una cesta more e mirtilli.
“Perché disperati?”
“Con quelle megere di Sienna e Susan ahahahah”
“Ma sono le tue sorelle!”
“Lasciamo stare, un puro dettaglio genetico … quei due, dicevo, penso che facciano più ginnastica di noi, caro il mio Cole!” – e gli fece l’occhiolino.
“Rob e Jude?? Ma stai scherzando?!”
“No, affatto, me ne intendo di queste cose io!” – e rise, spostandosi verso un altro cespuglio.
“A proposito … e quel Justin di cui mi hai scritto a luglio …?”
“La nostra vacanza in Grecia un dramma!”
“Questo lo so Jared.”
“E cos’altro ti serve sapere, per alimentare la tua insana gelosia?”
Farrell sgranò gli occhi lucidi.
Jared si bloccò, come incantato da quella sua purezza – “Colin …”
Si ritrovarono, cuore contro cuore, singhiozzando – “E’ … terribilmente triste Jared … mi sei entrato nelle vene ed io non voglio altro che renderti felice e viverti ogni attimo di questa esistenza insulsa!”
“Ma tu hai Molly, lei ti adora Colin, voi due vi amate e …”
“No … non è così semplice … Lei è un’idealista, mi ha conquistato anche con la sua bellezza, ma poi … poi sei arrivato tu …”
“Forse il destino è stato beffardo nel fartela conoscere durante la sua interminabile vacanza studio nella tua splendida terra Cole … sei mesi … e quando avete deciso in fretta e furia di sposarvi, sei piombato nei miei giorni … Un’emozione che non dimenticherò mai, quando entrasti nel salone, fradicio di pioggia, mentre Molly salutava la nostra governante immortale Flora …”
“Sei stato una visione, nel tuo completo da tennis bianco, pantaloni lunghi, maglietta attillata … certo il tuo maestro mi risultò subito antipatico Jay ahahahah”
“Winston? Così noioso!” – e recuperò un minimo di serenità, come Colin, sull’onda di quelle rimembranze preziose ed incancellabili.


La sera il caffè fu servito in veranda, nonostante la temperatura molto fresca.
Il giorno seguente sarebbero ripartiti.
Molly strimpellava al pianoforte una vecchia filastrocca.
Jared la scostò con uno strattone allegro e cominciò a suonare seriamente, come diceva Claudette, incantata di fronte alla bravura del figlio.
Chopin e Beethoven erano i suoi preferiti, la Sonata alla luna il pezzo che forse eseguiva meglio.
Colin si sentì avvampare quando Jared lo guardò all’improvviso; Molly se ne rese conto e gli portò un bicchiere d’acqua – “Controllati caro …” – gli disse sottovoce, mentre in realtà nessuno dava retta alle sue reazioni.
Robert stringeva il polso di Jude, seduti vicini sul divanetto in giunco, poco distanti da Susan, che stava ricamando e Sienna, che sistemava il colletto delle camicie dei suoi pargoli.
Law inspirò, trangugiando l’ennesimo cognac – “Ho bisogno d’aria, scusatemi …” e si allontanò, seguito a ruota da Robert, noncurante delle occhiate curiose dei presenti.
Jared sorrise, insistendo sulle ultime note.

“Fermati Jude!” – e provò a trattenerlo per un braccio, mentre ormai erano arrivati al campo in terra battuta, dove veniva organizzato un torneo ogni maggio, dove Jared abitualmente primeggiava.
“Per cosa?? Per ascoltarti mentre mi intorti con le solite bugie, eh Rob?!!”
Downey prese fiato – “Ok! Ok lo so cosa ti avevo promesso!”
“Nuova Caledonia … il nostro progetto segreto … tutte fandonie!!” – ringhiò colmo di rabbia.
“Non erano fandonie, accidenti Jude!” – e gli afferrò le spalle, per poi baciarlo, ma Jude lo respinse, indietreggiando livido.
“Una casa a Nouméa, le spiagge bianche ed una nuova esistenza … ho persino imparato il Francese … come ho fatto a crederti? Sono proprio un imbecille senza speranze Rob …” – e si asciugò un pianto amaro, con la manica della giacca.
“Vous êtes toujours dans mes pensées et je sais que je vais emporter avec moi l'amour … »
Law si tormentò le sopracciglia – «L’hai … l’hai imparato anche tu … ? »
« Lo so che mi dai perennemente del somaro Judsie, ma questa volta ne valeva la pena, se no come faremo a fare la spesa o cambiare un assegno quando ci saremo trasferiti sull’isola … ? » - ed arrise al viso dell’altro, che si era come rianimato a quella prospettiva, divenuta di colpo credibile.
Jude esitò ancora pochi secondi, ma quando vide Robert estrarre i biglietti della nave, che li avrebbe portati a destinazione, esultò avvolgendolo con un rinnovato entusiasmo.


« Mamma sono spariti … »
« Sì, Susan e Sienna me lo hanno detto all’alba, quando non erano ancora rincasati. Pensavano fossero in qualche pub ad ubriacarsi, ma poi hanno trovato questa Jared … » - e gli porse una busta avorio.
« Cosa … cosa dice la lettera ? »
« E’ un addio … clamoroso direi. Tu lo avevi capito cucciolo ? »
« Sì mamy … però non credevo che fossero tanto risoluti e … presi l’uno dall’altro. » - replicò falsamente sbigottito.
« Bene Jared, le unioni delle mie principesse sono giunte al capolinea. »
« Cosa dici ?! Molly è felice con Colin ! »
« Lo credi sul serio ? Lei mi ha detto come vanno le cose tra … voi tre. »
Jared deglutì a vuoto, lo sguardo vitreo.
« Mamma … »
« Ti ho preparato la valigia, come quando andavi in vacanza dai cugini di Bournemouth, ti servirà a Parigi …” – e sorrise.
“A … a Parigi? Mi stai spedendo da Justin?”
“Assolutamente, è lì che Colin vuole portarti. Ti sta aspettando al cancello, ma prima passa a congratularti con Molly …”
“Mamma ma cosa …?!”
“Dammi un bacio e scrivi presto, mi raccomando.” – e serena lo cullò, per poi scambiarsi un ultimo arrivederci.

Molly stava mangiando dei biscotti al sesamo e miele, i preferiti di Jared.
“Ciao rospetto, dai entra!” – gli disse solare.
“Molly …”
“Avete un traghetto e poi un treno da prendere, Colin è sulle spine, sai che detesta arrivare in ritardo.”
“Tu … approvi …?”
“Avete il diritto di amarvi, è il primo insegnamento di Claudette o l’hai dimenticato? So che non mi dimenticherete mai, soprattutto ora che diventerai zio Jared …”
“Oh mio Dio … scimmietta!” – e corse ad abbracciarla.
“Ehi piano, piano, sono delicata come una porcellana ahahhah”
“Sorellina … cosa farai?”
“Resterò qui, sono al sicuro, non preoccuparti.”
“E per il bambino … noi …”
“Voi ci sarete, ne sono certa e non vorrei nessun altro, credimi Jared. Adesso vai … Non c’è più tempo per altre lacrime o per ripensamenti inutili. Buona fortuna.”

Farrell aveva consumato il volante, a forza di stritolarlo nevroticamente nell’attesa di Jared, che finalmente salì, gettandosi al suo collo – “Amore … dimmi che non è un sogno … e se così fosse non svegliarmi Cole …”
“E come potrei? Sei tutto ciò che voglio piccolo …” – e lo baciò travolgendolo.
Quando si staccarono, le loro fronti sembrarono darsi sostegno, l’una contro l’altra – “Hai … hai saputo da Molly …?”
Jared annuì, mentre una lacrima dispettosa accendeva i suoi occhi così belli.
“Andiamo, la strada è lunga davanti a noi Jay …” – e girò la chiave dell’accensione.
“Sì … è lunga Cole … davvero lunga.”

