venerdì 29 agosto 2014

LIFE - CAPITOLO N. 6

Capitolo n. 6 – life



Vincent Lux non riusciva credere ai propri occhi ed a quella visione.

Appoggiò stanco, prendendo un lungo respiro, il ginocchio destro, sul bordo in fondo al materasso, sopra al quale giacevano ancora abbracciati Louis e Zayn.

Il primo si svegliò lento e gattonò sino a lui, fatto di sonno e stupore.

“Vincent …” – gli sorrise, appendendosi al suo collo, per poi dargli un bacio casto sulla guancia sinistra.

“Mon petit …” – mormorò l’uomo, tendendo l’altra mano a Zayn, che imitò Boo, nell’accoglierlo con altrettanta gioia.

“Vincent ciao, bene arrivato …” – “Tesoro mio” – e baciò entrambi sulle tempie, percependoli caldissimi ed innocenti, pungendoli con la sua barba ispida ed il suo aroma di adulto virile, anche se un po’ dimesso, per motivi a loro sconosciuti.


Robert raccolse poca roba in una valigetta metallica, di cui faceva collezione da anni.
Law era come incollato alla parete della stanza, in cui avevano diviso e condiviso momenti alterni, di felicità e dolore, ad assistere alle decisioni del compagno.

“Non puoi farmi questo Rob … Non dopo che io”

“Questa volta non potrò darti retta Jude, non me lo perdonerei! Sarei un codardo, un ipocrita, un presuntuoso, come siete stati tutti voi, VOI che avete giudicato e condannato Glam ad un isolamento assurdo ed ingiusto!” – affermò vivido e ferito.

Voleva andarsene.
E subito.

Voleva tornare da Geffen, stargli vicino, per farsi perdonare, perché lui non doveva abbandonarlo in quel modo, non dopo ciò che Glam aveva fatto per loro: lo ribadì al consorte, che tentò in estremi di sbarrargli la strada, alzando un braccio tra i due stipiti, che Downey era pronto a varcare con il suo scarno bagaglio.

“Non ti lascio andare via così … Non ci riesco!” – gli urlò in faccia l’inglese.

“Lasciami passare, non essere infantile e non combinare casini con Camy e Diamond! Domani, a villa Meliti, spiegherò loro cosa sta accadendo, ok?”

“Non tirare in ballo le nostre figlie!! E poi, dimmi, quanto credi che durerà, eh? Quanto ci metterà Jared a tornare nelle grazie di Glam?!? TU perorerai la buona causa, per un perdono generale, già ti vedo e lui ti soffierà da sotto il naso l’eroe della tua vita, quel bastardo, che ad ogni buona occasione ti porta via da me!!”

“Glam non mi ha mai lasciato … C’è sempre stato, con o senza Jared e poi Jude, fattene una ragione, GLAM appartiene a me in una forma, che Jared non conoscerà mai, MAI HAI CAPITO??!”



Lux preparò un caffè, in piena solitudine, ma per poco.

“Ehi …”

“Ciao Louis … Che succede di sopra?” – e sorrise mesto – “Sei in crisi con Harry?”

“No … No, è che con Zayn, a volte, facciamo cose strane … Non so spiegartelo”

“Posso capirti in fondo” – ed inspirò, dandogli le spalle.

“E Kirill dov’è? Avete rotto?” – chiese circospetto, accomodandosi alla penisola, per mordicchiare una cialda appena sfornata da Clotilde.

“No” – replicò il francese, senza guardarlo.

Il suo aspetto era trasandato, anche se i capelli brizzolati contornavano un volto abbronzato, ma smagrito, come il resto di Vincent.

C’erano dei giornali, arrotolati tra le tazze, che Lux aveva posato sul ripiano; Boo li sbirciò un po’ teso, al pensiero che doveva sbrigarsi e tornare a casa.

Un fascicolo, dedicato alla moda ed allo spettacolo, gli sembrò più datato degli altri: lo aprì, notando un trafiletto, sottolineato in rosso.

§ Giovane promessa delle passerelle muore prematuramente, per ragioni misteriose § - e, sotto il titolo, la foto di Kirill, immortalato ad una sfilata di Armani.

“Vincent, ma …”

Lux si girò di scatto, togliendogli dalle dita quel pezzo di carta, a lui caro, da come lo ripose nella tasca della camicia mezza aperta, sull’addome asciutto e dorato.

