mercoledì 30 novembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 307

Capitolo n. 307 -- gold


“Sicuro di volerci andare Jamie?”
Hopper stava scegliendo una camicia scura, per quella cena informale a villa Meliti, piuttosto dubbioso sul fatto che fosse una buona idea ritrovarsi nuovamente davanti Kurt.
“Sì … senti è successa una cosa oggi e volevo dirtela prima di uscire Marc.”
“Ti ascolto …” – disse dolcemente, abbracciandolo.
“Ho incontrato Kurt.”
“Di nuovo?”
“Non arrabbiarti … è andato tutto bene.” – ed accennò un sorriso.
“Tutto cosa?” – replicò stizzito.
“Marc abbiamo parlato … e mangiato biscotti, ero in carenza di zuccheri.”
“Tesoro sei stato male?”
“No … cioè Foster me lo aveva detto, insomma avevo finito le bustine di zucchero e quindi sono entrato in quel bar …” –“D’ora in poi ti verrò a prendere a lezione e poi …” –“Cazzo smettila Marc! Io devo cavarmela da solo, non puoi essere la mia balia, tu sei il mio uomo!!”


“Farei qualsiasi cosa per lui … ma a volte mi sembra inutile …”
Marc stava singhiozzando, seduto su di una panca, in uno dei tanti gazebo, nel parco della residenza di Antonio.
Geffen gli passò un kleenex.
“Avanti calmati, sai che Jamie ha il suo carattere e l’orgoglio grande come questa casa Marc … Semmai, non è che sei geloso di Kurt?”
“Ma che dici?!” – protestò soffiandosi il naso e ripassando il fazzoletto a Glam, che fece una smorfia – “Ehm no grazie, puoi tenerlo …”


Jared stava schivando gli omogeneizzati, che Isotta sembrava non gradire, almeno quanto Amelie, intenta a bombardare Colin.
“Ok … niente più pollo e carote ahahahah”
“Cole insisti. Dai un altro cucchiaio principessa …”
Carmela li osservava, preoccupata di non avere preparato al meglio quelle pappe, che invece erano squisite.
Almeno secondo Jared.
Gli altri piccoli erano al loro tavolo, mentre Robert e Jude avevano già provveduto, per la loro Camilla, molto più accondiscendente.
Kurt sistemò Martin accanto a Josh e Lula, per poi aggregarsi a Brandon e Xavier, che parlavano con Meliti di argomenti vari.
Justin era in disparte, dopo avere parlato con Colin in auto, durante il tragitto dal set a lì, dove aveva ascoltato dall’attore irlandese quanto scoperto da Jared.
Antonio gli andò vicino, con fare paterno, vedendolo in difficoltà.
“Justin perché non ti unisci a noi, volevamo prenderci cura della tua situazione, te lo ha spiegato Colin?”
“Sì signor Meliti …”
“Chiamami Antonio, non essere rigido, credo tu stia sottovalutando le possibili conseguenze del rapporto che hai con Brian.”
“A Colin l’ho già detto, sapevo di quello stronzo … di quel tale, che Brian vede ogni tanto … Lui mi ha chiesto scusa.”
“Ha uno strano modo di scusarsi.”
Justin sospirò – “Ci siamo presi a schiaffi, ho cominciato io e …”
“Quindi sarebbe colpa tua? No, fammi capire, lui ti tradisce, tu hai una reazione di rabbia, come penso sia logico, ma poi oltre al danno, anche la beffa di un bel livido? O più di uno?”
Meliti sembrò cogliere nel segno: infatti Justin aveva anche ematomi nascosti, sulla schiena e sulle gambe: quella colluttazione era finita a calci e pugni, ma non l’avrebbe ammesso mai.
“Il tuo silenzio è una conferma, per me, ragazzino …” – disse sconsolato il vecchio boss.
Gli specchi cristallini di Justin si saturarono di lacrime in pochi secondi.
“Io amo Brian … lo amo ancora …”
Derado prese posto accanto a lui, così Cody, che provò a parlargli con la solita calma.
Kurt provò un’angoscia recondita e fece un cenno a Brandon, che comprese il suo allontanarsi, rientrando nel salone, dove incontrò Jamie e Marc.

“Ehi ciao …”
“Ciao Kurt.” – disse il ballerino sorridente.
“Ciao …” – bofonchiò l’avvocato, che venne preso per la vita da Glam e trascinato all’angolo degli aperitivi.
Kurt e Jamie si scrutarono divertiti – “Vuoi che ti faccia da guida in questo mausoleo?”
“Ok, tanto è presto …”

Percorsero un paio di corridoi, scorgendo Jared e Colin con le bimbe, assistiti da Jude e Robert, poi in un altro salottino Owen e Shan, che si stavano baciando, incuranti di chi vagasse intorno a loro, infine una camera, dove le gemelle e Pamela, stavano guardando un quiz in tv, ridendo come pazze, nel dare risposte assurde.

“Lo so Jamie, è un posto di matti, ma io li adoro …”
“Matti simpatici, però.” – e rise.
“Forse manca il migliore, saliamo di sopra: c’è lo studio di Xavier.”
“Ti seguo …”

L’artista era al centro di una tela enorme, stesa sul pavimento, chiazzata di mille colori, gli stessi che ricoprivano Xavier, che indossava solo un perizoma, altrettanto imbrattato.
“Oh mio Dio Kurt …” – mormorò Jamie destabilizzato.
“Ahahahahh Xavy!! Ma che stai facendo??” – gli gridò, a causa del volume di una musica rock.
“Body art!! Salve ragazzi, fate un tiro??” – e si buttò in un altro angolo, lasciando impronte di ogni genere.
Kurt si tolse la casacca, dicendo a Jamie di fare altrettanto.
“Possiamo partecipare al capolavoro??”
“Sìììì!!! Jamie ci stai?”
“Ehm certo … cosa devo fare …?”
“Lascia che il mio rullo ti prenda in ostaggio!!” – e passò una canna a Kurt, che aspirò, per poi passarla a Jamie, che rimase sbigottito da quel gesto.
“Non ti ucciderà, vero?”
“Ci pensa già … la malattia …”
“Noi ce ne sbattiamo della malattia, vero Xavy?!”
“Vero!!” – e porse la sigaretta a Jamie, che li accontentò, per poi vederli fare altrettanto, vivendo il tutto come un atto di complicità e fiducia.
Iniziarono a sghignazzare di fronte ai volteggi di Xavier, che voleva convincerli di essere stato ballerino di fila in quel di Boston, divertendo soprattutto Jamie, che gli bocciava tutti i passi.
Gli schiamazzi attirarono Phil, che piombò in quella sala, con aria arcigna e severa.
“Xavier!!! Di nuovo quella cicoria messicana!!”
“Ma me l’ha regalata quel cinesino sexy … uffiii” – e facendo un broncio degno di Jared, si ritrovò sulle spalle del regista, che non esitò a sculacciarlo.
Kurt e Jamie protestarono sonoramente, vedendosi sottrarre il loro compagno di giochi, ma ben presto si ritrovarono di fronte i rispettivi Marc e Brandon, che erano rimasti senza parole.


