domenica 28 dicembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 76

Capitolo n. 76 – life



Meliti si accese il sigaro, nella semi oscurità del suo studio privato, buttando poi fuori il fumo, con uno dei suoi sorrisetti satanici.

“Così Glam, tu vorresti mettere al sicuro quella coppia di svitati?” – chiese ridacchiando.

Geffen si appoggiò al davanzale, le braccia incrociate sul petto.

“A proposito, lo sono davvero, una coppia, sai?”

“Ma scherzi? Dimitri e Matt?”

“Affatto, me l’ha confessato Miller”

“I tuoi piccioncini, quindi, necessitano di un rifugio per tubare? E per fregarti di nuovo, suppongo”

“Ci sto ragionando, Antonio, potrei ricavarne dei vantaggi, non si sa mai” – bissò, scarsamente convinto.

Bussarono.
Era Downey.

“Glam hai il cellulare spento?” – esordì un po’ agitato.

“Sì, è scarico a dire il vero, è successo qualcosa tesoro?”

“Mi ha appena chiamato Pamela: lei e le gemelle sono state tamponate e Melissa ha riportato una lieve contusione, nulla di grave, ma sono al pronto soccorso, con Scott”

“Accidenti, andiamoci subito!”



Steven li rassicurò.

“Fragilità capillare, abbiamo avuto un caso simile anche per Jamie, ricordate? Sono le terapie, per debellare l’Aids di tipo uno”

“Sì, anche Jamie era sieropositivo, giusto?”

“Infatti, Colin, del resto sono protocolli simili, solo più avanzati: questo è un effetto collaterale, sgradevole, ma rimediabilissimo” – e sorrise bonario.

“Meno male, credevo di avere un tumore o”

“Non dire sciocchezze Jay!” – lo interruppe Colin, abbracciandolo teneramente.

“Ora ti prescrivo delle pomate ed alcune iniezioni: dovrai fartele nella pancia, te la senti, Jared?”

“Certo, semmai ho l’infermiere orso a disposizione” – e sorrise, dando un bacio a Farrell, che non aveva mai smesso di guardarlo, innamorato e presente.

“Ok, vado alla farmacia qui sotto, le compro subito e poi torno, ok Jay?”

“D’accordo, tanto mi rivesto e telefono a casa … Anche al nonno, ci stava aspettando”

“Ora necessiti riposo, ci andremo per la vigilia, salutalo anche da parte mia”

Leto annuì, componendo i numeri, restando ancora in boxer per qualche minuto, mentre Boydon si congedò, richiamato in reparto per un’urgenza.




Downey se ne stava in un angolo, ad osservare Geffen circondato dalle figlie e da Pam, che narrava l’accaduto in maniera quasi esilarante.

Melissa riceveva dal padre una marea di coccole, mentre Rebecca non si era mai staccata dal suo abbraccio.

“Ho già informato l’assicurazione, verrà un perito a fotocopiarsi la tua cartella clinica e scattare alcune foto, sia all’auto, che al tuo collare” – Glam rise – “Ne comprerò uno anche a te Rebecca, così vi terrò al guinzaglio e non mi combinerete altri guai!”

Geffen si era spaventato a morte, Robert lo sapeva, anche pensando si trattasse dell’ennesimo attentato.

Per fortuna, in questo caso, era stato semplicemente un guidatore distratto dal telefonino e dal traffico intenso.

“Donerò il rimborso in beneficenza, papà, al nuovo canile, sappilo!”

“Ok Mel G, ottima idea!” – esclamò Pamela, apostrofandola con quel buffo nomignolo.

Geffen le riunì tutte nelle sue ali, grandi e confortevoli – “Vi adoro e tra poco vi riporto da Antonio, appena Scott firmerà le dimissioni: ora lo cerco, devo fare un paio di vaccini, prima di decollare per Haiti … Robert vieni con me?”

“No, scendo al bar, se non ti dispiace”

“Ti raggiungo lì allora, tra … Tra venti minuti oppure ci rivediamo qui, come preferisci” – e gli diede una carezza amorevole sul fianco destro.

“Ma sì, chiamami, appena hai fatto, ok?” – bissò un po’ nervoso.

“Ok Robert … A dopo allora …” – e se ne andò, perplesso.



Taylor non era un premio di consolazione.

Jude lo pensò, contemplando la sua bellezza, mentre gli veniva dentro, senza mai avere smesso di guardarlo e baciarlo, durante quell’amplesso sconvolgente.

Taylor era così bello, attraente, intrigante nei suoi ragionamenti e nella sua ambizione di interprete, non più alle prime armi.

Le scritture stavano aumentando, anche a livello qualitativo e, probabilmente, la relazione con Law, aveva dato una leggera spinta alla sua notorietà.

I due si facevano vedere poco in giro, ma i paparazzi, ormai, in prossimità delle feste e quindi di pettegolezzi succulenti, li pedinavano ovunque andassero.

Il loro atteggiamento era composto, quello di Jude addirittura protettivo.

L’incidente accorso a Kitsch, poi, aveva alimentato ogni sorta di voci, da subito chiarite dal diretto interessato, attraverso una dichiarazione a mezzo video su You Tube, anche su consiglio del suo agente, più che entusiasta di questa accelerazione, dal punto di vista professionale, del suo artista di punta.

