One shot – Ad ogni alba
Pov: Misaki
Guardo l’orologio appeso alla parete.
Stai facendo stranamente tardi, un’odiosa cena di lavoro, alla quale sei stato trascinato dal responsabile alle pubbliche relazioni, ma soprattutto dalla tua redattrice.
Aikawa questa sera era davvero elegante in un tailleur aderente e sofisticato, come il suo profumo, che aleggia ancora nell’aria.
E’ gentile, con me.
E con te … vorrei odiarla, per come ti guarda e raramente ti sfiora, ma voglio concentrarmi su di te, Usagi san, su ogni singola parola tu le dica, su ogni singolo modo in cui la scruti, quando ti innervosisci per i suoi giusti rimproveri.
Tensione erotica.
Il sensei stamattina me l’ha spiegata, su richiesta.
Curioso come una scimmia, naturalmente, mi ha poi fatto il terzo grado.
Così mi interrogo, senza essere stato capace di rispondergli, sul perché lei abbia le chiavi di casa … nostra?
Perché inizio a sentire così tanto mia ogni cosa che circonda la mia insulsa persona?
Ne ho bisogno.
Questa è la pura verità, che né tu, né il sensei e tanto meno mio fratello, ha il coraggio di dirmi.
A volte ho il dubbio che vogliate compatirmi a vita, mentre io …
Io adesso sono ancora troppo giovane ed inesperto per conquistare un’indipendenza definitiva, grazie alla quale potrei andarmene e poi … e poi …?
Se solo non fossi così innamorato di te, Usagi san.
Se solo …
Stupido orgoglio.
Rannicchiato tra le lenzuola sudate, ho sognato di te e di noi.
L’eccitazione mi ha fatto destare madido ed agitato.
Sarai ancora in giro con loro? Con … lei?
Impossibile.
Vero Usagi San?
Vero …?
Ti prego …
A passi felpati raggiungo la tua stanza.
Ci tieni un sacco di giocattoli, orsi di peluche e diavolerie di ogni genere.
Tocca a me riordinare sempre, ma non me ne dispiaccio: amo avere cura di te, prepararti il bagno caldo, cucinarti pietanze squisite, amo … tutto di te.
Apro la porta, senza fare rumore.
“Misaki sei tu?”
Ho un brivido.
“Allora sei … sveglio? Scusami …”
“Che succede?”
“Nulla volevo soltanto …”
Accendi la luce e le tue palpebre diventano una fessura: “Che cos’hai addosso Misaki?”
Faccio un passo indietro, come se fossi stato scoperto.
Accidenti!!
L’avevi lasciata sul divano, una camicia destinata al lavaggio, sempre una mia mansione, ma ancora pulita e, specialmente, con il tuo odore, che adoro.
Mi hai incastrato.
Ti siedi e mi punti un dito – “Adesso parliamo, Misaki.” – dici serio, battendo poi il palmo sul materasso.
Annuisco, la gola secca e tu sembri intuirlo.
I tuoi palmi freschi catturano i miei zigomi, torturandoli con un fremito leggero per poi sigillare le nostre labbra.
La tua lingua è sublime, si contorce con la mia, come se combattessimo una guerra già vinta o perduta, a seconda dei punti di vista.
Vorrei essere onesto con me stesso, ma ne ho una tale paura, Usagi san.
So che mi aiuterai a comprendere i sentimenti, che infiammano il mio cuore, però adesso è un altro l’ostacolo da superare, almeno per me.
Il distacco è doloroso, le tue mani sono già estremamente invadenti per potere resistere, ma io devo farlo.
“Smettila!!” – ruggisco, sottraendomi al tuo successivo abbraccio.
“Misaki …”
Quanto dolore, in queste iridi, quando ti respingo Usagi san: sembri crollare in una notte senza fine, disperato per non riuscire ad avere la mia attenzione amorevole, che tu invece mi offri generosa e continua.
Sono un vigliacco … un vigliacco amore mio … “Amore mio …” – mormoro.
I tuoi occhi sembrano esplodere, quanto il tuo cuore, che sembra schizzare dal petto.
“Misaki … ?”
Stupore assoluto, condiviso da entrambi.
“Amore mio, tu la ami, forse?” – chiedo, spezzandomi nel mezzo, consapevole che non potrò sopravvivere ad un tuo eventuale assenso.
Mi accarezzi la guancia destra, come un padre nel consolare il figlio spaventato dal domani.
Un domani senza di te, Usagi san.
“Cosa ti stai inventando Misaki …?” – mi domandi dolcemente.
“E’ un dubbio atroce, io però …”
“E’ uno … sbaglio atroce.” – e sorridi.
Come sei bello Usagi, come sei immenso, con la tua devastante virilità, che ora mi invade, non per dimostrarmi che tu appartieni a me, questo lo so dal primo attimo di noi, ma soltanto per significarmi che siamo una cosa sola, un’unica persona.
E che la solitudine, non abiterà più i miei giorni.
Esci da me, il tuo ventre sussulta ancora e poche gocce della tua essenza mi bagnano: i miei gemiti si acuiscono a questa sensazione incredibile, per lascivia ed erotismo, che voglio amplificare, perché lo meriti.
Ti sospingo sotto di me, vorrei cavalcarti, per un viaggio inaspettato.
Le nostre dita si intrecciano, il mio corpo sa cosa fare, istintivamente.
Al solo pensiero, la tua prestanza riaffiora e si inalbera nello spiraglio di carne, nervi e sangue pulsante, attraverso il quale arriverai al limite, dentro di me.
“Misaki!”
E’ un rantolo febbrile, quello che emerge dalla tua gola: lo raccolgo, con un bacio nel quale precipito, succhiandoti poi il mento e di nuovo la bocca e di nuovo la lingua: sei mio, mio, mio!!
I miei fianchi lo stanno gridando nel vento, dove veniamo come folgorati da onde di luce, sole salato e petali di anagallide.
“Eccomi … eccomi … Misaki …”
Gli ansiti del tuo orgasmo si sublimano nei miei, dilaniati da contrazioni incessanti: mi stai accarezzando, siamo al culmine ed accade.
E’ come pioggia, zampilla e poi dilaga, sublime ed incessante.
Giochi con i miei capelli.
“Stavi dormendo …?” – sussurri nel buio della camera.
“No Usagi san …”
“Misaki …”
“Non staccarti da me.” – chiedo serio, ma infantile.
Divoro i tuoi polsi, voglio il tuo aroma speziato di tabacco addosso, le tue mani grandi dappertutto, la tua voce sensuale nel collo, dove spargi ora una moltitudine di baci.
“Per quanto tempo desideri che io lo faccia, Misaki?”
“Dal principio dell’imbrunire, sino ad ogni alba.” – rispondo avvolto da te e dal sogno, che mi hai donato da quando stiamo insieme.
Sento il tuo sorriso tra le scapole.
Sarà così, ne sono certo ormai.
THE END
Nessun commento:
Posta un commento