Glam continuava a sogghignare, nell’ascoltare le prediche di Cody ed Hopper, mentre Jamie e Kurt si stavano ripulendo, incapaci di trattenere la propria ilarità, alterata dal fumo.
Meliti brontolava, sforzandosi di non ridere – “La prossima volta che Kiro mette piede qui, lo faccio perquisire!” – e sparì verso il desco, ormai pronto da dieci minuti.
Colin, Jared e Justin giocavano con le bimbe, mentre Rob e Jude passeggiavano nel parco, con un bicchiere di champagne, ancora scioccati per il guaio combinato dal loro figlio grande Xavier, che stava facendo una doccia vigorosa, oltre a sorbirsi ulteriori rimproveri da parte di Phil.
“Che esempio saresti per il nostro guapito!?”
“Phil … dai … ora smettila, abbiamo reso felice Jamie.” – disse molto lucido.
“E che sei guarito di colpo?!!”
“No, mai stato fuori, era davvero un’erba aromatica, ma la suggestione fa miracoli ahahahah”
“Eravate d’accordo tu e Kurt?!”
“Ehm … sì … piano ben riuscito!”
“Devo rivalutare la mia prima impressione …”
“Infatti!! Io sarò uno splendido papà per il nostro guapito, se … se tu mi aiuti …”
Derado quasi lo stritolò di baci.


Justin si coricò con il tablet tra le mani, con l’intenzione di scrivere una e-mail a Brian.
“Tanto non risponderà …” – pensò ad alta voce.
“Sicuro? … Come stai?”
“Ciao Colin … frastornato … Parlavo di Brian, gli stavo scrivendo, non mi ha neppure cercato questa sera, non vedendomi.” – disse mesto.
Farrell si mise a sedere sul bordo, scompigliandogli i capelli.
“Forse non è un male, non del tutto almeno. Servirà a prendere le distanze …”
“Non si abbandonano le persone che si amano ed io mi sento uno stronzo!”
“Non si picchiano le persone che si amano, credo sia più grave Justin.”
“E’ stata solo una zuffa …” – sembrò giustificarsi.
“L’unica?”
Il giovane scrollò le spalle.
“Che importa …?”
“Importa eccome, guarda che io ho passato lo stesso incubo, riversandolo su Jared e non mi pentirò mai abbastanza per averlo fatto soffrire! Se solo potessi tornare indietro, tu non immagini cosa darei per cancellare errori, i cui effetti si ripercuotono su entrambi ancora oggi.” – replicò con fermezza.
Jared stava ascoltando la loro conversazione, nascosto nel buio, come un ladro.
Sentì un nodo alla gola, tornando con la memoria a certi episodi sgradevoli: Colin aveva ragione, non era semplice superarli.
Justin si chiuse, come un riccio – “Sono di nuovo solo, dopo un altro disastro Colin … Gli uomini che ho avuto, volevano dominarmi ed alla fine mi maltrattavano, questa è la verità … Tranne che con te, anche se di certo faccio parte di quegli sbagli, di cui parlavi un secondo fa …” – disse timido.
Farrell sorrise.
“Non … non ho mai detto una cosa simile.” – replicò sentendosi a disagio.
“Ci pensi mai? Non che faccia qualche differenza …” – e sorrise impacciato, quasi schernendosi.
“Justin quando accade … appartiene alle cose belle, a cui posso pensare, ecco …”
Il grafico rise mesto – “E’ come un premio di consolazione … grazie Colin.”


Jamie mandò un sms di buonanotte a Kurt, sentendosi ancora euforico per quella serata ben riuscita.
Era rimasto anche lui con Marc da Antonio, in una camera, che gli sembrò una reggia.
Hopper si immerse nella vasca, piuttosto infastidito dalla confidenza, che aveva notato tra i due, mentre per Cody quel fatto era una piacevole novità.
“Posso accedere tra i vapori, sua maestà?”
“Che onore mr Cross.” – rispose acido.
“Uhm … sento che qui qualcuno ha un rospo da sputare, quindi … fallo.” – e si accovacciò, appoggiando i gomiti sul contorno in mosaici verde scuro.
“Spiegami da dove e come nasce questa intesa con Kurt!”
“E’ un amico … domani mi accompagna a fare la terapia, prima di partire per New York, ha il volo alle due …”
“Ma è uno scherzo Jamie??!”
“No. È una cosa che mi rende contento, anzi … Mi piace.”
“Co-cosa … ti piace, chi ti piace??”
“Avere accanto qualcuno che non sia tu Marc … Ma non capisci? Vorrei solo alleviarti di un peso.”
“Un peso? Ok, hai fumato quella robaccia ed ora straparli! Io sono il tuo uomo, giusto? Sono quello con cui hai deciso di stare e con cui condividere i problemi, il quotidiano, insomma la tua esistenza o mi sbaglio?!”
“Certo che è così, ma non siamo una coppia comune, con i casini che hanno gli altri … Finiresti per ammalarti anche tu, non per il contagio, ma per lo svilimento dovuto alle cure, che devo fare, perché voglio guarire o almeno … non morire …”
Hopper lo strinse sul petto, portandolo nell’acqua insieme a lui, senza lasciare il tempo a Jamie di sfilarsi i jeans ed i boxer, unici indumenti, che indossava.
“Tesoro smettila con questo pessimismo, ti logori l’anima, non è giusto!” – disse disperato, baciandolo, come se fosse indispensabile per respirare.
Jamie, quando si staccarono tremanti, annuì – “Infatti non è giusto, che tu subisca gli effetti collaterali invisibili di questo percorso … so che tu ci sei Marc … so di potere contare su di te. So che …”
“Io ti amo con tutto il mio cuore Jamie.”
“Ti amo tanto anch’io Marc … tanto.” – e tornò a baciarlo, con una gioia ed una passione rinnovate e sincere.










