martedì 29 settembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 21

Capitolo n. 21 – nakama



Le loro dita si intrecciarono, tra gli asciugamani umidi dopo l’ultimo bagno nell’oceano, che faceva da sfondo a quella scena, fatta di colori vividi, incastonata tra gli scogli, dove Vincent e Louis si appartarono.

Per farsi l’amore.

Come in un’aurea di spasmodica tenerezza ed appartenenza, Lux gli si era sistemato tra le gambe, con fare sicuro ed energico, mentre si baciavano, ad occhi aperti e bocche rimescolate, di vaniglia e menta, il gelato consumato da Boo e le gomme, che il francese masticava di continuo, per fumare il meno possibile.

Louis gemeva ad ogni spinta e quel mugolare stava facendo impazzire l’uomo, come neppure ricordava potesse accadergli.

Unicamente con Tomlinson, arrivava a tanto: a perdere la cognizione del tempo, a fregarsene di tutto e tutti, il mondo spariva, nel canale stretto ed esigente del suo petit, mentre lo leccava e mordeva sul mento, celebrando il suo ovale perfetto, incantandosi al suo sorriso, mentre Louis godeva e tremava.

“Ora calmati … piccolo …”

“Non ci riesco … Vincent … Vincent stringimi” – e gli si appendeva, piangendo nel collo dell’affarista, in cui Boo proiettava mille figure rassicuranti per lui.

Vennero insieme due o più volte, in un apice, che sembrava non volere finire mai.

Mai.




Brent diede un calcio ad un puf pezzato, un acquisto kitsch di Brendan, in quel di Las Vegas, durante il loro ultimo viaggio il Natale precedente, mentre parlava al consorte, di quanto appreso dal fratello minore, pochi istanti prima, a mezzo di un prolisso sms.

“No, ma è pura follia! Non credi?!” – e si mise le mani sui fianchi, esigente ed alterato, con addosso jeans e null’altro, mentre si rivolgeva all’analista, mezzo nudo sopra al divano, con differenti aspettative per il loro pomeriggio libero.

“Le scelte di Louis non ci riguardano e le sue confidenze dovrebbero essere gestite da te diversamente, sai?” – replicò calmo, ma solo all’apparenza.

Quel discorso sulla nuova convivenza a tre del cognato, era argomento spinoso, che molti, in famiglia, stavano cercando di evitare, almeno fino alla prima occasione di incontro generale, magari da nonno Antonio.

“E con chi dovrei parlarne, eh Brendan?! Sai cosa ha fatto oggi? Anzi, cosa hanno fatto oggi?! Lui e Vincent, intendo!” – sbraitò, accendendosi una Camel.

“Bene, arriviamo alla fase piccante … Ma sono adulti e vaccinati! Sempre meglio essere sinceri ed alla luce del sole, che piantarsi corna a vicenda, nel massimo del riserbo, non trovi?!” – bissò più vivace Laurie, a braccia larghe, sopra lo schienale in alcantara nero pece.

“SE lo venisse a sapere nostro padre …”

“Ancora stai a preoccuparti per tuo padre, Brent?” – chiese asciutto, fissandolo.

Il suo tono divenne di colpo professionale e provocatorio, ai sensi del più giovane, che avvampò.

“Papà è cambiato e tu lo sai … E ci siamo perdonati a vicenda, con Boo in prima fila … I nostri genitori ci adorano … adesso” – e deglutì a vuoto, dopo quelle asserzioni sommesse.

Brendan si alzò di scatto, andando a stringerlo forte, pentendosi di essere stato così aspro.

L’ultima cosa che voleva, era apparire a Brent in una veste superficiale, eludendo la conversazione su Louis, ma, ancora peggio, di salire in cattedra, rivangando vecchi e dolorosi frammenti del passato.

“Mi dispiace tesoro … Non so cosa mi abbia preso, cucciolo, ma io non voglio vederti così in pena per ciò che decidono altre coppie e litigare a causa loro, ecco” – provò a giustificarsi il terapeuta, guardandolo intenso.

“Ma loro non sono una coppia …” – mormorò, smarrito ed adorabile.

Laurie lo baciò, profondo ed assoluto: sarebbe stato ipocrita negare a sé stesso quanto gli sconvolgesse i sensi, il solo pensare a come quei tre potessero scambiarsi attenzioni scabrose e bollenti, nelle lunghe notti, trascorse alla villa di Lux.

C’era qualcosa di torbido, nell’animo di Brendan, che mai aveva voluto analizzare a fondo, ma l’inquietudine di cadere in qualche futura trappola, sedotto da uno dei componenti il nucleo di sciroccati, al quale anche lui e Brent appartenevano, era un rischio che Laurie non voleva assolutamente correre.

Ne avrebbe parlato a Hugh.
Al più presto.



https://www.youtube.com/watch?v=4nbeG3YOjJg


Jared chiuse la zip del borsone, con un respiro spezzato: ormai si sentiva senza fissa dimora, facendo e disfacendo valigie di continuo.

