lunedì 31 gennaio 2011

GOLD - Capitolo n. 53

Capitolo n. 53 – gold



Le dita di Kevin tremavano sulle labbra di Glam.
A poco a poco riprese i sensi, facendo fatica a mettere a fuoco quella strana ombra, sulla quale spiccava un sorriso luminoso.
“Kevin… amore…”
“Ciao Glam… posso… posso abbracciarti?”
“Vieni qui…Mio Dio… Kevin…” – lo strinse, spostando di poco Lula, che ormai era nel mondo dei sogni.
Si baciarono con spontaneitá e passione.
Kevin avrebbe voluto che non finisse mai quel contatto intimo e prezioso.
Glam si staccó piano da lui, mormorando con dolcezza quanto fosse felice di vederlo.
“Ti fa tanto male daddy…?” – domandó commosso, ritrovando quella fanciullesca innocenza, che faceva impazzire Glam, al centro del mondo di quel giovane uomo innamorato e fedele al loro rapporto, cosciente di quanto fosse complesso il cuore di Geffen, ma irrimediabilmente innamorato perso di lui dal primo istante in cui lo vide.
“Ti amo Glam… ti amo da morire…” – sussurró risollevandosi, con fatica.
“Grazie per essere qui…non volevo spaventarti Kevin…”
“Non ho mai creduto che fosse semplice amarti… ma è una delle poche cose che so fare, sai?” – rise, asciugandosi con il dorso della mano gli occhi gonfi e stanchi.
“Hai trovato un albergo?” – domandó preoccupato.
“Dormo da Jared… ha detto che posso stare da lui…”
“Ok…è un’ottima idea…” – replicó destabilizzato.
Lula si sveglió, sorridente – “Kevin… ciao…” – disse con tenerezza, cingendogli poi il collo, con un bacio affettuoso.
“Ciao Lula…ma… mi conosci?”
Lui annuí, per poi tornare ad accoccolarsi sotto l’ala protettiva di Glam.
“Rimane qui con te?”
“Non ho alternative Kevin ahahahh… Uhi… miseria il mio ginocchio… finiró con un bel bastone…”
“Hai giá una certa etá daddy… è il minimo…” – rise, senza smettere di accarezzargli gli zigomi.
“Hai ragione… vai a riposarti…”
“Ok, a domani, ciao Glam… ti amo tanto…”
“Anch’io tesoro, a domani.”

Shannon fu tranquillizzato da Colin, avvertito nel frattempo sull’arrivo di Kevin.
Jared gli aveva mandato un sms, promettendo di collegarsi via web cam il giorno successivo.
Il fratello maggiore dei Leto non se la sentiva di tornare subito da Tomo, per cui decise di fare una passeggiata sotto al porticato del centro commerciale nei paraggi del resort.
Era in ansia per Owen.
Il suo telefono suonava libero e dopo solo tre squilli lui finalmente rispose, dopo tante ore di silenzio.
“Ciao Shan…” – la sua voce era calma.
“Owen…ciao, tutto bene?” – domandó provando un accavallarsi di sensazioni, un misto di timore e rabbia, per non riuscire a trovare un punto fermo nella propria vita.
“Sono nel mio ufficio, abbiamo avuto un ricevimento, per Tim, un successo inaspettato… a volte questa cittá riserva delle sorprese.”
“Pensi che non se lo meriti?”
“Tim possiede la presunzione degli artisti, acerbi e sfrontati, ha alzato la posta ed ha vinto. In fondo lui crede in ció che fa, è un lavoro, come la musica, la recitazione… insomma, tu dovresti saperlo Shan.” – sorrise, versandosi qualcosa.
“Cosa bevi?”
“Gin doppio… ne vuoi un po’?”
“Solo dalla tua bocca…” – sembró un gemito, racchiuso in una frase inopportuna per come erano andate le cose tra di loro.
“Vuoi… vuoi fare finta che non sia cambiato nulla Shan…?” – chiese, tirando sú dal naso.
“Forse è l’unico modo per andare avanti… persistere nella finzione, nelle bugie.”
“Perché non dici tutto al tuo uomo?”
“Perché non voglio.” – una fitta percorse i muscoli del braccio, appoggiato ad una colonna gelida di cemento armato.
“Mi manchi Shan…cazzo… io… non me ne frega niente, torna da me… torna da me…” – lo imploró, perdendo ogni dignitá, piegandosi in un pianto sommesso quanto amaro.

Kevin fece una lunga doccia, mentre Jared preparava un’insalata con uova sode e tonno, mescolandola a verdure di ogni genere.
Dalla cucina urló qualcosa, ma Kevin si stava tamponando i capelli, dopo avere indossato l’accappatoio di Glam, vistosamente piú grande rispetto all’altro appeso ai ganci di ottone, fuori dal box.
“Cosa dicevi Jared…?”
“Vuoi una bistecca?”
“No… sai che mi piace mangiare come te.” – sorrise, sedendosi all’estremitá della penisola, dove Jared aveva apparecchiato.
“Pensi che sia pulito?”
“Cosa…? Ah sí, Glam lo aveva appena portato e… scusa Kevin…” – arrossí, facendo scivolare le posate.
“Non ti incasinare…non importa Jared…Grazie per la cena di mezzanotte.”
“Prego…” – scrolló le spalle.
“Buono… certo mangerei anche una suola di scarpe, tra uno scalo e l’altro ho masticato solo gomme e crackers, lo stomaco mi si era chiuso… Ora sto meglio, Glam guarirá presto.”
“Sí Kevin, ne sono sicuro, ha una tempra formidabile…”
“Per la sua etá direi di sí.” – lo fissó, divertito.
“Spiegami una cosa…”
“Dimmi Jared.”
“Come fai a…insomma io non ci riuscirei, nemmeno a farlo apposta e tu non stai fingendo, sei sincero, sei limpido, comprensivo…”
“Dovrei spaccare tutto? E romperti il naso perché il mio…Il punto è proprio questo. Glam non appartiene ad altri che a sé stesso, ma si impegna a fare felici gli altri, combinando casini, ma in buona fede... Conoscendo tutta la sua grande famiglia, i figli, le ex, il nipotino, gli amici, gli amori, le amanti, Dio chi ho dimenticato?... Mmm forse anche il gatto che gli ho comprato… Dovevo solo decidere se impazzire ogni tre minuti oppure godermi tutto il bello che soltanto lui era ed è in grado di darmi. Sono convinto che sia con te che con me, lui ha sempre fatto l’amore, trattandoci nel migliore dei modi… Lui era presente e cosciente, ci ha amati davvero… ed a me è bastato…Anche se i suoi pensieri potevano accarezzare il tuo oppure il mio ricordo…”
Jared inclinó la testa, aggiungendo della senape ai crostini, che divise con Kevin – “Gustosi… come la vita che facciamo Jared… Con Glam, peró, non accetto compromessi e nemmeno tu potresti farlo, giusto?”
“Sí… sinceramente la mia idea è stata riprovevole, nel momento in cui gli ho detto che volevo stare con lui, finché tu non fossi tornato e…È successa una cosa, che hai stravolto ancora di piú il sottoscritto e non solo…”
“Cosa Jared?”
“Forse la conoscerai domani… si chiama Syria, è la maestra dell’asilo della fondazione… sono… sono finito a letto con lei, poco dopo il mio arrivo, in preda a non so quale follia…Aspetta un bambino…”
Lo stupore di Kevin gli tolse l’appetito.
Jared gli raccontó i dettagli, concludendo con la decisione di Glam di non stare piú insieme.
“Non so se il mio posto è ancora con Colin, non so neppure se accetterá un figlio mio e… io non so piú niente Kevin…”
“Glam ha agito di conseguenza, ma se fosse tornato da te, dopo la missione… credi davvero che ti avrebbe lasciato andare?”
“Rinunciare a lui è … una ferita inguaribile Kevin... Mi vergogno per come li sto facendo soffrire, sono io quello che dovrebbe restare solo.” – deglutí l’ultimo bicchiere di acqua, rimanendo in silenzio insieme a Kevin, che si strofinó la faccia.
“Dormiamo insieme Jared…?”
“Sí… va bene…Vuoi un pigiama o qualcosa che gli somiglia parecchio?” – sorrise, incrociando le braccia nude.
“Me lo sono portato, ora cerco nel mio trolley, comunque grazie.”

Tomo controlló l’ora, sbuffando – “Credevo ti fossi perso…”
“Scusami, avevo bisogno di prendere una boccata d’aria. Ci mancava solo questo attentato a Glam…”
“Come sta Jared?”
“Colin dice che supererá anche questo momento…”
“Non mi sembri molto convinto Shan…” – sospiró, girandosi su di un fianco e sollevando il piumone, per fargli posto.
“Hai dato tu la buona notte a Josh…?”
“Tranquillo… era stanco morto dopo avere pattinato tutto il giorno…”
Si abbracciarono, cercando le proprie labbra con voracitá.
Tomo era libero dall’inutile intimo, che soffocava l’eccitazione di Shan.
Lo liberó subito, scendendo tra le sue gambe, avido di sensazioni e di gustarlo senza remore.
Shan lo afferró per i capelli, spingendosi in lui, con scarsa attenzione – “La tua bocca… la tua bocca…” – ansimó, affondando la nuca nel cuscino, inarcando la schiena e tornando a spingere fino in fondo il suo sesso nella gola di Tomo, che faticava a gestire quell’ardore osceno del compagno.
I suoi occhi si riempirono di lacrime, mentre le sue unghie ferivano i fianchi di Shan, in preda ad una carenza di ossigeno e cosí accaldato da spingere via le coltri con i piedi nervosi.
Con un gesto repentino, Tomo si ritrovó in ginocchio sullo scendiletto, mentre Shan rimaneva seduto, costringendo con le mani ormai artigliate alla testa dell’altro, a pompare quell’orgasmo fino allo spasimo estremo, soffocandolo quasi.
Giunto al limite, lo spostó veemente, riducendolo carponi, parallelo al materasso, precipitando anche lui alle sue spalle, per penetrarlo con spietatezza inconsueta.
Tomo gridó, straziato dai colpi incessanti, finché Shan non arrivó a svuotarsi e lui ad essere grato per la fine di quella tortura.



SHOMO


OWEN

GOLD - Capitolo n. 52

Capitolo n. 52 – gold



Jude guardava sempre il notiziario del mattino, mentre Robert leggeva la pagina dello spettacolo, sul quotidiano preferito.
“Cavoli… non vuole proprio smettere di nevicare… resteremo bloccati…” – mormoró, guardando fuori.
“Che problemi ti fai Jude? Isolati qui, che bello!” – e rise, fissando poi lo schermo – “Ehi… alza un po’ cosa stanno dicendo di Haiti?”
Il telegiornale diede la notizia dell’aggressione subita dal gruppo di Geffen, perché due soldati erano rimasti uccisi.
“Oh mio Dio… Glam è stato ferito…”
Qualcuno bussó, era Colin.
“Cazzo avete sentito?!” – disse entrando.
“Sí…hai notizie da Jared?”
“No Jude… ora provo...”
C’era la segreteria, ma dopo alcuni minuti fu Jared a richiamarlo.
“Tesoro cosa è successo?”
“Ciao Colin… Glam non è grave, ma ha una brutta ferita…” – singhiozzava.
“Jared siamo tutti mortificati…”
“Glam mi ha detto che è venuto da te, ma non è questo il momento di parlarne…”
“Jared te lo avrei detto oggi stesso… Tu stai bene?”
“Sí, ma hanno ucciso due caschi blu, erano ragazzi giovani...”
“Come posso aiutarti?”
“Cole io… io non riesco a trovare Kevin, né al cellulare, neppure via email mi risponde… Potresti dire a Shannon di chiamare l’agente dei Red Close, non volevo che lo apprendesse dalla tv…”
“Lo faró subito. Poi ci risentiamo, ma se vuoi che io venga a prenderti…”
“Colin spero di riabbracciarti presto, ma adesso io…”
“Non aggiungere altro piccolo, stai tranquillo, ti bacio...”
Riattaccó, per poi andare a cercare il fratello di Jared.

Pamela e le figlie fissavano la parete davanti a loro, sedute su di una lunga panca, mentre Syria stava in disparte su di una sedia, accanto a quella dove Jared si tormentava le dita ed i polsi.
Sebastian venne a rassicurarli, dopo pochi minuti – “Ok, ora la ferita è pulita e gli antidolorifici stanno facendo effetto.”
“Posso… posso vederlo?” – domandó una delle gemelle.
“Sta riposando, gli ho somministrato un sedativo piuttosto forte. Tra un paio di ore vi faró entrare, ok? Tu Syria non dovresti stressarti…” – disse premuroso, ma lei era come sotto shock.
Lo ringrazió e chiese qualcosa di caldo da bere.
“Sí… andiamo alla mensa, mangiamo un piatto caldo?” – propose Jared e tutti annuirono, compreso il medico, che si sentiva uno straccio.
I soldati gli erano morti tra le braccia, mentre altri due volontari erano rimasti feriti.

La minestra era fumante ed appetitosa.
I cucchiai rimestavano, svogliatamente.
“Sebastian hai scoperto come sono andate le cose?”
“Sí Pam… In sostanza un gruppo di persone del quartiere, pensando si trattasse di cibo, ha aggredito il cargo, ma poi qualcuno ha sparato, da un palazzo abbandonato, sembravano cecchini… Una confusione totale, Glam ha tirato via un ragazzino dalla linea di fuoco, beccandosi la pallottola destinata a lui…Veramente erano due, una è entrata nel giubbotto antiproiettile, nella schiena, insomma l’ha protetto con il proprio corpo, salvandolo…”
“E chi fine ha fatto?” – domandó Jared.
“Sparito… me lo hanno raccontato quelli che sono stati colpiti, li abbiamo ricoverati al pronto soccorso. La polizia sta facendo delle indagini, ma non servirá a niente.”

