Capitolo n. 10 - sunrise
Jamie riprese fiato e posizione iniziale.
Quella coreografia era complessa, ma lui voleva farla a tutti i costi.
Era al sicuro nella sala prove del suo appartamento, nessuno lo avrebbe ripreso o criticato, ma neppure spronato.
Marc era al lavoro, Kurt al cinema con Martin e Brandon, la sua insegnante a teatro, forse già troppo disponibile a lasciargli il dvd con la sequenza di passi eseguiti dai suoi colleghi: loro erano in forze e sani, ma genericamente infelici.
Jamie lo leggeva negli sguardi sempre carichi di tensione, mentre nel proprio, riflesso nello specchio, abitava ormai la sicurezza di avere trovato chi lo compensava e lo amava senza riserve o secondi fini.
Soprattutto senza aspettarsi niente dalle scelte di Jamie, che aveva già deciso ogni cosa: lui apparteneva ad Hopper.
Con immensa gioia.
“Abbiamo finito Glam. Rivestiti.”
“Grazie Scott … il mio cuore resiste?”
“Sì, nessun problema, ma non sospendere la terapia. A proposito, sai chi abbiamo nell’altro studio?”
“No …”
“Jared, per un controllo.” – e sorrise.
“Non sta bene?” – domandò Geffen, senza nascondere un’improvvisa ansia.
“Assolutamente in forma, anche se non dovrei dirtelo, per la privacy, anche se tra voi due non deve essercene poi molta.”
Glam tossì, arrossendo leggermente, poi sentì una rabbia sottile.
“Non ti seguo Scott.”
Il medico aggrottò la fronte – “Glam, scusa, guarda che stavo scherzando.”
“Su di un argomento delicato e che …” – inspirò, ritrovando la calma iniziale.
“Quello che intendevo per Jared … sì, insomma, siamo legati, è vero, la sua salute è sempre stata come le montagne russe … lui è … fragile.” – disse assorto.
“Hai saltato un bottone.” – Farrell nel mormorarlo sorrise, sistemando la camicia del suo compagno.
“Ti amo Cole …” – gli sussurrò di rimando, lasciandosi abbracciare teneramente.
“Anch’io piccolo … anch’io.” – replicò, stringendo le palpebre, nell’accarezzargli la schiena asciutta.
“Cosa dicono i dottori …?”
“Dicono che sei uno splendore …”
“Davvero?” – e ridendo piano, tornò a guardarlo, senza sciogliersi da lui.
“E’ tutto a posto Jay … tutto.”
Geffen li vide, dietro al vetro che lo separava dal corridoio: non gli servì ascoltarli, gli bastarono gli sguardi di complicità, che saldavano quell’unione ormai storica.
Telefonò a Kevin, senza avere risposta.
Il bassista dimenticava spesso il cellulare nell’armadietto della clinica, dove si cambiava prima di andare in reparto a seguire le più svariate attività.
Avevano fatto l’amore all’alba, ormai succedeva come un’abitudine, come se Kevin gli chiedesse scusa ed era insopportabile.
“Lo abbiamo fatto al buio e lui … lui teneva gli occhi chiusi … nell’oscurità, lo percepivo, dandogli … dandogli dei baci, per rassicurarlo, ma a Kevin sembra non bastare mai il mio rammarico Jared.”
Il cantante dei Mars lo aveva raggiunto per un tè, dopo avere salutato Colin davanti agli studios.
L’irlandese non si preoccupò minimamente di quel loro appuntamento, anzi, mandava i propri saluti a Geffen.
Era terribilmente sicuro del suo matrimonio, al contrario dell’amico avvocato.
Jared sospirò, conscio che non avrebbe mai trovato una soluzione per Glam.
“Cosa pensi di fare?”
“Vado alla deriva Jay … forse lo sta facendo anche Kevin, ci allontaniamo, con l’illusione stupida di essere ancora sulla stessa imbarcazione distrutta da troppi sbagli.”
“Perché non ti lascia, allora? O perché non lo lasci tu, forse la distanza vi aiuterebbe a capire se ne vale ancora la pena di stare insieme.”
Nel pronunciare quelle frasi, Jared provò uno sconforto misto a rassegnazione: probabilmente non ce la faceva più ad ascoltarlo.
Geffen sorrise mesto.
“Lula ne soffrirebbe troppo …”
“Ogni cosa gira intorno a lui, lo capisco Glam, ma forse ti stai sacrificando eccessivamente.” – protestò accorato.
“Niente è mai abbastanza per Lula, è l’amore più …” – poi scrollò la testa, come a riordinare le idee o scacciare pensieri scomodi.