THE END









lunedì 25 luglio 2011

GOLD - CAPITOLO N. 225

Capitolo n. 225 - gold --- You have to hole my life when you're gone



Il dottor Cody porse un bicchiere d’acqua a Jared, che sprofondò nella poltrona, dove di solito Farrell cullava Isotta, nella biblioteca.
“Adesso parliamo di te … sono preoccupato.”
“Colin è più importante, come ciò che gli sta succedendo.”
“Gli ho cambiato la terapia, vedrai che tra un paio di giorni ci saranno dei cambiamenti, ma tu stai crollando Jared.”
Leto sospirò, raccogliendosi in un pensiero ricorrente: “Lui … lui continua a vendicarsi con me … a punirmi Brandon …”
“Dovremo fargli affrontare questa cosa, ponendolo davanti alle sue responsabilità, come Justin, così come gli altri tradimenti, che tu hai dovuto subire.”
“Tu pensi che lui abbia cancellato le sue colpe, così da sentirsi autorizzato a giudicare soltanto me?”
“Non lo escluderei Jared.”
“Se sapesse di Justin io … io temo che lui possa riscoprire dei sentimenti, che provava per lui e non voglio perderlo.” – disse mestamente.
“E’ un rischio che devi correre, del resto eri pronto a lasciare campo libero a questo ragazzo.”
“Ero pronto a tutto, pur di rivedere Colin felice … Sento tanto amore, ma forse non sono in grado di gestirlo, di amministrarlo …” – sorrise scrollando la testa.
“Le tue azioni sono condizionate da molte responsabilità, Colin, i vostri figli, la band, tuo fratello … chi manca Jared?” – e ricambiò il sorriso.
“Manca sempre qualcuno … qualcuno che ha bucato la mia vita, quando se ne è andato via.”


Farrell stava leggendo i messaggi di posta elettronica, ridendo davanti al monitor.
“Ciao … che succede?”
“Jared ciao, vieni un po’ qui, è la stagione dei matrimoni!” – disse Colin, aprendo in file appena visto.
Era una breve clip, che vedeva protagonisti due radiosi Glam e Kevin, che annunciavano una cerimonia per pochi intimi, il tutto coronato dall’entusiasmo di Lula, che saltellava davanti a loro.
“Tra dieci giorni …” – mormorò Jared, fissando lo schermo.
“Sì … domani Chris ed Owen, poi a fine mese Geffen e Kevin, manca qualcuno?”
“Co-cosa Cole? …”
“Che ti prende Jay? Non sei contento per loro?” – domandò perplesso.
“No … no anzi, sto pensando a cosa regalare … devo … devo uscire Colin, ho da sbrigare alcune commissioni.” – disse tradendo una minima agitazione.
“D’accordo … Oggi viene il fisioterapista e poi voglio strapazzare di coccole Isotta. Pranzo con gli altri, tu torni amore?”
“Credo di no, mangio fuori, forse con Shannon …”


L’udienza Oxen era stata rinviata, per un malessere del giudice.
Geffen si trattenne con alcuni colleghi per un caffè, ma dopo avere letto un sms, si precipitò fuori dal tribunale.
§ Sono davanti a quel villino … se hai ancora le chiavi ti aspetto qui, se no dimmi dove possiamo parlare, spero tu ci sia Glam, grazie. Jay §
C’era qualcosa in quella frase, che inquietava Glam: avrebbe voluto richiamarlo, ma preferì recarsi subito all’appuntamento, trasmettendogli un semplice ok.
Quando Jared vide la Ferrari salire lungo la collina sorrise, scendendo dal proprio suv.
Glam parcheggiò dietro alla casa, che aveva poi acquistato per uso foresteria, scendendo velocemente per constatare le condizioni di Jared, che corse nella sua direzione – “Ehi … tutto a posto?”
“Grazie per avere trovato il tempo Glam …” – replicò emozionato, mentre entravano nel living.
“Sei pallido Jared … Avanti siedi, ti preparo un caffè.” – e si tolse giacca e cravatta, gettandole su di una sedia.
“Che eleganza …” – disse con un filo di voce, tirando su dal naso e rannicchiandosi sul divano.
“Mi è saltata un’udienza, diversamente non avrei potuto … non subito almeno, ecco qui, bevilo e spiegami …”
“Tu non ne vuoi?”
“No Jared … è forse per … per l’invito che …”
“Sono felice per voi … sul serio …” – ma due lacrime rigarono il suo viso.
“Non si direbbe …” – rise imbarazzato di rimando Geffen, asciugando quei rivoli con il pollice destro.
“Ho … ho dei problemi con Colin … sto passando un periodo assurdo e sono … sono al limite Glam …” – ribattè, alzandosi per lavare la tazza.
“Non si è ancora rimesso?”
“E’ … è complicato … quelle cazzo di pillole gli fanno rivivere solo cose negative …”
A quel punto Geffen lo raggiunse, fissandolo.
“Quali cose Jay?”
“Cose … fatti del … del passato … quando … quando noi avevamo dei problemi …” – ed iniziò a piangere sul serio.
“Jared ti riferisci ad Haiti?”
“Forse … no, anche circostanze più vecchie, quando beveva o si drogava ed io tentato di salvarlo, ma poi … solo lui riesce a farmi così male …!” – e singhiozzando si piegò, come se stesse per svenire, ma era semplicemente pietrificato dall’angoscia.
Glam lo strinse a sé, cullandolo – “Troveremo una soluzione Jared, te lo prometto.”
“Io … io vorrei soltanto chiudere gli occhi … e risvegliarmi altrove … sai quante volte medito di prendere Isy ed andarmene? E ne ho così paura di questi pensieri … Mi ero ripreso la vita che volevo con Colin, ma poi lui e Justin, mi hanno di nuovo ucciso … e tutto non era servito a niente … a niente Glam …”
L’avvocato gli accarezzava i capelli, mentre Jared affondava nel suo collo – “E’ stata soltanto una notte buia, che supererete insieme, ne sono certo …”
“Sai che … sai che il tramonto ha segnato la mia esistenza?” – e tornò a guardarlo, senza staccarsi, per poi proseguire – “In Marocco … ad Haiti … una similitudine straordinaria e dolorosa …”
“Jared …”
“Se potessi … se potessimo fare … qualcosa … andare a mangiare un gelato o passeggiare …” – aveva il respiro mozzato, tremava – “Forse non ho mai avuto bisogno di te così tanto Glam … mi dispiace … mi dispiace …” – ed indietreggiò lentamente, incerto sulle gambe eccessivamente magre.
Geffen lo sostenne appena in tempo, temendo che svenisse, ma Jared era tanto lucido quanto disperato.
“Andiamo di là …” – gli sussurrò, posando un bacio sui suoi zigomi asciutti.
Jared strizzò le palpebre, come se non credesse a quanto stava accadendo e domandandosi cosa sarebbe davvero successo.
Lo prese in braccio, per poi posarlo con delicatezza sul letto.
Glam andò ad aprire i rubinetti della vasca, nel bagno adiacente alla stanza, dove Jared si guardava intorno, sfiorando con i polpastrelli la seta di una trapunta verde acqua.
Geffen tornò per spogliarlo con cura.
Jared non riusciva a dire nulla: aspettava.
Il passaggio da quel luogo in penombra all’altro, altrettanto confortevole ed accogliente, fu come un soffio, carico del profumo del dopo barba di Glam, che immerse Jared, facendo molta attenzione – “E’ troppo calda …?”
Jared fece segno di no con il capo.
Il suo volto era incorniciato da una barba incolta, i capelli arruffati, i suoi muscoli tesi, ma dorati come il riverbero, contro cui si stagliava il profilo perfetto del cantante dei Mars.
Era incantevole e triste.
Le iridi blu mare, intrise di incertezza verso il futuro.
Lo lavò lentamente, dopo essersi tolto la camicia: il suo petto era ampio e segnato da vecchie cicatrici, che Jared seguì con l’indice sinistro, sorridendo a metà.
“Ti fanno male Glam …?”
“Non come altre cose tesoro …” – e gli baciò una tempia.
Lo raccolse in un telo ampio, tamponandolo con dolcezza: Jared non smetteva di guardarlo.
Alzò le coltri e Jared toccò il materasso, inspirando, come se fosse arrivato a destinazione.
Geffen finì di spogliarsi, tenendosi l’intimo, che dopo essersi seduto, aggrottando la fronte, volò con gli altri abiti sul parquet.
“Glam …”
“Probabilmente questo è un giorno che non cambierà niente, ma se serve a farti stare meglio, sono pronto a viverlo.” – disse, seminando un battito in quella sconfinata distesa di emozioni, che soltanto Jared riusciva a fare scaturire da ogni brandello di lui.
Si allacciarono, come due frammenti di vetro, ricomposti da un incantesimo.
Jared si addormentò quasi subito, lasciando a sé stesso solo il tempo di dirgli – “Grazie …”


