mercoledì 23 febbraio 2022

One shot - The Happy Man

 One shot - The Happy Man



Pov Ronnie Vannucci

Febbraio 2021


Se soltanto tu riuscissi a stare fermo un attimo.

Se mettessi un punto, a questa frenesia, di non cedere mai ad una tentazione ipercalorica, una volta ogni tanto e non certo per farmi contento.

Tu, Brandon, in realtà, fai di tutto per rendere i miei giorni migliori.

Mi aiuti a non pensare alle scelte, agli sbagli.

E poi sali su quella dannata bici, macini chilometri e caschi, perché una buca, la si prende, presto o tardi, nella vita.

Certo, ti sei rialzato subito, sembrava una cosa da nulla, a parte qualche escoriazione, come se fossi un ragazzino, arruffato di pensieri e zeppo di sbucciature infantili, dentro e fuori, mentre racconti la tua avventura a tutti, riuniti sul divano di casa.

E' accogliente questo posto, rustico e genuino, come siamo rimasti noi, insofferenti al successo, ai soldi, che, comunque, ci fanno vivere davvero bene.

I tuoi figli ridono, tua moglie mi sgomita, sbuffando - "Ma quando si deciderà a crescere, eh? Lo puoi aiutare tu, questo Peter Pan?" - si diverte anche lei, a canzonarti, mentre io mi dispero, ad una profondità assurda, per ogni tua occhiata sofferente, per i lividi e la botta alla spalla, che presto griderà la sua vendetta.


Infatti, dopo una settimana di antidolorifici, ti accompagno in clinica.

Le lastre non mentono.

Devi operarti e sembri non respirare più, mentre ce lo spiegano.

"Ma il disco ... Il tour"

"Con questa pandemia, dove pensi di andare?" - chiedo a bassa voce, accarezzandoti la schiena rigida e fredda, una volta soli, in una sala di aspetto del reparto di Ortopedia.

Prendo il mio cardigan sgualcito, un po' come il mio cuore e mi sbrigo a coprirti.

Sei così fragile Brandon ed io non posso che fare finta di non esserlo mai.

Davvero mai.

Annuisci e mi fissi - "E noi ... Miseria" - scuoti la testa spettinata - "... Io voglio fare l'amore con te stanotte ... Adesso, ecco, come cazzo si fa, Ronnie?"

"Non dire parolacce, cazzo!"

Ridi.

Sei bellissimo.

Rientriamo in hotel, non ho voglia di guidare, ormai è buio e minaccia neve, là fuori.

Le famiglie sono avvisate, le nostre consorti non si lamentano mai.

Hanno il loro da fare, impegnate, Tana, con I vostri ragazzi, mentre Olivia, non si annoia di certo, presa dal suo lavoro, dove niente le fa rimpiangere di non essere madre, appagata dall'essere "zia", degli ometti di casa Flowers, che la preferiscono a qualunque parente consanguineo, quando siamo in visita da voi.


Apro lo champagne, ne berrei ad ogni ora.

"Che si festeggia?" - chiedi insofferente, massaggiandoti la pelle diafana, sotto la camicia di seta avorio.

E' un tessuto elasticizzato, perché il tuo corpo deve risaltare, ovunque, chissà cosa avrà pensato il tecnico della radiologia.

Ridacchio e poi te ne spiego la ragione.

"Fottiti Ronnie" - lo sussurri appena, sfidandomi, con un'occhiata esaustiva.

Mi inginocchio, tra le tue gambe allenate, che corrono e finiscono in due glutei sodi, piccoli, che riesco a brandire sempre, con i miei palmi grandi, mentre mi cavalchi.

Anche ora.

Accidenti Brandon, non ti arrendi mai, non rinunci.

Hai messo una fascia elastica, l'hai presa alla farmacia davanti l'albergo, prima di salire, non lasci niente al caso.

Quello che vuoi, te lo prendi.

Almeno con me.

Crolli di lato, dopo avermi fatto venire e piangere, perché sei troppo, a volte.

Riesci a devastarmi, con un amore possessivo ed assoluto, di cui ho un disperato bisogno.

Tu l'hai capito, da subito, dal primo bacio, dal primo sguardo.

Sembri restare sempre un passo indietro, con la tua innata timidezza, educato e gentile.

Sei un'ottima persona, un professionista instancabile.

Hai solo pregi, per chi ti conosce.

E conosci un mare di gente, ma "tu sei il mio migliore amico, Ronnie, sei la persona, che ho scelto, per essere davvero felice, capisci?"

Questo mi hai detto, zuppi di pioggia, speculari e in affanno, alle quattro e ventitre, come lampeggiava da un'insegna del drive in deserto, una notte di diciannove anni fa, nel parcheggio dov'ero fuggito, confuso dalla nostra situazione, un istante prima di baciarmi.

Rovente e definitivo.