“Non ora Louis, non ti riguarda … Vattene, ok?”

Zayn si palesò, già vestito e pronto a lasciare la dimora di Vincent, che lo salutò frettoloso, lasciando la caffettiera fumante sul fuoco.

Malik si affrettò a spegnerlo, puntando interrogativo Tomlinson, pallido e confuso, nel confidargli quell’amara scoperta.

Uscirono senza dirsi altro, almeno finché non giunsero alla Vespa, parcheggiata in un vicolo laterale.

Il pedale dell’accensione scivolò un paio di volte, sotto le suole di Boo.

“Maledizione non parte …! E sta per piovere, cazzo!”

Zayn se ne stava su di un muretto, ad armeggiare con il cellulare, rimasto spento sino a quell’istante.

“Miseria, Liam sta per tornare stasera! Devo andare al Lax, chiamo un taxi”

“Prenotane due, io devo passare a prendere Petra dal nonno, perché Harry ha a fare in studio!” – sbottò frustrato.

Le gocce di quel temporale li investirono un minuto prima dell’arrivo delle auto, colore grigio antracite, con scritte di ogni genere sulle fiancate.

Zuppi ed assorti, Zayn e Louis si scrutarono per un ultima volta, prima di sparire in direzioni opposte, domandandosi a mente, dopo quanto tempo i loro destini si sarebbero nuovamente incrociati ed in quale folle maniera.



Geffen riattaccò, con aria perplessa, dopo avere scambiato poche battute al telefono, con Lux.

Questi gli aveva annunciato il suo rientro a Los Angeles con una e-mail, confermando poi a voce, la richiesta di un incontro, insieme al legale, che spesso lo aveva tutelato, anche in frangenti particolari.

“Papi chi era?”

“Un mio amico, cucciolo … Hai ancora sonno?” – chiese con un sorriso, sporgendosi alla finestra, per controllare l’arrivo di Robert.

L’attore aveva chiesto un passaggio a Vassily ed entrambi sarebbero giunti a Palm Springs per cena.

“No papi ed ho mangiato tutti i biscotti, contento?” – e, raggiante, si rannicchiò sull’ampio davanzale, sotto l’ala del suo nuovo genitore.

“Certo che sì, devi crescere … Dopo ti cucino la pasta, ti piace?”

“Non saprei … Se piace a te, piacerà anche a me!” – sentenziò buffo, sbirciando l’orizzonte deserto.

“Ok, la faremo con il sugo, come piace anche a zio Robert …”

“Torna qui, da noi?”

“Me lo auguro Pepe, anche se …”

“Anche se?” – e lo fissò, da birba, come gli riusciva alla perfezione.

“Tu sei troppo piccolo per capire certe cose … Certi pasticci, che facciamo noi adulti”

“Tu prova a raccontarmeli … questi pasticci” – e rise gioioso.

“D’accordo, poco alla volta … Ne ho combinati parecchi” – e rise anche lui, anche se meno convinto.

“E poi me le mostri le foto dell’album, che hai nascosto nella scrivania?”

“Quale …? … Sei una vera peste, sai?”

“Però non devi più piangere, quando lo guardi, come ieri sera, papi …” – e si appese a lui, schioccandogli un bacio sul naso, non senza alzarsi più che poteva sui piedini ancora scalzi.

“Ora ci mettiamo i sandali, ok Peter?”

“Ok papi!”



Vas azionò i tergicristalli e sigillò le portiere del mezzo blindato, avviandosi verso la super strada, mentre Donwey guardava fuori il finestrino, la pioggia battente e le nubi cupe, addensarsi sopra la città affollata da un traffico intenso.

“Il primo temporale della stagione …” – esordì lieve l’artista.

“Già … La gente impazzisce alla guida, dovresti avere mille occhi”

“Per vedere meglio le cose … Hai ragione Vas” – e lo guardò, riferendosi a ben altro.

“Tu l’hai appena fatto, Robert?” – domandò educato.

“Ci sto provando … Anche se è tutto così complicato”

“Dopo spunterà il sole, ne sono sicuro: tu e Glam siete belli insieme, anche se non ti nascondo il mio debole per Jared … Ne hanno passate troppe, credimi”

“Conosco la loro storia” – bissò sereno – “Jay non uscirà mai dal cuore di Glam … Così io, te lo assicuro.”



