giovedì 31 luglio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 333

Capitolo n. 333 – zen



Liam riuscì a sottrarsi all’assalto delle sorelle e della madre di Zayn, così alle loro domande, sgattaiolando insieme a lui, sino alla soffitta di casa Malik, nel centro di Parigi.

Il paleontologo lo condusse per mano sino ad un lucernaio rotondo, che si affacciava sulla città, ormai accesa in miriadi di luci.

“Dio che spettacolo … E che bello essere qui con te” – disse Payne, senza guardarlo ancora.

Zayn sorrise – “Mi spiace per prima, sono stile piovra”

“Le donne del vostro clan? Siete davvero affiatati” – osservò, scrutandolo, ora.

“E’ papà il nostro collante … Lui sa sempre cosa dire, cosa fare, ecco”

“Tu lo ammiri molto, vero Zayn?” – chiese dolce.

“Non mi resta altro, se non imparare da lui, in fondo non mi ha mai deluso, è il mio eroe da quando avevo tre anni” – rivelò solare.

“Un super eroe” – sospirò, guardando improvvisamente in basso.

“Ed il tuo?”

“Un brav’uomo, un po’ all’antica, ma così tanto con la testa tra le nuvole ed i suoi fossili, che ha preso con allegria il mio coming out al mio sedicesimo compleanno”

“Alla tua festa?” – bissò stupito Malik.

Payne annuì divertito – “In effetti ci rimasero tutti così” – e fece un’espressione buffa.

“Nessuno l’aveva capito?”

“No, non credo, ma l’effetto sorpresa spesso è quello vincente”

“In guerra sì Liam … In amore non sempre”

“Già, però io vorrei crederci a questa, di sorpresa, a questo dono, di esserci incontrati, quando magari ci siamo sfiorati spesso, in passato …” – disse un po’ da sognatore inguaribile, quale era.

“E’ bello crederlo, anche a questo ritrovarci, allo sceglierci …”

“Vorrei che accadesse ogni giorno, Zayn, senza indugi, senza più averne paura” – e lo baciò, intenso.

I battiti dei rispettivi cuori, collisero sulle loro labbra, nitidi e sinceri.

“Buon Natale Liam … Ti amo”

“Ti amo anch’io Zayn … Buon Natale”



Farrell sentì delle dita tra i capelli e si svegliò a fatica.

“Buon Natale Cole”

Il sorriso di Leto, fu il migliore buongiorno, così il suo augurio.

“Jay …” – si sollevò, stringendolo – “Buon Natale tesoro mio … Ma non dovresti essere”

“Glam si è addormentato … Ora riposa tranquillo, l’abbiamo vegliato sino all’alba” – spiegò il cantante, rannicchiandosi sul cuore del marito.

“Capisco …” – l’irlandese prese un lungo respiro.

“Ti amo Colin” – e lo fissò, accarezzandogli le gote vermiglie.

“Ti amo da impazzire Jared … Grazie per essere qui, con me.”



Gli specchi di Jude si illuminarono, appena si accorse di lui, steso al suo fianco, senza sapere da quanto tempo.

“Robert …”

“Buon Natale angelo mio”

“Rob Buon Natale anche a te …” – e lo avvolse, con trepidazione.

Si baciarono, scambiandosi più di un semplice auspicio, per quel giorno di festa.

“E’ da molto che”

“Meno di un’ora Jude, ti … ammiravo, mentre riposavi sereno”

“E Glam …?”

“Anche lui è …” – sorrise, gli occhi liquidi – “… è nel mondo dei sogni … Scott gli ha somministrato altre dosi di morfina e ci ha spiegato che” – Downey strizzò le palpebre.

“Rob …”

L’americano lo guardò, straziato dalle sue stesse parole – “Scott ci ha detto che potrebbe passare dal sonno alla morte, senza più dolore … Forse sarà così, magari lui ne è certo, ma non ci ha voluti … spaventare od altro, però noi tre non volevamo disturbare Glam … Non potevamo permetterci che sentisse altro male” – e si sciolse in un pianto dignitoso.

Law lo avvolse forte – “Hai fatto tutto quanto in tuo potere, Robert, sei stato straordinario e Glam te ne sarà grato anche … anche dopo, amore mio”



Tim se ne stava rannicchiato sopra il divanzale ed appena sentì aprirsi la porta, gli volò incontro.

“Kevin …!”