§ § §
Ho ritrovato le note di questa canzone di Celentano, che adoro ed alla quale ho rubato il titolo, per esprimere le sensazioni di Jared ;-)
http://www.youtube.com/watch?v=sdRtPxmzDME



domenica 24 luglio 2011

GOLD - CAPITOLO N. 224

Capitolo n. 224 – gold


Colin si svegliò per primo.
Jared era addormentato sul suo cuore, con un’espressione serena.
Farrell gli accarezzò i capelli – “Non lasciarmi più Jared … tu non devi più lasciarmi … metterò la testa a posto, d’ora in poi, te lo prometto.”
Lo disse con un tono leggermente angosciato.
Jared schiuse le palpebre, lentamente – “Tesoro ciao … la testa te l’hanno messa a posto i medici, non preoccuparti.” – sorrise, dandogli un bacio sul naso.
Colin aggrottò le sopracciglia – “Sì … sì hai ragione … devo prendere le pastiglie, ieri sera le ho dimenticate …”
Si alzarono con calma – “Ora torniamo in stanza, facciamo una doccia e vediamo cosa fare con queste medicine, parleremo con Brandon.”
“Chi c’è alla End House? Come sono andate le cose ieri sera?”
“Ci sono Kurt e Brandon, forse Jude e Robert, del resto i loro bimbi sono qui … Vedo l’auto di Phil … ah eccoli, lui e Xavier a bordo piscina.” – e rise, indicandoli –“E per la serata caliamo un velo pietoso Cole, non credo sia riuscita al meglio.”
Il pittore stava dipingendo il petto nudo del compagno, che gli accarezzava gli addominali scolpiti, ricoprendolo di dispetti.
“Xavier ha questa mania dei pennelli …” – ridacchiò l’irlandese, ormai pronto, come Jared, che lo cinse, sotto la propria ala, tornando a baciarlo intensamente.


Downey aveva preso posto su di un lettino prendisole, distante da Derado, insieme alla figlia, che stava sgambettando nel suo ovetto.
L’attore indossava occhiali scuri ed una tuta della Adidas, completata da una sciarpa inconsueta.
Era seduto, intento a coccolare la piccola – “Ehi principessa … tu almeno hai dormito? Papà non troppo …” – disse sommessamente.
Jude arrivò senza fare rumore, sedendosi dietro di lui.
“Ciao tesoro …” – lo salutò esitante.
“Ciao Jude, ben svegliato.” – replicò Robert, senza voltarsi.
“Siete mattinieri, tu e Camy …” – aggiunse timidamente, deglutendo a vuoto e trattenendo una lacrima.
“Sì abbastanza … sarà per il mal di testa.”
Jude appoggiò i palmi sulle scapole di Rob, che ebbe un fremito sottile: il biondo lo baciò poi sulla nuca, leggero, ma caldo – “Perdonami …” – sussurrò, appoggiando la guancia sinistra sulla sua schiena e cercando le sue mani, per intrecciarle alle proprie.
“Perdonarti per cosa, Judsie …?” – chiese Downey, facendo finta di non stare soffocando per un singulto ricacciato come un cattivo pensiero.
“E’ … è terribile fare finta di dormire, guardandoti, voltato dall’altra parte Rob … e sentirti distante … arrabbiato …”
“Solo deluso Jude. Di cosa poi …?” – sorrise mesto, facendo spallucce – “Sapevo perfettamente quanto tu riesca ad amare anche un semplice amico.”
“Colin mi ha raccontato cosa è successo, ci siamo incrociati prima nella sala della colazione, io ero piuttosto confuso, sapevo solo di averti offeso Robert e …”
Downey si girò di colpo, mettendo in mezzo a loro Camilla, che si era assopita.
Ripristinò l’intreccio delle loro dita, baciando le fedi, che si erano scambiati durante il loro matrimonio e togliendosi i ray ban.
“Non dire niente Jude, non serve … Tu ed io ci apparteniamo troppo, per dare spazio agli altri ed a qualche intermezzo spiritoso, forse perché adesso sentiamo il peso del dovere che abbiamo verso il nostro tesoro, che quando ci ha scelto sapeva di avere a che fare con due tipi in gamba, anche se gelosi, possessivi, ma davvero innamorati …” – sgranò le iridi luminose e profonde, arridendo al pianto commosso di Law, che lo strinse forte a sé.
“Hai ragione sai? … Ci siamo presi un momento di svago ed è stato un disastro, possibile che non riusciamo più a divertirci Rob?”
Gli segnava gli zigomi, cospargendoci baci ed appoggiando la fronte a quella di Downey – “Certo, anche se siamo genitori impegnati …”
“E … e spaventati?” – disse preoccupato, volgendo lo sguardo a Camilla, che li stava di nuovo osservando curiosa.
“Tu lo sei Jude?”
“No, se sei con me Rob …” – e lo baciò, con tutta la dolcezza, che solo loro riuscivano a scambiarsi, da quando erano un’unica persona felice.

Shannon fu ferito dai raggi di un sole primaverile, che lo investirono, filtrati dal parabrezza di un’auto di grossa cilindrata.
Era rannicchiato sul sedile del passeggero, seminudo.
Fece uno scatto, strofinandosi la faccia ed accorgendosi che al suo fianco c’era Rice, nelle stesse condizioni.
Sul tappetino un paio di bottiglie di whisky praticamente vuote.
“Cazzo … cazzo Owen svegliati!!” – gli urlò, scrollandolo.
A fatica ed imprecando, anche il gallerista riprese conoscenza, tossendo e chiedendosi cosa fosse accaduto.