Leto rispose alla chiamata, con un tono composto.

Law era in lacrime, all’altro capo.

“Cole … Colin, sei tu?” – singhiozzò disperato.

“No, Jude, sono io … Cole è … Se vuoi ti faccio richiamare” – propose gentile, ma con aria strana.

“Perdonami, mi dispiace, non volevo disturbarvi, ma io”

“Hai litigato con Rob?”

“Sì, cioè no … Lui mi ha lasciato … di nuovo” – e si accasciò nell’ingresso.

Il cantante provò una fitta allo stomaco, pensando ai motivi di quella scelta.

“Adesso noi siamo in ospedale, da Scott, che ci riceverà a breve … Colin sta facendo una lastra: siamo stati convocati con una certa urgenza” – rivelò, senza più mascherare la propria angoscia.

“Ma state bene Jay?”

“Colin è debole, anche se sta migliorando, io non sono in forma, lo ammetto … Ho avuto una crisi stamattina, un calo glicemico, sembra”

“Ma di cosa stai parlando?”

“Non ne ho idea Jude, ma presto lo scopriremo …”




 KIRILL



VINCENT LUX




giovedì 28 agosto 2014

LIFE - CAPITOLO N. 5

Capitolo n 5 – life



Malik le aveva gettate in un tombino, quando si lasciarono, mentre Tomlinson le conservava, quasi gelosamente.

Le chiavi della residenza di Lux.

Clotilde, la governante, li accolse benevola, ricordandoli sempre e comunque, come i signorini Louis e Zayn.

I due salirono per una doccia, dopo la quale si infilarono tra le lenzuola candite, griffate con le iniziali del milionario, assente da Los Angeles, dal Natale precedente.

C’era nell’aria un buon profumo, derivante dai potpourri sparsi ovunque, in ciotole d’argento e porcellana, alcune delle quali acquistate da Vincent, proprio con i suoi acerbi ex, ora avvinghiati a scrutarsi.

Malik abbassò le difese, attaccando per primo, con un nuovo bacio, più profondo di quello scambiato poche ore prima, dopo una nuotata nell’oceano, spiati da Jamie e Kurt, ormai rientrati a casa.

Le rispettive erezioni bagnate, si scontrarono, più torbide delle loro lingue.

Cominciarono ad accarezzarsi, vicendevolmente e sempre più avidi, di respirarsi, senza più congiungere le bocche, che da socchiuse si spalancarono, appena raggiunsero l’orgasmo.
Insieme.

Addormentarsi, tra quelle mura dov’erano stati felici, sembrò la cosa più naturale del mondo.
Un mondo, che cominciava ad andare in varie direzioni, in quel luglio sempre più rovente.



Robert piombò nel living di Palm Springs, dopo avere scoperto che i codici di sicurezza all’entrata, non erano mai stati cambiati da Glam.

Glam che stava arrivando dal corridoio, ancora non visto, in boxer e t-shirt neri, con un bicchiere di latte e un piatto in plastica decorata con l’effige di Tom e Jerry, colmo di biscotti.

Appena Downey lo scorse, la sua voce crepitò in un silenzio ovattato, nella penombra creata dall’avvocato stesso, per riposarsi accanto a Peter, in quel tardo pomeriggio, nelle camere al piano terreno.

“Ok, dopo che ti avrò detto ciò che penso Glam potrai sbattermi fuori oppure su di un letto, fino a farmi piang” – esordì, paonazzo e tremante, prima che l’altro lo zittisse, tamponandogli le labbra turgide con il palmo destro ed un’espressione strana.

“Rob taci, Peter sta dormendo!” – gli ringhiò, ad un palmo dal naso.

Downey disse qualcosa di incomprensibile, mentre Geffen inarcava il sopracciglio sinistro – “Che stai dicendo, Rob?”

Il moro gli afferrò il polso, senza però liberarsi da quel tocco caldo e speziato di buono.

Geffen rise piano – “Perdonami”

“Peter chi?!” – bisbigliò l’artista, stranito.

“Il mio …” – Geffen esitò, spiazzato dalla sorpresa di averlo lì.

“Papi chi è …?”