“Ehi piccolo … Mi dispiace di averti lasciato da solo, mi dispiace” – singhiozzò nel suo collo, il bassista, poi lo baciò con vigore.

Senza volersi separare dalla bocca del suo acerbo consorte, Kevin sembrò cullarlo, un istante dopo.

“E Glam … come sta?” – domandò timoroso.

“E’ … è in pace, grazie ai sedativi … Ci ha dato la buona notte, ad ognuno di noi, poi ha baciato i palmi, delle nostre mani, mie, di Jared e Robert, infine si è assopito, con un sorriso … Incantevole” – ed inspirò, provato da troppe emozioni.

“Kevin ora siediti, faccio portare la colazione, hai bisogno di zuccheri e”

“Io ho bisogno di te, Tim, ogni ora della mia vita … Ti amo così tanto e non vedo l’ora di stringere il nostro bambino” – affermò struggente, mentre lo riprendeva a sé, per dargli uno di quei baci, in grado di mandare Tim in una dimensione, che non avrebbe mai potuto descrivere e mai ci avrebbe potuto rinunciare.



Le sue piccole falangi, fresche e profumate di fiori, raccolsero quelle ancora grandi, di quell’uomo, che avrebbe dato la propria vita, per lui, in ogni attimo.

Lula lo sapeva ed avrebbe fatto altrettanto.

“Papà, andiamo …” – gli sorrise, facendolo sedere sul bordo del letto.

“Soldino … Io … Io non sono pronto …”

“Nessuno lo è mai, quando si tratta di dirsi addio, sapendo che non ci si rivedrà davvero mai più, per l’eternità”

Geffen si ossigenò, guardando oltre il bimbo, in piedi davanti a lui, vestito di bianco.

Anche Glam lo era, senza ricordarsi di essersi coricato, con addosso quella casacca e quei pantaloni candidi.

“Sto … sto sognando Lula?”

“No papà, è tutto vero …” – sembrò rassicurarlo, tirandolo a sé quel poco che bastava a farlo alzare.

“D’accordo, allora andiamo”

“Non posso rimandare, anche se lo vorrei” – e, tenendosi per mano, uscirono nel corridoio deserto.

Le varie coppie erano ancora nelle camere degli ospiti, intente a scambiarsi doni, sorrisi, dispetti, anche se il clima era come ovattato, in un rispetto, per quanto stava per succedere a Geffen.

Era un’attesa, ingannata con una gioia un po’ forzata, a favore dei numerosi bambini, che stavano allietando i vari genitori.

Nessuno si accorse di lui e di Lula, intenti a scrutarli, ad uno ad uno, mentre procedevano lenti, ma incessanti.

Jared e Colin a raccontare una favola a tutte le loro principesse, riunitesi sopra il lettone.

Jude e Robert, impegnati a vestire di rosso Camilla e Diamond, sempre più belle ed in perfetta sintonia.

Pamela, che allacciava le scarpe a Drake, che faceva lo stesso con Xavier, che ci provava a farlo con Alexander e Sebastian, due autentiche pesti, mentre Derado filmava tutto.

Kevin e Tim, che si scambiavano i maglioni, sui busti glabri, ridendo come adolescenti.

Niall, che rincorreva Petra, mentre Louis tirava loro dei coriandoli, trovati chissà dove ed Harry, la testa sotto al cuscino, che protestava, perché aveva ancora troppo sonno.

Le loro voci, sembrarono appannarsi, nella mente di Geffen, che provò a cogliere la felicità, intrinseca in quei gesti, ripetuti chissà in quante occasioni.


Le scale per il terzo piano, gli apparvero come un’autentica impresa.
Un po’ folle.

Lula si grattò la nuca, simpatico – “Non temere, ti tengo io papà”

Glam abbassò lo sguardo innamorato e lucido su di lui, annuendo – “Lo so amore, l’ho sempre saputo …”


Era una mattina piena di sole, in quel 25 dicembre 2021.

Il giorno seguente, Jared avrebbe compiuto 50 anni ed a lui, dalla balaustra, senza che il leader dei Mars se ne rendesse conto, andò l’ennesima occhiata amorevole di Glam Geffen.


“Lula, possibile che …”

“No papà, non è possibile … Non si torna indietro e, se anche hai pensato di potere cambiare le cose, se te l’ho fatto anche un po’ credere, era perché ti amo sino alla fine dell’universo e” – rise giocoso – “e un pezzettino!”