Un semplice incidente domestico, di cui Taylor aveva dato una versione persino buffa, ma credibile.


Downey, rannicchiato a ridosso della portiera, chiuso nell’abitacolo del proprio suv, stava leggendo gli ultimi commenti on line, sull’intero argomento.

C’erano molti sostenitori degli ormai accantonati Holmes e Watson, non solo come progetto cinematografico, ma anche come coppia, purtroppo, per i fan più accaniti, che ancora non riuscivano a rassegnarsi al loro divorzio.

Downey era divenuto spettatore di tante esistenze, come se fossero esse stesse dei film, compresa quella di Geffen, scorto venti minuti prima, mentre varcava, emozionato, la soglia della stanza di Jared, ricoverato per chissà quale motivo.

In un moto di sconforto e malinconia, Robert selezionò in rubrica il nome dell’ex, trovandolo libero, ma dopo tre squilli, riattaccò secco, pentendosi, anche per averlo, di sicuro, disturbato.

Law lo richiamò dopo pochi secondi.




Jared si massaggiò le caviglie, sentendo freddo.
Il camice sterile era sottile come carta, mentre i suoi abiti, piuttosto pesanti, sembrarono invocarlo dalla seggiola, sopra la quale Colin li aveva piegati con cura, prima di andare a prendere i farmaci, prescritti da Steven.

Farrell stava tardando.

“Ok, ce la posso fare” – Leto sorrise, saltando giù dalla lettiga, per poi liberarsi da quell’indumento ospedaliero, pronto a rivestirsi, finalmente.

In boxer, fremendo per i brividi, ancora scalzo, il front man imprecò piano, voltandosi di scatto, al suono della sua voce.

“Ehi, ma che ci fai tu qui?!”

“Glam?!”

“Tesoro, ma … Cosa ti è successo?”

I segni sul corpo del cantante, inquietarono Geffen, che non esitò ad abbracciarlo, per poi sollevarlo e riportarlo a stendersi – “Ti aiuto, cosa volevi fare e cosa sono questi?” – domandò con una calma relativa.

“Tentavo di coprirmi, sto congelando!” – e rise – “E poi questi sono”

In quell’attimo, Colin si ripresentò, interrompendo quello scambio di battute, intercettate a malapena dall’irlandese, che venne investito da un’occhiata piuttosto feroce, da parte dell’avvocato.

“Glam, ma non starai mica pensando …” – accennò Jared, toccandogli il polso sinistro.

Geffen lo fissò – “Sto ancora aspettando una spiegazione” – sbottò antipatico, ma unicamente ai sensi di Farrell, che lo strattonò via dal capezzale del consorte.

“Tu dai i numeri, cosa credi, che possa fare del male a Jay?!” – esplose il moro, riportando a sé ed al proprio abbraccio, la figura esile di Leto.

“Hai già dimenticato la rissa, che avete avuto a casa di Taylor?!” – ribatté il legale, con vigore.

“Glam cosa ti prende? Queste macchie sono la conseguenza della cura, che ho fatto per guarire dall’Aids … Anch’io mi sono spaventato parecchio, ma tu stai fraintendendo” – e sorrise, provando a riportare la quiete, tra i suoi due contendenti.

“Sai quanto tengo a te, Jay e credo di essermi allarmato a giusta ragione”

“Sei il solito arrogante!” – Farrell era furioso.

“Colin ti prego … Glam ha equivocato”

“Ok, vi chiedo scusa, TI chiedo scusa Jared”

“Vedi di andartene, cazzo!” – ringhiò ulteriormente l’attore.

Geffen si allontanò, senza aggiungere altro.




https://www.youtube.com/watch?v=yJpKvDpxsTA


Law aveva parcheggiato dietro di lui, correndo sotto al temporale, per poi salire sull’auto di Downey, che lo accolse con un sorriso e lo sguardo liquido.

“Ti sei imbacuccato per bene, Rob” – Jude sorrise delicato, quindi lo abbracciò, sopra il sedile unico, a divano.

La cuffia calata sulla fronte, la sciarpa in tinta, che spuntava ad anello, dal bomber, che gli stava alla perfezione, così come i jeans e gli stivaletti, di marca italiana: Law notò ogni dettaglio, scrutandolo dalla testa ai piedi.

Robert arrossì, rendendosene conto.

“Sei stato gentile ad arrivare sino a qui …” – quasi sussurrò, timido.

“Sarò sincero: ho colto la palla al balzo, dopo avere accompagnato Taylor agli studi per un doppiaggio. Comunque glielo ho detto che”

“Hai fatto bene, niente bugie, Jude, almeno tra voi” – e sorrise imbarazzato, con la voglia matta di andarsene.

E di baciarlo.

“Non servono, infatti e creano solo problemi … Tu ed io lo sappiamo” – inspirò, trattenendolo per le mani, intrecciate alle proprie.

“Ho … Ho avuto una brutta giornata”

“Lo vedo Rob … Problemi con Glam?”

“No, no, lui è così … Tu sai come è fatto, con quell’enorme carovana di persone che gli ruotano intorno, che gravitano, ammaliate dalla sua personalità, dal senso di protezione che sa trasmettere come nessuno e” – quindi strinse le palpebre, esausto, dopo quell’apparente sfogo concitato e commovente.