La vocina di Pepe pigolò alle sue spalle, mentre il bimbo si strofinava le guance pienotte, con le dita fuori per metà, dalle maniche di un pigiamino troppo comodo per la sua figura ancora esile.

“E’ zio Robert … E’ … E’ Robert, tesoro, non preoccuparti …” – glielo presentò con un moto di tenerezza, raggiungendolo insieme a Downey, tenendo questi per mano.

“Ciao … Non volevo disturbarti … Peter” – e gli sorrise amorevole.

“Sei un amico del mio papà?” – domandò lui simpatico.

“Sì … Volevo sapere come stava” – disse come seguendo un istinto, arrendendosi a quell’amore a prima vista, nell’osservare Peter e la sua spiccata devozione per Geffen.

“Dormi con noi anche tu, zio? Facevamo un riposino, perché io non riesco ad imparare le doppie” – e rise.

Così Geffen.

“Vedrai che faremo progressi con l’alfabeto e la grammatica” – lo confortò.

Downey scrutò entrambi, non senza celare la sua emozione, mai venuta meno verso quei sogni, rimasti irrealizzati.

“Rimango finché non ti addormenti, ok Peter?”

“Se mi chiami Pepe, mi piace di più! Ok per la nanna!” – esclamò vispo, prendendo anche lui per mano, mettendosi nel mezzo, mentre con l’altra afferrava quella di Glam.

I tre camminarono quasi sincroni verso il giaciglio ancora disfatto e carico di peluche di ogni sorta, allungandosi, mantenendo la stessa disposizione.

Peter si rannicchiò verso Glam, mentre Rob provvedeva a raccogliergli i piedini in un pile, un tempo usato da Lula e riposto nel medesimo cassetto, dal quale lo prese, non senza una minima incertezza, sentendosi osservato.

I turchesi di Geffen, erano comunque affettuosi, così la carezza, che, commosso, diede a Downey, appena tornarono a stendersi.

“Grazie Robert …”

Fu un sussurro, carico d’amore ed appartenenza, come se nulla fosse mutato tra loro, in uno scambio profondo, a cui nessuno poteva accedere.

Tranne loro.



Hopper rincasò prima, trovando Jam a combattere con carote, azuki rossi e lattuga fresca, con l’intenzione di preparare un piatto vegan, suggeritogli da Jared, durante una cena, mesi prima alla End House.

“Ehi tesoro, che combini?”

“Niente” – lo tagliò secco, ridandogli le spalle, per lavare le verdure e scolare cereali e legumi, a completare quel miscuglio “per capre”, come lo definì Marc, ridacchiando, mentre si versava un Martini.

“E allora non mangiarlo”

“Che ti prende Jamie, giornata storta?” – domandò perplesso il legale, togliendosi giacca e cravatta, il che fece pensare al compagno, che Hopper si fosse cambiato di nuovo per tornare in tribunale, dopo l’incontro con Jimmy.

“Puoi dirlo forte!” – e lo affrontò, senza più rimandare.

I figli erano da Antonio, come il resto dei cuginetti, per la prima festa nel parco, che il nonno organizzava ad ogni luglio.

“Ok Jam … parliamone …” – bissò cauto ed ignaro della tempesta, che gli stava per piombare addosso.

“Non ci girerò intorno, Marc, puoi giurarci! Da quanto tempo te lo scopi?!”

Le sue iridi azzurro ghiaccio si imperlarono di lacrime: la tensione lo stava come soffocando.

Hopper posò il bicchiere, tamburellando l’indice ed il medio sul ripiano della penisola in cucina: “Chi dovrei scoparmi, Jam, escludendo i presenti?”

“Non mi intorti con le tue battute, non prendermi per il culo, più di quanto TU non abbia già fatto, pavoneggiandoti intorno a Jimmy!!” – gli urlò letteralmente a muso duro.

Ed a pochi centimetri dal naso.

“Jimmy?!”

Marc rise di gusto.

“Sì, il fidanzato di Scott!” – e strinse i pugni.

Hopper lo afferrò per le spalle magre, baciandolo veemente.

Jamie provò a divincolarsi ed a resistere, ma, ormai in lacrime, si arrese all’energia del consorte, lasciandosi avvolgere, mentre precipitavano fluidi verso il parquet, dove Marc iniziò a spogliarlo.

“Non … io non voglio …” – gli gemette nel collo il ballerino, sentendosi toccare dappertutto.

