giovedì 28 febbraio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 61



Capitolo n. 61  -  zen


Accadde improvviso, come il l’arrivo del primo giorno di primavera.
Un cambio di stagione, ma, nella vita di qualcuno, un mutamento radicale e definitivo.
La notizia di Brandon Cody, stroncato da un infarto, arrivò a tutti come una sferzata cattiva e malvagia, quel mattino sul finire di un marzo ancora un po’ grigio, ma piuttosto caldo.

“Nel sonno … senza soffrire … L’ho perduto nel modo peggiore e migliore” – singhiozzò Kurt, abbracciato da Jamie e Jared, per primi accorsi al suo attico, dopo una telefonata disperata da parte dell’amico.
Il compagno non si era più destato, abbracciato a lui, il volto sereno, perché nel posto migliore dove viveva da anni, insieme al suo Kurt ed al loro Martin, fortunatamente assente per un fine settimana in campeggio.
Glam pensò alle esequie, coadiuvato dall’efficiente Flora, Colin e Marc andarono a prendere il bambino, per poi riunirsi a villa Meliti, dove Antonio accolse Kurt come un figlio.

“Era stanco ieri sera” – balbettò, proseguendo in una cronaca, che divenne presto uno sfogo emotivo necessario.
Jamie gli accarezzava la schiena, mentre Jared lo aiutava a bere un tè caldo ad ogni pausa, abbastanza zuccherato per sostenerlo.
Scott aveva portato dei medicinali per qualsiasi emergenza, sapendo che prima o poi Kurt sarebbe crollato.
Il suo attaccamento a Brandon, la loro sinergia, la complicità, erano per ognuno di loro un esempio difficilmente emulabile.

“Eppure ha voluto fare l’amore … Poi ridevamo, dopo … non era stato un granché, ma io lo confortavo e lui mi rimproverava dicendo che gli raccontavo delle frottole, che era abbastanza vecchio e navigato per capire le mie amorevoli bugie … e mi ha ripetuto che mi amava, tante volte, prima di assopirsi … e lo guardavo … era perfetto … perfetto.”


Denny vestì le sue cucciole con degli abitini neri, la camicia bianca, le ballerine ed i bottoni in tinta, nel colore del lutto, mentre Pamela raccoglieva i loro capelli, con dei nastri viola, come per le altre bimbe.
Martin sembrava un ometto, così Henry e James, Yari e Misaki, Josh e Lula costantemente accanto a lui, per consolarlo e distrarlo.
Nel parco del cimitero, però, il bimbo volle restare tra le braccia di Kurt, circondato dalle ex di Brandon, unitamente ai suoi figli naturali.
C’era armonia tra loro, Cody era riuscito in un miracolo, dopo anni di confronti, dove le varie spigolature, anche in Kurt, si erano smussate completamente.


La cappella dei Meliti, ingrandita per ospitare tutti coloro i quali l’anziano boss adorava, sarebbe stata da quel momento il luogo dove anche Brandon avrebbe riposato.

Jared non smetteva di piangere, stretto ad un Colin, altrettanto devastato.

Glam aveva provveduto per i fiori, un suonatore di cornamusa scozzese, terra amata da Cody e le letture, ugualmente preferite dallo psichiatra.
Lo affidò a Dean e Sammy, mentre Owen teneva tra le sue ali Julie e Casper, osservando il dolore nella coppia, che doveva molto a Brandon, come chiunque tra i presenti.

