sabato 31 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 306

Capitolo n. 306 – zen



I gabbiani sembravano sospesi nell’aria, sollevati a tratti da un vento piuttosto sostenuto.

Zayn tirava loro del cibo, ridendo, mentre Vincent lo cinturava da dietro, avvolgendo entrambi in una coperta, dov’erano stati seduti, sino a qualche minuto prima.

“Ce lo compriamo un cane?” – chiese improvviso Malik, senza smettere di spargere semi e granaglie miste, un po’ ovunque.

“Ma non dobbiamo andare in Peru?” – anche Lux rise, spettinato quanto il suo ragazzino, con la barba incolta, che pungeva le guance lisce di Zayn, radioso ed entusiasta all’idea di adottare un cucciolo peloso.

“Andiamo in un rifugio, lo chiameremo Briciola! Ci seguirà nel viaggio, lo vaccineremo” – asserì convinto.

“Ok tesoro, domani andremo al canile …” – approvò sereno l’uomo, voltandolo a sé, per baciarlo con estrema dolcezza.


Poco distante, dalla passeggiata sovrastante la spiaggia, due spettatori li stavano osservando.

Styles, con le mani in tasca, Tomlinson, con le braccia incrociate sul petto.
Intirizziti.
Distanti.

“Accidenti, ha fatto presto a conquistarlo, sono belli insieme” – esordì Harry, sincero.

Boo non disse niente, non subito.

Diede le spalle alla scena, appoggiandosi al muretto.
Avevano appena portato Petra all’asilo, dopo una notte quasi insonne.

C’era imbarazzo tra loro: Haz si era subito reso conto del suo disagio, già a cena, ma Louis non aveva voluto ammettere nulla, tanto meno quello successo con Zayn, che Styles mai avrebbe immaginato possibile.

Semmai il giovane continuava ad avere dubbi sul legame tra il consorte e Lux, ancora carico di ombre e domande irrisolte.

“Andiamo via Harry” – sbottò, provando a mantenere la calma.

La nuova coppia lo irritava, ma ciò che lo lasciò senza fiato, fu ritrovarseli davanti all’improvviso, con lo sguardo di Lux esaustivo su di sé, che era stato scoperto dalla confessione di Malik.
Boo ne era certo, da come l’affarista lo stava fissando.

“Salve gente, facciamo colazione insieme?” – li salutò raggiante il francese.

“Ciao …” – mormorò Styles – “… per me va bene, se Louis non ha fretta di andare all’università”

“Non posso trattenermi, devo proprio andarci”

“Come sta Dawson?” – chiese Zayn.

“Non ne ho idea … Comunque per la missione in Peru io”

“Ho detto a Vincent di aggregarsi e lui ha accettato, sai? Pensa che sponsorizzerà parte del progetto, è assolutamente incredibile” – sorrise e lo baciò.

Lux annuì – “Voglio che Zayn lavori in condizioni ottimali e che i componenti la spedizione, mangino in maniera decente”

“Già …” – esitò Boo – “Ottima idea … Io non ci sarò, non sono in lista … E poi non ci tengo”

“Quanto starete via?” – domandò Styles, ignaro di quel programma.

“Due settimane, ma se troviamo qualcosa anche di più …” – spiegò il paleontologo.

“Io sono libero, per me possiamo anche rimanerci in Peru, con Briciola ovvio” – rise.

“Briciola …?” – disse lieve Louis.

“Il nostro cane! Sì, insomma, andremo ad adottarlo domani, Vincent è d’accordo”

“Già, si comincia con un animale domestico, poi chissà” – scherzò Lux, stringendo di più Zayn, che non chiedeva di meglio.

“Ok vado in studio allora, ti accompagno Louis … Sarà per un’altra volta”

“Va bene Harry, ma noi abbiamo appetito, ci si vede in giro” – si congedò Vincent, portandosi via Zayn, altrettanto sorridente.

Louis era come raggelato e non certo per la brezza proveniente dall’oceano.



Julie giocava con Ernest, come se fosse un bambolotto, sotto lo sguardo attento della baby sitter nipponica e quello divertito di Shannon, appoggiato allo stipite della nursery.

“Si è calata nella parte della mammina perfetta” – Rice rise, arrivando dal corridoio.