Geffen apparve alle sue spalle.
Come un fantasma.

“Te ne vai di nuovo, Jay?” – chiese fermo, nella voce e nella staticità della sua figura massiccia ed ingombrante, a quel punto.

Mai quanto si sentiva Leto, in quel preciso attimo, ad un passo dalla fine della loro unione.

“Ho parlato con tuo figlio, Glam” – esordì il cantante, senza voltarsi, lo sguardo fisso sul misero bagaglio.

“Quale dei tanti?” – l’avvocato sorrise mesto, appoggiandosi allo stipite, ad ali incrociate, sul busto spazioso.

“Il migliore, forse … Quello che tu ami di più” – e si girò.

“Cosa ti ha detto Lula?” – continuò, senza scomporsi, come se nella resa, la propria dignità dovesse essere preservata ad ogni costo.

Per non crollare.
Per non morirne.
Di nuovo.

“Ha … Ha semplicemente descritto ciò che sono … Penso di averlo sempre saputo, ma sentirselo dire fa un certo effetto, sai?” – ed abbozzò un sorriso di circostanza, stanco di doversi scusare di continuo, peraltro.

“Ti ha offeso?”

“Ha detto la verità, potrei anche esserlo, offeso, ma offenderei maggiormente l’integrità di soldino … Lo amo più della mia stessa vita …” – ed il suo tono si incrinò.

“Robert mi ha detto la stessa cosa, riguardo a Pepe ed entrambi, tu e lui, lo stavate dicendo a me o stavate parlando di me: eppure non lo accetterete mai, che sono stato la scelta migliore, per entrambi ed è svilente, se penso a quanto Jude e Colin vi hanno riservato, però ha una sua logica, vero Jared?”  - bissò diretto e lucido.

Ancora immobile.

Leto scosse il capo, tornato castano, stranamente in ordine, in quella circostanza.

“Ti ostini a correre da lui, ogni volta che tu ed io abbiamo dei problemi, vedo” – e rise, costernato, le iridi tremule di pioggia.

“E tu da me, ogni dannata volta che Colin ti delude o maltratta: la ruota di scorta, insomma, sulla quale sia tu, che Robert avete fatto affidamento da un pezzo, ma non sono incazzato con lui, sei TU mio marito, Jay, adesso!” – ruggì.

“Ho chiesto ad Hopper di preparare le carte del divorzio, Glam: tutto questo, per me, è ingestibile e tu non puoi subire oltre”

“Non è questo ciò che voglio, accidenti!” – e gli si avvicinò, afferrandolo per le braccia.

Jared chiuse le palpebre, liberando due lacrime.

“Mi stai facendo male, Glam … E so che non ne hai alcuna intenzione” – e lo guardò.

Disperato.

Geffen sciolse la propria morsa, su di lui, lasciando che gli passasse accanto, come uno sconosciuto.

Su di una scrivania, sotto al davanzale, spiccava il celeste di una serie di buste, sistemate a ventaglio.

Erano intestate a lui, ai figli di Leto ed infine a Farrell.

Il leader dei Mars le aveva scritte di getto, con una penna a sfera dall’inchiostro blu cobalto.

Come i suoi zaffiri, liquidi ed appannati da un pianto lacerante, mentre si dirigeva al Lax, su di un taxi, prenotato da ore.




“So che hai visto Glam … Ci sono novità?”

Law lo chiese senza distrarsi dal copione, che stava leggendo, rannicchiato in poltrona, mentre Robert preparava uno spuntino leggero, per loro e le bimbe.

“Con Jared le cose vanno male …”

“Non volevano un bambino, da quella ragazza? Come si chiama?”

“Si chiama Stella … Sì, ma sembra tutto naufragato, come il loro matrimonio; in compenso lei sta bene, ha recuperato l’udito ed ha iniziato a parlare, piuttosto correttamente” - affermò l’attore, sedendosi di fronte a Law.

“E’ una buona notizia, Robert” – Jude sorrise, concentrandosi su di lui, amorevole.

“In mezzo a tutto quel casino, sì, certo” – bissò rigido.

“Ogni volta che vi incontrate, ne esci sconvolto o quanto meno turbato, Rob” – gli fece notare l’inglese, con pacatezza.

L’ultima cosa che voleva, era litigare con lui.

“Glam mi ha … mi ha confermato il suo … il suo amore” – rivelò cristallino, come solo Downey sapeva essere.

“E’ palese, tesoro mio, quanto è chiaro il giorno e buia la notte” – Jude sorrise, come se vivesse di riflesso, di quella lusinga, rivolta da Geffen al compagno.

Del resto lui sapeva bene di avere accanto un essere speciale ed unico.

