venerdì 30 dicembre 2011

SUNRISE - CAPITOLO N. 8

Capitolo n. 8 - sunrise


Jared si rannicchiò sul cuore di Shan, continuando a parlare.
“Mi dispiace quando lo vedo così … sentirlo arrabbiato, capisci?”
“Lo so, ma forse è davvero il momento di voltare pagina Jay.”
“Sì, l’ho fatto, guarda me ne tornerei in Irlanda da stasera stessa se solo … ma è sbagliato, per un milione di ragioni, anche nei confronti di Glam, in fondo …”
“Guardami e sputa il rospo: lo ami ancora?” – gli chiese severo, stringendolo più forte.
Erano sdraiati su di un lettino prendisole, Josh e Yari nuotavano con Vassily e Peter, mentre Pamela giocava a carte con Antonio e Carmela, prendendosi cura di Ryan, Thomas, July, Isotta ed Amelie: Colin ed Owen sarebbero arrivati insieme dopo una mezz’ora con Becki e Violet, mentre Phil e Xavier erano al luna park poco distante, insieme a Drake.
Jared esitò nel rispondere, poi abbassando lo sguardo ammise l’unica verità consapevole – “Sto imparando dolorosamente a vederlo solo come una persona che è stata fondamentale, ma che non la è più … Non voglio più tradire Colin, non deve più soffrire a causa mia, lo amo tanto … E’ così Shan.”
“E così sia, allora.”


“Ogni volta che penso di poterti perdere, mi sento morire Jude.”
Le sue parole erano soffocate nel cuscino, mentre ci si strofinava la faccia, mezzo addormentato e tiepido, nell’abbraccio di Law, che gli baciò la nuca, sussurrandogli un – “E tu non pensarci mai.”
Sorrisero, Downey si voltò, cercando la sua bocca, assaggiandola lentamente, per poi lasciarsi divorare, perché era ciò che Jude voleva, dimostrandogli che non gli serviva che questo, per essere felice.


“Le insalate sono nei contenitori Kurt.”
“Ok, ci penso io … già tagliate vedo.”
“Le prepara Marc, io ho il terrore di … sì sono paranoico, lo stai pensando giusto?” – disse imbarazzato, mentre se ne stava su di uno sgabello, ancorato alla penisola.
“Essere prudenti è una cosa intelligente, non devi vergognartene e tu mi sa che lo fai troppo spesso amico!” – e rise complice.
“Le bistecche le trovi …” – “Non cambiare discorso Jamie … se non vuoi parlarne, capirò, ma se …” – “OK! Ci … ci sto a dirti che penso sempre sino a venti prima di fare qualunque scelta, tutto ruota intorno alla malattia di merda che ho addosso e sono stufo e svuotato, per il novanta per cento delle ore e che quando …” – prese fiato – “ … Quando faccio l’amore con Marc anziché godere sino in fondo, rimango concentrato sull’unica fissazione ovvia, cioè che potrei contagiarlo!” – ed una lacrima rigò il suo zigomo sinistro.
Kurt lo prese per un polso, delicatamente, portandolo sul divano del living.
“Sediamoci qui Jamie … Brandon mi ha insegnato una tecnica, è semplice … ci si deve abbracciare, liberando le nostre ansie, dando voce a ciò che più ci fa stare male, piangendo se necessario … ma il calore ed il conforto reciproco serviranno ad esorcizzare paure ed angosce appunto … Ti va di farlo con me?”
Jamie annuì, accettando quella sorta di terapia amorevole.
Pochi istanti dopo, mormorò qualcosa – “Veramente Kurt il mio sfogo l’ho fatto prima …”
“Hai ragione … io ho conosciuto uomini, che mi hanno fatto cose orribili … eppure ciò che più mi ha segnato è stata la paralisi, visto che nella morte speravo ad ogni risveglio … poi vedevo il volto di Brandon, ascoltavo le sue parole, percepivo il sapore di caffè quando mi baciava attento e premuroso … così pregavo di rivedere l’alba successiva, finchè non mi rialzai … Ho degli incubi ricorrenti, sono diminuiti negli anni, ma restano spaventosi …”
“Anch’io ne faccio Kurt … sono ricoperto di piaghe e sanguino … la gente intorno scappa, altri mi indicano per strada e mi insultano, io non sento, c’è un silenzio ovattato, che mi tormenta peggio di quegli stronzi … poi scatto come una molla e mi ritrovo nella nostra camera, fradicio di sudore, Marc prende un asciugamano e mi cambia, come se …”
Kurt tornò a guardarlo – “Come se tu fossi suo figlio?” – domandò dolcemente.
“Non potrei definirmi altrimenti … il suo amore è totale …”
“Anche il tuo Jamie, non dimenticarlo mai.”


Chris inciampò, distratto da ciò che stava succedendo sul palco.
Si domandò mentalmente chi fosse quello sconosciuto che stava ridendo e suonando con Tomo, mentre si avvicinava a loro.
Il croato appena si accorse di lui, si illuminò, salutandolo.
“Amore finalmente, ti eri smarrito da Conrad?”
“Sì … ho trovato tutto … salve.”
“Buongiorno, sono dello studio Geffen, è lei che deve firmare il contratto per l’assicurazione?”
“Certo … sì, posso farlo io, scusaci Tomo, torno subito.” – e gli diede un lungo bacio.
Denny non si scompose ed anche questo comportamento intrigò Tomo, che lo congedò cordialmente, invitandolo al concerto.
Chris fece un’impercettibile smorfia, che però non sfuggì all’avvocato.
Se ne andò rispondendo ad una chiamata: era Glam, che lo reclamava in tribunale, per assistere lui e Marc in un’udienza complicata.


Farrell cambiò le piccole ed i gemelli, tornando poi a prendere il sole insieme a Jared, che si era appena fatto un bagno ristoratore.
“Com’è l’acqua?”
“Un incanto … hai messo la crema Cole?”
“Alle pesti sì … a me ci pensi tu?”
“Sì, ovvio … se vuoi chiamo Antonio ahahahh”
“Interessante … ahahaha hai visto mai?” – e gli fece l’occhiolino, salutando Meliti a distanza, che sogghignò.
“Ci manca solo di traviare nonno Meliti … a proposito, saputa la novità? Vuole sposare Carmela!” - disse entusiasta.
“Eh??! Potrebbe essere sua nipote Jay …”
“Ma che centra, l’amore non ha età!”
“Non per fare il guastafeste …”
“Lo so tu pensi sia per denaro … infatti non hai torto, ma il nonno le ha garantito un vitalizio ed un appartamento a Malibu, insomma è stato generoso e chiaro … Solo che lei non lo sa!”
“Ma come non lo sa?”
“Antonio si sta preparando il discorso ed ha chiesto consiglio a me ed a Xavier.” – e rise di nuovo.
Colin si grattò la testa – “Cavoli … ha scelto i due più svegli!” – e fuggì via, tuffandosi, inseguito da un Jared allegramente furioso.


“Ok, qui pensateci voi, devo andare a prendere Lula.”
“D’accordo Glam, Denny mi precedi? Arrivo tra un minuto.”
“Ok, a dopo, arrivederci capo.”
Hopper rimase solo con l’amico e non gli nascose una certa preoccupazione.
“Come va con Kevin?”
“Non ne voglio parlare ora, scusami Marc … Jamie sta bene?”
“E’ con Kurt, a casa nostra, poi ci raggiunge Brandon, che è con i figli credo … ci vedremo a cena.”
“Perfetto.” – disse distratto dai documenti, che stava riordinando nella valigetta.
“Io ci sono Glam …”
“Lo so e te ne ringrazio, ma se mi sono ridotto così alla mia età, forse mi serve ben altro che una chiacchierata.”
“Perché sei così disfattista? Chi ti ha fatto incazzare?”
“Francamente devo prendermela solo con il sottoscritto, Marc. Adesso vai.”
“Ci si vede, non fare casini …” – e si dileguò poco convinto.


“Signora maestra tra poco arriva il mio super papà, è lui che firma i diari!”
Lula fece una delle sue mossettine e l’insegnante al suo fianco sulla panchina, nel giardino della scuola privata, gli indicò che una macchina rossa stava arrivando.
“E’ lui, giusto Lula?”
“Sììì!!!” – e si mise a saltellare.
Glam scese, togliendosi i ray ban a goccia, dimenticati da Jared un secolo prima ad Haiti.
Li aveva conservati, indossandoli raramente.
Lula gli corse incontro e lui lo strinse sul petto, facendolo roteare come al solito.
“Amore mio … come mai c’è la signorina Berger?”
“Voleva parlarti del corso di karate! Dice che sono portato!”
“Buongiorno signor Geffen …” – disse alzandosi, con un bel sorriso.
“Buongiorno a lei, come sta?”
“Bene, grazie. Lula le ha detto del corso?”
“Sì, karate, ok … cioè se a lui piace …”
“Serve anche per la disciplina, anche se Lula è un tesoro.” – e gli accarezzò le ciocche scure.
“Tu non darti arie campione ok?” – e rise, cercando una penna.
“Cosa devo fare?”
“Una sigla qui per l’iscrizione e la privacy … al resto pensiamo noi, includeremo l’importo nella retta mensile …”
“Lula sei contento?”
“Sì papà!! Lo diciamo a papake subito?”
“Papake?” – domandò lei, pensando comunque a Kevin.
“Sì … papà Kevin!” – esclamò Lula.
“Ah ecco … credevo fosse suo figlio signor Geffen, ho … ho fatto una certa confusione …”
“E’ mio marito Kevin, siamo regolarmente sposati ed abbiamo adottato legalmente Lula.” – spiegò tranquillamente Glam.
“Comunque spesso credono che io sia il padre, ma avevo già provveduto …” – e sorrise.
“Papà Glam ha sei figli! E due nipotini!”
“Sette figli Lula! Tu sei il più speciale e lo sai.” – e lo stritolò di baci, facendolo ridere in quella maniera che Glam adorava.
La donna li osservò finchè non sparirono in fondo al vialetto, visibilmente emozionata per quell’incontro.







giovedì 29 dicembre 2011

SUNRISE - CAPITOLO N. 7

Capitolo n. 7 - sunrise


“Puzzo come una capra Marc …”
“Hai sfebbrato, ora ti ci vuole un bel bagno caldo, te lo preparo, resta qui …”
“Ok … Hanno suonato, chi sarà?”
“Una sorpresa cucciolo.” – e dopo avergli dato un bacio, Hopper si avviò verso l’ingresso.