“Ehi ciao Owen …” – lo salutò il batterista.

“Buongiorno Shan, come stai? E’ da tanto che non ci incontriamo” – e lo abbracciò con delicatezza.

Leto arrossì – “Passo sempre quando non ci sei, hai ragione … E’ un bimbo bellissimo”

“E’ il fratellino della nostra principessa … Spero tu lo possa considerare, come io vedo Josh …”

“Assolutamente sì Owen … Ne sono orgoglioso …”

“Vieni, andiamo nel salottino qui accanto, beviamoci un tè o ciò che preferisci”

“Sì ti ringrazio”

Si accomodarono, dopo che Rice ebbe chiuso la porta.

“A proposito ho l’assegno per Tomo, la segretaria me l’ha lasciato, perché lui non si fa vivo”

“Già, troppo preso dalla nuova scultura, è gigantesca …”

“Interessante, spero di vederla presto”

“Sì … Sarà così” – ed inspirò, guardandosi intorno.

“Shan tutto a posto? Ti sento un po’ strano … Spero che la mia presenza non ti dia noia”

“No, no, anzi … Owen senti devo parlarti …”

“L’avevo capito che c’era qualcosa che non andava Shan, avanti sputa il rospo” – e gli sorrise, pensando a qualche pasticcio combinato dall’ex.

Certo era inconsueto che si confidasse con lui.

“Il mese scorso ho iniziato ad avere dei dolori alla schiena …”

“Cavoli, mi dispiace Shan …” – bissò turbato il gallerista.

“Così ho fatto una lastra, poi una tac … Tutto all’insaputa di tutti”

“Come mai?”

“Non so, ero preoccupato … E’ una ciste, comunque, vicino alla spina dorsale, ma adesso viene la parte peggiore … Devo sottopormi ad una biopsia, sono in cura da Mason, ecco …”

“Ho capito, è la prassi, giusto?”

“Infatti … Sarebbe nel pomeriggio e mi chiedevo se tu … Se tu potessi accompagnarmi, perché è un prelievo ambulatoriale, ma non voglio andarci da solo”

“Certo, certo Shan, figurati, ma nemmeno Jared sa niente?”

“Nessuno … Ci vieni allora?” – domandò con gli occhi lucidi.

Rice andò ad abbracciarlo – “Conta su di me, ok?”



Si erano portati la scatola di ciambelle ed i due bicchieroni di caffè sopra ad una panchina isolata, dove, anziché mangiare, iniziarono a baciarsi come due adolescenti.

Il profumo di miscela arabica, si mescolava a quello del dopo barba di Lux, incantato dai modi di Zayn, giocosi e rilassati, finalmente.

“Ehi, ne vuoi una? Sto morendo di fame tesoro” – propose a corto di zuccheri.

“Sì Vincent, ok … Facciamo una pausa … Anche se vedo che sei interessato ai miei argomenti” – e lo toccò tra le gambe, malizioso, fissandolo ad un centimetro dal naso.

“Sfacciato … ed adorabile” – gli ansimò nel collo, tornando a succhiargli una porzione di pelle, già violacea da ore.

Malik allungò la mano alla ricerca di una leccornia al cioccolato, mordendola poi insieme al proprio uomo.
Era bello pensarlo così.
Suo e basta.

“A proposito del nostro incontro all’alba, Vincent …” – disse con un lieve impaccio.

“Sì …?”

“Per quello che è successo con Louis, anch’io ho la mia parte di responsabilità”

“Lo so Zayn, anche se vorrei prendere in considerazione delle attenuanti e potrei addurle anche per Louis, ma non ci riesco, perché, nel suo caso, il discorso va ben oltre quello che vi ha uniti, sotto il segno criminale di Ivo Steadman” – replicò serio.

“Parli come Styles … O come credo parli lui in aula” – sorrise spaesato.

“Guarda che io posso capire lo stato emotivo in cui ti trovavi, non sono né ottusamente geloso e possessivo e tanto meno ingenuo: quello che è accaduto tra voi è stato devastante, per me, ma tu avevi ragione su di un dettaglio: non stavamo insieme, non mi dovevi nulla … o quasi” – ed abbozzò un sorriso.