Bagnato quanto un pulcino, gemevi nel mio collo oscenità assurde, appeso a me, che ti tenevo sollevato per quelle gambe sempre troppo magre, ma resistenti, caparbie, durante il nostro primo amplesso, la sera stessa, lo stesso parcheggio, nel ricovero attrezzi del custode o di chissà chi.

Ci importava solo di noi.



Sono crollato, tenendoti la mano destra, al tuo capezzale; non ne vuoi sapere di risvegliarti, ma un rumore secco, fa rimbalzare me, sulla sedia, tanto moderna, quanto scomoda.

Questa struttura è stata rinnovata da poco e qui tutto sembra funzionare a meraviglia, soprattutto la tua anestesia.


E' una dottoressa di mezza età, che mi sta sorridendo, ad avermi fatto prendere un mezzo infarto.


"Mi scusi signor ... Vannucci, giusto?"

"Sì giusto ..." - annuisco e mi guardo in giro, con un gran mal di testa. Fa troppo caldo.

"Il suo compagno si riprenderà a breve, non stia in ansia"

Mi sento seccare la gola, poi guardo oltre l'enorme oblò, della porta scorrevole, che si apre di lì a poco.

"E' rassicurante, ora lo diciamo anche alla moglie di Brandon ... Ciao Tana"

"Ehi ciao Ronnie, guarda chi c'è"- e si sposta, rivelando la presenza di Lisa, la mia ex.

"Ah bene" - sussurro, mentre un lieve lamento, attira l'attenzione generale.

Il mio "compagno", è finalmente tornato tra noi.

"Ronnie" - le sue prime parole impastate, osservato dal medico, che mi sembra in imbarazzo, ma non più di tanto.

Chissà quante ne avrà viste, in carriera.

"Signor Flowers non si agiti" - gli dice, alzando di poco lo schienale, perché il mio ragazzo, si stava davvero innervosendo.

Per la sete e la sorpresa.

Tana doveva arrivare il giorno dopo, con i bimbi, ma scopriremo, dopo un minuto, che sono stati affidati  agli zii e tutto si è risolto.

"Ciao Tana" - Brandon tossisce e le sorride.

"Tesoro tutto a posto? Possiamo lasciare libero Ronnie?" - ride, scrutando Lisa.

"Ciao campione, ti hanno rimontato, come un lego, Bran?" - la mia ex scherza, c'è un bel legame, con tutti noi, nessun rancore, anzi.

Un quarto d'ora dopo, siamo alle macchinette della zona ristoro.

"Cosa prendi?"

"Un decaffeinato ... Certo speravo in un bar decente" - Lisa è allegra, sempre di buon umore, tagliente e concreta, nell'osservare il mondo intorno, senza mezze misure.

"Allora vieni al mio hotel, lì posso fartelo anche in camera" - sbuffo - "... questa brodaglia fa davvero schifo" - sentenzio e la prendo sotto braccio - "Ti trovo bene, signora, cosa mi racconti?"

"Sto alla grande, ma tu, Ronnie, mi sembri un po' acciaccato"

"No, figurati, è che Brandon era da solo e sono rimasto io con lui, sì insomma, sai com'è" - tento di spiegare, ma mi sento terribilmente a disagio.

Lisa è una donna in gamba, capirebbe tutto e, cazzo, ho così tanta voglia di confidarmi, almeno con lei.

Se no rischio di impazzire, uno di questi giorni.

Poco, ma sicuro.


Con lei, a chiacchiere, ha sempre funzionato.

Anche il sesso e così finiamo a letto.

Sono frustrato, sono un bastardo, lei ha un nuovo partner, forse lo sposerà in primavera, me lo aveva scritto in una e-mail ed io mi sono pure congratulato.

Sinceramente.

Breve, ma intenso; Lisa si raccoglie i lunghi capelli biondi e mi fissa, dopo, mentre le preparo, finalmente, quel dannato caffè senza zucchero.

"Dovresti tornare qui, Ronnie e dirmi cosa ti tormenta" 

Il suo tono è affettuoso, ma determinato a fare chiarezza.

"Le solite rogne" - bofonchio, passandole la tazzina fumante.

"Sicuro?"

"Certo" - inspiro, scrutando il buio, oltre le grandi vetrate.

Mi sono rivestito in fretta, sto affogando nella mia stessa ipocrisia.

"Tana mi ha detto certe cose"

"Quali cose?" - ho come un guizzo, che mi frantuma lo stomaco.

Lisa ha tutta la mia attenzione, adesso.

"Sì, insomma, su lei e Brandon ... Tu saprai cosa le è successo, vero? Quel brutto periodo, intendo"

"Me ne ricordo perfettamente, una depressione post traumatica, una cosa orrenda, lei voleva suicidarsi, come posso scordarlo?" - e mi siedo sul divano, al centro della suite.

