Capitolo n. 17 - sunrise
Xavier balzò in mezzo alle gambe di Phil, impegnato a studiare un copione, disteso in camera, nella penombra di quel primo pomeriggio.
Portando una ventata di allegra innocenza, l’artista gli sorrise, ritrovando il suo sguardo amorevole: “Xavi, che comb …!?” – ma si interruppe, nel vederlo slacciargli i pantaloni in lino grezzo, unico indumento insieme alla camicia bianca, aperta sul suo busto solido.
“Tu non sai che casino è successo di sotto!”
“Tesoro, ma …?”
I movimenti del giovane erano solari ed intercalati dalle sue battute, anche perplesse, sull’incontro tra Gabriel e Jamie.
Il regista non riusciva già più a connettere, pur cogliendo l’imbarazzo di quella situazione, così da gettare il manoscritto e spegnere la lampada sul comodino, attirando a sé il compagno, per un lungo bacio.
Lui lo divorò quasi dalla gioia, per poi rituffarsi all’altezza dell’inguine di Derado, che sussultò per il paciere immediato.
Xavier era capace ed avido, nel succhiare il suo sesso, con una devozione sconvolgente.
Si era fatto una breve doccia, prima di raggiungere Phil, lubrificandosi maliziosamente – “Sei … uno sfacciato ragazzino …” – ansimò l’uomo, nell’istante in cui si accorse di questa premura, per agevolarlo – “Prendimi … fallo e basta …!” gemette Xavier, lasciandosi impalare con forza e determinazione.
Fu un’estasi, per Derado, vederlo cavalcare indomito e ribelle, masturbandosi di fronte a lui, sapendo quanto gli piacesse, ottenendo in cambio un’eccitazione amplificata, che si faceva strada, dilatandolo nel profondo.
Quasi al limite, per entrambi, Xavier scivolò in ginocchio, ai piedi del letto, aggrappandosi alle lenzuola, mentre Phil lo sodomizzava, accontentando la sua tacita richiesta di sottomissione a lui, che gli provocava come un delirio di sensi senza fine.
Jamie si avviò nei viali del parco, sapendo che Marc stava arrivando.
Kurt se n’era andato, convinto dal ballerino che la sua crisi era superata, ma gli aveva mentito: voleva rimanere da solo a sbollire la rabbia per quell’amara sorpresa, nel ritrovarsi di fronte l’uomo che gli aveva rovinato la vita.
Gabriel terminò in fretta la lezione con Lula, provando ad avvicinarlo per dirgli qualcosa, che riteneva importante.
“Jamie … posso parlarti un minuto, non chiedo che un minuto, per favore …”
“Vattene! Cosa cazzo vuoi ancora da me stronzo??!” – gli urlò in faccia, lontano da sguardi indiscreti.
“Ascoltami … io vorrei spiegarti …” – disse con aria afflitta, che non commosse minimamente Jamie.
“Spiegarmi quanto sei bastardo?!”
“Hai ragione … ma stai sbagliando senza saperlo …”
Jamie stava per vomitare di nuovo, per la tensione, ma le mani calde di Hopper si posarono sulle sue spalle e lui si sentì in salvo.
“Tesoro, sono qui.”
“Marc …!” – e si rifugiò nel suo abbraccio, come un assetato di fronte ad un’oasi nel deserto.
Gabriel lo fissò per un istante interminabile, palesemente in difficoltà.
Aveva gli occhi lucidi e di nuovo quel tremolio diffuso – “Lei è il …”
“Sono il fidanzato di Jamie e lei non si azzardi ad avvicinarlo, a molestarlo con le sue chiacchiere, non deve neppure pensarlo!!” – gli ruggì contro.
Gabriel fece un passo indietro, raccogliendo la borsa del note book, cadutagli un attimo prima – “Perdonatemi … perdonami Jamie … però dovresti ascoltare anche la mia versione, non credi?” – disse mesto.
“Andiamocene amore, qui abbiamo finito.” – disse risoluto Hopper, portandoselo via frettolosamente.
Scese la notte.
Tempestata di stelle, Lula le stava contando oltre la finestra.
Spesso pensava che due di quelle, le più luminose, erano i suoi papà.
Kevin scrutò il suo stupore, rinnovato dall’entusiasmo di vivere, che solo un bambino poteva possedere e che nessuno aveva il diritto di infrangere.
“Tesoro è tardi …” – disse dolcemente.
Lula si voltò sorridendogli felice di vederlo – “Papake!” – e gli volò al collo – “Me la leggi la favola?”
Kevin prese fiato, strizzando le palpebre, mentre Lula non si accorgeva di quanto fosse a pezzi – “Lo farà papà … ok? Tra poco arriva …”
“Davvero? … Ok!” – e si infilò tra le lenzuola, recuperando il bradipo di peluche.
“Eccoci qui … tu e Brady sarete buoni, vero?”
Lula annuì, spalancando quei fanali colmi di amore.
Lo stesso che albergava negli specchi di Geffen, all’apparenza di ghiaccio per tutto il resto, mentre li spiava.
“Papake posso chiederti una cosa?”
“Sicuro …”
“Tu … hai perdonato papà Glam?”
“Co-cosa …?”
“Lui dice di avere tutta la colpa … quindi sei tu che dovresti perdonarlo, giusto?”
“Ora riposati … io vado …” – e gli diede il consueto bicchiere di latte.
“Grazie papake … ma non mi hai risposto.” – aggiunse deluso.
Kevin gli diede la schiena, cercando un punto in cui ritrovare una spiegazione decente, poi si arrese, afflitto – “L’ho perdonato, non preoccuparti angelo mio …”
Lula si illuminò – “Hai fatto bene! Papà … papà è buono …”
Kevin tornò a guardarlo – “Sì, lo dico da sempre, non … non dimenticarlo mai Lula, ok?”
“Okkei!!”
Gli diede un bacio, poi uscì nel corridoio, ritrovandosi di fronte Geffen, seduto su di una poltroncina, munito di un bastone da passeggio.
Si sollevò malamente – “Sono qui per … per dare la buona notte al piccolo …”
Kevin avanzò, stringendo i pugni – “Al piccolo …? Non esiste più NOSTRO figlio? Non esiste più il NOSTRO matrimonio? E TUO marito??” – domandò con rabbia.
“Kevin …”
“Perché … dimmi il motivo … per farmi questo.” – disse sgranando gli occhi, provando un vuoto assurdo al centro del cuore, ormai disciolto dal dolore immenso nel vederlo così distante.
“Scusami Kevin, Lula mi aspetta …”
“Daddy …” – e due lacrime segnarono il suo viso stravolto.
Glam passò oltre, entrando nella camera del bimbo, che aveva acceso la tv e non si era reso conto della loro conversazione, fortunatamente.
Sveva gli preparò un bagno caldo.
Massaggiava la cervicale di Glam, perso in mille pensieri.
“Domani farai la lastra a quel polso?” – disse improvvisa, interrompendo le sue considerazioni mentali.
“No, è a posto, devo … devo fare una terapia, avevo un tumore.”
La donna provò un disagio inatteso – “Mi … mi dispiace Glam …”
“E’ un vecchio problema, devo fare questi richiami, per tenere sotto controllo la malattia.”
“Capisco.”
“Andiamo a dormire?”
“Certo Glam … vuoi bere qualcosa?”
“No, ti ringrazio, anche per tenermi qui.”
Lei sorrise – “Non chiedo di meglio.”
GAEL GARCIA BERNAL IS XAVIER
XAVIER BARDEM IS PHIL DERADO
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