Un saltello, una risata argentina.
Ridondante.
Melodiosa.


“Anima mia”

“E così sia, addio papà”

Un fragore.

Una luce.

All’unisono investirono il silenzio, inghiottendolo, per poi farlo esplodere, in miliardi si schegge multicolore.

Se qualcuno avesse potuto assistervi, sembrò che una voragine, si fosse aperta sull’infinito e poi richiusa.

Coloro i quali accorsero su quella terrazza, non riuscirono a credere ai propri occhi.

Perché non era davvero possibile.





The End






Il mio saluto carico di affetto va a tutti coloro i quali hanno seguito anche questa mia avventura, chiamata Zen.

E’ stata un’esperienza incredibile, perché le emozioni si sono accavallate, nel corso dei capitoli, così le lacrime e le risa, perché scrivere è vivere la vita che non c’è, che si inventa, in un gioco di specchi, di scoperta, di amore.

E così Viva la Vida per davvero …

Arrivederci a LIFE, il seguito di queste vite dei nostri protagonisti, con nuove gioie, nuovi dolori, nuove avventure …

Un bacio, un abbraccio e tutto il mio sorriso, a Voi, che mi avete dato tanto, che siete tutto questo mio mondo, “oltre”, sempre di più.

Grazie.

Maria Rosa





mercoledì 30 luglio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 332

Capitolo n. 332 – zen




Shan si aggiustò la cuffia, nascondendo la sua ricrescita minima.

Anche se non se ne vergognava, non si piaceva granché, con quelle occhiaie appena accennate, sul viso scarno, ma sbarbato, dove i suoi occhi sembravano ancora più grandi, nell’immagine rimandata dallo specchio del settecento, in uno dei numerosi salottini, al secondo piano di villa Rice.

Owen lo raggiunse con trepidazione e gioia.

“Tesoro, Thelma mi ha detto che eri qui e sono corso subito” – lo abbracciò, su quelle parole colme del suo sorriso, che Leto ricambiò, non senza impaccio.

“Sì, la tua governante voleva farmi mangiare almeno tre fette di torta, ma le ho spiegato che ho un po’ di nausea, spero non si sia offesa Owen”

“Figurati … Dai sediamoci, in effetti sei pallido, vuoi qualcosa di caldo?”

“Magari un tè … Con dei salatini, riesco a mangiare unicamente quelli, dopo la chemio, non vorrei disturbare però”

“Ma scherzi?” – Rice prese un respiro, fissandolo, mentre gli raccoglieva le mani tra le proprie – “Questa è casa tua amore … Scusa se ti chiamo così, però è ciò che mi ispiri e poi sei bellissimo” – disse sincero.

“No, sono orrendo” – il batterista si schernì, adorabile con quel suo vocione caldo, che ad Owen mancava da morire.

Il gallerista gli diete una carezza con il pollice sinistro, su entrambi gli zigomi asciutti – “Tu sei tutto ciò che amo, voglio ripetertelo, nel caso te ne fossi scordato” – sorrise arrossendo.

Shannon non lo aveva mai visto così.



Lux non gli aveva dato alcuna risposta, la sera precedente.

Si era coricato insieme a lui, tenendolo stretto a sé, ma nulla più.
Kirill si stava cambiando per andare al lavoro, dopo essersi svegliato da solo.

Aveva preso un caffè, un nodo alla gola, che ancora lo tormentava, mentre sbirciava fuori la finestra del soggiorno, seguendo i passi veloci di quel brulichio di gente, in affanno per le ultime compere.

Era la vigilia e lui avrebbe fatto doppio turno.

Il giorno dopo era di riposo ed aveva programmato il tutto, nella speranza di trascorrere il giorno di Natale con Vincent, al momento sparito.
Perduto, forse.

Kirill iniziò a piangere, dannandosi a mezza voce per averci creduto, almeno per un attimo, che potesse funzionare.

Quindi si accasciò lungo la parete; era in ritardo, così riscattò in piedi, come un soldato, con una missione da compiere.

Lui non voleva mollare, non voleva deludersi ulteriormente: certo sarebbe stato facile vendersi anche nella grande mela, on line c’erano annunci sibillini e loschi, che lo avrebbero fatto rientrare nel giro in un nano secondo.

Kirill non avrebbe ceduto alla tentazione, anche se ormai doveva mettersi in testa che il percorso era in solitaria.

