Capitolo n. 21 - sunrise
La pioggia picchiettava contro al finestrino di Jamie, il cui sguardo si perdeva nel buio di quella serata triste.
“Tesoro andiamo da qualche parte a mangiare?”
La voce di Hopper gli risuonava come in un’eco strana e distante.
Si girò di scatto, quando Marc inchiodò, accostando al marciapiede.
L’avvocato inspirò a fondo, inghiottendo tutto il rammarico di quegli istanti.
“Io so che lo amavi Jamie … e so che adesso la prospettiva con cui lo guardi è cambiata.” – disse, mantenendo un tono di comprensione.
“Ha scelto Thomas. Eravamo entrambi malati, ma Gabriel alla fine ha scelto lui.” – disse soffocato dal pianto.
“Prima, però, aveva scelto di stare con te Jamie …” – e gli accarezzò i capelli – “Guardami amore …”
Jamie si voltò, tormentandosi le ginocchia, in un gesto compulsivo.
“Gabriel aveva rinunciato alla persona che adorava, per vivere la vostra storia e forse … forse non se ne sarebbe andato, se avesse saputo la verità sulla malattia di Thomas, a propria volta inconsapevole … Insomma il destino vi ha giocato un brutto scherzo.”
“Tutte vittime e nessun carnefice, allora Marc? Ho passato gli ultimi anni a detestarlo e … e non è servito a niente …”
“Ed a cosa doveva servire piccolo, serbare tanto rancore? … Di certo non ti avrebbe guarito …” – ammise con rassegnazione.
“Marc … sta cambiando tra noi …? Sta succedendo?” – chiese ansioso.
“Jamie io …”
“Accidenti!!” – urlò, spalancando lo sportello e fuggendo sotto il temporale, verso la balaustra di una piazzola poco distante.
Hopper lo raggiunse prontamente, vedendo quanto tremasse, appoggiato a quella barriera di acciaio.
Lo cinse da dietro, avvolgendolo completamente – “Vieni via … ti verrà la febbre ed io non posso permetterlo Jamie … ti amo da morire.” – e lo girò, baciandolo ed accasciandosi insieme a lui, tra rivoli copiosi, dal cielo e dai suoi occhi innamorati, confusi nello stesso colore ed intensità.
Lula corse da Kevin nella studio adiacente la camera, che era stata dei genitori, fino a qualche tempo prima.
“Arrivati!!!” – esclamò spensierato, seguito da Glam, all’apparenza intimorito, nel vedere l’ex intento a fare esercizio fisico sul tapis roulant.
Kevin amava quell’aggeggio e per correre, specialmente da quando aveva fatto fisioterapia, dopo essere stato gambizzato.
Quell’episodio tormentava da sempre la mente di Geffen, accumulandosi sulla montagna di sensi di colpa, che provava verso il ragazzo.
“Bentornati … com’era lo zoo scricciolo?”
“Stu-pen-do!!”
“Ok … andiamo a fare la doccia, ti va?”- disse stringendolo sul petto.
“Sììì!! Poi a nanna …”
“Hai già mangiato?”
“Certo, con papà … una pizza enorme!”
“Sì scusa, dovevo avvisarti Kevin …”
“Figurati … nessun problema. Ti fermi per dargli la buona notte?” – chiese sereno, destabilizzandolo.
“E la favola!!” – si inserì Lula.
Geffen annuì, ritirandosi nel corridoio, come un esule sconfitto.
Kevin aggrottò la fronte, perplesso davanti ai suoi modi, ma poi preferì non pensarci, trasferendosi con il figlio nella vasca, a fare bolle ed un buffo tentativo di lavarsi.
Glam li ascoltava, sorridendo a metà, come se si vergognasse ulteriormente di non condividere quella che era stata un’abitudine, adorata da entrambi.
Li sentì rientrare in stanza, tra risa e battute.