Farrell si mise in poltrona, dopo avere ingerito una pillola di colore viola.
Sbuffò, slacciandosi la camicia ed allentando i pantaloni, che sentiva stretti: il dottor Cody gli aveva spiegato che quelle sostanze avrebbero potuto provocare un aumento di peso, cosa che gli dispiaceva, dopo tutti gli allenamenti fatti per l’ultimo film d’azione.
Jared era ancora sotto ai getti tiepidi, si stava insaponando e lo chiamò – “Cole non vieni? Puzzi come un caprone ahahahahah” – anche se non era vero, il moro si annusò, come un animale, ricordandosi del cognato batterista, che spesso prendeva in giro, per quella sua aria truce, da sopravvissuto della foresta amazzonica.
“Torna qui! Mi laverò dopo!”
Jared si palesò in uno splendore estatico: rivoli di schiuma ed acqua scivolavano dal collo sino alle sue caviglie.
Colin abbassò le tapparelle con il telecomando, inspirando piano – “Chiudi a chiave e mettiti qui … per favore …” – disse, schiudendo le gambe ed indicando il proprio inguine, che Jared scrutò per un secondo di troppo – “Non farmi aspettare!” – protestò l’altro, incitandolo a non rimandare oltre.
Il cantante dei Mars era come ipnotizzato da quella voce roca e dalla sequenza di ordini, che gli venivano imposti: “Da bravo adesso Jay … fammi stare bene …” – e si scese i jeans, per poi sfilarli del tutto, gettandoli in un angolo.
“E i tuoi boxer Cole …?”
“Li ho persi …” – e rise, piegando il capo verso sinistra, per poi afferrarlo per la nuca, e spingerlo verso la propria erezione, ormai impaziente.
“Cole …” – ma Jared non fece in tempo ad aggiungere altro, che il sesso del suo compagno gli era già arrivato alla gola.
“Non perdere tempo … cazzo se sei bravo piccolo …” – un tono che sapeva di avido e malsano, quello che giunse su questa frase a Jared, che stava quasi soffocando per l’irruenza con cui veniva praticamente costretto a quell’atto sessuale.
Le sue gote si arrossirono per lo sforzo, tanto da liberare un pianto dalle sue gemme turchine, ultima cosa su cui Farrell posava la sua attenzione, troppo impegnato a gustarsi il piacere sordo di quel succhiare imposto.
Jared si sforzò di vivere il momento con quella complicità spregiudicata, che spesso contraddistingueva i loro rapporti, ma era complicato, quasi impossibile.
Tentò di sfuggirli alla fine, ma Colin diede ancora un colpo di reni, per svuotarsi senza alcuna delicatezza, tanto da provocargli un conato di vomito, che lo fece fiondare nel bagno, dove diede di stomaco.
Tremante si gettò nuovamente nel box, per togliersi anche il sapore di Colin, che ansante sembrava immerso in un’altra dimensione.
Jared ricordò all’improvviso una scena simile, che si era verificata anni prima, proprio a Los Angeles, dopo un incontro con il cast di Alexander ed una seguente cena, dove Colin abusò di vino e rum, tanto da stordirsi ed infastidire i presenti, che se ne andarono insultandolo: tutti tranne lui, che non voleva mai abbandonarlo.
Finirono in una suite, sopra al ristorante e le cose andarono degenerando tra loro.
Colin lo travolse con veemenza, per poi prendere Jared con la forza, dopo averlo sottoposto a quella specie di tortura, che si era appena ripetuta nella loro camera.
Era assurdo, ma Jared iniziò a comprendere che Colin ripiombava ormai puntualmente in situazioni precedenti, pronunciando persino le stesse esternazioni.
Si vestì velocemente, constatando che Farrell era crollato in un sonno greve ed artificiale: doveva parlarne subito con Brandon, prima che la memoria di Colin andasse definitivamente in corto circuito.


Glam si ritrovò Kevin avvinghiato a sé, con delle scritte oscene e fosforescenti sugli avambracci, di certo opera di Xavier.
“Ehi … buongiorno …” – gli disse con un bacio.
“Ciao daddy … ieri sei sparito … Brian ti ringrazia per avere messo in salvo il suo Justin.” – e sbadigliando, si avvinse ancora di più.
“E tu come lo sai?”
“Un sms di mezzanotte, sono al resort, sani e salvi e riconciliati, dopo quello spiacevole equivoco.”
“Che fortuna … e che party disastroso.” – e nel dirlo provò ad alzarsi, ma Kevin lo trattenne per la vita.
“Dove pensi di andare daddy?” – chiese divertito.
“Vado a prendere Lula, è ancora da Colin.”
Kevin si appoggiò alla testata, perplesso – “Cos’hai? Dopo sbornia pesante …?”
“No amore, sono solo …” – “Depresso daddy?”
“Forse. Riguarda noi, no, anzi, riguarda il tuo …”
“Il mio cosa …?”
“Continuo a credere che tu non voglia rimanere Kevin, non con lo spirito giusto.” – replicò convinto, rifuggendo il suo sguardo severo a quel punto.
“Hai sempre preteso molto da me, Glam e non che con ciò io ti debba rimproverare, anch’io ne sono responsabile, ma avresti messo a dura prova la pazienza di un santo … Nel periodo in cui mi sono dedicato al mio lavoro, hai lasciato che vivessi un sogno, un po’ come a ripagarmi di tanti … sacrifici e mi addolora definirli così, ma visto che è un termine ricorrente, in questo scambio di cuori, tra di me, te, Jared … Sei stato onesto nel farmi la cronaca di quella scenata e del rammarico di lui, nell’averti perduto, per colpa di Colin, ma era un po’ egoistico, cosa che tu non vorrai mai vedere nei gesti del tuo … Ok, lasciamo stare daddy, è tutto inutile.” – e si diresse in cucina, facendo finta di rovistare nel frigorifero.
Geffen lo seguì, avvolgendolo con cura, asciugando la frustrazione, che zampillava dai suoi scrigni preziosi.
“Se mi hai ascoltato, Kevin, sai bene come ho reagito a quello sfogo di Jared … Non conta nulla per te il mio desiderio di non anteporre più nessuno al nostro futuro, tuo, di Lula e mio, che non sono niente senza di voi?”
“Daddy …”
Glam memorizzò ogni sua espressione, sollevandolo poi con rinnovata gioia: “Ora riesco a vederti … a ritrovarti Kevin … ed in te c’è qualcosa, che nessuno possiede e che mi porta a volerti più che mai … vuoi … vuoi sposarmi?”





venerdì 22 luglio 2011

GOLD - CAPITOLO N. 223

Capitolo n. 223 - gold


Robert era al terzo Martini e Jude lo guardava di sbieco, gustandosi Beluga e champagne, da circa quindici minuti.
Downey detestava il caviale, preferendo tartine al salmone ed evidentemente lo spogliarellista che gli si stava dimenando davanti: infilò venti dollari nel suo perizoma e scoppiò a ridere.
Law divenne paonazzo e lo allontanò con una pedata poco elegante, suscitando maggiore ilarità nel compagno.
“No dico Rob … ma ti sei bevuto il cervello?!” – biascicò.
Downey si allungò sul divano attirandolo alla sua bocca – “Voglio scoparti Judsie e poi … sì voglio berti … cosa ne dici?”
“Ma … ma vai al diavolo!” - esclamò, per poi barcollare sino all’uscita, inseguito dalle urla di Robert, che scivolò miseramente tra due tavolini.

Xavier aveva preso per mano Justin, schiacciandogli un cappello da cow boy sulla testa biondissima e con molto entusiasmo gli tolse la camicia, riducendolo com’era lui, pronto a scatenarsi su di una pedana, con addosso solo dei jeans sgualciti e strappati in diversi punti.
Brian deglutì a vuoto nel vederlo muoversi in modo troppo sensuale, senza neppure accorgersi di avere accanto Phil, che sorseggiava una tequila ed assaporava tutti i movimenti del suo nino.
“Sono fantastici, non trovi Brian?!” – gli gridò nell’orecchio sinistro, in mezzo a quella musica assordante.
“Co-cosa?? No tu sei d’accordo? A me non va questo spettacolo!” – protestò.
“Sono dei cuccioli, lasciali divertire!”
“Hai della segatura in quella testa ispanica?” – e scansandolo malamente, si diresse verso Justin, lo prese per un polso, trascinandolo via.
Derado sghignazzò e si prese con più delicatezza Xavier sulle spalle, portandolo nel privè, dove avrebbero amoreggiato a lungo.

