domenica 29 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 163

Capitolo n. 163 - sunrise


Shannon non avrebbe voluto spiarli, ma vedere come Jared si sentiva al sicuro, tra le braccia di Geffen, era l’ennesima esortazione per convincerlo ad affrontare il fratello e fargli capire quale fosse il suo posto.
Il cantante si era sbarbato ed ora rimaneva disteso, tra lenzuola pulite e cuscini, mentre Glam al suo fianco, lo contemplava, spostando le ciocche di capelli ancora umide, per posare baci leggeri sulle tempie e sugli zigomi di Jared.
Le sue dita correvano sul petto di Geffen, in un contatto perpetuo e necessario a tranquillizzarlo.
“Non lasciarmi …”
“Come potrei Jared?” – mormorò sconsolato.
Si baciarono, trasmettendo a chi li guardava, la loro singolare simbiosi d’amore.
Il cellulare di Jared vibrò.
“E’ Colin … Dio non l’ho più richiamato …”
“Rispondi, avanti …”

“Sì … ciao Cole”
“Tesoro, finalmente” – sorrise – “Com’è andata con i boss della Lithium?”
“Be-bene … sì insomma, c’è stata qualche perplessità”
“Ti dispiace?”
“No Cole … affatto”
“Hai mangiato?”
“Poco … sono molto stanco, vorrei fermarmi qui a dormire” – disse flebile, ma emozionato.
Nel frattempo Geffen si era già rivestito, senza che Jared se ne accorgesse, troppo preso dal proprio interagire con il marito.
“Sono d’accordo, vengo subito da te, dammi l’indirizzo” – propose con trepidazione Farrell.
“Qui …?”
“Voglio abbracciarti angelo mio … sto malissimo”
“Cole”
“Ti amo Jay … ti amo, devo averti con me …”
“Sì te lo invio con la mappa, è uno dei quartieri nuovi, ma ci arrivi facilmente …”

Geffen passò oltre Shan, celato da un tendaggio, come se entrambi fossero fantasmi su quella scena già vista.
Quando Jared riattaccò, Shan piombò nella stanza.
“Cosa ti dice il cervello cazzo!!” – sbottò livido.
“Dov’è Glam …?” – domandò allarmato.
“Dov’è Glam?? Ed hai il coraggio di chiedermelo?!! Ok, Colin te lo sei sposato, continui a correre da lui, lo perdoni per qualunque stronzata, ma allora finiscila, FINISCILA una volta per tutte di tormentare e prosciugare il cuore di Glam!!”
“Shan … ma cosa ti prende?”
“Cosa mi prende??? Io ti prenderei a schiaffi!! Glam è generoso, presente, disponibile ad ogni tua paturnia e tu, come se avessi ancora sedici anni, lo esaurisci e lo consumi senza alcun ritegno! E’ un insulto al suo amore, lo capisci o no??”
Jared era ammutolito e quasi spaventato dalla reazione di Shannon.
“Non è un uomo perfetto, ma ti ama, ti ama da impazzire, da morire, letteralmente … e tu non gli dai tregua, come una sanguisuga, appena ti volta le spalle, appena rivolge la sua attenzione altrove, gli fai scenate vergognose e poi …” – prese fiato – “E poi, per tanto che lui possa alterarsi con te, gli apri le gambe e risolvi anche i casini peggiori!!”
“Io amo Glam … lui lo sa …” – provò a difendersi debolmente.
“Il tuo Jared è un sentimento non solo malato, ma incancrenito in un problema esistenziale talmente irrisolto da non capire dove abbia inizio e dove finisca …” – disse stremato.
“Lui … lui è tutto per me …”
Shan crollò sulla poltrona, prendendosi la testa – “Lo vedi, anzi lo vivi e lo adori come un padre, ma pretendi ogni sua goccia, di sangue, di pianto, di … E’ … ‘è il sesso a sancire questa vostra unione incestuosa, paradossalmente incestuosa, ma che tu assorbi e rimandi a Glam come qualcosa di vostro, un circolo chiuso e vizioso, dove non fate che perdervi e ritrovarvi senza soluzione … E’ assurdo, lo ucciderai ed ora comprendo come mai Scott ce l’abbia con te Jay” – e si sollevò, tornando in corridoio, dopo avere sentito il campanello.

Colin varcò la soglia di quella camera avventandosi su Jared, con dolcezza ed impeto, sbiadendo i suoi pensieri su Glam e la conversazione avuta o meglio subita da Shannon.
“Non potevo rimanere senza di te Jared”
“E’ successo qualcosa …?”
“No … No, io sto bene, adesso” – e sorrise, baciandolo e spogliandosi.
Leto spense la luce centrale, restando nel buio completo.
Sentì il corpo di Colin dapprima avvolgerlo e poi scivolargli dentro con una naturalezza sublimata da innumerevoli baci e gemiti, che sembrarono macinargli il cervello, perché il cuore, quello, era già a pezzi da un tempo immemore.


Tim quasi stritolò le lenzuola, tra le sue falangi sottili ed imperlate di sudore.
Kevin gli morse la nuca, senza abbandonare i suoi polsi, mentre si svuotava con colpi secchi, in quell’orgasmo, che li stava stordendo di piacere.
Seppure già incollato alla figura di Tim, a Kevin sembrò di svenirgli sopra la schiena, nell’uscire da lui.
“Scusa …” – ansimò.
“Per cosa …?” – chiese il giovane, restando immobile, sotto quel peso gradevole.
“A volte mi sento egoista” – e nel sussurrarlo felice, Kevin intrufolò una mano sotto la pancia di Tim, che si erse di pochi centimetri, così da facilitargli quella manovra d’amore, attenta e capace.
“La notte è lunga …”
“Hai ragione tesoro” – e lo girò a sé, facendogli avvertire il proprio membro nuovamente eretto e pronto a ricominciare.
“Cavoli Kevin …” – inspirò fissandolo ed alzando le braccia, come in una resa senza condizioni.
“Il merito è solo tuo …” – gli soffiò sui capezzoli, mordicchiandoli e succhiandoli dispettoso.
Un rumore sospetto li distrasse: erano i passi veloci di Lula oltre la porta.
“Tuo figlio si è svegliato …”
“Aspetta c’è un’auto … E’ Glam” – disse stupito Kevin, affacciandosi alla finestra.
Tim scattò a sedersi – “Te lo dicevo che non dovevamo farlo quando Lula è qui … qui con noi”
“Amore …” – si affrettò a rassicurarlo, stringendolo – “Tu fai parte della nostra famiglia ormai, non farti questi problemi, non facciamo nulla di sbagliato.”
“Sì, ma … Glam?”
“Ah questo non so spiegartelo, vado a vedere, non mi aspettavo piombasse alla Joy’s House”
“Forse l’ha cercato Lula”
“Non ne vedo il motivo” – sorrise – “Ora indago” – ed indossando la vestaglia, scese al piano inferiore.

“Ciao Kevin … abbi pazienza, ero in città e”
“Daddy ciao … Lula tutto a posto?”
“Sì papi” – rise, allacciato al busto di Geffen, piazzato sul sofà in alcantara rossa, davanti al caminetto spento.
“Sveva sta bene?”
“Sì è da Antonio …” – replicò imbarazzato.
Kevin prese Lula con delicatezza – “Campione che ne dici di tornare a nanna?”
“Così tu torni da Tim e vi date le coccole??!” – ribatté allegro il bimbo.
“Accidenti Kevin, sono un autentico”
“Sei il papà del nostro Lula e questa è sempre casa tua, ok?” – disse dolce.
“Papà nanni con me??”
“Sì … magari tra un po’ Lula … vorrei parlare con Kevin, se non ti disturbo” – disse triste.
“Figurati … dai Lula fila” – e lo ricoprì di baci, prima di scortarlo verso la scala.

“Ti preparo un caffè …?”
“No Kevin, bevo un cognac, se me lo versi”
“Certo …”
“Sei un tesoro … ed io ti rubo del tempo, a te ed a Tim”
“Stavamo facendo l’amore …” – disse sedendosi sul poggiapiedi, piazzandosi di fronte al suo ex.
Glam deglutì a vuoto, scrutandolo, senza bere.
“Per la seconda volta … ti ricordi daddy quando lo facevamo tu ed io? Ripetutamente …” – e rise pulito.
“Sì, non potrei mai scordarlo”
“Tim mi fa scalpitare e dà un senso ed una forma a tutte le mie sensazioni”
“Lo ami, vero Kevin?”
“Sono innamorato di lui e sì … sì, io lo amo daddy”
Geffen gli diede una carezza.


Tim era raggomitolato e silenzioso.
“Ehi …”
“Come sta Glam?”
“Non molto bene, è preoccupato per il bambino e per Sveva”
“Ah”
Kevin si infilò sotto la coperta, cercando di abbracciarlo, ma il giovane si scostò, dandogli poi le spalle.
“Cosa ho fatto stavolta …?” – domandò con un mezzo sorriso.
“Niente”
“Adoro quando fai il geloso, ma non ne hai motivo Tim”
“Tra qualche tempo lo porterai nel nostro letto e mi chiederai di accontentarlo” – disse con rammarico.
Kevin lo costrinse a guardarlo – “Ma dico scherzi!?”
Tim sgusciò via, alzandosi per appoggiarsi allo stipite della finestra – “Mi sembrate talmente complici ed io diventerò la vostra marionetta, anzi il vostro giocattolo!”
“Tesoro …”


“Tim e papi stanno discutendo …”
Lula si accucciolò meglio sotto l’ala di Geffen, quasi assopito.
“Cosa soldino …?”
“Tim si è offeso … pensa che tu e papi lo stiate prendendo in giro” – spiegò assorto.
“Come fai a … Ok, non voglio avere i dettagli Lula, ma la situazione è seria?”
Lula arricciò le labbra, poi rise – “Naaa … hanno ricominciato a darsi le coccole!”
“E’ come … un film per te?”
“No … è come una finestra aperta su di una scena papà”
“Allora chiudila!” – e sorrise, procurandogli un po’ di solletico, che lo distrasse abbastanza dalla sua visione di Tim e Kevin, che avevano fatto pace, finalmente.






venerdì 27 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 162

Capitolo n. 162 - sunrise


§ Nuvole …
Adesso panna.
Ora di nuovo … di nuovo nuvole cazzo!
Un corvo … no, è la testa scura di Jimmy che ondeggia … i suoni sono distanti, la pioggia mi bagna … non sta piovendo
Il cielo cade … Sto … Mioddio sto urlando e non mi sento, mentre godo nella sua gola.
Jimmy è così bravo, Jimmy è dolce …
“Me lo dai un bacio signor Leto?” – chiede sorridente.
“Certo …” – rispondo stranito.
Ci baciamo
Lo bacio tanto, è davvero tenero nel suo aggrapparsi al mio collo, quando scivola dal divanetto e mi tocca ancora.
“Voglio scoparti Jimmy” – biascico.
“Fallo”
“Non ci riesco … sono troppo fatto …”
Troppo fatto, sì …
Come è possibile!? §

Jared cancellò quelle poche righe dal tablet e si precipitò fuori dall’abitacolo a vomitare.
Sentiva la stoffa della patta appiccicosa, come le sue dita: urinò dietro ad un cespuglio, dopo essersi rialzato a fatica.
Si sentiva un vero schifo.
Compose un numero di telefono, l’unico che potesse fare.
“Shan … ti prego, ho … ho fatto un casino, vieni a prendermi, ti supplico”


Josh preparò del caffè.
Era silenzioso e sembrava rispettare quel momento tra i due fratelli, come nessuno, forse nemmeno Tomo.
Shan fece il bagno a Jared.
“Come quando eravamo bambini …”
“Jay cosa …” – inghiottì un singulto, poi pianse disperato – “Cosa cazzo hai combinato?”
“Ho … ho bevuto e … e mi sono fottuto un ragazzino … in un bar gay”
Una mezza verità, ormai era un’abitudine in quella grande famiglia.
“Un minorenne!!?”
“Ma no …” – ridacchiò instupidito dalla droga – “Era a posto … sembrava Tim, ma non era Tim”
“C’era bisogno di ridursi così?!” – ringhiò il batterista.
“Sono una rock star Shan … devo farlo, per essere credibile” – e rise forte, memore di una vecchia discussione perduta nel passato, quando rilasciavano interviste a raffica, senza dimostrare alcun interesse verso cronisti e curiosi.
“Sei un … un idiota!”
Josh si palesò con due tazze – “Perdonatemi … se no si raffredda”
Jared si alzò, rivelando la sua sempre splendida nudità – “Cazzo che bel fidanzato hai ora animal!”
“Ma che cazzo …!” – inveii Shan coprendolo repentino con un telo.