"Le devono essere successe cose spiacevoli, forse quando era un'adolescente, le aveva rimosse e qualcosa le ha riportate a galla, questa la diagnosi degli specialisti, ma Brandon è stato straordinario, ha interrotto i suoi show da solista, è rientrato a casa, l'ha assistita amorevole"

"Bran ama Tana, questo è fuori discussione" - inizio a scaldarmi, non so dove Lisa voglia andare a parare e, cosa le possa avere confidato, la moglie del mio uomo, è ancora un mistero.

Per poco.

"Bran e Tana" - sottolinea -"non hanno più rapporti da allora: lo sapevi Ronnie?" - e mi fissa, esigente.

"No ... Cioè sì, ma che differenza fa, affari loro, non trovi?"

"Certo, ma Tana pensa che Brandon abbia un'altra, questo il problema, ok? Il tuo adorato amico, ha quarant'anni, come può stare senza una donna?"

"Che diavolo dici, Lisa? E pure Tana, ma cosa pensa di Brandon?! Ti assicuro, che non ha amanti!" 

Ho il cuore in fiamme.

Vorrei sprofondare.

"Tu dovresti saperlo, ci passi la vita con lui e il gruppo: è per questo, che tra noi è finita, per il vostro lavoro, le assenze, la mia pazienza è giunta al capolinea, Ronnie, ma con lei, Brandon, ha tre figli ed è un padre irreprensibile"

"Voleva mollarlo, dunque?" - domando stranito.

"Ovvio che no, ma Tana ci soffre, non riesce a sbloccarsi e teme il peggio"

"E tu o lei, speravate che io vi raccontassi chissà cosa, a conferma dei suoi sospetti?!" - sono incazzato.

I nostri cellulari suonano in simultanea.

"E' Olivia" - dico, a fiato corto.

"E' Tana" - replica lei, infastidita.

Mi barrico in bagno.

Sono patetico.


"Ehi Ronnie, ma dov'eri finito? Ho lasciato dei messaggi"

"Tesoro perdonami"

Sì, Olivia, perdonami.

"Stai tranquillo" - la sento sorridere, amorevole, comprensiva - "... Ero in pensiero per Brandon, lui sta bene, vero?"

"Ce certo, un vero leone, che già rompe i coglioni, appena sveglio" - provo a fare della bieca ironia.

"Ma sei in ospedale?"

"No, in stanza, sono rientrato, c'era Tana, con lui"

"Tana? Credevo che"

"Sì, ma ha lasciato la truppa al fratello di Brandon" - la taglio, sono così stronzo, ho voglia solo di bere, cacciare Lisa e poi vomitare.

In che ordine, non so ancora esattamente.

"Senti ora riposati, poi domani a colazione mi telefoni, Ronnie" - propone dolce.

"Ti amo Olivia" - lo dico in un soffio, scivolando lungo la parete, fino a schiantarmi, su quel pavimento di marmi italiani, più gelidi della mia anima.

"Anch'io ti amo Ronnie ... A domani"

Torno da Lisa.

Ha indosso il cappotto.

"Brandon sta dando i numeri"

"Cosa?"

"L'infermiere dice che sono i farmaci; Bran ti reclama e non ne vuole sapere di calmarsi"

"Questa poi" - deglutisco a vuoto, cercando la giacca nella cabina armadio.

"Tana ha telefonato a me, perché tu non eri raggiungibile e mi ha pregata di cercarti qui" - precisa - "... del resto io dovrei alloggiare da tutt'altra parte. Ora ti accompagno, ma noi due non abbiamo finito, ok? Peraltro, da quando hai due telefoni? Olivia ti ha subito beccato" - ride nervosa.

"Senza offesa, Lisa, ma sono affari miei"

"Perfetto." - bissa aspra - "Comunque sei stressato e, a questo punto, inizio a pensare che dovresti prendere una pausa dalla band e da Brandon Flowers!" - afferma convinta.

Mi blocco nell'ingresso di quel mini appartamento, lussuoso e algido.

La punto, come un mastino.

Sto per esplodere, ma una nuova chiamata, impedisce il mio sfogo.

E' Brandon.

"Sì pronto"

"Ronnie ... Ti ho svegliato?"

"No ... No, stavo tornando da te"

"Davvero? Non scherzi?" 

C'è così tanta tenerezza, nel come mi sta parlando, che ora vorrei solo essere già lì, per abbracciarlo forte e dirgli - "Va tutto bene amore, ok?" e lo dico per davvero - "... Arrivo più presto che posso, a dopo, ciao" - e riattacco.

Lisa è precipitata sulla poltrona, tra spartiti e lattine di Cola vuote.

Prendo un lungo respiro - "Ti spiegherò tutto appena possibile, ok?"



Le nostre dita si sfiorano, tra le lenzuola, che sanno di sterilizzante.

Ci hanno lasciati da soli, Tana e Lisa.

Mi fissi, come se non esistesse null'altro al mondo.

Ed è così, che i nostri sguardi, si incontrano e accordano, da una vita, come il pezzo migliore, un cantautore possa scrivere.

"Ti amo Brandon"

"Lo so"

Sorridi.