A tarda sera Geffen riprese conoscenza.
Le figlie volarono tra le sue braccia, in lacrime.
Jared e Syria continuavano a stare in corridoio, sbirciando la scena, commuovendosi.
“Vai da lui… gli fará piacere…”
“Lo pensi davvero Jared?”
“Certo Syria…”
“E tu?”
“Io… io ci vado dopo…”
Lei gli diede retta, ritrovando il sorriso di Glam, un istante piú tardi.
“Ehi… ma ci siete proprio tutte…”
“Glam… Mio Dio ci hai spaventati a morte…” – scoppió a piangere anche lei, abbracciandolo.
“Veramente hanno fatto tutto gli altri…” – disse ridendo, con varie smorfie di dolore, appena provó a mettersi seduto.
Lo aiutarono, alzando lo schienale del letto.
“Ok… a posto…”
Pamela entró forzando un sorriso, per non acuire il piagnisteo generale – “Ehi ombre, guarda chi c’è qui!”
“Lula… ehi, piccolo…” – gli tese le braccia, accogliendolo sul petto, condividendo i suoi baci ed i sorrisi felici nel vederlo – “Daddy… ti voglio bene…”
“Anch’io tesoro…mi sei mancato sai?”
“Anche tu… ho avuto tanta paura…” – ed affossó il faccino nel collo di Glam, che chinando la testa gli profuse molte coccole.
Lo sguardo di Geffen correva per la stanza, finché Syria non notó il suo atteggiamento – “Jared è qui fuori… ha lasciato il posto a noi, per… galanteria…” – sorrise imbarazzata, ma gli altri risero sereni.
“Digli di entrare…grazie.”
“Ok bimbe, lasciamoli soli, noi torniamo dopo Geffen e guai a te se ci spaventi di nuovo cosí tanto!” – sentenzió, dandogli un bacio a stampo sulla fronte, gli occhi lucidi.
“Va bene bella signora, cercheró… grazie Pamela.”

Sul suo cuore Jared quasi si addormentó, sfinito dalla tensione, accanto a Lula, che ormai sonnecchiava felice.
Geffen accarezzava i capelli ad entrambi, dando poi un bacio sulle labbra a Jared, che non smetteva di piangere.
“Tesoro affogheremo…”
“Farei qualsiasi cosa per te… Perdonami per averti offeso…vorrei davvero rimediare… e vorrei che tutto tornasse come prima… riusciremo a cambiare le cose, ancora una volta Glam…?”
“Forse…forse cambierá questo vento… sono cosí stanco di vedere tanta sofferenza, di non sapere riempire i vuoti, di non fare la scelta giusta…io ti amo Jared…Prima non avevo alcun amore ed ora… è anche troppo?... Non lo so…”- si rilassó, respirando sempre piú piano, fino a chiudere gli occhi, vinto dalla morfina.

Jared tornó in corsia, cercando il cellulare per sentire se Colin avesse risolto la ricerca di Kevin.
La porta scorrevole fece uno strano cigolio.
Jared ebbe una sensazione strana, guardó nella direzione di quel suono sgraziato, incontrando il volto di Kevin.
Gli corse incontro, senza sapere bene cosa sarebbe successo.
Si strinsero, senza dire nulla per almeno un minuto.
Era come se seguissero un ricordo di amicizia pura e davvero profonda, dimentichi di quanto accaduto ad Haiti.
“Kevin, sono contento che tu sia qui…”- ansimó fissandolo.
“Ho preso quattro aerei, mollando Chris ed i Close in Belgio, è stato un viaggio allucinante… posso vedere Glam?”
“Si vieni, è crollato per i sedativi, ma lo svegliamo… C’è anche Lula…”
“Il bambino…?”
“Sí… é… adorabile, lo chiama daddy, come fai tu Kevin…”
“Sí, me lo ha detto… Tu come stai Jared?”
A quel quesito si bloccarono sulla porta.: “Devo dirti molte cose Kevin… posso… posso ospitarti stanotte?”
“Sí… in fondo non saprei dove andare… hai ragione, dobbiamo parlare…” – sorrise, non rimandando oltre il suo ingresso nella camera di Geffen.




KEVIN


GLAM

domenica 30 gennaio 2011

GOLD - Capitolo n. 51

Capitolo n. 51 – gold



Jared entró trafelato negli uffici della fondazione – “Ciao Tania, il boss è tornato?”
“Ciao Jared, sí… è al telefono da un’ora…”
“Ok grazie, vado a rompergli le scatole.” – disse sereno.
Bussó piano, affacciandosi con un bel sorriso.
Geffen lo fissó per un istante, facendogli un cenno di saluto, poi riattaccó.
“Ciao Glam…” – gli andó vicino, pensando che si alzasse per abbracciarlo, ma non fu cosí.
Si piegó dandogli un bacio sulla guancia, notando una certa freddezza – “Ciao Jared, come stai?”
“Io bene… problemi a Los Angeles?” – si ritrasse, quasi imbarazzato.
“No, ma devo parlarti.” – replicó serio, spostando dei fogli ed il palmare, spegnendolo.
Jared si accomodó davanti a lui, provando un vago disagio.
“Prima di andare in California, sono andato in Colorado, da Colin.”
Jared schiuse leggermente le labbra, passandosi le dita sulle palpebre, come a sottolineare il suo stupore.
“Sono andato da lui per chiedergli di venire qui, a riprenderti. Ovviamente non ho fatto cenno di Syria, non tocca a me informarlo, ma una volta ad Haiti saresti stato tu a farlo, oltre a comunicargli che saresti tornato a casa, come del resto hai deciso di fare. Puoi anche odiarmi per questo, ma perseverare in questo tuo comportamento è deleterio per tutti. Per la tua famiglia, per il tuo compagno, per me, per Kevin, anche in un ordine differente da questo, tanto il risultato non cambia.”
Per ogni parola, sembrava non provare nulla, ma il suo viso era pallido e stanco.
Jared deglutí, poi rimasero in silenzio un paio di minuti.
“Glam io… io non ero ancora pronto a parlare con Colin di Syria, ma… sí, forse sto sbagliando ad agire in questo modo, cosí come è stato un errore parlarti delle mie scelte, sono stato… arrogante e… e senza la minima attenzione ai tuoi sentimenti…” – soppesava ogni affermazione, ma Glam gli sembró irremovibile.
“Nel momento in cui sono stato sincero con Kevin, gli ho spiegato che i miei sentimenti per te superavano quelli che avevo per lui, diversamente non lo avrei tradito, anche se il mio compagno potrebbe scegliere di dedicarsi alla propria carriera, ad un altro uomo, ma vista la sua promessa di tornare da me, avrei dovuto rispettare almeno la sua devozione, ma per te ho calpestato anche questo. Mi assumo la responsabilitá di una scelta, che probabilmente ambiva ad altri sviluppi, cosí come ora non posso che assecondare il tuo desiderio di rientrare alla End House, per amare Colin ed i vostri figli come e piú di prima, confortato anche da un nuovo cucciolo.” – sull’ultima frase Geffen si commosse, ma poi riprese il discorso, senza scomporsi oltre – “Per te ci saró sempre, puoi anche andartene, a Syria penseró io, poi potrai venire per il parto, ma non è questo il punto.”
Jared non riuscí a trattenere le lacrime.
“Glam… cosa è successo con Colin?”
“Mi ha mandato al diavolo, supportato dai suoi amici del cuore Jude e Robert, devo dire che sono utili per il momento particolare, non penso che Colin stia messo meglio di me, forse è una guerra al massacro, ma io mi tiro fuori. Lui vince anche questo giro, del resto dovevamo essere in due per andare avanti, ma io corro da solo, da sempre e se è cosí che dovró rimanere alla fine, me lo saró meritato, su questo non ho dubbi.”
“Glam ascoltami…”
“Non volermene Jared, adesso non ne ho davvero voglia e neppure tempo; stanotte ho una consegna di macchinari al porto e devo dormire qualche ora, sono a pezzi e sará un inferno.”
Uscí senza aggiungere altro, lasciandolo impietrito.

L’ennesimo temporale investí l’isola per il resto della serata.
Glam posizionó la sveglia alle due del mattino, mangió una paella preparata da Pamela, che aveva provato a farlo parlare, senza riuscirvi.
Le figlie e Syria non osavano ipotizzare cosa lo tormentasse, ma erano tutte dispiaciute nel vederlo depresso.
“Papá vuoi una tisana?”
“No piccola, vai a riposarti, non hai un esame domani mattina?”
“Sí… ok riposati anche tu.”
Glam era cosí stressato, da non riuscire a prendere sonno, ma alla fine si assopí.
Era poco piú dell’una, quando Syria lo sveglió: “Glam… scusami… dovresti affacciarti…”
“Syria… che succede?”
“Non volevo svegliarti, ma… ma qui sotto c’è Jared, appoggiato ad un lampione, fradicio… Mi ero alzata per andare in bagno e sentivo dei rumori, dei clacson… forse qualcuno lo ha notato…”
Geffen imprecó, prendendo i vestiti e precipitandosi in strada – “Grazie tesoro, ora torna a letto… Cazzo!”
Prese l’hammer dal garage, per poi accostare, scendere e farlo salire, inveendo contro la sua stupiditá – “Vuoi davvero ammalarti?? Una polmonite?? Mi dici cosa cazzo hai in quella testa!!?” – le sue grida facevano tremare il petto di Jared, mentre lo sguardo di Glam era peggio di una pugnalata.
“Non… non riuscivo a…”
“Cristo piantala Jared! Ora ti riporto a casa, ne parleremo quando torno.” – disse risoluto.
Jared accennó un sorriso, al pensiero che sarebbe andato da lui, dopo la missione notturna.
Lo accompagnó fino al pianerottolo, facendosi promettere che avrebbe fatto una doccia calda.
“Glam… mi dispiace…” – si strinse al suo collo, ma lui gli negó anche un semplice bacio.
Era davvero arrabbiato, pensó Jared, consapevole che la situazione poteva solo peggiorare se lui avesse insistito nel pretendere le sue attenzioni.
Geffen provó un senso di vuoto doloroso, nel lasciarlo in quello stato, ma le cose dovevano cambiare, provava a convincersene.

Jared voleva aspettarlo sveglio, anche se si sentiva debole.
Si sforzó di mangiare qualcosa, nella speranza che l’attesa non si prolungasse oltre, ma Glam non arrivava.
Una pizza surgelata gli ridiede energia, ma il suo animo era angosciato.
Continuava a fissare il cellulare, finché non decise di telefonare, ma quello di Glam era staccato.
“Accidenti… avrá cambiato idea…”
Improvviso il suo bberry vibró, facendolo sobbalzare.
“Sebastian…? Ma… pronto?”
“Jared sei sveglio?”
“Sí…” – la sua voce si spezzó, per un presagio opprimente.
“Te la senti di venire all’ospedale? Il convoglio è stato attaccato e Glam… è stato ferito…”
“È grave?!”
“Ha perso del sangue, lo hanno preso al ginocchio destro, ma la pallottola è uscita da sola… insomma, è sedato e mi sembrava giusto avvisarti…”
“Vengo subito…”


sabato 29 gennaio 2011

GOLD - Capitolo n. 50

Capitolo n. 50 – gold



Glam procedeva davanti a Colin ed agli altri due, che si guardavano di tanto in tanto, sia in ascensore, che poi nel corridoio.
Jude teneva le mani in tasca, mentre Robert si grattava nervosamente la nuca.
Li fece accomodare, indicando un tavolo con dei vassoi colmi, portati per la colazione – “Se volete favorire, forse pensavano che io mangiassi come un cinghiale…” – sorrise, tradendo un crescente nervosismo.
“Non so loro, ma io non riuscirei a mandare giú nemmeno una briciola…” – disse Colin, lo sguardo perso nel vuoto, oltre la finestra, davanti alla quale si era bloccato, aspettando che Geffen parlasse.
Downey si mise sul divano, mentre Law stava nei paraggi di Farrell, che improvviso si voltó.
“Hai detto che Jared non sa che sei qui.”
“Vero. Gli ho detto che dovevo andare al mio studio, per dei visti e non è una balla, dopo ci vado…”
“Ok, ma ora cosa vuoi?”
“Parlarti di Jared.”
“Ti ascolto…” – incroció le braccia, fissandolo.
Glam si appoggió al muro, senza sapere dove mettere le mani, quindi imitó Colin.
“Ti ricordi il suo periodo di crisi esistenziale, in bilico tra te e me?”
“Come potrei dimenticarlo… è stato un incubo…”
“Sí, ma alla fine gli hai dato la possibilitá di scegliere e lui è tornato da te…”
Colin scrolló le spalle, con un sorriso tirato, ironico – “Oh sí, certo, non prima di venirtelo a dire e finire a letto con te Glam.”
“Lascia stare questi dettagli e non tocchiamo i tasti di chi è andato a letto con chi, ti prego Colin.” – ribatté deciso.
“Ma no tocchiamoli questi tasti!” – alzó la voce, facendo due passi verso di lui, che rimase impassibile.
“Come vuoi Colin, se puó servire, ma per me resta tempo perso.”
“Ti sei scopato il mio compagno ed è tempo perso?! Lo hai fatto anche questa volta, anche se Jared non mi ha ferito confessandomelo, è come negare l’evidenza!”
“Cazzo lascia stare questo argomento!” – anche Glam si alteró.
“Lo so benissimo che è lui che ti si butta addosso!! Almeno fosse il contrario, ma tu non è che poi ti tiri indietro! Hai tradito la nostra famiglia, hai tradito la nostra amicizia Glam!! Hai tradito Kevin, che è il ragazzo migliore che potesse capitarti, non lo meriti, non ti meriti un cazzo!!” – ormai gli era vicino e gli sferró un manrovescio, a cui Geffen non reagí.
Jude guardó Robert, come a chiedergli come comportarsi, ma lui con un’occhiata gli fece capire che non dovevano intervenire, almeno non ancora.
“Ok picchiamoci, cosa pensi di risolvere?!” – lo afferró per le spalle, spostandolo ed andando al centro della stanza.
“Colin l’unica cosa che voglio è vedere Jared felice, ma sta degenerando, si comporta in un modo assurdo, come se stesse reagendo ad un trauma, sará quello che tu gli hai fatto subire l’anno scorso, sará che ce l’ha con tutti, ma ora troviamo un modo tu ed io per riportarlo a Los Angeles cazzo!!”
Il piano di Geffen era piuttosto semplice: non avrebbe mai prevaricato Jared nel rivelare a Farrell della gravidanza di Syria. Li avrebbe semplicemente messi uno di fronte all’altro, in modo che emergesse il vero motivo per cui lui restava ad Haiti, cioé il bambino, cosí da responsabilizzare Jared a prendere delle decisioni con l’unico compagno della sua vita, l’uomo che lui voleva al proprio fianco, evitando di perderlo sul serio in tutti quei mesi, compromettendo anche la sua storia con Kevin.
Glam voleva venirne fuori da quel legame con Jared, che ormai considerava malato, anche se irrinunciabile.
Lui avrebbe pensato a Syria, mentre loro tornavano a casa dai figli; lei gli era cosí cara, con le email complete di foto con l’ecografia del giorno prima, dove Jared l’aveva accompagnata - § Glam la prossima volta viene lei… vieni tu… Jared era distratto, premuroso ovvio, ma distante, ti pensava… credo…Torna presto, un bacione. §
Insieme a Pamela l’avrebbero seguita sino al parto e poi anche la ragazza meritava di avere voce in capitolo, senza dare per scontato il suo trasferimento a Los Angeles.
Peraltro sia Colin che Jared potevano restare sull’isola, le opzioni erano varie, ma Geffen in quell’attimo si sforzava di trovare le parole giuste per convincere Colin a seguirlo.
Davanti alla sua rabbia, si rese conto che quel viaggio era vano quanto inspiegabile al suo interlocutore.
“Perché non lo lasci semplicemente andare Glam?!”
“Ci ho provato! L’altra sera…ma lui gioca con sé stesso, con me, ma alla fine sei tu che lo avrai, pertanto vienitelo a prendere, prima che combini altre cazzate!”
“Senti, ho sbagliato con Jared, Dio sa quanto! Ora non rovineró tutto, perché lui non è ancora pronto, è come un percorso e finché non arriverá alla fine, ci volesse un giorno oppure un anno o due, non sará guarito! Sai che succederebbe? Quello di cui parlavi prima, quel suo continuo correre avanti ed indietro, tra te e me! Giá me lo vedo alla End House, a crucciarsi, pensandoti, accidenti … a te, cazzo!!!”
Colin era pallido, le dita frementi, Jude gli prese un bicchiere d’acqua – “Grazie…non… non mi sento bene, vado in camera e tu torna da dove sei venuto o vattene all’inferno Glam…”
“Ti accompagno Colin…” – mormoró Jude, portandoselo via.
Robert si trattenne ancora qualche minuto.
Geffen sprofondó su di una poltrona, tenendosi la testa tra le mani.
Downey sorrise incredulo – “Ma… fammi capire una cosa Geffen…”
“Come, scusa…?” – replicó senza muoversi di un millimetro.
“Ti è cosí difficile stare lontano da Jared, dirgli che fra voi non puó esserci altro che una semplice amicizia e rispedirlo al mittente?”
Glam gli puntó i due fanali azzurri e vividi, tanto che Robert provó un disagio inconsueto – “Tu non conosci Jared… tu non sai cosa si prova a trovarselo vicino, con quello che dice, la sua risata, i suoi occhi… Ma non ci vedi? A me ed a Colin?... Come ci ha… ridotto?”