“Hai ragione, io ne esco costantemente turbato, dai miei incontri con Glam”

“Motivo di più per andarcene, mettendo della opportuna distanza, tra noi, lui ed il resto della … cricca” – Jude rise solare, ma convincente.

Robert annuì, non senza percepire le pulsazioni accelerare, ma per poco.
Molto poco.




Mikkelsen volle presenziare a quella visita di controllo, la prima per Hemsworth, tornato in reparto, dove il primario, stava analizzando personalmente il tracciato dell’elettrocardiogramma, mentre Mads si occupava dell’eco.

Graham lo stava aspettando in corridoio.

Tom scrutava le espressioni di Chris, teso e debole, su quel lettino, dove stava scomodo, per svariate ragioni.

“Non cambierà mai niente, vero?” – chiese improvviso il tenente, guardando in direzione di Mads.

“Esistono nuove cure, ma occorre tempo e lei non mi sembra disposto ad avere pazienza” – replicò lui calmo.

Pazienza … Comincio a detestare questa parola, sa, dottore?” – e puntò Hiddleston, composto su di una seggiola, in un angolo.

“E’ la base di un’ottima guarigione, anche se lei non mi crede, adesso” – Mikkelsen sorrise, cercando approvazione verbale nel collega, che non si pronunciava in alcun modo.

“Il suo socio, non sembra d’accordo … Non prendetemi in giro, non ne avete il diritto!” – obiettò Chris, più duro.

Tom si alzò, come se avesse avvertito una scossa elettrica.

“Non agitarti amore”

Mikkelsen lo guardò, preoccupato – “Tom, forse dovresti raggiungere Will, magari prendere un caffè insieme a lui”

“No, voglio rimanere, ok?” – reagì brusco, scusandosi un secondo dopo.

Afflitto.

Era appena l’inizio, Tom lo pensò, forse contemporaneamente al padre di sua figlia, di futili speranze, di una lenta agonia.

Per entrambi.

Mikkelsen si congedò, educatamente.

Will si alzò, arridendo alla sua vista – “Hai fatto presto …”

“Lo abbiamo trovato” – disse a mezza voce il chirurgo, prendendolo sotto l’ala, incurante di chi li stava circondando, lungo quel breve cammino, verso gli ascensori.

Tutti avevano notato quanto fosse mutato il loro interagire e di come Mads fosse sereno, in ogni gesto, con chiunque.

“Il … volontario, Mads?!” – chiese Graham a tono basso e complice.

“Non potrà dirci di no” – confermò il più anziano, mentre le ante si chiudevano sulle loro espressioni, velate da un rinnovato entusiasmo collaborativo – “Chris Hemsworth non ha alternative: diversamente impazzirà in quello stato, credimi.”











martedì 22 settembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 20

Capitolo n. 20 -  nakama



Durò pochi secondi, ma furono sufficienti a spaventare Jared, nonostante fosse abituato alle sorprese sovrannaturali di soldino.

Un Lula adulto, era a pochi passi da lui, seduto sugli scogli.

“Guardami …” – disse calmo, ma senza sorrisi.

Leto lo fissò, il respiro mozzato.

“Vedi Jared, vorrei che anche mio padre arrivasse a vedermi così, un giorno … Anche se è già accaduto, ad essere sinceri, in una delle sue allucinazioni, durante la malattia, che quasi lo uccise: il cancro non ce l’ha fatta, ma tu … Tu potresti, dove il male ha fallito, sai?” – e tornò bambino, in una folata di vento, carica di profumi.

Il cantante impallidì, senza riuscire a ribattere.

“So che lo ami … zio Jay? O dovrei chiamarti papi Jay, come fa Isy con il mio papà? Tu sei molte cose, per noi due” – e tornò a sorridere, ma a malapena – “… eppure non riesci ad apprezzarlo: hai avuto molte possibilità, non che papà Glam abbia un comportamento da incorniciare, come dice spesso zio Robert, però non potrai mai negare il fatto che lui ti ami oltre sé stesso … un dono raro, giusto?”

Leto annuì, sbloccandosi – “Ti chiedo perdono, Lula, per quanto ho fatto soffrire il tuo papà, non era mia intenzione, credimi”

“Perché dovrei crederti?” – ribatté più duro, anche nello sguardo tinta cioccolato.

“Perché è tutto ciò che mi resta, ottenere almeno la tua fiducia, su questo … E per il fatto che io non riesca a decidermi tra Glam e Colin, davvero non ci riesco”

“Zio Colin … Un’altra delle tue vittime: quante ne esistono?”

“Sono una persona così cattiva, Lula?” – chiese il leader dei Mars, in lacrime.

“Esistono tanti tipi di cattiveria, ma anche di immaturità … Sei come una farfalla, rinchiusa in un bozzolo vischioso, quello creato dalle tue menzogne, zio Jay, ma tutti riescono a vedere la tua bellezza, è un paradosso, come la tua indecisione, dopo anni, è un’assurdità … Oppure è solo un egoismo, arrivati a questo punto: sei un essere vanitoso, non una persona cattiva, a mio parere, se davvero vuoi saperlo”

“Vuoi che me ne vada?” – domandò rigido, inchiodato alle proprie responsabilità dalle parole del figlio di Geffen.