“Anche con Louis non lo eravate … Però anch’io comprendo ciò che mi stai dicendo Vincent, il vostro legame era profondo e lui ti ha tradito, in un certo senso”

“In fondo è un paradosso, ma mi avete fatto soffrire entrambi, perché ciò che provo per te è importante Zayn, lo è stato da subito”

“Tu sei così impetuoso … Capisci al volo ciò che senti, sarà perché sei adulto e navigato” – arrossì.

“E tu eri confuso Zayn … Gli eventi ti hanno come investito … Vero?” – sorrise.

Malik annuì, tornando a rannicchiarsi sul petto di Vincent, che si ossigenò, con una gioia nel cuore, che pensava di avere perduta per sempre.



Jim fu come al solito premuroso ed attento, specialmente alle esigenze di privacy, invocate da Shannon.

“Se non è nulla di grave, che rimanga tra noi, ok doc?”

“Ok, nessun problema … Ora viene l’anestetista, per la locale, devi stenderti … Preston ed io saremo da te tra dieci minuti”

“Owen può restare?”

“Sì, ma deve venire in camera sterile …”

“Se non ti spiace …” – accennò Leto, osservandolo.

“Rimango, non temere” – e gli sorrise, nascondendo bene la propria ansia.


L’intervento fu breve, come assicurato da Mason.
Il microscopio elettronico, con il vetrino da analizzare, fu attivato da Preston, per una prima occhiata a quel lembo di tessuto asportato dal paziente, mezzo intontito da un tranquillante e con la mano destra, tra quelle di Rice, che non aveva mai smesso di confortarlo, distraendolo con gli aneddoti sull’utero in affitto e la nascita di Ernest.

Jim osservò il frammento a diversi ingrandimenti, poi lasciò spazio al collega.

Gli assistenti, nel frattempo, spostarono Shannon nell’ambulatorio antistante la sala operatoria.

“Che ne pensi?” – bisbigliò Jim, la fronte aggrottata e madida.

“Quello che pensi tu … Forse è meglio attendere la conferma, non allarmiamolo”

“Tu non hai mai sbagliato Preston …”

“Se per questo quello infallibile sei tu” – sorrise mesto, dietro la mascherina.

“Cerco Stuart, per un ulteriore parere?”

“No, non è il caso, semmai parlane con Shan … Vado in reparto Jim” – sbuffò, iniziando a spogliarsi del camice e dei guanti.

Mason fece altrettanto, notando che Leto era già seduto sulla lettiga, con l’urgenza di urinare.

Rice rideva per una battuta del musicista, anche se in entrambi era palpabile un’angoscia trepidante, nell’attesa di avere un primo esito.

Jim disse all’infermiera di farli passare da lui, appena Leto fosse stabile sulle gambe e ristorato da un buon espresso.









 OWEN



 SHANNON

venerdì 30 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 305

Capitolo n. 305 – zen



I programmi in tv erano di una noia mortale.
Lux stava facendo zapping da dieci minuti, seduto al buio, sopra al divano, dove c’era ancora il profumo di Zayn, spedito al secondo piano, per recuperare la sua roba.

Un nodo alla gola, la vista annebbiata di continuo, le palpebre strizzate con rabbia, per mandare via quella sensazione di disagio totale, oltre a quel disturbo visivo insopportabile

Anche l’aria sembrava dargli fastidio.

Vincent si alzò di scatto, andando a spalancare la finestra, così come aveva fatto Malik, appena arrivato alla residenza del francese.
Ricordarlo, in quel preciso istante, faceva un male cane, però sarebbe passata, Lux se lo ripeteva a mente, provando a regolarizzare il respiro.

Tornò a sprofondare tra cuscini, libri e cruciverba, che finirono sul tappeto, non senza dare anche un calcio al tavolino in ferro battuto e vetro, spostandolo per più di un metro.

“Merd” – masticò angosciato, provando ad intercettare i rumori dei passi del giovane, che ancora non si palesava, per l’ultimo saluto.

Forse non l’avrebbe neppure fatto, un taxi era in grado di chiamarselo anche da solo, rimuginò Vincent.

Allargò le braccia, appoggiandosi bene allo schienale, poi chiuse gli occhi, pensando al racconto di Zayn.
Lo visualizzò in lacrime, indifeso, mentre nel dirgli di sé e Louis, era stato glaciale, spietato.