martedì 29 novembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 306

Capitolo n. 306 - gold


Colin e Jude si stavano litigando un note book, dove l’attore inglese aveva ritrovato il link del vecchio sex tape di Farrell.
Erano tornati nella suite, prenotata dalla produzione, dopo una cena a base di pizza e birra gelata, in un bistrot poco frequentato della città, dove nessuno li aveva disturbati.
“Mollalo!! Non voglio che tu veda quella schifezza Jude!!”
“Nooo ahahahah lo vedremo insieme, prendimi se ci riesci!!”
Ormai il biondo era all’angolo, dopo un’abile mossa di Colin, che l’aveva rincorso per almeno dieci minuti: “Adesso tu mi dai quell’affare oppure io …”
“Tu cosa?? Ahahahah”
“Non lo so, dico a Rob che … che …”
“Eh???”
“Che hai fatto gli occhi dolci alla cassiera!!”
“Tanto non ci crede!” – ed unì a quell’esternazione convinta, anche una serie di linguacce simpatiche ed irriverenti.
Ripartirono verso la camera da letto, dove si bloccarono.
“Letti gemelli …”
“Sei deluso Judsie? Ecco cosa dirò a Rob!!”
“Non ci provare …” – sibilò minaccioso, buttando il pc su di un puf colore avorio, per poi scaraventare sul tappeto il suo irish buddy, che non la smetteva di sghignazzare.
“Ok … ok basta per stasera Jude … allora hai cancellato quel file?”
“Sì, ovvio … e poi era solo per ... spiarti! ahahahah”
“Maddai, una simile cazzata, meglio quello che ho girato con Jared.”
“E dov’è??!”
“Su un microfilm nascosto alla Nasa ecco dov’è impiccione!! Ahahhaah”
“Vado in bagno Colin, tu ordina il dolce, l’avevi promesso!”
“Va bene, va bene, sacher per due … quante storie … e non fare sesso telefonico con Rob, mentre sei sotto alla doccia che ti sento!”
“E senti pure!” – concluse, con un’ulteriore pernacchia, poco elegante.

Quando Law tornò, indossava delle braghe di un pigiama di Downey, piuttosto corte, oltre ad una t-shirt, con stampato il volto del compagno.
“Bellina …” – disse Farrell, sedendosi accanto a lui.
“Sì … anche Rob ne ha una uguale, ma con il mio faccino adorabile … la sua è molto comoda, di almeno due taglie, lo fa per nascondere quell’accenno di pancia … poi per me è un pancino ecco … Robert è perfetto, solo che vorrebbe avere degli addominali scolpiti come qualche anno fa, per me insomma …” – stava raccontando quei dettagli, con una tenerezza che commosse Colin.
“Che hai irish buddy …?”
“Niente … il fatto è che siete davvero … unici …” – e si schernì, asciugandosi una lacrima, sforzandosi di sdrammatizzare.
Jude lo abbracciò piano – “Anche tu e Jared lo siete.” – ed abbozzò un sorriso, non altrettanto convinto.
“Spesso sì … ma non sempre purtroppo.”
“E’ successo qualcosa Colin?”
“Succede sempre qualcosa al mio Jay … a volte penso che non sia neppure colpa sua.”
“E di chi sarebbe, di Geffen, ad esempio?” – e sorrise.
“Temo che Glam si comporti bene invece … Jared talvolta sembra quasi provocarlo, magari con una carezza, un gesto innocente.”
“Questo accade anche fra noi, non essere paranoico Colin.”
“Io non ti guardo come … e tu nemmeno, oh insomma quello che intendo è che sono su di una lunghezza d’onda tutta loro, io ne vengo escluso, anche Kevin ovviamente …”
“Sì ti capisco e devo darti ragione, anch’io li ho visti così, però tanto tempo fa, quando tu eri ricoverato per disintossicarti … Ho rivalutato la loro relazione, all’epoca, sono sincero Colin, era palese quanto …”
“Quanto si amassero?”
“In effetti …” – disse imbarazzato.
“Questo lo so, ma se almeno appartenesse al passato, invece …”
“Pensavo che in Africa aveste risolto … poi c’è anche Amelie e …” – ma le parole di Jude furono interrotte da una video chiamata sul cellulare di Farrell.
“E’ Jared … torno subito.” – e con un viso raggiante si spostò nel salotto.

“Eccoci qui, guarda un po’ chi vuole salutarti amore?”
“Tesoro … Amelie ed Isotta …?”
“Le ho appena cambiate, quindi prima di tornare a nanna, volevano il loro papà in diretta, per qualche vagito …” – disse inquadrandole.
“Grazie Jared … tu come stai?”
“Mi sono coricato presto per avere solo degli incubi. Robert e Brandon mi hanno fatto tornare la calma, per fortuna …”
“Sei stato male?” – domandò preoccupato.
“Colin … devo aggiornarti su Brian, è … è spiacevole, credimi.”
“Di cosa si tratta?”
Il cantante sospirò – “Puoi collegarti, così parliamo un attimo?”
“Certo tesoro, lo faccio subito.”

La cronaca di Jared fu precisa e triste.
“Se solo avessi immaginato … Ti sei ritrovato di fronte un Colin vecchio stile e ti ha come traumatizzato … mi dispiace Jared.”
“Non dirlo neanche per scherzo Cole … accidenti, sì, può anche essere come dici, ma ero andato da Brian di mia iniziativa, sperando di risolvere i suoi casini e quindi quelli di Justin, invece è stato un fallimento.”
“Cosa ne pensa Glam?”
“Stava per picchiarlo, ecco cosa ne pensa.”
“Come mai?”
“Brian mi … cioè ci ha insultati, l’intera famiglia insomma, come se noi fossimo dei degenerati peggio di lui … Era alterato pesantemente, non voglio giustificarlo, ma comprenderlo, anche se ora mi concentrerei su Justin. Forse ha visto anche lui quel ragazzo, magari è nato un litigio e Brian l’ha colpito …”
“Quando torno andrò sul set e poi lo porterò da noi, se sei d’accordo Jay.”
“Ok … gli parleremo, magari già da domani sera, se riesci, tanto che abbiamo qui anche Cody … Per Justin sarà un incubo. Lui ama quell’imbecille.”
“Anche tu ne amavi uno e non ti sei mai arreso Jared …” – disse con amara costernazione.
“Tu eri e sei diverso Colin, non dimenticarlo, accidenti.” – e sfiorò la web cam con l’indice, facendo tornare il sorriso a Farrell, che inclinò la testa, per raccogliere quel tocco virtuale, ma nitido al suo cuore.
“Ti amo Jay …” – “Anch’io ti amo Cole, da impazzire.”


Quando tornò, Jude stava già dormendo.
Aveva lasciato acceso solo un faretto, che Colin spense, senza fare rumore.
Si inginocchiò accanto al letto dell’amico, allungando la mano, per spostargli una ciocca di capelli, ma Law ebbe un fremito: stava sognando.
“Rob …” – e sorrise, avvinghiandosi al cuscino, forse pensando che fosse Downey.
Le dita di Farrell si ritrassero, chiudendosi in un pugno, che si portò alle labbra, per mordicchiarne le nocche.
Andò a stendersi anche lui, senza smettere di pensare a Jared, che stava fissando il soffitto della loro stanza, infreddolito ed inerme, oppresso da una moltitudine di pensieri disordinati.