Dal Salmo 39
Eterno, fammi conoscere la mia fine, e quale sia la misura dei miei giorni; fa' che io sappia quanto sono fragile. Ecco tu hai ridotto i miei giorni alla lunghezza di un palmo, e la durata della mia vita è come niente davanti a te; si, ogni uomo nel suo stato migliore non è che vapore. Si l’uomo va attorno come un'ombra; si invano si affaticano tutti e accumulano beni senza sapere chi li raccoglierà! Ma ora, o Signore, che aspetto? La mia speranza è in te. Liberami da tutte le mie colpe, non farmi essere l'oggetto di scherno dello stolto. Tu correggi l'uomo castigando il suo peccato e consumi come un tarlo ciò che gli è prezioso. Si, ogni uomo non è che vanità.0 Eterno, ascolta la mia preghiera e porgi l'orecchio al mio grido; non essere sordo alle mie lacrime, poiché davanti a te io sono un forestiero e un pellegrino come tutti i miei padri. Distogli il tuo sguardo da me, perché io possa riprendere forza prima che me ne vada e non sia più».

Dean passò il plico di fogli a Sam, che annuendo, diede voce al comune dispiacere.

Il Signore è il mio pastore:
nulla manca ad ogni attesa;
in verdissimi prati mi pasce,
mi disseta a placide acque.

È il ristoro dell'anima mia,
in sentieri diritti mi guida
per amore del santo suo nome,
dietro lui mi sento sicuro.

Pur se andassi per valle oscura
non avrò a temere alcun male:
perché sempre mi sei vicino,
mi sostieni col tuo vincastro.

Quale mensa per me tu prepari
sotto gli occhi dei miei nemici!
E di olio mi ungi il capo:
il mio calice è colmo di ebbrezza!

Bontà e grazia mi sono compagne
quanto dura il mio cammino:
io starò nella casa di Dio
lungo tutto il migrare dei giorni.


Nelle menti correvano, come foglie nel vento, le immagini di Brandon, nei suoi sorrisi, nel suo correre da chi aveva bisogno di lui, generoso ed umile, sincero ed onesto, come nessuno.
Nessuno.


Lula lo prese per mano e Martin sorrise.
La tumulazione era un momento drammatico già per gli adulti, figurarsi per un bimbo, così si allontanarono, seguiti a distanza da Glam, che preferì salutare Brandon posando semplicemente una rosa bianca sulla sua bara, prima che gli addetti alla cerimonia, lo portassero all’interno di quel tempio, fatto di marmi bianchi.

Geffen non ebbe dubbi su ciò che vide e, seppure abituato a certe situazioni, non fu semplice assistere a quanto Lula rese possibile.
L’avvocato poteva vedere nitidamente Brandon, inginocchiato davanti a Martin, avvolto dal padre, che arrideva al suo faccino triste.
Soldino di cacio spiegava ad entrambi, ma specialmente al cugino, che il suo papà sarebbe rimasto al suo fianco, come un angelo, seguendo ogni suo passo, ogni progresso, ogni sconfitta, ogni vittoria, nel corso della vita di Martin.
Cody gli diede un bacio sulla fronte, dopo averlo cullato e convinto a propria volta, che Lula stava dicendo la pura verità.
Gli fece la sua promessa d’amore.
Per sempre.
Infine svanì in una luce candida, accompagnato da Syria, apparsa improvvisa e raggiante nel vedere Glam, a cui rivolse un cenno, che gli riempì il cuore di rinnovata gioia e fiducia nel futuro.






ZEN - CAPITOLO N. 60



Capitolo n. 60  -  zen


I polsi gli dolevano
Kevin li stava stringendo troppo, mentre lo opprimeva con il proprio peso, il sesso che gli stava facendo, annientando il piacere di Tim, incapace di sottrarsi a ciò che percepiva come pura, assurda, assoluta disperazione nel compagno.
Il bassista, con il volto affondato nel collo del giovane, stava mordendo la sua pelle, solo con le labbra, bagnate, come il resto, da lacrime amare e con un’unica spiegazione.

Al suo risveglio, Kevin, non trovò più nessuno al suo fianco.
L’armadio mezzo vuoto, in quello spazio occupato sino al giorno prima dalle cose di Tim, che se n’era andato e, questa volta, quasi con certezza, per sempre.