Farrell tirò un sospiro di sollievo non trovando Jared alla End House, però poi si agitò nel non riuscire a rintracciarlo ai soliti recapiti.
Gli arrivò una chiamata da Shannon e lui rispose nervoso.
“Sì, pronto!”
“Colin ciao … senti volevo avvisarti che Jared è da me, abbiamo incontrato dei produttori ed ora stanno parlando per il disco”
“Capisco … ma Jay non può venire all’apparecchio?”
“Ti faccio richiamare appena finisce la trattativa” – forzò un sorriso, come se Farrell potesse vederlo – “Sai è un’ottima occasione per piazzare il nuovo album”
“Certo … sì ovvio … digli che … digli che aspetto sue notizie e che sono a casa con … con i nostri bambini”
“Cole … stai bene?”
“Sì, però mi manca Jared … mi manca da morire” – e scivolò lungo la parete, come se all’improvviso gli fosse piombata addosso tutta la colpa di quello che aveva fatto con Jude.
“Vuoi che avvisi qualcuno?”
“No … no, è … è tutto a posto Shan, ti ringrazio … a presto.” – e riattaccò, senza più trattenere un pianto devastante.


Glam inchiodò la Ferrari sotto il palazzo dove Shan aveva preso un alloggio con Josh, già arredato e con un immensa terrazza.
Era accaduto tutto così in fretta da frastornarli, ma si sentivano realizzati in quei cambiamenti repentini.
Quando la blindata si aprì, il viso di Geffen sembrò frantumarsi contro l’espressione altrettanto angosciata di Shannon.
“Dov’è?”
“Vieni, sta provando a dormire … ma deve avere preso una sbronza colossale” – disse sconfortato.
“Non è possibile … Cristo!”

Jared sonnecchiava, con un sorriso ebete stampato sul volto arruffato, quanto le sue chiome lisce.
“Hai avvisato Colin?” – domandò piano l’uomo, incurante della presenza di Josh, che si sentiva alla stregua della tappezzeria.
“Ma scherzi? Lui sa che è qui, ma per altri motivi, di lavoro insomma, gli ho mentito spudoratamente”
“Ok … ho fatto prima che potevo, c’era Sveva da me a Palm Springs, l’ho accompagnata da Meliti, domani andiamo a Boston, per il bambino”
“E scommetto che Jared vi ha beccati”
“Beccati?? Stavamo parlando, ma poi, insomma Shannon, tuo fratello ed io non stiamo insieme!!” – protestò, senza alzare il volume.
“Raccontala ad un altro, non a me!” – replicò furente.
“Shan … puoi venire di là un secondo …?”
“Sì Josh … scusami” – e lo abbracciò con dolcezza.
Glam si appoggiò al muro – “Mi dispiace Josh … io non voglio escluderti da questi guai, penserai che siamo dei pazzi”
“Io vedo unicamente delle persone che si amano, ma che continuano a farsi del male” – disse pacato, per non disturbare Jared, che ora parlottava, stringendo il cuscino.


Denny fece la serie di domande a Dean per la decima volta e pensò fosse preparato ad ogni attacco possibile, da parte dell’avvocato di Stabler.
“Ok … che ora abbiamo fatto ragazzi?”
Sammy si stiracchiò – “Le dieci meno un quarto … Dean come stai?” – e gli posò un bacio amorevole sulle labbra, raggiungendolo sulla poltrona.
“Non vedo l’ora che sia domani …”
“Perfetto …” – sussurrò, baciandolo nel collo.
Sembravano piombati in una dimensione avulsa da qualsiasi altro contesto terreno.
Denny rise compiaciuto – “Direi che una dose massiccia di coccole possa essere un ottimo incentivo prima di andare in udienza … Vi saluto, torno da Tomo”
“Ciao Denny, grazie infinite” – esclamò Dean, ripiombando nella realtà.
“Non c’è di che … state comodi, conosco la strada!” – e ridendo se ne andò.

“E’ simpatico …” – sussurrò Sam.
“E’ terribilmente bello, altro che ahahah ma tu sei un altro pianeta Sammy …” – e cercando la sua bocca, ne succhiò i contorni e la lingua, piombando con il suo gigante sul tappeto della sala.
“Vuoi farlo qui cucciolo?” – gli ansimò Sam nel collo.
“Sì, ma solo se mi scopi forte … promettilo Sammy” – e si umettò le labbra, aprendosi la casacca e rivelando il suo busto abbronzato e scolpito.
Sam fece per spegnere le luci, come d’abitudine, ma Dean lo trattenne – “No … voglio vederti … muoverti ed ingrossarti dentro di me”
Sammy deglutì, togliendosi poi i bermuda e strattonando i jeans del compagno, con vigore ed urgenza.
La t-shirt volò in un angolo e la sua erezione svettò libera, tra le cosce del broker, aperte generosamente.
Si lubrificò con la saliva ed infilò due dita nella bocca di Dean, che succhiò e leccò, lasciando le braccia lungo il proprio corpo, arrendevole e sensuale.
“Eccomi piccolo …” – e con un affondo, Sam lo invase, facendolo inarcare ed esplodere di piacere.
Gli pompava dentro, usciva e tornava, facendolo incurvare per farsi sentire a pieno, in ogni lembo di prostata, febbrile e ricettiva, finché entrambi non dilagarono in un orgasmo lascivo, ma gioioso.
Si baciarono solo a quel punto, toccandosi come due adolescenti, tremando e rimanendo al buio, tranne che per qualche candela, testimone del loro rigenerarsi dopo ogni rapporto sessuale, bruciato e vissuto senza limiti e costrizioni.


“La tua compassione … Era l’ultima cosa che volevo Glam”
I suoi occhi erano segnati dall’ubriacatura, ma la sua parlata era sciolta e lucida, finalmente.
“Io sono solo preoccupato, non ti sto compatendo … vorrei risolvere ogni tuo problema Jared, ma non ci riesco, è evidente”
“Tu hai troppe cose a cui pensare … troppi persone a cui badare”- e si allungò a pancia in giù, nudo tra le lenzuola madide, che ormai lo infastidivano, mentre Geffen restava seduto sul bordo.
“Ti ho mai trascurato Jay?”
“No” – ammise spaurito, come se le emozioni fossero ingestibili dal suo cervello alla sua bocca, contorta in una smorfia sofferente.
Glam gli porse dell’acqua, poi lo aiutò a berla, sostenendolo per la nuca – “Fai piano …”
Jared si rifugiò veloce tra le sue ali, come se Geffen gliele avesse potute negare, ma non esisteva una simile circostanza.
Tossiva, piangeva, vibrava in ogni parte di sé, così alla deriva da non crederci.
Tolse la giacca a Glam, poi il resto, nel chiarore giallastro e fioco dell’unica abatjour rimasta accesa.
Geffen non gli impedì nulla: quando fu nudo quanto lui, lo prese in braccio, portandolo sotto alla doccia.
Lo lavò, sempre nell’oscurità, dove le loro mani si cercavano, le bocche si laceravano di baci amari quanto abissali, come ogni sensazione, gettata allo sbando e nell’incertezza di un domani, che sembrava non volere arrivare mai.



SUNRISE - CAPITOLO N. 161

Capitolo n. 161 - sunrise


“Ci siamo addormentati …”
“E’ tardi Jude?”
“Ho l’aereo alle dieci di questa sera ... No, ce la faccio” – disse piano, sedendosi al centro del letto e lasciando le braccia di Colin, che lo avevano custodito per tutto il tempo.
Farrell sorrise – “Questo è sempre il momento … più strano”
“Dopo intendi? Il … peggiore direi …” – si voltò a fissarlo – “Ti dispiace, ora?”
“No … no Jude” – e sollevandosi, cercò nuovamente le sue labbra, baciandole con dolcezza.
Il suo sapore era così familiare a Law, che volle perdersi ancora per pochi istanti in quella loro simbiosi pericolosa.
“Devo andare … Robert mi sta aspettando a casa …”
“A casa? … Vi siete trasferiti definitivamente in Europa?” – chiese preoccupato Farrell.
“Assolutamente … l’idea l’avevamo ad essere sinceri … io ne avevo bisogno, ma adesso voglio tornare qui appena finiremo il film … per il tuo compleanno direi” – sorrise all’idea.
“Dio non vedo l’ora”
“Sul serio Cole?”
Irish buddy annuì.
Un altro bacio.
L’ultimo, prima di salutarsi.


“Ecco vedi è un’abitazione comoda, a cento metri da qui, affacciata sul mare, con una caletta privata, dove potrete fare bagni e rilassarvi, tu ed il bambino”
La voce di Geffen era nitida, anche per Jared, che voleva fargli una sorpresa, ma che poi si bloccò sotto il patio, spiando la conversazione tra l’avvocato e Sveva, sistemata accanto a lui sopra il divano ed abbracciata dall’uomo, con tenerezza.
“Ok Glam … però non smetterò di lavorare” – precisò lei con un sorriso.
“Ovvio, per qualunque spostamento ci sono Vassily o Peter, ma avrai un’auto … E poi miss Hardy per le pulizie, ha un’ottima impresa” – rise, accarezzandole la pancia – “E poi ci vedremo ogni giorno”
“Sei davvero generoso …”
“E tu hai molto coraggio: sicura di voler procedere Sveva?”
“Sì, domani avremo delle risposte.”
“Lo spero … Andremo a Boston con il jet di Antonio, ci saranno anche Pamela e Lula con noi, oltre a Scott e Tyron”
“Al mattino non c’è l’udienza per Dean?”
“Sì, partiremo dopo pranzo, come stabilito … sei stanca?”
“Abbastanza …”
“Ti ho preparato la camera al primo piano, lì rimarrai tranquilla”
“Ok … la casa sembra così vuota … E Jared?”
“Jared …?”
“Pensavo di trovarlo qui … Non ho ancora capito se state insieme oppure no” – rise cristallina.
“Jared ed io abbiamo … una relazione complicata”
“Tu lo ami così tanto Glam … vi ho notati alla festa … Anche Scott del resto”
“Sono un po’ incasinato, lo ammetto”
“Kevin ti adora, Scott è innamorato di te, Jared è … semplicemente vi appartenete, nonostante lui sia legatissimo al marito e forse non lo lascerà mai: questa circostanza deve essere la più dolorosa per te”
“Sì Sveva, è lacerante non avere Jared al mio fianco, soprattutto dopo avere vissuto con lui per un periodo breve ed intenso, meraviglioso direi” – e si perse nel ricordo di quegli istanti unici, con un’espressione che rivelava il suo amore senza limiti per il cantante.
“In mezzo a tanti uomini, trova il tempo anche per questo cucciolo, ok?”
“Lo farò, non avere dubbi tesoro” – e le diede un bacio sulla tempia; prese poi una scatola in velluto.
“A proposito … il mio gioielliere ha cambiato l’anello con questo” – e le mostrò uno splendido bracciale in zaffiri, ametiste e diamanti.
“Glam … ma tu sei proprio pazzo!” – rise di gusto.
“E’ solo un dono irrisorio, in confronto a quello che tu stai per farmi cara” – e glielo allacciò con garbo al polso destro.
“L’amore più grande … Lula ha definito così questo figlio per te: come mai?”
“Non lo so … Lula è incredibile … Glielo domanderò.”


Quando lo vide seduto sulla spiaggia, Geffen rimase interdetto.
Immaginò da subito che Jared avesse ascoltato il suo dialogo con Sveva e ne sembrava ferito.
Gli si avvicinò comunque sereno – “Ciao piccolo, che bella sorpresa …”
“Ciao Glam” – gli sorrise, poco convinto e raccogliendosi le gambe, Leto tornò a scrutare l’orizzonte al tramonto.
Geffen si inginocchiò, scompigliandogli i capelli lunghi e scuri.
“Questa barba proprio non la vuoi tagliare?” – rise.
“Nasconde le rughe”
“Bella scusa Jay”
“Hai … ospiti?”
“C’è Sveva, credo tu lo sappia.”
“Già … Non ti sfugge nulla” – e si alzò, scrollandosi i granelli dai pantaloni cargo, in stile militare.
La sua t-shirt era a brandelli, sotto il giacchino di jeans comodo.
Le infradito rivelavano il simbolo dei Mars – “Un nuovo gadget? Per l’album con Chris?”
“E Kevin, se ci degnerà della sua presenza.”
Anche Geffen si rialzò – “Forse non se la sente e posso capirlo” – disse serio.
“Si tratta di lavoro, è un progetto interessante, le faccende personali dovrebbe lasciarle a casa e poi” – Jared si interruppe, ma volle concludere la sua frase, poco felice – “E poi ha Tim, non gli basta?”
Glam sbuffò – “Diventi odioso quando fai così”
“Così come? Non sono il piccolo di casa? Temo di no Glam, sono un bello stronzo, fatto e finito, tanto vale tu lo dica!” – esplose, senza freni.
“Tu mi hai dato tutto Jared, ma quello che sta per darmi Sveva non deve farti incazzare, dovresti solo essere contento per mio figlio e sperare, come noi, che ne esca vivo dall’intervento di domani!” – ruggì, ritrovando la sua vena combattiva ed indomita.
“Io non ce l’ho con il bimbo!!” – gridò di rimando Jared, barcollando all’indietro.
“Vorrei vedere, cazzo!!”
Jared si asciugò il sudore con la manica destra, poi provò ad allontanarsi.
“Ehi aspetta, non andartene via così”
“Fottiti Glam!!”