"Lisa sa tutto"

"Tutto cosa?" - aggrotti la fronte spaziosa, la pelle liscia, ma un po' disidratata, ha ripreso un bel colore, rispetto a stamattina.

"Di noi" - confesso, un po' teso.

"Ok ... Ok, Ronnie" - sorridi di nuovo.

Appoggio la fronte sulla tua spalla sana; voglio starti il più vicino possibile, ad ascoltare i tuoi respiri, ad assaporare un bacio proibito.

Tu, non esiti a darmelo.

Così io a ricambiarlo.

E' l'armonia, che manca a questo mondo: noi la disegniamo ogni giorno: tu la colori, Brandon, con le risate e persino con innumerevoli sbalzi di umore.

I tuoi inferni, sono stati anche i miei, nell'attimo preciso, in cui ho deciso di salvarti.

E ci sono riuscito.

Cazzo, sì ...

"Sono così terribilmente innamorato di te Brandon"

"Grazie di esserci, amore" - e ti addormenti.

Tana è rimasta lì, oltre l'oblò.

Lisa non l'affianca più, ha deciso di prendere il volo di mezzanotte.



L'orrendo espresso, del distributore automatico,  è ormai freddo; ne Tana e ne io, siamo riusciti a buttarlo giù,  come certe scomode verità. 

"E ... E quando sarebbe successo, Ronnie?" - esordisce flebile, dopo un lungo, pesante, silenzio.

Siamo seduti ad un tavolino, in una saletta, riservata ai parenti.

"Praticamente da subito ... Suonavo da poco con Dave e Brandon, anche tu lo avevi incontrato nel frattempo"

"Era il 2001, è diventato mio marito nel 2005 e in tutto quel tempo, lui non ha saputo decidere? E a te andava bene così? Oppure era una ripicca, visto che tu ti sei sposato con Lisa?" puntualizza, in un'analisi, ad alta voce, più per sé stessa, a quanto pare, che per il sottoscritto. 

"Sebbene sia stato un legame importante, con Lisa, era una soluzione di facciata, sai? Con te, lui, faceva sul serio"

Tana fissa il vuoto, ripercorrendo mentalmente chissà quali vicissitudini.

"E Olivia? Anche lei una ... Copertura?"

Strizzo le palpebre - "Non è stato semplice prendere alcune decisioni, credimi."


Mi manca la terra da sotto i piedi.

Questa la sensazione, che mi sta come soffocando.

Brandon mi ha appena consegnato l'invito al suo matrimonio con Tana e sta lì, ad aspettare una mia reazione.

Cosa pretenda, non mi è chiaro, però mi sento messo da parte; la sua vita va avanti, io non posso decidere in merito a certi argomenti.

"Ho bisogno di equilibrio Ronnie e poi ... Poi voglio dei figli, ecco" - argomenta, infierendo, senza saperlo.

Forse.

Sento il mio capo ciondolare in un assenso ebete.

Mi sento alla stregua di un fallito.

Per cosa, poi?

"Anche tu sei sposato tesoro, con Lisa, io non ho protestato, due anni fa" - tiene a precisarmi, buffamente garbato e quel "tesoro", glielo farei ingoiare, perché a noi, le smancerie, non piacciono affatto.

Armi pari.

"A quanto pare, sono cinque anni, che mi scopo uno stronzo"

Da dove escano queste parole, non saprei spiegarlo, non ora, che mi crolla il mondo addosso: Brandon schiude di poco, quelle labbra, che divorerei di baci, stupito per la mia reazione avversa.

"Ronnie, credevo fossi felice per me e Tana, so che le vuoi bene"

"Voglio bene anche al mio cane, se è per questo!" - ruggisco.

Tanto vale mettere la parola fine, a questa meravigliosa follia, in bilico tra il successo dei Killers e la nostra storia d'amore.

"TU non hai capito davvero un cazzo di me, Brandon!!"

Retrocedi, accendendoti una Marlboro, per spegnerla subito, in un posacenere, sul bancone del bar, nella mia tavernetta.

"Smetterò anche con queste e la bottiglia, lo sto facendo per noi" - asserisci, convinto, senza smettere di guardarmi.

Cosa centra, adesso?!

"Per noi? Per te e Tana o per te e me?!" - domando furente.

"Per ... per tutti" - quasi balbetti e ti succede, quando sei troppo emozionato.

"Vai al diavolo Bran!" - provo ad andarmene.

Mi afferri, come la notte nel parcheggio del drive in: l'impeto è quello, ma ora siamo in troppi, in questa situazione.

"Ronnie io ti amo da morire"

"Infatti sposi un'altra, la metti incinta e diventi il padre dell'anno!"

"A me Tana piace, mi fa stare bene, perché dovrei nascondertelo, siete la mia famiglia, tu e lei, è con voi, che voglio vivere, amare, lavorare, crescere!"


Tana si stropiccia la faccia stanca.

"Così l'hai perdonato?"