Insomma doveva crescere, responsabilizzarsi e, magari, avrebbe anche trovato qualcuno che lo amasse almeno un po’, per ciò che era diventato, finalmente.


La blindata si spalancò e lui ebbe un sussulto.

“Mon Dieux trovare un abete vero in questo manicomio ed a quest’ora è stata una pazzia!”

Vincent rise, spingendo all’interno del loft un albero, di almeno due metri, con i rami intrappolati in una retina verdastra.

“Ti … ti do una mano, aspetta!” – esclamò balbettando il giovane, precipitandosi da lui.

“Grazie cucciolo … E non potevamo mica cenare con quel coso a fibre ottiche in mezzo al tavolo”

“Sì, sì, non ci avevo pensato …”

“Tutto a posto Kirill? Stai facendo tardi …”

“No, no, se mi accompagni”

“Certo” – lo interruppe, avvolgendolo per baciarlo intenso.

Quando si distaccarono, il tremore del suo addome, andò a scontrarsi con quello più solido e sicuro di Lux, che gli sorrise dolce.

“Buon Natale Kirill … Ciò che voglio è trascorrerlo insieme a te, così i giorni a venire” – disse fermo e deciso.

“Dio … io … non so cosa dire …”

“Semplicemente sì, se lo vuoi anche tu”

Kirill annuì, le pulsazioni accelerate.

Lux lo baciò nuovamente.

Fuori ricominciò a nevicare.



https://www.youtube.com/watch?v=YsdqqqMKkT4



Vederlo scendere con l’ascensore interno, ma panoramico, fu un colpo al cuore un po’ per tutti i presenti, già riuniti a tavola, sotto la veranda, che era stata chiusa ermeticamente da ampie vetrate.

Glam era visibilmente stanco, ma quell’intruglio di morfina e vitamine, che aveva in circolo da ore, sembrò aiutarlo, sia a comandare la sedia a rotelle elettronica, sia a fare persino un brindisi.

Lula sempre al suo fianco, ad accarezzargli i polsi, a sorridergli, come un angelo custode.
Instancabile.

“Grazie per essere qui … Non sarò di compagnia, nel divorare le prelibatezze preparate da David, Carmela, Pam, Sveva, Sylvie e Miss Wong, ma farò il possibile” – sorrise ed era bello, ancora così bello, pensarono sia Jared, che Kevin ed anche Robert, fissandolo, senza quasi più respirare.

Nemmeno per loro sarebbe stato semplice mangiare e divertirsi, in quella strana e straziante attesa, di un epilogo dietro l’angolo, per l’uomo che adoravano, oltre ogni buon senso.

L’amore non ne avrebbe avuto mai.

I bimbi rallegrarono la serata e l’estrazione a sorte dei gioielli della collezione Geffen, fu come un gioco per loro.

Quel testamento andava al di là dei beni materiali.

Geffen raccomandava e consegnava a Kevin e Tim, i propri figli, non faceva che ripeterlo.
Lula rimaneva vicino a lui, come un’ombra, anche verso la mezzanotte.

Lo scambio di auguri e doni fu commovente.

Geffen aveva chiesto di raccogliere del denaro, al posto di strenne, che non avrebbe potuto godersi: l’equivalente, così monetizzato in una somma cospicua, sarebbe stato inviato all’orfanotrofio di Miss Gramble, il giorno seguente.


Downey gli si avvicinò, comunque, con una lettera.

“Forse non ti senti di leggerla, ma io non posso farlo Glam, non andrei più avanti della prima riga” – gli sussurrò, gli occhi lucidi.

“Ti amo Robert … Ti amo così tanto, che vorrei rimanere solo per ricordartelo, fino ad annoiarti” – sorrise.

“Non accadrebbe e tu lo sai … Sai tutto di me” – ed appoggiò la fronte sulla sua spalla, piangendo in silenzio.

Jude li osservava, Glam nella sua compostezza, per non creare inutili ed estremi imbarazzi, Robert nel più totale abbandono, a quei sentimenti incancellabili.


Ancora una fetta di dolce, ancora una favola, raccontata da Meliti.


“Io salgo … Vorrei dormire, non riesco a stare sveglio” – si congedò l’avvocato e Colin esortò Jared a scortarlo, sino al piano di sopra.

“Tesoro, se vuoi rimanere con lui, io capirò” – gli disse amorevole l’irlandese, ma Leto stava tremando, al pensiero di vedere morire Geffen, perché sembrava ormai privo di energie.