Lula era imbronciato al centro del materasso, brandendo il suo pupazzo, dal quale non si separava mai.
Glam lo sbirciò, ridendo poi per quella sua espressione buffa.
“E allora?” – chiese divertito, allungando una mano, per accarezzargli la testolina arruffata.
“Mmmm non dovevamo andare al parco acquatico con Violet?”
“Sì … alle dieci tesoro e sono le … dieci meno un quarto, cavoli!” – e scattò in piedi.
Vide degli abiti piegati in ordine sulla sedia, un vassoio con una colazione veloce, in prospettiva dei soliti snack, che avrebbero preso al bar davanti la piscina delle orche.
“Denny ha pensato a tutto …”
Vassily era già pronto, come tutti gli occupanti la villa, compreso Jay Jay rimasto con Geffen per il week end.
“Faccio una doccia, ci bevo il caffè sotto, mangio pure la brioche, dammi cinque minuti soldino!” – esclamò, recuperando tazza e croissant, mentre Lula rideva come un pazzo, in sua adorazione.
Denny li spiava, con le gemelle attaccate alle sue gambe, che facevano segni e risa in direzione di Lula, ammiccante e simpatico come al solito.


I due giganti sovietici presero sulle spalle Cory e Mony, Denny si occupò del trasportino a zaino, dove Jay Jay venne sistemato, Lula prese per mano Violet e Glam, insieme a Colin, si accodarono, a breve distanza.
Denny lo aveva evitato elegantemente.

“Cosa è successo ieri? Io dormivo e voi litigavate, vero?” – chiese improvviso Geffen.
“Solo Jared e Denny, a causa tua, ovviamente.” – replicò guardandosi in giro.
“Motivo?”
Colin rise, svogliato – “Altre domande sceme, avvocato?”
Glam  scrollò il capo – “Hai fatto da paciere?”
“Ci ho provato, ma quando il tuo boy toy ha dato della puttana a mio marito, Jared ha reagito mollandogli un ceffone. Contento?” – sibilò, irritato.
Glam si bloccò, facendo un cenno a Vassily di proseguire con il resto della comitiva.

“Denny è un’ottima persona, trattato come una merda dal compagno del fratello di Jared, deduco che non abbia alcuna stima dei fratelli Leto e tu vorresti biasimarlo? Sii onesto Colin.”
“Se vogliamo parlare di onestà, dovresti quanto meno sentirti ridicolo!”
“Ok, sono un mentecatto, che ruba i mariti e non conclude un cazzo!” – sbottò feroce.
Farrell si adombrò.
“No tu … Tu non hai rubato nulla a nessuno, Glam …” – ribatté triste, provando ad andarsene.
“Aspetta. Si può sapere cosa ha in testa Jared? Io ho provato a farlo ragionare” – obiettò, turbato dall’improvvisa angoscia nei quarzi dell’irlandese.
“Mi sono preso cura di lui, dopo l’attentato, così come tu hai fatto con Denny, dimenticandoti, però, di Jared, lui ragiona così … Non posso cambiarlo”
“Tu sei, come Denny, un uomo straordinario, paziente e comprensivo, ami Jared come nessuno, peccato sia rimasto unicamente lui a non capirlo oppure a non accettarlo, forse non gli sembra vero, è infantile e ci porta alla follia!”
Colin si morse il labbro, sgranando i suoi enormi pozzi neri.
Era bellissimo.
“Tu stai con Denny …?” – chiese quasi timido.
“Non lo so … Lui va e poi torna da me … Stanotte non abbiamo dormito insieme, mi ha detto una cosa sul tipo che più lascia accadere cose del genere e più soffrirà quando lo ignorerò … E poche ore prima avevamo fatto … Ad essere sinceri, del sesso magnifico … Anche se è così amorevole con me” – ammise, arrossendo.
“Gli vuoi bene …” – sorrise.
“Certo.”
“Non trattarlo male Glam, anche se lui è in gamba, riesce ad uscire dalle tempeste, ma potrebbe spezzarsi e non lo merita.”