Faccio spallucce - "L'ho semplicemente evitato per sei mesi ed ho avuto anche un altro ragazzo, giusto per farlo incazzare: quando il tipo se ne è accorto, mi ha preso a pugni ed ha sfasciato una delle mie batterie"

"Oh mamma" - e ride, di gusto o forse un po' isterica, è tutto così paradossale.

"Avete tre bimbi fantastici, Brandon ne è innamorato e lo è anche di te, Tana"

"E di te, Ronnie ... Prima, quando ha avuto quella specie di crisi, Brandon era come in apnea, mi ha spaventata"

"Mi dispiace ..."

"Non è colpa tua: avete come una simbiosi, Ronnie; ora comprendo certi dettagli, se penso ..." - si interrompe.

"A cosa?" - sono curioso.

Sorride malinconica - "Brandon ti ha sempre descritto come una roccia oppure un albero: francamente, non ho voluto vedere, non ho ascoltato, visto che lui, me l'ha detto in tutti i modi"

"Ma ..."

"Che ti amava, Ronnie, che stavate insieme e non certo per scherzo, come in quella clip, dove vi svegliate, all'apparenza nudi, nello stesso letto"

"Ah quella" - rido più rilassato - "Il fatto è che avevamo davvero passato la notte insieme"

"Sì ovvio"

"Cazzo, scusami ... Non so più quello che dico Tana"

Lei si ossigena, trangugia quell'inchiostro e mi chiede - "Perché avete rinunciato alla vostra felicità?"

La memoria corre ancora nel passato, ma non avrò il coraggio di renderla partecipe di questo ricordo e tanto meno di esaudire il suo interrogativo legittimo.


Te lo strappo in faccia, il tuo dannato invito.

Mi hai cercato, bloccandomi in un camper esterno agli studi, dopo avere inciso un paio di brani, io distante, trincerato dietro alla mia Craviotto e tu spaesato, ma sempre all'altezza della tua rinomata bravura artistica: non sbagli una nota, anche se cerchi di continuo i miei occhi.

Così inforco dei Ray-Ban, per evitare i tuoi interrogativi taciti, il dolore malcelato, quando mi chiedi di modificare il ritmo oppure un accordo: io eseguo, del resto cosa sono, in fondo? Il tuo cane da guardia, legato al guinzaglio della nostra vigliaccheria.

Ho iniziato a frequentare un tipo niente male; sessualmente mi definirei un opportunista, della peggiore specie, quando lascio accadere le cose. Tengo in piedi anche la mia unione con Lisa, diventata la mia migliore amica, senza sapere, però, cosa le nascondo da quando ci siamo incontrati.

A suo tempo, le ho chiesto di sposarmi, non senza chiederti il permesso, innescando un rapporto, con lei, fatto di alti e bassi, destinato a naufragare, ne sono certo.

Il tipo, con il quale mi hai beccato, nel fine settimana, in un ristorante, arrivando con la tua fidanzata, fa il tecnico del suono.

Ci è voluto poco a rimorchiarlo: abbiamo flirtato, poi l'ho portato in un motel.

Mi sono fatto schifo, ma volevo farti soffrire, Brandon.

Nel locale, mi hai letteralmente seguito in bagno, alla prima occasione buona e mi hai messo le mani addosso, come una furia, disperato - "IO ti ammazzo Ronnie!! Come hai potuto?!" - e sei scoppiato a piangere.

"Sei ridicolo, hai rovinato tutto e incolpi me! Vaffanculo Brandon!! Io semmai devo rendere conto a mia moglie, non a te!"

Mi hai preso a pugni nello stomaco.

Tanto era già così in pezzi ...

Mi sono tenuto nei jeans quel pezzo di cartoncino avorio, che ho appena sparpagliato sul pavimento, in coriandoli, che calpesto, incazzato.

"Da quando te lo fai succhiare da quella puttanella, con la maglietta degli Iron Maiden, la maglietta che IO ti ho regalato a Natale, sei diventato ancora più stronzo, Ronnie!" - esordisci con veemenza e inaspettatamente volgare.

Rido - "Senti, senti ..." - mi manca l'aria, ma non mi lascerò incastrare, da inutili sensi di colpa.

Lo afferro per le spalle, costringendo Brandon in un angolo poco illuminato; fuori un temporale si sta scaricando sulla città, la corrente è intermittente, forse ci sarà un black-out, come nel mio cuore, da quando mi ha chiesto persino di fargli da testimone.

"Fai il cazzo che vuoi, sposati chi vuoi, ma tu sei mio e adesso ti insegnerò a non dimenticarlo mai!"

Sono così arrabbiato ...

Per noi, che abbiamo condiviso momenti di estrema dolcezza, solidarietà e amore, mai avrei pensato, che ci saremmo, invece, ridotti in questa maniera squallida.

Ti volto e ti prendo con cattiveria ed egoismo.

Penso unicamente a venirti dentro, brutale, orrendo.