“Non muoverti.”
La voce di Jude era suadente, in quelle prime luci dell’alba.
Robert stava cercando una bibita in frigorifero e rimase immobile, con lo sportello aperto ed il fascio dorato proveniente dall’interno, che accarezzava il profilo del suo corpo, al quale si unì presto anche il tocco del compagno.
Ancora nudi, dopo una doccia veloce, erano abituati a fare l’amore prima che Camilla si svegliasse, reclamando la sua colazione, ma il caldo li aveva fatti desistere, finchè rimasero a letto, ma la frescura di quell’elettrodomestico sembrava l’ideale per ripensarci.
Jude lo avvolse da dietro, scorrendo le dita sino ai polsi di Robert, per poi artigliarli, piegandolo leggermente in avanti – “Non dire niente … penso a tutto io …” – gli sussurrò il biondo nel collo, obbligandolo in quella posizione.
Downey era devastato da brividi ed un senso del desiderio mescolato a quello più prepotente di abbandonarsi alle scabrose attenzioni di Jude, che lo stava leccando e mordendo piano sulla schiena, percorrendo la spina dorsale con un’avidità piacevole ed umida.
Finchè non si fermò in ginocchio: fu sublime accettarlo tanto invadente, dapprima con la lingua, poi le dita intrise di melassa, fatta scendere copiosamente da una bottiglietta in plastica, che Jude aveva recuperato nel cassetto in basso, dopo avere rovistato come un bimbo curioso, non solo tra le cosce di Robert.
L’americano avrebbe voluto urlare per la gioia di sentirsi suo in quel modo, nonostante fossero trascorsi tanti anni: nulla si era logorato, semmai il meglio dei loro amplessi stava ancora bruciando vivido, trasmettendo ad entrambi un auspicio di concreta eternità.
Jude si rialzò, pronto a penetrarlo: richiuse quella varco refrigerante e fece voltare Robert, per baciarlo con intensità.
“Prendimi Jude … non … non riesco più a …”
“A fare cosa?” – gli domandò spingendolo bruscamente sul tavolo della cucina.
“Jude …” – ansimò, inarcandosi, quando l’altro gli aprì le gambe oscenamente.
“Lo so quello che vuoi, me lo hai insegnato così bene Rob … così … vedi?!” – ed in un ruggito sembrò divorare le sue carni, spingendosi in lui largo e duro, fino a farlo gridare senza freni.
Il ripiano era massiccio ed estremamente liscio: Robert ci ondeggiava sopra, senza opporre alcuna resistenza: in quell’attimo ebbe la netta sensazione che si sarebbe lasciato fare qualsiasi cosa.
La sua libido stava arrivando a dei livelli di guardia, era come ad un passo dall’esplodere, il plesso solare avvinghiato in una morsa bollente, l’addome contratto, nel ricevere quel sesso capace ed instancabile: il sudore rendeva il rapporto lascivo e sporco, ma i baci di Jude divennero improvvisamente dolci.
Prese in braccio Robert, senza disunirsi da lui, portandolo sul divano ed accomodandolo come un bimbo spaventato da un temporale di emozioni.
Ricominciò a muoversi, accarezzandogli le tempie con il mento sbarbato e morbido, posando altri baci, ripetendogli quanto lo amasse.
Con altrettanta delicatezza cominciò a toccarlo, soffermandosi sulla punta del suo membro, sfiorandola poi con il pollice e l’indice, dispettosamente, ma sapendo che lo avrebbe fatto impazzire.
Vennero insieme, soggiogati da un orgasmo colmo del loro amore, che non avrebbe mai conosciuto una fine, ne erano certi.


“LIONATO: Non c'era il conte Giovanni a cena?
ANTONIO: Non l'ho visto.
BEATRICE: Che faccia acida che ha! non lo posso guardare che non mi vengano i bruciori di stomaco per un'ora.
ERO: Ha un carattere assai malinconico.
BEATRICE: Sarebbe un uomo eccellente chi fosse fatto mezzo di lui e mezzo del signor Benedetto, ma uno e troppo come una statua e non dice niente, l'altro e troppo un cocco di mamma che non fa che ciarlare.”
Jamie e Marc scoppiarono a ridere, mentre Kurt, seduto sul tappeto a fianco della vasca, dove il ballerino era immerso, chiuse il libro, sorridendo a propria volta – “Adoro Molto rumore per nulla … Te lo lascio se vuoi.”
“Grazie … lo leggerò in vacanza …”
Hopper annuì, frizionandogli la nuca e baciandolo tra i capelli, accovacciato dalla parte opposta a quella di Kurt, che aprì una birra – “Salute! Sicuri di non volerne una ragazzi?”
“No, devo andare in aula …”
“Ed io ho preso delle medicine incompatibili con l’alcol … mi dispiace.”
“Ti senti meglio, vero?” – chiese fiducioso.
Jamie sorrise – “Sì, la tua presenza poi è divertente Kurt … vero Marc?”
“Sì, ti lascio in ottime mani. Grazie Kurt, ci vediamo a cena con Brandon, qui alle otto, ok?”
“Ok, Jamie ed io cucineremo, siete avvisati!”
“Non mi spavento per così poco ahahahah Aspetta amore, prendo l’accappatoio.”
“Lascia Marc, ci penso io … ecco, vado a fare una telefonata, poi ti asciugo la criniera se vuoi …”
“Certo … wow che trattamento da vip.” – e rise allegro, sollevandosi con l’aiuto di Marc, per via della debolezza non ancora superata completamente.


“Questo è quanto Jared … Ne vuoi ancora?”
“No Glam, basta gelato per oggi … ti va di camminare, Shannon mi aspetta in spiaggia con gli altri … se vuoi unirti a noi, bagni e grigliata, come da tradizione.” – e nel dirlo buttò lo sguardo altrove, per evitare quello indagatore, ma depresso di Geffen.
“Mi vedo con Marc, per lavoro, sarà per la prossima volta, grazie comunque.”
“Senti per il discorso di Kevin … cioè io non riesco a capire del tutto la sua personalità, è probabile che Foster gli dia qualche risposta, che a noi manca Glam.”
“Sinceramente è una crisi a singhiozzo la nostra. Ci siamo chiariti su di te o meglio su quel maledetto giorno e non voglio ricordarlo assolutamente, ma il problema nasceva da lì e dalla nostra superficialità, mia e di Kevin intendo, nei tuoi confronti Jared.” – affermò risoluto.
“Voi non siete responsabili dei miei errori idioti … Non mi avete costretto e con te … sono stato io a cercarti … avevo bisogno di te Glam, non avevo alternative, solo che ho scelto il momento sbagliato … lo avevamo rimandato ad oltranza, ma anche di questo è opportuno non parlarne più … se sei d’accordo.” – chiese timido.
“Tu e Colin almeno siete tornati a … sì insomma …”
“Stai male per questo?”
“No … sai che voglio il tuo bene, non sarà mai il contrario.”
“Grazie Glam … e, credimi, auspico lo stesso per voi due, sai che è importante …”
“E’ necessario, giusto?” – disse sommesso, azionando il telecomando a distanza della sua Ferrari.
Jared la scrutò: era nuova fiammante, in un rosso acceso.
“Glam secondo te, se cambiassimo i dettagli, potremmo non ricadere nei ricordi in continuazione? …”
“Come scusa?”
“Nulla, vaneggio, è il sole californiano …”
“No, è la tua adorabile follia. Sono frastornato da queste settimane da alta marea, con Kevin, forse dovrei fare un viaggio in solitudine o con Lula.”
“Vuoi evitare Kevin? Starai scherzando, spero!”
“Affatto … non credere che funzionare a letto serva a risolvere i suoi disagi e poi resto convinto che lui mi asseconderebbe anche se mi odiasse.”
“Lui fa l’amore con te perché ti vuole e ci crede, accidenti! Non essere stronzo Glam!”
“Kevin ha fatto l’amore con un sacco di gente, nonostante mi avesse giurato fedeltà assoluta.” – replicò astioso.
“E’ questo … è questo l’amore che nutri per chi ti ha sempre aspettato? …” – ribattè deluso.
“Perché lo difendi, cazzo?!! Un tempo tu avresti … Lasciamo perdere!” – ed accese il motore, sgommando via rabbioso e sconfitto.


Tomo stava eseguendo un pezzo acustico.
Chris si era perso nel negozio di dischi, per cercare dei vecchi cd, dai quali trarre delle cover.
Il teatro era deserto o quasi.
“Ehi, mi scusi! Sto cercando la band od il responsabile!”
“Salve … io sono il chitarrista, gli altri arriveranno … lei chi è scusi?”
“Studio Geffen, mi chiamo Denny … piacere di conoscerla.” – e si avvicinò con una valigetta ed un fascicolo.
“Ah è per il contratto con la fondazione …?”
“Infatti. Come suona bene …”
“Mi chiamo Tomo, ciao Denny … potresti darmi del tu?”
“Certo … allora nessuno puo’ firmare queste carte, ho una certa fretta …”
“Glam non aveva tempo?”
“Non conosco gli impegni del capo …” disse perplesso, prendendo uno sgabello.
“Dovrai aspettare. Intanto continuo le prove …”
“Strimpello anch’io …”
“Davvero? Prendi uno strumento allora.”
“No, mi vergogno, tu sei un professionista …” – disse paonazzo.
“Ma figurati … ok, conosci qualcosa dei Mars?”
“Sì … se hai uno spartito sarebbe meglio …” – e rise.
Tomo gliene passò uno a caso ed iniziarono la loro sessione, fissandosi di tanto in tanto, incuriositi reciprocamente.







mercoledì 28 dicembre 2011

SUNRISE - CAPITOLO N. 6

Capitolo n. 6 - sunrise


“Ho bisogno di starmene un po’ da solo daddy … Ho preso contatti con la clinica Foster, fanno un programma di volontariato e terapia, insomma li aiuto e loro si rendono disponibili a starmi a sentire, capisci?”
Il tono di Kevin era impacciato, sotto lo sguardo triste di Geffen.
Il bassista stava seduto alla sua scrivania, contorcendosi non solo lo stomaco, attraverso mille sensazioni controverse, ma anche i polsi, ai quali portava due semplici bracciali sottili, in oro bianco.
“Tesoro … che cosa significa? Cioè io capisco, ma pensavo a Brandon, magari lui saprà consigliarti meglio, anche se vorrei farlo io … semplicemente io amore.”
“Non succederà niente di particolare, solo che durante la giornata andrò lì e poi … poi torno a casa, vado a prendere Lula … mangiamo insieme, ma dormiremo separati, mi sono preparato già una stanza in mansarda.” – e deglutì.
“Guardami … ora devi spiegarmi il motivo …” – ma nel dirlo Glam si bloccò, per poi alzarsi e raggiungerlo, mettendosi in ginocchio, dopo avere girato la poltrona di Kevin in suo favore.
“Daddy non voglio litigare.”
“Ed io non voglio stare senza stringerti a me, come facciamo sempre, anche quando litighiamo oppure …”
Le sue iridi azzurre si inumidirono, poi iniziò a piangere sommessamente, abbracciando Kevin, sollevandolo con lui.
“Glam … lasciami respirare … non ti chiedo altro.”
“Ok … ok, se servirà a qualcosa … a … guarirti … Io non so più cosa pensare Kevin … Scusami … anche per quello che non mi hai voluto dire.”


“Accidenti che sole Rob …”
“Un giugno stupendo Jude, solo in California ho visto questi colori.” – disse sorridendo, mentre sistemava i bagagli sull’auto presa a noleggio, per tornare al loro attico.
“Camy è pronta, guarda come si sta sbrodolando con il lecca lecca …” – e le diede un bacio tra le ciocche corvine.
“E’ enorme quell’affare, la vizi ad ogni richiesta … ti capisco, io sono peggio di te!” – e scoppiò a ridere sereno.
Partirono senza indugiare oltre.
Avevano avvisato qualche amico in città, senza dimenticare Colin e Jared, che esultarono alla notizia del loro rientro.
Accennarono sfacciatamente ad una cena collettiva, ma Jude la rimandò, visti gli impegni legati non solo al lavoro, ma anche al ripristino della casa.
Law voleva assumerli a piccole dosi, così descrisse le proprie intenzioni al compagno, che appoggiò pienamente quella strategia.