“E’ … è andato via …”
“Kevin, bevi questo, per favore”
Jared si accomodò sul divano nel salone della Joy’s House, fredda e desolata senza Tim.
Il cantante lo cinse, cullandolo, mentre Kevin piangeva sommesso.
“E’ colpa mia … è sempre così … Mi dispero per Glam e Tim sa cosa provo … anche se non parlo, anche se nascondo l’evidenza … Sono patetico, Jay, patetico ed inutile” – gemette, faticando a respirare.
“Kevin non spaventarmi, vuoi che chiami qualcuno? Magari Brandon?”
“No … No, a me serve solo chiarirmi con Glam una volta per tutte e capire se ho ancora uno straccio di possibilità di riappacificarci”
Leto sorrise – “Ma non siete in lite … O mi sono perso qualcosa?”
“No, affatto … A Palm Springs, da solo con lui e Jay Jay, gliel’ho detto”
A quella frase, il cuore di Jared gli saltò in gola.
“E lui … Lui come l’ha presa, Kevin?”
“Mi ha detto che era una stronzata, che dovevo vivere sereno, che mi avrebbe impedito di sbagliare … di perseverare con lui … Ma io voglio Glam, voglio Glam e basta!” – ansimò, stendendosi in preda ad un tremore diffuso e preoccupante.
Jared chiamò subito Colin.


Le sue ali forti sapevano salvarti e condurti lontano.
Kevin lo pensava, credeva di sognarlo, ma Glam era lì con lui, ad accarezzargli le tempie, posandovi dei baci leggeri, dopo averlo portato sul letto della camera dove avevano fatto l’amore in un tempo, che nessuno dei due aveva dimenticato.
“Tesoro va meglio …?” – gli sorrise e niente l’avrebbe fatto guarire come l’espressione di Geffen, paterna, presente, anche se quell’uomo non apparteneva ad alcuno, se non al proprio complicato destino.
“Sì daddy …” – respirò, appendendosi al suo collo, per cercare la bocca di Glam, generosa, disponibile.
Ne assaporò ogni frammento, di quella sensazione, che solo Geffen riusciva a  trasmettergli.

Colin e Jared se n’erano già andati da un pezzo, chiedendo all’avvocato di occuparsi di Kevin, provando per una volta a non deluderlo irrimediabilmente.
Lui aveva risposto loro di adorarlo, di sapere quanto valesse, ma che riprendere una relazione sarebbe stato lesivo del rispetto reciproco, conoscendo i propri limiti e l’instabilità sentimentale, a cui sembrava condannato.
“Fai un tentativo per essere migliore Glam: almeno provaci, per il bene di tutti.” – Farrell si congedò con quella che apparve come una sentenza.
Jared rimase in silenzio.


Quando lo vide in fondo al vialetto, Tim ebbe un colpo al cuore.
Lula gli corse incontro, staccandosi da Vassily, che non lo lasciava mai.

Seduti su di una panchina, i due esprimevano candore e simpatia.
“Sai zio Tim, io ti voglio un mondo di bene”
Il ragazzo lo abbracciò  - “Anch’io soldino di cacio”
“Non essere arrabbiato con papake …”
“Lo sono unicamente con me stesso, Lula. Credimi.”
“Perché?”
“Perché quando una cosa non funziona, bisogna arrendersi e …”
“E buttarla via?” – chiese triste.
“No Lula … Sai io tengo tutto” – e sorrise amaro.
“Tutto?”
“Sì, lo … lo metto da parte, magari in una scatola … Poi ogni tanto mi ricapita tra le mani e provo nostalgia, i ricordi mi assalgono, a volte mi confortano, altre mi distruggono” – spiegò assorto, sapendo quanto Lula capisse i suoi discorsi.
Il bimbo annuì.
“Per papà Kevin ce ne vorrà una molto grossa!” – rise, ma con gli occhioni velati di malinconia.
“Basterà questo …” – e Tim indicò il proprio cuore – “E poi questo” – e segnò quello di Lula – “ … e quello di Glam, degli amici più cari” – prese fiato – “Riunendoli, avremo quel contenitore in grado di conservare tutto il nostro amore per il tuo papà Kevin …”
“Quindi tu lo amerai sempre?” – domandò speranzoso.
“Sì e vale anche per te, cucciolo” – gli diede un bacio tra i capelli, provando una commozione, che gli toglieva ogni energia.
Si salutarono, non prima che Tim gli promettesse di chiamarlo ogni settimana e di uscire a mangiare un gelato oppure una pizza, di tanto in tanto.
A Lula non si poteva negare nulla.