“Per quanto tu possa andartene fisicamente …” – Lula sospirò, scuotendo la testa riccioluta, mentre si rialzava per lasciarlo da solo – “… non ci riuscirai mai emotivamente … Sei conficcato nel cuore di papà Glam come un dardo avvelenato … Un veleno afrodisiaco, peraltro, portatore di sogni, di illusioni, di falsa euforia … Se fossi in te, io porrei fine a questo stadio e passerei, finalmente, al successivo”

Leto rimase zitto, come in attesa di un chiarimento, di una soluzione oppure di un invito più risoluto a farsi da parte: non arrivò nulla di tutto ciò.

Lula non gli avrebbe fatto anche questo favore; non quel giorno, almeno.




Il ritorno a casa fu piuttosto turbolento.

Chris non voleva saperne di spostarsi su di una sedia a rotelle, seppure elettronica e molto comoda, avrebbe preferito le stampelle, ma Tom gliele negò vigorosamente.

“Il mio cuore è andato, vero?”

“Pensi di fare così anche davanti a nostra figlia?” – gli domandò asciutto il consorte, mentre gli cucinava qualcosa di molto leggero.

Verdure al vapore, pesce scondito, una tortura anche per il palato.

Lo stomaco del tenente era ancora un campo di battaglia, appena i succhi gastrici venivano chiamati a rapporto, per digerire anche minime quantità di alimenti.

Un supplizio, per lui che divorava vagoni di cibo spazzatura, tra un turno e l’altro.

Già, il lavoro: il capo della polizia, lo aveva lusingato con l’arrivo di un encomio ed una medaglia, a breve, ma anche della sistemazione ad una scrivania, appena fosse tornato al distretto.

Truffe telematiche o illeciti amministrativi.
Due perfette stronzate, secondo Hemsworth, ma per Tom una bella opportunità.

Avevano litigato anche su questo.

“No, mi comporterò bene, mammina” – sibilò sarcastico, provando a condirsi quel miscuglio triste, di patate e carote, che gli stava fumando sotto al naso.

Lo affaticava anche una semplice azione, come quella.

“Tom, scusa … non ce la faccio” – e gli caddero le posate.

Hiddleston gli sorrise, provvedendo velocemente – “Un po’ di pazienza, ok?” – disse con una ritrovata dolcezza.

Chris strinse i braccioli metallici, mordendosi quasi la lingua dal nervoso – “Ti piace avere tutto questo potere, vero?” – sbottò.

Gli sbalzi d’umore erano più che previsti, nell’ambito delle prime fasi di riabilitazione.

Tom ci era abituato, ma con i pazienti ospedalieri.

Quel gigante dai capelli dorati e lo sguardo di un azzurro sbiadito e rancoroso, però, era l’uomo che amava.

Un uomo, che non si sentiva più tale.

Quasi inseguendolo, su quell’aggeggio a due ruote, dalla cucina al corridoio, sino alla loro camera, dove Tom si rifugiò, per non farsi vedere piangere, Chris gli vomitò addosso altro livore – “E non potremo più nemmeno scopare, come un tempo o sbaglio?!”

“Quanto sei volgare ed inopportuno!” – singhiozzò lacerato il terapista, appoggiandosi al davanzale, come alla ricerca di aria, davanti ad una finestra chiusa.




Mikkelsen accese le luci del laboratorio.

“Il mio secondo progetto, su cui concentrarsi a pieno, da adesso in poi … Eccolo, ora che il primo è andato in porto, grazie al tuo intuito ed alla tua abilità, Will”

Una teca, al centro dell’enorme stanza sterile, era l’unica cosa, che un attimo prima, illuminava l’ambiente, di una luce blu intensa.

Graham rimase alle sue spalle, incuriosito da quel cuore strano, che pulsava, come se fosse un gingillo, un po’ sinistro.

“Non capisco Mads … Di cosa si tratta esattamente?”

“Gli ho dato un nome, che credo appropriato” – e rise – “… Il mio primo cuore nucleare”

“Nucleare?”

“Cellule staminali, da cui rigenerare i tessuti per un organo nuovo di zecca, destinato ai trapiantati in maniera tradizionale: dopo di che un minuscolo, credimi, infinitesimale, motore interno, a propulsioned nucleare, appunto oppure atomica, se preferisci” – quasi sussurrò, ammirando la propria creazione.

“Un’energia inesauribile …”

“In teoria sì, Will … Non che un essere umano possa vivere per sempre, anzi”

“Sarebbe assurdo Mads” – e strabuzzò le sue pozzanghere liquide, concentrate su quel miracolo, perfettamente funzionante, all’apparenza.