“Va meglio?”
“Sì Marc … la pancia ha trovato una strana ed improvvisa quiete … almeno quanto lo stomaco … posso avere la mia pizza?”
“Ovviamente sì … dopo almeno un altro bacio.” – replicò suadente, avvolgendolo meglio.
Erano a letto, dopo le ultime ore insonni, a causa delle flebo che Fabian somministrò a Jamie.
L’infermiere completò il protocollo di sostegno, risultato idoneo per arginare gli effetti collaterali, seguiti alla terapia del lunedì precedente.
“Saresti un ottimo padre Marc.” – affermò il ballerino convinto.
“Davvero? … Per ora mi dedico a te con molta gioia, credimi.” – e sorrise.
“Vorresti un figlio?”
“Non saprei, cioè … al momento sarebbe impegnativo.” – replicò con un certo smarrimento.
“Lo vorresti o no?” – insistette Jamie.
“Con te lo vorrei ogni giorno della mia vita.” – ribattè con altrettanta decisione.
A Jamie non piacevano le mezze risposte ed Hopper lo aveva imparato.
“Ok … sarebbe bello … Ma io non penso di meritarlo, se no non mi sarebbe capitata una rogna simile …” – e scrollò le spalle.
Un secondo dopo, Marc le afferrò, scuotendolo – “Piantala di dire certe stronzate! Tu sei un ragazzo adorabile e potresti crescere più di un bimbo, rendendolo fortunato ed amato, ok?”
Jamie ebbe un tremito, per poi rifugiarsi sul petto dell’altro, che lo accolse affettuoso e caldo: “Tu sai come rassicurarmi e farmi sentire … a posto con me stesso Marc.”
Hopper inarcò le sopracciglia, come imbarazzato.
“Jamie ascolta … La mia prima moglie rimase incinta, ma ebbe un aborto spontaneo al secondo mese, durante un viaggio dove non voleva seguirmi, ma io insistetti, con la fissazione di non volerla lasciare da sola …”
“Mi … mi dispiace Marc …”
“Non lo sa nessuno, neppure Glam, che ritengo il mio migliore amico. Infatti lui non ha mai compreso le ragioni di quel divorzio, visto che eravamo una bella coppia e ci volevamo bene … Il nostro rapporto si incrinò rovinosamente e con le mie successive consorti misi in chiaro di non volere alcuna paternità … Ero condizionato …”
“Ti assicuro che con me non corri rischi …” – e risero complici, sotto voce.
“Sono certo che realizzeremo anche questo progetto Jamie … Tu ed io.”
Si baciarono, intrecciando le dita, come a consolidare le loro speranze, su di un futuro non ancora scritto.


Geffen si rannicchiò tra le lenzuola gelide: la terza notte senza Kevin, da quando aveva preso quella decisione.
A cena il giovane aveva raccontato di come si rendesse utile con i pazienti in cura da Foster, descrivendo quest’ultimo come un benefattore.
Aveva incontrato anche Jamie e Colin, che erano rimasti piacevolmente stupiti dalla sua iniziativa.
Glam compose il numero di Kevin, che rispose quasi subito.
“Daddy che succede …?”
“Volevo … volevo sapere se stavi bene … se dormivi.” – e rise nervoso.
“Non direi … stavo leggendo un libro.”
“Quale?”
“Cime tempestose.” – disse sorridendo.
“Bella idea … appropriata …”
“Insomma. Ok, ora provo a rilassarmi.”
“Sì … certo … ti ho disturbato?”
“No daddy, solo che … solo che quando ti ascolto, mi sconvolgi e mi manchi …”
“Dovresti imparare dalle tue sensazioni Kevin e darmi una possibilità, non credi?” – chiese esitante.
“Ce la sto mettendo tutta Glam … Forse mi serve ritrovare il coraggio o chiarire la confusione, che mi fa stare male.”
Alla sua frase, seguì un silenzio strano.
“Daddy … daddy?”
“Io non voglio che tu stia male.”
Glam era lì con lui ormai.
Spense il telefono ed andò a sedersi sul divano, con una coperta ed un cuscino: “Ti chiedo soltanto di farmi rimanere Kevin. Voglio sincerarmi che tu possa riposare tranquillo, mi allungo qui, non ti disturberò … ok?” – e gli sorrise.
Kevin annuì, raggomitolandosi sotto ad un quilt a quadri rossi ed arancio.
Spense le luci, lasciando solo quelle di sicurezza.
Glam sembrò assopirsi subito, ma era un semplice dormiveglia.
Kevin non ci riusciva per niente: continuava a fissarlo, sentendo il cuore agitarsi con il passare delle ore.
Alle quattro scivolò dalle proprie coltri a quelle di Geffen: la sua pelle era calda, aveva un buon profumo, cosa a cui Kevin era abituato, così come a quell’accenno di barba, virile e pungente, con il suo sapore speziato.
Era nudo, mentre Glam indossava solo i pantaloni del pigiama.
Kevin lo sentì vibrare, un attimo prima di lasciarsi stringere: “Tesoro …” – mormorò stupito l’avvocato, poi spalancò le palpebre, incantandosi in una dolce ammirazione.
“Daddy …”
Geffen gli sfiorò gli zigomi, per poi baciarlo, quindi percorse le sue mascelle, con l’indice ed il pollice, spingendosi maggiormente nella sua bocca, ritraendosi e affondando nuovamente, in una sequenza lieve, ma sensuale.
Kevin gli abbassò quei bermuda setosi, che gli aveva regalato per il compleanno, prendendo in ostaggio la sua erezione, per strofinarsela addosso, eccitato spasmodicamente.
Glam non aveva fretta, lo preparò con cura, congiungendosi a lui solo quando si convinse che era il momento giusto perché accadesse.
Si muoveva come al rallentatore, soffermandosi in profondità, al centro di Kevin, che non smise mai di guardarlo negli occhi, come Geffen gli aveva chiesto.
Durò molto, un amplesso magnifico, illuminato dai loro sorrisi, costellato di respiri affannosi, ma appagati, sino a venire copiosamente, quasi a celebrare la loro sintonia indiscutibile.
Glam si posò con la guancia destra sullo sterno di Kevin, ascoltando ogni suo ansito, nel recuperare fiato ed energia.
“Vorrei fosse sempre così tra di noi daddy …”
“Rendilo possibile Kevin, non chiedo di meglio, vorrei lo capissi.”
“Ed io … io vorrei che tu non pensassi più che è stata colpa mia il tentato suicidio di Jared, a Natale.” – disse mortificato.
Geffen ebbe una scossa, che lo fece come inalberare con il busto, ma senza alcun astio: “E’ per questo che siamo precipitati in questa spirale di angoscia Kevin?!”
“Lui sarà sempre tra di noi …”
“Se glielo permettiamo, avremo dei problemi in eterno, sai? Basta non volerlo o forse …” – inghiottì un sospiro acre – “Forse è lui che vuoi, Kevin.”
“No!! NO! Se non hai ancora capito il mio amore, la devozione e … la dipendenza che ho da te … tu sei uno stupido … sei … sei … il mio amore più grande daddy …” – esclamò disperato.
“Non voglio essere la tua droga Kevin … Vorrei diventare quello che tu rappresenti per me, una linfa vitale … il ragazzo che ho sposato e che mi ha donato una famiglia meravigliosa amando Lula, il nostro Lula … Se solo potessi tornerei al principio di noi, cancellando gli errori commessi, che ti hanno fatto soffrire, credimi!”
Kevin inspirò - “Voglio crederti … devo riuscirci Glam … Ancora una volta.”





venerdì 23 dicembre 2011

SUNRISE - CAPITOLO N. 5

Capitolo n. 5 - sunrise


§ Make love your go §
Jared rileggeva quell tatuaggio, che aveva fatto insieme a Colin tempo prima, sorridendo.
Era in biblioteca, affacciato al balcone, ammirava le prime luci della notte di Los Angeles.
“Ehi straniero, vieni qui …”
La voce di Farrell era roca ed il profumo del suo dopobarba qualcosa che sconvolgeva qualcosa al centro del petto di Jared, che si ritrovò ben presto tra le sue ali, con le mani appoggiate alla vetrata, che rifletteva il suo viso, mentre Colin alle sue spalle lo spogliava e cingeva, accarezzandolo dappertutto.
Erano nudi e bellissimi, il viaggio non aveva influito sulle reciproche energie, che in febbrili sequenze si sprigionarono, fuori e dentro di loro.
“Dimmi cosa vuoi da me Jared … dimmelo ti prego …” – gemette l’irlandese, mentre il suo sesso si era scavato un varco, salendo con spinte maestose nel profondo del compagno, che si sentiva perduto ed amato, come non mai, in quella posizione, dalla quale non doveva muoversi, per ordine dell’altro, seducente e dilagante.
“Toccami … Toccami Colin …”
“Dove … qui?” – e gli tormentò i capezzoli, facendolo ansimare – “Dio …! Sì … no … Cole …” – “Qui allora?” – e brandendo l’erezione di Jared, coordinò i rispettivi ritmi, con forza e determinazione, sino ad un orgasmo sublime.

Crollarono appagati, stringendosi e baciandosi lacrime e sudore, felici.
“Ogni tanto Jay una bella scopata fa bene anche a noi …”
“Effettivamente …” – e rise, trovando il suo uomo spregiudicato dopo anni.
“Pannolini, pappe … sì, insomma, ora anche i gemelli, io adoro i nostri figli, ma direi che ci meritiamo questo Jay … ed altro.” – e riprendendo fiato, prese a baciarlo nel collo, eccitandolo nuovamente.
“Cole … po-potresti …” – e lo spinse dolcemente per la nuca tra le sue gambe – “E devi chiedermelo amore …?” – disse estasiato dal momento, accontentandolo come meritava.


Robert si svegliò di soprassalto.
Il suo palmo sinistro era gelido, come il posto vuoto accanto a lui.
“Jude …?” – mormorò, in preda ad un panico improvviso.
Scattò in ginocchio sul materasso e poi in piedi, indossando nervosamente i pantaloni del pigiama.
Le sue palpebre erano appiccicose e tremolanti, umide e pungenti, dopo alcuni secondi.
La stanza era deserta, anche il bagno, dove si sporse a controllare.
Un istante, che gli apparve come un’eternità soffocante, poi un suono – “Papi …” – una risatina, dal baby control.
Downey aggrottò la fronte, il respiro mozzato.
Si voltò, al rumore di passi conosciuti.
“Buongiorno, sono sceso a … Rob …? Cos’hai?”
Probabilmente il volto sfigurato dell’americano, stava facendo la stessa impressione a Jude, che si bloccò preoccupato, così come allo stesso Downey, che si guardava riflesso in uno specchio, dietro all’inglese.
“Vi ho preso le crostate, ai frutti di bosco per te ed all’albicocca per Camy …” – aggiunse, comprendendo l’equivoco, che aveva investito Robert come un’onda anomala e cattiva.
Il moro si scosse da quello stato catatonico, abbracciandolo con una veemenza disperata.
“Jude …”
“Sono qui piccolo …”
“Jude …” – e lo attanagliava maggiormente, come se l’angoscia di averlo perduto stesse salendo in lui, dopo avere azzerato le sue sicurezze e quella posizione ferma e decisa su cosa fosse meglio per la loro famiglia.
“Sono niente senza di te Jude …”
A quel punto Law gli afferrò gli zigomi, provando a calmarlo, visto che temeva gli venisse un collasso per la tensione: “Guardami … Guardami Rob!! Mi credi tanto pazzo da sparire ed abbandonarvi così su due piedi?” – ruggì con collera.
“No … no … ma avresti avuto le tue ragioni … dopo che … dopo …” – e singhiozzando, cercò il suo rinnovato abbraccio, che Jude non gli avrebbe mai negato – “Io ti adoro Rob ed adoro la bimba che abbiamo concepito con il nostro amore … è stato un traguardo stupendo ed io non vi rinuncerei per nulla al mondo, né per gli amici, né per il lavoro o qualunque altro ostacolo, che supereremo insieme … uniti più di prima.” – e lo baciò con vigore, innamorato sino all’ultima goccia del proprio sangue, che riprese a scorrere caldo nelle vene di entrambi.