“Centra per caso Jared?” – ancora un sorriso, di comprensione e vicinanza.

“Lui è sempre in mezzo, lo ammetto” – Downey rise, liberando due lacrime, che Law si affrettò ad asciugare con i pollici, tiepidi e gradevoli al tatto.

“Sei così bello, Robert, di cosa ti preoccupi? Glam ti ama e”

“No, non sono così, come dici, lo fai perché mi vuoi bene o magari ti suscito pena o”

Un bacio, deciso, totale, quasi d’assalto, bloccò quella valanga di sciocchezze, che sembrarono zampillare dalla sua bocca carnosa e da divorare.

Letteralmente.

Le loro labbra si staccarono, le rispettive fronti aderirono.

“Come abbiamo potuto rovinare un amore così bello, Jude?” – sorrise disperato, in quel mormorio, che gli uscì dal cuore e dallo stomaco, in subbuglio.

“Abbiamo avuto talento, anche in questo, lo riconosco … Però ci siamo fatti così male, io te ne ho fatto, Robert, non dimenticarlo, perché è così che è andata”

“Ma è il passato!” – contestò, sentendosi terribilmente in colpa verso Geffen.

“Un giorno, forse, torneremo insieme … Quando saremo vecchi, probabilmente, Rob, e ci sopporteremo, visto che nessuno ne sarà in grado, temo” – e rise, piangendo.

Lo abbracciò forte, ancora un attimo.

Poi si disciolse, nel buio, mentre andava via da lui, a passi svelti, il cuore in gola, la pioggia negli occhi e le mani in tasca.

Come un fantasma.



A chi legge Life, a chi mi segue, anche in questa avventura, i miei auguri più sinceri per un 2015 ricco di cose semplicemente belle, fatte d’amore ed amicizia.
Grazie di esserci.

Un abbraccio da Maria Rosa









lunedì 22 dicembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 75

Capitolo n. 75 – life



Colin gli arrivò così dentro, che Jared se lo sentì divampare, ben oltre le proprie gambe, tremanti e bagnate nel mezzo, di un mondo, dove unicamente Farrell poteva accedere.

Si erano fermati in un resort fuori mano, avevano preso una camera e ci stavano trascorrendo il pomeriggio.

A letto.

“Cazzo Cole, datti una calmata” – gli ansimò nel collo, ma l’altro si erse in ginocchio, facendo sì che anche il compagno assumesse la medesima posizione, mentre lui si stava sollevando in piedi, portandolo a sé, dopo avergli artigliato la nuca.

“Pulisciti la bocca, non si dicono certe parolacce Jay” – e gli infilò la propria erezione sino in gola.

L’irlandese aveva voglia di trasgredire, di eccedere, insieme all’uomo, dalle fattezze di un ragazzo, incapace di invecchiare, che amava da una vita.

Il leader dei Mars si arrese, a quella prepotenza dolce e bollente, accontentandolo, sino in fondo.

Un secondo orgasmo, anzi era il terzo, pensò l’attore, crollando a pancia in giù sul materasso quadrato – “Miseria, mi fai godere come nessuno”

Uscita infelice, pensò Jared, andandosene in bagno.

“Scriverò un libro, sai? Su di noi” – gli disse, appena varcata la soglia di quella stanza dalle maioliche colore cobalto.

“Ma scherzi Jay? Ahhahaha”

Il front man fece capolino, raccogliendosi i capelli – “No, parlo sul serio, anche se mi ci vorrà un navigatore satellitare, per orientarmi in mezzo a tutte le corna che mi hai messo, Cole”

Forse scherzava.
Forse no.

Farrell si mise seduto, appoggiandosi alla testiera imbottita, di pelle avorio.

“Non hai detto una cosa carina” – replicò a mezza voce, ma palesemente contrariato.

“Ma è la verità” – bissò l’altro, che si stava specchiando, dopo essersi ripulito la faccia, dal piacere del marito, ancora stizzito per quella sua affermazione, seppure più che realistica.

“Sì, certo …”

Leto tornò in camera, buttandogli un accappatoio nero – “Dai vieni, andiamo a farci una doccia”

“Compra tanta carta, l’elenco è lungo: parlerai anche dei tuoi amanti, suppongo”

“Dai Cole, stavo facendo del sarcasmo e”

“No, scusa, a te non servirà la bussola, i nomi sono pochissimi, anzi, riduciamoli pure ad uno: del resto tu ami la semplicità, vero Jay?”

Il leader dei Mars strizzò le palpebre, mordendosi il labbro superiore.

“Perché, tu ed io, riusciamo sempre a farci così male?” – domandò diretto.

“Non lo so Jared, nemmeno eminenti psicologi ci hanno capito qualcosa, su di noi, si vede che li abbiamo esauriti prima di giungere alla soluzione!”  - sbottò, scattando verso il centro del salottino adiacente, dove aveva abbandonato gli abiti, dopo essersi spogliato in fretta e furia, bramoso di consumarsi insieme al consorte, in un appassionato incontro, senza più parole, ma neppure silenzi, dopo la mattinata trascorsa al circo con i bimbi.

