domenica 8 gennaio 2012

One shot – Respiri

One shot – Respiri


Pov Robert Downey Junior
Londra, gennaio 2012


Respiri.
Osservo il tuo petto inalberarsi e planare, dietro agli ansiti ormai tranquilli, dopo che abbiamo fatto l’amore, per la seconda volta, stanotte.
E’ terribilmente tardi e dovrei riprendere la valigia e tornare a New York, dove Susan mi sta aspettando, per discutere un nuovo progetto, con l’amico Tim Burton.
Geppetto.
Divertente.
Hai ridacchiato, sbriciolando le cialde allo zenzero tra i cuscini, sussurrandomi – “Saresti meglio come Pinocchio o sbaglio Rob?”
Amore tu non sbagli, però mi hai fatto male, nel dirlo, qui, proprio qui, dove hai succhiato la pelle sudata, al centro dello sterno, lamentandoti che sono dimagrito troppo e che … che ti manco da morire …
Anche tu, mi manchi, Jude … come neppure riesco a spiegarti lucidamente.
Perdo i sensi e la ragione, aggrovigliandomi alle tue lacrime amare, la distanza ci uccide, il lavoro ci allontana, ma io non ti lascerò mai Jude …
Io non posso lasciarti.
Sorridi.
Stai sognando, lo fai sempre, rannicchiandoti poi sul mio cuore ed accorgendoti che le nostre fisicità sono differenti, ma perfettamente compatibili, quando la posizione mi capovolge.
“Sei il mio piccolino …” – e sai che io non mi arrabbierò, come faccio con chi mi dà del nanerottolo da anni, visto che con te vicino mi sento gigantesco.
E’ un concetto puro e semplice, che anche un bimbo capirebbe: Robert ama Jude e Jude ama Robert: siamo innamorati ed abbiamo coltivato questo sentimento da quando abbiamo aperto gli occhi.
I miei cercavano Jude, quelli di Jude cercavano Robert.
Ridi: sei sveglio.
“Ma cosa brontoli tesoro …?” – mormori, stringendomi dolcemente.
“Pensavo ad alta voce!” – ribatto vivace e tu mi baci …
Mi baci Jude …
Baciami ancora … e ancora … e … Jude …
Sto volando.
Le tue mani scivolano veloci e decise dal mio collo, alle spalle, al petto, mentre tu sei già con la bocca dentro al mio ombelico, poi risalgono, così precipitano insieme a te, che mi tormenti tra le gambe, facendomi strappare il bordo delle lenzuola.
Ritorni a leccarmi le labbra, le mordi, mi baci e sono di nuovo tuo.
Disgreghi e ricomponi desideri oltraggiosi, che abitano le stanze di quell’intimità soltanto nostra.

Piangi.
Mi stai salutando, i vetri del corridoio, che mi canalizza al check-in, sono la sottile barriera cristallina, capace di dividerci artificialmente.
“Ci vediamo presto …” – sembri gemere, strangolato dal dolore.
Inspiro, l’aria è tagliente, anche se siamo al chiuso, ma sembra raggelarsi nei miei polmoni.
E’ la morte di questi momenti, sai?
Spalanco le palpebre, brucio quel tragitto breve, lo polverizzo, facendomi largo tra le persone in coda, che reagiscono stupite, forse riconoscendomi.
Che si fottano con i loro cellulari, le video camere, le esclamazioni interdette: hanno appena immortalato il bacio più lungo e profondo, che abbia dato a qualcuno: e sei tu, Jude Law, tra cielo e terra non esiste nessuno oltre a te, che io riesca ad amare così tanto.
Nessuno.

THE END

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