“Arrivati … Fai buon viaggio Jude …”
Colin si tormentava le mani, finché Law non gliele prese, baciandole.
“Ti telefono appena arrivo o mando un sms … sì, un sms”
“Ok …”
“Ok” – chiuse risoluto l’inglese, ma con un sorriso, il loro congedarsi.
Sparì verso il terminal, come se non fosse mai stato lì, ma il profumo della sua pelle si era come posato sul fondo dell’animo di Colin e da lì turbava il suo cuore, come non mai.


“Sei tu …?! Jared Leto!!”
La sua risata rimbombò dal bancone del bar al resto del locale semi vuoto.
“Ciao Gordon … E’ presto?” – disse apatico il leader dei Mars, guardandosi intorno.
“Per te siamo sempre aperti … Quanti anni? Dodici direi”
“Sì … forse quindici”
“Chi non muore si rivede” – disse con aria sorniona e complice, ma anche vagamente inquietante, come il suo aspetto.
Era un tizio sulla cinquantina, i vestiti eleganti, ma dai colori improbabili, un sorriso finto, come gli anelli che sfoggiava disinvolto.
“Sono un po’ giù …” – ammise Jared, come a volersi giustificare.
“E noi risolviamo i tuoi dilemmi scricciolo … Sai che non invecchi? Sembri un ragazzino”
“Ho quasi cinquant’anni”
“Direi che sono ancora quarantasette, come mio fratello Jared”
“Oh sì, vero … è sempre in galera?”
“Purtroppo … omicidio premeditato, non ti danno la vigilata facilmente … Ok, dunque dicevamo?”
“Hai … hai qualcosa per me?” – e tirò su dal naso.
“La crema direi … anche qualche nuovo … fanciullo” – e fece un segno ad un giovane, seduto su di una poltroncina ed intento a giocare con il cellulare.
“No, guarda, non mi interessa, io intendevo”
“So cosa intendevi Jared. Prendi questa … Ehi Jimmy, andate nel privè.” – e gli ammiccò – “Vi fate insieme, Jimmy ti aiuta, mi sembri un po’ sconvolto”
“Sono … sono solo arrabbiato … E’ eroina?”
“Sei rimasto alla preistoria Jared ahahahah” – sghignazzò volgare.
“Può darsi …”
“Ha un nome incantevole questa sostanza, Divine … E’ un mix, ma va sparato in vena, come l’ero, poi mi dici se ti piace, il primo giro offre la casa … anche un lavoretto da Jimmy, è chiaro.”
Nel frattempo, Jimmy, che avrà avuto diciotto anni appena, sembrava annoiato e per nulla intimorito dalla presenza di una celebrità.

Fece strada a Jared, fino ad approdare ad un salottino: tirò le tende e si gettò sul divanetto – “Lo vuoi questo pompino o no?”
“Co-cosa …?”
“D’accordo, mica sei obbligato, cazzo …” – mormorò sul finale.
“Puoi anche tornare di là … so farmi, non ho bisogno della balia”
“Quanto sei coglione, solo perché hai milioni in banca e gente che ti lecca i piedi ed il culo dal mattino alla sera, ti credi migliore di me: ma vaffanculo” – e gli gettò una siringa sul tavolino, scattando in piedi per andarsene.
Jared lo trattenne per un braccio, quasi istintivamente.
“Scusami … scusa Jimmy … sto da cani e”
“Sei in astinenza?”
“No … no, affatto, è per … Ho dei problemi in famiglia”
“Ne abbiamo tutti” – si calmò, poi sorrise, era bellissimo.
“Allora questa Divine …”
“E’ merda allo stato puro, però ti manda in orbita: io la prendo solo se mi scopa qualche bastardo fottuto … Ho anche clienti carini … pochi” – e scrollò le spalle.
Era a petto nudo, scalzo, le gambe fasciate da pantaloni in pelle nera, in uno stile un po’ anni ottanta.
Con quel fisico avrebbe potuto mettere anche uno straccio e risultare attraente e sexy, pensò Jared.
“Gordon ti tratta bene?”
“E’ palloso, una checca senza speranze … Ma sì, mi tratta bene …” – asserì con un’inconsueta timidezza.
“Tu … sei me” – disse debole Jared, osservandolo.
“Come scusa?”
“No, niente … ho sete”
“Aspetta, ti prendo una bibita o vuoi del rum?”
“Rum? Sì … ma poco”
“Ti consiglio tra le dita dei piedi”
“Dita dei piedi, Jimmy?”
“Sì, per iniettarti la Divine, non se ne accorgerà nessuno”
Jared rise mesto – “Hai ragione … proprio nessuno”

giovedì 26 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 160

Capitolo n. 160 - sunrise


Il loro abbraccio non si sciolse per alcuni minuti.
“Non riesco a crederci … e non capisco neppure cosa stia succedendo Jude”
Le parole di Farrell si scontrarono con i pensieri dell’inglese, che rimaneva come l’amico ad occhi chiusi, quasi serrati, per non incontrare lo sguardo scuro e liquido di un Colin totalmente a disagio.
Il suo fisico perfetto e tonico, quasi vibrava sotto la stoffa sottile della camicia celeste e dei jeans slavati, incontrando la medesima sensazione sul in Jude, che indossava una t-shirt aderente grigio scuro, come i suoi pantaloni.
Quando finalmente tornarono a contemplarsi, la ricerca delle risposte era ormai irrevocabile.
“Cole io devo parlarti di quella notte …”
“Sì … lo immaginavo”
Andarono a sedersi sul divano della suite, restando nel salotto antistante la zona notte e la sala da bagno, chiusi da porte scorrevoli in legno di ebano.
“Vuoi bere qualcosa Jude?”
“Una tonica … grazie” – e sorrise.
Colin gliela porse, accarezzandogli la schiena con il palmo destro e provocandogli un brivido.
Fu anche peggio quando l’irlandese posò un bacio sulla tempia sinistra di Law, appoggiandovi poi la fronte ed inspirando un – “Devi fidarti di me Jude, non scordarlo … Io ti voglio bene”
Si distaccò, versandosi a propria volta una coca cola light, poi rinunciò a berla, strofinandosi la faccia – “Jared non sa che sono qui … e temo neppure Rob …”
“Infatti”
“E’ … strano …” – rise nervoso – “Perché ci comportiamo come due clandestini Jude?”
“Forse perché riguarda soltanto noi … questa situazione, intendo”
“Partendo da quello schiaffo in tribunale?”
“Sì … sì, anche”
“Se tu vuoi recuperare il rapporto che avevamo prima di questo … incidente, in aula, è perché comprendi quanto sia intimo ciò che ci unisce Jude”
“Assolutamente”
“Tu hai” – prese fiato –“Tu hai subito una violenza, la stessa che io ho inflitto a Jared, in modo bestiale, fuori controllo, con la mente in balia dei farmaci, ma non è una buona scusa” – ammise severo, poi continuò – “Forse quell’uomo era ugualmente drogato e questo fattore ti ha portato oltremodo a paragonarlo a me: è di lui che mi vuoi parlare ora Jude?” – chiese diretto.
“Sì … e no, ad essere sinceri, perché … Perché mi ha colpito ed io … sono svenuto, non mi ricordo niente dell’aggressione, ma quando ho ripreso conoscenza … è stato orribile rendersi conto di quanto aveva …” – i suoi battiti accelerarono, poi gli sembrarono assordanti – “Di quanto aveva abusato di me”
Colin gli segnò gli zigomi con i pollici, raccogliendo il volto di Law, baciandogli nuovamente la fronte, i capelli – “Stai tranquillo … parlami Jude … dimmi tutto”
“A-avevo i vestiti strappati …” – balbettò – “il … il suo odore ovunque … I muscoli tesi, la pelle graffiata dal suo passaggio … e poi …” – a quel ricordo si spostò di scatto, addossandosi allo schienale, le palpebre gonfie di lacrime – “Lui … lui mi è venuto dentro … non mi ha risparmiato … ero sporco di questo maiale in maniera assurda” – scoppiò a singhiozzare e Colin lo strinse, vincendo quella distanza minima quanto inconsistente.
Farrell paragonò inevitabilmente quel resoconto dei fatti a ciò che anche Jared aveva provato in quel di Haiti, con l’aggravante di essere stato brutalizzato da chi amava e non da uno sconosciuto, come occorso a Jude.
Ne seguì un silenzio, dove unicamente i loro respiri sembrarono mescolarsi.
“Tu non sei così Colin …”
Jude sembrava avere letto ciò che gli stava passando per la testa.
“Hai ragione … sono stato peggio”
“Non … non voglio crederlo e tanto meno accettarlo” – disse svilito.
Colin lo strinse maggiormente, ma scrutandolo senza indugi, i loro visi ad un centimetro – “Ti rivoglio nella mia vita Jude … rivoglio il modo in cui mi guardavi quando ero in difficoltà, schierandoti dalla mia parte, anche se non era giusto”
“Giusto o sbagliato, tu eri ciò che io”
Ad entrambi sembrò quasi una pausa teatrale.
“Cosa, Jude?”


“Daddy scusa, Lula ha terminato i compiti, io andrei …”
“Come …? Perdonami Kevin, stavo scrivendo la mia arringa iniziale contro Stabler o almeno ci provavo.”
Geffen si tolse gli occhialini, massaggiandosi le tempie, ma un istante dopo sentì le dita capaci di Kevin fare altrettanto con le sue spalle.
“Rilassati … Dio come sei teso Glam” – mormorò appena, in piedi alle sue spalle.
“Ho dormito poco …”
“Allora perché non vai a stenderti con nostro figlio?” – propose sorridente.
“Sarebbe bello, ma sono in alto mare … i tuoi progetti per il pomeriggio saranno migliori dei miei” – sorrise a propria volta, sentendosi meglio.
Kevin non smise di allentare la morsa dei suoi nervi, togliendogli la casacca ed agendo direttamente sulla porzione di pelle intorno alle scapole.
“Stai un po’ giù, sposta il pc e le scartoffie … I miei progetti daddy? Passeggiata con Tim, per negozi … mi è presa la mania di fargli regali, pensi mi sia rincoglionito?” – rise solare.
“Allora stavo messo così, quando lo facevo anch’io con te?” – ribatté in modo simpatico.
“Temo di sì daddy … quando si sta con i ragazzini” – e risero all’unisono.
“Ok …” – e posò un bacio sulle sua nuca – “Devo proprio andare Glam”
“Divertitevi” – e si voltò, provando a rivestirsi.
Kevin buttò sulla poltrona quell’inutile indumento e lo baciò intenso.
“Lo faremo Glam …”
“Kevin … siamo divorziati … non ci si bacia così tra ex”
“Sempre a fare polemiche” – gli bisbigliò, leccandogli l’interno dell’orecchio.
“Polemiche?”
Kevin rise, sfuggendogli come un folletto dispettoso – “A domani, passo a prendere Lula verso le dieci! Pranzeremo da Barny, se vuoi sei il benvenuto, ciao ciao!” – e sparì oltre la veranda.


Jared sbagliò accordo per l’ennesima volta.
Chris controllò Clarissa nel trasportino, senza dare peso a quegli inconvenienti di percorso, mentre Shannon sbuffava vistosamente e Tomo ridacchiava, in memoria dei bei tempi.
“Quel pianoforte è forse di seconda mano Jay?”
“Shannon taci!” – ringhiò Leto junior.
“Dormito male? Colin russa??” – bissò di rimando il batterista, facendo l’occhiolino al croato ed ammiccando a Chris, appena tornato al microfono.
“Dai riproviamo …” – propose lui con calma, sorridendo a Tomo, che arrossì.
Shan si mise a tossire per poi battere sui piatti laterali come un mezzo forsennato – “Ok io mi alleno!” – sbottò, facendo innervosire di più Jared, che uscì sulla terrazza a fumarsi una sigaretta.

“Non avevi smesso?”
Il tono di Milicevic era dolce e comprensivo.
Jared scrollò le spalle.
“Sei felice con Denny?” – chiese brusco, senza guardarlo, troppo concentrato sull’orizzonte, tra oceano e cielo, tersi e carichi di suoni.
“Sì, molto.” – replicò deciso il moro.
“Allora perché avvampi quando Chris ti degna di uno sguardo o mio fratello ti corteggia e fa il geloso spudoratamente?”
Tomo inarcò un sopracciglio.
“C’è astio nella tua richiesta Jared, non curiosità … Pazienza, sono abituato ai tuoi …” – sorrise – “egocentrismi. Comunque succede perché sia Shan che Chris sono stati importanti nel mio percorso e li ho amati sul serio” – ricalcò con eleganza l’ultima parola.
Jared roteò di scatto, le iridi colme di vergogna.
“Mi dispiace Tomo …”
Lui lo abbracciò, con la stessa tenerezza, della quale erano invasi gli specchi cristallini di Chris, dopo avere ascoltato quell’acceso scambio di battute.
Il giovane era uscito a cercarli, perché ormai Steven stava per passarlo a prendere e voleva almeno provare un pezzo scritto da Jared.
“A posto …?” – sussurrò Tomo.
Leto annuì, schernendosi in direzione di Chris: lui non faceva parte della loro dimensione, anche se non avrebbe mai voluto offenderlo.


