mercoledì 11 gennaio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 18

Capitolo n. 18 - sunrise


“Oggi Glam ha la seduta da Scott.”
Kevin lo disse come svuotato, mentre Jared si grattava nervosamente i gomiti, chiuso in un inconsueto silenzio.
“Vorrei sapere come sta, magari chiamo il medico, forse non dovrei più preoccuparmi per lui, cosa ne pensi …?” – chiese esitante al cantante dei Mars, che ricevette un sms.
“Stasera andiamo a Chicago, con il gruppo, per una serata speciale, un premio, che ci verrà consegnato domani … vieni con noi, ti farà bene.”
“Ma mi stai ascoltando Jared?” – replicò esasperato.
Erano seduti a bordo piscina, a sorvegliare i bambini che giocavano, scherzando con il nonno, accomodatosi su di un lettino prendi sole, insieme all’inseparabile Carmela, che gli leggeva un giornale scandalistico.
“Certo che ti ascolto Kevin e vorrei tornare indietro nel tempo, ritrovando il nostro … Cosa mi dici per Chicago?” – aggiunse, leggendo distrattamente quel messaggio.
“Non ne ho alcuna voglia … tu come stai?”
“Devo … devo andare. Ti chiamo quando arrivo Kevin, ciao.” – e si allontanò velocemente.


Hopper si fece una lunga doccia solitaria.
Quando tornò da Jamie lo ritrovò assopito.
L’aria condizionata rendeva il clima del loro attico gradevole, ma il fare l’amore con lui quel pomeriggio, gli aveva trasmesso strane sensazioni.
Jamie lo teneva dentro di sé con disperazione, come a chiedergli scusa.
L’avvocato si strofinò i capelli corvini, inspirando, prima di svegliarlo con calma.
“Tesoro … ti preparo una spremuta?”
“Ciao Marc … mi sono addormentato?” – e sorrise indifeso.
“Un po’ … ascoltami, dovremmo parlarne.”
“Di cosa?” – chiese turbato da subito.
“Di … di quello che Gabriel voleva dirti … temo sia importante.” – rivelò, come rassegnato, ma con maturità.
“Non voglio sapere niente!!” – sbottò mettendosi al centro del materasso, rifuggendo le carezze amorevoli di Marc.
“Jamie devo chiederti se provi dei sentimenti per lui, nonostante il tempo e ciò che è successo … Perdonami, ma ho bisogno di saperlo.” – gli domandò pacato, ma senza dargli scampo.
“Io lo odio. Con tutto me stesso.” – affermò di rimando il ragazzo, sostenendo lo sguardo di Marc con la fermezza di sempre.
“Allora devi essere abbastanza coraggioso da affrontarlo, insieme a me, per capire cosa lo tormenta, senza condannarlo a priori.”
“Come fai a chiedermi questo?? Come pretendi che io … Dio, non ti capisco Marc, sei fuori di testa??!!”
“No, assolutamente … non andare via Jamie.”
“Fottiti!! Sei un mostro!!” – esclamò, provando il nonsenso della propria reazione, subendone l’acre sapore di sconfitta, accasciandosi sul parquet, come colpito a morte.
Hopper si precipitò a soccorrerlo, come se quell’episodio lo avesse abbattuto definitivamente, ma lui era pronto a correre tutti i rischi del caso: non voleva fantasmi tra loro, assolutamente.


Jared varcò la soglia del villino, con un sorriso colmo di speranza.
La sua emozione si spense contro la schiena di Geffen, che stava sigillando degli scatoloni, in mezzo al salotto, disadorno di soprammobili, il frigo spento, le ante degli armadi aperti e visibili a Jared, che notò la mancanza dei vestiti.