In ogni caso annuì, sostenuto da Kevin, esortato a fare lo stesso da Tim.

Il bassista ed il cantante accolsero il loro invito, prendendosi cura di Glam, forse per l’ultima volta.



Schiacciarlo contro il materasso, mentre gli veniva dentro per la seconda volta, fu così facile per Rice e così inutile al tempo stesso, nella speranza di trattenerlo lì.

Shannon gli aveva detto di no, alla proposta di matrimonio, ma poi quel silenzio fu colorato da un cercarsi in un bacio, di appartenenza e di addio al tempo stesso.

Fecero l’amore, lui ed Owen in quel tardo pomeriggio, ma ora Shan, dopo lo scoccare della mezzanotte, era sulla spiaggia di Palm Springs, allacciato a Tomo, che non gli aveva chiesto dove fosse finito in quelle ore, lontano da lui.

Shan c’era, era lì, non importava altro.

Rice ed i suoi figli, invece, stavano già volando verso Londra, per trascorrere le feste con i nonni inglesi.

Il miliardario si guardava intorno: aveva tutto, apparentemente ed in fondo nulla, privato di quell’amore, che aveva custodito come la cosa più preziosa al mondo, sentendosi così stupido, da essersela lasciata scappare, quando la possedeva totalmente.


C’est la vie.













venerdì 25 luglio 2014

Short fic – A little piece of my heart Capitolo 4

Short fic – A little piece of my heart


Capitolo 4


Il silenzio era come una tenebra grigia, fatta di ghiaccio e stille appese al soffitto.

Jared sembrava attendere che da lì si staccassero, mandandolo a pezzi, non più di quanto avesse appena fatto Colin, attraverso quel gesto affettuoso destinato a Zayn ed alla dignità di questi, nel fare valere qualcosa, a cui sembrava tenere sul serio.

Il giovane reggeva lo sguardo di Leto, come pochi altri avevano fatto, sino a quel momento.

“Le cose che ho da dire, le devo dire a Colin” – esordì gelido e diretto, però Malik rimase al suo posto.

Lo era diventato quasi per incanto, pensò Jared.

Farrell inspirò greve, riscendendo verso di lui.

“Non ora, non in questo modo”

“Ed in quale, potrei saperlo?” – si intromise Zayn.

Colin lo scrutò – “Non mi piacciono le scenate, non risolvono nulla e poi” – e ripuntò Leto – “tu ed io abbiamo avuto l’occasione per dirci qualsiasi cosa, giorni fa o te ne sei dimenticato?”

Il suo interagire era calmo, forse per non apparire nella maniera sbagliata al suo nuovo amante.

Jared continuava a macinare ragionamenti, lacerandosi, ma non voleva uscire sconfitto da quell’incontro.

Se Farrell aveva cinque anni in meno di lui, quel Malik ne aveva una ventina, anzi, ventidue e poteva, sì, essere suo figlio.

“Tu non hai idea di cosa abbiamo condiviso Colin ed io, quasi non eri neppure nato”

Leto lo affermò con una sfumatura dolce nella voce, un tintinnio luccicante nei suoi zaffiri vividi.

“Sì, ma ora sono qui e credo di avere più di una possibilità di restarci, con o senza il tuo consenso, che nessuno ha richiesto”

Era spavaldo, si stava giocando il tutto per tutto.

O tutto o niente.

Farrell sbuffò, arrendevole e per questo Jared lo detestò.
Di nuovo.

“Tra poco arrivano i piccoli, non voglio che”

“James ed Henry?!” – chiese stupito il cantante.

Colin annuì – “Sono due settimane che non li vedo …”

“Posso almeno salutare James?”

Leto lo domandò con un contegno destabilizzante, non certo per ricattare Colin o mettersi in competizione con Zayn, che stava per conoscere gli eredi del suo ex.

Quale ex?

Era l’uomo che amava.

Cazzo!
Cazzo!!

E quel Malik li avrebbe incontrati e magari tenuti in braccio, fatti giocare addirittura, dopo mezza giornata che Colin se lo sbatteva in ogni angolo di quella reggia?!

Jared strinse i pugni – “Mi fermo cinque minuti, non chiedo altro” – puntualizzò ferito, ma nascondendo quel disagio nel migliore modo possibile.

In fondo, recitando, aveva vinto un Oscar.

Il citofono esterno gracchiò.

Una baby sitter stava accompagnando Henry, mentre James era scortato dal marito di Kim, la madre del primogenito di Farrell.