Ogni centimetro del suo corpo.
Colin lo avrebbe come onorato e celebrato, senza invaderlo, per fare scomparire in Jude qualsiasi rancore verso di lui.
Si erano fatti un tuffo in piscina, dopo avere mangiato un pasto leggero in camera, poi erano risaliti a docciarsi, giocando come due bimbi, scoprendosi oltre il dovuto ed il lecito.
Farrell si ripeteva mentalmente che doveva accadere, tra loro, presto o tardi, anche se non avrebbe mai consumato un amplesso completo con Jude, ma il trasporto che li stava consumando ed unendo, poteva essere anche più grave agli occhi dei rispettivi compagni, ignari del loro appuntamento.
Si allungarono tra lenzuola di seta e cuscini spaziosi, come il letto che li accolse nella penombra dorata, filtrata dai tendaggi in pregevole damasco velato.
Colin sigillò le loro bocche, prima di scendere a succhiargli i capezzoli, mentre le dita si cercavano ed intersecavano.
Quelle di Jude sembravano vele, alzate dal vento, ai lati del suo capo, mentre le braccia di Farrell erano forti e vigorose nel spingerle ed aprirle, mentre gli addomi ondeggiavano l’uno contro l’altro, senza quasi mai slegarsi.
Colin poi si trattenne con affondi progressivi sul suo ombelico, facendo perdere la cognizione del tempo a Jude, vittima disponibile di quel carico di attenzioni scabrose.
Al fine l’attore si riempì le guance dell’erezione del suo UK buddy, che lamentò oscenamente, per una miriade di sensazioni arrivate dirette al suo cervello, precipitato nella confusione e nel ludibrio.
Quando Farrell lo mise a pancia in giù, il mondo divenne di troppi colori.
L’aria era intrisa dai fluidi e dai fiati inebriatisi di frutta succosa, con la quale si erano praticamente imboccati, divertendosi nell’annullare qualsivoglia razionalità.
La lingua di Colin, abile e diretta, lo schiuse senza preavviso.
Jude perse ogni inibizione, permettendogli di fare ciò che voleva, ma Farrell non sarebbe mai andato sino in fondo.
“Toccami …” – ansimò Law, inarcando l’addome e permettendo a Colin di masturbarlo senza ostacoli.
Fu accontentato e l’orgasmo trovò un compimento totale.
Colin baciò le sue cosce, l’inguine, succhiando l’incavo dietro le ginocchia di Jude, poi scivolò alle caviglie, leccandole e mordendole, come se fosse un dispetto complice quanto adorabile, preposto a smorzare l’erotismo di quei momenti.
Quando si ritrovarono occhi negli occhi, Jude cercò l’eccitazione di Colin, saziando la propria mano, pronta a farlo godere, ma senza riuscirvi.
Farrell voleva finirsi da solo: si mise in ginocchio a lato di Jude, che lo ammirava nella sua prestanza e disinvoltura spontanea.
“Dove …?” – gemette Colin.
Jude si piegò, quasi imponendo una fellatio terribilmente bella e feroce, ai sensi di Farrell, che capitolò.
Il marito di Jared, poteva avvertire lo stringersi delle tonsille del suo amante, intorno alla punta del proprio sesso ormai pronto ad esplodere.
Ne seguì un devastante apice, fluido e generoso, del quale Jude si nutrì, avidamente.
Colin non era un mostro.
Colin era di una perfezione interiore ed esteriore assoluta: Jude idealizzò quell’istante, eliminando qualunque colpa dalla natura di un tradimento conclamato, ma che avrebbe nascosto per il resto della sua vita a chiunque.
Ne era convinto.





lunedì 23 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 159

Capitolo n. 159 - sunrise


Lula rincorse il suo nuovo modellino telecomandato, lungo il corridoio degli arazzi, incrociando Jared, che stava cercando Colin.
“Ciao tesoro …”
“Zio!!” – e gli volò al collo.
Leto si inginocchiò, stringendolo sul cuore e cullandolo – “Come stai soldino di cacio?”
Lula sciolse il loro intreccio, iniziando a fissarlo.
Gli diede una delle sue carezze, diventando triste, gli occhi lucidi.
“Lula …?”
“Perché hai ancora tanta paura? C’è papà accanto a te, zio Jared, con lui io non ce l’ho più” – disse intenso.
“Papà …?” – Jared tremò – “Glam è un uomo davvero buono, con noi amore mio … eppure io non riesco … io non ci riesco a” – si rialzò, soffocato dall’emozione.
Lula fuggì via.
“Mio Dio …” – sussurrò Jared, spaventato da qualcosa che non sapeva spiegare.


Un’enorme torta fece la sua comparsa nel salone.
Lula teneva per mano Violet e magicamente le candeline si accesero.
Glam le spense, poi le stesse ripresero vigore, con fiammelle di mille colori.
“Lula …”
“Sono candele magiche papà!!” – e scoppiò a ridere, saltellando con gli altri bimbi intorno a Geffen.
Carmela scrollò il capo – “Ecco, ve lo dicevo, sono solo scherzi” – e sorrise.
Jared le era accanto e non capì.
Colin notando la sua perplessità, lo tirò da parte per dargli le dovute spiegazioni.
Quando rientrarono per avere la loro porzione, Jared era senza fiato.
“Lo so Jay è … incredibile …” – mormorò Colin, ancora scosso, ma unicamente per la telefonata con Jude.
“Lula è speciale … non credevo a tale punto …” – e guardò Glam, che distolse immediato le proprie iridi velate di malinconia verso un’altra direzione, scontrandosi con il sorriso di Kevin.

“Auguri daddy …” – lo abbracciò, dandogli un bacio.
“Tesoro … dovremmo tornare di là”
“Tra un attimo …” – e prendendogli con accortezza il polso sinistro, Kevin accompagnò la mano di Geffen al di sotto della propria camicia, altezza cuore.
Il capezzolo del giovane reagì a quel tocco, in maniera naturale, come il resto del suo corpo, incollato a quello di Glam, costretto in un angolo in penombra.
Il chiarore lunare sembrava ondeggiare sugli zigomi di Kevin – “Ti adoro daddy … per come stanno andando le cose tra noi, per il nostro bambino … Per la tua approvazione verso Tim”
“Mi … mi confondi in questo modo Kevin … E’ un’intimità inopportuna, credimi” – ma non pensava a ciò che diceva, sembravano frasi dette da un altro, oltre sé stesso, che avrebbe voluto baciarlo, per come lo sentiva in adorazione, senza più livori: era terribilmente bello sapere che Kevin non aveva mai smesso di amarlo, ricordando il disagio nell’affrontare la sua astiosità non molto tempo prima.
“Kevin andiamo … per favore”
“Certo daddy” – indietreggiò, baciandogli le dita, poi i palmi – “Ti amerò sempre Glam”
Geffen gli segnò le sopracciglia, con i pollici – “Ti amo Kevin”
“Lo so … Anche se la nostra occasione è stata rovinata da un mare di problemi ingestibili … Ma ora mi sento realizzato e sono felice, come tu volevi daddy”
“Non smetterò … di volerlo”


“Non vedevo l’ora di andarmene, grazie per il passaggio Scott”
Il suo tono era distrutto, come il resto di ciò che gli rimaneva: una manciata di rimpianti, così gravosi da sovrastare tutto ciò di cui poteva andare fiero.
“Di nulla … Ti ho visto in difficoltà, con Jared, con Kevin, persino verso Colin, velatamente … Ti sei scopato il suo uomo in qualche anfratto di villa Meliti?”
Geffen rimase in silenzio e non era buon segno.
Scott era abituato alle sue reazioni, anche smodate, quindi provò un disagio sinistro.
“Per l’ultima volta: Jay ed io facciamo l’amore quando decidiamo di stare insieme.”
“E non vi fate problemi”
“Se pensi che sia accaduto durante la festa”
“Certo che lo penso, cazzo Glam!!” – ed inchiodò il suv, ad un centinaio di metri dalla residenza di Geffen a Palm Springs.
“Ok, chiudiamo qui questa agonia Scott, tu ed io non riusciamo più a ragionare con calma, ne ho abbastanza delle tue scenate nemmeno stessimo insieme!!” – gli urlò scendendo.
Scott stritolò il volante, poi si precipitò fuori dall’abitacolo, inseguendo l’amico a grandi passi – “Fermati accidenti!!”
Glam si voltò, infuriato – “Se non riesci a controllare i tuoi isterismi dottore, stammi alla larga perché di problemi ne ho già a sufficienza, hai capito??!”
“Io mi preoccupo della tua salute imbecille, dei capillari che ti si frantumano nel collo e sulle guance quando soddisfi i capricci di quella cagna in calore di Jared!!”
Fu uno schiaffo, soltanto uno schiaffo, ma talmente forte, che Scott, seppure ben piazzato, cadde rovinosamente sul marciapiede come se fosse un fantoccio.
Geffen lo agguantò per il bavero, scrollandolo ed inveendo- “Ripetilo!! RIPETI QUELLO CHE HAI DETTO E TI AMMAZZO VA BENE!!??”
La sua collera era esacerbata, il suo respiro gli si arroventò in gola e Scott comprese immediatamente la gravità della situazione.


“E’ davvero carino …”
“Pensavi di avere l’esclusiva dei fidanzati bellissimi Tomo?” – Shan rise solare, mentre sorseggiava l’ultimo drink, dopo avere dato la buona notte al figlio, insieme all’ex.
Denny e Josh erano giù nel salone, con chi si era attardato quanto loro.
“No, assolutamente …” – replicò il croato, con pacatezza.
“Ho sempre avuto ragazzi fantastici … anzi … ne avevo scelto uno che superava il resto del mondo in tante cose …” – divenne serio.
“Shan …”
“Lasciami finire”
“Sì … sì certo” – balbettò.
“Dovevo capire che sarebbe stato sempre un casino con te, a partire da Vicki, ma non volevo arrendermi, sapevo che saremmo stati felici … tu ed io Tomo” – ed i suoi occhi caddero su di una foto, raggruppata con altre, raffiguranti i vari genitori di tutti i cuccioli, che spesso rimanevano da Antonio a dormire, come in quell’occasione.
“Cavoli, credevo che non avrei mai più rivisto questa immagine Tomo, sai?” – disse dolce: ed era l’essenza di quel fotogramma, in cui il batterista guardava l’amico e collega dei Mars, con aria sognante ed innamorata.
Tomo perse un battito.
“Eri … eri l’unico uomo sul pianeta che mi azzerava i pensieri … e mi riempiva il cuore di lacrime … e di gioia, per quanto mi sentivo realizzato con te, Shan” – ribatté sincero.
“E’ andata così … Vorrei conservare solo il meglio di ciò che è stato”
“E … ed Owen?”
“Owen? …” – rise mesto – “Lui vive per July, mi tiene lontano da lei e farà il possibile per punirmi” – disse con un distacco insolito, per come stava soffrendo.
“Fa … fa troppo male Shan?”
Leto annuì – “Lei aveva scelto noi due Tomo, ricordi?”
Scivolarono l’uno nelle braccia dell’altro, come due correnti che andavano ad incontrarsi in un punto preciso dell’oceano: era quello il luogo dove si erano davvero amati.
Apparteneva unicamente a loro.
Per sempre.



“Mi dispiace … scusami … scusami”
Glam non lo aveva mai visto così.
Scott piangeva come un bambino, mentre lo tamponava con pezze gelide e gli iniettava uno dei farmaci, che solitamente somministrava ai malati di cuore.
“Prima mi uccidi … poi mi salvi …” – tossì sorridendo – “Ora mi allagherai la casa … Sei proprio un disastro”
Allungato sul divano, Geffen gli accarezzava il viso, mentre il medico stava seduto sul bordo, segnato dall’angoscia per avergli causato quel malore.
Gli scoprì il busto completamente, auscultandolo con l’orecchio direttamente sul petto, mentre verificava i linfonodi.
“E’ una tua abitudine visitare i pazienti così doc …? Rischi una denuncia …” – Geffen rise.
“Sei un cretino …” – disse piano, per poi abbassargli i pantaloni e ripetere l’operazione nel suo inguine.
“Ora esageri Scott …” – proseguì scherzoso, per poi chiudere le palpebre – “Sono stanco …”
“Cerca di arrivare al letto Glam … lì starai meglio.”