Kurt stava scegliendo dei biscotti da portare al figlio, che era rimasto alla End house insieme agli altri ed a Cody.
Era indeciso tra quelli alla crema ed al cioccolato, quando una voce alle sue spalle lo fece trasalire – “Io vado matto per entrambi …”
“Jamie …? Ciao …”
“Ciao Kurt. Ne prendi qualcuno anche per me, sto morendo di fame.”
“Certo.” – e sorrise, facendosi riempire un sacchetto a parte.
“Grazie. Quanto devo?”
“No, lascia stare, ci penso io … se non ti offendi.”
“Ok … ti prendo un caffè?”
“Volentieri, scegli un tavolo, ti raggiungo subito.”

Jamie divorò quei dolci, sotto lo sguardo attento di Kurt.
“Scompenso glicemico … mancava solo questo, ho finito adesso le prove e sono esausto, stavo per svenire.”
“Posso accompagnarti, ho l’auto di Jared …”
“Niente bella signora su due ruote oggi?” – e rise.
“L’ho lasciata in garage, Brandon si inquieta sempre quando ci salgo sopra, ha il terrore che cada, per le mie vertebre sarebbe la fine … forse sono incosciente, ma mi fa sentire libero e non vittima di …”
“Crane …? Conosco le tue vicissitudini, non per via di Marc e di nessuno, ho solo seguito il processo. Mi dispiaceva molto per te, quello è stato un criminale.”
Kurt annuì, mentre i suoi occhi divenivano lucidi.
“Abbiamo poi chiarito … sì insomma, era come una malattia … dovevo guarirne.”
“So cosa intendi. Forse è stato altrettanto difficile, anche più traumatico, vero? Non c’è differenza, non è solo questione di sangue infetto.”
“Tu non sei infetto Jamie.” – dichiarò deciso, fissandolo.
Jamie perse un battito.
“Lo sono invece … ma sto lottando …” – e sorrise, ritrovandosi la mano in quella di Kurt, che gliela prese, all’improvviso, ma con delicatezza.
“So che ce la farai, con Marc accanto andrà tutto bene.”
“Hai ragione, hai perfettamente ragione, Kurt … Grazie, devo andare.”
“Ok … e per il passaggio?”
“Prendo il bus, sta arrivando, ci si vede.” – e se ne andò, con un’aria serena.
Kurt lo rincorse con un biglietto – “E’ il mio numero, se vuoi parlare … o per altro … vedi tu …”
“Lo farò, ti mando un sms, così hai anche il mio, ciao.”


Meliti apprese da Glam, in visita a Pamela e le gemelle, la vicenda di Brian.
“Sono deluso. Eppure Phil gli aveva dato un’ottima opportunità.”
“Vero, ma probabilmente non gli è bastata.”
“Come intendete risolvere?”
“Jared ha parlato con Colin e dopo il girato se lo porterà a casa.”
“No, venite qui, è meglio. Evitiamo scenate dove ci sono i miei nipotini, voglio avere sotto controllo questa grana, quando Brian verrà a riprendersi Justin.”
“Antonio non è una faida mafiosa …” – disse Geffen ridendo.
“Mai detto questo. Comunque passi per il tradimento, ma le botte no, queste le trovo inammissibili. E di Jamie?”
“Jamie prosegue le terapie e si sente piuttosto in forma, balla, si prepara per un provino importante, Marc è innamorato cotto …”
“Queste sono belle notizie.” – e si accese il sigaro, boccheggiando sornione.
“Sono ammirevoli …”
“Ed il tuo mascalzone, Geffen, come se la cava, dopo la missione in Marocco?”
“Jared è sempre Jared, lo sai …”
“Mmmm sì, lo so …” – bofonchiò accigliandosi.
“Riunisci la famiglia, faremo una cena ed accoglieremo Justin.”
“Antonio ci sarebbero anche Kurt e Brandon, sai che con Jamie e Marc …”
“Quante storie! Sei un avvocato, al limite sederai gli animi: un vecchio squalo come te, ci riesce sempre.” – e sogghignando interpellò Carmela, per definire il menu, senza ammettere repliche.



One shot> After us

One shot> After us


December 2011
Robert Downey Junior pov

I would not waste time and words, Jude, now you're here.
I've waited so long, I admit, but then not being able to say anything.
Just look at you now.
You are beautiful.
I think the last train, in these days, viverti either party.
He's gone, as you did, without rancor, you whispered, but I did not know to do is die.
I can still hear your footsteps in the hallway of the hotel away American babe, I hate the United States, mocking laugh, as we walked around in a beat-up convertible and incognito.
When the salesman persuaded us that we were not saying a truth, that there was evidence in all its bitterness, a few months after that moment of joy.
An adventure without a meaning, like everything, when we are together.
You make me feel unique, Jude, you make me feel wonderful, every time you take me with you and raise this soul, which no longer needs to eat or drink, or just enjoy.
I love Jude.
If this was enough to revise dawn, after us, I repeat it endlessly, but I know it will not.
In that week, hundreds of miles, your smiles, the silence in which I repeat what you had linked to me, love ...
A flight of gulls marked the horizon, so close your eyes, and light shade.
I wonder if now will you love someone, a new boyfriend or one of your wonderful women.
I'm stupid, yes, but all I do is think of you, even when they are among the others and I speak, they speak, but what they say ...?

Trembling compose your number, just to listen to your voice, knowing that I did not answer.
Did you delete a message, a game in which both said was not at home, even if in reality we never had.
It was your apartment, full of our melodramas, which often ended in laughter, including pillows and blankets, victims of our daring stunts.
Were you able to seduce me even in the midst of a dinner, while a director or a script we exposed my wife listed events and interviews.
The formality has never been our strong Jude.
The wind, so that he was perfect, as we ran to the south.
I can hardly stay awake, and scroll through the pictures, taken with a Polaroid and transferred to slides, which does not use any more.
Progress is not for me, although many believe the opposite.

I wanted to have you back with me.
I wanted to convince you of something that even I am sure, given the situation.
You got it after five minutes, reassuring me that you would not have messed with before you tonight, you know what I care?
"I do not care, fuck Jude!"
"Rob's work has saved you, admit it. And then to disappoint too many people. "- Say quietly, light a cigarette, offered me and I do trembling a step back.
You are cold, it is normal, after what I did.
It 'really that bad?
Sure.
Deceive the love of others, I would say criminal.
"So show off a beautiful smile, we will make jokes, Jude ... huh?" - Stammered confused.
He shrugged his shoulders.
"A great ... you can wear a mask Rob."
Terribly true.
Not even a kiss, a hug, when you came into my hotel room.
No smile.
"Judsie ..."
"God, do not call me that." - Then puffs as annoyed and bored, but as we can?
"Jude ..." - and I recover the minimum distance, but it's you, now, to move toward the window.
Deviates the curtain, look in the parking lot.
"Ben came, I gotta go. See you later Rob. "
"Well? ... You take him to bed, is not it? "
Your eyes tear me.
You grab her by the arms, I'm out of me - "Tell me!"
My screams did not touch at all seraphic your silence.
Disappear, slipping away, you vanish, to the elevator, while the phone rings, you answer, without betraying any disappointment - "Well I'm coming ... Yes, I'm done here."

