venerdì 27 dicembre 2019

Nakama - Capitolo n. 100 - Ending Story


Ciao a tutti,
a tutti quelli che leggeranno questo ultimo capitolo di Nakama, dopo mesi e mesi, dall’ultimo episodio pubblicato.
E’ un capitolo, scritto tanto tempo fa, poi ripreso, integrato, forse non era neppure davvero necessario, perché nel rileggere la mia fic, magari ci stava bene anche chiudere al 99, con qualcosa di sospeso, di irrisolto.
Eppure lo chiamerei, adesso, atto dovuto, al Vostro affetto, alla presenza, alle visite, che il calcolatore di EFP, mi visualizza, il Vostro dono, per me, che amo scrivere da sempre, ma, che, purtroppo, non lo faccio più con l’iniziale frequenza.
Nel frattempo, ho scritto qualche one shot, vero, tutte apprezzate, con mia grande gioia, ma le vicende del clan di L.A., resteranno nel mio cuore, per sempre.
Francamente mi diverto a pensare, a cosa effettivamente proverò, tra molti anni, sempre ammesso che … eheheh, ok, chissà cosa rimuginerò, nel ricordo di questa esperienza, che, mi, auguro, di perpetrare ancora per molto.
In compenso, è come dovere chiudere una porta, quella del castello dei ricordi alla Lecter, forse, questo capitolo n. 100.
Forse no …
Ho anche rivisitato le altre long, riscoprendomi.
Certo potrei passare il resto dei giorni a correggere, errori e passaggi, che non mi convincono, ma, sapete, buona la prima!, comunque vada.
Ok, ora provo a dare un senso a questo epilogo, rivelandovi che avevo pensato di creare uno spin off, titolato America (già, come l’album di Jared Leto e dei suoi Mars …).
Magari, one day, lo scriverò.
In ogni caso, noi ci ritroveremo qui, in qualche modo e la sottoscritta, come Glam Geffen, che vi piaccia o no, tornerà sempre da Voi <3
VI adoro. Grazie a tutti.
Un bacio ed un abbraccio da mery XD




Nakama – capitolo n. 100


Scott lo intercettò per un soffio.
Ormai Mikkelsen era già ai cancelli di imbarco per Parigi, ma il destino, aveva scritto ogni riga di quel giorno senza fine.

I cronisti delle maggiori testate di Los Angeles, si divisero tra villa Palmer e l’ospedale, dove JD Morgan venne ricoverato in fin di vita.

Norman Reedus era segnalato come un eroe, anche se la sua presenza ai depositi, dove il figlio del senatore venne liberato, non sarebbe mai stata chiarita del tutto.

Dettagli.

Glam Geffen aveva una risposta per tutti e su tutto, anche se niente risultò ben definito.

L’ex noto profiler, David Rossi, anche lui coinvolto nell’azione di salvataggio, innescò ulteriore curiosità, ma l’FBI doveva pure centrarci qualcosa, in quel maledetto imbroglio, di vendetta e riscatto.

Quello di JD, fu siglato da Palmer senza indugi: Josh, incolume e pieno di gratitudine, gli avrebbe persino scritto una lettera, all’indomani di un’operazione di otto ore, effettuata con pieno successo dal team di Mikkelsen.

Ancora qualche riflessione, con il suo staff e Geffen pose fine a qualsiasi illazione.
“E’ stata una concomitanza, di clamorosi eventi, quelli vissuti da me e dal detective Rossi, in prima persona: il tenente Reedus, mi aveva contattato, per confermarmi l’arresto di Jeffrey Dean Morgan, fatto evadere dalla sua ex banda, unicamente per giustiziarlo ed eliminare definitivamente un testimone chiave, che li avrebbe condannati all’ergastolo, per una vecchia rapina, durante la quale una guardia perse la vita. Appreso del rapimento di Josh Palmer, il detenuto Morgan rivelò di conoscere dettagli sull’autore di questo spregevole crimine, ovvero un suo ex compagno di cella; noi gli abbiamo creduto e JD aveva ragione: come se non bastasse, ha sacrificato sé stesso, per compiere un’azione esemplare, per la quale ognuno di noi, gli è profondamente grato: ora sta lottando e vi chiedo di pregare per lui. Grazie.”

I giornalisti lo investirono di domande, ma quella conferenza stampa, convocata in un hotel del centro, fu chiusa senza ulteriori spiegazioni.

Glam ne diede anche troppe, secondo Meliti; nella sua biblioteca, adesso, Geffen si stava rilassando.

Finalmente.

“Lo conosci il detto, Glam? Venderesti il ghiaccio in Alaska” – Antonio si congedò, con quel noto paradosso popolare.

Geffen rimase da solo per pochi istanti; Stella, varcò la soglia, con una sgambettante Syria, impaziente di essere coccolata dal padre, radioso nell’accoglierla sul petto.