Ancora un sussulto, tra le sue gambe asciutte ed allenate, mentre ogni fibra in Jam si stava come dissolvendo, in umori e spasmi, acuiti dal passaggio delle falangi di Hopper, al suo sesso turgido ed esagerato, da un’eccitazione incontenibile.

Al contrario del suo piccolo, Hopper si calò appena i pantaloni, facendo tintinnare la fibbia della cintura, sul pavimento lucido, cadenzando un ritmo sinergico a quello che anche Jam ritrovò presto, così simbiotico con quello del suo uomo, prestante e bellissimo, con la casacca aperta sul suo busto, già madido di sudore.

Una visione estatica, a cui Jamie non avrebbe rinunciato mai.

“Co come hai potuto credere che io …” – quasi balbettò Hopper, pronto a svuotarsi in lui – “Che io mi scopassi Jimmy?” – gli ruggì nell’orecchio sinistro, bagnandolo dentro e fuori.

“Mioddioo Marc …!”

“Stai zitto …! Taci … taci altrimenti” – e lo baciò prepotente ed adorabile, al cuore di Jamie.

I loro respiri si accavallarono.

“Jimmy e Scott vogliono adottare un bambino” – ansimò – “Ed io ho preparato il dossier, senza intoppi … Sono pronti al grande passo” – e sorrise, baciando sul naso il marito, paonazzo e non solo per l’orgasmo appena raggiunto.

“Marc io …”

Hopper gli scompigliò i capelli fradici, come il resto – “E poi dove ci hai visti, in spiaggia forse? Con chi eri, cosa ci facevi TU lì?” – e finse un’incazzatura improbabile.

“Io … io ero”

“Con Kurt?!” – e trattenne a stento una risata.

“Ci andiamo di rado, per abbronzarci, è un posticino tranquillo” – si affrettò a precisare Jamie.

“Ed appartato, tra gli scogli, vero?” – e cominciò a fargli il solletico.

“Marc non resisto, lo sai, miseria!!” – e si azzuffarono.

Innamorati più che mai.



“Devo andare Glam … Peter è nel mondo dei sogni …”

“Lo vedo …” – Geffen sorrise, a tono basso, come quello di Downey.

Le loro dita erano ancora intrecciate, sopra la testolina del bimbo.

“Ha … ha gli occhi come quelli di Jay”

“Ed i tuoi capelli, lo so Robert” – e si sollevò, portandosi con sé l’attore, per poi accoglierlo in un abbraccio dolce e premuroso.

Rimasero fermi, per un istante interminabile.

“Lui … lui poteva essere il nostro …” – Downey non trovava il coraggio di dirlo.

Glam lo fissò, poi gli diede un bacio.

Dei suoi.

Totali, destabilizzanti.

Capaci di fermare il tempo.
E la ragione.



 MARC AND JAMIE
 GLAM

ROBERT





martedì 26 agosto 2014

LIFE - CAPITOLO N. 4

Capitolo n. 4 – life



Zayn procedeva a passo veloce, lungo i corridoi deserti della facoltà di Paleontologia.
O quasi.

Le loro spalle sinistre si scontrarono, mentre erano intenti a ripassarsi a mente il discorso da fare al rettore ed al responsabile di un nuovo progetto universitario, per il prossimo settembre.

Ormai la sessione estiva volgeva al termine ed anche Louis avrebbe potuto riprendere fiato, andando in vacanza alle Hawaii con Harry e Petra: un pensiero che lo allettava maggiormente, rispetto a quell’appuntamento, con i suoi “superiori”.

Malik, a propria volta, contava di tornare a Parigi con Liam, appena questi fosse rientrato dal Messico, dove aveva presieduto la sua prima conferenza importante, sui vulcani europei.

Un appuntamento, al quale Zayn aveva dovuto rinunciare, non senza avere un’antipatica discussione con il neo fidanzato.

“Ehi …!”

“Zayn, ma che cavolo!”

La loro collisione, si perse nei rispettivi sguardi ed in una risata, un po’ nervosa.

“Anche tu sei stato convocato dal boss?” – domandò Tomlinson, raccogliendo insieme al collega gli appunti sparsi sul pavimento.

“Sì, figurati se la scampavo …” – sbuffò il più giovane, mentre si spiavano a vicenda.