Ad applaudire  anche  Geffen.




Appena lo vide giungere nel viale di ingresso, Tom gli andò incontro con uno dei suoi sorrisi migliori.

Era radioso.

“Glam … Ciao!” – e lo abbracciò energico.

“Tommy, stai un incanto, fatti un po’ vedere” – scherzò lui, distaccandolo affettuoso, per ammirarlo al meglio.

“Merito tuo!” – esclamò il terapista, prendendolo poi sotto braccio.

“Ti piace stare qui dal nonno? E Chris, Luna?”

“Stanno arrivando: Luna ha fatto il vaccino antiinfluenzale, non potevo accompagnarla io, Mason si è tanto raccomandato di tenere un … profilo basso” – e rise divertito.

“In effetti è una storia pazzesca, Tom, però volevo chiederti ancora qualche dettaglio sul tuo sogno, nel caso ti fosse sfuggito nell’immediato …” – e si fermarono davanti al laghetto delle ninfee.

“Ti ho già raccontato ciò che ricordavo, Glam, mi dispiace … E poi quel nome, credo sia la chiave del messaggio di Lula”

“Sì, lo credo anch’io: ho già inviato una e-mail all’archivista della fondazione ad Haiti, magari trova qualcosa”

“Ottima strategia” – inspirò – “… anche se sono un po’ preoccupato per questo tuo viaggio a Port au Prince, nonostante sia per una buona causa, trattandosi del progetto di Kevin e Tim”

“Devo andare alla fonte del problema, sempre se riguardi i Mendoza oppure chissà chi altro, che mi vuole vedere soffrire, Tom” – bissò serio ed assorto, mentre Kevin stava giungendo in auto, con Tim, Pepe e Robert, incontrati al centro commerciale.

Vas li seguiva con l’hummer, affiancato dal suo Peter, ovviamente.

Pepe corse dal padre, esultando, non solo per i numerosi giochi scelti nelle ore precedenti, con Downey.

“Papà lo sai che avrò una sorellina oppure un fratellino, presto presto, dagli zii Kevin e Tim?!”

“Diciamo un cuginetto” – Glam rise gioviale, accogliendo anche Robert sul suo petto e salutando il resto della compagnia.

“Yep sì! Comunque stavamo scegliendo i nomi!”

“Stavate? Un lavoro di gruppo, dunque?” – e guardò Robert, sussurrandogli un rassicurante – “Amore tutto bene?”

Downey annuì, quasi avvinghiandosi a lui, come se fosse una scialuppa di salvataggio.

“Allora miei prodi, siete emozionati? Domani si parte” – proseguì l’avvocato, avviandosi verso la residenza di Antonio.

“Sì daddy, un po’” – replicò il bassista.

“Un po’ tanto!” – Tim rise, allacciato a lui.

“Andrà tutto bene” – concluse Glam, facendo strada nel salone di Meliti, che andò loro incontro, con una scatola di sigari nuovi di zecca.

“Ehi gente, questi ce li fumeremo, appena il pargolo arriverà a Los Angeles!” – li ricevette euforico.

Carmela era alle prese con la cena.

“Vi fermate tutti? Ho cercato anche quel disgraziato di Jared, dovrebbe arrivare tra poco con Colin” – li informò Antonio.

“Ok … Più siamo, meglio è, no?” – si inserì Robert.

Geffen non disse nulla, servendosi un aperitivo.

“Devo fare delle telefonate … Ehi vecchia volpe, dovrei anche scambiare due chiacchiere con te” – e si rivolse all’anziano boss.

“D’accordo, andiamo nel mio studio, così staremo tranquilli a spettegolare.”




Dimitri accartocciò la lattina di birra, gettandola poi nel cestino, già colmo di avanzi e cartacce.

“Non pensavo ti incazzassi così” – sussurrò Matt, rannicchiato in poltrona.

“Andare da Geffen, senza di me, tu sei davvero impazzito!” – lo investì roco, non solo con le parole, ma con quello sguardo di ghiaccio, che incuteva paura, soprattutto a Miller.

“L’ho fatto per noi, per trovare una soluzione … Non posso chiederti il permesso per ogni fottuta cosa, Dim!”

“Mai detto questo! Lui, però, poteva chiamare la polizia o seguirti!”

“Ma non l’ha fatto, perché gli serviamo! E poi anche tu volevi ricontattarlo, rammenti? A costo di propinargli qualche balla, pur di avere dei soldi extra!”

“Certo, ci avremmo ragionato sopra, tu ed io, INSIEME!”

“Ok, mica è cambiato nulla, ho semplicemente fatto appello al suo buon cuore, d’altronde non è una panzana la mia psicosi e la doppia personalità, grazie alla quale Alexander mi tormenta e rende la mia vita un inferno!”

“Non è per Alexander, che ti sei presentato alla villa, quando si sono sposati, lui e quell’ex drogato del cazzo!”

“Certo, volevo la mia vendetta e farla pagare a Mark! Se sono tornato in gabbia è solo per merito suo! E da lì tutte le conseguenze, che conosci anche tu! Anche se” – ed avvampò, le iridi una lastra luccicante, per ciò che provava.

“Anche se?!”