“Grazie tesoro, come stai?”

“Ciao Glam, io bene, ma tu sei sempre nei guai!” – lo apostrofò simpatica la ragazza.

L’uomo annuì, salutandola, perché la madre dell’ultimogenita Geffen, doveva andare per negozi con Pam e Carmela.

“Eh tra qualche tempo ci andrai anche tu, principessa” – sussurrò Glam all’orecchio della bimba, che rise, divertita dalle sue attenzioni e dal suo sguardo innamorato.

“Mi sembrava di avere sentito delle voci”

“Colin …? Ciao”

“Bentornato eroe” – Farrell rise, avvicinandosi, con una bottiglia di champagne.

“Come mai qui?” – domandò l’avvocato.

“Con Jay abbiamo portato i gemelli per la festa di compleanno del figlio di Antonio”

“Cavoli l’avevo dimenticato …”

Syria si sporse verso l’irlandese – “Hai fatto conquiste Colin” – Geffen sorrise e gliela passò.
Del resto, la cucciola, riconosciuta anche da Leto, era abituata alla presenza dell’attore.

Il più anziano li scrutò – “Bellissimi”
Il marito di Jared avvampò, senza neppure sapere il perché.

“Sei sempre stato un genitore in gamba Colin” – proseguì l’altro – “nonostante qualche contrasto, tra noi, ma non sarebbe stata un’esistenza così divertente, vero?”

Farrell annuì, fissandolo.

Leto, giunto dal corridoio, fu incuriosito da quella conversazione, peraltro molto serena.
Decise di rimanere in disparte, ancora per qualche momento, prima di interrompere i suoi eterni amanti.

“Grazie Colin”

“Per cosa?”

“Per non avere mai permesso ai nostri problemi, di condizionare il tuo legame con l’esercito in miniatura, che ci rende migliori, in ogni situazione” – chiarì Geffen, senza mai smettere di guardarlo.

Infine gli diede un bacio ed una carezza, il primo sulle labbra, la seconda sulla guancia destra – “Grazie” – concluse lieve, dando un buffetto a Syria, ormai assopitasi.

Jared si allontanò.




“Dimmi che non è vero, Norman”
Il tono di Hemsworth, fu come un calcio nello stomaco, inacidito dall’ennesimo caffè, che Reedus aveva appena selezionato alle macchinette dell’ospedale.

“Ciao Chris … Cosa ci fai tu qui?” – domandò stremato dalle ultime ore, mentre provava a non guardarlo.
Il biondo si avvicinò, sibilando, marcio di rabbia – “Me lo dici sì o no, se questa cazzata di te e JD Morgan è vera oppure no?!”

“Da chi l’hai saputo?”
“Da Geffen”
“Oh sì, ovvio …” – Norman rise stanco, di tutto, di tutti.
Avrebbe voluto unicamente prendere il largo, con Morgan e i loro figli.
Una strana famiglia, dove tanti mondi erano collisi, in una sinergia d’amore, davvero singolare.
E che Hemsworth non avrebbe mai compreso e tanto meno accettato.

“No, dico, avevi Paul, certo un tipo non semplice, a te le cose semplici non sono mai piaciute, accidenti!” – iniziò a sfogarsi l’amico.

“E’ capitato e basta, ok? E non pretendo che tu lo capisca”- e gli passò oltre o almeno ci provò.
Chris lo afferrò per un braccio, puntandolo ostile – “E sia Norman: ma sei passato su troppi cuori, questo è inaccettabile!”

Reedus ricambiò quello sguardo, senza più abbassare il suo – “JD, ha scontato una pena assurda, per colpe altrui ed ora sta pagando un prezzo, che non meritava! Il suo cuore non ha meno valore, di quelli, che io avrei calpestato, lo sai questo?! Doveva toccare a me, non a lui, di finire così!”

“No, questo no”

“Lasciami in pace Chris!” – e, divincolandosi, se ne andò.



Un mese dopo …

Sguardo da canaglia, abito italiano da tremila dollari, primi piani studiati ad arte e, in sottofondo, per l’intera clip, un vecchio successo dei Mars.

Closer to the edge.

La parlantina sciolta di Geffen, candidato alla presidenza USA, sembrava danzare e poi fondersi con la voce di Jared Leto, che invitava, da sempre, il suo vasto pubblico, a combattere.

E così Glam, seduttivo, brillante, dilagante, durante quel lungo spot, in onda da giorni, sui media nazionali.

Su di un divano, a villa Meliti, Robert, Kevin e Jared, fissavano il mega schermo della tv, circondati da tutti i membri della loro sciroccata famiglia.

Di questa, Geffen, raccontava, presentandosi nel modo più sfacciato e persino divertente, i suoi pr potessero escogitare.
La sostanza, dell’arringa mediatica, fu basata su di una schiettezza, quasi imbarazzante.
Con Glam, la tattica degli scandali non avrebbe mai funzionato, visto che, per primo, snocciolò un elenco di vere o presunte scelte di vita, non del tutto etiche, da fare desistere qualsiasi avversario, pronto a infangarlo, con rivelazioni ormai inefficaci.