mercoledì 27 febbraio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 59



Capitolo n. 59  -  zen


Colin deglutì a vuoto.
“Cosa è successo qui, Jay?”
“Ha preso due capsule, con dell’alcol … Glam ha litigato di sicuro con Jude e Robert, non potrei spiegarmi altrimenti il suo stato Cole” – disse impaurito dal pallore dell’uomo, profondamente assopito su quel lettino prendi sole.
Farrell recuperò un plaid da un cassettone in legno bianco, coprendolo accuratamente.
Leto lo scrutò – “Cosa avevi pensato …?” – chiese calmo.
“Niente Jay. Niente.” – disse fissandolo, accorgendosi del sopraggiungere di Denny.
Era rientrato alla villa per rifornirsi di bibite.
“Ciao … Ma … Glam?!”
“Stai tranquillo, si è solo addormentato …” – si affrettò a spiegargli il cantante, ma il giovane lo scostò deciso da Geffen.
“Cosa gli hai fatto?!” – sbottò livido.
Jared ebbe un tremito, poi la sorpresa divenne rabbia: “NULLA!! Cosa dovrei avergli fatto cazzo!?!”
Denny lo puntò, mentre avvolgeva Glam, come a proteggerlo da lui.
“Sei tale e quale a Shan, sempre con il piede in due scarpe, a tormentare gli uomini degli altri!! Nonostante abbiate compagni fantastici, come Owen, Josh, Colin!” – ruggì.
Farrell si avvicinò, provando a riportare la calma, senza riuscirvi affatto.
“Denny ti sbagli di grosso …” – replicò il leader dei Mars, stringendo i pugni.
“NO! E lo sai benissimo Jared, è sempre la stessa storia! Colin te lo permette o forse non esiste un modo per impedirtelo, ma sei sempre stato e resterai in eterno una puttana!”
Uno schiaffo gli arrivò da Leto, in replica a quell’ultima esternazione.
Colin afferrò il marito, trascinandolo via, senza che Denny ricambiasse quel gesto, restando immobile, il fiato corto, un rivolo di sangue dal labbro sinistro, la consapevolezza di avere detto unicamente la verità.

Un rantolo lo distrasse.
“Glam …”
“Ehi … perché urlavi …?” – disse confuso, provando a sedersi.
“Aspetta, ti aiuto … Sarà meglio farsi una doccia” – disse, accennando un sorriso.
“Non … non dovresti fare sforzi, Denny, le tue cicatrici …” – ribatté goffo.
“Quelle sono a posto … Tu, invece, sei un disastro Glam” – e gli diede un bacio sulla guancia, mentre lo sorreggeva.
“Ti ringrazio … Ma c’era qui …” – si massaggiò la nuca – “Chi c’era qui, Denny?”
“Nessuno Glam. Nessuno.”