“Anche se ti ho conosciuto, Dimitri e … E mi sono innamorato di te, questa è stata la cosa migliore, ecco …” – ed abbassò il volto, tra le ginocchia raccolte sotto al suo volto perfetto.

“Sei proprio un romantico …” – asserì, abbassandosi, per sciogliere quell’intreccio e costringerlo a guardarlo, ma con garbo inconsueto.

“No, sono semplicemente sincero e vorrei lo fossi anche tu, Dim”

“Ok …” – e sorrise mesto – “… Vuoi la verità, Matt? Noi non avremo mai un percorso normale, neppure se Geffen ci desse la sua benedizione, più insperata, allo stato attuale di questo pandemonio”

“Sei ottimista” – e rise teso.

“No, semplicemente realistico e molto frustrato, se proprio vuoi saperlo”

“Perché in una circostanza differente, tu ed io avremmo condiviso e vissuto una relazione in piena regola, Dim?” – chiese con lieve stupore.

“Può darsi …”

“Probabilmente non mi avresti degnato di uno sguardo!” – e si alzò repentino, per andarsi a prendere una tonica dal frigo scassato.

“Chissà, mai dire mai” – e gli andò vicino, cinturandolo da dietro, per poi posargli un bacio tra i capelli e sulla spalla destra – “Ti voglio bene Matt”

Quella semplice frase, genuina e faticosa, da uno come lui, colmò il cuore dell’altro di una sensazione a dire poco fantastica.

Miller si girò, dandogli un bacio così vero, da bruciare il cuore.

Dimitri ingoiò una lacrima, di cui si sarebbe vergognato senza speranze, trattenendolo, però, a sé, con sconfinata tenerezza.




“Per favore accosta”

Leto glielo domandò con il respiro spezzato.
Erano nei pressi della scogliera, da dove si poteva perdere lo sguardo, verso un orizzonte incantevole.

L’espressione di entrambi non era tale, dopo un greve e taciturno rientro, verso la End House, ancora lontana.

“Jared …”

L’artista scese, andando ad appoggiarsi alla balaustra, tra un paio di cannocchiali per i turisti.

Le sue gote erano paonazze, le falangi, asciutte, ma flessuose, artigliate al metallo, come se volessero mandarlo in frantumi.

“Jared non ti senti bene?”

Farrell gli posò i palmi sui fianchi esili, provando ad ottenere un riscontro minimo, anche solo dagli zaffiri vividi del marito, che si ostinava ad ignorarlo.

“Tu credi davvero che sia stato  carino, Colin, trovarti a casa di Taylor, dopo che te lo eri scopato per una notte intera?! Un tizio che ha quasi trent’anni meno di me!” – si sfogò, dopo una miriade di sgradevoli considerazioni mentali.

“Jay torniamo a”

“NO! Rispondimi, avanti!!” – gli urlò ad un centimetro dalla faccia.

“Certo che non lo è stato …” – replicò turbato – “… Così come non lo sarà, MAI, per me, accettare i tuoi sentimenti eterni per Glam”

“Appunto, SENTIMENTI, non odiosi ed umilianti ADULTERI, perpetrati contro di me, per vendicarti, perché te ne fregavi dei miei sacrifici, della mia pazienza, del MIO AMORE!”

Farrell strinse i pugni, provando a ragionare, senza esplodere in affermazioni esasperate.

“Se mettiamo sulla bilancia i nostri comportamenti, Jared, converrai con me che non è confortante pensarti innamorato di un altro”

Leto lo incenerì, sentendosi quasi mancare per la rabbia.

“Ti preferisco quando sei rozzo, anzi lo eri, anziché ascoltarti in questi panegirici da analista dilettante!”

“Cosa cazzo devo fare con te, Jared?! MALEDIZIONE!!” – e lo afferrò per le braccia.

“Mi fai male!!”

La presa dell’attore non era stata così energica, ma gli ematomi, quasi istantanei, che apparvero sulla sua pelle, scioccarono entrambi, appena Leto si alzò le maniche della t-shirt.

“Mio Dio Jay, ma cosa …?”

“Cole …” – disse flebile ed impaurito, poi si controllò anche l’addome e, sentendo un fastidio all’inguine, controllò anche lì – “… Ho lividi dappertutto, mioddio Cole …” – balbettò.

“Ti porto in ospedale amore, hai altri sintomi?”

“No … No, ma”

Farrell lo strinse, dandogli poi un bacio caldissimo – “Tranquillo, ok? … Ci sono io, ti aiuto io, piccolo … Io non ti lascerò mai. Mai.”













venerdì 19 dicembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 74

Capitolo n. 74 – life



Geffen si tolse il buffo naso in gommapiuma rossa, nell’attimo in cui, qualcuno bussò lieve alla porta del suo camerino.

L’avvocato, come ogni anno, aveva aderito ad un’iniziativa benefica, per la raccolta fondi, a favore dell’orfanotrofio di Miss. Gramble e, quella buona azione periodica, lo faceva sentire meglio con sé stesso.

Da sempre, così come vedere riflessa nello specchio, l’immagine di Leto, alle sue spalle, incerto sull’avanzare o meno, con estrema educazione, nel salutarlo.

“Ciao Glam … Ero allo spettacolo, con Isy ed i gemelli … Posso?” - esordì con gli occhi lucidi e bellissimi.