“Colin devi mangiare qualcosa… ti prego…”
“Non ci riesco Jude… comunque grazie… é… è incredibile… oltre a non farsi i cazzi suoi, quello pretende che io… io vada a riprendermi Jared, correndo il rischio di perderlo per sempre, di soffocarlo! Se Jared avesse voluto restare con me l’avrebbe fatto al compleanno di Becki, ma non era il momento giusto…” – le sue erano riflessioni ad alta voce, mentre si spogliava, restando in boxer e vogatore neri, per infilarsi un attimo dopo a letto, rannicchiandosi come un bambino impaurito dagli eventi.
Jude non riusciva a trattenere le lacrime, si allungó accanto a lui, sopra al piumone, abbracciandolo – “Mi dispiace… vederti cosí é… è assurdo Colin…”
“Non devi piangere Jude…non serve a nulla, anzi, sono i tuoi sorrisi a farmi stare meglio ora che … che mi sento morire…”
“Oh cazzo…ma cosa gli è venuto in mente a quel bastardo di venire qui?! Forse sai era quello che voleva, farvi litigare, forzando le cose tra voi…”
“Qualunque cosa avesse in mente ha fallito ed io… io continuo a chiedermi cosa possa dargli piú di me, non sapró mai cosa diavolo ci trovi Jared in Glam…e cosa diavolo ci ho trovato io, per finirci a letto, tradendo il mio sposo…” – quella parola era da tanto che non affiorava alla sua mente.
Tornó con i pensieri a Denver, alla cerimonia organizzata a sorpresa da Jared, alla gioia di essere stato scelto da lui, all’impegno che si era preso con il suo ragazzo americano, per dargli una casa, la stabilitá che gli era sempre mancata, una famiglia vera, dei figli da amare… Tanta fatica, per poi rovinare ogni cosa… Amare Jared era un lavoro impegnativo, ma che dava tante soddisfazioni, pensó Colin, una simmetria fatta di molte sfumature, forse troppe per la sua esistenza, forse era un compito da dividere con Glam…Ricacció quella stupida teoria in fondo al cuore, cercando i sonniferi, che Jude aveva abilmente nascosto.
“Dove… dove li hai messi?” – domandó con un filo di voce.
“Se li vuoi, dovrai uccidermi Colin…”




venerdì 28 gennaio 2011

GOLD - Capitolo n. 49

Capitolo n. 49 – gold



Shannon cercó un posto tranquillo per potere telefonare ad Owen, dopo avere saputo della sua improvvisa partenza.
Rispose dopo molte chiamate a vuoto.
La sua voce era confusa – “Che… che cazzo vuoi tu adesso?” – biascicó, facendo cadere qualcosa.
“Owen perché te ne sei andato!?”
“… che domande del … del cazzo che fai anche tu Shan…” – rispose risalendo sul letto della sua villa.
“Hai bevuto?”
“Qualcosa… serve sai?”
“Owen quando torno ci vediamo e…”
“No!! Resta con il tuo uomo, con vostro figlio… io non ti servo a niente…” – disse mesto, ma all’apparenza piú lucido.
“Ora piantala con queste stronzate!” – ribatté con la voce rotta dal pianto.
“E tu smettila di frignare… è cosí che mi hai detto una volta, con disprezzo…E forse era meglio lasciare le cose in quel modo, due coglioni che si incontravano ogni tanto per scopare…senza coinvolgimenti del cazzo!!” – urló sul finire della frase, riattaccando e spegnendo il cellulare per il resto della giornata.
Shan insistette con degli sms, ma fu tutto inutile.
I suoi occhi di vestirono di una malinconia irreversibile, nascosta soltanto dagli occhiali scuri, anche se cercó di isolarsi con lo snow board fino all’ora di pranzo, avvisando poi che avrebbe mangiato ad un rifugio in quota, dopo avere preso una funivia.
Tomo decise di raggiungerlo, affidando Josh agli altri, dopo l’esilarante torneo, vinto da Robert e Jude, almeno nella discesa con i copertoni da camion.
I bambini erano stanchi e felici, mentre gli adulti stravolti ed affamati.
Colin ordinó pasta al forno per tutti – “Oggi ce la meritiamo, troppe calorie bruciate in due ore!” – esclamó Farrell, facendo sedere accanto a lui Kurt, mentre i piccoli avevano un tavolo riservato con sedie piú alte e grandi cuscini.
Jude e Robert vollero farsi una doccia, ma scesero puntuali.
“Mmmm lasagne italiane… la mia passione!” – disse Downey, strofinandosi le mani.
Jude gli sistemó il colletto della camicia in pile, sotto al maglione, dandogli poi un bacio sul collo, molto dolce.
Robert si voltó, ricambiando quell’attenzione, parlandogli piano, perdendosi in quegli occhi di ghiaccio lunare, luminosi, come il suo carattere.
Era come se si isolassero dal resto del mondo, unici e bellissimi.
Kurt li stava fissando, Colin gli diede una leggera gomitata – “Ma sono cosí teneri…” – sussurró, rapito dai loro modi.

“Un penny per i tuoi pensieri, Shan…”
“Ehi…ciao amore…cosa ci fai qui?” – era stupito, ma anche rassicurato dalla sua presenza.
“Mi chiedevo se andava tutto bene… so che ti manca Jared, forse se andassimo a trovarlo… cosa ne pensi?” – domandó sorridendo.
“Sarebbe fantastico, ma è meglio lasciarlo solo.”
“Cosa ci sta succedendo Shan?”
“Nulla… nulla, è tutto a posto, credimi.”
“Vorrei crederti, ma temo che sará complicato, se ti ostini a non dirmi la veritá… cosa è successo con Owen?”
Shannon sentí il suo sangue raggelarsi, letteralmente, non in senso lato.
La sua gola si era prosciugata, forse era venuto il momento di aprirsi a Tomo, sperando di limitare i danni.
“Owen…?”
“Hai litigato con lui?”
“Veramente no, cioè… Tomo ascolta…”
“Se pensi che sia venuto qui per me, è un’assurditá!” – disse deciso.
Shan chiuse gli occhi, stringendo i pugni, infilati nelle tasche della giacca da sci – “Certo l’ho trovato strano...” – abbozzó, sentendosi un vile, un bastardo totale.
“È solo un buffone, te lo assicuro, persino quel Tim l’ha mollato.”
“Senti… magari quando torniamo ci facciamo una vacanza tu ed io da soli… anche pochi giorni Tomo, magari ai Caraibi… al sole insomma…” – sorrise, cercando di regolarizzare il respiro.
“Ok… ok, è quello che ci serve… Grazie Shan, ti amo…” – gli accarezzó le guance ormai arrossate, sgranando gli occhi scuri e carichi di fiducia.

Dormirono per il resto del pomeriggio, poi una cena leggera, per finire a vedere un film nella sala interna.
Casualmente Colin ne era il protagonista e fu sommerso di complimenti e richieste di autografi.
Qualcuno chiedeva di Jared e lui aveva una parola gentile per tutti.
Rientró in camera, trovando un messaggio ed un’email di Jared.
C’erano le foto della spiaggia e dell’asilo, nei nuovi colori, che anche lui aveva dato insieme ad altri volontari.
Colin sorrise, rispondendogli subito, con altrettante immagini, per raccontargli quella vacanza senza di lui.
Era mezzanotte passata, sentí un fuori strada arrivare, si affacció, ma non vide chi fosse: si era fermato sotto alla pensilina e ripartí, per parcheggiare nei box sotterranei.
Poteva essere Rice, ma lo escluse.
Andó a coricarsi, finalmente senza pastiglie, era pervaso da un senso di serenitá, senza saperne il motivo.

Jude stava facendo il buffone con i bimbi.
Tagliava fette di torta e le distribuiva solo a chi rispondeva ai suoi assurdi quesiti.
La colazione ormai era diventata una sit com.
Gli altri assistevano ridendo come pazzi.
Di colpo i piccoli si zittirono, tutti in fila sulla panca, spalancando poi gli occhi e la bocca.
Quasi in coro urlarono due parole all’unisono – “Zio Glammm!!!” – dirigendosi poi verso gli ascensori, dal quale era spuntato, con una bella casacca bianca e pantaloni neri, oltre ad un sorriso smagliante nel vederli.
“I miei cuccioli…!” – e si inginocchió, praticamente travolto da Becki, Violet, Yari e Josh, al settimo cielo per averlo lí, dopo tanto tempo che non lo vedevano.
Colin sbiancó, andando subito da lui – “Glam…?! È … è successo qualcosa a Jared?”
“Ciao Colin, no, no tranquillo, non sa neppure che sono qui.” – si rialzó, con le bambine in braccio, che non smettevano di dargli baci e coccole.
“Principesse devo parlare con il vostro papá… Ci vediamo dopo, ok?”
“Zio sei in vacanza? Papi sta bene?” – domandó Rebecca.
“Papi sta benissimo, ma io riparto oggi stesso…”
Farrell era sconvolto nel trovarselo lí.
Jude e Robert gli andarono vicino, salutando Geffen, che strinse poi a sé Kurt, che si dimostró piú affettuoso di Shan e Tomo, che calmarono figli e nipoti.
“Va bene… parliamo… possono venire anche Jude e Rob con noi?”
“Certo, volentieri…Mi hanno rifilato una suite, salite con me?”
Annuirono, seguendolo in silenzio.


JJ Leto

GOLD - THE CREW AND THE CAST

Gold – Prologo


Los Angeles novembre 2015.