“Non del tutto … Comunque quando parlo di cellule staminali, mi riferisco a quelle del paziente stesso: niente pericolo di rigetto, quindi”

“Straordinario … Quali hai usato per …”

“Le mie!” – e sorrise orgoglioso.

“Quindi hai un cuore di riserva Mads? Qui dentro?!”

“E’ tuo Will … Anche questo, sappilo” – e lo abbracciò, baciandolo profondo ed innamorato.

Si guardarono.

“Qualcuno sa di”

“No Will, unicamente tu … Sarà una rivoluzione, però dovrei avere un volontario”

“Sembra che tu abbia dei dubbi piuttosto seri”

Sciolsero il loro intreccio, tenendosi comunque per mano, per tornare ad osservare quella sorta, per certi versi, di macabra meraviglia.

“Non sono un novello dottor Frankenstein, però, parafrasando il film comico, cuore e reni sono solo dei giocattoli …”

“E tu sei riuscito a giocare abbastanza, per sfiorare il cielo, con una creazione innovativa e straordinaria, Mads” – e gli sorrise, confortante.

L’appoggio di Graham era fondamentale.

“L’inchiesta, il processo, tutto ciò a cui sto andando incontro, potrebbe fare naufragare questo progetto, sai? Io devo ancora metterlo a punto, con il tuo aiuto amore, perché si è già fermato diverse volte ed a tratti le pulsazioni sono divenute irregolari, senza motivo … Ecco i tracciati, se avrai voglia e tempo di analizzarli, qui c’è anche il file completo sulla mia ricerca” – e gli porse un cd.

“Dai per scontato che verrai messo sotto accusa e questo dipende da quel maiale, che ti ricatta, perché non hanno nulla su di te, nulla di concreto Mads, altrimenti saresti già in galera, accidenti!” – protestò il più giovane, tornando a stringersi a lui.

“Mi sono rivolto a Geffen, per un’assistenza legale … Adesso temo di dovere fare un salto in avanti, per qualcosa, che di legale ha ben poco Will …”

“Cosa intendi?” – e lo scrutò agitato.

“Voglio parlare a Meliti, sai chi è?”

“Il mafioso? Quel Meliti?”

“In realtà erano, anzi sono, due fratelli: quello buono, diciamo, è il patriarca della grande famiglia, di cui fanno parte Glam e gli altri … Non so se leggi mai certe cronache pseudo mondane …”

“Di rado” – Will rise, più rilassato.

“Io abbastanza spesso, direi … qui mi annoiavo a morte, prima che tu arrivassi, da quando ho scelto di cambiare, ecco …”

“Apprezzo la tua sincerità, Mads”

“Ed io il tuo candore piccolo …” – e lo avvolse meglio, tremando un po’.

“Ti amo Mads …”

“Anch’io tesoro, anch’io” – e tornò a baciarlo, sentendosi al sicuro.





Downey arrossì, abbassando lo sguardo sulla tazza di tè fumante.

La saletta, che Geffen aveva riservato in un nuovo locale del centro, aveva degli arredi in perfetto stile inglese.

“Che c’è Rob?” – domandò l’avvocato, con la consueta tenerezza nei toni e nei modi, anche di prendergli la mano, tra posate, alzatine di biscotti e teiere.

“Devo dirti una cosa Glam … Non credo ti piacerà” – e deglutì a vuoto, tornando a guardarlo.

Geffen rise senza allegria.

“E’ un periodo in cui tutto mi va storto … Con i miei ex, con mio … marito” – ed inspirò, come se avesse appena detto una stronzata, riferendosi a Jared.

“I tuoi ex … Non mi hai più parlato di Kevin”

“E’ partito per un tour, in Messico, con quella band di debosciati … Lo chiamo ogni giorno, per sentirmi mandare al diavolo: da quando Tim l’ha lasciato per Niall, il suo mondo è esploso di nuovo e Lula ne soffre, anche se comprende … spero”

“Soldino ti ha sempre protetto”

“Ma non da te, non ce n’era bisogno Robert …”

“Il fatto è che Jude vuole risposarsi … con me” – e tossì.

“Su questo, almeno, dubbi non ne avevo, sai?”

Risero timidi, senza slacciarsi.

“E … e vuole trasferirsi quasi definitivamente a Londra, ecco … L’ho detto”

“Ok … Ed in quel quasi, troverai il tempo di vedermi? E per Pepe, cosa vorresti fare?” – domandò commosso, ma senza alcun astio.

“Ho qui anche Lillybeth, a Los Angeles, poi c’è Indio, con sua moglie ed ho un nipotino, farò la spola, cercando di stare il più possibile anche insieme al nostro Pepe … Tu sai quanto lo amo, vero Glam?” – e lo uccise, con quegli occhi così belli.