The carpet has a flavor sterile.
The beating of my heart claim space in the chest, where you fall asleep, after having a whispered "I love you", full of hopes, I understood later Jude.


Susan runs to the room, take my dress, shakes me, begs me.
"We must go!" - Can not repeat more.
"I can not ... I'm sorry."
"Are you crazy Downey!?"
"Do not fret ... you will do harm to the child ..."
"But imagine, I'm fine!"
I know, dear, you're a rock, no scratches on your future.
You had everything, leaving me with nothing.
They are strict, selfish, old Robert, who shattered the expectations of others, anyone getting tired.
This has fallen to around Jude and was the worst.
Line up, those who believed in me, and remained empty-handed: I care less than nothing.
I have never felt this way, if not for Jude.
The evening will be a failure, that she says Guy, who is coming like a rocket, but will not do.
I want Jude, I want it back, beat-up on our convertible, to the south ...
I shut myself in the bathroom.
Here it is, the melodrama.
This time more real, this time I'm not playing, the hysterical first lady in the apartment I left London Jude, who teased me and then he touched me ... I miss you my angel ...
What flavor will the tiles on the floor?
The blood will run into the joints, flushed?
They are pathetic, perhaps this cutter is not so sharp as it sounds, I want to find out immediately.
Giggled stupidly just imagining the titles of the next day: § Unexplained gesture of the actor Robert Downey Junior, at the height of success, and soon father. §
I tremble.
"It will be a girl so much you wanted ... Rob ..." - the words of Jude, who parried the blow, which metabolise it, feeling broken, when I revealed it to him.
"I wanted it with you ..." - I replied, with a dull despair.
I had made, to cheer or not to collapse.
"I go out and get some 'air Rob ... I ... I do ..."
I was by him, in England: Jude not returned home, going with Ben at the airport, for an unknown destination.
I deserved it.

Rest immersed in those memories, without realizing that they are knocking like madmen and threaten to break the door.
I laugh.
And then I cry: it is her voice.
"Rob, you open God's sake ..."
I know his palms caress the thin barrier between us: we will support my family, at the same height, I know it well.
Following my forehead and there's his.
"Yes ... I'm opening ..."
I appear distorted and Jude is petrified, Guy in trouble with terror, like his three assistants, Susan sat in tears.
"I'm sorry ..." - Jude and wrap, even if his arms are lovely buildings along its body, but not for long.
"Can you think of my wife ...? Exit all, thank you. "
And 'I want to be with Jude.
I want Jude.
Stop it to tell lies, because I've just done.
Forever.

THE END






UDE LAW AND HIS ASSISTANT BEN

One shot > Dopo di noi

One shot > Dopo di noi


Dicembre 2011
Pov Robert Downey Junior

Vorrei non sciupare il momento e le parole, Jude, adesso che sei qui.
Ti ho aspettato tanto, lo ammetto, per poi non riuscire a dire nulla.
Solo ti guardo, ora.
Sei bellissimo.
Credo che l’ultimo treno, in questi giorni, per viverti, sia partito.
Se n’è andato, come hai fatto tu, senza rancore, mi hai sussurrato, mentre io non sapevo fare altro che morire.
Sento ancora i tuoi passi allontanarsi nel corridoio di questo albergo americano: ammettilo, detesti gli Stati Uniti, ridevo prendendoti in giro, mentre andavamo in giro con una cabrio scassata ed in incognito.
Quando convincemmo il venditore che noi non eravamo noi, dicendo una verità, che si rilevò in tutta la propria amarezza pochi mesi dopo quell’attimo di gioia.
Un’avventura senza un senso compiuto, come tutto, da quando stiamo insieme.
Mi fai sentire unico, Jude, mi fai sentire meraviglioso, ogni volta che mi prendi con te e sollevi questa anima, che non ha più bisogno di mangiare o bere o semplicemente respirare.
Ti amo Jude.
Se questo bastasse a rivedere un’alba, dopo di noi, lo ripeterei all’infinito, ma so che non sarà così.
In quella settimana, centinaia di chilometri, i tuoi sorrisi, i silenzi in cui mi ripetevi quanto ti fossi legato a me, amore …
Un volo di gabbiani segna l’orizzonte, così vicino ai tuoi occhi, per sfumatura e luce.
Mi chiedo se ora starai amando qualcuno, un nuovo ragazzo oppure una delle tue donne stupende.
Sono stupido, sì, ma non faccio che pensarti, anche quando sono in mezzo agli altri e mi parlano, loro parlano, ma cosa dicono …?

Tremando compongo il tuo numero, solo per ascoltare la segreteria, sapendo che non mi risponderai.
Hai cancellato un messaggio, in cui per gioco entrambi dicevamo di non essere in casa, anche se nella realtà non l’abbiamo mai avuta.
Era il tuo appartamento, intriso dei nostri melodrammi, che spesso finivano in risate, tra cuscini e lenzuola, vittime delle nostre ardite acrobazie.
Eri capace di sedurmi anche nel bel mezzo di una cena, mentre un regista ci esponeva un copione o mia moglie elencava appuntamenti ed interviste.
La formalità non è mai stata il nostro forte Jude.
Il vento, lui sì che era perfetto, mentre correvamo verso sud.
Faccio fatica a restare sveglio, mentre scorro le foto, scattate con una polaroid e trasferite su diapositive, che non usa più nessuno.
Il progresso non fa per me, nonostante in molti credano il contrario.