Quando Jamie varcò la soglia del loro appartamento, ringraziò chiunque dal cielo lo avesse aiutato a concludere quella giornata di terapie.
Foster aveva spiegato sia a lui che ad un Marc pensieroso, quanto sarebbe stata pesante quella settimana.
“Vedrai che i risultati saranno notevoli Jamie, dalle prossime analisi potresti già risultare, come dici tu? Innocuo …” – e rise.
“Cioè … non contagioso?!”
“Infatti. Il tuo organismo si è dimostrato estremamente ricettivo ai protocolli precedenti, quindi ho fondate speranze che saranno sufficienti poche sedute, anche se gli effetti collaterali sono sgradevoli. Dissenteria e disidratazione: è per questo che Fabian ti seguirà a domicilio, per delle fleboclisi di sostegno.”
“Capisco … Marc …?”
“Sì tesoro, sono qui.” – e gli posò un bacio dei suoi, pervasi di tenerezza, sulla tempia sinistra.
“Cosa ne dici?”
“Dico che dovresti provarci, ma se non fossi convinto …”
“Io voglio guarire.” – replicò con piglio solido, come faceva nella danza.
Il sacrificio, questa la regola di base, per giungere allo scopo.
A qualsiasi costo.

Ora, imprecando sulla tazza in stile moderno ed ergonomico, Jamie aveva di sé una percezione sgradevole, fatta di debolezza e terrore.
Hopper chiese a Fabian di non intervenire, se non necessario, visto che voleva occuparsi direttamente di Jamie, senza intrusioni, anche se professionali e generose.
Il bagno di servizio aveva un lavamani in stile barocco, i sanitari bianchi e due gradini sotto un piatto doccia ampio per due.
Il ballerino vi si era come rintanato, nell’assurda idea di celare il proprio sconforto a chi lo seguiva in quegli attimi disgustosi.
Marc appoggiò i palmi caldi sulle ginocchia di Jamie, che ne strinse i polsi.
“Mi … mi faccio schifo, perché stai qui? Vattene …” – protestò debolmente.
“Stai zitto.” – replicò l’altro con un sorriso.
“Sai … sembra di scaricare acido … certo lo sapevo, però … viverlo …”
“Ho comprato i prodotti consigliati dal medico, ti preparo un bagno ristoratore.” – e si spostò verso il bidet.
“Mi ci metti anche la crema, come ad un neonato?” – e nel dirlo Jamie ridacchiò, inghiottendo un misto di desolazione e rabbia.
“Certo.” – ribattè calmo Hopper, mostrandogli un tubetto verde – “Visto? Sono pronto a tutto.”
“Lo vedo Marc … grazie …”
“Coraggio Jamie, supereremo anche questa.” – e gli diede un lungo bacio, mentre lo lavava con cura, per poi medicarlo, senza mai tradire il proprio smarrimento nel vederlo così inerme ed in balia di un’esistenza così ingiustamente difficile.

giovedì 22 dicembre 2011

SUNRISE - CAPITOLO N. 4

Capitolo n. 4 - sunrise


Robert chiuse la porta della loro camera, mentre Jude cercava distrattamente qualcosa nel cassettone.
Downey accese anche il baby control e poi tirò un profondo sospiro, prima di dare voce ai propri pensieri, dopo l’incontro con Jared e Colin.
“Sai amore, questo è un semplice gesto: noi infatti potremmo assumere una persona, capace ed abilitata ad assistere la nostra Camilla, visto che non potremmo mai salvarla dalla sua malattia grazie ad un aggeggio come questo … Eppure io preferisco sentirla respirare o mugugnare” – sorrise –“mentre sogna qualcosa di bello, forse un abbraccio od un sorriso di suoi papà … e le carezze, che le riserviamo … Un calore, che un estraneo non potrà mai donarle.”
Law scrutò le sue spalle, visto che Robert non si era ancora voltato, mentre gli diceva quelle cose, con tono pacato ed amorevole, sfiorando il trasmettitore, come se fosse la testolina di Camy.
Finalmente si fissarono.
“Rob forse io non sono mai stato all’altezza dei tuoi sentimenti, del tuo donarti con purezza sia a me che a nostra figlia … eppure ce l’ho messa tutta per …”
“Tu sei perfetto Jude” – lo interruppe quasi bruscamente, avvicinandosi e prendendogli il viso tra le mani – “tu sei l’uomo che amo e che non sarà mai sostituito da nessuno, ma esiste una sola persona, capace di anteporsi al nostro legame ed è la figlia, che abbiamo desiderato ed adottato, raccogliendo quasi una sfida con noi stessi e contro il resto del mondo, che per me non ha alcuna importanza, sacrificherei tutto, pur di proteggervi, ma se tu pensi che le mie decisioni per arrivare a questo siano sbagliate o se preferisci i tuoi amici, io dovrò arrendermi e … lasciarti andare.”
“Cosa stai dicendo Rob …?” – chiese disperato.
“Sto dicendo che pensavo di bastarti, così vale per la famiglia che abbiamo realizzato, ma forse ho commesso un errore di valutazione, prendendo le distanze dai nostri amici e da Los Angeles, non voglio avere ragione a tutti i costi o forse si trattava unicamente di attendere un loro cambiamento, un equilibrio, del resto ci si allontana dagli altri per molto meno, lo sappiamo.”
“Noi … noi ci siamo sposati Robert, io ti amo oltre me stesso …” – aggiunse, cercando di abbracciarlo, ma Downey andò a sedersi sul letto.
“Jude questa non è una gara a chi è stato migliore dell’altro a convalidare emozioni e rendere unico il nostro legame, se iniziassi a recriminare, otterrei un mesto risultato, ossia l’ennesimo litigio e … sono troppo cresciuto, per ridicolizzarmi, non merito ulteriori umiliazioni, specialmente dopo averti visto interagire in presenza di due persone, che alla lunga ci hanno reso ostili, per poi tornarsene, loro intendo, alla solita routine di melodrammi e riconciliazioni epiche.” – sorrise amaro, per poi spogliarsi, senza ricevere repliche dal compagno.


“Accidenti che curriculum … Dunque signor … Daniel Norton …”
“Mi chiami Denny, avvocato Geffen!” – disse il giovane praticante, con piglio simpatico, osservando gli accessori sulla scrivania di Glam, che stava analizzando il suo fascicolo.
“Denny … ok, allora, il mio collega ha detto che il tuo stage è al termine presso di noi e che vorrebbe assumerti, previa autorizzazione da parte mia, visto che gli altri soci hanno acconsentito.”
“Infatti …” – disse speranzoso.
Furono interrotti da un lieve bussare.
“Sì, avanti! … Ehi Kevin, entra.”
“Buongiorno, ciao daddy.”
“Ciao, è successo qualcosa?”
“No … dovevamo andare a pranzo insieme. L’hai dimenticato?”
“Assolutamente … Ehm … sono un vecchio rincoglionito, ok, abbi pazienza, mettiti comodo, qui ho quasi finito.”
“Ok …” – disse perplesso e con una punta di delusione, mentre scrutava le espressioni di quel tizio, che conosceva a mala pena.
“Denny sono d’accordo e mi aggrego, quindi buon lavoro, ci aggiorniamo domani mattina sulle pratiche, che seguirai in mia vece per qualche giorno.”
“Va in ferie signor Geffen?”
“No. Arrivederci.”
“Grazie infinite, non la deluderò!” – ed arrise, con una stretta di mano, apparendo a dire poco raggiante, con i suoi occhi azzurro cielo, che tempestavano un viso davvero bellissimo.
Quando uscì, Kevin sbuffò – “Quello è uno stronzo.”
“Come scusa?” – domandò Glam, sistemando il tagliacarte e controllando le e-mail.
“Non mi piace, opinione personale.”
“E da quando sputi sentenze, signorino?”
“Perché è proibito contraddirti? Anche se è un tuo allievo, a me non deve piacere per forza.” – ribattè seccato.
Geffen si girò con la poltrona, in direzione di Kevin, che si stava tormentando le dita gelide.
“Cosa ti prende?” – chiese serafico.
“Nulla.”
“A me non sembra, in ogni caso ho un altro appuntamento, me ne sono ricordato solo adesso.” – e tornò al computer.
“Ovvio, l’avrai preso, dopo esserti dimenticato il nostro!”
“Infatti, non farne una questione nazionale.”
Kevin si alzò di scatto, dando un calcio ad un gettacarte.
“Non preoccuparti di ciò che faccio io, tanto per quello che ti frega Glam!”
“Adesso piantala, ma cosa ti succede accidenti!” – esclamò, raggiungendolo alla porta ed afferrandolo per un braccio.
“Lasciami stronzo!!”
“Kevin!!?”
“Sei un bastardo egoista!!” – e gli mollò un sonoro ceffone, per poi scomparire in lacrime nel corridoio di servizio, lontano dalla curiosità dei dipendenti di Geffen, che sprofondò sul divano, massaggiandosi la guancia dolorante.


La pelle di Robert era calda e profumata.
Il suo muoversi sinuoso, sopra al bacino di Jude, non dava l’idea di quanto si sentisse trafitto, così lussuriosamente, dal suo sesso e da quell’orgasmo, che lo stava devastando da alcuni minuti.
Con capacità ed ingordigia, aveva trovato la posizione migliore, per ricevere il massimo del piacere, mentre si donava al suo ragazzo inglese, che non aveva mai smesso di contemplarlo, in adorazione, ripetendo come un mantra il nome di Downey.
Stordito nei sensi, Rob stava per accasciarsi, come un aquilone, che aveva incontrato una corrente avversa, ma Jude iniziò a masturbarlo così forte, da farlo ancorare alla testiera, prima di crollare rovinosamente, imbrattando il ventre del biondo, che ne colse una minima parte, frapponendola tra le loro labbra ormai sigillate, per assaporarne qualche goccia insieme.
Si erano coricati, nudi, dopo quel dialogo controverso, Robert gli aveva raccolto il polso sinistro, chiudendo le palpebre tremolanti e sussurrando un semplice – “Ti amerò finchè avrò vita, Jude.”
Dopo, fu soltanto amore.


Geffen portò Lula alla End House, per potere restare da solo con Kevin: detestava che il piccolo li vedessi litigare.
Lo cercò per tutta la vasta residenza, ritrovandolo infine nella mansarda studio, dove il bassista registrava o provava dei brani, saltuariamente.
Ormai partecipava a pochi concerti, per di più benefici.
Si occupava al meglio di Lula e di quell’abitazione immensa, dove spesso di nascondeva, come se si trovasse in un castello incantato.
Aveva modificato quasi tutti gli ambienti, con piena approvazione da parte di Glam.
Adesso era inerme su di un ampio materasso gonfiabile matrimoniale, di colore blu notte, carico di cuscini, tra i quali stava rannicchiato, con gli zigomi segnati da un pianto, che rappresentava la sua sconfitta più cocente.