“Voglio andarmene.”
Jared incrociò le braccia sul petto, piegandosi sul muretto poco distante dai gazebo, dove la festa era nel vivo.
I bambini erano concentrati sull’esibizione di un divertente clown mago.
Farrell lo strinse, affiancandolo – “E’ un momento particolare, Jay, dovremmo ritrovare un minimo di equilibrio, un po’ tutti”
“Se vuoi il mio esame di coscienza low cost, alla Denny, ha ragione, sono una puttana, va bene così?” – esclamò turbato.
“Guardami Jared”
Leto lo accontentò.
“Senza volere giudicare nessuno, penso che anche Denny non sia un santo, anzi. Valutando quanto accaduto, con razionalità, dobbiamo capire che lui è grato a Geffen per le gemelle, per averlo assistito durante l’intervento a Rio e, senza dovere essere dei geni ed in modalità low cost, quei due scopano. Punto.” – sorrise, appoggiando la fronte alla tempia sinistra di Jared, che mandò giù un singhiozzo.
“Sì … Ha un senso …” – disse flebile.
“Non dovremmo farlo qui, Jared, ma tanto vale, colgo l’occasione al balzo: sei geloso perché se lo porta a letto o perché gli dedica del tempo? Ed in caso affermativo, il che è scontato, dove credi possa condurci questo tuo risentimento, provocato da Glam?”
Leto avvampò.
“Lui non … Non ha motivo di occuparsi di me … Tu sei il mio mondo Cole” – balbettò.
“In effetti dovrebbe essere così, ma una parte di te persevera nel credere che Geffen le appartenga e quella parte è ciò di cui io mi rammarico maggiormente, da quando è entrato nelle nostre vite, da quando avete capito di non essere semplici amici” – disse più severo.
“Io … io sto male quando ci litigo e da Robert in poi ogni cosa è cambiata … Lui mi ha dimenticato, è guarito … E potrebbe avvenire anche per te, Colin … Un tempo dissi a Glam che ero un cancro per voi due”
“Questa è una stronzata, Jay!” – si alterò.
“Descrivimi in altro modo, se ci riesci, fallo senza pensarci, anzi no, Cole, rifletti su quanto ti ho fatto soffrire!” – replicò in lacrime.
“Mai quanto me!” – si alzò, senza lasciarlo, abbracciandolo forte – “… mai quanto me, amore adorato …” – concluse piano, dandogli poi un bacio energico e definitivo.


L’acqua zampillava sui suoi muscoli, segnati dalle mani di Denny, che lo stava lavando accuratamente.
Geffen ammirava la sua giovinezza, nonché la strana canottiera in cellophane aderente, che il ragazzo doveva indossare ancora qualche giorno, come una seconda pelle, per completare l’intervento con esito ottimale.

“Sembro un merluzzo in pellicola” – rise, notando la curiosità del suo socio.
“E’ fastidioso?”
“Ci sono cose peggiori” – si morse la lingua.
“Cosa dicevi Denny …?”
“Era una battuta … Ok, l’ho già dimenticata, su girati, pensiamo alla schiena …”
“Va bene, agli ordini” – sorrise, ubbidendo, mentre si appoggiava con i palmi aperti sul lato piastrellato del box.
“E’ stupenda … mi eccito solo a pensarla …” – sussurrò Denny, posando dei baci tra le scapole.
“Co-cosa?”
“La tua schiena Glam … Così spaziosa …” – e lo cinturò, sfiorandolo poi tra le gambe e, scoprendolo eccitato quanto lui, iniziò a masturbarlo.
“Denny … Mio Dio … Non dovresti …”
“Non sono malato e neppure tu” - miagolò dolce.
Geffen percepì di essere in balia delle sue attenzioni e di un desiderio, che stava divorando entrambi.
Denny chiuse i rubinetti, riportando Glam a guardarlo, perché si baciassero.
“Tesoro … andiamo di là …” – propose l’avvocato, ma il giovane era già in ginocchio, per finire ciò che aveva cominciato, nella propria bocca, senza smettere di toccarsi, per venire contemporaneamente al suo amante.
Fu appagante e lussurioso.


“Torno dalle mie figlie … fa una certa impressione, sai Glam?” – sospirò, aiutandolo ad indossare boxer e maglietta.
“Grazie Denny …” – e gli diede una carezza, prima di rilassarsi.