“Brian lasciami ahahhahah dai stavamo … stavamo scherzando ahahhaah” – si lamentò, dandogli alcune pacche sul sedere, che il moro non gradì.
Erano arrivati in uno stanzino poco illuminato.
“A me queste cazzate non vanno, ok Justin!!?” – urlò con estrema aggressività.
Justin si incollò alla parete – “Era … era solo …” – balbettò.
“Cosa diavolo era, eh?? Sembravi una puttana!!”
Il daiquiri parlava al posto di Brian, ma Justin provò un’ansia soffocante, quanto inaspettata.
“Non volevo offenderti …” – sembrò giustificarsi, ma ad un passo avanti dell’altro, si rannicchiò di colpo, proteggendosi il volto con le braccia incrociate, tremando.
Brian fu come folgorato da quell’immagine, memore di tutte le confidenze fattegli da Justin.
“Tesoro … ehi piccolo … Dio mio … Justin … Justin perdonami! Justin …” – e lo strinse, piangendo senza freni.
Lui si divincolò – “Tutti uguali … tutti … uguali!” – disse singhiozzando, per poi dileguarsi in pochi minuti.
Brian rimase attonito, ma poi provò ad inseguirlo, senza risultato: sembrava svanito nel nulla.

La Ferrari in fondo al parcheggio aveva appena messo in moto e la targa GG si era accesa.
Justin aprì lo sportello, sedendosi trafelato.
“Ehi … cosa ci fai tu qui?!”
“Glam scusa … potresti portarmi in un hotel?”
“Ma dico sei impazzito?”
“Devo andarmene da qui, per favore!”
“Ok … hai litigato con Brian?”
“Sì … non ho soldi, ma te li rendo domani, appena torno al mio alloggio …”
“Al vostro alloggio intenderai, spero …” – disse, ingranando la prima e partendo.
“Per poco temo.” – replicò, raccogliendo le gambe.
Era anche scalzo.
Geffen lo fissò per un istante, poi sbuffò – “Cosa ti è successo là dentro?”
“Ho … ho capito che forse Brian è come il mio ex.”
“Ma non dire cazzate!”
“Cazzate?! Cosa ne sai tu di me? E di Brian, poi!”
“Kevin lo conosce bene e se fosse uno stronzo simile al tuo ex … lo so perché Jared mi ha spiegato alcune cose ed il resto me lo hai detto tu, in quel questionario o l’hai dimenticato?”
“Ok … ah sì, ok … mi sento male … puoi accostare?”
Vomitò anche le ossa accanto ad un cassonetto, mentre le auto sfrecciavano sul boulevard.
Glam prese una coperta dal bagagliaio e lo avvolse.
“Su avanti andiamo, c’è un resort a cento metri, ti prendo una camera e domani ne riparliamo.”
“Grazie Glam …”
“Prendi anche questo e … questi …” – e gli allungò un cellulare usa e getta, una t.shirt, oltre a cinquecento dollari.
“Ma tu vai sempre in giro con così tanti contanti e certi accessori?”
“Sì, come no, sono sempre pronto a tutto Justin, non lo sapevi? Ho anche una bambola gonfiabile ed un piede di porco, nella cassetta degli attrezzi ahahahah”
Il giovane si rilassò – “Ora capisco … “ – mormorò.
“Cosa capisci, scusa?”
“Jared e … e tutto quello che si dice in giro su di te.”
“E con chi avresti parlato di me, sentiamo …” – chiese sorridendo, mentre parcheggiava.
“Con Colin … ma lui l’avrà scordato.”
“Gli verrà tutto in mente prima o poi: non ne hai paura Justin?”
“Certo … io non voglio che soffra, lui è fatto di errori come tutti, ma ha un cuore grande e generoso. Probabilmente come te.”
“Probabilmente. Adesso vai e dormici sopra. Buonanotte.”
“Notte Glam e grazie.”

Colin stava cambiando Camilla.
Faceva fatica a prendere sonno, soprattutto perché aveva oziato per l’intero pomeriggio, quindi si accese la tv aspettando il ritorno imminente di Jared, ma ai vagiti dalla nursery non aveva resistito.
“Miss Wong qui ci penso io, vada a riposare.”
“D’accordo, ma sono di là se serve.” – e si congedò con un sorriso mite e contagioso.
Farrell cullò per diversi minuti la piccola, arridendo alle sue faccine buffe.
“Sarebbe stato bello …”
La voce alle sue spalle lo fece trasalire.
“Jude … ? Cosa ci fai tu qui?!”
Law incespicò sino alla poltrona, crollandovi sopra, per poi strofinarsi la faccia, come rassegnato a qualcosa – “Ho … ho piantato in asso Robert … stava armeggiando con le mutande di uno …”
L’attore irlandese strabuzzò i suoi pozzi di pece vividi – “Ma sei fuori?? Robert? Le mutande di chi??”
“Di uno … strip … man … o come si chiamano??”
“Non ci credo … tu … tu hai bevuto come una spugna … Jude cavoli …” – e posò delicatamente Camilla nella culla.
Gli andò vicino, inginocchiandosi, tentando di scrollarlo da una sorta di stato catatonico – “Adesso prepariamo un bel caffè e mi racconti.” – ma quando fece per rialzarsi, Law lo afferrò per i polsi, sorridendo beato – “Io … io ti amo tanto Colin … lo sapevi …?”
“Ora lo sa.”
Era giunto anche Downey su quella soglia, dopo averlo pedinato con un taxi.
Colin ebbe un sussulto – “Rob … Robert! Ma date i numeri questa sera??”
L’americano se ne andò mestamente, infilando la prima camera da letto vuota e Juse si accasciò sullo schienale, russando e biascicando qualcosa di incomprensibile.
Colin si passò le dita tra i capelli, sentendo che il suo palmare stava vibrando: era Jared.
“Amore sei ancora sveglio?”
“Ciao Jay … sì … dove sei?”
“Nel parco, alle scuderie … infila una giacca e vieni qui, se ti va, se no salgo subito.”
“No, arrivo, non muoverti!” – e sorrise, allontanandosi in fretta prima che il suo uk buddy si svegliasse.

Jared aveva acceso qualche candela, nella piccola stanza dove di solito si rifugiava con Shan, per scambiarsi i pensieri più intimi.
C’era anche un caminetto, dove il fuoco già scoppiettava, rimandando una luce dorata, che sembrò vestire il suo corpo nudo: così si presentò agli occhi di Colin, che rimase senza fiato, prima di sigillare l’ingresso, chiudendo fuori il resto del mondo.
“Fallo anche tu Cole …”
“Jay …”
“Spogliati.” – disse, passandosi la lingua sul labbro superiore, in quel modo, che faceva impazzire Farrell.
In pochi istanti anche lui fu nudo completamente.
Jared azzerò la distanza, cingendogli la vita e succhiando piano i suoi capezzoli, prima uno, poi l’altro, mentre il capo di Colin ondeggiava all’indietro, la sua gola veniva investita dall’ossigeno, le sue narici si inebriavano del profumo muschiato del suo amante perfetto.
Scivolò con snervante calma al suo sesso, già pronto a tuffarsi sino alle tonsille di Jared, che si strinsero intorno alla punta per attimi senza fine, per poi rilasciarla e pompare, pompare allo spasimo, leccando anche i testicoli, inghiottendoli, senza toccare Colin in altro modo, i palmi premuti sui suoi glutei sodi, che si muovevano a tratti, con la paura di soffocarlo in quell’operazione paradisiaca per i suoi sensi.
Il membro di Colin si intumidì a più riprese, finchè Jared non decise di fare stendere il suo uomo su di una branda, liberandola da cuscini e riviste, per poi salirci sopra, e stimolarlo ancora contro la propria apertura.
“Voglio essere tuo Cole … per sempre …” – e si lasciò impalare con una spinta energica.
Colin grugnì quasi per lo spasimo, riappropriandosi della sua virilità mai paga – “Voglio infilartelo dentro finchè avrò vita Jared …!” – ruggì, inondandolo di sperma, ma era solo il principio.
Si svuotò, ma era già pronto a ricominciare.
“Adesso danza per me … fattelo scendere e salire per bene … sai che non posso stancarmi Jay … e quando te lo dirò, piegati, che voglio svuotarmi nella tua bocca …”
Jared annuì, tremando dentro.
Fu energico e lussurioso, fino al culmine di Colin, che portò a termine il suo proponimento, assecondato da Jared, che si buttò al lato di quel giaciglio di fortuna, pronto ad accontentarlo – “Tirala fuori … la … la tua meravigliosa lingua … “ – gemette mentre si finiva e lo sporcava, anche sulle guance vermiglie ed il collo, dove le sue vene pulsavano appagate.
Farrell si buttò all’indietro, appoggiandosi sui gomiti – “Alzati … e toccati, qui, in piedi davanti a me Efestione …” – e sorrise, inclinando la testa, ammirandolo con fierezza.
“Sì mio Alessandro …” – disse di rimando Jared, che soddisfò infine anche quella richiesta, con estrema gioia.