Colin stava consumando il tappeto della camera d’hotel, dove avrebbe incontrato Jude.
Il suo UK buddy gli aveva fatto quella richiesta ed il primo posto venuto in mente ad entrambi era il resort dove solitamente gli attori facevano riunioni con i vari registi.
Un sms lo avvisò finalmente che il taxi era partito dal Lax: Jude stava arrivando.




sabato 21 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 158

Capitolo n. 158 - sunrise


“Siamo tornati in fretta e furia …”
Colin prese fiato, rannicchiandosi contro la fontana e chiudendosi meglio la cerniera del maglione.
Era una serata molto fresca.
“Siamo qui alla festa per Glam … poi c’è stato l’imprevisto del bimbo, ma ora hanno una speranza … Jude ci sei?”
“Sì sono qui Cole”
“Ok …” – sorrise –“Mi dispiace per l’ora …”
“Guarda che qui è mattina”
“Robert dorme?”
“No è agli studi, per un doppiaggio e Camy mangia in terrazza con la baby sitter”
“Mi raccomando la balia … non allungare le mani”
“Colin!”
“Ecco … mi sembra tutto come prima Jude …” – tirò su dal naso.
“Prima …?”
“Quando ridevamo di niente, ci capivamo al volo, tu ed io …” – si commosse, con pudore.
Law deglutì amaro.
“Non preoccuparti Colin”
“Sono … sono così triste …” – iniziò a piangere silenziosamente.
“Colin!”
“Scivola via … il tempo … Jared … il suo amore … Non capisco … io non capisco …” – balbettò confuso.
“Cole perché non …” – poi si trattenne, ma il pianto di quello che un tempo era il suo migliore amico, lo stava scavando dentro.
“Prendi un aereo, trova una scusa, vieni qui da …” - § da me § pensò, senza trovare il coraggio di dirglielo.
“Vieni da noi Colin” – mormorò, disorientato.
“Mi manchi Jude …”
“Anc … anche tu mi manchi …”
Il nodo alla gola avrebbe potuto soffocarlo, ma Jude non voleva cedere alle proprie paure, il bene che nutriva verso Colin andava oltre e gli stava facendo scoppiare il cuore.
“Voglio crederti … ho bisogno di crederti … pensavo mi odiassi Jude”
“Non ti potrei mai odiare, neppure se lo volessi”
“Grazie …”
“Devo andare … mi … mi richiami, domani …?”
“Sì … sì” – arrise all’idea – “Lo farò.”


“Sono … mortificato Glam, per averti lasciato da solo, in un momento così delicato.”
Le parole di Jared sembravano granate contro il muro di rabbia, che Geffen si era portato appresso, finché non lo rivide.
Lontano dal resto degli invitati, ovviamente.
In una delle mille salette di quel labirinto.
“Eri con tuo marito, con i vostri figli, l’ultima cosa che mi devi sono delle scuse.” – replicò convinto, mantenendo una certa distanza da Jared, che avanzò di un passo, seppure timidamente.
“Colin ed io abbiamo avuto una discussione”
“Sì, me l’hai detto Jared” – provò a troncare.
Inutilmente.
“Abbiamo dei problemi, Colin ha qualcosa ed io non riesco ad aiutarlo, così l’idea di allontanarci sembrava la migliore, però questo viaggio non è servito.”
Geffen chiuse le palpebre, immaginandosi la reazione di Scott.
§ Cosa ti aspettavi? Che andasse tutto a posto, visto che ogni due giorni mi cerchi per §
L’avvocato diede mentalmente un taglio netto, a quelle considerazioni, vere, crude, spietate.
Senza rendersene conto, Jared gli si era avvicinato del tutto, ormai.
I loro profili si sfioravano, tentennando in bilico tra il bisogno di baciarsi, toccarsi, stringersi e l’esigenza di evitarlo.
Si scrutavano, con disperazione, senza sapersi decidere.
“Glam …”
“Ora … basta … ti prego, basta …” – una richiesta talmente debole, che Jared la percepì a fatica.
“Glam”
“Glam cosa?!” – e gli afferrò gli zigomi, risoluto.
“Cosa … Jared …?”


“Ciao Colin, ma non entri?”
“Kevin … ciao, no stavo telefonando”
“Ops scusa” – sorrise.
“No, ho … ho finito … Come stai?”
“Bene e tu? Mi sembri … stravolto”
“Sì, dalla trasferta, mi ero già abituato al fuso di Dublino, ma è durata poco la pacchia”
“Il lavoro ti reclama?”
“Sì e no … Glam c’è?”
“Sì, è qui dal pomeriggio, ha parlato con Antonio e poi con Brandon … Per Lula”
“Lula?”
“Sì, ci sono delle … novità.”


“Sienna poteva dircelo, ci saremmo fermati a Los Angeles ancora qualche giorno”
Robert non si stava lamentando, era solo dispiaciuto per il ritorno di Jude in California senza di lui.
“E’ colpa del medico di nostro figlio, questo intervento doveva essere fatto tra un mese”
Si trattava di una semplice correzione al setto nasale, ma quella coincidenza apparve a Jude come qualcosa di incredibile.
Era tutto vero, ma restava una verità a due facce: di una si vergognava profondamente.
L’urgenza di risalire su di un aereo verso gli Stati Uniti sembrava divorarlo.
Downey gli passò una coppa di gelato e frutta, dandogli un bacio tra i capelli, mentre si alzava per andare a controllare Camilla – “Le porto un po’ di fragole … le piacciono così tanto”
Jude si sentì’ morire: suo marito era l’uomo più buono e generoso lui avesse mai conosciuto.
Nel suo animo, invece, stava librandosi un’ombra malvagia, non riusciva ad inquadrarla diversamente: forse lo spettro di Farrell, ecco di cosa si trattava, le cui adunche mani si allungavano verso il cuore di Jude, facendolo a brandelli, da quella terribile notte.
Doveva partire immediatamente ed andare da Colin: non aveva alternative.


Le dita di Jared tremarono contro i vetri delle finestre ovali, poste ai lati di quella rientranza a mezzaluna, sul cui davanzale Glam lo aveva fatto sedere, mentre lo prendeva con forza.
I loro abiti erano sparsi ovunque ed oltre la porta sottile, chiusa a doppia mandata, i componenti della famiglia transitavano chiacchierando, in attesa di riunirsi tavola.
Sentiva le mani di Geffen dappertutto, la sua lingua in gola, tanto da togliergli letteralmente il respiro, ma le braccia di Jared erano così salde intorno al collo di Glam, così le gambe sottili avvinghiate ai suoi fianchi massicci, che ad entrambi appariva come una resa totale e reciproca.
Gli venne dentro mordendo il muscolo teso tra il collo e la spalla di Jared, poi Geffen si fermò, fissandolo.
“Glam …”
Il capo riverso di lato, Jared sembrò svenire, sentendolo ingrossare di nuovo e colmarlo allo spasimo di lui, che ormai aveva congelato i pensieri in una dimensione distante da quell’amplesso.
“Ti amo … ti amo Jay …”
I suoni si dilatavano, ovattati, piacevoli, come il sorriso di Geffen, che ormai lo stava rassicurando con carezze prolungate – “Siamo due pazzi … Jared vestiti …”
Fortunatamente c’era un bagno minuscolo, con un lavabo ed una vasca quadrata, dove potersi fare una doccia, allagando il pavimento in mosaico rosa.
Gli asciugamani erano in lino grezzo, preziosamente ricamati, ma ruvidi sulla pelle sensibile di Jared, che si lamentò piano, abbracciato a Glam, che si sentiva mancare l’ossigeno.
Spalancò il lucernaio, restando nel buio di quell’ambiente angusto, dove un unico faretto rimandava un fascio celeste ed intermittente.
“Andiamocene …” – propose in eguale affanno il cantante.
“Non possiamo e lo sai … Cosa cazzo ci è preso!! Ero talmente … arrabbiato e deluso Jay … invece ti basta puntarmi con quegli occhi che ti ritrovi dalla nascita e …” – gli sembrò di sfogarsi con Scott e lo vide persino, giù in giardino, parlare con Sveva, splendida in un abito da sera rosso fuoco.
“Che succede Glam?”
“Nulla … tra poco ci cercheranno, sbrighiamoci”
“E’ squallido”
“E’ ciò che ci resta, Cristo!” – ribatté con rimprovero.
Jared annuì.


Brandon era stato pacato nelle sue risposte.
Aveva assistito anni prima ad alcuni esperimenti, in un istituto preposto ad analizzare fenomeni paranormali ed attività telecinetiche, da parte di soggetti quali bambini od adolescenti “difficili”.
Il suo scetticismo solo in due casi era stato sopraffatto da esperienze al limite dell’inverosimile: Lula poteva essere la terza occasione in cui ricredersi, nonostante in molti risultavano poi degli autentici ciarlatani.
Nonno Antonio ne aveva discusso con Pamela, Phil e Xavier, oltre a Carmela, che dubitava, nonostante adorasse Lula.
Per lei erano scherzi da parte del cucciolo di Glam e Kevin, mentre per Colin e Steven, ma anche per Chris, Tomo e Denny, non rimaneva altro che verificare quanto fossero concrete le versioni rivelate dai genitori di Lula e da Tim stesso.
Solo Shan e Josh, appena giunti, erano ignari su quanto scoperto su soldino di cacio ed, ovviamente, Jared.
Geffen non aveva avuto il tempo di anticipargli niente.

Quando Tomo li scorse, andò loro incontro.
Denny stava parlando con Kurt, chiedendo delucidazioni.
All’appello mancavano Sam e Dean, ma anche Marc, Jamie e Julian, rimasti tutti a casa, per svariate ragioni.
“Ciao Shannon …”
“Tomo, ciao” - lo abbracciò, la sua voce roca graffiò la serenità del chitarrista.
“Ti presento Josh Austin …”
“Piacere …” – e gli porse la mano, ormai gelida.
“Salve, grazie per avermi invitato” – disse lui con la consueta educazione.
Era una meraviglia in quel completo informale, camicia bianca su pantaloni neri, ma la sua eleganza era innata.
“Veramente non è casa mia … E’ il signor Meliti ad avere organizzato questa festa per Glam … Comunque prego!” – precisò in maniera simpatica.
“Nostro figlio, Tomo?”
“Ah sì, Josh è con il resto della truppa …”
“Ok … Denny?”
“Sta bene … è là, lo vedi, con Kurt …” – e lo indicò, attirando la sua spontanea quanto raggiante attenzione.
Josh sorrise – “Congratulazioni per le vostre nozze, ottima scelta.” – ed ammiccò.
Tomo divenne quasi serio – “Sì Denny è una persona fantastica”
“Ne sono certo …” – disse Josh serenamente.
Shannon arrossì – “Beviamo un aperitivo?”
“Sì, grazie …” – e prendendolo per mano, Josh lo allontanò da Tomo, che non aveva altri argomenti.