E tu non smetti, per tutto il tempo, di ripetere - "Ti amo Ronnie ... io ti amo" - e singhiozzi, inerme, sudicio di me, che ti butto a terra, ti strappo i pantaloni attillati e modaioli, ti invado senza le solite premure amorevoli, perché ti adoro e ho sempre avuto cura di te ...

Amore ...

"Bran ... Brandon" - le lacrime mi soffocano e cadono dal mio viso, bagnando il tuo, bellissimo, estatico, persino grato.

Ci baciamo e così rallento, ritorno ad essere me stesso, ti amo a lungo e collidiamo, in un orgasmo prolungato, tantrico.

Meraviglioso.


Tana si alza.

"Io non posso rimproverargli niente, sai Ronnie? Quando ho avuto bisogno di Brandon, lui c'è stato e lo farebbe ancora, almeno spero" - sorride, sconsolata - "Lo amiamo e dobbiamo proteggerlo, anche da sé stesso: tu l'hai fatto, io lo so perfettamente e l'hai reso felice. Come nessuno."

Rimango lì, incapace di replicare.

Se ne va, è quasi l'alba.

Chiamo Olivia.

Glielo avevo promesso.

La sua reazione sarà felice, incurante dell'orario, così come del rimanere spesso da sola, a breve accadrà di nuovo, dopo il lockdown, durante il quale mi ha avuto anche troppo tra i piedi.

Prima o poi mi manderà al diavolo, anche lei.

Già.

Al diavolo, Ronnie Vannucci.



Tbc ...? :-)


































venerdì 18 febbraio 2022

One shot - One more time

 

One shot - One more time




Pov Brandon Flowers
Autunno 2021


Poso la bici ed entro in casa, salendo dal garage.
Il rivestimento in pietra naturale, installato un po' ovunque, dà, a questo posto, un senso di rifugio, di sicurezza e solidità.
Ne ho sempre avuto bisogno.
Il cane dorme, sopra al tappeto, dai colori peruviani, ad un metro dal caminetto acceso.
Tu, Ronnie, diresti "il nostro cane".
Già ...
La nostra band, la nostra musica, la nostra tana, questa nello Utah, il nostro deserto, dove facciamo lunghi giri, in fuoristrada, tu che guidi in silenzio, io che ti guardo spesso, osservando ogni dettaglio.
Del tuo volto, dei capelli spettinati, la bocca, il tuo busto virile, la risata, immensa e avvolgente, come le tue braccia, instancabili, così le mani, ruvide e profumate, di un dopobarba, che non hai mai cambiato.
Abbiamo fatto l'amore, dietro ad una roccia, ieri sera, all'improvviso.
E chi se ne importa di ragni, serpenti, scorpioni.
Siamo dei pazzi.
Con te, è sempre così.
Da quasi vent'anni, ormai.
Siamo cresciuti e stiamo invecchiando.
Insieme.
Ci amiamo in modo un po' disperato, come se fosse sempre l'ultima volta e lo facciamo accadere dappertutto, perché, tra un attimo, tutto potrebbe cambiare.
Questa la sensazione.
Deprimente.

Anche tu, come Archie, sonnecchi, abbracciato al cuscino.
Sul nostro letto.
Abbiamo mangiato troppo, a me così è sembrato, ma tu, fintamente burbero, hai rimproverato il mio scarso appetito, il mio volere andare a fare un giro subito dopo pranzo - "Sempre il solito fissato, sei appena guarito, sei caduto, hai la memoria corta eh! La tua testa, poi, zuccone, Bran, accidenti a te!"

Accidenti a me ...

"Eccomi qui" - sussurro nel tuo collo taurino, accoccolandomi cauto, perché forse sei ancora arrabbiato.
Vero?
Mugugni, sembri un orso, svegliato dal letargo, con troppo anticipo.
Ti lamenti, stringendomi forte, stritolandomi quasi.
"Così mi rompi Ronnie"  
Ti sei ammorbidito durante il lockdown, che, maledetto, ci ha tenuti lontani per mesi.
Alla fine, con la scusa del nuovo album, ci siamo finalmente ritrovati.
Ho fatto mille tamponi, ho forse rischiato, tu lo stesso, non riuscivi  più a starmi distante, impazzivi, anche se i nostri "ti amo", al telefono, al pc, mai avevano perso forza.

Infine sono rimasto con te, visto che il lavoro ci "costringe" a ritmi serrati, per organizzare il nuovo tour e ricominciare.
Gli aerei, i bus, i concerti, le interviste, i ritmi massacranti, ma non per noi.
Per i nostri soci, per loro sì, ritmi insostenibili, ci hanno pure mollato, prima della pandemia, perché stufi marci di stare lontani dalle rispettive famiglie, dichiarando che, tu ed io, "siamo nati per stare in giro per il mondo a suonare, senza sosta".
Noi stiamo al mondo, per amarci il più possibile.
Loro non so neppure se l'hanno capito, ma che differenza fa?