Il suo livore era stato riservato al fatto che Boo fosse sposato e padre di una bimba.

Mettersi in mezzo ai matrimoni altrui, doveva essere considerato deprecabile, da Malik, probabilmente.

Trattare come uno zerbino un affascinante cinquantenne, come Lux, invece, un gioco da ragazzi.

C’era riuscito benissimo eppure lui non era così; non poteva esserlo.

Vincent non voleva accettarlo, dopo averlo guardato mentre dormiva, stretto a lui, mentre lo baciava o gli parlava di qualcosa, che non fossero brutti ricordi od attacchi personali, per difendersi.

Quella corazza di vago cinismo, di schiettezza acerba, ma solida, dovevano essere il risultato di quella drammatica notte, oltre ad un’eredità scomoda, dopo avere frequentato ed “amato” Ivo Steadman.

I lupi cattivi potevano essere sempre in agguato, dietro ai volti, ai modi, all’esistenza di persone affermate come il paleontologo suicida oppure il ricco affarista: Zayn, forse, voleva evitare nuove esperienze del genere.

Con Vincent aveva commesso un errore di valutazione clamoroso, ma ormai era tardi per tornare indietro.

Forse.



“Vuoi parlarne Jude?”
Downey glielo chiese con dolcezza, passandogli l’asciugamano, dopo una doccia silenziosa insieme.

Lo fece sistemare su di una sedia, tamponandogli la chioma stempiata ed in ordine.

“Di cosa amore …? Di quanto sia stato superficiale e coglione?” – replicò triste.

L’americano si inginocchiò ai suoi piedi, sorridendo.

“Hai preso una sbandata per Harry? … Credo sia normale alla tua età, sei ancora uno splendido quarantottenne …”

Law sospirò, sfiorandogli gli zigomi, con i polpastrelli tremanti – “Quanto ti costa farmi questo discorso, Robert? … Sei incredibile … ed io ti amo da impazzire, sai?”

“Sì lo so Jude” – bissò fermo, poi lo baciò.



Jared bussò piano.

“Tesoro … Bentornato, entra pure”

Geffen lo accolse con serenità, mentre era alla scrivania del suo studio.

“Ciao Glam … scusa il ritardo …”

“Nessun problema, dov’è Colin?” – ed avanzò, con una sedia elettrica nuova di zecca.

Quindi si alzò, non senza che Leto gli desse un sostegno.

“Grazie piccolo …”

“Bella la tua nuova fuoriserie” – sorrise impacciato il cantante.

“Hai visto? Ultimo modello, l’ho scelto con Lula … E’ in mansarda a giocare con Camilla e Diamond …”

“Ed i coniugi Downey Law?”

“Credo stiano amoreggiando selvaggiamente da qualche parte, non fanno altro da stamattina” – e gli schiacciò un occhiolino simpatico e complice.

“Oddio …”

“Sotto il mio tetto, pensa che scandalo Jay ahahahah”

“Andiamo in veranda? Vuoi?”

“Sì … Voglio prendere una boccata di aria fresca …”

“Colin è lì …”

“Ok raggiungiamolo”



“Io ho fatto …”

La voce di Zayn era spezzata.

Lux non lo guardò, fingendo di seguire un notiziario, a volume minimo.

“Seleziona il trentasette dalla rubrica elettronica, qualcuno verrà a prenderti tra dieci minuti al massimo”

“D’accordo …” – e si avvicinò lento.

“Cosa vuoi ancora?” – lo fermò brusco il francese, senza degnarlo di un’occhiata.

“Nulla … Volevo ringraziarti per”

“Non pensarci neanche, non ho fatto un cazzo, abbi cura di te, divertiti dovunque andrai” – lo tagliò secco, la salivazione azzerata, il cuore nel cervello.

“In Peru … Posso scriverti? Mi dai la tua e-mail …?”

“No”

“Sì … E’ normale …” – quasi balbettò, sedendosi sul tavolino, a breve distanza, ma davanti a Vincent.

“Cosa? Mandarsi gli auguri di Natale od aggiornarmi sui tuoi progressi sul campo? Sarai il primo della classe, non ci sono pericoli, credimi” – e lo puntò, le mani sotto le cosce, per cercare di scaldarsele.