giovedì 19 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 157

Capitolo n. 157 - sunrise


La direttrice dell’orfanotrofio sembrò in principio riluttante, ma l’insistenza di Geffen la fece crollare.
Erano collegati in video chiamata, in presenza di Kevin e Tim.
Nel frattempo Lula giocava con Vassily, rientrato velocemente dopo avere riaccompagnato Sveva.
“Si tratta della madre di Lula e Josh …”
“Morì nel terremoto, giusto?”
“Sì mister Geffen … Lei era una sorta di fattucchiera, per i bianchi profani, ma per noi dell’isola, un’autentica sacerdotessa di magia bianca” – ed inspirò.
“E cosa centra il nostro Lula?!” – domandò innervosendosi.
“Ecco vede … E’ una leggenda, ma pare che i poteri di un genitore, di una mamma specialmente, si trasmettano ad uno o più figli … In questo caso Lula”
“Poteri … pericolosi?” – domandò inquieto Kevin.
“No, assolutamente, però possono variare in intensità, durante la crescita e Lula è davvero piccolo … Una volta diventato adulto, di questo passo, potrebbe realmente stupirvi”
“Ho capito …” – disse sommesso Glam – “Non voglio che si sappia, questa telefonata non è mai avvenuta, ok?” – disse perentorio.
“Certo mister Geffen … buona serata.” – e chiuse, intimorita dai toni dell’uomo, che si strofinò la faccia, appoggiando i gomiti sulla scrivania e chiudendo il portatile con un movimento brusco.
“Accidenti … cazzo!” – e battendo un pugno sul ripiano si alzò.
“Glam perché ti alteri in questo modo …?”
“Ma non capisci Kevin? Nostro figlio potrebbe essere isolato, discriminato!”
“Non lo credo affatto!” – protestò, mentre Tim restava in piedi, pallido, in un angolo.
“La diversità spaventa … Kevin … perdona il mio sfogo … ho solo tanta paura per il nostro bimbo …” – e lo abbracciò.
“Calmati … Si può sapere cos’hai visto?”
Glam sprofondò in poltrona, poi spiegò i fatti.
“Era lei … era la madre di Lula … Una visione, pensavo di essere impazzito, ma i giochi che volavano, lui che le sorrideva …”
“E con Sveva?”
“Credo che con lei, Lula abbia messo in atto una sorta di incantesimo: le ha cantato una ninna nanna, lei l’ha imparata immediatamente, poi ha visto il bambino e … Ed ha deciso di essere operata a Boston, senza più esitazioni.”
“Questo è un bene …” – mormorò Tim.
“Sì, ma non voglio che lei sia condizionata da qualcosa di irrazionale!”
“Glam non credo che Sveva sia impazzita tutta di colpo … Non quanto te, almeno, che le hai chiesto di sposarti” – e sorrise, senza astio.
Geffen scrollò il capo – “Non mi avrebbe mai dato retta ...”
“Si è salvata” – Kevin rise, per sdrammatizzare il momento.
“Comunque … Per Lula, avete mai notato qualche anomalia?”
“In che senso?”
“Come è successo a me Kevin … Niente di niente?”
Tim ebbe un’esitazione.
“Sinceramente … due giorni fa, alla Joy’s house … Ho assistito ad una serie di fatti, ma credevo di avere frainteso …”
“Spiegati tesoro” – lo invitò dolcemente Kevin.
“Sì, insomma … Lula aveva fatto il sonnellino pomeridiano, tu stavi telefonando, io ciondolavo per i corridoi e lo vedo spuntare, con quell’aria imbronciata e Brady stretto al petto”
“Sì è adorabile quando fa così” – lo interruppe Glam.
“Gli ci vuole un po’ prima di ravvivarsi, ormai l’ho capito, però lo seguo, sono curioso, lui brontola e non si accorge di me. Entra nel bagno rosso, quello tecnologico, avete presente? Ok … Si lava i denti e poi parla con Brady, gli dice che è sporco, deve farsi un bagno in sostanza “ – rise, quindi proseguì – “Detto fatto il rubinetto della vasca si attiva ed io penso che Lula avesse schiacciato un comando a distanza, ma poi … Poi Brady vola letteralmente nell’acqua schiumosa e Lula esce dalla stanza, fischiettando. Ho pensato lo avesse lanciato, ma stava lottando con spazzolino e dentifricio …”
“E poi per l’acqua, i sensori sono sotto i rubinetti … Non può averla aperta dal lavabo, è troppo lontano” – disse Kevin.
“Io ero altrettanto perplesso, così esco sul balcone a fumarmi una sigaretta, ma la spengo praticamente subito, ritorno verso la cameretta di Lula e lo vedo sul piumone, riabbracciato a Brady … pulito e profumato … le macchie che aveva sul fiocco erano sparite e poi c’era questo aroma di orchidea nell’aria …”
“Oddio …” – inspirò Geffen.
“Daddy non ricominciare, nostro figlio è normalissimo, ok?”
“E chi dice il contrario? Ma si renderà conto di questi … poteri?” – chiese esausto.
“Parliamone a Brandon, domani sera a cena dal nonno, ci saremo tutti … Ed è meglio che la famiglia venga informata di questo … segreto.”


Kevin sollevò Tim per le cosce, appoggiandolo delicatamente alla lastra in granito, sovrastante il tavolo ovale della sua cucina.
Il giovane ebbe un lieve sussulto, appena le sue parti intime aderirono a quel materiale liscio e fresco, quanto la pelle dei suoi glutei, che i palmi di Kevin sembravano assaporare, nel tocco scabroso, almeno quanto stava facendo la sua lingua con quella di Tim, con le sue labbra, massaggiate da baci intensi, con i quali il bassista le schiudeva progressivamente.
Si guardarono per un istante interminabile, le ali di Tim appese al collo di Kevin, nel cui collo scesero due gocce di sudore, precipitando dalla sua fronte: la posò contro quella del suo compagno, sorridendo e spingendo la propria erezione verso la sua fessura.
“Sei … bagnato …” – sussurrò il biondo, deglutendo e serrando le palpebre, in coincidenza con lo sforzo di risalire nel canale stretto del ragazzo, che sorrise.
“Mi sono … preparato …” – e si umettò, con sensuale innocenza.
Era ciò che Kevin aveva imparato ad amare, con ingordigia.
La foga, invece, la liberò con un colpo di reni più deciso dei precedenti, esplorativi e più cauti.
“Ahhh Kevin …!”
I gemiti di Tim esplosero, ad ogni spinta.
Con forza, Kevin fece salire entrambi su quel rigido giaciglio, aprendogli oscenamente le gambe: Tim si portò le mani al petto, non riuscendo più a cingere l’altro, in una posizione di abbandono lascivo, in cui si sfiorava a tratti i capezzoli, turgidi e pronti per essere tormentati e succhiati.
Kevin non lo lasciò attendere oltre.
Gli permise di cinturargli la vita, stringendo i polpacci al suo bacino, mentre colpiva ed ansimava: aderirono il più possibile con i busti madidi, baciandosi e leccandosi, in estasi pura.
Il sesso di Tim grondava, ma l’intenzione di Kevin era di finirlo nella propria gola.
Uscì da lui, ingoiando e pompando magistralmente; non pago, Kevin lo penetrò con due dita, per dargli un doppio orgasmo.
Le pareti sembrarono vacillare, le essenze si mescolarono, Tim dilagò.
Kevin lo riprese, inclinandolo di lato e toccando quel frammento di carne, più ricettiva di qualsiasi altro muscolo o fibra.
Kevin fu talmente copioso, che continuò a venirgli anche fuori, nell’attimo in cui il proprio membro tornò a lambire la sua fessura pulsante.


Glam condì l’insalata, aiutato da Lula, che osservava le bottiglie di aceto.
“Questo è bal … balsamico papà?”
“Sì, un regalo del nonno, insieme a tante altre delizie, che tra poco mangeremo” – e gli sorrise.
“Le due bisteccone?? Se lo sapesse zio Jared” – e rise dispettoso.
“Senti tesoro … Oggi mi hai detto quelle cose su zio Jared …”
“Sì sì!”
“Tu credi che tra noi, la situazione sia quella di cui parlavi … cioè che lui ed io siamo sposati?”
“Infatti! Se sposavi Sveva eri bigamo, un fuorilegge!”
“Hai ragione … E … e la tua mamma cosa ne pensa?”
Lula fece una smorfia simpatica – “E’ una cosa che non si può dire …” – si schernì.
“E’ tanto grave?”
“Nooo … lei dice che … siete due estipid … due stupidi!” – e rise ancora.
“Sembra l’idioma della tua ninna nanna …”
“Creolo haitiano!”
“Ok, le verdure sono pronte, passiamo alla griglia amore mio”
“Lè renmen manyen syèl la ou bliye respire ... jis tankou de estipid!”
“Lula, ma …?”
“Quando l'amore tocca il cielo ci si dimentica di respirare ... proprio come due stupidi! Ahahahahh”
“Grazie per la traduzione soldino di cacio …”
“Ti voglio bene papà …”
“Anch’io cucciolino …” – e lo prese in grembo – “Abbi pazienza un secondo, devo accendere il fuoco”
“Faccio io!” – e con un gesto, la carbonella sembrò incendiarsi.
Geffen perse un battito.
“Lula non viverlo come un rimprovero, ma non devi più fare questa cosa, ok? Le fiamme sono pericolose” – disse severo.
“Okkeiii!! Però è divertente! Prendo il brontosauro!” – e si defilò, con la solita vivacità amorevole.


SUNRISE - CAPITOLO N. 156

Capitolo n. 156 - sunrise


Scott lesse con attenzione i referti, che Sveva aveva lasciato a Geffen.
“Lei dov’è ora?”
“A casa sua … Con la sorella, la madre, credo” – rispose afflitto.
“A proposito … Buon compleanno Glam” – e sorridendo gli porse un pacchetto.
“Ti ringrazio Scott … sono un pessimo festeggiato, ma sono in ansia per Sveva ed il bimbo, non riesco a pensare ad altro”
“Lo so. Come avete interagito?”
“Con la massima calma e … disperazione da parte mia … così Sveva, certo”
“Devo parlarne con Tyron, ma io tenterei, i suoi valori sono ottimi, è una donna in piena salute”
“Non può morire per …” – Glam strizzò le palpebre – “E’ successo … poteva diventare qualcosa di meraviglioso, un bimbo, ma con chi, con me!”
“Solo perché non avete un contratto che vi lega”
“Appunto Scott!”
“Non dire cretinate, non vorrai mica … sposarla?!”


“Ciao Jared … Come sta Glam?”
“Hai saputo Colin?”
“Sì … Ho ricevuto un’e-mail da Kevin”
“Anch’io … Non so cosa pensare”
Farrell si strinse nelle spalle, accomodandosi accanto a Leto, sopra al muretto, che circondava la loro proprietà: “Pessimo b-day” – sussurrò l’irlandese, fissando il vuoto.


Vassilly fece accomodare con estrema gentilezza Sveva sull’hummer, per poi scortarla sino al living di Palm Springs, con una contrastante galanteria, se paragonata alla sua mole.
Lula era già in piscina a fare tuffi insieme a Tim e Kevin, che seguivano la scena oltre le vetrate.
Tyron parcheggiò la sua Porsche nel viale e Scott gli andò incontro, ringraziandolo per la celerità.
Geffen ricevette Sveva, con un sorriso.
“Ciao cara, come andiamo oggi?
“Buongiorno Glam … Sto bene, ho preso le vitamine, non smetterò finché” – si interruppe.
“Accomodati, ti porto una bibita fresca …”
“Auguri Glam …” – disse timidamente, porgendogli un cofanetto.
“Non dovevi Sveva … anch’io ho un dono per te, ma ne parleremo dopo, quando i dottori se ne saranno andati … ed anche il mio ex, con il suo ragazzo” – disse scrutandola.

Tyron aggrottò la fronte, poi si strofinò il mento.
“I miei colleghi sono ottimi professionisti, ma non hanno preso in considerazione la nuova apparecchiatura, progettata nel Medical Center di Boston.
“Non me ne hanno parlato …” – disse Sveva perplessa.
“E’ un aggeggio fantastico, per dirla in parole povere rispetto a tutti questi termini scientifici, che leggo qui signora … Funziona ad ultrasuoni, niente di invasivo, a parte un liquido, che viene ingerito due ore prima dell’operazione e che rende malleabili i tessuti del nascituro a questa modifica necessaria al suo cuore, per funzionare perfettamente.”
“Non ci sono rischi …?”
“Diciamo che occorre verificare la compatibilità del suo sangue al farmaco reagente, si procede con un prelievo e semmai, in un range del 3% il massimo che le può capitare è un’orticaria post operatoria, curabile con del semplice cortisone in pomata.” – sorrise.
“E se … fosse oltre il 3%?” – si intromise Scott.
“Allora occorrerà una pre-terapia al cortisone, tramite iniezioni, con verifica dei valori glicemici: si rischia il classico diabete da gravidanza, ma oggi niente insulina, solo qualche flebo di Xintin … Certo sono effetti collaterali sgradevoli, magari li evitiamo, non dobbiamo essere pessimisti.”
“E se l’operazione non riuscisse?” – chiese Sveva, ancora dubbiosa.
Tyron abbassò la testa – “Premesso che dobbiamo agire entro i prossimi quindici giorni, lei verrà monitorata fino al decesso del bimbo, dopo di che si procederà all’aborto chirurgico … a meno che lei non voglia farlo immediatamente, nel caso in cui io fallissi.”
“Devo … devo pensarci … Non è semplice essere motivati nella mia situazione.”
Geffen la cinse per le spalle, erano entrambi sul divano.
“Sveva ora abbiamo le idee chiare, quindi se volete lasciarci soli, ne parliamo, tu ed io … Grazie infinite Tyron, entro domani avrai la nostra risposta”
Lei ebbe un tremito, Scott puntò severo Glam, che li congedò, senza fretta.

Uscì per dire a Kevin e Tim cosa fosse accaduto, mentre Lula correva tra la doccia e lo scivolo, per poi sparire in casa.
“Ehi soldino torna qui!” – gli urlò dietro Glam, ma fu inutile.
“Forse prende dei giochi … noi aspettiamo qui daddy”
“D’accordo, a dopo …”


“Ti dispiace se andiamo al piano di sopra, Sveva?”
“No, affatto …”
“Bene … I tuoi familiari sono al corrente?”
“No Glam, solo mia sorella.”
“Ok … Mettiamoci qui” – ed entrarono in un salottino vista oceano, molto accogliente.
“Carino … e quelli?”
“Uno spuntino, sono salatini che compro qui all’angolo … C’è del sidro di mele, so che non bevi alcolici”
Sveva sospirò – “In effetti c’è poco da festeggiare … però ho molta fame!” – e sorrise.
“Buon appetito allora … a tutti e due” – e le accarezzò la pancia, un gesto per lui usuale.
“Sei un uomo premuroso … Non mi hai abbandonata durante questi mesi Glam” – disse serena.
“Tu sei generosa e senza secondi fini, una persona in gamba, che ha tutto il diritto di scegliere, senza rendere conto a nessuno.”
“Ero … felice di diventare mamma … forse non sembra, ma …” – si commosse.
Geffen la strinse sul petto – “Tesoro non lo metto in dubbio … Solo che ognuno di noi ha bisogno di presenza, di appoggio, di … incentivi, per affermare i propri desideri”
“Sì … è vero …” – replicò lei smarrita.
“E’ …” – deglutì – “E’ per questo che …” – prese un astuccio in velluto – “Sveva io vorrei … vorrei sposarti” – ed aprendolo, svelò un anello in brillanti e smeraldi, in stile con i gioielli, che l’insegnante indossava, lontana dal lavoro.
“Glam … Mio Dio …”
“Non darmi una risposta subito … pensaci … entro domani comunque” – e rise nervoso.
“Mi hai … spiazzata … Posso avere un po’ d’acqua?”
“Sì, sì certo, torno subito”

Al di là della porta, Geffen ebbe una sorpresa.
“Ciao papà”
“Lula …?!”