“Tu ed io, Robert … ci amiamo ancora … e te lo dico perché” – gli mancò il respiro, ma poi si fece forza – “… perché io mi aggrappo a questa cosa bellissima, nonostante tutto, nonostante Jared … Non ho portato a casa il risultato, non questo giro, non con voi due, con Kevin, con nessuno: è deprimente … Fuori da un’aula sono un perfetto fallito”

“Ma non è vero Glam!” – protestò l’artista, alzandosi per andare ad abbracciarlo.

Geffen si sollevò, come quelle vele ai pennoni più alti, ma non c’era vento a sufficienza, per portarlo al largo e salvarlo.

Dalla malinconia.

Dall’abbandono.
Per l’ennesima volta.




Louis appoggiò il vassoio sul bordo del letto di Vincent, che amava poltrire sino a tardi.

“Ehi buongiorno mon petit”

“Ciao Vincent … Sei davvero un orso” – e rise, andando poi ad abbracciarlo, mentre il francese si appoggiava contro lo schienale imbottito in pelle avorio, nudo ed abbronzato, oltre che semi nascosto dalle lenzuola di seta, tinta verde menta.

“Grazie per la colazione … Credevo fossi al locale”

“E’ il mio giorno di riposo, questa settimana tocca ad Harry portare la bimba a scuola e quindi … Perché non facciamo qualcosa, tu ed io?” – propose con innocenza.

Quel loro convivere stava prendendo forma, in un equilibrio di serenità inattesa.

Eppure la tensione erotica, che intercorreva in quel particolare trittico, era palpabile, in diversi momenti della giornata, scandita da ritmi ed un minimo di regole, come quelle inerenti a Petra.

In quel caso nessuno doveva sgarrare.

“Non chiedo di meglio Boo … Cos’hai in mente?”

“Fa ancora caldo, magari andiamo a farci un giro sulla scogliera e poi un pic nic in spiaggia, una nuotata … Conosco un paio di posti” – propose solare.

“Sì, anch’io … Credo gli stessi” – e rise, affettuoso nello scompigliargli i capelli.

Louis gli si avvicinò, posando un bacio sulla guancia destra dell’affarista, molto vicino alla sua bocca.

Quindi si accucciolò sul suo petto e Lux lo avvolse smarrito.
Felice.

“Grazie Vincent …” – mormorò piano il giovane.

Era uno splendore.

“Ti voglio così bene mon petit …”










sabato 19 settembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 19

Capitolo n. 19 – nakama



Era come un fluttuare nel vuoto.

Un vuoto che sapeva di mentolo e di talco, come quello che Tom usava con Luna.

A Chris quelle percezioni, durante il sonno artificiale, in cui era sprofondato, davano comunque sollievo.

Il passaggio delle mani esperte del compagno, era confortante.

Tom lo stava frizionando all’interno delle gambe e poi nelle parti più intime di lui, di pura appartenenza del fisiatra, che aveva preteso educatamente di occuparsi della riabilitazione del padre della loro meravigliosa bambina.

Luna sapeva unicamente che il suo papà era stato un eroe, che aveva salvato una futura mamma ed anche il collega, che anche in quel momento sostava nel corridoio del reparto, in attesa di buone notizie, da riferire anche al comando, in subbuglio per la ricerca di quei due malviventi, purtroppo momentaneamente infruttuosa.

Hemsworth sentiva accavallarsi i pensieri.
Forse era paralizzato: no, non poteva essere, perché avvertiva mille sensazioni, anche sgradevoli, come quel peso sul petto, all’altezza del cuore.

Era lì, che quella dannata pallottola doveva essere per forza entrata, per stenderlo in quel modo, come se avesse sbattuto contro ad un muro invisibile, vedendo tutto nero ed il silenzio, assoluto, un secondo dopo.

In realtà non aveva sofferto ed anche in quell’istante, la cosa che più lo infastidiva era la debolezza, la gola asciutta e ruvida, dopo che i medici avevano estratto il tubo, che gli consentiva di respirare, la testa greve quanto un macigno.

Eppure Tommy era lì e stava sorridendo.

Aprendo a malapena le palpebre, in due fessure, dove i suoi cieli luccicarono, Chris riuscì a vederlo, a sorridergli.

“Ehi …” – sussurrò, sentendosi morire, come se avesse scalato una montagna di corsa.

“Mio Dio Chris … Chris!!”

Gli infermieri accorsero, così il primario: quel risveglio era importante ed anche prematuro, ma il fisico del tenente aveva già dimostrato, di essere diverso da quello degli individui comuni.

Perché Chris era un vichingo, dal cuore spezzato: così lo stava disegnando Lula, che ebbe un sussulto, nel living di Palm Springs, sopra al tappeto, dove anche Isotta e Pepe stavano giocando, senza accorgersi delle sue sensazioni.

Glam lo guardò, alzando gli occhi dal giornale, mentre Jared stava nuotando in piscina.