Volevo riaverti con me.
Volevo convincerti, di qualcosa per cui neppure io sono certo, vista la situazione.
L’hai capito dopo cinque minuti, rassicurandomi che non avresti fatto casino alla prima di questa sera, sai cosa mi importa??
“Non me ne importa niente, cazzo Jude!!”
“Il lavoro ti ha salvato Rob, ammettilo. E poi deluderesti troppe persone.” – dici pacato, accendi una sigaretta, me ne offri ed io tremando faccio un passo indietro.
Sei gelido, è normale, dopo quello che ti ho fatto.
E’ poi tanto grave?
Certo.
Illudere l’amore degli altri, delittuoso direi.
“Così sfoggeremo un bel sorriso, faremo battute, eh Jude …?” – balbetto confuso.
Scrolli le spalle.
“A te riesce a meraviglia … indossare una maschera Rob.”
Terribilmente vero.
Neppure un bacio, un abbraccio, da quando sei entrato nella mia stanza d’albergo.
Nessun sorriso.
“Judsie …”
“Dio, non chiamarmi in quel modo.” – poi sbuffi, come infastidito ed annoiato, ma come ci riesci??
“Jude …” – e mi riprendo quella minima distanza, ma sei tu, ora, a spostarti verso la finestra.
Scosti la tendina, guardi nel parcheggio.
“Ben è arrivato, devo andare. A più tardi Rob.”
“Ben? … Te lo porti a letto, vero??”
I tuoi occhi mi lacerano.
Ti afferro per le braccia, sono fuori di me – “DIMMELO!!!”
Le mie urla non sfiorano minimamente il tuo silenzio serafico.
Scompari, scivoli via, ti dilegui, verso l’ascensore, mentre il cellulare suona, tu rispondi, senza tradire alcun disappunto – “Sto arrivando Ben … Sì, qui ho finito.”

La moquette ha un sapore sterile.
I battiti del mio cuore reclamano spazio nel petto, dove ti addormentavi, dopo avermi sussurrato un “ti amo”, carico di speranze, l’ho compreso tardi Jude.


Susan corre per la camera, prende il mio abito, mi scuote, mi supplica.
“Dobbiamo andare!” – non sa ripetere altro.
“Non ci riesco … scusami.”
“Ma sei impazzito Downey!!?”
“Non agitarti … farai del male al bambino …”
“Ma figurati, sto benissimo!”
Lo so, cara, sei una roccia, nulla scalfisce il tuo domani.
Hai avuto tutto, lasciandomi con niente.
Sono severo, egoista, il vecchio Robert, che frantumava le aspettative altrui, stancando chiunque.
Questo giro è toccato a Jude ed è stato il peggiore.
Si mettano in fila, quelli che credevano in me, per poi restare a bocca asciutta: mi importa meno di niente.
Mai mi sono sentito in questo modo, se non per Jude.
La serata sarà un fallimento, questo lei dice a Guy, che sta arrivando come un missile, ma non servirà.
Voglio Jude, lo rivoglio, sulla nostra decappottabile scassata, verso sud …
Mi chiudo in bagno.
Eccolo, il melodramma.
Stavolta più reale, stavolta non sto giocando, la primadonna isterica l’ho lasciata nell’appartamento londinese di Jude, che mi canzonava e poi mi toccava … mi manchi angelo mio …
Che sapore avranno le piastrelle di questo pavimento?
Il sangue correrà nelle fughe, arrossandole?
Sono patetico, forse questa taglierina non è così affilata come sembra, lo voglio scoprire immediatamente.
Ridacchio ebete solo immaginando i titoli del giorno successivo: § Inspiegabile gesto dell’attore Robert Downey Junior, al culmine del successo e presto padre. §
Tremo.
“Sarà una bambina … la volevi tanto Rob …” – la frase di Jude, che parava il colpo, che lo metabolizzava, sentendosi spezzare, quando glielo rivelai.
“Io la volevo con te …” – avevo ribattuto, con disperazione sorda.
Mi aveva stretto, per consolarmi o per non crollare.
“Esco a prendere un po’ d’aria Rob … devo … devo farlo …”
Ero da lui, in Inghilterra: Jude non rincasò, dirigendosi con Ben direttamente all’aeroporto, per destinazione ignota.
Me lo meritavo.

Resto immerso in quei ricordi, senza accorgermi che stanno bussando come ossessi e minacciano di sfondare la porta.
Rido.
E poi piango: è la sua voce.
“Rob, Cristo santo apri …”
So che i suoi palmi lambiscono quella barriera sottile tra noi: vi ci appoggio i miei, alla stessa altezza, so che è così.
Segue la mia fronte e di là c’è la sua.
“Sì … sto aprendo …”
Appaio, stravolto e Jude è impietrito, Guy in affanno per lo spavento, come i suoi tre assistenti, Susan seduta, in lacrime.
“Mi dispiace …” – ed avvolgo Jude, anche se le sue braccia restano immobili lungo il suo corpo adorabile, ma per poco.
“Potete pensare a mia moglie …? Uscite tutti, grazie.”
E’ con Jude che voglio restare.
Io voglio Jude.
Finitela di raccontarvi balle, perché io l’ho appena fatto.
Per sempre.

THE END







JUDE LAW ED IL SUO ASSISTENTE BEN

lunedì 28 novembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 305

Capitolo n. 305 - gold


Dreams and nightmares


Il badge era sul sedile: Geffen lo fissò, dopo avere letto un sms di Jared.
L’indirizzo lo conosceva, era un resort dove di solito ospitava ricchi clienti dello studio.
Quando lo passò nel lettore, ebbe una sensazione strana.
Jared lo stava aspettando.
“Ehi, sei puntuale Glam … sai che le pareti di questo posto sono insonorizzate?” – e sorrise, versandosi un drink.
“Jared ma cosa …”
“Ho scelto questa suite per un solo motivo … quando mi farai urlare, nessuno mi sentirà.”
Geffen sbarrò le palpebre, sentendo il cuore dimenarsi nel suo petto, come se fosse impazzito e pensò la stessa cosa di Jared.
“Se stai pensando a Kevin, lui è d’accordo, vero?”
Il compagno di Glam spuntò alle sue spalle, cingendole amorevole – “Ciao daddy, Jared non sta mentendo …” – e gli diede un bacio nel collo: l’avvocato si girò di scatto, afferrandolo per le braccia – “Ma state dando i numeri???”
“Glam tu hai bisogno di Jared … e di me … vorrà dire che non vi lascerò soli, sarà divertente …” – e lanciò un’occhiata maliziosa a Jared, che rise allegro.
“Kevin!!?”
Una luce bluastra investì le sue iridi chiare, come un lampo sinistro.
“Daddy! Svegliati, ma che ti prende?”
Geffen si ritrovò seduto sul proprio letto, il fiato corto, in un bagno di sudore.
“Un … un sogno …”
“Doveva essere brutto …” – e sorrise, prendendo una salvietta e tamponandolo ovunque.
Gli diede un bacio, che dall’affettuoso divenne improvvisamente sensuale: “Daddy … non doveva essere tanto male il tuo sogno … sei … eccitato …” – e ridacchiò complice.
“Kevin c’eri tu … in effetti … e …” – “Capisco …” – sussurrò, scendendo veloce lungo il suo busto, arrivando veloce alla sua erezione, che non tardò ad inghiottire con foga.
Geffen trasalì, sentendosi poi imbarazzato a morte, ma il suo ragazzo non accennava a fermarsi, portandolo ad un orgasmo sconvolgente.