“Che pensi stia succedendo Kevin?”
“Non ne ho idea … Di sicuro Glam non lascerà niente di intentato”
“Scott e Tyron sembrano ottimisti”
“Sì, ma la vita in gioco è quella di Sveva, oltre ad un figlio, che dovrà crescere da sola, come single insomma”
“A meno che” – Tim lo fissò.
Kevin prese fiato – “Andiamo in spiaggia … So a cosa stai pensando”
“Ti dà fastidio l’idea?”
“Per me è stato terribile scoprire il tradimento di Glam, con una donna per lo più, senza contare i miei sentimenti quando abbiamo scoperto che era incinta” – spiegò secco.
“E’ stato umiliante, Kevin?”
“E’ stato troppe cose … Ma quel cucciolo non potrebbe avere padre migliore di Glam, credimi.”
C’era tensione, che Tim sentì vibrare nel tono di Kevin e nel proprio stomaco.
Si alzò prendendo per mano Kevin: lui gli diede un bacio e poi gli sussurrò un “Perdonami …”


Geffen aprì il frigo, recuperando una bottiglietta di Evian.
“E così potrei avere una mamma?!”
“Lula … sì, in un certo senso …”
“Maddaiii!!” – e scoppiò a ridere, rincorrendo Glam intorno alla penisola della cucina.
“Lula ne parleremo più tardi …”
“No!” – affermò serio, bloccandosi davanti a lui.
Glam si accovacciò.
“Soldino …”
“Ma tu sei già sposato con zio Jared!! E tu ami zio Jared! Negalo!” – e gli puntò l’indice, corrucciando le labbra carnose.
Geffen strabuzzò gli occhi, poi incrociò il sorriso di Sveva.
“Lula ha ragione Glam …” – disse lei, con un misto di rassegnazione, ma senza alcuna tristezza.
Lula arrise alla sua comparsa, dirigendosi da lei e prendendole le mani.
“Ciao signora maestra!” – e fece un saltello.
“Ciao angelo mio …”
Lula inclinò il capo, poi sfiorò la rotondità di Sveva, che ebbe un sussulto.
“Tu non lo sai, ma qui c’è l’amore più grande di papà Glam …”
“Sì Lula, ma …”
Lui le riprese i polsi, iniziando a cantare una nenia sconosciuta.
Sveva era come ipnotizzata da quella musica, Geffen immobile nell’osservare le gesta del figlio.
“Ti piace …?”
“Sì … è molto dolce Lula …”
“La cantava mamma, quando io dormivo in lei, respiravo, sorridevo …”
“E la ricordi …?!” – chiese piano.
“Chiudi gli occhi … l’hai già imparata e non lo sai” – e Lula riprese a modulare la melodia, mentre Sveva ripeteva le strofe.
Improvvisamente le sembrò di vedere il bimbo, dentro di sé.
Lula sorrise – “Non è stupendo il mio fratellino …?” – bisbigliò.
Lei ebbe come una scossa – “Dio … devo sedermi”
“Sveva …!?”
Lula non lasciò la presa, piazzandosi al suo fianco.
“Signora maestra, non dimentichi … Sarà l’amore più grande per papà Glam”
“Sì … sì lo so Lula … Farò l’intervento, a Boston.”
Lula le si appese al collo – “La mia mamma non ti lascerà da sola” – le sussurrò, per poi scivolare via, verso la sua cameretta.
Glam le porse il bicchiere – “Sveva, ma …”
“Adesso non ho più paura.”

Geffen arrivò sulla soglia e lì rimase, come cristallizzato.
Lula era sul tappeto dei giochi, avvolto in una luce dorata, le sue costruzioni giganti roteavano intorno ed una figura femminile gli scompigliava i capelli.
Lui sorrideva, annuendo a lei, che dopo alcuni istanti svanì.
“Lula …”
I cubi, le sfere, le piramidi, rimasero in aria per un minuto circa e poi caddero sul pavimento.
Lula rise allegro.
“Ciao papà …”



LULA

mercoledì 18 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 155

Capitolo n. 155 - sunrise


“Jared … stai dormendo?”
La voce di Colin era dolce e calda, sapeva di buono, di caffè e biscotti.
In poche ore erano volati dall’altra parte dell’oceano, in Irlanda, nel loro cottage.
“Mi hai portato la colazione?” – e stiracchiandosi Leto lo accolse poi tra le sue ali, ricevendo non solo il primo bacio della giornata da parte di Colin, ma anche il resto del suo corpo, che si unì nuovamente a lui, scivolandogli dentro, dopo ore di amore, da quando erano arrivati.
L’attore venne quasi subito, era stremato, ma dannatamente felice.
Jared voleva possederlo, a propria volta, così lo fece mettere a pancia in giù, senza risparmiargli un altrettanto virile invasione.
Colin gemeva e si aggrappava alle barre del letto, in ottone ed argento.
Quel giaciglio era stato un regalo di Eamon, che si stava assiderando in auto con Steven, in attesa che i cognati aprissero loro il cancello per accedere al loro rifugio segreto.
Alla quinta chiamata, Colin si accorse che qualcuno stava sollecitando la sua attenzione, ma appena Eamon sentì un ansito di troppo, dopo quel “sì, pronto” carico di piacevole affanno, riattaccò con un sbrigativo “Ok gente, ci si vede a pranzo da mamma!”


Geffen non si aspettava la sua visita.
Sveva entrò con circospezione nel living della villa di Palm Springs, accompagnata da una signorina, che presentò come una collega.
“Ciao cara, come stai? Buongiorno io sono Glam” – e porse la mano alla sconosciuta, dopo avere dato un bacio tra i capelli a Sveva.
“Salve, io sono Sandra … insegno nella scuola dove lavora Sveva”
“Sì … certo … qual buon vento?”
“Glam ti devo parlare”
“Sì, faccio strada, volete qualcosa da bere?” – chiese nervoso, come se avesse avuto un presentimento negativo.


Kevin deglutì a vuoto un paio di volte.
“Daddy, ma lei è sicura di quello che dice?” – domandò in ansia.
Geffen annuì, tremando.
L’ex lo raggiunse sul divano, abbracciandolo.
“Glam sei pallido, mi spaventi …”
“Tu … tu non mi avresti mai fatto un torto simile Kevin … mai” – e si piegò sul suo petto, cercando un conforto, che mai aveva dimenticato, per quanto gli infondesse coraggio, nei momenti peggiori, nella malattia, negli imprevisti o nei guai, in cui spesso Geffen si cacciava.
In quell’occasione, però, non aveva responsabilità: era una semplice vittima, come lo sarebbe diventato il piccolo portato in grembo da Sveva, suo figlio.
Una grave malformazione cardiaca lo stava condannando ancora prima di nascere.
L’unico intervento chirurgico fattibile, prima del parto, metteva a rischio sia la vita del nascituro, sia quella della madre.
Sveva mostrò gli esiti ed i referti, con le conclusioni scritte da due specialisti di fama internazionale: non aveva badato a spese per quelle esose consulenze, senza comunque avvisarne Geffen in alcun modo.
“Un aborto chirurgico, capisci Kevin? Ucciderà il bimbo, perché lui respira, è vivo, non è ancora … Non lo è dannazione!” – urlò risollevandosi, senza avere la forza in compenso di pronunciare quella parola: morto, il destino di quella creatura era già segnato.
“Vuoi che chiami Scott?”
“No tesoro …”
“Cerco … cerco Jared, daddy, se”
Geffen sorrise amaro – “Neppure lo troveresti. Mi ha inviato una e-mail all’alba di ieri, avvisando che partiva per l’Irlanda con Colin”
“Come mai?” – si incuriosì il bassista.
“Hanno avuto un litigio, non conosco i dettagli, ma è un periodo assurdo … è un incubo Kevin” – lo fissò.
“Mi dispiace daddy …”
“Devo fare qualcosa … ma non so cosa …”
Le mani di Kevin sembravano alleviare superficialmente quella tensione, che lo stava uccidendo, ma poi un suo bacio, dapprima casto e poi più profondo, sembrò riportare alla realtà Geffen, con maggiore agitazione.
“Te-tesoro … non voglio farti litigare con Tim, non deve accadere!” – ansimò, chiudendo le palpebre, come se rifiutasse la visione di Kevin, che era bellissimo, in ogni movenza, traboccante di affetto, amore, dedizione per lui.
“Guardami Glam …” – disse serio, segnando gli zigomi, rigati dalle lacrime.
“Kevin …”
“Voglio aiutarti e ti prometto che questo problema lo risolveremo. Ad ogni costo daddy” – e lo baciò nuovamente, prendendolo per le mani, per portarlo nella sua camera.
Kevin pensò che lì Jared aveva fatto spesso l’amore con Glam, una riflessione inevitabile.


“Ok Becki, dì alla nonna che saremo puntuali”
Jared sorrise, poi riattaccò.
Sbirciò Colin, nel parco, seduto al tavolo dove spesso si riunivano con il resto della famiglia, per giocare a carte e bere sangria, nelle sere estive.
Ebbe un senso di vertigine, per il jet lag e per quella sottile ansia, che lo tormentava da quando erano decollati verso l’Europa.
Il trasferimento era stato allietato dalla presenza di Jude, Robert e Camilla, che approfittando del passaggio, erano poi volati in Francia.
Decise di telefonare a Geffen, ma trovò inserita la segreteria.
“Ciao … volevo salutarti, sapere se stavi bene … ho fatto dei brutti sogni Glam …” - prese fiato – “Sarà per i sensi di colpa …” – masticò una risata, poi chiuse.
Rifece il numero.
“Sono ancora io Glam … volevo dirti che ti voglio bene … volevo …” – richiuse.


Era il suo corpo, vibrante, dorato, capace, di trasmettere sensazioni voluttuose, in un crescendo fluido, ad intossicare ogni ragione nella mente di Geffen.
Lui non stava subendo l’amore di Kevin e nemmeno gli sembrava di possederlo, di essere dominato o di averlo scelto: Glam viveva semplicemente una simbiosi carnale ed emotiva, dai toni accesi da un ventaglio di sentimenti, complesso, ma straordinario.
Kevin, a cavallo del suo bacino, saliva, scendeva, impalandosi senza che Geffen facesse il minino sforzo.
Si compiaceva nel mostrargli il punto in cui si univano, in cui lui lo accettava generoso: il busto teso all’indietro, i palmi puntati sulle ginocchia di Glam, le cosce aperte e simmetriche, il movimento netto, con impercettibili pause, per poi affondare e godere, Kevin era di una perfezione e bravura assolute.

Quando dilagò, Geffen volle stringerlo forte a sé, capovolgendo la posizioni e ritmando il proprio orgasmo, mentre con la mano pompava il sesso di Kevin, affinché giungessero all’apice contemporaneamente.
Sfiniti, tranquillizzarono i reciproci ansiti, bocca a bocca, in baci colmi di serenità inattesa.
“Ti preparo un bagno daddy …”
“Resta qui”
Kevin sorrise – “Per una volta, lascia decidere me Glam”

Una volta immersosi, le premure di Kevin furono puntuali.
Accovacciato a lato della vasca, passò la spugna imbevuta di oli essenziali sul busto, poi l’inguine, le gambe, risalì alle spalle – “Alzati un pochino daddy, devo fare la schiena …”
“Ok …”
“Ti lavo i capelli … sì, insomma, capelli …”
Risero.
Geffen li aveva cortissimi, rasati, la stempiatura alta, ben distante da una chioma fluente.
“Grazie tesoro …” – sospirò, stendendosi dopo lo shampoo.
“Di niente Glam” – e lo baciò, mentre le sue dita gli massaggiavano una rinnovata erezione.
Kevin non si staccò, finché non lo sentì gemere e venire, per la seconda volta.
Geffen era appagato e sconvolto.
“Ti lascio i vestiti sulla poltrona, io vado a farmi un tuffo.” – e sparì.
“Kevin …”


Il bassista aveva chiesto a Vassily di portare Tim e Lula al centro commerciale.
Da lì sarebbero ripartiti, alla volta di Palm Springs, con provviste ed il necessario a festeggiare il compleanno di Geffen, dopo la mezzanotte.
Quando giunsero puntuali alle nove di sera, Kevin volò loro incontro, con un sorriso ed un cenno a Tim.
“C’è una novità, molto grave …” – gli sussurrò abbracciandolo.
“Cosa succede Kevin?”
“Lula vai da papà, grazie Vassily, puoi tornare in città, ci vediamo domani, torna con Peter semmai …”
“D’accordo Kevin, buona serata.”