Avevano subito legato e Colin era oltre modo felice che il suo James, affetto dalla sindrome di Angelman, avesse quel secondo padre, così premuroso e gentile.

Le presentazioni furono frettolose ed un poco forzate.

Jared fu educato ed appena vide James, lo strinse a sé con immenso trasporto.

Zayn era tornato in camera a vestirsi, mentre Colin aveva infilato di corsa un maglione in cotone chiaro e delle infradito, accorgendosi un secondo dopo che quegli indumenti erano proprio di Jared, dimenticati lì da chissà quanto tempo.

Un tempo, in cui era sopravvissuto senza di lui.

Lui, che ora stava cullando James, nonostante fosse grandicello, insegnandogli la scala musicale, seduti al pianoforte, mentre Henry gli stava vicino, seguendo attento la lezione di quel maestro così speciale.

Leto diede un buffetto anche a lui, anche se somigliava troppo a quella Curus, che gli aveva portato via non solo Farrell, ma anche una miriade di sogni, di convivenza e di paternità, con l’adozione di qualche orfano, nel periodo in cui Jared era pronto a farlo.

Peccato che Colin non fosse della stessa idea.

Jared si alzò, accompagnando James dal genitore, impalato contro lo stipite, commosso ad una profondità scomoda, ma anche così bella e congeniale al suo cuore, nel vederli, loro tre insieme.

Il ragazzo di Bossier City, che lui amava più di sé stesso.
I loro due bimbi.
La sua famiglia.

“Ora vi lascio, con il vostro papà, ha tante cose da raccontarvi” – disse accovacciandosi, baciando quelle due pesti tra i capelli folti.

“E tu no, papi Jay?!” – domandò simpatico Henry.

Papi Jay?

Leto fissò Colin.

Lui sorrise mesto – “E’ … è così che gli ho insegnato a chiamarti, quando non c’eri e ti stavamo aspettando. James già lo sapeva” – rivelò sincero.

Era vero, James l’aveva sempre definito in quella maniera.
Meravigliosa.


Zayn spuntò alle loro spalle.

I cuccioli gli andarono incontro.

“E tu chi sei?”

Era Henry quello che faceva le domande, tenendo per mano James.

Malik li sfiorò, con la sua tenerezza innata – “Sono un amico, dei vostri papà: ero passato per congratularmi, si sposeranno presto, ma doveva essere una sorpresa”

“Papi Jay e papà si sposano!” – Henry fece un saltello, felice per quella notizia inattesa.

Colin e Jared persero ogni parola, tremando come foglie.

Zayn si chiuse il giubbotto – “Ora devo andare a fare una cosa, l’ho rimandata da così tanto, che forse non sono più in tempo, ma non si sa mai” – e sorrise pulito.

“Non è mai troppo tardi …” – disse flebile Leto, sul punto di perdere i sensi, confuso e travolto da quell’ondata di emozioni ingestibili.

Colin gli aveva afferrato il polso, poi lo strinse forte, così i due bimbi, di nuovo tra le sue ali robuste.

“Grazie Zayn …”

“Figurati” – e gli mandò un bacio, a distanza, poi se ne andò.



Epilogo


Saltellare come due pazzi, dietro le quinte, allo show degli One Direction, dopo che la band era andata all’ultimo concerto dei Mars, negli Stati Uniti, fu il modo più divertente e chiassoso di annunciare al mondo di essersi fidanzati, per Jared Joseph Leto e Colin James Farrell.

Vedere Liam, baciare sul finale il suo Zayn, la conferma che non era mai troppo tardi.

Così Harry e Louis, con buona pace delle fan, almeno una parte di esse e della Modest, i cui manager si stavano mangiando il fegato, a pochi passi dai due noti artisti, che videro passare Niall e sfilarli come una scheggia, verso qualcuno, che era oltre i bodyguard.

Farrell aguzzò la vista – “Ma quello non è …?”

“Chi Cole scusa?”

“Quello che faceva quei telefilm, famosissimo, maddai, come cavolo si chiama, ce l’ho sulla punta della lingua!”

Anche Leto lo guardò e quello che era sulla punta della lingua di Colin, gli sorrise, facendogli pure un cenno, ammiccante.

“Uh sì, sì, ma vive pure a Beverly Hills, prima stava a New York, non ci hanno mai presentati” – Jay rise – “Comunque alla tua lingua ora penso io, poi ci verrà in mente come diavolo si chiama il compagno di Niall, vieni qui zuccone” – e lo baciò irruente e felice.