“Tesoro eccoti … accidenti, perché non rispondi alle mie chiamate?” – gli domandò dolcemente Geffen, stendendosi accanto a lui, avvolgendolo con il proprio corpo.
Si era tolto giacca e cravatta, sbottonandosi poi la camicia e scoprendo il suo busto, che Kevin amava baciare e sentire sulla propria schiena scoperta e senza più difese, come la sua anima triste.
Era ripiombato in quel limbo, dal quale non sembrava potere uscire quando Jared e Glam si amavano ad Haiti, nonostante non avessero mai lasciato definitivamente sia lui che Colin.
Il suo pensiero andava anche a quest’ultimo, che pochi mesi prima aveva persino offeso, con un’arroganza atipica per il carattere di Kevin.
Geffen gli sfilò la maglietta, avendo l’impressione di maneggiare un burattino, incapace di muoversi senza il suo sostegno.
Scivolò con piccoli baci, dalla nuca alle scapole, commuovendosi per come sentiva martellare il cuore: Kevin a quel punto sembrò destarsi da un torpore statico ed incolore, divincolandosi, nel tentativo di fuggire a quelle attenzioni.
Glam non si fece sorprendere, cinturandolo per i fianchi per poi atterrarlo deciso, faccia a faccia, baciandolo ed imponendosi, soffocando i gemiti di Kevin, che presto divennero grida di disappunto.
Lentamente si calmò, permettendo a Geffen di fargli l’amore, senza interrompere il contatto visivo, ma soprattutto il connubio dei rispettivi battiti, agitati e sopraffatti da molteplici sensazioni.






martedì 20 dicembre 2011

SUNRISE - CAPITOLO N. 3

Capitolo n. 3 - Sunrise

Da ascoltare, se si vuole, mentre si legge …
http://www.youtube.com/watch?v=hLQl3WQQoQ0&ob=av2n


Il bello di Ball era che non disturbava Jamie e Marc nella loro intimità.
Sembrava capire quando loro volevano rimanere da soli, senza che lui saltellasse sulle loro pance, come un pazzo, assalendoli con la sua frenesia da cucciolo.
Jamie gli aveva fatto delle foto, inserendole in due cornici digitali, posizionate in cucina ed in camera, oltre ad una classica, che custodiva nel portafogli.
Lo portava fuori un paio di volte al giorno, oltre ad avere installato in terrazza una cuccia con una mini area per le esigenze irrevocabili di Ball, come le definiva spensieratamente Jamie.
“Dov’è quel maniaco, divoratore di croccantini?” – chiese Hopper, baciando la schiena del compagno, in completo relax.
“Maniaco??”
“Sì, scorrazzava in corridoio stamani con un paio dei miei boxer, presi dallo stendino in lavanderia.”
“Buongustaio!” – e ridacchiò sereno.
Si girò lento, cercando la bocca di Marc, che non gli negò nulla quella notte.


“Amo Londra, anche se questa pioggia è così triste …”
Jared lo disse assorto, mentre in taxi con Colin raggiungeva il quartiere residenziale, dove Jude aveva acquistato un nuovo appartamento più ampio per lui, Robert e Camilla, oltre agli altri figli, che abitavano in città con la sua ex moglie Sadie.
“Preferisco la nostra Dublino Jay … invecchieremo lì, nel nostro cottage … a novant’anni brontoleremo ininterrottamente, tra un pasto e l’altro …” – e sorrise solare.
Era bellissimo.
Jared si perse per un lungo istante nei suoi abissi di inchiostro – “Ti amo Colin … quindi ora dovremmo fare l’amore ininterrottamente, ogni giorno, non credi?” – e rise in modo irresistibile.
Farrell annuì, per poi distrarsi controllando i numeri civici.
“Eccoci … un bel respiro, si va.”


Tomo stava rovistando nell’armadio, alla ricerca di un vecchio spartito.
Aveva promesso a Chris di partecipare ad uno spettacolo di beneficenza, in un orfanotrofio alla periferia di Los Angeles.
“Eccolo!” – esultò, facendo cadere un paio di scatole.
Contenevano vecchie polaroid, di vacanze, di Josh, ma soprattutto di Shannon e dei concerti in giro per il mondo con i Mars.
Il chitarrista si mise a sedere sul parquet, osservandole in ordine sparso.
Ce n’erano alcune anche di Colin e Jared, in Africa, durante una delle frequenti vacanze: gli fecero tornare alla mente che proprio durante una di esse, lui e Shan si misero finalmente insieme, dopo molte esitazioni e litigi.
Erano ricordi malinconici, ma oltre modo toccanti.
Chris lo chiamò dal piano di sotto, con la sua voce cristallina e vivace.
“Sì, scendo subito …” – gli rispose Tomo, riprendendo fiato, nel riporre tutto dove l’aveva trovato.


Quando Jude se li trovò davanti, ci mancò poco che svenisse dalla gioia.
Stritolò prima Colin, poi Jared, quindi entrambi, scoppiando a piangere.
Farrell tentò di calmarlo, con delle battute idiote, ma Law era tra l’euforico ed il disperato, senza freni ormai.
“Rob non c’è?” – domandò timidamente Jared.
“No, ha portato Camilla da una certa Linda, che le fa le treccine, con le perle ed i fiocchi in plastica colorati … le stanno una meraviglia, è cresciuta sapete? Accomodatevi, preparo un caffè?”
“Sul serio? Non la solita brodaglia?” – disse con enfasi Colin, ritrovando l’allegria.
“Ah spiritoso … mi hanno regalato questa macchina per l’espresso, pensa riesco ad inserire la cialda e fare uscire un ottimo caffè … spero!” – e sorrise impacciato.
Iniziarono a conversare sugli ultimi mesi, senza accorgersi che Downey era rientrato.
L’attore americano riconobbe subito l’accento di Farrell e la risata di Jared, avrebbe voluto andarsene, ma Camilla sembrava felice nel saperli lì, esclamando un “Zii!!”
Jared fu il primo a correre verso l’ingresso, per salutare Downey.
“Ciao … perdona l’intrusione, ma avevamo davvero voglia di salutarvi Rob …”
“Ehi … siete di passaggio?” – domandò pacato.
“Decolliamo da qui per tornare a Los Angeles, avevamo un appuntamento e … No, non è vero, siamo piombati direttamente sul Tamigi per riprenderci i nostri due più cari amici Robert.” – affermò serio.
Nel frattempo anche Colin e Jude si erano palesati.
Trasudavano imbarazzo, ma mai quanto Downey.
“Metto Camilla a nanna e torno subito. Jude ne prepari uno anche a me?” – disse dolcemente.
“Certo tesoro … vuoi … vuoi che parliamo un attimo da soli Rob?”
“Non è necessario, aspettatemi in salotto. Grazie.”


“Gravitare nella vostra orbita, ha significato per me e per Jude schierarsi su due fronti opposti. Credo sia la sola verità tangibile: i vostri casini sentimentali, i tradimenti, le scelte, ci venivano confidate, secondo il vostro punto di vista, è logico, scatenando però discussioni tra noi, visto che potevate avere entrambi delle ragioni valide o delle motivazioni. Siamo stati incapaci di analizzare l’insieme di vicende anteponendo la nostra coppia, a questi legami di fiducia: è stato uno sbaglio, che io non ho voluto ripetere, anche perché stavate diventando peggio di due amanti ovvero fonte di insostenibili tensioni o bugie. Perché credo che ci siamo anche nascosti delle confidenze, Jude ed io, che voi ci avevate affidato, innescando un meccanismo contorto e per me inaccettabile.”
Il discorso di Robert fu chiaro e senza alcun astio: in lui albergava la maturità di un genitore, provato dall’esperienza di Camilla, ma fedele al suo immenso amore, concentrato in Jude e nella piccola.
“Quello che dici non … non fa una piega Rob … voi ci mancate, perché ci avete insegnato tanto, con la vostra esperienza e ci avete assistito, con forza e determinazione, quando Colin ed io eravamo precipitati in un baratro … Siamo un po’, noi quattro intendo, dei sopravvissuti … ad una serie di drammi ed errori … Il sapere che ci siete, ci ha salvati o confortati … Ma io rispetto la tua posizione e sono certo che un domani, spero prossimo, cambierai idea, permettendoci di riscrivere le pagine del nostro rapporto, conoscendo anche i nostri due gemelli, Ryan e Thomas …” – poi Jared sorrise – “Ehm … un nuovo pasticcio … hai ragione tu Robert, ma è anche qualcosa di straordinario potere cullare quegli scriccioli, te lo assicuro. Ok, Cole togliamo il disturbo, dobbiamo salire su di un aereo.”
Farrell era rimasto come attonito, di fronte al loro confronto, restando accanto a Jude, che tremò in diversi passaggi, quando Robert parlava.
“D’accordo Jay … Comunque Rob, il dottor Foster il mese prossimo seguirà James per un protocollo d’avanguardia, proprio per l’epilessia … Se ti interessa gliene parlo ed iscrivo Camilla, fammi sapere con Jude … Arrivederci.”
Downey deglutì, indeciso sull’alzarsi o meno, ma rimase immobile.
Jude li scortò all’uscita, stringendoli ancora una volta, nel salutarli affettuosamente.



lunedì 19 dicembre 2011

One shot - Alchemy of Happiness

One shot - Alchemy of Happiness



Sherlock Holmes Pov


A mad dance.
Here's where you've just thrown my John, at the center of the camp of the gypsies of the beautiful Madame Sim, in this amazing night.
We were greeted with curiosity and suspicion, perhaps, but now it seems that we are born, among these eternal wanderers, that look like, thinking about it, the essence of our love, John, whose path is endless, at least in my personal intentions.
Now you're married, in fact, have put a dividing line between your new life and those who breathe with me, I have taught you anything lawful or unlawful as the dance, like sneaking in the apartments where we were looking for clues.
Thieves feelings only, I wonder, when I walk in front of laughing like a madman, or entitled to a bond untouchable.
You probably are no longer mine, when but I'll always be yours, John Watson.


Irresistible: all this is damn and when I grabbed it, throwing into the fray, I can not escape, emigrated from that place on my ridiculous dance.
The night sky seems to fall upon him, you are completely drunk and wine, wonderful people of this: they are free, nobody seems to give weight to our hugs and you're kissing me now.
You have to be right in the throes of a massive hangover, my sweet soldier, your juicy mouth and I would not want to abandon that you do not do that John, at the end of this adventure.
"Stay with me forever ..." - you whisper, a step away from tears.
I'm depressed, suddenly, stupidly added for the agglomeration of favorable events for this idyllic, sheltered from the Victorian narrow-mindedness, in a world that does not exist and which is not really belong to us.
I drag them to a sort of cabin, undressing and touching me all over, after sealing a wooden door crude.
Within this hovel, there are curtains, pillows, a bed canopy, silks and brocades, in stark contrast to the external appearance.
It's actually a caravan and I would like it to start, for an unknown destination, far from what I have left, or nothing, without you John.

"Asp-wait ... I do not want ..." - protested weakly, but I can not help but cling to you, love.
"You do not want? ... And 'our honeymoon ... I have the right ... "- and chuckled.
"Good Lord John, I'm not Miss Mary!" - Exclaimed disappointed, but you fixed me, smashing my anger - "I know Sherlock. I am quite sober and terribly in love with you ... ... "
Let him kiss me, shaking his bare chest, put on our pants now only more wrinkled and too much.
They are abducted, subdued but rebellious spark triggers a reaction in me broken.
I'm angry and I wriggled Corinth in a corner, between golden trinkets and a bedside lamp in a green brocade.
"So will not help John! Make love, once again, could be the last or the beginning of a murky deception, to the detriment of your new bride, what pride in all of this! What shame .... "- And swallow a sob fever, at least what your irises, which seem to glow.
We hoisted up, clenching his fists and then the eyelids, as if not wanting to watch the motion of your own revenge.
"You'll never change Sherlock! Your selfishness is at least as large nearby Paris, but what I say, goes far beyond! I was terrible at your side in moments, saving his life, assisting you lovingly, giving up friends, opportunities to work more rewarding! I never cared about, rather than lose your esteem and affection, that I longed for the first time! And if I had not taken the initiative, exposing your taunts tangible, we would have never ... "- you stop abruptly, in the absence of oxygen.
When you resume, it seems empty: I collapsed on the mattress, holding his aching head - "I'm so tired Sherlock ... I've brought to the altar, I relied on your support and understanding ... ..."
"Yes, John ... a wife for you and a death in solitude for me, these were the terms." - I say sarcastically, getting up.
"Here you see, start again ..." - murmurs resignedly.
"Enough! What should I do John, not to disappoint you more then ??!!"
Lay my life with your palms in a gesture full of sweetness.
Take me under you, both moving in the middle of this broken bed, like our beats.
John, what your eyes see, changing his expression, at this very moment?
As a reflection of us, has changed your venom in spasmodic compassion of my frail body, only when we are united in an alchemy of happiness, that no one can ever take away?
I wonder, while lunges repeatedly between the meat, torn by bullets, fists, explosions and scratches, nothing your own thunderous and devastating impact inside and outside of me.
The pleasure delete the regrets, disappointments, we are back to us, as at that time before the union of love with the governess, who has robbed me of you.
She loves you, I respect her for that and then I admire his tenacity in winning your last name ... Mrs. Watson, Mary Watson.
Explode, then sit on his knee, tangled to you, I love to feel so lost in discontinuous tremors.
Want to leave me, but I'll stop you.
No! John ... no ... not allow it ... I'm ready to throw my heart into the fire of hell, that Moriarty is spreading in our lives, even if you do it six unconscious.
There is a reason for each of my choices, even the most incomprehensible to you, now, but let you go until you are safe and I will not have any more reason to live without my man next door, without John, the only source of joy for me.
It will happen soon, now rested, warms my heart until dawn, heals my wounds incurable, will reopen to all your good-bye.
Inevitable, right?, John Watson as the love you until the end.