“Ehi soldino …”

“Zio Chris è di nuovo tra noi” – e sorrise a metà – “… più o meno come prima” – sospirò, per poi tornare a colorare.

Geffen sorrise – “Chiamo subito l’ospedale allora”




Hugh inspirò, dopo avere riattaccato.

“Che c’è?” – domandò con dolcezza Jim, seduto all’altro capo della scrivania.

Stavano facendo colazione insieme, con due beveroni di caffè e delle cialde, comprate di corsa al Dark blue.

“Chris è resuscitato”

“Miseria, è un’ottima notizia!” – esultò l’oncologo, ammutolendosi un secondo dopo, per l’espressione perplessa di Laurie.

“Tu sai cosa lo attende, vero?” – bissò pacato e buio.

Mason annuì – “Un lungo periodo di riabilitazione, Tom lo aiuterà al meglio”

“Già, ma Chris non sarà più come prima, niente più super sbirro e”

“Ehi, avrà altre priorità Hugh e che cavolo!”

“L’ho avuto in terapia, Chris è un osso duro, uno che non si arrende, però immagino il suo rancore, verso ciò che gli è accaduto, il suo rimorso nel rimuginare, giorno dopo giorno, su dove ha sbagliato ed infine tutte queste emozioni negative, finirà per riversarle su Tom”

Jim gli sorrise, inclinando il capo di poco, in quella maniera, capace di fare impazzire il consorte.

“Tieni molto a Tommy, vale anche per me, per l’intera famiglia, so che lo consideri fragile, ma non lo è affatto”

“Sono d’accordo Jim, il nostro Tom ha delle potenzialità innate, che lo porteranno a prendere le redini del loro rapporto, ma in breve tempo diverrà come una pentola a pressione, che accumulerà tanto nervosismo sino ad esplodere, perché Chris non gli lascerà alternative, con quel suo caratteraccio!” – sibilò acre.

“Noi abbiamo il dovere di aiutarli, non credi? E non saremo soli, ok?”




Jared esitò, poi gli rispose, le pulsazioni a mille.

Geffen era uscito, per andare a fare visita a Chris e Tom.
Leto aveva preferito rimanere alla villa, con i bimbi, ma era una scusa, non se la sentiva di affrontare quello stress, non ne era ancora in grado.

Con Glam aveva semplicemente dormito, durante quel paio di giorni, dopo il suo ritorno alla loro dimora sull’oceano.

Dormito il più possibile, con o senza di lui, anche per recuperare un minimo di energie e vigore, mangiando a forza, perché Glam non voleva arrendersi.

“Colin ciao …”

“Ciao tesoro, come ti senti oggi?”

“Sto migliorando, grazie …”

Voce incolore contro voce vivida.

Bossier City contro Dublino.

Uno scontro impari.

Farrell deteneva la speranza insita negli innamorati.
Negli ostinati.
Nei folli.

“Jay spero di non disturbarti”

“No … No, è che sono appena tornato qui, con Glam” – quasi balbettò.

Come vergognandosene.

“Ah capisco” – ed era gelida, l’emozione che l’irlandese soffocò, ostinandosi nel proprio intento, sfoggiando un sorriso, che all’altro sembrò così visibile, anche se lontano chilometri.

“Gli è passata l’incazzatura, è venuto a cercarmi da Shannon, anche se l’idea iniziale era quella di andarsene allo chalet in Svizzera, ma l’aggressione a Will lo ha bloccato al Lax, perché” – poi Leto strinse le palpebre.

Gli piaceva dire tutto a Colin, così come questi adorava ascoltarlo.

“Non so nulla di Will … Will chi, amore?”

Era come se non fosse successo niente.
Tra loro.

§ Noi non siamo più sposati Cole … §

Jared glielo avrebbe voluto dire.
Sotto voce, per non urtarlo.

Tacque.
Perché l’amore, che ancora li univa, nonostante tutto e tutti, gli stava urlando dentro.
Zittendolo.
Scalpitava, come il suo desiderio di rivederlo e non certo per andare a scopare in un resort di lusso.

“Will Graham, è lui ad avere salvato Chris in sala operatoria, Colin”

“Sì, sì, certo, ora ho rimesso insieme i pezzi, non lo conosco bene, tu sì?”

“No, non direi … E’ venuto qui, con il suo amico, non so se sono una coppia, il professore, quel Mikkelsen, voleva essere difeso per il caso Britannia, da Glam, ma lui ha rifiutato, per rispetto a Lux ed alla memoria di Kirill … Ti ricordi almeno di lui, Cole?” – e sorrise amaro.

Da lui, Farrell era rimasto contagiato dal virus dell’Aids, con una “semplice” serio positività, mentre in Leto, il germe del male aveva attecchito.

Si erano salvati anche da quell’inferno.
Erano due sopravvissuti.

“Mikkelsen era quello che lo teneva al guinzaglio, in quel club …” – replicò assorto l’attore, tornando con la memoria a quel brutto periodo.