Justin si fece una doccia, indossò un morbido accappatoio bianco e si allungò, cambiando canale su di un telefilm già visto.
Quando bussarono pensò che Geffen si fosse dimenticato qualcosa, del resto nessuno sapeva che era lì.
Sbagliava.
“Brian …”
“Ciao scricciolo … mi fai … mi fai entrare …”
“Mi dispiace Brian …”
“Lo so, sono in uno stato pietoso …” – ed alzando il braccio sinistro, fece per verificare quanto avesse sudato, facendo sorridere Justin, che lo fece accomodare.
“Grazie … è difficile stare dietro ad una Ferrari sai? Per fortuna che mi ha dato un passaggio Downey …”
“Lui rincorreva Jude?”
“Infatti … che cazzo di serata … vuoi … vorresti perdonarmi …?”
“Credo di sì Brian … fallo anche tu. Ti ho giudicato, sbagliando …”
“Ed io mi sono lasciato prendere dall’insicurezza e … lo so che siamo solo all’inizio di questa relazione, ma ci tengo da morire a te Justin … io …”
“Adesso non dire niente … vieni qui, devo scusarmi, non pensi?”
Nel dirlo gli sfilò la camicia, buttando la spugna e rivelando il suo sembiante incantevole.
“Cazzo … sei di un arrapante … assurdo!” – ringhiò Brian, mentre Justin lo bagnava di saliva, dal busto all’inguine.
“Sei tu a farmi questo effetto … soltanto tu.”

§§§ E per un esperimento interattivo, eccovi la scena, senza che io ve la descriva per una volta ;-) meggie pigra ehehehehe §§§

Thanks to QAF
XD

http://www.youtube.com/watch?v=5J6JJ_VEAU4



giovedì 21 luglio 2011

GOLD - CAPITOLO N. 222

Capitolo n. 222 - gold


Brandon controllò le prescrizioni, che l’ospedale aveva lasciato a Colin, dopo le dimissioni.
“Jared in effetti il dosaggio è massiccio, ma indispensabile nei primi momenti di ritorno alle normali attività quotidiane, per Colin.”
“Ha sempre sonno, dorme moltissimo.”
“E’ necessario, non preoccuparti.”
“Stasera ci sarà il party per l’addio al celibato di Owen e Chris, cosa ne pensi, potrebbe venirci?”
“Troppa confusione, credo sia una sorta di serata in discoteca, così mi ha spiegato Kurt, meglio di no, ma se vuole andarci …”
“No, lui non ne vuole sapere …” – sorrise imbarazzato.
“E tu?”
“Nemmeno io ad essere sinceri, ma lui insiste, dice che sono due settimane che sono chiuso in casa con lui, ma io ci sto divinamente con il mio orsone irish …” – affermò gioioso e rilassato.
“Sono contento Jared, per voi … Per quell’altra faccenda, invece?” – domandò piano lo psicologo, sempre attento a non fare gaffe, nel caso Colin arrivasse all’improvviso.
“Glam sta indagando e Colin … ogni tanto nel sonno chiama il nome di Justin, poi si sveglia, agitato e non ricorda, ma … io sono sicuro che sogna di quando …” – ed inspirò – “Lo capisco da come il suo corpo si muove … Io vedi Brandon … io cerco di non fargli mancare il sesso, ma senza affaticarlo, capisci?”
“Sì … sì certo Jared e fai bene, sia chiaro, ma dobbiamo prendere una decisione.”
“Justin ha un nuovo ragazzo, Brian … Ti sembrerà incredibile, ma non voglio creargli problemi con lui.”
“Tu sei incredibile Jared.” – e sorrise.


Kevin stava scrivendo alcune email, steso sul divano a pancia in giù.
Geffen lo stava osservando, dalla propria scrivania, dove riordinava delle pratiche arretrate.
Il giovane se ne accorse.
“Ehi daddy … hai finito?”
“Quasi … ti porto fuori a pranzo.”
“Ok … dammi solo cinque minuti.”
“A chi le mandi?”
“Cosa …? Ah queste? Degli amici a Dublino, anche una ragazza, ha un rifugio per animali abbandonati, le ho dato un po’ di soldi …”
“Hai fatto bene Kevin.” – ed abbassò lo sguardo.
“Glam cosa c’è? Mi sembri …” – “Nulla sto … sto bene.” – respirò, poi tossì, massaggiandosi il volto – “Ci andiamo al party di Rice?”
“Sì … se ti va daddy.”
“Se va a te cucciolo …”
“Si ballerà, hanno assoldato dei tizi, spogliarellisti credo, una stronzata temo ahahah” – rise solare, alzandosi.
“Che intenzioni hanno?” – chiese Glam, facendolo sedere sulle gambe, e baciandolo nella scollatura della camicia aperta a metà.
“Pessime … e ci saranno entrambi.”
“Come … come va con Chris?”
“Vuoi ridere? Mi ha chiesto di fargli da testimone, con un sms, stanotte.”
“Si vede che non riusciva a dormire, hai accettato?”
“Non ancora.” – sospirò, baciandolo con dolcezza.


Shannon posò piccoli baci sulle spalle di Tomo, che stava ancora sonnecchiando.
“Tesoro è mezzogiorno … cavoli dobbiamo alzarci.”
“Non ci penso proprio …” – disse il croato sorridendo.
“Sicuro?” – ed iniziò a fargli il solletico.
La lotta durò poco, Tomo si arrese scattando in piedi e fuggendo nella doccia, dove Shan lo raggiunse, allegro e con un unico obiettivo.
“Prendimi Tomo …”
“Ehi amore … adoro queste tue splendide idee …” – e lo arpionò per i fianchi, voltandolo, per scoparlo con irruenza, aiutandosi con il gel al mango, il loro preferito.
Shan strinse i denti ed una maniglia di sicurezza, urlando poi per la veemenza eccessiva che il compagno metteva in quell’amplesso, sussultando ulteriormente quando Tomo si impadronì anche del suo sesso, per masturbarlo e farlo venire insieme a lui.


Brian appoggiò l’ultimo scatolone sul parquet, mentre Justin appendeva dei quadri, disegnati da lui.
“Sono belli … ehi vieni qui.” – disse il moro, allungando le mani verso di lui, che le afferrò sereno.
Si baciarono.
Brian fece scendere di poco i jeans un po’ larghi del biondo – “Ma tu l’intimo non lo porti mai Justin?”
“No … e tu?” – ribattè, leccandogli il mento, che poi morse delicatamente.
“Sei dimagrito Justin?”
“Con tutta la ginnastica che mi fai fare!” – e rise, mentre Brian lo faceva roteare per il living, per poi atterrare sul divano.
Si spogliarono velocemente, per poi imboccarsi con frutta e formaggio, che Justin aveva preparato, insieme ad una bottiglia di champagne ghiacciata.
La estrasse dal secchiello, mentre Brian raccolse un cubetto, per stimolargli i capezzoli, già turgidi e pronti per la sua bocca avida, che non si fece aspettare.
Mangiavano e si toccavano.
“Assaggia questo … brie francese … e … e noci … mioddio Brian …” – ansimò, mentre l’altro faceva scorrere la sua presa capace, dalla base del suo membro, sino alla punta bagnata e pulsante.
“Voglio assaggiare prima te, piccolo …” – e lo portò sotto di lui, insinuandosi tra le sue gambe e sollevandole deciso.
“Fai … fai piano Brian … stanotte mi hai consumato …” – e si umettò le labbra, mentre Brian sprofondava nel suo collo e nella sua fessura accogliente e dilatata dapprima con le dita, in un tormento magnifico.