Geffen si voltò, sorridendogli.

“Buongiorno Jay, sì, certo, ma le tue pesti, dove le hai lasciate?” – chiese dolce, alzandosi, per sfilarsi il costume di scena da clown.

“Sono insieme a Colin e Miss. Wong” – precisò il cantante – “Aspetta ti aiuto” – e si avvicinò, ancora un po’ dubbioso.

“Ti ringrazio … Sono felice che tu sia qui, con la famiglia, con tuo marito” – disse l’uomo, restando scalzo ed in jeans sbiaditi, non certo come il suo colorito dorato ed il suo sorriso paterno.

Leto avvampò – “Ho … Ho chiarito con Cole e non volevo che … Io non voglio, Glam, che ci siano attriti, tra te e me e ti chiedo perdono, dopo quanto ti ho urlato in ospedale, perché sono stato un pazzo ed un ingrato” – affermò quasi a raffica.

“Dio fermati” – gli sussurrò Geffen, stringendolo, sul petto nudo e senza confini.

Come quel sentimento, che si rinnovava, per lui, ma anche per il leader dei Mars, ogni volta che erano abbastanza vicini, da permettere ai loro respiri di intrecciarsi, alle pulsazioni di accarezzarsi, come stava facendo Glam, con gli zigomi del cantante, adesso.

“Io non sono arrabbiato con te, Jay” – e sorrise, a quell’innata ingenuità di Leto, smarrito nel suo stesso cuore, nel vagare tra emozioni mai sopite.

“Mentre il sottoscritto lo era … Io non ragiono, quando si tratta di noi, nonostante credessimo di avere fatto un passo avanti, dopo … Dopo il matrimonio con Robert”

“Tu lo credevi sul serio?” – chiese, sereno, infilandosi una camicia, dalla fantasia improbabile ed assurdi polsini decorati in contrasto.

“Pensavo avessimo raggiunto un equilibrio” – e si morse le labbra.

“Non ne avrò mai uno, né con te e tanto meno con Robert” – ammise onesto e lucido, allacciandosi il prezioso orologio.

“E’ successo qualcosa?”

“No, no, anzi, direi che stiamo ricostruendo, ma vedi” – inspirò – “… Ci vorrebbero mattoni nuovi, non macerie, mentre è ciò che resta, di questo mio immenso amore, per voi, anche se ce la sto mettendo tutta, da quando … Da quando ho perdonato Rob, come mi hai contestato tu, rammenti?”

Jared annuì mesto.

“So di avere cambiato idea, su Robert, di averti esortato a dimenticare e capire i suoi errori o scelte, per poi inveire, come un idiota, contraddicendo le mie asserzioni, però ero sincero” – puntualizzò, guardandolo.

“Tu non sei un idiota e Rob non è una cattiva persona … Ha subito un trauma, nel perdere Jude, così come ora non vive bene la sua nuova relazione con Taylor, nonostante sorrida, ma finge spudoratamente” – e sorrise affettuoso, comprensivo.

“E tu come lo prendi, questo atteggiamento? Sembri un amico benevolo e non un consorte geloso” – e scosse le chiome, di nuovo fluenti.

“Io amo Robert, questo è il passo avanti che sono riuscito a fare, lo amo e basta, con il carico di esperienze, che si porta appresso, con le sue relazioni, i legami, i vincoli: alla nostra età, non posso pretendere altrimenti, non posso cancellare la vita degli altri, capisci Jay?”

“Perché lui non lo fa, con la tua, giusto?”

“Infatti, lui non l’ha mai preteso, questo è il punto”

“Il punto dove, tu ed io, non siamo mai giunti …”

Geffen si lisciò la faccia, poi il capo rasato – “Il nostro amore, Jared, non somiglia a niente ed a nessuno … Ed io non cambierei mai, questa magnifica ed ossessionante realtà”

“Glam …”

“Ora torna da Colin, ti starà aspettando, così come io tornerò da Robert … Di corsa” – ed ammiccò, dandogli un ultimo bacio sulla tempia destra, sfuggente e caldo, come quel giorno di dicembre inoltrato.




Mark gli sollevò il maglione ed abbassò i jeans, di poco, scoprendolo nudo sotto e Niall rise solare, mentre si baciavano, come due forsennati, nei bagni dell’università, quelli riservati ai professori, come Ruffalo.

“Se ci beccano …” – gemette Horan, sentendolo ovunque, con le mani, le dita e poi il sesso del compagno, che lo aveva girato prono sul lavabo in ceramica verde scuro.

“Dio quanto sei … Tu mi farai impazzire piccolo” – gli ansimò nella nuca, addentrandosi in lui, con una ruvida dolcezza, che Niall adorava.

“Sei … sei diventato un maniaco sessuale” – rise spezzato dalle spinte, sempre più generose ed ingombranti.

Mark si ingrossava in lui, ad ogni reciproco singulto, in un crescendo di sudore e qualche lacrima, di piacere assoluto.

“Sì ... forse cucciolo … Un vero de … debosciato ahhh!!” – urlò piano, ringhiando in un sussulto carnale e sconvolgente per entrambi.