Come mai, prima di allora.

The end










MISTER X L'UOMO SEGRETO DI NIALL HORAN ... MUORO XD

Short fic – A little piece of my heart Capitolo 3

Short fic – A little piece of my heart


Capitolo 3


Un incubo.

Di sicuro lo era, pensò Jared, cercando disperatamente il blister di Xanas dentro al comodino.

Aveva saltato il pranzo, sbraitato l’intero pomeriggio con i suoi collaboratori, per delle inezie, evitato la cena e filato dritto in camera sua, per provare a dormire.

Al risveglio, forse, non avrebbe ritrovato altre paparazzate dei due innamorati, rendendosi conto che lo aveva sognato, che Colin lo stava aspettando a Los Feliz, per chiarirsi definitivamente e perdonarsi.

Jared gli avrebbe chiesto scusa, se lo ripeteva a bassa voce, come un mantra, rimettendo in gioco ogni cosa, ogni fottuta cosa fosse rimasta loro, dopo il coming out.

Il LORO coming out e non quello di Colin Farrell e Zayn Malik.

Acqua.
Pillole.
Di nuovo acqua.
Buio totale.



Liam Payne si alzò dal divano, con uno scatto fatto della stessa nevrosi, con cui aveva vissuto quella giornata senza senso.

Anzi, un senso ce lo aveva eccome.
Concreto e ben delineato.

Louis sbuffò, accavallando le gambe, restando seduto accanto ad Harry, che mandava sms a raffica a chiunque lo conoscesse.

“Hanno fatto bene” – esordì Boo Bear, un nomignolo prerogativa di Styles, che annuì.

“Che si fotta il successo, la carriera, è solo merda … Louis ed io saremo i prossimi, giuro” – e baciò il fidanzato sulla tempia destra.

Sophia ed El, le coperture di Payne e Tomlinson si lanciavano occhiate perplesse ed anche un po’ ferite.

Quel gioco andava avanti da troppo tempo, per non provare qualcosa per i loro finti compagni.

Sophia, la fidanzata di Liam, era altrettanto scossa.

Stava a braccia conserte, stampata al muro, come le litografie cinesi, che la circondavano sbiadite, quale in fondo lei appariva da sempre a Payne, che ribolliva, ma per Zayn, ovviamente.

I giornali travisavano spesso i suoi malumori, pensando che il giovane penasse dietro a lei, ma chi intuiva la verità, tra i fan, contestava ognuna di quelle deduzioni, completamente errate.


“Certo avrebbe dovuto farlo insieme a te” – quasi sussurrò Niall, appena chiuse la telefonata con il suo uomo.

Mister X, a quanto pare, era compiaciuto da quella novità.

Liam diede un pugno al muro, facendosi un male cane.

“Cazzo, ma sei scemo!” – esclamò Louis, andando a soccorrerlo.

Gli altri rimasero fermi ad osservarli.

“Lasciami in pace!! Torna dal tuo Haz e non rompere!”

“Ma che diavolo” – anche Styles scattò in piedi.

Era da un po’ che Payne si comportava strano con Boo, facendolo ingelosire, anche senza volerlo.

“Come vuoi …” – Louis si ammutolì e Niall andò ad abbracciarlo, senza malizie.

“Vieni, facciamoci da parte, è Liam che deve risolvere questo casino” – lo consigliò l’amico.

Niall aveva ragione da vendere.



Colin lo avvolse da dietro, accorto e caldissimo.

In realtà non era più successo niente di fisico tra loro, se non delle effusioni bollenti e sentite.

Gli piaceva sul serio Zayn ed era bello credere che avrebbe persino funzionato tra loro.

“Ehi …” – bisbigliò il ragazzo, senza smettere di leggere un libro, girato sul fianco, tra le lenzuola di seta porpora, nudo quanto Farrell.

“Ehi …” – e gli diede un bacio sulla nuca e poi nel collo.

Zayn reclinò il capo arruffato, poi cercò la bocca di Colin.

Aveva un sapore stupendo, sapeva di uomo, di concreto, di arrivato e di libero.

Quel coming out era stato una resurrezione per l’irlandese e non solo.

Un po’ di lubrificante, che Zayn aveva nascosto sotto il cuscino, una spinta un po’ incerta, poi una più decisa, ma non irruenta e Colin gli era già così dentro, da non fargli capire più niente.