Owen controllò i dettagli del buffet, che precedeva lo spettacolo piuttosto movimentato, che aveva preparato per divertire i propri invitati.
Kurt passò alla End House a prelevare Jared.
“Brandon resta qui con Colin …” – disse il cantante dei Mars, poco convinto di quell’uscita.
“Ha detto che è troppo vecchio per queste cose ahahhaha non che tu ed io siamo di primo pelo ahahahah”
“Sei su di giri stasera Kurt …”
“Certo esco con il mio ragazzo preferito!” – e gli cinse la vita, mordendogli il lobo dell’orecchio sinistro.
Era da tempo che non giocavano così, ma Jared rimase turbato dall’entusiasmo di Kurt.
“Facciamo coppia allora?” – lo provocò, dandosi dell’idiota, ma con Kurt la confidenza era estrema e Jared se ne ricordò finalmente.
“No, non credo proprio. Colin sta meglio?” – disse mettendo in moto.
“Sì, dopo il matrimonio vogliamo andare qualche giorno a Santa Monica, ha scelto lui la destinazione, io guido, lui fa da navigatore … abbiamo affittato il solito cottage, per stare tranquilli e senza figli per un fine settimana.”
“Ottimo. Ora pensiamo a questo evento Jared, anche se io non ce lo vedo Chris con Owen, mi sembrano due ripieghi viventi.”
“Per superare i legami con Tomo e Shan?” – replicò assorto.
“Certe cose non si superano mai.” – e troncò il discorso.
Jared mentalmente lo ringraziò per non avere tirato in ballo anche Geffen, ma era solo una cortesia che non poteva cancellare le sue emozioni, ogni volta che la sua mente ripercorreva certi ricordi.

Il cattering era stato all’altezza delle aspettative di Rice, ma Chris non aveva molto appetito.
Ognuno si serviva e tornava ai divanetti della prima sala, mentre in quella adiacente la musica era a tutto volume.
C’erano parecchi amici dei Red Close e di Owen, anche clienti, qualche imbucato, splendide ragazze immagine, ma soprattutto giovanotti mezzi nudi, che si dimenavano in ogni angolo, tra cubi luminosi e pali fosforescenti.
C’era anche una vasca, che a turno i presenti riempivano di Dom Perignon: era destinata ai futuri sposi, per un’immersione di mezzanotte.
“Se pensa che entrerò nudo là dentro … Cazzo potevo inventarmi un’emicrania classica?” – sibilò Chris, appoggiato ad una parete del corridoio, che portava all’ascensore panoramico.
Tomo lo ascoltava, sorseggiando un cocktail troppo alcolico, come tutti quelli serviti al bar.
“Sembri già la classica mogliettina … ahahahh”
“Fottiti Tomo …” – sussurrò tirando su dal naso e scolandosi la quarta vodka.
“Smettila di bere in questo modo Chris!” – disse alterandosi.
“Dov’è il tuo animale?”
“Chissà, forse sta armeggiando con la lampo di tuo marito.”
“Sei davvero un coglione Tomo … e se fosse? Ti importa?”
“Ho … ho la nausea, scusami …” – e si precipitò nel bagno di fronte a loro.

Geffen stava scrutando i movimenti di Justin e Brian: non aveva sospetti sul grafico, tanto meno sull’amico del suo Kevin, ma qualcosa gli sfuggiva ed escludere il primo dal ricatto a Colin e Jared era azzardato.
Meglio non scartare alcuna ipotesi, continuava a ripetersi.
Kurt stava ballando con Kevin, molto scatenato come gli altri due, da cui Glam non riusciva a distogliere lo sguardo, finchè non incrociò quello di Jared, che sembrava annoiarsi.
Giocava con il suo bberry, probabilmente messaggiando con Colin.
In effetti era così.
§ Me ne torno a casa … scaldami il posto. Chiamo un taxi, Kurt sembra un sedicenne … §
§ Ok Jared … portami una fetta di dolce. Ti aspetto, ti amo, CF §
Glam sparì, dirigendosi alla terrazza.
Aveva nettare e due bicchieri.
Li posò sul davanzale e si puntò con le mani alla balaustra, godendosi la brezza fresca di marzo.
“Aspetti Kevin?”
Cercò lentamente la sorgente di quella voce, così cara al suo cuore.
“Ciao Jared … no, era per una persona che non c’era, ma che adesso è arrivata.”
“Ti senti bene Glam …?” – domandò, mettendosi le mani nel giubbotto di pelle, senza avanzare, quasi fosse impaurito da quella situazione.
“Come mai sei qui, mi hai seguito?”
“No, volevo solo respirare due minuti, prima di andare via.”
Geffen rise sommessamente – “Ok … allora un brindisi e poi ti lascio andare.” – e riempì i calici, passandone uno a Jared, che ormai era ad un metro da lui.
“Sicuro di …”
“Di stare bene Jared? Ma certo …”
“Cosa festeggiamo Glam?”
“Il … il destino … sai, ogni tanto la memoria gioca con il cuore, lo stritola, ma poi lo libera, per consentire nuove gioie e … rinnovati dolori …” – parlava seriamente, puntando qualcosa nell’oscurità.
Qualcosa che non c’era.
“Di cosa stai parlando, di noi Glam?”
“Di noi … di Kevin … è cambiato, ha perso … lui ha perso il suo candore. Troppe delusioni, troppi sbagli e la colpa è ovviamente ed unicamente mia.”
Mandò in frantumi la coppa in cristallo, scolandosi mezza bottiglia in pochi sorsi.
“E’ una corazza Glam, sta a te demolirla …”
“Come tu hai fatto con i muri che io per primo avevo alzato intorno a questa testa di cazzo?”
“Tu non sei …” – “Oh sì che lo sono Jared.” – disse risoluto, gettando anche il vuoto a perdere.
“Stai esagerando con il bere Glam …”
“Non temere, ho bevuto il mio primo cognac a sette anni, dopo che … che il mio vecchio mi aveva riempito di botte … a volte dimentico quei momenti … ma è solo un attimo …” – disse respirando a fatica.
Jared gli sfiorò un braccio, ma Geffen si scostò repentino – “Eh no, non voglio che tu … ora torna da Colin … pensa al destino, lui si scopa Justin, tu lo lasci, mi rivuoi, io voglio Kevin, ma il mio ex mi manda al diavolo ogni giorno, Colin sta male, Kevin torna … e noi siamo soddisfatti, finalmente … Parlavi sul serio, quando lo hai insultato in quel modo?”
Le sue iridi celesti erano come pugnali, ancora una volta, nel petto di Jared.
“Sì … sì certo, era tutto vero, dicevo ciò che pensavo, ciò che sentivo.”
Geffen strizzò le palpebre – “Vedi, non c’è sincronia … anche se … anche se il nostro amore non è mai stato da meno da quello che ti unisce a Colin.”
“Lo so Glam …” – disse con un tono spezzato da un singhiozzo, inghiottito a fatica.
« C'est la vie, souvent sans souci, mais le plus souvent pleine de souvenirs … » - e se ne andò.