Sorrido, mentre ci fissiamo, le teste su di un solo cuscino.
"Quindi ...?" - dici piano.
Scoppiamo a ridere.
Noi siamo felici.
Ti bacio e poi ti sovrasto, togliendoti malamente ciò che indossi, una t-shirt e i boxer: quando dormi, al pomeriggio, vuoi stare comodo.
Sono fortunato, tu invece armeggi, per liberarmi dei jeans, della camicia, del maglione, dell'intimo, i calzettoni, insomma sono freddoloso "Sei così magro, non esagerare, non fare cazzate Brandon e non farmi incazzare, porca miseria!" - mi sembra di sentire, anche ora, i tuoi rimbrotti, appena ci siamo rivisti, chiusi nella prima toilette, degli studi di registrazione, avvinghiati, sudati, mentre mi baciavi rovente, dopo avermi sbattuto, contro le maioliche viola e cenere.
Io non volevo nient'altro che questo: essere tuo.
"Ancora una volta e sino alla fine dei giorni, Ronnie ..."
La mia promessa, incisa sulla cassa dell'orologio, che mai togli, perché nessuno deve leggere, deve vedere e sapere, nessuno ne ha il diritto.

Mi fai aspettare.
Le tue labbra, divorano ed esplorano, così le tue dita ingorde.
Quando suoni la batteria, sembri posseduto, da qualche spirito indomito, che non riesce a saziarsi.
E tu, di me, lo stesso.
Poi ti fermi, improvviso, in un bacio, profondo, contemplativo, i tuoi carboni di quarzo liquido, dritti nelle mie iridi, ma ben oltre, fino a farmi commuovere.
"Io ti amo Brandon" - respiri forte, esitando ancora.
Cosa ti prende, amore? Vorrei dirtelo, magari ridendo, ma lo trovo così inadeguato e quindi resto zitto.
Asciughi con un bacio, la lacrima dispettosa, che mi riga la guancia destra, poi ti posi sul mio petto e non fai altro.
Accarezzo le tue chiome, con qualche filo d'argento; anche le mie, si stanno vestendo di un brizzolato inevitabile; ci abbiamo scherzato, al market poco distante dalla nostra abitazione, provando a scegliere una tinta, per giocare come bambini, nel vano tentativo di mettere indietro le lancette del tempo.

impossibile.

Abbiamo litigato una volta sola.
Cinque anni fa.
Per la mia magrezza.
La mia ossessione perenne.

A tour appena finito, quasi non si erano spente le ultime luci, arrivati nei camerini, è come scoppiata una bomba.
Scendendo dal palco, ero pallido e il fiato sembrava non bastarmi, per guadagnare ancora qualche metro, sino ad una provvidenziale bottiglietta di minerale, che un assistente, si prodigò ad allungarmi, prima che fosse troppo tardi.
Se avessi perso i sensi, se mai fosse accaduta una cosa del genere, mi avresti urlato contro le peggiori cose: questo temevo, ma non riuscii, comunque, ad evitarlo.

"Non te ne frega niente, Brandon, vero?! Hai saltato la cena, hai mangiato qualcosa stamattina e poi ti sei infilato nel cesso! A ficcarti un fottuto spazzolino in gola?!!"
"Ma dico scherzi?!? Non ho più ventanni, è una cosa sepolta, io non faccio più queste cose!"

Mi difendevo, ma era come morire, davanti alla tua reazione feroce ed esasperata.

"Vorrei crederti, ma non ci riesco Bran ..."
"Ok ... Ok! E' ... E' meglio finirla qui Ronnie, ci ... Ci stiamo facendo troppo male"
"Co ... Cosa ti inventi?!"

Balbettavamo entrambi, in crisi di ossigeno.
"Non mi invento niente! SE manca la fiducia, io ho chiuso con te, perché ne ho abbastanza di essere giudicato e mai creduto, solo perché non mi va di ingozzarmi, come fai tu, ciccione del cazzo!!"
Sì, avevo un problema, una tara mentale.
Mi hai mollato un ceffone, mai avevi fatto una cosa simile.
"Brandon ... Mio Dio, Bran io"
Sei caduto in ginocchio, aggrappandoti alle mie gambe esili.
Ho perso l'equilibrio e stavo perdendo anche il senso di noi.
"Non lasciarmi Brandon ..."
Era una supplica, avevi smarrito, di colpo, la tua innata sicurezza, la tua razionalità, l'equilibrio, che era diventato il centro del mio universo, salvando questo coglione.
"Amore ... Amore ... Ronnie"
Ti ho sollevato, stringendoti, più che potevo, ma restando lì, in ginocchio, su quel pavimento gelido, come il tuo corpo, che sembrava essersi spento, vinto da un'emozione devastante.
Sembravi un condannato a morte, per come mi stavi guardando, in attesa di una sentenza insopportabile.
Scoppiammo in un pianto liberatorio e poi, amarci, fonderci, senza smettere di guardarci per tutto il tempo, divenne la cura migliore, ma non del tutto risolutoria.
Andai in terapia per un anno, anche insieme a te, che mi accompagnavi ad ogni seduta, non per controllarmi, ma unicamente per sostenermi.
Saresti morto.
Per me.
L'ho sempre saputo e rimarrà reciproco.
Per sempre
E tui lo sai, amore.