THE END

One shot - Stay here

One shot - Stay here


London, December 2011
Jude Law pov

§ For a Friend "idiot" would tease me, urging the public and that other to discover my secret, perhaps extending their hands to himself disrespectfully rip the headset and then ... Instead, you, Rob, you've held my breath, I I realized, as if they were doing wrong or pressure you, but you'd solved with irony, from which six outstanding comedian, whereas for me would have insulted them all, to stop, not to touch with their playful invective, For this to not allow that ... I know you love me, even more than before Robert ... My answer is yes ... and I'll wait ... I'm sorry.
You will know why. §

And 'arrived.
He is here with me.
I feel his invest my heart, until returning to the deafening echo in our ears, saturated with laughter and games, in front of strangers, however, that we flatter each interview.
Robert knows that I do not care about money and this renewed success, if I could share it with him.
Robert Downey Junior can know everything about me, but I would give myself again, my new day, seeking stability, who wanted her stand beside.
I'm done with the past and those relationships, which did not give me anything.
He existed and was in love with me.
She said it with a spontaneity embarrassing, that made me blush, three years before.
"It's not just friendship and professional understanding ... Of course, there is no intimacy between us Jude ... But if I tell you now, I lose the courage and this bit of madness. I love you ... It's amazing wrap up in two words, the millions of thoughts that have inhabited this gourd since we have presented. "
I swallowed a couple of times, caressing cheeks chilled.
I took my scarf, wrapping and freezing wind that repairs London.
"Jude ..."
"I love you too ... I did not know how to tell and maybe I would not have done if you ..."
A kiss.
The first.
Of many others.

Robert Downey Junior pov

You know ... sugar and chocolate.
I love Jude.
You have four seconds I stood in front of that box, which you liked so much, for the form, a liar, then pointing to the point, or the delicious cream-filled chocolates.
You buy the world, if it leads to if, for all my gift, something they really want.
Slip pasted on the door, it does not happen too much time ... that we embrace, we kiss, we breathe as well.
§ Are you still mine? §
A simple question, a longed-for answer: yes.
For the rest, no need to apologize for what then Jude?
If there is one that should do it, missed appointments, broken promises for, that's me: an avalanche of commitments are not in London when you started out in theater, not to mention Paris and Barcelona.
Two weekends, you had meticulously organized and that I rejected.
Your smiles were going to go out, every phone call of explanation from me: you did not deserve such torture.
You were right: there are no cages pretty solid and impregnable, if you seriously love someone.

I missed many opportunities to prove the contrary, in these endless months.
I wandered empty, without any semblance of joy, I found that with you immediately.

Now, however, we are here, amid tears, laughter, kisses ... pure love.
"I want to hear Jude ... I ... I need to hear from you."
I could moan for hours, begging not to postpone our live more daring and unique.
Everything is confused: the boundaries of this room, the lineaments of our faces contorted, the profile of your body, which I find perfect and very hot.
I have always been your Jude.
With a spasmodic force, crush me against the headboard padded and quilted bed, high as those of the eighteenth century, putting on his knees to recover.
Clings to you, I belt, without stopping to kiss and then push, salts, and then back down to hit harder, but with infinite gentleness in your eyes and greedy of us moved.
With a strong grip do not leave me, with his left hand when you run through the hollow under my chin, lifting it to put on her full lips and licking, with the same momentum of your fingers, you traced my mouth, my nose, cheeks, eyelids and forehead, and bowed his head and I feel sweaty hair stuck in your knuckles tapered.
Flounders virtuous and brave, trembling for our second orgasm, there we mark each other, I branded myself, for you, I swear that I would do it Jude.

Rush on my chest, you're an angel.
You wrap it, my heart is hanging on to the stars, I can see it, now you're with me, no matter where, no matter how ...
"Stay here ..." - whispers, stunned by excessive emotion.
"You can swear Jude ... You bet."


THE END

SUNRISE - CAPITOLO N. 2

Capitolo n. 2 - sunrise


Kevin stava mostrando alcune immagini digitali a Jared, contraendosi impercettibile sulla poltrona davanti al pc.
Avevano avuto un chiarimento sul loro rapporto tempo prima, ma solo via e-mail, anche se il cantante dei Mars sembrava molto rilassato in sua presenza e persino allegro.
“E qui è daddy, durante la nostra vacanza ai Caraibi di febbraio scorso … Gli piace fare sci d’acqua.” – disse timido, senza accorgersi che Geffen era appena entrato nella biblioteca dello chalet, seguito da Colin.
“Ehi Glam, questa foto è ritoccata!” – esclamò ridendo Jared.
“Davvero? Non ho nulla da dichiarare, se non in presenza del mio legale di fiducia!” – replicò divertito.
“Ok gente, dobbiamo andare, spiacente di fare il guasta feste, ma Sonia ci sta aspettando.” – intervenne Colin, teso per quell’incontro inevitabile.


La sera precedente, Londra.

“Oggi sul set eri piuttosto assente Judsie. Un po’ come da quando ci siamo messi a letto …” – disse con una punta di malinconia Downey, accarezzando i capelli del compagno, mentre questi cercava di addormentarsi sul suo addome smagrito.
“Sono solo stanco Rob … non preoccuparti, adesso dormiamo per favore.”
“Come vuoi. Scusa.”
“E per cosa?” – chiese sollevandosi, per poi mettersi seduto, contro lo schienale in ferro battuto, dove appoggio il cuscino, per non sentire altro gelo nel proprio sangue.
“Non … non lo so Jude, sembra che io non ne faccia una giusta da qualche giorno!”
“Di che parli? Io … io sono solo stressato dagli impegni Robert, da questo ritmo senza freni.”
“A me pare che Guy non ci abbia mai pressati invece … cosa ti inventi accidenti?”
“Ok, stiamo parlando entrambi con il muro, io faccio un discorso, tu ne fai un altro, nessun problema, voglio solo prendere sonno ed un sonnifero, credo sia meglio.”
“No, non farlo! Sai che … cioè i farmaci … Ti faccio subito una camomilla od un tè Jude …” – disse con aria smarrita, quanto premurosa.
“Rob …”
Downey gli volò al collo, improvviso ed in lacrime.
“Jude non comportiamoci come due estranei … io non lo sopporto … farò quello che mi chiedi, senza obiettare, ma non escludermi … ti prego.” – disse sgranando gli occhi in quelli di Law, che si commosse inevitabilmente.


“Che splendido vaso di gardenie Colin, chi te lo ha mandato?”
Erano nell’ingresso alla ricerca delle giacche, prima di mettersi in viaggio.
“E’ di Jude … c’era anche questa ed un biglietto: dai la card a Jared, tu sei troppo imbranato irish buddy … e gli auguri per il mio compleanno.” – disse arrossendo leggermente.
Jared lo strinse con gioia – “Ma è fantastico Cole! Hai visto che qualcosa è cambiato? Qui c’è di sicuro un video messaggio, magari anche di Robert …”
“Magari sì cucciolo mio … Ci pensiamo stasera, ok?”
“Ok, ora siamo in missione.” – disse confortato da quella novità, sotto lo sguardo vigile di Geffen, che a propria volta era osservato da Kevin, piuttosto a disagio in quella strana occasione.


“Ball vieni qui!!”
Il minuscolo jack russel, che Marc aveva regalato a Jamie, correva in tutti gli angoli del loro alloggio, facendo morire dalle risate Hopper, che assisteva ai tentativi vani del ballerino di afferrare quella peste a quattro zampe.
“Preso! Ok, il guinzaglio è qui … sei un amore, diabolico!” - e lo ricopriva di baci, tanto da fare storcere il naso all’avvocato, pronto per recarsi al lavoro.
“Non vorrai mica amoreggiare con me, dopo avere coccolato lui in quel modo?!” – ringhiò buffamente.
Jamie esplose in una risata e poi passandogli quell’esserino irresistibile, gli accarezzò gli zigomi – “Tu hai dimostrato un estremo coraggio, amandomi Marc.” – e si sporse, raccogliendosi in un bacio colmo di gratitudine e passione.


Sonia stava preparando le valige.
Accolse i quattro amici, con una certa freddezza, distratta da quella partenza.
“Vado a Barcellona, ho avuto un ingaggio importante, Colin tu mi capisci vero?”
“Sì … cioè sono felice per la tua carriera, ma dobbiamo assolutamente discutere di Ryan e Thomas.” – disse allibito, mentre Jared notava uno scatolone pieno zeppo di cornici, contenenti esclusivamente scatti dei gemelli.
Sonia piombò su quel contenitore, tappandolo e portandolo verso lo sgabuzzino, dove la sorella lo sistemò rapidamente.
Era una ragazza taciturna, al contrario di Sonia, che sembrava in preda ad un logorroico sfogo.
“Sei venuto qui con Glam, mi fido di lui Colin, ditemi soltanto dove devo firmare.” – disse risoluta.
Geffen la scrutò perplesso: “Sonia ti ringrazio per la stima, ma preferirei confrontarmi con qualcuno che ti rappresenti a dovere, visto l’argomento delicato e …” – “Ma quale argomento delicato?! … Io … ho sopravvalutato me stessa, pretendendo di assumermi responsabilità pesanti, che avrebbero compromesso il mio lavoro e l’equilibrio raggiunto, sia economico che personale … Ero da sola, forse volevo rivalermi sulla mia ex, dimostrarle che ero in grado di conquistare i miei sogni anche senza di lei, con la gravidanza … Mi ero illusa e sbagliata.”
“Evidentemente.” – aggiunse lui, come rassegnato a quella spiegazione.
Aprì il dossier e le porse una penna.
Sonia appose il suo autografo senza neppure prendere visione completa del contenuto di quell’accordo, che in realtà avrebbe potuto impugnare in qualsiasi momento successivo.
Geffen aveva approntato un affidamento esclusivo, senza invalidare i suoi diritti genitoriali: nessun giudice avrebbe ritenuta valida una piena rinuncia da parte della madre, riconoscendole un domani la potestà, tanto scomoda nel presente, ma che poteva mutare in mille pretese in futuro.
Farrell aveva accondisceso a quella strategia, appoggiato da Jared, che annullava la pessima sensazione prevedibile, in caso dell’eventuale perdita dei neonati.