Erano gelide.

“Ci tenevamo in contatto …” – replicò flebile – “I … I miei verranno qui per le feste, è ancora presto, però papà l’ha promesso … Lui gira il mondo” – e sorrise, le iridi liquide, traslucide in quella semi oscurità, tra loro e la luce dello schermo alle spalle del ragazzo.

“E’ fortunato, dovrei imitarlo: un vagabondo di lusso, certo e parlo di me, sia chiaro: non ho idea di com’è tuo padre”

“E’ un bel tipo, non gli somiglio molto … Sono sputato mia mamma, lo dicono in tanti …” – spiegò con un’innocenza spiazzante.

Lui, che aveva fatto l’amore con Louis, che l’aveva scopato e/o viceversa.
Sapere i dettagli sarebbe stata l’ennesima umiliazione, per Lux.

Ci pensò solo per un attimo.

“Allora questa telefonata la fai oppure devo pensarci io, Zayn?” – riprese aspro, pur sentendosi morire.

“No, perdonami, non volevo farti perdere altro tempo …” – e si alzò senza convinzione.

Lux fece lo stesso con il capo, seguendo il suo corpo esile ergersi, diventando una macchia nera contro quel riflesso opalescente, che circondava la sua figura.
La vide quindi crollare, afferrando Zayn appena in tempo, prima che potesse farsi male.

Vincent non lo avrebbe mai permesso.
Mai.

Si baciarono, con foga, stringendosi con tutto l’impeto, che avevano represso sino a quel momento.

Zayn singhiozzò qualcosa tra le loro labbra, ma Lux gli sorrise, con una tenerezza infinita.

“Non importa cucciolo … Ora calmati, calmati” – e lo baciò ancora ed ancora, cullandolo, accarezzandolo, finché non lo prese in braccio, portandolo nella stanza per gli ospiti nell’ala opposta al living.

Si allungarono sulla seta del giaciglio, dove avrebbero fatto l’amore per la prima volta.

Vincent, ormai tra le sue gambe, lambiva l’apertura di Zayn, con l’accortezza di aspettare un suo assenso, tra un bacio e l’altro, che non avevano mai smesso di scambiarsi, fondendosi.

Louis era tra loro in qualche modo, perché il giovane avvertiva la sua linfa dentro di sé e Lux lo sapeva.

“Non voglio più che lui sia un problema, per noi Zayn … Un ostacolo …” – gli sussurrò nel collo, provando a farsi avanti, senza esitare oltre.

Malik si aggrappò a lui, esplicito e felice.

Fu l’estasi, unirsi a Vincent, che sembrava amarlo davvero.

Forse era un sogno, per Zayn, che non poteva nascondere ciò che provava.
Non più.

“Mi sto innamorando di te, Vincent …” – gemette, allineandosi al ritmo dell’altro, che ansimava, troppo coinvolto dal loro amplesso.

“Tesoro mio …” - mormorò con un vago stupore, brandendogli i polsi, per sollevarli oltre la sua testa, stendendosi completamente sopra al giovane, così fragile, ma ricettivo, dilatato, accogliente.

Vennero in un singulto corrisposto e simultaneo, toccando il cielo, senza più paura di cadere.







ZEN - CAPITOLO N. 304

Capitolo n. 304 – zen



Louis si rivestì in fretta, mentre Zayn se ne stava ancora aggrovigliato alle lenzuola.

“Io mi faccio una doccia …” – esordì Malik, alzandosi di botto – “E ti consiglio di farne una, anche a te” – rise imbarazzato, passandogli oltre, nudo ed in forma perfetta.

Boo lo scrutò, mentre si infilava nel box, visibile dalla camera da letto.

“Ok … Hai ragione …” – sbuffò teso, per poi raggiungerlo.

“Hai chiuso a chiave?”

“Cosa?”

“La porta Louis, quel cazzo di uscio!

“No, quando avrei potuto farlo se”

Se si erano baciati, questo voleva dire Tomlinson, ma Zayn lo anticipò, a fatti e non parole.

Di nuovo nella sua bocca, stretto al suo busto, fino a confondere la pelle ed i rispettivi tatuaggi.