L’uomo si era preso cura, nel frattempo, anche dell’erezione perfetta, del suo giovane fidanzato, che non esitò a dilagare, nel palmo della sua mano destra, capace e sincrona, nel raggiungere l’orgasmo insieme.

Ruffalo lo girò quindi a sé, con lentezza e contemplazione, per baciarlo intenso.

“Ti amo Niall … Sposiamoci” – gli sussurrò nella bocca, commuovendosi, tremando quanto Horan, che si appese a lui, stretto ed al colmo della gioia.

“Non vedo l’ora … A Natale? Anticipiamo?” – sorrise, pensando alla prima data, il 14 di febbraio, molto romantica ed abbastanza vicina.

“Ne parliamo stasera, ok?” – Mark sorrise.

“Ok amore … Ora come faccio ad andarmene da qui, senza essere messo al bando dal rettore?” – e rise, magnifico nella sua innocenza e spregiudicatezza.

“Ci penso io … Vieni con me tesoro” – e lo prese per mano, con tenerezza.

“Ovunque … Per sempre Mark.”




Zayn allacciò le scarpe ad Eric, che gli sorrideva allegro.

“A che ora passa a prenderlo Monica?” – chiese ad alta voce Malik, rivolgendosi a Liam, impegnato a rasarsi.

“Alle undici e mezza, lo porta a pranzo, con Bruce, al Club Fun, quel nuovo locale per bambini, con animazione e gonfiabili sulla spiaggia”

“Ah ok …” – mormorò Malik, sovrappensiero – “… Potremmo aggregarci” – propose il paleontologo, vedendolo arrivare nel living.

“Non saprei … Sicuro? A me quel Bruce non va a genio” – gli bisbigliò.

“Ok, capito, allora qualche acquisto per le feste?” – Zee sorrise, passandogli il figlio.

“D’accordo, tanto poi arrivano i tuoi, nel pomeriggio, giusto?”

“Sì giusto …”

Malik era entusiasta, gli mancava il padre da morire, i suoi abbracci, i consigli e poi trepidava nel raccontargli come le cose si fossero sistemate, tra lui e Liam.

Con Louis aveva poi scambiato alcuni sms stringati, ma esaustivi.

Una e-mail, in compenso, era parcheggiata tra le bozze di Zayn, indeciso se inviarla o meno a Tomlinson.

C’era, tra quelle righe, una sorta di confessione, sui propri sentimenti nei riguardi di Boo, arrivati ad una profondità pericolosa ed ingestibile, se non con una salutare lontananza.

Con Liam era stato onesto e schietto: dovevano lavorare ancora molto, per ripristinare fiducia ed armonia, però ce la stavano mettendo tutta.

Erano innamorati, in sintonia tra faccende domestiche ed impegni di lavoro, credibili come genitori di Eric, anche se a singhiozzo, come in rodaggio, non certo tra le lenzuola, dove funzionavano alla grande.

Eppure Malik si sentiva spesso a disagio, nel ripensare a Louis, ai suoi cieli screziati di azzurro ed argento, quando si guardavano, si confidavano, si volevano bene.

Ed era ciò, che doveva rimanere: null’altro.
Per salvare tutti.




Jude aveva congedato Robert e le bimbe, non senza fare buffe raccomandazioni all’ex ed a Vas, che teneva in braccio sia Diamond che Camilla, divertite dal loro gigante buono, come sempre.

Downey si era comportato egregiamente sia con Law, che con Kitsch, sparito in fretta nella camera degli ospiti, per cambiarsi ed uscire con l’inglese, che regalò ancora un abbraccio a Rob, prima di un arrivederci molto tenero.

“Non dormite nella … In quella che era la nostra stanza, Jude …” – gli disse piano l’americano, poi lo fissò, uccidendolo un po’ – “Te ne sono grato” – e provò a regolarizzare il respiro.

“Ho molto rispetto del nostro passato, Robert … E poi voglio andarci piano con Taylor”

“Decisione giusta … Forse” – sorrise amorevole, poi se ne andò per davvero.

Law tornò nel loft, dirigendosi svelto in bagno.

Si chiuse dentro, appoggiando la fronte alla prima anta dell’armadietto dei medicinali.

La aprì, prendendo da un flacone un paio di pasticche viola: le ingoiò, strizzando le palpebre, poi bevve un sorso d’acqua, direttamente dal rubinetto lì accanto.

Si ossigenò, ancora ad occhi chiusi, vibrando contro la parete, dove si era come rannicchiato.

Nei ricordi ed in quella strana solitudine, che lo attanagliava, lontano da Robert, nonostante la presenza di Taylor, al quale si stava legando sempre di più, senza sapere se era per vero amore o per semplice e stupida consolazione.




Farrell accostò, facendo scendere la governante, con i cuccioli, accompagnati all’interno della residenza da Miss. Wong ed una nuova baby sitter, assunta da poco e cugina della loro storica assistente.

“Facciamo ancora un giro, Jay?” – domandò gentile, ingranando già la marcia, dando per scontato il consenso del compagno, che in effetti annuì, ma con la testa altrove.

“Sì Cole, dove andiamo?” – e lo scrutò, abbozzando un sorriso.

“Hai avuto problemi, con Glam?” – proseguì l’irlandese, a tono più che tranquillo.