“Eccoci qui. Sicuro di volere salire Jay?”
“Sì Glam, ormai ho deciso di parlare con Brian e spero serva. Andiamo?”

I rumori erano un misto di risate e musica: la porta si spalancò, senza che loro avessero suonato, visto che Brian stava salutando il suo ospite.
Un ragazzo molto carino, che Glam e Jared non conoscevano.
“Ehi … e voi cosa ci fate qui?” – biascicò Brian, nel vederli. Era ubriaco fradicio.
Il suo amico molto meno, ma le pupille e l’odore di marijuana erano evidenti.
“Mioddio …” – mormorò Jared.
“Volevamo parlarti Brian, ci fai entrare?” – intervenne Geffen e lui acconsentì.
“Benvenuti, ma se cercate Just è uscito all’alba, con il tuo uomo, Jay.”
“No, ti sbagli. Colin è a Chicago con Jude sino a domani.”
Brian fece spallucce – “Fa poca differenza, non trovate … un goccio?”
“Sono le nove di mattina, neppure tu dovresti …” – “Dovrei cosa mister rock star?!” – gli inveii contro, perdendo l’equilibrio, cadendo rovinosamente tra il divano ed il tavolo del leaving.
“Faccio un caffè, forse è meglio.”
“No Glam, ci penso io, è … è casa mia …”
“Brian noi vogliamo darti una mano, per il lavoro …” – disse quasi timidamente Leto, l’aria sconvolta per avere realizzato come fosse degenerata la loro convivenza.
“Lavoro? Ma che cazzo dici … Dio ho la testa che mi scoppia …”
“Jared sta cercando di dirti che vorrebbe finanziare il tuo pub, sempre che tu voglia ancora aprirne uno!” – esclamò Geffen, già a corto di pazienza.
“Co-cosa ti gridi …? Andate al diavolo … voi non sapete niente di me!”
“Brian ascoltami …” – “Fanculo Jared!! Non mi serve la vostra pietà! Non faccio parte di questa congregazione di stronzi! Andatevene, fottetevi a vicenda, visto che ce l’avete nel sangue, giusto Jay??!!” – e spinse il cantante verso Glam, che lo sostenne, con un’espressione di esasperazione, pronto a scagliarsi su Brian e prenderlo a schiaffi.
Jared lo trattenne, chiedendogli di andarsene subito.


Miss Levine aveva occhi piccoli e pungenti come spilli.
Seguiva le evoluzioni dei suoi allievi, attenta come un’aquila, pronta ad effettuare una picchiata su chi avesse sbagliato quella coreografia.
Il primo ballerino era Jamie, preciso e talentuoso, ma oltremodo disturbato dalla terapia di Foster, che gli aveva applicato dei cerotti imbevuti di un nuovo composto, a rilascio graduale, molto meno invasivo di una flebo in vena.
Di contro l’assunzione di vitamine concentrate, gli dava un’energia assurda, quanto discontinua.
“Jamie il salto era doppio!!” – esplose nel mezzo dell’esecuzione.
L’insegnante interruppe il brano, avvicinandosi a lui – “Lo vuoi vincere o no quel provino, guarda che dipende dal gioco di squadra e se inizi a confondere la sequenza anche tu, allora siamo finiti!!” – lo rimproverò a mezza voce, ma con veemenza.
“Non … non si ripeterà, promesso.” – disse ossigenandosi, le iridi infiammate per il disappunto.
Jamie era un vero stakanovista e non ammetteva errori.
“Come ti senti?” – chiese velatamente preoccupata.
“Sono al cento per cento! Accidenti, riprendiamo, ok?”
“Ok signor Cross e voi avete sentito??! Avanti!”


Hopper era rientrato in anticipo, portando qualcosa dal take away ed un paio di dvd.
Ormai era un’abitudine quando tornavano stanchi dal lavoro, ma Jamie quel pomeriggio rincasò più scuro del solito.
“Tesoro tutto a posto?” – gli chiese Marc, stringendolo con tenerezza.
“Ho avuto una lezione pesante … Hai preso la cena?”
“Sì, carne e verdure, ti vanno?”
“Insomma … cioè sarebbero perfette, ma ho lo stomaco chiuso.”
“Mi dispiace, posso fare qualcosa?”
“Guarirmi.” – replicò sfiduciato, rilassandosi sul suo addome, una volta che si erano distesi.
“Vuoi dormire Jamie? Riposati …”
“Sì, come un vecchio cencio malato!” – ruggì, sentendosi in trappola, per quella vita così severa con lui.
“Jamie ascoltami …” – “Parole!! Non servono a cambiare le cose!”
“Lo so perfettamente.” – ribattè calmo Hopper, ritrovandosi con il ballerino al centro del materasso.
“Io ci vivo, usando quelle giuste Jamie, ma so che per te non fanno differenza, anche se amarti potrebbe essere una cura migliore rispetto a quelle di Foster, sempre ammesso che tu mi conceda uno spazio, una possibilità.” – e raccolse i suoi zigomi incerti, nei palmi tiepidi e profumati.
“Ti amo Marc …”
Le lacrime, apparse nel cielo dei suoi occhi, bagnarono quel suo convincimento.
Marc sorrise, baciandolo, per poi spogliarlo lentamente.
Jamie era accaldato, un effetto collaterale.
“Prendimi subito … Marc …” – lo ripeteva, le sue dita come artigli tra i capelli di Hopper, avide ed impazienti, ma lui stava attento a quei cerotti, come gli aveva chiesto di fare il medico.
Jamie colse quella premura, come qualcosa di irritante: “Smettila di ricordarmi quanto sono diverso!”- protestò piangendo con rassegnazione.
Marc lo avvolse maggiormente, posandolo tra diversi cuscini, per poi entrare in lui, con un’unica spinta.
Jamie schiuse la bocca, emettendo un suono di appagamento virile.
“Mi … mi sento normale solo quando facciamo l’amore Marc …” – ansimò, rifugiandosi come un cucciolo impaurito, sotto al suo mento, dove depositò baci e piccoli morsi convulsi.


Jared fissava le altalene, nel parco accanto al quale Geffen aveva parcheggiato.
Stava rannicchiato sul sedile unico dell’hummer, concentrato su quel paesaggio deserto.
“Fa freddo anche a Los Angeles, i bimbi non vengono a giocarci …”
“A quest’ora temo sia improbabile Jay.”
“Lo pensano tutti, credo …”
“Cosa?”
“Di noi … di me …”
“Di che parli, adesso?”
“Sanno cosa ho fatto a Colin, ma anche a te Glam …” – e tirò su dal naso, chiudendosi maggiormente.
Geffen si spostò, sfiorandogli quel punto al centro delle scapole, dove spesso lo baciava, mentre stavano insieme e replicò quel gesto, pentendosi un secondo dopo.
Jared si girò come al rallentatore, rifugiandosi sul suo petto, ritrovando il suo abbraccio.
“Jared andiamo a casa …”
“Guardami e ripetilo, se è questo che vuoi sul serio Glam.” – ribattè deciso, sgranando quelle gemme incantevoli.
“Ti voglio bene ragazzino … te ne voglio troppo …” – e posò un altro bacio, ma questa volta sul cuore di Jared, dopo avergli aperto la camicia, provando un’estasi tremendamente bella.
“Jay … ti dispiace …? Solo per un po’ …” e lui in risposta annuì, chiudendo gli occhi.