“Che … che cazzo significa questo Glam? …”
“Ciao, grazie per essere passato. Ho venduto la casa, ho imballato le tue cose Jay. Puoi disporne come vuoi, ma non oltre un paio di giorni.”
Il cantante deglutì a vuoto, appoggiandosi alla parete.
“Sei impazzito …” – disse flebile, poi si riprese, infuriato – “Hai venduto la nostra …!”
Geffen lo fulminò con lo sguardo, voltandosi di scatto, finalmente.
“La nostra, cosa??” – ribattè secco.
“Glam … io non capisco … io non riesco a …” – iniziò a piangere, inghiottendo singulti, che lo stavano bruciando come un fuoco lento, ma inarrestabile.
“Non potevo spedirle alla End house, ma ho ritenuto corretto avvisarti. Ora ho un appuntamento in ospedale, potresti chiudere tu?” – disse serio, recuperando un maglione in filo, regalo di Jared.
“TU NON PUOI!!! COSA TI ABBIAMO FATTO KEVIN ED IO??? COSA?? ACCIDENTI A TE!!!” – gli urlò, avventandosi su di lui, afferrandolo per il bavero della camicia, provando a buttarlo a terra, senza riuscirci.
Singhiozzando, Jared si spense ai suoi piedi, impotente e debilitato da quello straziante prova, non riusciva ad interpretarla diversamente.
Geffen gli diede una carezza tra i capelli – “Abbi cura di te piccolo …” – ed uscì, senza voltarsi indietro.


Le pareti insonorizzate dello studio di Kevin si rivelarono utili ad impedire il diffondersi delle grida di Jared.
Sembrava in preda a delle convulsioni, che il bassista non riusciva a controllare e risolvere.
“Ci ha lasciati … papà se n’è andato di nuovo …” – iniziò a ripetere, lo sguardo cristallizzato di lacrime ormai esaurite, tremando, sul petto di Kevin, che non sapeva più cosa fare.
“Jay … Mio Dio … non spaventarmi … cerca di riprenderti … ti prego …” – disse privo di energie, condividendo con Jared l’ennesimo pianto.
Quel giorno sembrava non finire mai.


Shannon consolidò la presa alle sbarre del letto, mentre Tomo dietro di lui, lo toccava dappertutto, avvinghiato al suo corpo sudato e febbrile.
Erano inginocchiati e saldi, nel loro congiungersi devastante, tra sensi di colpa e desideri irrinunciabili.
L’urgenza di ritrovarsi, li aveva portati ad essere imprudenti.
“Mi manchi … mi manchi Shan …”
Tomo aumentava le spinte, arrivando in quel punto del suo amante ritrovato, capace di farlo svenire per l’orgasmo, mescolato ai suoi baci, al sentirsi leccare la nuca, il collo, voltandosi per baciarlo intenso e spregiudicato.
Chris aveva trovato il cellulare del compagno, tra i cuscini del divano, dove il chitarrista aveva sparpagliato biglietti aerei e programmi per il concerto di Chicago, dove il leader dei Red Close non avrebbe partecipato, per altri impegni.
Un sms era rimasto memorizzato e visibile – § Solito posto … non fare tardi, ti amo SL §
Si era come raggelato, capendo dove potevano essersi nascosti, per quell’appuntamento clandestino.
Averne la conferma, all’imbrunire, fu per Chris come un pugno dritto sui denti: Tomo e Shannon lo avevano calpestato, senza alcun rimorso.
Seppure inconcepibile, dopo il percorso fatto e le difficoltà superate, quella era l’unica verità rimasta per lui ed Owen, che non sapeva ancora nulla.


I Mars si ritrovarono sul jet di Antonio, carichi di segreti inconfessabili.
Jared aveva preso dei tranquillanti, rassicurando Colin sul fatto che quell’evento lo avrebbe distratto un minimo dai recenti avvenimenti familiari.
L’attore non ebbe esitazioni nel lasciarlo andare senza di lui, che doveva rispettare i termini del contratto, per un film in fase di realizzazione.
Shannon aveva assicurato a Rice che tutto filava liscio come da copione, prendendosi questa boccata d’aria, per un fine settimana, su di un palco collaudato, come quello di Chicago.
Tomo non aveva trovato Chris al suo rientro, assente per un imprevisto appuntamento a cena con Robert e Jude, ignari di quella giustificazione fasulla.
Gli aveva telefonato, lasciando un messaggio in segreteria, colmo di bugie.
Ai tre sembrò che quel volo li stesse portando dritti all’inferno, inevitabilmente.


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