Glam Geffen stava rispondendo a due telefonate contemporaneamente, leggeva una email e prendeva appunti.
Da Haiti arrivavano buone notizie.
I fondi raccolti per l’ospedale, che aveva aperto sei mesi prima, nel centro di Port au Prince, erano cospicui.
Il merito andava soprattutto alla sua volontá ed alla partecipazione di molte star del cinema, della tv e della musica.
Colin Farrell e Jared Leto avevano contribuito non solo con la loro presenza, ma anche con un assegno a sei zeri – “Come nella classica tradizione americana!” – aveva esclamato il cantante, nel consegnargli quel pezzo di carta, la mano vagamente tremolante, come la voce.
“Ehi… va tutto bene Jared?”
“Sí… Sí! Non preoccuparti Glam…”
“Sei strano da qualche settimana, sicuro che… hai dei problemi con Colin?”
Una telefonata li interruppe.
Jared rispose, era Becki.
“Devo andare a prendere i bambini a scuola…Ciao Glam.”
“Ciao Jared e… grazie.” – sorrise, provando un certo imbarazzo, senza saperne il motivo.
Jared gli aveva sempre detto tutto ció gli passasse per la testa.
La loro amicizia era fatta di piccole e grandi cose, in un’armonia che coinvolgeva anche Kevin, il compagno di Geffen.
Aveva trentacinque anni, ma sembrava un ragazzino: era appena rientrato, con la posta in una mano ed il trasportino con Igor, il loro gatto, nell’altra.
“Daddy… dove sei?”
“Qui amore… aspetta, finisco questa lettera…e…” – un altro palmare che vibrava.
Kevin aprí un telegramma, che il portiere aveva ritirato per lui.
Di solito quel tipo di comunicazioni portavano solo brutte notizie, ma non in quel caso.
“Daddy… é… il gruppo!” – esclamó saltellando.
Glam si prese ancora un paio di minuti e poi si staccó da tutta quella confusione.
“Kevin… cosa succede?!”
“La band… il provino, ricordi? Mi hanno scelto!”
“I… come si chiamano tesoro?”
“I Red Close!”
Erano molto famosi, primi in classifica con gli ultimi tre album, un cantante solista dichiaratamente gay, come i testi delle loro canzoni, un vero successo.
“Ne sono felice…” – lo strinse a sé, raccogliendo tutta la sua gioia, per poi baciarlo teneramente.
Avevano parlato di quel progetto, cosí come Geffen aveva spiegato a Kevin che si sarebbe assentato per seguire i lavori ad Haiti, dove non avrebbe voluto portarlo, almeno non da subito, ritenendo la cosa pericolosa.
Nel frattempo quell’ingaggio proposto ad una delle feste organizzate dalla casa discografica dei 30 seconds to Mars, con i quali Kevin aveva suonato sporadicamente, aveva catturato tutta l’entusiasmo di Kevin, che avrebbe dovuto affrontare un anno di concerti in tutto il mondo.
I componenti del gruppo di Jared si stavano ormai dedicando ad altre cose, il cinema, la scultura, nel caso del chitarrista Tomo, mentre Shannon, il batterista, era ormai un esperto ed apprezzato fotografo.
Jared, invece, era un genitore a tempo pieno, attore per caso, ma in lavori importanti e gratificati da diversi premi, cantante e compositore nei ritagli di tempo.
“E… sposo di Colin Farrell, quando si ricorda di tornare a casa, da me e dai figli…”
Lo disse sconfortato.
Glam lo aveva invitato a cena, per aggiornarlo su alcune novitá.
“Dov’è Kevin?”
“Credo si chiami… photocall, con i ragazzi dei Close… È al settimo cielo, ma tu mi preoccupi Jared.” – gli versó del vino bianco, stavano mangiando nel ristorante vegan, da poco aperto a Los Angeles.
“Grazie Glam, ma credo sia normale…”
“Cosa Jared?”
“Non… non essere piú felici, come prima…”
“Tu e Colin? Ma non prendermi in giro…” – lo disse fissandolo, per scorgere tutte le sfumature delle sue espressioni.
“É… un vero disastro… questo ultimo anno sono state piú le volte che non ci siamo visti che quelle in cui abbiamo condiviso qualcosa!” – i suoi occhi erano lucidi, la voce strozzata.
“Per favore, andiamo via Glam…”
“Ok, facciamo un giro in auto o devi tornare a casa?”
“Alla End House ci sono i Wong e le sorelle di Cole…”
“Va bene, andiamo dai.”

Camminavano sulla spiaggia, un vento fresco scompigliava i capelli castani di Jared.
Il tempo delle tinte assurde era finito, ma quel suo viso non dimostrava i suoi quasi quarantacinque anni.
La sua bellezza era immutata, anzi, la magrezza lo portava indietro nel tempo, come anche lui avrebbe voluto fare, per ritrovare i giorni migliori insieme a Colin.
“Quando… quando facciamo l’amore non sento piú niente… sono troppo arrabbiato con lui e sai quale è il colmo? Che non riesco a litigarci… non riesco a dire niente!” – urló piano, gesticolando bloccandosi.
“Perché non gli dici ció che provi?”
“Perché lui arriva, corre dai piccoli, lui… lui li ama, ma non c’è mai, ai compleanni, alle gare di nuoto di Yari, ai saggi di danza di Rebecca, il primo giorno di scuola di Henry, ho dovuto accompagnare io Alicja! Cazzo lui riesce a travolgere tutti come un treno quando torna, si ferma e poi riparte… quattro film in pochi mesi, il Golden Globe vinto, l’Oscar sfiorato… Non ero con lui sul red carpet perché Violet aveva la febbre ed un virus, tu sai quanto è delicata per il suo cuore!” – scoppió a piangere.
Glam lo abbracció.
“Ora calmati. Jared tu devi confrontarti con lui… io non pensavo che la vostra situazione…”
“Fosse uno schifo simile!?”
“Non potete buttare via un amore come il vostro Jay…”
“Dici…? Io non voglio buttarlo via… voglio solo… solo respirare Glam… E tu? Vai ad Haiti, Kevin in tour, ma cosa sta succedendo?! Kurt e Brandon sono a New York, mio fratello e Tomo sono presi dal loro Josh e da mille cose che… io non faccio piú parte di niente…Io non sono piú… niente…”
“Jared ma cosa stai dicendo?!”
“Mi sento cosí solo…!” – crolló sulla sabbia umida, sembró sprofondare, nonostante l’esilitá del suo corpo, piegato dal peso di quella confessione.

Los Angeles, 24 dicembre 2015.

Colin arrivó nel cuore della notte.
La sua famiglia aveva cenato nel grande salone, con Jared ed i bambini, Simon e Richard, ormai piú amici che guardie del corpo, Tomo, Shan e mamma Constance, oltre a Josh, Vicki e Steven.
Nonno Meliti era in convalescenza a Palermo, dopo un delicato intervento ai reni, assente giustificato, ma con grande rammarico, visto il divertimento, che da sempre portava tra loro.
Tutti dormivano, i regali erano stati scartati, dopo una fetta di dolce e poca allegria, anche se i sorrisi non mancavano.
Tutti avrebbero voluto fare finta di non vedere gli occhi tristi di Jared.
I suoi sforzi di essere sereno con i piccoli era ammirevole.
Un rancore sottile si stava alimentando negli animi dei presenti, nei confronti di Colin, che aveva perso l’aereo per rilasciare un’intervista fondamentale per l’ultima pellicola, appena messa in circolazione.
Simon bussó piano alla camera di Jared.
“Scusami… volevo solo dirti che vado a prendere Colin, è appena atterrato…”
“Sí Simon, grazie… io vado a dormire, sono distrutto…” – accennó un sorriso.
Un canale dedicato al cinema stava trasmettendo la premiere di quel maledetto “successo annunciato”; Farrell recitava al fianco di Robert Downey Junior e Jude Law, una coppia ormai inseparabile sullo schermo – “Guardali… non ho mai capito se quei due stanno insieme…”
“Come scusa?”
“Rob e Jude… Sono bellissimi e… fortunati…” – scrolló le spalle, poi spense, salutando Simon, palesemente turbato dal suo stato d’animo.

“Cazzo è stato un volo del cazzo! Ciao Simon...”
“Ciao Colin, dammi la valigia…”
“Ok, grazie… Com’è andata a casa?”
“I regali sono piaciuti ai bimbi…”
“Mi dispiace per il contrattempo, ma non potevo davvero farne a meno.” – sembró scusarsi.
Simon si sentiva ribollire: voleva bene a Colin, avrebbe voluto dirgli molte cose, ma non era suo fratello, in fondo era solo un dipendente, anche se amava quella famiglia e si sentiva parte integrante di essa.
“Jared ha fatto i suoi soliti numeri?” – domandó sorridendo.
“No… no, non si sentiva molto in forma…”
“Strano, non me lo ha detto… È influenzato?”
“Spero di no…Siamo arrivati.”
“Perfetto, salgo subito da lui, gli altri li vedró domani, poi in serata riparto.”
Simon fece quasi uno scatto – “Non ci sarai per il compleanno di Jared?”
“Lo so, mi ucciderá, questa volta non la passo liscia, ma poi rientro per fine mese e lo porto in Mexico o dove vuole, per una settimana, giuro che lo faccio!”

Los Angeles, un passo indietro, 20 novembre 2010

“Non… non ci stiamo lasciando, vero daddy?...” – Kevin stava ansimando e sembrava un cucciolo indifeso, tra le braccia forti di Glam, che gli stava facendo l’amore nel cuore di quella notte, che avrebbe voluto non finisse mai.
“No… no piccolo mio…noi non ci lasceremo mai…” – inizió a venirgli dentro con molta dolcezza, erano innamorati come il primo giorno, ma per Geffen le emozioni erano diventate il fulcro di quella vita, che ormai era ad una svolta fondamentale.
Voleva impegnarsi con tutte quelle persone disperate, che ad Haiti gli avevano fatto un sorriso carico di speranza.
Lui non si sentiva un benefattore, anzi: erano loro i veri portatori di serenitá al suo animo, che per troppo tempo era rimasto inaridito e spettatore di quel mondo vuoto, prima di incontrare Jared e poi Kevin.
In fondo erano loro due che avevano fatto quel miracolo e tra loro erano complici, amici fraterni.
“Nulla si spezzerá Kevin… Sai dove trovarmi, ma se avrai bisogno di me io saró da te ancora prima che tu possa dire … Ti amo Kevin.”







THE CREW AND THE CAST OF GOLD



COLIN FARRELL - Himself
JARED LETO - Himself


CHRIS MELONI - is GLAM GEFFEN


SHANNON LETO - Himself


TOMO - Himself


CASSANDRA HEPBURN is SYRIA


ROBERT DOWNEY JUNIOR - Himself
JUDE LAW - Himself


Johnny Depp - is Doc. SEBASTIAN RODRIGUEZ


EWAN MCGREGOR - is OWEN RICE


KEANU REEVES - is KURT


GARY SINISE - is Doc. BRANDON CODY


RYAN PHILIPPE is KEVIN


PENELOPE CRUZ is PAMELA


JACK NICHOLSON - is ANTONIO MELITI

GOLD - Capitoli n. 36+37+38+39

Capitolo n. 36



Nonno Antonio non riuscí a partecipare al compleanno di Rebecca, cosí invió un video messaggio.
Si riunirono tutti nel cinema interno della End House, un regalo che Jared fece due anni prima a Colin, per il suo compleanno, completandolo con una galleria fotografica dei suoi set, vetrine con cimeli e premi, quasi un museo.
Azionarono lo start ed il filmato si apriva con la musica de “Il Padrino”, al che scoppiarono tutti a ridere: primo piano di Meliti, che con una smorfia esclama – “Spegni questa roba Carmela!!”
Quindi proseguí, seduto su di una poltrona comodissima, con sigaro in bocca e ghigno sarcastico.
“Grazie Carmela. Salve ragazzi. Al mio tesoro Becki tanti, tanti auguri di cuore. Agli altri angioletti della casa, un abbraccio, sincero e… spero vi siano piaciuti i miei regalini…” – strizzó l’occhiolino, suscitando un corale – “Sííí!!!”
“Ok, vi presento la mia badante, vieni cara…” – e tese la mano ad un’avvenente ragazza che avrá avuto piú o meno vent’anni.
“Questa è Carmela, una ragazza che mi aiuta ad arrivare a fine giornata, grazie cara, vai pure…” – baciamano e lei sparí.
Tutti si guardarono – “Badante?... ahahahh pensavo almeno ad una cinquantenne…” – ridacchió Colin, mentre Jared era piegato in due dal divertimento.
Gli mancava moltissimo il suo vecchio brontolone.
“So giá quali saranno i vostri commenti sagaci, quindi ricambio con un semplice gesto!” – e fece le corna, poi proseguí – “Non si sa mai! Ok, ora penso che JJ sia arrivato a casa, se no la Cia me l’avrebbe detto, per cui auguro anche a te di trascorrere delle ore serene insieme a tuo marito, ai tuoi figli, a tuo fratello ed a tutta questa nostra famiglia, a cui sei mancato… moltissimo. Ti vogliamo bene, credo tu l’abbia sospettato… Ok, ora vado a fare un pediluvio, se no mi commuovo troppo e non va bene… sapete la reputazione!” – rise, facendo ciao con la mano, mentre la musica ripartí, scatenando un suo –“E staccaaa!!!”
Fu un delirio di sghignazzi e commenti vivaci.
“Ehi gente, vedo che il clima è euforico!”
“Rob! Jude!! Ma…?!” – Colin si alzó, andando ad accoglierli – “Robert… cosa diavolo hai fatto??”
“Se volete assaggiarmi fate pure!! La mia ex moglie ha preferito sprecare la mia torta di compleanno cosí… tirandomela ahahahh”
Jude abbracció Colin, poi si diresse verso Jared, che sentí lo stomaco aggrovigliarsi, nel vederli cosí complici – “Ciao, sono Jude, noi non ci conosciamo ancora…” – disse con aria simpatica.
“Ciao Jude… ci siamo incrociati a qualche party, ma è vero… non ci conosciamo ancora…” – disse, esitante sul da farsi, ma poi lui lo strinse e Jay sorrise, quasi imbarazzato.
Si rivolse quindi a Robert, con il quale aveva lavorato: “Benvenuto, come stai?”
“Se vuoi puoi leccarmi tutto ahahahh no no no scherzo!!! Ciao Jared, mi sento benissimo, abbiamo appena iniziato la nostra nuova vita, vero amore?”
“Sí vero…” – replicó Jude, che si perdeva nei suoi occhi, per poi dargli un bacio.
“Dio vieni a cambiarti… che disastro… scusaci Jared…”
“Ok Colin, se proprio insisti…” – disse sornione, per poi seguirlo al piano di sopra.
Jude rimase, salutando il resto della cricca, chiedendo poi qualcosa da bere.
“Da questa parte, qui c’è il nostro bar… Cosa preferisci?”
“Una tonica Jared, grazie…”
“E tu Shan?”
“Una birra…Grazie…”
“Cos’hai fratellone?”
“Nulla… sono emozionato per questo giorno… possiamo parlare un po’ da soli, anche per dieci minuti?”
“Certo… andiamo, scusaci Jude…”
“Fate pure, gioco un po’ con i vostri cuccioli…”

Lo avvolse per diversi minuti, appoggiandosi ad un muro del giardino giapponese, un posto che amavano entrambi.
“Mi sento perduto senza di te Jared…”
Lui lo guardó accarezzandogli gli zigomi – “Mi dispiace… so che penserete che sono un egoista… un pazzo forse…”
“No… no, no…” – sussurró Shan, appoggiando la fronte a quella di Jared, che sospiró, sentendosi comunque in colpa.
“Come va con Tomo? Hai dei problemi… c’è qualcosa che non va, vero?”
“Con Tomo non ci sono problemi, Josh cresce ed è un bambino stupendo… vorrebbe una sorellina… o un fratellino, questo sí…”
“Allora non ti senti pronto? Tomo è d’accordo e tu no?” – domandó con dolcezza.
“Lo supereró, certo mi spaventa… di Josh mi occupo al meglio, poi è ancora piccolo…Insomma è tutto l’insieme, la nostra simbiosi e poi avere contribuito a quanto ti è successo… Ti ho trascurato e non me lo perdono Jared…Io… io non ci riesco…”
Ci aveva provato, per una frazione di secondo, Shannon era in procinto di confidarsi su Owen, almeno con Jared, ma rinunció, al solo pensiero di compromettere le poche ore, in cui sarebbe rimasto.
Quelle erano tutte per Colin e non poteva fargli un torto simile.
Imparó a mentire anche all’unica persona al mondo di cui aveva piena fiducia.