“No, anzi … Andrà ad Haiti con Kevin e Tim, per la loro adozione, lo sapevi?”

“Sì, Kevin mi ha telefonato ieri, ti stava cercando, penso per avvisarti, scusa se non te l’ho riferito, l’ho scordato”

“Figurati, può succedere, hai tanto da fare, il nuovo film poi, ti impegna un casino, vero?”

“Già e volevo appunto parlartene Jay”

“Di cosa?”

“Del set … Andremo in Francia, dopo le vacanze, per un paio di mesi, poco fuori Parigi e ti vorrei con me, è ovvio … Per tutto il tempo, amore” – e gli prese la mano sinistra, percependola gelida.

“Cavoli … Da quando lo sai?”

“Dalla firma del contratto e volevo farti una sorpresa, ecco …”

“Ci andremo direttamente da Dublino? Ed i bambini?”

“Ci raggiungeranno nei week end, tempo ed impegni permettendo, il meteo non promette bene a gennaio e febbraio, in Europa”

“Già, lo avevi considerato?” – sorrise, un po’ in imbarazzo.

“Non del tutto, lo ammetto … Volevo rimanere solo insieme a te, Jared, volevo prendermi un periodo per noi, tra le riprese e le interviste di rito, sai come vanno queste cose” – sorrise incerto, senza distogliere l’attenzione dalla strada.

Erano arrivati in riva all’oceano ormai.

“Cambiare aria ci farà bene, Colin” – concluse fermo il leader dei Mars, come se fosse giunto ad un’inevitabile conclusione, mentalmente.

“Sì, lo credo anch’io” – sospirò Farrell, più sollevato – “Ti va un aperitivo, da Barny?”

“Ok, andiamo, ma prima …” – e lo baciò, stringendosi a lui, che non ci sperava più.




Matt lo aspettò dietro l’ultima colonna, del parcheggio sotterraneo, dove Geffen era sceso a recuperare la sua Ferrari.

“Ciao Glam” – esordì Miller, la voce timida, che l’avvocato avrebbe riconosciuto tra mille.

Geffen si voltò con circospezione, dopo essersi bloccato ad un metro dal suo interlocutore, in jeans e maglietta, con un bomber nero, leggero per la stagione, le mani in tasca, la carnagione pallida, sulla quale il suo sguardo limpido, spiccava nitido ed azzurro.

“Matt, cosa ci fai tu qui?”

“Ti stavo cercando ed ho letto su Twitter che eri presente allo show … Sei una celebrità” – e rise nervoso.

“Quando si tratta di aiutare il prossimo, amo stare in prima linea” – ribatté sicuro.

“Lo so Glam ed è per questo che desideravo parlarti”

“Cosa vuoi da me?”

“Non incazzarti, sono disarmato e Dimitri non sa che voglio chiederti aiuto”

“Aiuto?” – Geffen rise – “Mi hai quasi ammazzato e pretendi che io ti metta in salvo dai Mendoza o qualcosa del genere?”

“Già, qualcosa del genere … Ascolta, io sono finito in un gioco più grande di me, assecondando Dim, pensando che potesse salvarmi dal manicomio, da quella galera, dove Mark mi aveva rispedito senza esitare un solo secondo” – spiegò agitato.

Dim? Siete diventati intimi?” – domandò brusco.

Miller fece un cenno, anche di sottile gratificazione – “Non è stato semplice, lui non è gay … E’ disperato quanto me, questo è certo, in compenso” – ammise con amaro sarcasmo.

“Potevate essere felici, tu e Ruffalo, in Francia, vi avevo lasciati andare, con un mucchio di quattrini ed il mio perdono, accidenti! Che diavolo è successo poi?!”

“E’ successo che Alexander ha mandato tutto a puttane, Glam, come al solito, non per colpa mia, miseria schifosa!” – replicò, con le lacrime in gola.

“Mi dispiace, Matt, sul serio … Tu dovresti ricoverarti, prima di finire in guai peggiori, a causa di Alexander, ma anche di Dimitri, quello è un farabutto”

“Quello è l’uomo che amo, Glam!” – bissò asciutto.

“E sia … Avete già finito i soldi?”

“No, no quelli ci sono ancora tutti o quasi … Ma siamo senza documenti validi, a parte un paio di passaporti falsi, che non ci permetteranno di andare lontano”

“E ve la state facendo sotto, perché i Mendoza potrebbero trovarvi, vero?”

“Siamo tra due fuochi, non abbiamo scampo, a meno che tu non voglia darci un nascondiglio sicuro, in cambio di ciò che riterrai più opportuno”

“Avete nuove informazioni?”

“No Glam, che io sappia no … Purtroppo”

“Devo rifletterci Matt”

“Sì, ma fai in fretta”

“Come posso rintracciarvi? Avete un cellulare?”

“No, però possiamo procurarcene uno usa e getta, il tuo numero ce lo abbiamo, ti cercheremo noi, magari domani …” – e sorrise speranzoso.

“Resterò in ascolto e ti comunicherò la mia decisione, ok?”

“Ok Glam, ti ringrazio … Anche a nome di Dim …” – e fuggì via.

Geffen sbuffò greve, guardando salire Miller, su di un autobus, diretto in periferia.

O all’inferno, probabilmente.