Cory e Mony appena lo videro gli corsero incontro: Denny si piegò, raccogliendole a tempo, per distribuire equamente una dose massiccia di coccole.
“Papà dov’eri?”
“In casa, con Glam …”
“Papi Glam!” – esclamò Mony, ascoltata da Jared e Colin, riavvicinatisi al gruppo per controllare Amèlie ed Isotta, che, battendo le manine, si entusiasmò a quell’appellativo così caro al suo cuore – “Anch’io voglio andare da papi Glam …” – chiese con un’espressione irresistibile.
Denny le diede un peluche, pescato da una cesta colma di giochi e doni – “Se vuoi ti accompagno Isy …”
“Okkeii!! Con Lula!” – e lo indicò felice.
Soldino di cacio stava arrivando con Kevin, Tim, Vassily e Peter.
Mony e Cory lo accolsero al meglio e lui ricambiò, tastando le chiome simili alle proprie, imitato dalle cucciole assai divertite da quella circostanza.
Kevin si congratulò per l’adozione, cogliendo nello sguardo di Jared un sommario imbarazzo.

“Devo andare dal mio papà!” – disse improvviso Lula.
“Anche noi!!”
Filò via, allegro e solare, inseguito da Mony, Cory, Amèlie ed Isy, ovviamente tallonate dai rispettivi genitori.

Quando, arrivarono nel corridoio, distanziati dai bambini, Denny e gli altri avvertirono al risata di Geffen, sommerso da quella nidiata di pargoli scatenati.
Sveva sbucò dal bagno, dove aveva cambiato Jay Jay, che già sgambettava per unirsi ai numerosi cugini acquisiti.

“Papi Glam tu hai fatto Jay Jay con questa bella signora?” – domandò Cory, con la spontaneità dei suoi cinque anni appena compiuti.
“Sì ...” – rispose perplesso.
“Me l’ha detto papà!” – lo anticipò.
“E siete sposati?” – insistette Mony.
Sveva arrossì, accomodandosi in poltrona.
“No …”
Cory si sporse per confidare qualcosa all’orecchio della sorellina.
“Non si parla sotto voce” – la richiamò con dolcezza Denny.
“Ho detto a Mony che allora papi Glam può sposare il nostro papà!” – e rise, coinvolgendo anche il resto della ciurma.
Kevin provò un palese disagio, ma per fortuna Tim era rimasto al party.
Jared si tirò indietro i capelli e Colin prese al volo Isy, che stava scivolando tra i cuscini, mentre gattonava sopra a Geffen.

“Ok adesso Glam deve riposare, che ne dite di andare a fare merenda?” – propose Denny con educazione.
Riuscì nell’impresa, coadiuvato anche dal resto degli adulti, tranne Kevin, che rimase qualche minuto.
Andò a sedersi sul bordo, prendendo in grembo Jay Jay, alle prese con il suo biberon di latte caldo.
“Sta crescendo …” – disse assorto l’ex di Glam, che non aveva mai smesso di guardarlo.
“Sì … gli piaci” – sorrise.
“Anche lui a me” – e finalmente rivolse i suoi occhi a Geffen, che li scoprì lucidi ed emozionati.
“Kevin …”
“Sarei un pazzo, anzi no, un incredibile stupido pazzo, ma se tu … se mi dicessi di tornare da te, lo farei e non basterebbe, sai? Sopporterei di nuovo qualunque tua scelta …”
“Kevin smettila” – lo avvolse tenero – “Smettila di dire queste sciocchezze … E poi sarei il primo ad impedirti una simile stronzata” – sorrise.
“Sto bene con Tim … Il mio mondo, però, rimani tu, Glam … Chi voglio prendere in giro? Chi …?” – singhiozzò, intristendo anche Jay Jay.
“Perdonami, non volevo …” – e gli ripassò il bimbo – “Perdonatemi …”
Geffen lo sistemò nel trasportino, riabbracciando Kevin subito, per sedare la sua afflizione, ma lui preferì fuggire via.