Capitolo n. 37 – gold



La cena alla End House fu un momento di convivialitá serena ed attenta a non urtare la sensibilitá di Jared. Sembravano tutti d’accordo, ma senza forzature.
Robert e Jude fecero la cronaca del loro coming out, facendo sorridere i commensali, soprattutto per quanto ironizzavano su dei momenti, che avevano nella realtá un aspetto drammatico sul fronte dei figli.
Riservarono quel punto dolente al loro privato, puntando sulla fase da oggi le comiche, con il b-day finito a torte in faccia.
I bimbi se ne uscivano con le battute piú esilaranti, tra una coccola e l’altra dispensata da Jared.
“Cole sono stanchissimo… possiamo andare a dormire…?”
“Certo…Ai bimbi ci pensate voi?”
“Tranquilli, andate pure, noi abbiamo un bel film a cartoni da vedere, giusto truppa?” – disse Kurt, dando poi la buonanotte a Jared con un abbraccio, intriso di significati.

Owen mandó un sms a Shannon, che con la scusa di andarsene in bagno, si rinchiuse in quello piú distante dalla sala da pranzo.
Compose il suo numero, provando una leggera nausea.
Aveva mangiato troppo, senza neppure sentire il sapore del cibo, i suoi pensieri sprofondati nel ricordo di Rice, dei momenti insieme, del piacere che riusciva a dargli.
“Amore… sei ancora lí?”
“Ciao Owen… sí… sono ancora qui… scusa, ma non riesco a liberarmi… non oggi…”
“Jared è arrivato?”
“Sí… ma è completamente preso da Colin e dai figli… come è giusto che sia…Tu dove sei?”
“Al Palace…suite 446…rimango qui fino al pranzo di domani…ti prego…vieni per la colazione almeno?”
“La prima o la seconda?” – sorrise.
“Ti aspetto a qualsiasi ora… da questo momento in poi… Il tuo badge è nella mia casella riservata, ricordati 446… Nessuno ti chiederá altro…”
“Faccio il possibile…non… non vedo l’ora di svegliarti… mi manchi…”
“Ti amo Shan…”
“A domani…ti amo da… da impazzire…”

“Ti faccio un massaggio…?”
“Grazie Colin… dopo un bagno caldo è proprio quello che ci vuole...” – si stese a pancia in giú, ma non prima di avergli dato un lungo bacio – “Spegni le luci…?”
“Sí tesoro…aspetta… prendo anche l’olio…”
“Ok… io accendo qualche candela...”

Le mani di Colin scorrevano lente e progressive, i suoi pollici si soffermavano ai lati della spina dorsale, con leggere pressioni scendeva verso i fianchi di Jared, per poi seguire il profilo dei glutei perfetto, sui quali insistette per poco e proseguí lungo le gambe magre, ma toniche.
Risalí, dopo avere trattato anche le piante lisce dei piedi, un’altra parte armoniosa di quel corpo sensuale e sempre giovane.
Jared, appoggiato al cuscino, rivelava attraverso le dita, che fremevano a tratti, tutto il benessere ed il piacere ricevuti.
Colin tornó sino al busto, poi scivoló verso il petto, insinuandosi fino ai capezzoli turgidi, che non riuscí a non stringere piano, stimolandoli – “Dio Colin…”
“Parlami… parlami amore...”
“Leccami la schiena…”
Lui lo fece, sorridendo, perché Jared si era ricordato che quell’unguento era fatto apposta, lo avevano comprato a Parigi.
Sapore di agrumi.
Gradevole, leggermente speziato, ma mai succoso quanto il suo punto piú vivo, dove Colin non esitó ad infilare la lingua, facendo sussultare Jared, che inizió a dimenarsi, terribilmente eccitato.
Si morse le labbra, trattenendo espressioni, che pensó troppo volgari, il suo sembiante stava giá parlando al posto suo, anche se quel dettaglio lo infastidí: per la prima volta si era come vergognato di Colin.
Come se lui pensasse che la relazione con Glam lo avesse reso troppo disinibito o che con lui doveva fare l’amore e con l’altro scopare tutta la notte, fino a farsi male.
Si distrasse, incazzandosi con sé stesso, ma poi tornó in quel letto, voltandosi per prendere Colin per la nuca, consegnandolo alla sua bocca, baciandolo, succhiandolo, leccandolo, finché non se lo portó dentro, spingendo anche i propri fianchi, per sentirlo completamente.
Il sesso di Colin era al culmine degli spasmi piú belli, struggenti e dolci, che mai aveva condiviso con Jared, guardandolo negli occhi – “Mi vuoi davvero…?”
“Assolutamente Cole… Cole…”
“Guardami!” – e poi un singulto strozzato, un orgasmo sconvolgente.
Jared lo spinse sotto di sé, senza che Colin uscisse da lui, inarcandosi, per cavalcarlo, afferrandogli le mani, imperlate di sudore luminescente, serrando le palpebre, cercando ossigeno, deglutendo, per poi lasciarsi andare ad un pianto sommesso, mentre il suo sesso inondava il ventre del compagno, vinto dal desiderio spasmodico di lui.

Il mattino li ritrovó abbracciati.
Si svegliarono baciandosi, erano cosí vicini, che si assaporarono da subito.
“Ti amo Jared…” – “Ti amo Colin... mi sei mancato...”
“Anche tu piccolo…”
Jared si mise seduto, tenendosi la testa – “Mi sei mancato… troppo… l’anno scorso… e non sono mai stato capace di dirtelo…” – stava singhiozzando, era cosí inerme, cosí disperato.
“Jay… Jay calmati…”
“NOOO!!! Ho permesso alla mia rabbia di annullarmi… Non ho reagito, i miei segnali erano cosí deboli…ho continuato a subire, senza ribellarmi, senza combattere… per… per poi ridurmi… cosí…”
Colin a quel punto lo voltó a sé, fissandolo.
“Basta Jared ora smettila! Di quali colpe vuoi farti carico?? Quanto devi ancora mortificarti? È assurdo! L’unico responsabile sono io, IO hai capito!!?”
“Colin… Colin mi dispiace…”
Si strinsero – “Dispiace anche a me… Tu non sai quanto…Jared l’anno scorso ti ho lasciato da solo per ben quattro mesi… per un film… e non ho trovato due giorni, due soli giorni per te, per noi… E tu, invece, impegnato ad aiutare dei bambini, a dare loro attenzione ed amore, a servire dei pasti, a donarti in mezzo ad un inferno, TU sei riuscito a tornare comunque da me e dalla nostra famiglia… Ti rendi conto di quanto io sia stato superficiale…? Quando mi hai definito cosí, non avevo davvero capito, sai? Non fino in fondo, come ieri… come adesso… Io ti adoro e se ora stai vivendo anche la tua storia con Glam, posso capirlo, perché non è una cosa semplice da spiegare… ma fa male… male da morire… Ma tu hai il diritto di farlo...” – gli diede un bacio e poi prese qualcosa dal comodino.
“Tieni… questa è una lettera per Glam… leggila pure insieme a lui…Nella stanza dei giochi io ed i bambini abbiamo imballato giocattoli e vestiti, loro hanno anche fatto dei disegni…anche di Geffen e Lula… si chiama cosí vero tesoro?”
“Sí… vero…” – Jared replicó, le guance rigate di lacrime.
“Sapró aspettarti, ti saró fedele…questi sono i nostri anelli, vedertelo all’anulare per me è fondamentale…Non ti sei dimenticato di me e non stai gettando via il nostro amore, mentre io ho fatto del mio meglio pochi mesi fa…E tu mi hai salvato, ancora una volta Jared…”


Capitolo n. 38 – gold



Syria entró nello studio del dottor Rodriguez indossando grandi occhiali scuri.
“Ciao… che ti succede? Brutto colorito…”
“Buongiorno… stamattina non sono proprio in forma…”
“Di nuovo la labirintite?”
“Non lo so… ho dei capogiri e poi la nausea…Ieri ho anche vomitato…Speravo che l’infezione allo stomaco fosse superata…”
“Stai tranquilla, ora stenditi e ti faccio il prelievo, cosí vediamo entro oggi di cosa si tratta…”
La fece stendere sul lettino, per visitarla, sempre con molta attenzione ed un pizzico di galanteria.
La ragazza non apprezzó il tutto, troppo presa a controllare il suo malessere.
“Prendi questo…”
“Cos’è?”
“Un antivomito… prendine poi un’altra prima di pranzo, ok?”
“La pressione è a posto, ti consiglio riposo assoluto… Vai a casa, mi raccomando.”
In quel momento bussarono, era Geffen.
Entró scusandosi per averli interrotti, poi si accorse che Syria era in difficoltá.
“Glam potresti darle un passaggio?”
“Certo, vieni.” – sorrise, aiutandola ad alzarsi.
“Grazie signor Geffen…Glam…” – ricambió il sorriso, seguendolo.

C’era poco traffico ed un sole splendido.
“Sei comoda?”
“Sí… peró se non mi aiutava a salire… ero ancora all’ambulatorio…” – rise.
“Nemmeno Jared sale disinvolto su questo hammer…quando l’ho portato all’aeroporto a momenti casca come un sacco di patate mentre scendeva… o almeno ci provava ahahahh…”
“Oggi… oggi torna?”
“Verso sera… ma non ne sono sicuro.” – sospiró, grattandosi la testa.
“Glam… posso dirle una cosa?”
“Va bene…”
“Ho… ho un ritardo…”
Lui accostó, guardandola – “Un ritardo?... E questi sintomi…” – sorrise, accarezzandole i capelli, vedendo che era sconvolta – “Facciamo un test di gravidanza, potevi chiederlo a Sebastian, ma…”
“Ma non me la sono sentita…” – scrolló le spalle.
“Nessun problema, guarda c’è una farmacia, aspettami qui.”
“Grazie Glam.” – sorrise fiduciosa.
Andarono alla casetta sulla spiaggia.
“La testa gira ancora?”
“No Glam…”
“Ok, il bagno è di lá, sai come si usa?”
“Sí… no… leggo le istruzioni…?”
“Credo basti guardare le foto… eccole qui…” – disse aprendo la brochure.
“Sembra facile…Ok vado…”
“Ti preparo un caffè?”
“No per caritá… mi dá una noia l’odore che…”
“Tipico.”
“Ti… tipico…? In che senso?”
“Vai, ti aspetto qui.”

Stavano seduti ai lati opposti di un tavolino quadrato, il test in mezzo sul ripiano, Syria che lo fissava, tormentandosi i capelli corvini e Glam, che guardava, divertito, piú lei che quella specie di termometro.
Emise un bip e lei sobbalzó – “Oddio! É… è pronto?”
“Controlliamo… mmm sí...”
“Sí cosa?!”
“Sí, sei un pochino incinta…” – sorrise.
Lei scoppió a piangere.
“Oh mamma…” – mormoró Glam, andando ad abbracciarla.
Sembrava un cucciolo, aggrappata al suo collo forte, sul suo petto spazioso – “Calmati… dai Syria… hai visto che ti dice anche da quanto? Carini questi cosi…”
“Jared… Jared si arrabbierá!”
“No, mio Dio no piccola, Jared sará contento, come un pazzo…”
“E se non fosse cosí?... Penserá che mi sono approfittata della situazione…!”
“Ma no… ascoltami piuttosto. Andiamo da una dottoressa, una mia amica, dove va anche Pamela con le gemelle, cosí ti visita e potrá seguirti nella gravidanza, ok?”
“Ho tanta paura…”
“Lo so, ma non devi. Penseró a tutto io, non sarai mai sola, anche se Jared dovesse creare dei problemi, cosa che è impossibile.”
“Io… io non ho nessuno…io…sono completamente sola…” – il suo pianto aumentó.
“Guardami… Verrai a stare da noi, cosí Pamela si occuperá di te, insieme alle nostre figlie, ok?”
“Ma… ma se non fossero d’accordo?”
“Figurati, se glielo chiedo io… ahahahah”

La ginecologa, Alexandra Roy, era ancora una bella donna.
Fu molto gentile e dalle sue battute, Syria capiva che erano davvero in confidenza lei e Geffen.
“Hai un’altra figlia?”
“No Alex, è un’amica e collabora al centro.”
“Ah! Tesoro da questa parte, vai pure dietro al separé…”
Bisbiglió poi – “Non è troppo giovane per te?”
“Per favore Alex! È incinta, qui c’è il test, il padre è un mio … è un altro volontario.” – disse serio.
“Glam lei resta qui, vero?”
“Vado di lá, se avete bisogno chiamatemi…” ed uscí, sempre sorridente.
Trascorsero pochi minuti, poi la Roy fece capolino – “Glam, facciamo un’ecografia di controllo, Syria chiede di te.”
“Ok… arrivo.” – disse posando la rivista che stava leggendo, osservato dalle altre signore presenti.
Appena si sistemó sullo sgabello, sistemato alla destra di Syria, lei gli prese la mano libera, mentre con l’altra l’uomo le spostava i capelli dalla fronte, con una carezza paterna.
“Vediamo cosa abbiamo qui…Un po’ di gel… sentirai solo freddo, tranquilla…Vedremo pochissimo, sei alle prime settimane…”
Lei sorrise, cercando lo sguardo rassicurante di Geffen, che scrutava il monitor.
“Ecco qui…”
“È un … fagiolino direi…” – Glam si illuminó, pensando che stava vedendo per primo il bimbo di Jared, sembrava un sogno.
Syria di commosse, poi ricevette un bacio sulla testa da Glam – “Sei stata bravissima, ora devi solo pensare al bambino...”
“Glam lei ha… ha tanti figli?”
“Ufficialmente sei ahahah...”
Alexandra lo fissó – “Pensi di averne altri?”
“E chi lo sa Alex…sono anche nonno, un solo nipotino per adesso almeno… Ho quattro maschi e due femmine… Ed anche questo piccolo sará della mia famiglia, in qualche modo, vero Syria?”
“Verissimo.”