“E Payne che fine ha fatto?” – Boo sorrise.

“Arriva domani, aveva quel summit su Etna e dintorni …” – spiegò rialzandosi, provando un inspiegabile imbarazzo.

“Ok …”

“E Styles? Sempre tra le scartoffie?”

“Prima era in carriera da Geffen, ora si batte e si dimena per i diritti dei più poveri e lo fa quasi gratis … Sta più con Niall che con me” – si lamentò assorto.

“Niall? Il vostro tuttofare?”

“Niall è un tesoro, ci aiuta così tanto anche con la bimba …”

“Ma vive con voi?”

“No, ma in pratica è onnipresente” – rise limpido.

“D’accordo … Diamoci una mossa, voglio andare a pranzo ad un’ora decente Louis”

“Sì, ma se ti va un panino da Barny con me … Ho la Vespa anni ottanta del nonno!” – propose con entusiasmo genuino.

“Eh? La Vespa?”

“Una motoretta scassata, molto … glamour!”



Vas si grattò la nuca, cercando di essere sciolto nei movimenti.

“Dai Peter, esci a farti vedere” – Geffen rise, spingendolo fuori, da dietro le proprie gambe.

“Ciao …” – disse il bimbo, storcendo le labbra ben disegnate, gli occhi bassi.

“Salve … Piacere di conoscerti” – abbozzò il sovietico, inginocchiandosi.

In quel modo faceva meno impressione.

Peter sorrise – “Tu devi mangiare davvero tanto …”

“Insomma … E tu? Cosa mi racconti di bello?”

“Io ho un nuovo papà!” – ed indicò Glam, che gli accarezzò i capelli corvini.

“Sì, lo conosco, è un ottimo papà, te lo garantisco” – ammiccò il bodyguard.

“Sa tante cose … Mi insegnava a scrivere la u e la a!

“Sì, ho notato i quaderni sul tavolo …”

Erano a Palm Springs.

“Vas dovrai occuparti di Peter come facevi per … Sì, insomma, hai capito” – l’avvocato divenne più serio, ma composto, nel suo interminabile dolore – “E per ora non farne parola, con la famiglia. Ci penserò io, quando saremo … pronti, ok?”

“D’accordo ed avrò cura di Peter con … il mio, di Peter” – e schiacciò l’occhiolino al piccolo.

“E chi è?!”

“Il mio … il mio compagno, sta arrivando, guarda” – ed indicò la veranda, dove il biondo stava transitando, con uno scatolone colmo di giocattoli nuovi.

“Wow …! E’ un gigante come sei tu …” – sussurrò il cucciolo.

Quindi tirò i pantaloni di Geffen.

“Sono simpatici anche loro … Un po’ strani, ma … simpatici!”



Jamie stava spalmando la crema solare sulla schiena, già abbronzata di Kurt, spaparanzato su di un mega asciugamano, tra gli scogli appartati di una caletta, dove andava puntualmente insieme al marito di Hopper.

Il ballerino, d’improvviso alzò il viso verso l’oceano, riabbassandosi repentino.

“Ehi guarda” – sibilò complice al consorte di Rossi, in trasferta a Quantico per una consulenza speciale alla squadra di Hotchner.

“Cosa Jam?” – bofonchiò poco incuriosito.

“Guarda! No, non guardare!” – e lo spinse di nuovo giù.

“No, ma sei scemo Jam?! Devo guardare o no?!”

“Ci sono Louis e Zayn a mollo, si fanno i dispetti” – bisbigliò guardingo ed esilarante, assottigliando le palpebre.

Kurt scoppiò a ridere, scrutando la scena, oltre i massi e le tavole di un’imbarcazione dismessa.

“E allora? Fanno il bagno, che c’è di male? Anche tu ed io siamo qui a rilassarci, mica è un reato Jam” – sospirò, tornando a stendersi.

“No, no, guarda meglio!” – e gli diede uno strattone.

“Ma porca miseria Jamie, sei … Ops …”

I due si erano intrecciati tra le onde, baciandosi ed arrossendo come adolescenti.

Kurt ritrascinò al suolo il proprio BFF, quasi intimandogli – “Non sono affari nostri!”

“Questo lo so, ma non mi sembra corretto verso Harry e … come si chiama Mr. Vesuvio?”