Robert scrutò gli altri, sbottando in un esilarante – “Ma ci pensate ragazze?!! Se gli americani lo eleggessero, noi saremmo potute diventare la first lady!!”

Kevin, Jared e Pamela si guardarono straniti.
Infine, una risata generale, chiuse la loro speciale riunione.

Farrell se ne era rimasto un po’ in disparte, ma quando Leto si avvicinò, l’irlandese ebbe un sussulto.

“Ehi Jay, che facciamo? Andiamo a casa?” – chiese un po’ nervoso, riponendo lo smart phone nei jeans sfilacciati in diversi punti.
“E tu saresti diventato uno dei suoi amanti, giusto Cole?”
Erano rimasti da soli.
Colin aggrottò la fronte spaziosa, sorridendo incuriosito – “Ma cosa ti inventi, Jay?”
“Pensavo di esserci passato sopra, ma quel bacio è come un tarlo, che mi rode il cervello da settimane, ecco cosa mi invento!” – spiegò stizzito.
Farrell rise – “Ora è chiaro, ma è stato Glam a baciarmi e poi non c’era passione, semmai gratitudine, per uno strano discorso che”
“L’ho sentito il suo discorsetto del cazzo, ma, soprattutto, non ho sentito una tua minima protesta!” – e gli diede le spalle, imboccando il corridoio.
“Ma non dire stronzate Jared, mi stai accusando ingiustamente!” – lo tallonò, accorgendosi dell’arrivo di Geffen, nel salone di ingresso.
“Oh bene arrivato senatore!” – lo accolse Leto, ma senza fermarsi.
Colin, al contrario, si bloccò – “Glielo spieghi tu, che è stata una cavolata, una TUA cavolata? Jared aspetta!”

Glam rise, accogliendo Lula, un secondo dopo, nel suo immenso abbraccio.
“Ehi papà, forse hai appena perso due sostenitori!”
“No, non credo, sai? Penso invece di averne guadagnati altri quattro: Norman, JD e i loro eredi”
“Wow, allora il signor Morgan sta meglio”
“Signor Morgan, Lula?”
“Certo, da oggi in poi righerà dritto come un fuso!” – decretò il preferito di Geffen, nessuno poteva negarlo, tanto meno quest’ultimo.
“Gli conviene, ma non in questa città; sono tutti in partenza, destinazione ignota”
“Peccato papi, erano simpatici …”




Jeff, come lo chiamava amorevole Reedus, aveva appena finito di caricare il pickup, a sei posti, nuovo di zecca, acquistato dalla coppia grazie al lauto premio, ricevuto dal senatore Palmer.
Philip e Lukas si erano già sistemati a bordo, così un randagio, appena adottato dal clan di Morgan.

“Non stancarti troppo” – gli sussurrò, il nuovamente ex poliziotto; le dimissioni, irrevocabili questo giro, Norman le aveva depositate la sera prima al distretto, dove i colleghi avevano organizzato un party a sorpresa, per festeggiare, inutilmente, la fresca promozione a capo divisione, squadra persone scomparse.

Reedus aveva ringraziato e salutato tutti.
Tutti tranne uno, che, adesso, se ne stava sul marciapiede opposto, l’aria da cane bastonato, tale e quale a come si sentiva, prima del salvataggio, Frida, la cagnolona ormai felice, sulle gambe di Phil, che scrutava Hemsworth con una certa curiosità.

Norman gli si avvicinò, spinto anche dal partner, schivo nei riguardi di Chris, ma immune da qualsiasi gelosia, a quel punto.

Un punto, sul quale, il tenente a congedo definitivo, sembrò irremovibile.

“Allora te ne vai davvero?” – quasi un sussurro, dalle labbra invitanti del vichingo della sezione narcotici.
Le mani in tasca, il fisico statuario, intrappolato da un maglione a collo alto, per difendersi dal freddo di quel mattino.

Reedus notò ogni dettaglio: era bellissimo, adorabile, così imbronciato e privo di difese.

“Sì, con la mia nuova famiglia, come vedi, anche se tu”
“Non dire cazzate Norman! Non dire niente” – e lo strinse forte – “… Io per te ci sarò sempre e correrò, ovunque andrai, anche se dovessi arrivare in Alaska scalzo” – gli respirò nel collo, sul punto di piangere.
Il più anziano si sentì mancare, però non si staccò, senza prima dirgli, con un filo di voce – “Ti amo Chris, ti ho sempre amato” – e disciolse l’intreccio, senza fretta – “non dimenticarlo mai. Saluta Tommy, arrivederci”
Hemsworth lo lasciò andare.
Il cuore in gola.
                                                       The End

… per ora 😉