Finalmente hai preso la bici.
E' un po' tardi per uscire, ma lo facciamo lo stesso.
Ci siamo addormentati, perché sei rimasto lì, scendendo solo un po' sul mio ventre allenato.
"Sposiamoci"
L'hai detto e poi più nulla.
Ho guardato il soffitto e poi le mie palpebre si sono chiuse, con il desiderio, di averti dentro di me, insoddisfatto ed incastrato tra i nostri addomi ancora bollenti.
Occhiali scuri, berretto calato, tra barba e capelli, quasi non ti si riconosce.
Rido e tu mi scruti di sguincio - "Che c'è?"
"No, tutto a posto" - e accelero.
Tra noi, l'unico in forma dovrei essere io, ma tu sei così forte e determinato, da non lasciarmi scampo.
"Voglio sposarti Brandon!" - e mi superi.
La strada è lunga, davanti a noi, con lievi saliscendi, ma dritta quanto un fuso e sabbia rossa, ovunque, montagne in fondo, che si allontanano, sempre di più, come un sogno al mattino.
"Ronnie ... Ronnie! Ehi, aspettami!"
Ti volti, sorridendo.
Rallenti, poi ti fermi.
Ti imito, affiancandoti.
Litighi con il taschino, della tua camicia a quadri, da boscaiolo.
Il mio completo nero, da runner, è figo, ma tu sei uno splendore, nel tuo corpo massiccio e rassicurante.
"E quella cos'è ...?" - domando a mezza voce, io, che riesco a fare acuti, da frantumare i bicchieri, mi prendi spesso in giro, così, con tanto affetto nei toni, da farmi sentire speciale, come nessuno.
Una scatoletta, che apri svelto: due fedi, in oro nero.
Con mille sfumature colorate e luminose, però, appena gli ultimi raggi del sole, le colpiscono.
Le nostre mogli, i miei tre figli, cosa direbbero?
Certo, ora non è importante, è la vita, che da un'altra dimensione, forse, un domani, presenterà il conto o reclamerà spiegazioni.
Tu sei zio Ronnie, sei il mio migliore amico, sei un fratello, perché tutti ci si chiama fratelli, ma poi si è amanti, innamorati, folli ...


Questi anelli, sono la nostra notte.
Il bus corre, macina chilometri, tra fasci cangianti, di neon, le insegne scorrono e corrono, come questo tubo d'acciaio su ruote, come una pallottola, verso le vittime, di un tempo, che non vuole finire e che non deve finire.
Il mondo non penserà ad un pegno d'amore, ma a qualcosa da dimenticare, voltandosi dall'altra parte, mentre le nostre dita, si stringono sotto ad un tavolo verde, mentre facciamo l'ultima scommessa.
Punta tutto su di me, amore.
Prenditi ciò che vuoi.
E tuo, questo ladro di emozioni, questo giullare, in abiti sgargianti.
Rido mentre piango, ma poi so che tu sei lì, alle mie spalle e non permetterai, che io cada, che mi perda.
Di nuovo.
Il sapore dei tuoi baci, guarirà le mie ferite.
Mi cullerai sino all'alba.
Lo fai sempre.
Lo fai ancora.
Ancora una volta.


"Carina Brandon ... Sì, non la capisco granché, ma suona bene"
Il nostro produttore gioca con il mio tablet.
"Tu che ne pensi, Vannucci?"
Ronnie cerca i miei occhi, poi tossisce - "Tosta ... Sì, a me piace"
Il nostro interlocutore ridacchia - "Qui la batteria non sarà protagonista, la farai tu al piano Brandon, giusto?"
"Ronnie ci sarà, con la chitarra acustica" - puntualizzo, senza ammettere obiezioni.
"Ok ..." - poi ci scruta.
"Belle le vostre vere: vi siete sposati?" - ride un po' sguaiato, alzandosi, mentre mi rende il Samsung.
"Certo"
Anche Ronnie scatta in piedi, rispondendogli.
Io mi sollevo con calma - "Sì Shawn, la settimana scorsa"
Everett ci punta, inarcando un sopracciglio, ma è solo un momento.
Ride di nuovo, quasi spensierato - "Sempre a scherzare voi ... Ok, ci vediamo domani in studio di registrazione, con la vostra One more time, dunque"
Già, nostra ...


Fuori piove.
Fermi sul marciapiede, Ronnie si leva il giubbino di jeans, dove entrerei tre volte penso, coprendoci come riesce.
Ho le mani in tasca, ma cerco subito le sue guance, lo attiro a me, lo bacio, sotto a quella coltre, che presto cade, perché Ronnie mi prende a sè.
Risoluto.
Vincente.


La felicità cade dal cielo.



The end ...