Peccato che quelli di Boo, fossero speculari a quelli di Harry, impegnato ad andare a prendere la bimba all’asilo, i vestiti in lavanderia e la spesa, prenotata on line, al market sotto casa.

Carico di pacchi e con in braccio Petra, Styles sembrava una casalinga disperata, più che un legale di successo in erba.

Arrivò in casa facendo cadere tutto, tranne la figlia, che rise divertita da quel pasticcione di papà.
La sua allegria, fece passare al volo l’incazzatura ad Harry, che provò a telefonare al marito.

Louis sentì a malapena il cellulare e si precipitò a rispondere, consapevole di essere in un mostruoso ritardo.

La sua voce concitata incuriosì il consorte.

“Boo che ti prende? Hai fatto la maratona di New York?”

“No è che stavo correndo per il corridoio, per uscire a recuperare l’auto, mi sono perso a quella riunione …”

“Con Malik?”

“Non solo lui, c’era un sacco di gente …” – ridacchiò nervoso, infilando jeans e t-shirt, calzando le scarpe saltellando, dimenticandosi i calzini e l’orologio tra le coperte.

“Sto arrivando Haz, magari ordina la cena, vuoi?”

“No, sto imbastendo un sugo e l’acqua bollirà a minuti, la pappa di Petra è già in scodella e sto apparecchiando in terrazza … Ti aspetto, ok?”

“Sì amore, a tra poco, un bacio” – e riattaccò, esausto, schiantandosi contro la parete.

Zayn si era sistemato con più calma, la camicia nelle braghe comode ed un pullovers sulle spalle – “Devo avvisare Vincent … Passerà di qui a prendermi”

“Allora sparisco”

“Sì … Senti Louis, vuoi che parli a Dawson per il Peru, inserendoti nel progetto?” – chiese gentile.

“Non mi devi nulla Zayn”

“Che centra questo? Che discorsi fai, accidenti!”

“Non so neppure quello che dico! Avevi ragione, siamo due pazzi!” – sbottò, già oltre la soglia.

“Ho il tuo numero Louis, ti mando un sms stasera, ok?”

“Ma per cosa?!”

“Per il viaggio, tra una settimana, gli scavi, possibile che non te ne importi?”

“Io voglio solo tornare dalla mia famiglia” – replicò afflitto e poi sparì.



Il modo in cui Jude lo teneva a sé, affondando nel collo di Robert, quasi piangendo, mentre gli faceva l’amore: Robert sapeva bene cosa stava passando il compagno.

Era come se gli chiedesse scusa, tacitamente.

Ora Law stava dormendo, dopo un pomeriggio strano, a fare l’amore in quella camera della villa di Geffen, distanti dalla sua attenzione, rivolta ad una partita di baseball in tv, con la testolina di Lula sulle gambe, le dita del padre tra quei riccioli dispettosi.

“Soldino nanni?”

“No papi” – rise.

“Che pensi?”

“A te e zio Rob e zio Jared e papà Kevin” – e si sollevò, sedendosi in ginocchio.

“Wow che bella cricca …” – Glam sorrise amorevole.

“Siete stati molto felici, vero?”

“Sì … A tratti, in alcuni periodi, senza dubbio” – ribatté perplesso.

“Se potessi, chi sposeresti? Risposta secca!”

“Jared”

“Mmmm è molto triste ora … E’ confuso ed arrabbiato, sai?”

“Perché amore?”

“Non accetta la tua malattia … il cambiamento delle situazioni …” – spiegò con rammarico.

“So cosa prova zio Jay ed in un certo senso vorrei non incontrarlo più, per non vederlo stare male, sai Lula? … Ed andrei a morire in solitudine, lontano dalla vista di chiunque, amici o nemici, come un elefante oppure un gatto …” – sorrise mesto.

“Lui rimarrà vicino a te, per sempre”

“Anche dopo soldino …?”

“Sempre” – e tornò ad accucciolarsi, senza aggiungere altro.



“Sei silenzioso tesoro … Quel Dawson dev’essere proprio un rompiballe”

Lux innescò la conversazione, mentre guidava verso il lungo mare.

“Non ho voglia di mangiare fuori Vincent”

“Nessun problema, andiamo da me allora … Riunione noiosa? Se ti va di parlarne, ovvio …” – inspirò, fermandosi ad un semaforo.