mercoledì 20 luglio 2011

GOLD - CAPITOLO N. 221

Capitolo n. 221 – gold

Robert arrivò puntuale all’appuntamento con Chris.
Spiegò a Jude il tono del messaggio: era preoccupante e temeva i contenuti del discorso, che era pronto ad ascoltare.
“Ciao papi … ti posso ancora chiamare così Rob?”
“Certo …” – rispose sgranando gli occhi.
Quel giovane gli ispirava sempre tenerezza e gli sembrava di conoscerlo meglio di altri.
“Ho … ho visto Tomo … due volte da … da un po’ ecco …”
“Chris …”
“Ok … ok lo so, è sbagliato … è tutto un casino …” – disse in lacrime, asciugandosi con il palmo sinistro, che Downey afferrò.
“Ascoltami. Non sono qui per rimproverarti ed immaginavo che il tuo problema fosse questo, ma non credi sia venuto il momento di prendere una decisione e lasciare tutti questi uomini?”
“Io … io lo amo …”
“E sia pure. Cazzo! Non capisci che Tomo ha fatto delle scelte pesanti, hanno un’altra figlia adesso!” – disse con maggiore intensità, ma senza esagerare.
“Poteva … poteva essere nostra figlia Rob!”
“Lo hai cercato tu?”
“Che importa …?”
“Importa eccome Chris!”
“La prima volta no … eravamo in sala di registrazione … la seconda, ieri, sì.”
“Cosa ti manca con Owen?”
“A me … a me manca Tomo. Ho troppi rimpianti e non riesco ad uscirne … voglio bene ad Owen, l’ho adorato quando mi ha messo su di un piedistallo, ma c’è sempre qualcosa di formale, di imposto, che mi sta già soffocando Robert …”
“E’ paradossale, gli stessi motivi che hanno di certo indotto Shannon a lasciarlo. E tutti e due siete corsi da Tomo, che è la dolcezza fatta persona, ma anche il caos, a quanto pare, accidenti …”


“Si va a casa Cole!”
Geffen aveva riunito le cose di Farrell velocemente e Jared saltellava per la stanza, ringraziando tutti.
Kevin li aspettava nel parcheggio con Lula, ma Gary aveva appuntamento con Glam per andare da Justin e lo aggiornò, dopo essere sceso dall’hammer, che l’avvocato aveva fatto rispedire da Haiti.
“Sì me lo aveva detto … Ok, porterò a casa io Colin e Jared.”
“D’accordo, ah eccoli …”
Kevin scese per abbracciare Farrell e Lula lo seguì a ruota.
“Oh eccoti qui, il soldino di cacio!” – e lo coccolò per qualche minuto.
“Non stancarti Cole, ne dovrai spupazzare di piccoli oggi …” – disse Glam, riprendendosi il figlio.
Salutò poi tutti, senza ovviamente rivelare a Colin la propria destinazione.


“Sono arrivati … accidenti che macchina …”
Brian cinse da dietro Justin, baciandolo sulla nuca – “Corazzata direi … quello a sinistra è Glam, lo conosci vero?”
“L’ho intravisto in ospedale, ci avrò scambiato quattro parole, cavoli che eleganza … Arriverà dal tribunale.”
“Sì, bell’uomo, lo ammetto, ma tu sei molto meglio.” – e sorrise, baciandolo.
Quando entrarono, fecero le presentazioni e Geffen capì l’imbarazzo di Justin.
“Lei … lei ha visto quel video signor …”
“Chiamami Glam e diamoci tutti del tu. Sì, l’ho visto e non sono qui per giudicarti sia chiaro. Colin Farrell è anche un mio assistito da anni, per cui questa cosa potrebbe danneggiarlo fortemente. Ora mi dicono che stai per trasferirti e questo è un fatto positivo.” – disse con serenità.
“Certo, lo è in tutti i sensi.” – ed arrise allo sguardo di Brian.
“Perfetto. Ok Gary gioca con le tue apparecchiature e vediamo se ci sono cimici.” – disse, andando a piazzarsi davanti alla vetrata, che si vedeva nelle inquadrature di chi voleva ricattare Jared.
“Forse il nostro uomo o la nostra donna, ci sta osservando …”
“Tu credi, Glam?”
“Possibile, ma anche no, dall’altra parte ci sono uffici ed un piano abbandonato, dal quale chiunque poteva fare foto o filmati.”
“Come fai a saperlo?” – domandò Brian.
“Un investigatore privato ha già compiuto un sopralluogo e né dagli alloggi e tanto meno dai restanti punti disponibili, qualche sconosciuto poteva agire, a meno che non sia un inquilino oppure un impiegato.”
“Li controllerete tutti?”
“Sì Justin, lo stiamo già facendo, ma sono convinto che non arriveremo a nulla.”
“L’accesso è libero … intendo al posto che dicevi …”
“Sì, dalle scale antincendio.”
“Qui è tutto pulito Glam, possiamo andare.” – intervenne Gary.
“Andiamo pure, ma … Justin qui c’è un questionario, cerca di compilarlo e mandamelo via email, è importante.”
“Sì … lo faccio subito.”


Shannon stava scegliendo una cravatta, nel negozio dove di solito andava con Jared, ma questa volta era nel settore elegante.
“Troppo classica per te … meglio questa.”
“Ehi Owen … che ci fai qui?”
“Ti salvo da un improbabile acquisto! Ciao Shan, come stai?” – e gli sorrise.
“Bene … emozionato per le nozze?”
“Insomma … allora quale scegli?”
“Mmmm la tua direi, è divertente …”
“Appunto, vorrei una cerimonia simpatica, leggera … Daremo anche un party, per l’addio al celibato, una cosa scherzosa, due sere prima, ci verrete, vero?”
“Sì … tra dieci giorni giusto?” - disse cercando la carta di credito.
“No lascia … è un mio regalo per il testimone …”
“Co-cosa Owen?!”
Rice lo fissò – “Ne sarei onorato. Sarà un giorno importante per me e vorrei avere al fianco solo persone a cui voglio bene. Un bene vero Shan …”
“Credi che …”
“Tomo si offenderà? Temi questo?”
“Non lo so … no, è che … Ok, ok, lo farò.”
“Grazie Shan, sei un amico.” – e lo abbracciò.

Robert accostò.
“Tieni, soffiati il naso … Dio mio Chris, sei in uno stato pietoso.” – e ripartì.
“Dove stai andando?”
“Ti porto a casa con me, starai con Jude e Camilla, le cambierai il pannolino e ti distrarrai mentre vi preparo la cena, avvisa Owen e digli pure che sei con noi.” – disse risoluto.
“A Jude forse …”
“Jude ti ha accettato, così come io ho accettato Colin e Xavier e tutti quelli che Jude considera amici del cuore.”
“Sono il tuo amico del cuore …?” – chiese stupito.
“Sei un ragazzo incasinato … sei me ed è per questo che ti voglio bene.” – e sorrise, prendendolo per mano – “Ora concentrati su Owen e decidi, ma fallo subito, mancano meno di due settimane e siamo in piena emergenza.” – e rise, tentando di smorzare la tensione.


I signori Wong avevano preparato una cena eccellente, aspettando poi tutti per il dolce.
Colin mangiò poco e poi si congedò – “Saluterò gli altri domani … sono stanco Jared.”
“Non preoccuparti, li avviso io, miss Wong faremo colazione con queste prelibatezze, prepari per dodici persone, grazie.” – e salì con lui, sostenendolo insieme a Simon.
“Ce la faccio ragazzi, ma non mollatemi, sono più sicuro.”
I bambini furono calmi, anche se molto affettuosi con lui.
Andarono a nanna presto, dando la buona notte in camera dei genitori.
Isotta riposava nella culla, che Colin volle vicino al letto.
“La cambierò io … dopo pranzo …”
“Sì, non è urgente, riprenderai con calma le abitudini Cole.”
“Ma che ore sono?”
Aveva confuso il giorno con la notte, per pochi attimi.
Jared non lo comprese immediatamente.
“Le nove di sera cucciolo …” – replicò, rendendosi conto di quanto stava accadendo alla mente di Colin, che si sentiva confuso.
Il dosaggio dei medicinali doveva essere ridotto.
Si riprese subito.
“Ora dormiamo Jay … voglio solo dormire.” – e si rannicchiò, aspettandolo per abbandonarsi alle sue cure amorevoli.