Le pareti della camera sembrarono liquefarsi, in quel pianto appena accennato sotto le palpebre di Malik, ora chiuse, ora aperte, come le sue gambe, che si incrociarono sopra al dorso dell’altro.

Un ritmo simbiotico si impadronì di loro, erano compatibili, anche se differenti, Zayn ricettivo, quasi oscenamente, adesso.

Colin lo masturbò, infilando la destra tra i loro inguini, cercando l’erezione del suo acerbo amante, per poi uscire da lui e scendere ad inghiottirla, pompando fino a farsela esplodere nella gola.

Zayn afferrò le sbarre del letto, un attimo dopo che l’attore lo aveva ridotto a carponi, voltandolo feroce e virile.

Lo riprese, lo scopò avidamente.

Era bellissimo.
Era un rimescolio di sensazioni assurdamente estasianti.


Zayn ebbe un ulteriore orgasmo, così Farrell, che gli si schiantò addosso, cinturandolo, per cullarlo, mentre il giovane riprendeva fiato.

“Ti voglio ancora … ti voglio e basta” – gli respirò tra le scapole e Malik fece cenno di sì, tornando a pancia in su, dilatato dalle dita di Colin, che non riusciva a saziarsi di lui.

Sarebbe andata avanti così, sino all’alba.
Ne erano certi entrambi.



Il campanello lo fece tra salire.

Colin scattò seduto, come se avesse ricevuto una scossa elettrica in pieno petto, dove Zayn aveva riposato per ore.

In quel momento, invece, Malik si era rannicchiato in posizione fetale, dandogli la schiena, abbronzata ed invitante.

“Oh che cazzo …” – bofonchiò l’attore.

Stavano insistendo e poche persone avevano i codici di accesso per arrivare alla blindata.

Farrell si alzò, controllando i visori di sicurezza interni.

Sperava fossero Claudine, la sorella e socia in affari oppure Ante, amico, confidente e collaboratore di vecchia data, ma sbagliava.

Era Jared.

Pantaloni e camicia nera, trasparente per giunta e mezza aperta sull’addome teso e scolpito, come il resto, le maniche arrotolate, i bracciali africani, comprati insieme a Colin in Marocco durante le riprese di Alexander, le chiome al vento, occhiali scuri, che Leto tolse, sentendosi osservato.

L’ennesimo trillo, più lungo.

Farrell accese l’interfono – “Arrivo, arrivo, un attimo” – disse scocciato, ma aveva il cuore a mille, almeno quanto Leto.

Appena aprì, una fragranza speziata lo investì, come una brezza piacevole.

Si era infilato i jeans di corsa, null’altro.

Jared avanzò nell’ingresso, con un saluto aspro – “Sai di sesso, potevi almeno farti una doccia, prima che sia troppo tardi”

Farrell richiuse, restando immobile a fissare la serratura.

“Cosa blateri?”

“Prima che ti venga un infarto intendo, mi dispiacerebbe buttare via un pomeriggio per venire al tuo funerale Cole: certi puledri lasciali a gente più in forma, tipo Liam Payne”

Jared Joseph Leto sapeva essere letale, come un incrocio tra un serpente a sonagli ed uno scorpione giallo.

“Liam è ingrassato di recente, come ogni gay represso, si vede che non lo conosci affatto”

La voce di Zayn arrivò limpida, dalla cima dell’ultima rampa di scale.

Si era fermato su quel pianerottolo quadrato, dove ora Colin lo aveva prontamente raggiunto.

“Tesoro torna di sopra, qui me la vedo io” - e gli diede una carezza sullo zigomo sinistro, da infilzare il cuore di Jared e farlo a brandelli, dopo averlo sventolato per aria, come una bandiera od una frattaglia di carne.

Quei due forse non erano innamorati, ma di sicuro non scopavano e non fingevano.

Sembravano già volersi bene ed a guardarli, Zayn non poteva che ispirare buoni sentimenti, Colin era persino peggio.

Leto deglutì, aspettando che Malik aggiungesse qualcosa.

“Perché dovrei, Colin? Voglio starlo a sentire” – e si accomodò sul primo gradino, con addosso un telo di spugna, che gli fasciava i fianchi stretti e ben proporzionati.


Se il pavimento si fosse aperto, sotto ai piedi di Jared, per lui sarebbe stata una benedizione, in quel preciso istante.

E per sempre.