Tornarono davanti all’oceano.
Jared aveva mandato un sms.
“È appena partito…sta arrivando, non resta che aspettarlo…Poi andremo da Pamela.”
Syria si mise sul divano, le mani giunte sul ventre, assorta ed ancora preoccupata.
Glam le preparó il pranzo, mangiarono insieme ed attesero.

Owen era immerso in un sonno profondo.
Quando si ritrovó Shan nudo nel letto, non si spaventó, prendendolo subito tra le braccia – “Ho sentito il tuo profumo… Dio vieni qui, vieni qui…”
Lo bació, portandolo sotto di lui, senza che Shan dicesse nulla, era sufficiente come lo stava guardando.
Owen lo fece subito suo, non poteva sopravvivere oltre, senza averlo, senza amarlo.
Da lui emergeva un’autentica venerazione.
Spingeva e godeva, come un ossesso.
Shan andava in estasi per come lo trattava, per come lo baciava.
Si lasció scopare fino a sfinirsi, ma si rese conto che Owen non gli bastava mai, era una droga e lui ne diventó dipendente, chiedendosi se con Tomo era diventata una sorta di assuefazione, ma non poteva essere cosí, non doveva… o almeno non avrebbe dovuto.


Capitolo n. 39 – gold



Jared trovó un messaggio di Glam, al suo arrivo ad Haiti.
§ Ciao Jared, prendi un taxi e vieni alla casa sulla spiaggia… ci sono novitá. Ti abbraccio. §
Era curioso e molto provato dal viaggio.
Le ultime ore erano state intense, Colin lo aveva salutato con tutto l’amore che provava.
Jared si stava ancora chiedendo se era lì per salutare tutti, soprattutto Geffen e tornarsene subito a Los Angeles, per riprendere una vita, della quale non era ancora del tutto convinto.
Tutti gli avevano fatto capire che era nel giusto, ma lui non riusciva a sopire i sensi di colpa.
Amava Glam, non poteva rinnegare sé stesso fino a quel punto, cosí come amava infinitamente Colin, sentendo che il suo futuro fosse ancora insieme a lui.
Avrebbe voluto parlarne con Geffen, ma quando lo vide seduto sugli scalini della veranda, a guardare il tramonto, colse nei suoi occhi come una speranza.
Forse non stava pensando a loro, forse era Kevin al centro della sua mente.
Del suo grande cuore.
“Ehi…! Ciao bentornato…” – lo strinse, sorridente.
“Glam… che bello vederti…che… che novitá ci sono?... Ma, cosa ci fa qui Syria?” – la intravide oltre la porta finestra, seduta ancora sul divano.
“Si tratta di lei piccolo… ascolta, oggi l’ho portata a fare una visita e la dottoressa, una mia conoscente, ha confermato che…insomma, diventerai papá…”
Gli accarezzó il volto, stupito, sperando che non gli svenisse davanti.
Jared impallidí, poi arrossí – “Co… cosa?! Papá…Io...?”
“Sí…Trovo sia una cosa fantastica, ma cerca di essere dolce con Syria, è molto spaventata.”
“Lei… lei è´?... Io sono terrorizzato… Mio Dio...”
“Dai andiamo da lei…”
“Sí… sí certo…”
Entrarono e Jared le andó vicino, prendendola tra le braccia, sfiorandole i capelli e consolandola.
“Stai tranquilla… Syria…”
“Perdonami Jared… io… io non volevo…”
“A dire il vero… un tantino lo abbiamo voluto…” – rise piano, cercando di sollevarla da quello stato d’animo cosí sconfortato.
Glam portó del gelato per tutti.
“Avanti, mangiate un po’ di questo, i sottoaceti sono finiti, ma possiamo procurarceli ahahah…”
“Grazie Glam… Sai Jared, mi è stato sempre vicino…”
“Sí, lui è fatto cosí, gli viene spontaneo essere meraviglioso…” – e gli diede un bacio sulla guancia.
“Ora ti dico cosa avremmo deciso con Syria…”
“Ti … ti ascolto…”
“La ospiteremo a casa, Pamela e le ragazze potranno assisterla, visto che sono molto presenti, per cui abiterá in un quartiere sicuro ed abbastanza vicina sia all’ospedale che alla ginecologa…”
Jared guardó Syria – “Per me… se per lei va bene…”
“Per me sí…capisco che non posso…venire a vivere con te…”
“Verró spesso a trovarti e per qualsiasi cosa mi chiamerai ed io ci saró Syria…”
“Ok ragazzi, vi lascio soli, vado a fare qualche telefonata.” – disse Geffen.
Jared riabbracció la ragazza – “Siamo stati onesti reciprocamente Syria, questo bambino è una sorpresa, ma se tu… se tu non volessi tenerlo…”
“Mai. Mai spezzerei una vita… dopo tutta questa morte Jared…”
“Grazie…Grazie.” – pianse, tornando a coccolarla.

Pamela aprí la porta con un grande sorriso.
“Nina! Vieni, accomodati e voi due ombre andate in cucina!”
Da un tono gentile, quasi mieloso, diede quell’ordine perentorio sia a Glam che a Jared.
Geffen rideva sotto ai baffi, era abituato a quel ciclone della sua ex, in fondo si era innamorato di lei anche per questo.
Si misero alla consolle dove tutti facevano colazione, Glam prese due birre e fece un brindisi, bottiglia contro bottiglia, con Jared.
“Sai, le prime quattro gravidanze delle mie tre mogli sono quasi passate sotto silenzio per me… che bestia che sono stato Jared… Poi ho conosciuto lei e quando mi ha detto che era incinta, ero al settimo cielo…Due gemelle, insomma il sesso non ce lo hanno detto subito, ma, credimi, è stata un’esperienza bellissima. Erano state volute con amore, anche se non avevo molta testa, neppure allora…” – il suo racconto era ispirato, Jared analizzava ogni singola parola.
“E non ne tieni mica tanta neppure adesso, diablo di un Geffen!”
“Pam!... eccoti qui… Senti, volevo ringraziarti per la tua disponibilitá… la tua dolcezza… le tue splendide tette ahahahah”
“E smettila maldido! Peró ti voglio bene…”
“Grazie Pamela…io non so come ringraziarla…”
Lei lo fissó, poi tornó a puntare Glam, che la teneva a sé per la vita – “Io a voi non vi capisco, cosa tenete al posto del cervello? Nada!”
“Che vuoi farci Pam, a volte le cose sfuggono di mano…” – le diede un bacio sulla fronte.
“A voi ve scappa la cinta dei pantaloni!”
“Sí…anche! Ahahahah… Ok Jared, vai a salutare Syria, poi ti porto a casa…mi sembri stravolto.”
“Sí… sí lo sono.” – e se ne andó a cercare la giovane, che si era stesa, per un sonnellino.
“E tu ombre, dormi con lui anche stanotte?”
“Temo di sí guapa…Se succede qualcosa chiamami, ok?” – replicó sornione.
“Lo faró. Noche noche Geffen!”




GLAM


PAMELA

GOLD - Capitoli n. 31+32+33+34+35

Capitolo n. 31 – gold



Quanto tempo era passato?
Meno di quello che temeva Shan – “Devo… devo tornare da Tomo. Scusami Owen…” – gli diede un bacio, al quale Owen rispose ad occhi aperti, scrutando i suoi, lucidi, impauriti.
“Shan… dobbiamo… parlare di questa cosa… di noi…”
“Sí, hai ragione, dobbiamo farlo, ma non ora, mi dispiace… Vado dal bambino, alla End House, mando un sms a Tomo, non ce la faccio a vederlo ora…” – sembrava pensare ad alta voce, su cosa fosse meglio da fare.
Owen decise di farsi una doccia e sparire dalla Rice Tower, come solitamente accadeva quando tutto andava per il meglio, quasi un gesto scaramantico.
“Faccio un giro in barca…se hai bisogno di me, questi sono tutti i numeri a cui trovarmi…” – gli passó un biglietto da visita e lo salutó con un ultimo bacio.

Colin invitó Robert e Jude fuori a cena, insieme a Kurt ed a Brandon, che era finalmente arrivato da New York.
Il dottor Cody era in forma, la relazione con Kurt lo ringiovaniva, la paternitá di Martin lo divertiva.
Il piccolo era a casa Farrell, insieme a tutti gli altri.
“Cosí vi siete sistemati nel loft di Crane?”
“Sí Colin, è un posto davvero incantevole…” – disse Brandon, rivolgendosi poi a Robert – “Tu come stai, ti vedo bene…” sorrise.
“Jude devi sapere che lui è stato il mio… salvatore, prima di te, ma solo a livello terapeutico ahhahah…”
“Un santo!” – ribatté, stringendo la mano del compagno.
Kurt armeggiava con il cellulare.
“Vi chiedo scusa, ma sto rispondendo ad un sms di Jared…”
Colin ebbe un leggero tremito – “Davvero?” – sorrise a metá.
“Sí, vi saluta tutti e mi scrive che hai il cellulare staccato…”
Farrell controlló – “Cazzo è vero…aspetta che leggo cosa mi ha scritto…” – mormoró sereno, vedendo che Jared lo aveva cercato, anche con una telefonata.
“Mi chiede di connettermi con questo coso… tra un paio d’ore… Dovreste darmi una mano, non so come si fa…” – scrolló le spalle, rassicurato un istante dopo da Jude, che aveva lo stesso modello e non era cosí imbranato.
Fu piacevole mangiare con loro, Colin riusciva a non sentirsi perso e le pastiglie restavano nel cruscotto dell’auto, dimenticate almeno per una sera.

Josh stava ascoltando il racconto del padre, su come era andata la mostra di Tomo.
Lui era arrivato da pochi minuti e li stava spiando, sorridendo.
“Ciao cuccioli…” – entró, togliendosi la giacca ed abbracciando il bimbo, che gli era corso incontro.
“Mofooo papiii!!!”
“Ciao tesoro… Shan abbi pazienza, sono in ritardo, hai mangiato?”
“Qualcosa al buffet… contento per oggi?”
“È stato incredibile… mi sono dovuto trattenere, per firmare i contratti di cessione dei pezzi… la segretaria di Rice mi ha dato subito questo assegno, guarda che cifra… ci mandiamo Josh al college, cosa ne pensi?”
“Accidenti… sí, un fondo fiduciario… potremmo fare cosí…” – ribatté, senza tradire altre emozioni, chiedendosi come ci potesse riuscire.
Un bugiardo di professione, ecco cos’era diventato, pensó provando un senso di mediocritá pungente.

La biblioteca era il posto ideale per proiettare il collegamento con Haiti.
La grande parete beige vuota andava benissimo.
Si misero tutti sul divano e Colin chiamó Jared, che rispose dopo tre squilli.
“Ciao Jay…eccoci qui, siamo un… gruppo di ascolto…”
“Ciao Colin, come stai?”
“Abbastanza bene… ci sono Kurt, Brandon, Robert e Jude… che è l’unico a sapere usare questo aggeggio…” – rise nervoso.
“Ah… capisco… ok, allora lascialo fare, cosí ci vedi, anche noi siamo in tanti…”
“Aspetta un attimo… ti metto in viva voce…”
Law stabilí il contatto ed appoggió l’apparecchio sopra ad un libro, come se fosse un proiettore.
Spensero le luci, l’immagine era nitida, come gli occhi di Jared, che aveva piazzato a propria volta il cellulare in modo che avesse una panoramica a 180 gradi.
“Eccoci qui… questo è l’orfanotrofio della fondazione Geffen… siamo all’ora della favola, ma questa sera i bambini sono scatenati…”
In effetti erano ovunque, ridevano, giocavano, correvano, mentre le sorelline stavano accanto a Jared, radioso.
“Sono… bellissimi…” – accennó Colin, contorcendosi le mani.
Un istante dopo una bimba di due anni spuntó, tirando Jared per la camicia – “Eccola qui, questa è Marzia… saluta peste…sai chi c’è lí? C’è Colin…”
Lei fece un balzo ed agitó la manina – “Coinnn!”
“Le ho mostrato una tua foto e si è subito innamorata di te… È qui perché vuole che le cambi il pannolino…” – la prese e fece una smorfia – “Mmmm è vero! Ahahahhah… ok aspetta un attimo…”
“È splendida… portala a casa Jared…portala qui…” – Colin lo disse senza pensarci, spontaneamente.
“È stata adottata da una coppia australiana… sono persone meravigliose, come te… vengono a prenderla domani…Comunque… grazie…” - disse gli occhi lucidi.
La baraonda si spostó dall’altra parte della camera, era arrivato Geffen.
Jared giró lo sguardo – “È arrivato il grande capo… Ciao Glam…”
Lui si avvicinó, con Lula in braccio, come al solito.
“Ho portato Pamela… Ciao Jared, cosa state facendo?” – domandó sorridente.
“Che bell’uomo…” – sussurró Jude, Robert gli diede una gomitata, che l’altro ricambió, quando Downey esclamó – “Accidenti che sventola!” – notando la ex di Geffen.
Jared spiegó e lui si irrigidí un minimo – “Ciao a tutti, ciao Colin, che bella sorpresa…”
“Ciao Glam… ti trovo bene… state facendo… qualcosa di unico, davvero…” – la voce gli usciva come qualcosa di estraneo a sé stesso.
“Sí… ti ricordi di Pam?”
“Certo… ciao Pamela…”
“Olá Colin! Ma mi vede?”
“Sí ti vedo benissimo… come stanno le gemelle?”
“Studiano e crescono… e stanno con il loro papá, quando si fa vivo!” – e strizzó l’occhiolino, sfoggiando un decoltè mozzafiato, che lasciava indifferente Jared, preso a coccolare Marzia.
“Temo che sia… impegnativo risolvere tanti problemi…”
“Lui ci riesce benissimo. Ne sa sempre una piú del diablo! Vero Geffen?”
“Pam ci sarebbero le coperte da rimboccare…” – ridacchió, passandole Lula, che le diede una palpatina – “Ehi nino, queste cose te le insegna il tuo daddy?!” – e scoppiarono tutti a ridere, anche alla End House.
“Come vedi Cole è una gabbia di matti…aspetta, ci sono ancora due persone…venite! Questo è il dottor Sebastian… e lei è Syria, insegna all’asilo…”
Anche loro salutarono, sorridenti.
“Ma se non sei figo non ti prendono alla fondazione?” – bisbiglió Kurt.
“Guarda che ti ho sentito Kurt!”
“Ah allora non sei ancora sordo come credevo ahahah…Ciao Jared...”
“Ciao… Colin ci sei sempre vero?”
“Sí amore… ci sono…”
“Ok, ora raccontiamo loro una storia fantastica e poi filano a nanna…Ci vediamo tra tre giorni…Ti telefono prima di partire…”
“Va bene Jay… non vedo l’ora…ti amo.”
Jared riprese il telefono, facendogli il gesto di fare altrettanto. Lui si alzó ed annuí, cambiando stanza.
“Abbi cura di te Cole… mi raccomando… ti abbraccio e ti amo anch’io…Tanto.”