Lula era ormai in pigiama, mentre Kevin in accappatoio lo pettinava – “Stai bene con i capelli corti … l’hai fatto di nuovo per Violet?”
“Mmmm non te lo dico! Dov’è papà?”
“Eccomi …”
“Diglielo tu a papake perché l’ho fatto!!” – e rise.
“Lula ha … ha perso una scommessa su quanto è lungo il collo delle giraffe …” – spiegò turbato, senza motivo apparente.
“Stai bene Glam?”
“Sì … allora questa favola Lula?”
“Il principe ranocchio!! Notte papà Kevin …”
“Sogni d’oro angelo mio. Ciao Glam, domani mattina lo porti tu a scuola?”
“Sì … eravamo d’accordo …”
“Perfetto. Vado a guardarmi un film, buona favola.” – e gli passò il cucciolo, che li osservava incuriosito dai reciproci atteggiamenti.
Xavier e Phil erano divertiti dalla cronaca di Pamela: stava raccontando loro, intorno al tavolo della cena, il suo incontro con Sveva.
“Lei mi apre la porta ed io …”
“Buongiorno guapa, posso entrare?”
Sveva la scrutò imbarazzata – “Salve … lei è …?”
“Pamela! La madre delle gemelle Geffen, hai presente?”
“Sì … prego, si accomodi.”
“Diamoci del tu, del resto abbiamo scaldato le lenzuola dello stesso uomo, vero cica?!” – e rise, entrando nel living.
“Ma …?”
“Allora, bel posticino, la vostra alcova. Hai già sistemato calzini e mutande del maldido da qualche parte?“
“Signora … Pamela, ascoltami, quale è il motivo di questa visita?”
“Se mi offri un caffè, ti rivelerò alcuni segreti di big Geffen! Li vuoi sapere?”
Sveva ebbe un’esitazione, poi si avviò verso la cucina – “Da questa parte, faccio strada.”
“Muchas gracias! Oh che bei fiori …”
“Sono un regalo di Glam …”
“Ovvio, lui è galante e capace di farti credere al centro dell’universo. Finchè dura.”
“Sì, lo immagino.” – replicò secca, cercando le tazzine.
“E’ comunque un uomo sposato, non dimenticarlo.”
“Ed io non sono una rovina famiglie, se è questo che stai insinuando!”
“Non insinuo, lo dico chiaro e tondo: TU sei una rovina famiglie, maestrina!”
Sveva inspirò, svitando la caffettiera nervosamente.
“Lascia, ci penso io! Ci vuole fermezza e calma in certi frangenti guapa!” – e così dicendo, Pamela gliela strappò, provvedendo a preparare lei la bevanda calda.
“Se pensi gli abbia chiesto di divorziare, sbagli.”
“Se tu pensi che lui divorzierà da Kevin sbagli!” – ribattè convinta.
“Pamela guarda che io non mi farò insultare da te!”
“Non credo di averlo fatto, ma temo tu stia sopravvalutando Glam Geffen, illudendoti che si fermerà in questo porto: lui è come quei briganti, che passano, saccheggiano e poi scelgono un nuovo obiettivo, anche se in mezzo ha compiuto anche delle buone azioni: la migliore è la famiglia con Kevin, il loro Lula, non potrà esistere niente di meglio, né qui, né altrove, meglio che tu lo impari immediatamente, sai? Guapa avvisata …”
“… e vissero felici e contenti.” – concluse la narrazione Glam, con un sospiro.
“Come tu e papake …” – disse piano Lula, quasi assopito.
Geffen gli sfiorò la testolina con un bacio colmo di affetto – “Sì amore …”
Chiuse il libro e deglutì a vuoto, provando a tranquillizzarsi, ma era sempre più difficile mantenere le sue scelte.
Passando davanti la porta di Kevin, lo sentì chiacchierare al telefono con qualcuno, probabilmente un amico della vecchia band.