Una volta risaliti in auto, Geffen di mise alla guida, affiancato da Kevin; Cole e jay si sistemarono sui sedili posteriori, tenendosi per mano.
Glam era nervoso e scandalizzato: “Quella è uscita di senno! Non trovo altre spiegazioni, una mina vagante!”
“Daddy dovresti considerare l’idea che non tutti riescono a gestire certe situazioni, come faresti tu.”
“Ovviamente ognuno di noi ha reazioni diverse, ma qui è come se avesse buttato via Ryan e Thomas. Inaccettabile. Come padre naturale di un figlio, vivo questo dramma come Colin e Jared, giusto?” – e li puntò, quasi a pretendere il loro assenso.
Jared spostò il proprio sguardo sensibile su Kevin, che aveva abbassato il proprio, annuendo flebile – “Sì … hai ragione Glam.”


Jude indossava eleganti pantaloni neri, come la t-shirt e l’immancabile sciarpa.
Aveva un sorriso tirato ed armeggiava con la telecamera.
Colin e Jared notarono quanto fosse sciupato, anche se sempre atletico.
“Quanti chili avrà perso Cole?”
“Parecchi direi … forse per interpretare un Watson più longilineo …” – provò ad ironizzare, sentendo, però, un nodo allo stomaco.
“Ci sono, va bene, sono un disastro … Auguri Colin. Mi sei mancato ed anche Jared, se no mi uccide, vero? … Ragazzi perdonatemi, per questo assurdo silenzio, ma speravo di calmare Robert o meglio, di fargli cambiare idea … Può darsi che un giorno ci riesca, ma questo giorno sembra non arrivare mai …” – ed arricciò le labbra e le palpebre, tirando su dal naso – “E’ difficile accettare questa sua chiusura … Il problema è il nostro, voi non centrate niente, perché dovremmo esplorare quelle stanze del nostro rapporto ancora chiuse e dove abbiamo il terrore di entrare. Forse è la gelosia reciproca … forse è quello che sento per te, Colin, che lo infastidisce da quando ci conosciamo, ma Robert non me lo rinfaccia … lui non …” – a quel punto iniziò a piangere.
Si tamponò con il bordo della maglietta e poi proseguì.
“Anche fare l’amore non è più come prima … Camilla è con noi, come a Los Angeles, ma ogni soffio o rumore distrae Robert … lui è terrorizzato al pensiero che lei possa avere nuove crisi, ma era in preventivo, vero Jared? Con James intendo … Nonostante la consapevolezza, il mio Rob pregava che accadesse un miracolo, senza rendersi conto che Camilla è quel miracolo, per noi, per il nostro amore immenso … Voglio riavervi nella mia vita … ma non so che fare, io non lo so davvero … mi dispiace.” – e chiuse la registrazione.
Colin avrebbe voluto spaccare tutto, Jared lo intese immediatamente, quindi si preoccupò di calmarlo, prima che esplodesse.
“Ora noi faremo qualcosa Cole. Te l’assicuro.”


Kevin era deciso a farsi una doccia.
Geffen sistemò quelle carte odiose e provò a bloccarlo.
Lula era rimasto con Violet ed i nonni irlandesi, quindi potevano godersi la suite prima di ripartire il giorno seguente.
L’atmosfera, però, non aveva niente di accattivante ed intimo.
“Tesoro … senti, per prima, in macchina, volevo chiederti scusa.”
“Non ti capisco Glam.” – disse con freddezza.
“Sì che capisci invece …”
“Voglio lavarmi, ordina la cena, se ti va.” – e sgusciò via dalle sue ali massicce.
Glam ascoltò per brevi istanti il suono dell’acqua, che andava a frammentarsi sul sembiante di Kevin, frustrato e svilito, mentre si appoggiava alle piastrelle annebbiate dal vapore.
La porta del box si aprì e poi richiuse veloce.
“Cosa vuoi ancora daddy …?” – domandò Kevin senza voltarsi.
Geffen lo avvolse, tremando.
“Te lo ridico, cosa voglio … scusarmi … Tu sei un padre più lodevole del sottoscritto, senza ombra di dubbio Kevin.” – ribadì sommesso, ma convinto.
Il bassista si girò finalmente, abbandonandosi ad un bacio struggente.
Nell’istante in cui Glam scivolò lungo il suo collo, sino alla spalla, per poi risalire, i gemiti di Kevin intossicarono l’aria, già bollente.
Si sentì afferrare per le cosce, spingere contro alla parete liscia ed umida, come la sua apertura, che Geffen violò con un’unica spinta.
Kevin si sentì quasi svenire, ma il ludibrio di quei colpi in inebriante successione, reclamò tutto il suo corpo in un orgasmo senza limiti.






JAMIE BELL is Jamie Cross


SAOISE RONAN is Sonia

One shot – Alchimia di una felicità

One shot – Alchimia di una felicità



Pov Sherlock Holmes


Una danza folle.
Ecco dove si è appena buttato il mio John, al centro dell’accampamento degli zingari della bella madame Sim, in questa incredibile notte.
Ci hanno accolti con curiosità e forse diffidenza, ma adesso sembra che ci siamo nati, tra questi eterni girovaghi, che somigliano, pensandoci, all’essenza del nostro amore, John, il cui cammino è senza fine, almeno nelle mie personali intenzioni.
Ora sei sposato, infatti, hai posto una linea di demarcazione tra la tua nuova vita e quella che respiravi con me, che ti ho insegnato qualsiasi cosa lecita, come il ballo od illecita, come intrufolarsi negli appartamenti dove cercavamo indizi.
Ladri di sentimenti unici, mi domando, quando mi passi davanti ridendo come un pazzo oppure aventi diritto di un legame intoccabile.
Tu probabilmente non sei più mio, quando io invece sarò sempre tuo, John Watson.


Irresistibile: tutto questo lo è dannatamente e quando mi afferri, buttandomi nella mischia, non riesco a sottrarmi, emigrando da quel mio ridicolo ballo sul posto.
Il cielo stellato sembra piombarci addosso, sono completamente ubriaco di te e del vino, di questo popolo meraviglioso: sono liberi, nessuno sembra dare peso ai nostri abbracci ed a te che mi stai baciando ora.
Devi essere proprio in preda ad una sbornia colossale, mio dolcissimo soldato, la tua bocca succosa non vuole abbandonarmi ed io vorrei che anche tu non lo facessi John, al termine di questa avventura.
“Resta con me per sempre …” – ti sussurro, ad un passo dalle lacrime.
Mi sto deprimendo, all’improvviso, per avere stupidamente sommato l’agglomerato di eventi favorevoli per questo idillio, al riparo dalla grettezza vittoriana, in un mondo che non esiste sul serio e che comunque non ci appartiene.
Mi trascini in una sorta di baracca, toccandomi dappertutto e spogliandomi, dopo avere sigillato una porta in legno grezzo.
All’interno di questo tugurio, ci sono tendaggi, cuscini, un letto a baldacchino, sete e broccati, totalmente in contrasto con l’aspetto esterno.
In realtà è una carovana ed io vorrei che partisse, per destinazione ignota, lontana da quel che mi è rimasto, ovvero nulla, senza di te John.

“Asp-aspetta … non voglio …” – protesto debolmente, ma non so fare altro che aggrapparmi a te, amore.
“Non vuoi? … E’ la nostra luna di miele … ne ho diritto …” – e ridacchi.
“Santo cielo John, non sono miss Mary!” – esclamo contrariato, ma tu mi fissi, polverizzando la mia rabbia – “Lo so Sherlock. Sono abbastanza sobrio e … terribilmente innamorato di te …”
Mi baci, stringendomi sul petto nudo, indossiamo ormai solo più le nostre braghe sgualcite e di troppo.
Sono rapito, soggiogato, ma una scintilla ribelle innesca in me una reazione scomposta.
Mi divincolo rabbioso e mi rintano in un angolo, tra gingilli dorati ed un abat jour in broccato verde.
“Tanto non servirà John!! Fare l’amore, ancora una volta, potrebbe essere l’ultima oppure l’inizio di un torbido inganno, ai danni della tua novella sposa, quale orgoglio in tutto questo! Quale … vergogna.” – ed inghiotto un singulto febbrile, almeno quanto le tue iridi, che sembrano fiammeggiare.
Ti inalberi, serrando i pugni e poi le palpebre, come a non volere assistere al tuo stesso moto di rivalsa.
“Non cambierai mai Sherlock!! Il tuo egoismo è vasto almeno quanto la vicina Parigi, ma cosa dico, va ben oltre!! Sono rimasto al tuo fianco in attimi terribili, salvandoti la vita, assistendoti amorevolmente, rinunciando ad amici, opportunità di lavoro più gratificanti!! Non mi è mai importato nulla, pur di non perdere la tua stima e l’affetto, che ho agognato dal primo istante!! E se io non avessi preso l’iniziativa, esponendomi ai vostri tangibili scherni, noi non avremmo mai …” – ti interrompi bruscamente, in carenza di ossigeno.
Quando riprendi, sembri svuotato: ti accasci sul materasso, prendendoti la testa dolorante – “Sono così stanco Sherlock … Mi hai portato sino all’altare, confidavo nel tuo sostegno e nella … comprensione …”
“Sì, certo John … una moglie per te ed una morte in solitudine per me, erano questi i patti.” – dico sarcastico, rialzandomi.
“Ecco vedi, ricominci …” – mormori rassegnato.
“Ora basta!! Cosa dovrei fare John, per non deluderti più allora??!!”
Cingi la mia vita con i tuoi palmi, in un gesto carico di dolcezza.
Mi accompagni sotto di te, spostando entrambi nel mezzo di questo giaciglio scomposto, come i nostri battiti.
John, cosa vedono i tuoi occhi, mutando di espressione, in questo preciso momento?
Quale riflesso di noi, ha cambiato il tuo livore, in spasmodica compassione del mio corpo fragile, solo quando siamo uniti, in un’alchimia di felicità, che nessuno potrà mai portarci via?
Me lo domando, mentre affondi ripetutamente tra le carni, straziate da proiettili, pugni, graffi ed esplosioni, niente ha il tuo stesso fragoroso e devastante impatto fuori e dentro di me.
Il piacere cancella i rimpianti, le delusioni, siamo di nuovo noi, come in quel tempo precedente al connubio amoroso con l’istitutrice, che mi ha derubato di te.
Lei ti ama, la rispetto per questo e poi ammiro la sua caparbietà, nel conquistare il tuo cognome … Signora Watson, Mary Watson.
Esplodi, per poi sederti sulle ginocchia, aggrovigliandomi a te, adoro sentirti così perduto, in fremiti discontinui.
Vuoi uscire da me, però te lo impedisco.
No! … no John … non lo permetterò … Sono pronto a gettare il mio cuore nel fuoco dell’inferno, che Moriarty sta seminando nelle nostre esistenze, anche se tu ne sei inconsapevole.
C’è una ragione per ciascuna delle mie scelte, anche la più incomprensibile per te, ora, ma ti lascerò andare solo quando sarai al sicuro ed io non avrò più alcuna ragione di vivere, senza il mio uomo accanto, senza John, unica sorgente di gioia, per me.
Accadrà presto, adesso riposati, scalda il mio cuore sino all’alba, cura le mie ferite insanabili, si riapriranno ad ogni tuo addio.
Inevitabile, vero?, come l’amarti John Watson, sino alla fine.