Capitolo n. 32 – gold



Jared tiró un respiro profondo.
“Tutto a posto?”
“Glam… sí, scusa se vi ho lasciati da soli, ma avevo bisogno di un attimo di… raccoglimento…”
“Nessun problema. Torniamo di lá se vuoi oppure ce ne andiamo anche subito.” – disse con un tono dolce, andando ad abbracciarlo.
“Glam… devo… devo chiederti due cose…”
“Ti ascolto.”
“Potresti… dormire con me fino alla mia partenza?”
“Certo… e la seconda domanda quale è?” – chiese sorridendo.
“Vorrei… vorrei che non facessimo l’amore, se non al mio ritorno da Los Angeles… mi dispiace…”
“Non devi, è naturale… è … senti Jared, te lo ripeteró sempre: fai ció che senti, non averne paura, non esitare se hai un desiderio e nemmeno laddove volessi rifiutare qualsiasi situazione. Ok?” – lo bació sulla fronte.
“Ok Glam…lo faró. Grazie.”

“Cosa ne pensi Brandon?”
Il dottor Cody guardó i presenti, rimasti nella biblioteca di Colin, poi fece a propria volta una domanda – “Ne parliamo qui, insieme agli altri oppure devono lasciarci da soli?”
“No, restate tutti, se non è un problema per voi…”
“Volentieri…” – dissero all’unisono Jude e Robert, mentre Kurt annuí.
“Ok mettiamoci comodi, cosí ti diró cosa ho visto e sentito…Sostanzialmente tanto amore. In Jared, da Jared ed intorno a Jared. Ti ha…parlato di quella bambina, dicendoti che si è innamorata di te, guardando una foto, penso che fosse un suo ricordo personale… Sappiamo quanto ami le foto il nostro Jared…” – sorrise.
“Sí, in effetti ne abbiamo diverse sempre con noi…”
“Ok… Poi ha detto che quelle persone, che adotteranno proprio Marzia sono meravigliose, come te. È ció che lui pensa di te, non ci sono dubbi, anche se il suo giudizio nell’ultimo anno è stato messo a dura prova, di certo la sua riflessione piú vera resta questa. Alla fine tu gli ha detto apertamente ti amo, ma lui ha preso il telefono e ne ha fatto qualcosa di intimo, parlo della sua risposta…”
“Mi ha detto… di avere cura di me… e… sí mi ha detto ti amo, tanto…”
“Ma lo ha fatto senza che noi ascoltassimo, perché Jared non vuole essere giudicato: certo, ti ama, per cui si potrebbe dire allora perché non torni? Lui, peró, ha bisogno di tempo e di riprendersi l’amore che ha per te e la vostra famiglia.”
“E… e di Glam, cosa ne pensi?”
“Noi vogliamo bene a Glam, lui è sempre stato al centro della nostra famiglia ed era palesemente imbarazzato ed anche sorpreso, ma ha subito stabilito un contatto con te, senza nascondersi, perché lui fa sempre cosí, va a testa alta, anche incontro alle pallottole, giusto?” – sorrise di nuovo.
“Glam è un uomo fantastico, ma lo è diventato da quando conosce Jared… Vedete, voi non sapete i dettagli…” – si rivolse a Robert e Jude, incuriositi – “Voi… voi non sapete che io e Glam abbiamo fatto del male a Jared, è stato un momento di follia… è una storia lunga, ma in sostanza lui è andato avanti, ha capito, ha… perdonato…”
“Geffen è stato il mio legale per dei contratti con la Universal…sinceramente lo ricordo come una specie di squalo spietato nel lavoro, superficiale nella vita, con le donne poi… Non ho idea di quante ne possa avere avute, a parte le mogli… Poi tutti i suoi figli, non è stato nemmeno un gran padre… Ora lo rivedo e sembra davvero un uomo nuovo… migliore…” –
Jude lo fissó – “Io non conosco nemmeno bene Jared, ma a me è sembrato molto innamorato di te Colin… anche se quando questo Glam è entrato nella stanza, lui lo ha subito guardato, poi ha detto… il grande capo… Secondo te ha un senso, Brandon?”
“Jared ha carenze affettive paterne, in Glam vede anche questo, si sente protetto e molto amato. In questi anni Geffen ha avuto ed ha ancora un compagno che adora, Kevin, che è piú giovane di vent’anni rispetto a lui e che lo chiama daddy…Abbandonato in un inferno, poi adottato da due ricchi e freddi coniugi… Questo per farvela breve…”
“E dov’è Kevin ora?” – domandó Jude.
“In concerto, per un anno, un suo sogno per il quale Glam lo ha lasciato libero, ma senza troncare la relazione…” – replicó Colin.
“E lui sa di Jared?”
“Sí Robert… lui e Jared erano amici in un modo speciale…come fratelli, quasi in simbiosi per questo loro legame verso Glam… me ne rendo conto solo ora, di quanto si siano voluti bene, tanto è vero che Kevin era qui pochi giorni fa e si preoccupava solo che fossi io alterato con Geffen, ma di Jared non ha avuto una parola cattiva, anzi…”
“Adesso Colin devi solo avere molta pazienza. Questo incontro, per il compleanno di Becki, sará un momento speciale, ma tu devi sforzarti di lasciarlo libero, assolutamente libero, perché sará l’unico modo perché lui possa restare il giorno che deciderá di farlo davvero...”
“E non sará questa volta, vero Brandon?” – nel porre quel quesito, una lacrima scese vivida dai suoi occhi, Jude gli strinse la mano ed il silenzio di Cody fu la risposta, che giá conosceva.
“Ora… ora dobbiamo parlare da soli Colin, di altre cose… se volete lasciarci…Grazie.”

Miss Wong portó del tè caldo.
“E tu, sei arrabbiato con Glam?”
Colin aggrottó la fronte, poi si strofinó gli occhi.
“Faró… un esercizio di onestá… anche a me è capitato di cadere tra le sue braccia, forti e rassicuranti…Le mie rimostranze dovrei farle solo a Jared, perché è lui il mio compagno, ma Glam è parte di noi, per cui questo tradimento è doppio, cosí come lo è stato il mio, proprio con Geffen, nei confronti di Jared … Sembra un secolo fa… ma non è cosí… forse il loro amore è come una candela accesa e spenta piú volte, ma prima o poi dovrá consumarsi ed il solo modo credo sia quello di… non soffiare, come fará invece Becki, sulla sua torta…” – sorrise.
“Hai molte aspettative su quel giorno, non parli di altro, ma ti rinnovo il mio consiglio a non aspettarti troppo Colin…”
“Ho… ho capito, ci proveró, promesso…”
“Allora prometti di essere sincero su quello che prendi, perché ho il timore che tu stia esagerando…”
“Vieni in camera mia, ti apriró il mio armadietto dei farmaci… peró devi garantirmi anche tu almeno una cosa: non togliermi tutto, faccio fatica a dormire ed anche gli attacchi di panico… ne sono terrorizzato…”
“Ti prescrivo un dosaggio equo, sú andiamo…”



Capitolo n. 33 – gold



Il mare era una tavola.
“Sicuro che nessuno possa farci qualche foto…?”
“Stai tranquillo… rilassati Shan…” – gli bació la schiena, mentre lo massaggiava, completamente nudi sul ponte del Deep water.
“Adesso girati… e guardami…sei un tesoro, ad essere qui, nonostante tutto…”
Lo strinse, infilando la mano sotto ad un telo, estraendone una scatola confezionata perfettamente.
“Per te Shannon…”
“Cosa... un regalo?”
“È solo un pensiero…”
Era un orologio, molto particolare.
“Ho letto che ti piaceva questo modello… su di uno di quei fansite…”
“È vero…non… non dovevi Owen peró grazie…” – lo bació, indossandolo.
“Hai … un polso molto sexy… per non parlare del resto…”
“Non mi sono mai sentito cosí bello come dici tu…” – si scherní, in un modo che Rice trovó cosí in contrasto con quei modi bruschi e rudi, tipici di Leto.
“Forse perché hai un fratello che tutti venerano come una divinitá, ma tu… tu sei il mio amore ed io ti sceglierei sempre… sempre.” – si baciarono di nuovo.
Infine rientrarono in cabina, senza mai staccarsi.
La loro era un’alchimia perfetta.
Fisica, ma a poco a poco anche mentale.
Owen gli aveva fatto trovare pronto un pranzo ricco e molto saporito.
Si erano imboccati, per poi finire a fare l’amore anche sul tavolo imbandito.
“Vorrei una relazione stabile con te e portarti a casa, dai miei, per presentarti, soprattutto a mia madre, sai, lei è un po’… strana, con quei cappellini, il tè con Elisabetta e…”
“Elisabetta…? Quell’Elisabetta?” – rise, facendo un’espressione buffa.
“Sí, ma non essere in soggezione, io lo sono stato per una vita, dieci anni in analisi, per staccarmi dalle sue fobie, dalle ossessioni che io fossi il figlio perfetto… Vorrei tanto avere anch’io un fratello ed amarlo come tu fai con Jared, ma giá io sono un mezzo miracolo… Sai mio padre è piú gay di me, ma non riesce a lasciarla, anche se ha un fidanzato da quarant’anni, zio William… vabbé zio… lo conosco da sempre ahhahah…Lo adoro…”
“Loro sanno che tu sei omosessuale?”
“Solo papá… anche lo zio, ovvio… mamma no, cioè fa finta di non saperlo, ogni tanto mi appioppava qualche ragazza, in fondo essere fuggito dall’Inghilterra è stata una buona idea…”
“Ma… quel tuo uomo, era un tipo classico?”
“Da morire ahahahah… Loro impazziranno per i tuoi tatuaggi… ma quando andremo da mamma, dovrai coprirli e…”
“Ehi, aspetta Owen… stai… correndo troppo.”
“Ti sto solo dicendo ció che io provo ed i miei progetti, che ti giuro, sono seri e concreti.”
“Owen io… io ho un figlio con Tomo e non voglio perderlo…”
“Ti capisco, ma i miei avvocati tuteleranno sia te che Josh ed io gli vorró bene, ma sempre un passo indietro rispetto a Tomo, siete genitori esemplari, ma non posso… io non posso dividerti con lui in eterno Shan.” – disse risoluto, poi gli prese il volto tra le mani e lo bació profondamente, prima di ripartire verso Los Angeles.

Josh non era la sola ragione per cui quella separazione restava un pensiero quasi inconcepibile alla mente di Shan.
Lui amava Tomo, gli voleva un bene profondo.
Aveva sofferto a lungo prima di averlo, prima di arrivare ad una convivenza, alla veritá, alla consapevolezza.
Owen in poco tempo si era trasformato da cinico arrogante a uomo pieno di tenerezze nei suoi confronti.
Certo il desiderio sessuale reciproco obnubilava i rispettivi equilibri, visto che anche Rice aveva timore di lasciarsi andare completamente, con il rischio di stare da cani, se Shan avesse scelto la sua famiglia.
Poteva dargli tutto materialmente, ma quell’amore che lo univa a Tomo non poteva certo manovrarlo o gestirlo come la sua barca o la sua azienda.

Shan ripose quel gingillo, togliendoselo dal polso arrossato, in un nascondiglio, nel garage dove aveva appena parcheggiato la moto.
Salí in mansarda, prendendo due birre e controllando che Josh dormisse, monitorato anche da Tomo, via web cam e blindato in quella casa sicura ed immersa nel verde di un giardino ricco di piante e fiori tropicali.
“Shan bentornato… come sono andati i provini?”
“Ciao … inconcludenti, non so come certi ragazzi pensino di essere una band…tutti troppo chiassosi e ripetitivi.”
Era stata un’ottima scusa, quell’incarico da scrutatore per un nuovo programma tv, anche se da dietro le quinte: Shan non voleva assolutamente comparire, quindi scelse di entrare nella pre commissione, con qualche incursione solo da parte di MTV.
Aveva semplicemente qualche audizione, a quelle che realmente faceva.
“Cosa fai?”
“Nuovi pezzi… Owen mi ha detto che tra due mesi a Parigi ci sará un’esposizione generale di tutti i suoi artisti… ma non sono molto ispirato…”
“Non si direbbe…” – lo abbracció da dietro, baciandogli le spalle, per poi buttarlo sul divano, per un assalto fatto di baci, carezze, morsi.
Lo prese con forza – “Ti… ti voglio Tomo…voglio sentirti…!”
Il compagno gemeva, gli occhi pieni di lacrime, gli stava facendo male, ma mai quanto potesse pensare – “Io ti appartengo Shan…per sempre.”