Il bassista riattaccò, brontolando un – “ … devo decidermi a vestirmi …” e si tolse una vestaglia coloratissima, acquistata in Giappone.
Il suo sembiante atletico e perfetto, abbronzato e tonico, aggrovigliò i sensi di Glam, che non riuscì a distogliere la propria curiosità da quello spettacolo inatteso, quanto meraviglioso.
Bussò garbatamente.
“Kevin volevo …”
“Sei ancora qui?” – domandò infilandosi dei boxer neri, con naturalezza.
Geffen entrò, chiudendo istintivamente, abbozzando un sorriso – “Volevo salutarti e sapere … come vanno le cose.”
“Mi concentro sul futuro e su … nostro figlio.” – replicò gentile, ma anche confuso dalla sua presenza.
“Grazie …”
“E per cosa Glam?” – disse scrollando le spalle, mentre cercava una t-shirt nel cassettone.
L’immagine riflessa nello specchio, sopra al mobile, attirò l’attenzione di Geffen.
“Cos’è quel segno Kevin?” – chiese serio.
“Quale …?”
“Questo.” – ed andandogli accanto puntò l’indice sul suo cuore.
“Ah … è stato Ball, il cagnolino di Jamie, anzi …” – e prendendo una camicia dalla seggiola rise – “Ha demolito anche questa … mi spiace era … è la tua. Anzi, riflettendoci, dovrei imballare i tuoi vestiti così li porti da …” – e si interruppe, fissando le iridi azzurre di Glam, che stava facendo lo stesso con le sue.
“Prima o poi lo farò.” – concluse Kevin infastidito.
La luce traballò, seguendo il fragore dei tuoni, così da attivare le lampade di emergenza.
Kevin ebbe un sussulto, spaventato da sempre per quella circostanza, ben nota a Geffen, che non aveva mai smesso di guardarlo.
“Perché non te ne vai Glam … è tardi.”
L’uomo non disse niente, prendendo quella casacca in brandelli, avvertendo il buon profumo e l’essenza di Kevin, intrisa nella stoffa,
La gettò in un angolo, afferrando il giovane per le braccia, strappandogli la maglietta e buttandolo sul letto.
I loro baci si fecero roventi da subito, mentre i pochi abiti che indossavano, venivano demoliti tra le loro dita frenetiche: il sesso di Glam, bagnato dal desiderio di Kevin da quando gli si era palesato davanti, lo investì con rudezza, profanando la sua fessura lubrificata unicamente dalla saliva.
“Daddy … mioddio … mi fai …”
“Lo so amore … lo so …!” – gridò piano, disperatamente, mentre Kevin si arrendeva a lui, accogliendolo con una frenesia ed un sentimento assurdamente belli.
Glam lo sollevò, per poi capovolgere le posizioni, lasciando che Kevin lo cavalcasse, senza mai abbandonare i suoi fianchi scultorei.
Le loro bocche erano sigillate, i singulti sempre più acuti, ma coperti dalla furia dell’uragano, la stessa che sembrava albergare nei loro animi, ricomposti e raggianti.
Fu Lula a svegliarli.
Saltava sul materasso, esultando.
Si lanciò poi su Glam, che riprese i sensi, mentre Kevin riposava sotto la sua ala, con le labbra schiuse sopra al capezzolo sinistro, che aveva tormentato a lungo, prima di svenire letteralmente, a causa di ripetuti orgasmi.
“Sei quii papààà!!” – e lo ricoprì di baci.
“Soldino di cacio … cavoli … dobbiamo andare a lezione …” – bofonchiò stordito dalle sue mossettine.
Kevin sbadigliò, strofinandosi la faccia, come se fosse reduce da una sbornia o da un brutto sogno.
“Lula …”
“Papake buongiorno!!”
“Daddy …”
Geffen li baciò sulle fronti, senza riuscire a dire altro, che i suoi occhi già non rivelassero nitidi e convincenti, riportando la gioia nella loro casa.
LULA
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