“Sai è come se esistesse un’entrata immaginaria, tra noi e tu chiedessi di continuo permesso … Sei veramente così?”

Il francese lo guardò, abbozzando un sorriso – “E’ stato un giorno pesante, lo capisco, ora sei un po’ scosso”

“E faccio discorsi del cazzo?” – lo fissò, dopo avere guardato altrove per tutto il tempo.

Lux divenne serio, ripartendo.

“Io ero quel tipo di persona che in genere non chiedeva permesso, se davvero ci tieni a saperlo Zayn: poi sono cambiato, capita a chi non è stronzo sino alla fine dei suoi giorni!” – sbottò, trattenendo una reazione ben più smodata.

Come lo faceva incavolare Malik, non ci riusciva nessuno.

“Ho scopato con Louis”

La Mercedes inchiodò.
Le auto dietro la schivarono, non senza investire Lux di clacsonate ed insulti.

“Forse lui non te lo avrebbe mai detto, però io non ci tengo a tenermi questo rospo dentro: è stato un giorno assurdo, se vuoi saperlo Vincent, non me lo dimenticherò facilmente, devo avere fuso il cervello e mi faccio schifo, perché lui è sposato ed ha una bambina!” – e scese dalla macchina, dirigendosi alla balaustra del belvedere, davanti al quale si erano fermati per caso.

Lux gli andò dietro, impietrito per una doppia ragione.

“Ti preoccupi per Louis, ti fai schifo per lui e basta??!” – gli urlò alla schiena.

“Tu ed io non siamo un accidenti di niente Vincent!” – esclamò senza voltarsi, artigliando il metallo, giusto per sostenersi, in un tremore generale, che poteva presagire un collasso nervoso.

“E’ vero … Non ti ho scopato per farti sentire legato a me … Ti ho rispettato e probabilmente non era la tattica giusta, anche se non le ho mai usate in vita mia e”
Si interruppe, mordendosi la lingua.

Avrebbe detto cose inopportune e meschine, ma, soprattutto, si sarebbe sentito così ridicolo.

“Ti ho voluto bene Zayn, quello di cui avevi bisogno e tu mi hai preso in giro”

Il pianto che gli saliva dallo stomaco, era ciò che di più inatteso potesse provare Lux.
Nemmeno per Boo aveva percepito una simile costernazione.

Probabilmente erano due dolori, che si mescolavano e scalpitavano nel suo petto, quelli che Vincent provava ora.

I suoi piccoli lo avevano messo all’angolo, fregandosene dei suoi sentimenti, divertendosi alle sue spalle, probabilmente ridendo di lui.

In una visione contorta e grottesca, l’affarista immaginò la risata vendicativa di Louis, che in quella maniera gli aveva dimostrato di potergli prendere tutto, anche Zayn, non solo tutto l’amore che Lux aveva da donare, sia a questi che a Boo stesso, in una forma, che non si era ancora definita completamente.

Dalla parte opposta, Malik restava un enigma, forse gli piaceva Tomlinson da quando lo aveva visto con Steadman, forse era stata una folgorazione, emotiva e fisica, una tensione erotica, tra due vittime dello stesso carnefice.
Probabilmente Vincent avrebbe capito, accettato e metabolizzato quella rivelazione, se esposta con un atteggiamento diverso, da parte di Zayn, che ora lo guardava, cristallizzato in un’emozione indefinibile.

“Ti faccio pena …? Su avanti dimmelo, tanto peggio di così non potrei sentirmi, ragazzino”

“Mi dispiace …”

“Di cosa esattamente, ti dispiace Zayn?” – sibilò acre.

Il giovane prese fiato – “Non … Non dovrai preoccuparti della mia presenza, non mi vedrai più, vado via, per l’università … Con Dawson …”

“Ti serviranno le tue cose: bene, hai visto, è venuto il momento di portarle via. Vieni andiamo” – e si diresse alla vettura, scuro in volto, aprendogli lo sportello.

“Vincent”

“Muoviti!” – ruggì – “Non voglio perdere altro tempo con te! Poi ti chiamerò un taxi!”

Zayn tornò al proprio posto.
In silenzio.