“Liam, Liam Payne credo … Comunque se ne stanno andando su quel catorcio” – Kurt fece un cenno, notando il veicolo trasandato dell’inedita coppia clandestina, accanto alla propria fiammante Harley Davidson.

“Sono carini, però …”

“Sì Jam, ma non mi sembra un buon motivo per fare le corna a chi si sono sposati o quasi” – sorrise.

“Non sarà una cosa seria, tra Zayn e Liam”

“E chi può saperlo … Accidenti, è riuscita a mettersi in moto quella carcassa” – Kurt rise allegro, accorgendosi dell’arrivo di un suv, dalla targa più che conosciuta.

“Jamie, c’è Marc”

“Ma dai, è in tribunale fino a mezzogiorno”

“No, no, guarda è lui … Che fisico”

“E piantala!” – Jamie gli diede un pugno tra le scapole-.

Hopper sfoggiava degli addominali scolpiti, sotto la camicia aperta, indossata con dei bermuda arancio vivo.

Era scalzo e, dal suo atteggiamento, sembrava stare cercando qualcuno.

“Perché non lo chiami?”

“Non sapeva che eravamo qui … Lui non conosce questo posto Kurt” – replicò perplesso, senza smettere di seguire i passi del legale, che di botto sorrise, agitando le braccia, in direzione della strada.

Un ragazzo aveva appena posato la bicicletta ad una panchina: era Jimmy.

Kurt e Jamie si fissarono.

Hopper andò incontro al fidanzato di Scott, con un sorriso stampato in faccia, da torcere lo stomaco a Jam, come nemmeno rammentava.

Seppure costantemente geloso dell’avvenente sposo, il top dancer non aveva più avuto problemi di sorta, consolidando un legame invidiabile, per fedeltà e gioia, nel crescere i loro pargoli.

“Ma che stanno combinando …” – mormorò, la gola arsa da un’angoscia palpabile.

“Un bel niente Jam, non metterti strane idee in testa! Stanno solo parlando, non vedi?” – lo rassicurò immediato Kurt, per nulla convinto nel proprio intimo, di ciò che stava accadendo ad alcuni metri da loro.

Hopper e Jimmy conversavano con spensieratezza, poi sembrarono congedarsi, non senza che il primo desse un buffetto affettuoso a quel ragazzino, che aveva fatto perdere il senno ed il cuore al maturo diagnosta, impelagato in turni massacranti all’ospedale, ormai dal principio di giugno, per carenza di personale.

“Se ne vanno …” – inspirò Kurt, notando il disagio dell’altro.

“Sì … Mai saputo fossero così in confidenza …” – Jam si intristì, raccogliendo lento teli e creme.

“Cosa ti inventi?” – Kurt tossì, calzando i sandali.

“Ho scritto giocondo sulla fronte?!” – sbottò.

“Affatto, però non trarre conclusioni affrettate, ok?”

“Me la vedrò io con lui, stasera a casa, posso anche aspettare!”

“E sbollire Jam, cavoli …” – lo abbracciò, sentendo le sue lacrime corrergli giù per il collo.



Peter arricciò il nasino, spiando Glam ed i suoi occhialini da professore.

“Allora queste doppie, scricciolo?”

“Sono … difficili, papi”

“Mi sono impegnato con Miss Gramble a farti scrivere e leggere correttamente entro il prossimo Natale, per cui diamoci sotto, ma non prima di un buon gelato, che ne pensi?”

“Pepe pensa che è un’ottima idea!”

“Pepe?”

“Un amichetto mi chiamava così, perché non stavo mai fermo nello stesso posto per più di dieci minuti” – il bambino rise.

“Allora adesso stai stabilendo un record … Pepe” – Glam ricambiò quel sorriso, prendendolo poi in braccio, arrivando al frigorifero, dove le calamite di Lula non erano mai state rimosse.

“Uh quante …”

“Sono bellissime … non trovi, tesoro?” – disse piano l’uomo, posandolo delicatamente su di uno sgabello.

“Perché quel signore ha detto che sei un ottimo papà? Non sono da solo, quindi?”

“Ho … Ho diversi figli … è vero …”

Sembrava quasi una confessione, di cui Glam si stava come vergognando, dato il suo comportamento negli ultimi sei mesi.

“E quando potrò conoscerli?”

“Presto … Te lo prometto.”




ZAYN AND LOUIS