“Glam ascolta …”
“No, devi perdonarmi, non ho alcun diritto di tormentarti con i miei casini Jared … Dovevo parlare con Marc.”
“E’ lui il tuo confidente?” – chiese smarrito.
“No … cioè sì, nel senso che … lui almeno non è coinvolto. Neppure … neppure tu lo sei più ormai.” – e si alzò per andarsene.
La saletta era accogliente ed illuminata dalla luce artificiale di un abat jour preziosa ed altissima.
Jared lo trattenne per un polso.
“Cristo siediti Glam!”
“Non peggiorare le cose Jared … Tu e Kevin siete il mio mondo, temo di avervi persi entrambi, me ne farò una ragione, ok?” – e due lacrime segnarono i suoi zigomi.
“Noi ci siamo …”
“No. Voi siete in un momento speciale, ancora giovani, terribilmente affascinanti … tu e Colin poi … incantevoli e distanti da ciò che sono diventato io Jared.”
“Questa è pura farneticazione Glam … Mi chiedo cosa pretendi?! Da me ovvio, perché Kevin te lo sei sposato e …”
“Perché lo dici con rabbia??”
Jared si spostò, brusco ed indispettito da quell’invettiva diretta e legittima.
“E tu perché vuoi sentirti dire che ti amo ancora, quando sai perfettamente che è così, ma al tempo stesso conosci le mie intenzioni, la mia scelta, che si chiama Colin James Farrell, ACCIDENTI!!!”
Chris stava dormendo, tra lenzuola di seta grigio scuro.
Tomo si mise a sedere sul bordo, lieve come un fantasma, allungando le proprie dita tra le ciocche spettinate del giovane.
“Sei bellissimo …” – sussurrò, posando un bacio sulla sua nuca.
Chris si svegliò sorridendo.
“Amore … quando sei tornato …?”
“Da poco … mi chiedevo cosa ho fatto di tanto incredibile per averti e per … per essere amato da te Chris.” – disse emozionandosi.
“Dovresti indagare nelle stanze del mio cuore … sarai esaudito, ne sono certo.” – e rise, portandoselo con vigore tre le gambe, con l’urgenza di donarsi a lui.
Tomo si sentì mancare per la vergogna, ma assecondò ogni gesto di Chris, innamorato e fedele da quando avevano ripreso la loro relazione.
Xavier era crollato sul divano, talmente stanco da russare sonoramente.
“Dice che il guapito non li lascia in pace durante la notte …” – disse perplesso Jude, agitando il biberon di Drake, sgambettante sul petto di Robert, che lo aveva avvolto in un asciugamano dopo un bagno ristoratore.
“Chissà Phil com’è ridotto!” – e ridacchiò, cercando un pannolino nella borsa di Xavier.
C’erano dei disegni e delle polaroid.
“Guarda che meraviglia …” – disse Downey, osservandole.
“Pamela è proprio una donna affascinante Judsie.”
“Sì, hai ragione e Drake le somiglia parecchio … Lo sai comunque che Carmela sposerà Meliti?”
“Cosa?!”
“Lei non lo sa, dettaglio insignificante!” – e rise solare.
“Ah perfetto … cosa aspetta a dichiararsi?”
“Non saprei Robert … strano che gli manchi il coraggio … Non vedo l’ora di assistere alla cerimonia, se sei d’accordo.” – ed ebbe un’esitazione, perdendosi nei quarzi liquidi di Downey, che gli tolse ogni dubbio, con un lungo bacio appassionato.
Jared sentì una goccia di sudore scendergli nel collo.
Ebbe un sussulto, quindi si guardò intorno, provando un indolenzimento generale.
“Glam … ?”
Erano rimasti abbracciati e vestiti sopra al letto, della loro camera al villino.
Geffen era sparito, lasciandogli un biglietto sul cassettone.
Jared si strofinò la faccia, prima di leggerlo.
§ Sei stato dolce oggi … In ogni caso non voglio più elemosinare le tue attenzioni, non le merito affatto e, come mi hai detto, è con Colin che devi rimanere. Un bacio, GG §
Prima lo piegò con cura, poi lo stracciò in mille pezzi.
Andò in cucina, cercando una bibita, poi chiamò un taxi, fuori pioveva, ma il numero era sempre occupato.
Nascondendosi nel cappuccio di una felpa, dimenticata nell’armadio e recuperata velocemente, lasciò quell’abitazione, salendo infine su di un autobus, che lo riportò in salvo alla End house, dalla sua famiglia.
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