Geffen parcheggió l’hammer, scese ed aprí lo sportello, per prendere la sacca di Jared, aiutandolo a scendere – “Vieni piccolo, pronto al decollo?”
Stava facendo quasi violenza su sé stesso per non piangere ed urlare, aveva la pessima sensazione che non lo avrebbe piú visto.
“Sí Glam…grazie, prendo solo un’altra bottiglietta di acqua…”
“Ne ho nel frigo… prendila pure…”
“Ma tu poi…?”
“C´è un bar qui dietro…” – rise nervoso.
“Ok… sono confuso, agitato…neanche fosse la prima volta che prendo un aereo… ridicolo…”
“Sí, hai ragione Jay… un giorno rideremo di tutto questo…”
“Aspetti con me? Manca poco…”
“Lo so piccolo… è per questo che vorrei andare via adesso… mi perdoni?”
“Assolutamente sí…mi puoi stringere Glam?”
“Certo… tutte le volte che vorrai…” – lo accolse e lo racchiuse sul suo cuore, lasciando andare un pianto triste e, subito dopo, anche il suo dolce ragazzo americano.


Capitolo n. 34 – gold



Simon andó a prendere Jared all’aeroporto, agitato almeno quanto gli altri di rivederlo.
“Colin ti chiede scusa, ma era troppo agitato per guidare e ti sta aspettando a casa…”
“Lo immaginavo, come state tu e Richard?” – domandó sorridendo ed abbracciandolo.
“Bene grazie e tu Jared?”
“Ho perso qualche chilo… ma non troppi vero?”
“Stai benissimo, anche se si vede… che sei smagrito intendo… ok, andiamo, il tuo bagaglio è tutto lí?”
“Sí viaggio leggero… Andiamo pure.”

Tutti erano riuniti nel parco, dove Colin aveva organizzato una stupenda festa colorata per Becki, arricchita da giocolieri e musica.
I presenti tenevano a bada i bambini, ai quali Farrell chiese di avere un po’ di pazienza, prima di vedere Jared, perché avrebbe voluto parlargli da solo, ma era un piano che poteva anche saltare.
Del resto la regola era quella di non imporgli nulla, ma di dargli lo spazio di decidere liberamente.
Mancavano solo Jude e Robert, a Malibu dal mattino presto, dopo avere consultato nel frattempo sia un legale che lo stesso dottor Cody, per gestire al meglio il confronto con le rispettive compagne, durante il compleanno di Downey.

“Dov’è Colin?”
“In camera vostra ad aspettarti, se ti va, se no lo avviso e scende…”
“No… fammi scendere sul retro, passiamo dall’entrata secondaria, ce l’hai il telecomando?”
“Sí, certo…”
“Tutto previsto, vero Simon?”
“Diciamo che… Colin sperava di poterti salutare senza troppa confusione, poi se volevi anche farti una doccia...”
“Sí certo… ecco siamo arrivati.” – sorrise, sembrava contento, la crisi della partenza svanita o quasi.
Salí con calma, trovando corridoi e stanze deserte, mentre una confusione di risa e voci arrivava dall’esterno.
Sorrise, sbirciando cosa accadesse oltre le vetrate.
La porta della stanza era socchiusa e Colin seduto, il cellulare tra le mani, forse aspettava notizie da Simon.
“Posso entrare…?”
“Jay…!” – la sua voce faticava ad uscire, ma i suoi passi furono veloci verso di lui, che aveva chiuso a chiave, andandogli incontro, per abbracciarlo.
Il tempo era un fluido caldo, mercurio liquido, un vento, nel chiudere gli occhi, come piombati indietro nel passato, dove molti anni prima si erano ritrovati cosí, senza piú paura di amarsi, di ammettere i loro sentimenti, in Marocco, poco distanti dai fuochi accesi sulla spiaggia, dove si festeggiava qualcosa, che a loro non importava.
Per Jared, Colin da quell’istante, avrebbe dato anche la vita, perché lo amava, lo amava davvero.
Le loro mani scorrevano lente sulla schiena, partendo dalle spalle, le loro bocche affondate nel collo l’uno dell’altro, poi fermandosi sui fianchi, dalle loro gole non uscivano suoni, ma il sapore di un bacio che Colin aveva rubato, ridendo raggiante, pronto a donarsi a lui ed a quel destino che pretendeva il loro amore.
Ora Jared e Colin avevano lo stesso ricordo, ne erano certi, senza neppure dirselo, ma le emozioni erano le stesse? Jared continuava a domandarselo, visto che davanti all’oceano lui agognava quelle attenzioni da settimane, mentre lí si sentiva terribilmente confuso, ma in pace con Colin.
Il suo profumo era familiare, il suo calore qualcosa che lo turbava, finché volle andare avanti nel ritrovare le sensazioni, che si erano sgretolate negli ultimi mesi.
Lo bació, sentendolo tremare.
“Cole…?”
“Amore… amore…sei veramente qui…”
“Mi senti… io sono qui Cole…” – e gli prese le mani, portandole sotto alla camicia, poi se la sfiló e lui profuse baci e lacrime sul suo petto, toccandolo con il timore che potesse spezzarsi.
“Jay…”- ansimó, tornando a fissarlo.
“Lo so… vieni…”
Si spogliarono a vicenda, con calma, mentre Colin riacquisiva un po’ di calma, mescolandola all’eccitazione del momento.
Due sensori portarono l’ambiente nella penombra, dai riflessi ambrati, per alcune candele, che Colin aveva acceso, nella speranza che Jared tornasse in quel letto con lui.
Accadde, oltre ogni sua piú ottimistica aspettativa.
“Posso… guardarti amore…?”
“Sí Colin… ma vorrei sentirti sopra di me… dentro di me… adesso…”
“Dio…sei tutto ció che amo… ti amo… ti amo Jared… ahhh” – e lo penetró senza altre esitazioni, perché il compagno era pronto a schiudersi a lui come un fiore proibito.
Jared non smetteva di seguire tutte le sue espressioni, Colin lo dilatava progressivamente, entrambi gemevano, per un piacere nuovo, totale.
I suoi fianchi erano cosí esili, invasi da quelli di Colin, che si fece come un'unica persona, nel saldarsi al corpo di Jared, pronto a venirgli dentro, a lungo.
Era senza fine, cosí decise di sollevarsi, per poi girare Jared, infilando due cuscini sotto al suo bacino, tornando alla sua adorabile fessura con le dita sudate, per dargli un sensuale tormento, anche con la punta del suo sesso turgido e grondante di umori, pronto a rientrare in quel empireo di sensi, ma poi anche per riuscirne, con erotismo smanioso, che fece salire dei brividi e delle parole oscene alle labbra di Jared – “…mi stai scopando cosí bene…Colin… Colin…” – continuava a ripetere il suo nome, in quella fase, che anche il compagno volle godersi fino in fondo.
Traboccó da lui, dopo poche spinte, le unghie pronte a marchiarlo, perché era ció che Jared voleva, urlando ormai, ma intanto nessuno poteva sentirli.
Erano cosí liberi tra quelle mura insonorizzate.
Farrell strizzó le palpebre, poi spalancó le iridi, rigirando Jared, per stringerlo, baciarlo, contraccambiato a pieno, anche nell’esprimere tutto ció che riemergeva dalle loro anime disperate.
Piansero piano, costernati per tutto il male che si erano fatti.
Jared convulsamente cercó di amare a propria volta Colin, con trasporto, ma senza lasciare spazio alla libido, ma solo al suo desiderio di reclamarne il possesso pieno.
Farrell era in estasi, non capiva neppure piú che giorno fosse, che mondo fosse, voleva solo che Jared non smettesse di farlo suo, perché era cosí da sempre.
“Cole… io… io sto…venendo!” – glielo gridó, fronte contro fronte, occhi negli occhi, respirandosi fino al culmine.



Capitolo n. 35 – gold



Jude accarezzava le rose, nel giardino di Robert, che lo raggiunse.
“Fiore beato…” – sussurró, arrivandogli alle spalle, posandovi poi le mani, mentre il compagno era perso in mille pensieri.
“Amore…Il pranzo è pronto?”
“Hai fame Jude?” – chiese sorridendo.
“Per niente… Dove sono loro?”
“Stanno prendendo un aperitivo…I bambini hanno giá mangiato e sono andati a riposarsi, hanno nuotato troppo…”
“Sono stati dolcissimi… la tua piccola poi, con quei disegni…hai visto che ci ha messi insieme… con i cuoricini tutti intorno…” – rise nervoso.
“Credo che loro capiscano ed accettino piú di qualsiasi adulto Jude… ti amo, non dimenticarlo…”
“Anch’io ti amo da morire… andiamo? Sei pronto?”
“Sí… e Colin? Notizie?...”
“Solo una faccina sorridente via sms, era un segnale, quindi con Jared è andato tutto bene…lo chiameró dopo… se sopravvivo…”
“Tranquillo… lascia parlare me, poi ti lasceró spazio, ma se vuoi cambiare strategia…”
“Vai avanti tu, poi ti seguo, lo sai, come sempre.” – sorrise, sfiorandogli la guancia con un bacio leggero.

Sienna giocherellava con l’oliva del suo Martini.
“Allora, nuovi progetti cara?”
“No Susan, a parte una serie in tv… cosa ne pensi?”
“Dipende…”
“Ma sí, storie di medici e poliziotti… di livello certo, ma non sono convinta.”
“Pensaci… la BBC vuole realizzare un’altra raccolta di otto film di Holmes, credo che Robert stia valutando…”
“Jude non mi ha detto nulla…”
“Strano. Forse lui non ne vuole sapere…”
“Ma figurati Susan… Ormai sono infognati in questi ruoli, si vedono piú tra di loro che … vabbé lasciamo stare, ci ho fatto una discussione giusto pochi giorni fa, quando erano a Tokio…”
“Davvero?... A me è successo quando la bambina è stata male… In effetti stanno esagerando… Ah, arrivano, dai godiamoci la celebrazione del grande uomo!” – sussurró ironica.

La cuoca messicana aveva preparato un pasto molto stuzzicante, ma i presenti non erano proprio in vena.
Susan cercava di intrattenere gli altri, con aneddoti e battute, che facevano ridere solo lei, mentre Sienna mandava messaggi ed aggiornava il proprio twitter, nell’indifferenza generale.
“Cara vacci piano con lo champagne…” – disse Robert, per poi mormorare a Jude, seduto accanto a lui, sistemati in quel tavolo rettangolare, di fronte alle compagne – “Forse è meglio che siano brille, tutto sommato…”
“E cosí altri otto episodi Watson?” – intervenne improvvisa la Miller.
“Come scusa?”
“Ma sí Jude… non dirmi che non ne sai nulla, il tuo imperatore ha taciuto la novitá?”
“Cosa stai blaterando Sienna?”
“Wow imperatore… mi hai definito in molti modi tesoro, ma questo è nuovo!” – disse Robert fissandola.
Lei si scompose sulla sedia, come se avesse toccato un tasto dolente.
“In quali modi, Rob?”
“Non chiamarmi in quel modo, lo permetto solo a Jude, se no che imperatore sarei?” – si alzó.
“Sí certo, non avevo dubbi…”
“Dubbi Sienna? No, guarda, penso che tu ne abbia uno di troppo, quindi vorrei chiarirti le idee, penso anche a mia moglie…” – il suo tono era calmo, serafico, minaccioso e divertito.
“Robert adesso falla finita…” – si inserí Susan, facendo cadere un po’ d’acqua sulla tovaglia, a causa del tremolio delle dita ingioiellate vistosamente.
“No, non posso e, per anzianitá, comincio io a darvi qualche spiegazione…” – e fece l’occhiolino a Sienna.
“Poi anche perché sono un tantino stronzo, ma rassicuro le astanti, lucidissimo e pulito come un neonato, nemmeno un’aspirina!”
Jude sorrise, abbassando gli occhi, avrebbe voluto ridere come un pazzo.
“Anche tu Susan pensi che io ed il mio Jude andiamo in giro per bordelli, festini, usando la scusa delle promozioni, del lavoro e di chissá quale altro pretesto per creare certe situazioni?”
La moglie di Downey Junior si alzó, senza smettere di scrutarlo, come se non lo riconoscesse – “Festini… bordelli… il TUO Jude?!”
“Questa è l’idea che si è fatta Sienna ed ha provocato ció che io detesto di piú al mondo: vedere piangere e soffrire la persona che amo.” – disse serio.
Sienna abbandonó a propria volta la sua sedia, facendo due passi indietro: “Stai scherzando vero? È uno scherzo… Jude… tu non dici NIENTE!!?”
Lui non fece altro che raggiungere Robert, dandogli un bacio sulle labbra, ricambiato anche con una carezza dolcissima da parte di lui, che poi arrise ai frammenti di luna incagliati nelle iridi di Jude, luminose ed innamorate, come tutto il resto di loro.
“Noi ci amiamo, dal primo giorno, dal primo minuto in cui ci hanno presentati.” – disse con serenitá, Robert annuí – “Da oggi diciamo basta alle bugie…Il nostro amore ha bisogno di respirare, di vedere la luce del sole, non vogliamo, non dobbiamo piú nasconderci. Susan il mio legale ha giá avviato le pratiche del divorzio e l’affido condiviso di nostra figlia, avrai presto sue notizie.”
“E tu Sienna avrai notizie dal mio, per il bambino…” – concluse Law, senza piú alcuna ironia.

Sembrava un tunnel stroboscopico, creatosi tra i palloncini, coriandoli, raggi di luce, lungo il quale Jared camminava raggiante verso i suoi figli, che corsero da lui, con entusiasmo, amore e gioia allo stato puro.
Lo avvolsero, lui steso sul prato, loro sopra, intorno, ovunque tra lui ed il cielo.
Colin si inginocchió liberandolo con allegria, baciando insieme a Jared prima Becki, poi Violet, poi Yari, ma anche Henry, James, Steven, Martin e Josh, che completarono l’onda felice, nella quale lui volle immergersi per diversi minuti.
Sembrava tutto perfetto, tutto come prima.
Farrell si allontanó, con la visione piú tenera del loro mondo intoccabile, ma suscettibile di cambiamenti o di circostanze, che lui per primo doveva accettare.
Brandon, Kurt, poi Shannon e Tomo provarono a capire se Jared sarebbe rimasto, Colin intese la loro domanda silenziosa ed implicita, scuotendo poi la testa e sussurrando – “No, se ne andrá domani pomeriggio, ma non è un problema…Io saró qui ad aspettarlo, ci volesse l’eternitá...” – poi sorrise, tornando ad ammirare il suo angelo.





J & C


RdJude