“Sì, temo di sì … Era uno dei tanti clienti di Kirill, comunque”

“Non rivanghiamo il passato Jay, guardiamo avanti”

“Già, tu ed io ci perdoniamo tutto, vero Cole?” – ribatté più aspro.

“Sì, infatti, ti sembra così sbagliato? Il nostro amore va oltre!”

“Ma oltre che cosa, accidenti Colin!” – e singhiozzò dalla rabbia.

“Ne hai parlato con Glam, di Mark?”

“Cosa diavolo centra questo adesso?!?”

“Centra eccome, perché tu con me puoi confidarti, come con nessuno!””

Leto chiuse la telefonata, di netto.
Quindi spense il cellulare e si voltò di scatto, vedendo un’ombra tremolare sulla sabbia.

Nel frattempo il cantante si era spostato in spiaggia, camminando verso la caletta, tra gli scogli, per avere il massimo della privacy; ma non con Lula.

“Soldino …?”

“Ciao Jay: vorrei dirti alcune cose” – esordì serio il bambino.

“Ok … Ti ascolto … Vogliamo sederci?” – propose inquieto il leader dei Mars, ma ostentando una sommaria sicurezza.

“No, io sto bene così. E tu?”




“Mi sento stanchissimo … E’ normale Tom? Vero?” – chiese in apprensione Chris, sgranando i propri fanali ad un palmo dal viso del ragazzo, che amava da sempre, ancora perso in una commozione ingestibile, mentre lo coccolava, come se Hemsworth fosse un neonato.

Bisognoso di cure, di presenza, di piena assistenza, nudo al cospetto di una vita, com’era finito il poliziotto, del tutto nuova ed alquanto complessa.

Deprimente, già dalle prime avvisaglie.

“Certo che è normale amore mio … Ora tranquillizzati, serve molta pazienza, sai?”

“Tu ne avrai a sufficienza Tommy? Mi sento un relitto ed ho come l’impressione che non ne uscirò tanto presto, vero? Non mentirmi, tu non l’hai fatto mai” – e si morse le labbra, dove Tom posò l’ennesimo bacio casto, ma colmo di affetto.

“Sei vivo è questo che conta” – provò a rassicurarlo, con una pena nel cuore, difficile da verbalizzare, se si fosse trovato in seduta con uno dei Laurie.

“Già … Me lo devo far bastare, giusto?”

Chris chiedeva continue conferme ed a ciò, Hugh, aveva preparato il terapista, con un colloquio preliminare.

“Sì … Temo di sì … Fallo per Luna e … e per me, tesoro, vuoi?”

“Certo che lo voglio … Farei … Ecco, ti dicevo sempre, che avrei fatto qualsiasi cosa per voi: ora mi chiedo se ne sarò di nuovo in grado, un giorno …”




Briciola corse via, portandosi tra le fauci minute, un bel pezzo di salsiccia, con cui Mads stava preparando una grigliata mista.

“Sarà per questo che l’hanno lasciata in un’area di servizio, i tuoi predecessori Will?” – esclamò, con la gioia nel cuore ed una risata cristallina.

“Può darsi … Non contaminare le mie verdure con quei cadaveri, ok?” – scherzò il più giovane e Mikkelsen gli rispose con una smorfia simpatica.

Graham se ne stava steso su di un comodo e rustico divano, nell’immensa cucina dell’altro, circondato dai suoi randagi, che correvano ovunque, divertendo entrambi.

“Hai avuto notizie di Hemsworth, Mads?”

“E’ tornato tra noi, non me l’aspettavo con questo anticipo”

“La sua voglia di ricominciare, ha superato l’effetto dei farmaci per il coma indotto, quindi”

“Pare di sì Will, ma le sue condizioni sono delicate, meglio non correre troppo di fantasia”

“Io amo essere ottimista, credere nei cambiamenti” – affermò Graham, fissandolo sereno.

“Sì … Per mia fortuna, sì” – e gli si avvicinò, con un aperitivo analcolico ed un tagliere di specialità vegane.

“Accidenti Mads, quante cose buone” – gli arrise come un cucciolo, intenerendolo come non mai.

Mikkelsen lo baciò, intenso e febbrile.

Si accarezzarono, ma i loro amici a quattro zampe, impedirono loro lo scambio di attenzioni più scabrose.

“Penso che dedicherò un’ala specifica della nostra residenza a questi rompiscatole pelosi” – gli sussurrò Mads nel collo e Will perse un battito.

“Nostra …?”

“Quello che è mio è anche tuo … Se lo vorrai”

“Sì … Lo voglio Mads …”

MIkkelsen gli infilò una vera d’oro bianco all’anulare e ne porse una identica a Graham, che ricambiò quel gesto carico di significati.

“Grazie Will …” – e lo baciò con vibrante attaccamento sulla fronte spaziosa – “… ora non sono più solo … Grazie.”