THE END

domenica 18 dicembre 2011

SUNRISE - CAPITOLO N. 1

Capitolo n. 1 - Sunrise


30 maggio 2018


Per la prima volta Jared lo vide sotto ad una luce diversa.
Sarà stata la sua postura leggermente ricurva, seduto su di una panchina isolata, il nervoso passarsi la mano sinistra nei capelli cortissimi, per poi giungersi a quella destra, tormentandosi le dita e la fede, nell’attesa di lui.
Glam Geffen era ancora un uomo terribilmente affascinante, ma il calore che il cantante dei Mars, sentiva salire dallo stomaco agli occhi, era dovuto al suo bisogno di ritrovare quello che di più vicino ad un padre, avesse conosciuto da quando era al mondo.
Lo amava, di un sentimento totale e talvolta morboso, sentendosi protetto ed adorato in molti modi.
Il sesso era stato fondamentale, sembrava appartenere ad un’altra vita, anche se il suo sguardo azzurro, piombò su Jared, illuminandosi in un sorriso tanto seducente quanto letale: non in quell’occasione, comunque.
“Glam …”
“Ehi ciao Jared, come stai?”
“Bene, ti ho fatto aspettare? … Scusami.”
“Figurati.” – e si alzò abbracciandolo dolcemente.
Lui era fatto così ed era l’ideale per le paure di Jared.
“Facciamo un giro nel parco? Piaciuto l’hotel?”
“Sì, incantevole Jared.” – e lo guardò.
“Le fioriture sono magnifiche …” – e scrutò le siepi chiazzate ed armoniose.
“Posso prenderti per mano Jared mentre …” – “Certo.”
La lunga manica del suo maglione in lana grossa, così come quella del trench corto dell’avvocato, nascondeva quel gesto naturale.
“Kevin?”
“E’ con Lula, l’ha portato a tagliarsi i capelli, per Violet …”
“Sul serio? E’ diventata capricciosa lontana da noi, ma è irresistibile.”
“Indubbiamente.”
Erano giunti nei pressi di un laghetto.
Il vocio di una scolaresca accendeva i colori di quei giardini curati, mentre una seconda ondata di bimbi correva oltre loro, superandoli, per scapicollarsi alle giostre.
Jared si bloccò, inspirando – “Questa scena …”
“Sì, Parigi, hai ragione Jared. E’ passato molto tempo.” – e posò le proprie mani sulle spalle del compagno di Farrell.
“Colin? Sta bene?”
“Pronto per il b-day, sommerso dai cuccioli da stamattina, sua madre che sforna torte per un esercito …” – ed arrise solare nel raccontarlo.
“Ne sono felice Jared. A proposito, devo ancora acquistare un regalo adeguato, vuoi aiutarmi?”
“D’accordo … in città c’è un negozio di pullover fatti a mano, a Colin piacciono tanto.” – disse con entusiasmo.
“Anche a te spero, magari ne prendiamo uno persino a Lula.”
“Ed a Kevin no?” – chiese ridendo.
“Certo, anche se ultimamente gli sono spesso tra i piedi e dice che sono un vecchio brontolone.” – e ripresero a camminare.
“Non direi, ma lui è paziente, ammettilo.”
“C’è stato un periodo di crisi dopo che … Meglio cambiare discorso Jay.”
“Come vuoi tu … Abbiamo superato quell’angoscia, vero?”
Geffen annuì, rassicurandolo.


Rebecca giocava a nascondino con Josh, mentre Violet strimpellava sul pianoforte del padre.
Quando Colin lo vide tornare, gli corse incontro.
“Ciao tesoro, Eamon e Steven hanno preparato il tè e se non fermiamo tua suocera, penso che dovremo mangiare biscotti sino a novant’anni!”

Quando furono nella loro camera, Colin si rilassò buttandosi sul letto vestito.
“Togliti quelle scarpe ahhah”
“Non ho tempo Jay, vieni qui!”
“Sempre il solito …” – e si buttò sopra alle sue gambe, sedendosi.
“Ti dispiace?” – domandò piano, afferrandogli con cura la nuca, portando la bocca di Jared alla sua.
“A me piace tutto di te, Cole.” – bisbigliò sbottonandogli la camicia.
“Non smettere mai allora … ti amo Jay, ti amo tanto.” – gli soffiò nel collo, facendolo sentire in cima al mondo.


31 maggio 2018 – Di sera …

“Sono così piccoli Jay …”
“Sono … meravigliosi … fai figli stupendi Cole.”
“Ma cosa dici …?” – e sorrise, prendendo sul petto Ryan, mentre Jared faceva altrettanto con Thomas.
“Eccolo qui, il mio albero …” – disse sommessamente, cullandolo.
“Che dici Jared?”
“Nulla, era un sogno, premonitore …” – e sorrise.
“Capisco. Un tuo segreto.” – e gli fece l’occhiolino.
“Non proprio Colin … sono quasi addormentati. Ok, nelle culle …” – e si occupò di entrambi, puntando alle tutine in ciniglia la spilla di sicurezza, che collegava tramite una catenella il ciucciotto, provvidenziale per le deboli proteste dei gemelli, immediate appena sentirono venire meno il battito cardiaco dei loro nuovi genitori.
Jared sfiorò fronti di Ryan e Thomas con un bacio ed un segno, tracciato con il pollice, un tocco magico, secondo Farrell, che rimase stregato ad osservare quella deliziosa sequenza.
“Andati …”
“Andiamo anche noi Jay … grazie, di esserci e di …”
“Nulla mi darebbe più gioia Cole.” – lo interruppe, aggrappandosi a lui, che si rigenerava ad ogni singola attenzione da parte di Leto.


Stretti, nudi e soggiogati dal tepore della loro pelle, i rispettivi ansiti rivelarono anche una sgradevole preoccupazione.
“Come possiamo fidarci di lei, Colin? E’ la madre …”
“Quello che so è che non rinuncerò senza combattere Jared. Sonia è stata chiara sino dall’inizio, con regole precise e più che giustificate. Mi sono rassegnato da subito, lo sai, ma qualcosa è andato storto nella sua mente, probabilmente una depressione post parto, è plausibile, quindi dovremo chiarire un mare di dettagli domani, quando andremo da lei.”
“E se non fosse una buona idea?” – replicò turbato.
“Glam ha dei documenti pronti, ci accompagnerà, l’ha detto a cena …”
“Sì Flora è stata tempestiva, lui è fiducioso …”
“Se tu non lo sei Jared, se questo dovesse farti male, io non andrò avanti, non rovinerò quello che abbiamo riconquistato, ok?”
Jared affondò il viso nel suo petto scolpito: “Io già li amo quei due mascalzoni urlatori … li amo da morire Cole …”
“E loro sono pazzi di te, non potrebbero avere un padre migliore, credimi.” – e lo baciò intensamente, prima di dargli la buona notte.



RYAN E THOMAS


Chris Meloni is Glam Geffen

One shot – Resta qui

One shot – Resta qui


Londra, dicembre 2011
Pov Jude Law

§ Perché un amico “scemo” mi avrebbe canzonato, incitando il pubblico e quell’altro a scoprire il mio segreto, magari allungando egli stesso le mani per strapparmi dispettosamente la cuffia e poi … Invece, tu, Rob, hai trattenuto il respiro, me ne sono accorto, come se stessero facendo un torto od una pressione a te, ma avresti risolto con ironia, da istrione straordinario quale sei, mentre invece per me li avresti insultati tutti, di smetterla, di non toccarmi, con le loro scherzose invettive, di non permettersi … Per questo so che mi ami, anche più di prima Robert … La mia risposta è sì … ti aspetto e … scusami.
Tu ne conosci il motivo. §

E’ arrivato.
Lui è qui con me.
Sento il suo cuore investire il mio, tornando in un’eco assordante sino alle nostre orecchie, sature di risate e giochi, di fronte agli estranei, che comunque ci adulano ad ogni intervista.
Robert sa che non mi importa del denaro e di questo rinnovato successo, se non potessi condividerlo con lui.
Robert Downey Junior sa di me qualunque cosa possibile, ma vorrei donarmi ancora, in questo mio nuovo giorno, alla ricerca della stabilità, che ambivo restandogli accanto.
Ho chiuso con il passato e quelle relazioni, che non mi davano più niente.
Lui esisteva e si era innamorato di me.
Lo disse con una spontaneità imbarazzante, che mi fece arrossire, tre anni prima.
“Non è solo amicizia ed intesa professionale … Certo, c’è intimità tra noi Jude … Eppure se non te lo dico adesso, perderò il coraggio e questa punta di follia. Ti amo … Ed è incredibile racchiudere in due parole, i milioni di pensieri che hanno abitato questa zucca vuota da quando ci hanno presentati.”
Deglutii un paio di volte, accarezzandoti le guance infreddolite.
Presi la mia sciarpa, avvolgendoti e riparandoti da quel vento gelido londinese.
“Jude …”
“Ti amo anch’io … non sapevo come dirtelo e forse non ce l’avrei fatta se tu …”
Un bacio.
Il primo.
Di moltissimi altri.

Pov Robert Downey Junior

Sai di zucchero … e cioccolato.
Ti amo Jude.
Hai resistito credo quattro secondi davanti a quella scatola, che ti piaceva tanto, per la forma, bugiardo, puntando poi al sodo, ovvero i cioccolatini ripieni di creme deliziose.
Ti comprerei il mondo, se portasse con se, ad ogni mio dono, qualcosa che realmente desideri.
Scivoliamo appiccicati alla porta, è troppo tempo che non succede … che ci stringiamo, che ci baciamo, che ci respiriamo, così.
§ Sei ancora mio? §
Una semplice domanda, una agognata risposta: sì.
Per il resto, non devi scusarti, per cosa poi Jude?
Se c’è uno che deve farlo, per gli appuntamenti mancati, per le promesse non mantenute, quello sono io: una valanga di impegni, sono mancato a Londra, quando hai esordito a teatro, per non parlare poi di Parigi e Barcellona.
Due fine settimana, che avevi organizzato minuziosamente e che ho disatteso.
I tuoi sorrisi che andavano a spegnersi, ad ogni telefonata di giustificazioni da parte mia: non meritavi una simile tortura.
Avevi ragione: non esistono gabbie abbastanza solide ed inespugnabili, per chi ama sul serio qualcuno.

Ho mancato mille opportunità per dimostrarti il contrario, in questi interminabili mesi.
Giravo a vuoto, senza alcuna parvenza di gioia, che con te ho ritrovato immediatamente.

Ora, però, siamo qui, tra lacrime, risa, baci … amore puro.
“Voglio sentirti Jude … ho … ho bisogno di sentirti.”
Potrei gemere per ore, supplicandoti di non rimandare il nostro viverci più audace ed unico.
Tutto si confonde: i confini di questa camera, i lineamenti dei nostri visi stravolti, il profilo del tuo corpo, che ritrovo perfetto e caldissimo.
Io sono sempre stato tuo Jude.
Con una forza spasmodica, mi schiacci contro alla testiera imbottita e trapuntata del letto, alta come quelle del settecento, mettendoti in ginocchio, per riprendermi.
Resto aggrappato a te, che mi cinturi, senza smettere di baciarmi e poi spingi, sali, per riscendere e quindi colpire più duramente, ma con una dolcezza infinita nei tuoi occhi commossi ed avidi di noi.
Con una presa robusta non mi abbandoni, quando con la mano sinistra percorri l’incavo sotto il mio mento, sollevandolo, per infilarci le labbra tumide e leccarmi, con lo stesso impeto delle tue dita, che tracciano la mia bocca, il mio naso, gli zigomi, le palpebre e la fronte, mentre reclino il capo madido e sento i capelli incastrarsi nelle tue falangi affusolate.
Annaspi virtuoso ed audace, tremando per il nostro secondo orgasmo, ci segniamo a vicenda, potrei farmi marchiare a fuoco, per te, giuro che lo farei Jude.

Precipiti sul mio petto, sei un angelo.
Ti avvolgo, il mio cuore è appeso alle stelle, posso vederlo, ora che sei con me, non importa dove, non importa come …
“Resta qui …” – sussurri, tramortito dall’eccessiva emozione.
“Puoi giurarci Jude … Puoi giurarci.”


THE END