I suoi passi leggeri, Glam li avrebbe riconosciuti tra mille.
“Papààà!!”
“Lula cucciolo mio” – lo fece roteare, baciandogli la testolina riccioluta ed incontrando il suo sorriso.
“Lo sai che Tim ed io abbiamo comprato delle cose fantastiche per la tua festa?!!”
“Tim è qui …?” – chiese stranito.
“Sììì!! Ci ha accompagnati Vassily … Come stai?”
“Bene …”
“Okkeiii andiamo da papi e Tim?”
“Certo piccolo …”

Il giovane era già in corridoio.
Rimase turbato nel vedere Glam, in pantaloni e pullover di cotone neri, lo scollo a V, che rivelava il collo privo della triad di Jared.
Era affascinante, anche senza volerlo.
“Ciao Glam …”
“Tim, ciao … bene arrivato.”
“E’ opera di Kevin, vero Lula?” – e sorrise.
“Yeahh facciamo un b-day party sotto alle stelle per papà!!”
“Vi ringrazio …” – disse imbarazzato, ma sinceramente riconoscente.
Si sentiva circondato da un’affezione pulita e disinteressata, ma faticava a reggere lo sguardo di Tim.

Mangiarono in veranda, una cena ricca di portate multi colore, le preferite di Glam.
Scartò i regali: un orologio molto sofisticato ed una trilogia di libri, con le leggi dello stato californiano.
Un’edizione rara e preziosa.
“Sono fantastici … non dovevate …”
Il migliore, però, risultò essere il quaderno di disegni e poesie, dedicate a lui, da parte di Lula.
Geffen si commosse, per più di un motivo.
Avvolse il suo soldino di cacio, poi diede un bacio sulla tempia di Kevin ed uno su quella di Tim, che arrossì vistosamente.
“Ok … tagliamo la torta, su con il morale” – esordì Kevin, ingoiando un singulto.
Lula accese il numero 58 e poi una serie di candele a scintilla.
Scattarono alcune foto e poi si congedarono.
“Vado a coricarmi ragazzi … siete stati fantastici … Lula dormi con papà?”
“Sìì!! E Brady!”
“Ovviamente … Buona notte Kevin, Tim …” – li sfiorò con un tocco gradevole, prima di andarsene.


La luna li guardava camminare sulla battigia.
Kevin prese per mano Tim, che inspirò l’aria salmastra ed il profumo del compagno.
“Ci hai fatto l’amore, vero?” – domandò improvviso, fermandosi e scrutando Kevin, senza ostilità.
“Sì Tim.” – ribatté calmo.
Le loro mani erano allacciate e tiepide.
Tim annuì, mordendosi il labbro inferiore e tirando su dal naso.
“Si ripeterà, Kevin?”
“No. Te lo prometto.” – affermò compostamente.
Tim lo baciò, con tenerezza.
Ripresero a passeggiare, senza fretta.






martedì 17 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 154

Capitolo n. 154 - sunrise


Geffen si guardò attorno, con aria perplessa.
“L’hai acquistato Jared?” – si sfilò la cravatta, sbirciando l’orologio a parete – “Un’altra casa?” – e sorrise.
“Sì questo alloggio è perfetto come studio di registrazione, lavoreremo qui con Chris, Tomo, Shan … anche Kevin, se accetterà … L’ho fatto insonorizzare completamente.”
“Malibu è un quartiere davvero accogliente, poi c’è l’oceano, tu ami posti simili”
“A Palm Springs Glam? Sì, è vero”
Si abbracciarono.
Ne seguì un bacio, urgente, per molte ragioni.
“Ho … ho poco tempo … Devo tornare in studio, ieri è stato un bel fallimento” – gli mormorò Glam nel collo: Jared lo guardò emozionato, annuendo.
Si tolse la t-shirt, iniziando a slacciargli i bottoni della camicia, quasi tremando.
Geffen aggrottò la fronte, poi lo strinse più intensamente.
“Perdonami Jay … non so più quel che dico … Mio Dio scusami”
“Va tutto bene … Glam … io”
“Tesoro, mi fai perdere la testa” – e gli diede l’ennesimo bacio.


Kurt gli stava massaggiando i piedi.
Jamie rise sonoramente, suscitando un altrettanta chiassosa protesta, da chi era al planetario, in totale silenzio.
“Questo posto è diventato una palla!” – bisbigliò Kurt, prendendolo per mano.
“Ehi aspetta, i miei calzini!” – obiettò Jamie, trascinato via senza esitazioni dall’amico.
Giunsero nella pineta, dietro la spiaggia.
“Facciamo un bagno Jam?” – chiese allegro Kurt, togliendosi casacca e jeans strappati.
“No, che magari mi sciolgo in acqua, per una strana reazione chimica della mia pelle!”
“Ah che spiritoso, ma sentilo! Dai, non fare il guastafeste!”
Jamie divenne serio.
“Ho davvero paura Kurt …”
“Ehi … accidenti, vieni qui” – e lo avvolse, premuroso.


Erano nudi, ma non avevano fatto l’amore.
Geffen se ne stava appoggiato alla testata in ebano scuro, in stile etnico, tenendo tra le gambe Jared, seduto ed impegnato a suonargli un nuovo brano dell’album, che avrebbe inciso con Chris.
Posò un bacio tra le scapole del cantante, che ebbe un brivido.
“E’ bella …”
“Grazie Glam” – arrise alla sua approvazione, girando il volto, per ricevere un ulteriore bacio.
Le mani dell’uomo erano posate intorno alla sua vita magra, le nocche contro il legno dello strumento classico, che Jared adorava.
Allo stesso modo accoglieva ogni attenzione da parte di Geffen.
Da lui nasceva spontanea la comprensione per certi momenti particolari, dove Jared aveva bisogno non sicuramente del sesso, anche se estremamente appagante tra loro.
Leto mise da parte la chitarra acustica, affondando poi nella spalla di Glam: questi poteva sentire il suo sorriso sul cuore, allo schiudersi delle labbra di Jared, poi una lacrima inevitabile, a seguito del suo sfiorargli la nuca e di parole sincere – “Sei stato all’altezza del tuo talento, sono orgoglioso di te piccolo”
Jared levò i suoi occhi, perdutamente innamorati, su di lui.
“Da quando ti ho incontrato, Glam, non mi sono più sentito solo.”


“Non ti capita mai, Kurt, di sentire un peso, un’ansia … Guardo Marc celare la sua di angoscia, quando crede di non essere visto …”
Erano tornati in auto.
“Sai Jam, il mio Brandon ha un’età, che spesso mi fa dubitare sulla sua voglia sfrenata di vivere, di lavorare, di amarmi e seguire non solo Martin, ma anche gli altri suoi figli, come è giusto … Insomma dovrebbe calmarsi” – sorrise, poi si rabbuiò istantaneo – “Non riesco a pensarmi senza di lui … senza le sue mani calde, che mi tengono stretto, che mi arruffano i capelli, prima di mettere il casco, salendo in moto …”
“E’ un’immagine stupenda Kurt”
“E’ la mia vita con Brandon … A volte faccio delle cazzate e la cosa più buffa rimane che lui capisce al volo se l’ho tradito, ma solo fisicamente eppure non mi rimprovera … Gli importa, ne sono certo, però mi accetta ed io mi sento troppo coglione”
Jamie rise, ma una curiosità insana, lo stava lacerando.
“Posso farti una domanda Kurt?”
“Ovvio che sì”
“Ecco … Con Marc …”
“Cavoli”
“No, aspetta” – rinnovò il proprio sorriso – “Guarda che non voglio recriminare o rivangare il passato, ma so che lui ci teneva a te”
“Sì, me lo disse, Marc è un uomo schietto, non ha paura di rivelare i suoi sentimenti” – replicò fermo.
“Infatti ha fatto lo stesso con me …”
“Coerente Jam!” – ed arricciò il naso.
“Appunto. Tu hai scelto Brandon e Martin, ma se … Se non fosse andata in quel modo, se avessi dubitato e vacillato … sareste ancora insieme, oggi, con Marc?”
Kurt si rannicchiò con la portiera, al posto di guida.
“Non so davvero risponderti Jam … Temo di no, lo avrei fatto soffrire, perché in quel periodo ero preso da Jared e solo la presenza di Brandon mi ha consolato e fatto ragionare, lasciando che quei sentimenti non mi distruggessero, come è accaduto a Colin e Glam.” – spiegò serio.
“Jared è un uragano … Possibile non si renda conto che non può tenere i loro cuori in sospeso? E’ un’ingiustizia”
“Sì Jamie, però al momento Colin crede che la loro relazione stia correndo su binari felici, mentre Glam sa la verità”
“Insomma sono diventati amanti, lui e Jared?”
“Per me sì e c’è di mezzo anche Scott. Le loro occhiate erano di fuoco, quando eravamo in clinica per te, Jam”
“Mi porti da Marc?” – chiese improvviso, riprendendo colore nei gesti.
“Agli ordini!”
“Saresti fico come maggiordomo Kurt, quasi quasi ti assumo” – e sogghignò, ricevendo in cambio una valanga di solletico.


Farrell gettò la cicca di Camel nel laghetto, notando l’arrivo di Jared.
Scese dall’auto e si diresse verso di lui, accigliato.
“Ciao Cole, ma hai ricominciato?”
“Cosa?” – ribatté aspro.
“A fumare …”
“Mi prendo una mezza giornata libera dal set, torno a casa e non trovo un cane ad aspettarmi! I figli spariti, tu pure, ma dove cazzo eri, ti avrò telefonato cento volte Jay!”
“Ho … ho dimenticato il cellulare in camera stamattina …” – disse turbato da quell’atteggiamento piuttosto aggressivo.
“Non hai risposto!”
“Ero a … a Malibu, per sistemare l’attico, te ne avevo parlato …”
“L’impianto che hai alla End House non è sufficiente?”
Jared si irrigidì: “E’ un problema come uso i miei soldi, Colin?”
Farrell assottigliò le palpebre, come se stesse analizzando il compagno alla stregua di un nemico.
“Dei soldi non mi frega niente”
“Perfetto Cole … Perfetto.” – e si allontanò, entrando nel salone centrale, per poi dirigersi nella loro stanza.

L’attore lo raggiunse un minuto dopo, chiudendo la porta a chiave.
Jared strinse i pugni, provando come una morsa al cuore.
“Cosa vuoi ancora Colin?”
“Cosa voglio? Stare con mio marito, è così strano per te?”
“Lasciami respirare … là fuori hai esagerato!”
“Cazzo Jared, quanto fai il difficile oggi” – e spingendolo contro la parete, si infilò tra le sue gambe, opprimendolo in un abbraccio soffocante.
Lo baciò, sentendo la bocca del cantante serrata in principio, ma con scarsi risultati.
Jared dovette cedere, ma il sapore di quel contatto era invasivo e mortificante.
Colin gli slacciò sgraziatamente il cardigan, unico indumento sul busto asciutto di Jared, che si sentì raggelare.
“Colin smettila …” – disse sommesso.
“Nemmeno se mi paghi” – ringhiò, ma il suo intento era scherzoso.
Ciò di più lontano alle percezioni di Jared, che lo spinse via come una furia.
“La devi piantare di assillarmi con la tua prepotenza Colin!!” – gli urlò, perdendo completamente il controllo.
Farrell era sbigottito.
“Jay … Jay io stavo … stavo giocando …”
“Ma non dire stronzate!!” – esplose, per poi fuggire verso il bagno, dove quasi si barricò.
Colin cadde in ginocchio davanti a quella barriera, in lacrime.
“Jay … Jared aprimi … ti supplico, hai frainteso … anzi, sono io a non avere capito … Prima ero deluso, perché eri irreperibile, ma dopo … Cioè io … dopo …” – la sua nuca cominciò a pulsare.
Colin quasi gattonò per arrivare al comodino.
A fatica reperì un blister, dal quale sfilò due pasticche, ingoiandole a secco.
Jared non udendo ulteriori rumori, si affacciò, vedendo Colin riverso tra la poltrona e la finestra, verso la quale si era spostato, per prendere una boccata d’aria.
“Cole …” – mormorò stravolto.
“Ehi …” - replicò lui in lieve affanno, ma tendendogli le braccia.
Si tuffarono l’uno verso l’altro, con disperazione, come due cuccioli, che si erano allontanati e che credevano di essersi persi, per l’ennesima volta.