Il tempo tra quell’attimo ed il successivo, nella mente di Jared sembrò annullarsi.
Le lenzuola erano fresche, la prima sensazione che avvertì, mentre notava due lanterne grandi, con all’interno delle candele a cilindro di colore bianco latte.
Il loro bagliore danzava sulle pareti vestite di damaschi pregiati, in quella camera ignota ai suoi ricordi.
Diversamente l’odore di Glam gli era così familiare e gradevole: non smetteva di baciarlo e leccarlo, ricambiato da Jared, che succhiava la sua lingua, in baci inebrianti.
Senza sapere come, si ritrovò ad armeggiare con una confezione di gel, finendo per spargerlo copiosamente sul membro di Glam, che ne raccolse a propria volta, invadendolo per prepararlo, con quelle estremità oscenamente capaci.
Jared inghiottì un singulto, poi un altro, ma era come in una bolla ovattata, si sentiva confuso, provando fremiti progressivi dall’inguine al ventre, che si contrasse dolorosamente, nell’istante in cui Geffen lo prese con brutalità.
Un lamento straziato sembrò rompere quella cortina di emozioni distorte, provocandogli un risveglio agitato: Jared annaspò verso il comodino della propria stanza, accendendo l’abat jour sopra al cassettone, avvertendo dei passi frettolosi avvicinarsi.
Era Robert, ospitato con Camilla alla End House, in assenza di Jude e Colin.
Stava passando in corridoio con un bicchiere di latte ed accorse immediatamente, sentendo Jared in difficoltà.
“Tesoro, hai avuto un incubo?”
“Rob … ma …”
“Aspetta, faccio venire Brandon.”
“Brandon …?”
“Certo, lui, Kurt e Martin dormono al piano di sopra, partono lunedì … bevi questo.”
“Grazie … Mi dispiace … Glam dov’è?”
“Glam? Ti ha accompagnato, ha bevuto un aperitivo con noi e poi è andato a prendere Lula a scuola, te ne sei dimenticato?”
Faticosamente l’epilogo di quella giornata si materializzò nella sua memoria confusa.
Geffen si era rimesso al volante, subito dopo quel bacio.
Aveva ripreso il controllo in pochi secondi, spezzando quella sorta di incantesimo tra loro, per l’ennesima volta.



sabato 26 novembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 304

Capitolo n. 304 - gold


Miss Wong preparò con cura la tavola, attribuendo ad ogni invitato un segnaposto colorato da Rebecca e Violet, che la seguivano attente, per imparare quell’arte, dettata da anni di esperienza e buon gusto.
“Incantevole …” – disse Jared entrando in sala da pranzo.
“Grazie, su bambine, ora andate a cambiarvi.” – replicò la donna, controllando il carrello dei dolci.
“E quelli … uhm quasi quasi assaggerei …” – “Jared così si rovinerebbe l’appetito, no, no, no!” – e rise, spostando quelle tentazioni da sotto il suo naso.
Brontolando, ma con un sorriso, Jared salì a vedere se Colin era pronto.
Lo ritrovò con gli occhi lucidi, davanti al pc spento.
“Tesoro, che succede?”
“Ciao Jay … ora arrivo.”
“Sì, ma hai pianto?” – chiese inginocchiandosi davanti alle sue gambe.
“No … vedi ho … ho appena saputo una cosa via e-mail … e poi dovrei dirtene un’altra, accaduta sul set.”
“Ti ascolto …”
“Il messaggio è di Sonia … ha fatto l’ecografia stamani e … ed aspetta due gemelli.”
“Ommioddio … ma … ma è stupendo!” – e lo abbracciò felice, senza sapere neppure di cosa, visto che la ragazza li aveva esclusi da quell’evento.
“Due maschietti Cole?”
“Pare di sì … cioè mi sono emozionato, le ho rinnovato i nostri auguri e … e nient’altro, considerato come la pensa …” – sottolineò con amarezza.
“Cole sapevi come sarebbero andate le cose, non devi, anzi, non dobbiamo rammaricarci oltre. Sonia sarà una splendida mamma e magari presto avrà di nuovo una compagna comprensiva, che si innamorerà di quelle pesti in arrivo … due pesti irlandesi! Ahahahh”
Anche Farrell rise piano, condividendo la serenità di Jared, che colse un’ulteriore preoccupazione nel compagno.
“E del lavoro? Problemi?”
“No, è solo il contesto in cui sono venuto a sapere una cosa o quanto meno l’ho dedotta. Credo che Brian abbia alzato le mani su Justin …”
“Cosa …?!”
“Gli ho visto un segno … qui … e mi ha spiegato che aveva sbattuto contro lo stipite, sai quelle scuse banali …”
“Capisco … Insomma ha negato.”
“Justin è nel pieno della carriera, è bravo, tu lo sai, mentre Brian è in stallo, non ha voluto proseguire la carriera di attore, nonostante il debutto con Derado, non ha un’attività a cui dedicarsi, come il pub, che voleva aprirsi in città.”
“E perché non realizza questo progetto?”
“Forse teme il fallimento, del resto quanti locali vediamo aprire e chiudere dopo pochi mesi.”
“Sì, la crisi dilaga anche a Los Angeles e poi se fai tendenza duri, se no ci rimetti molto denaro … Aiutiamo Brian ad uscirne, magari ci parlo io, cosa ne pensi?”
“Davvero Jay? Lo faresti? Sei un tesoro, specialmente in questo frangente particolare …”
“Lo sai che Justin ti ha salvato la vita, io non lo dimenticherò mai.” – e lo baciò, cullandolo premuroso, fino a ridargli il pieno sorriso di sempre.


La cena fu ravvivata dal racconto di Robert e Jude su Camilla, mentre Kevin e Lula spiegavano l’avventura di Haiti a Jared.
Glam parlava di lavoro con Colin e Phil, Pamela e le ragazze giocavano ad allenarsi con Isotta ed Amelie per il cambio pannolini.
Xavier disegnava a carboncino il ritratto di famiglia a Kurt, Brandon e Martin, che friggeva per unirsi a Josh, impegnato nel gioco degli scacchi con nonno Antonio.

Il caffè fu servito nel parco, preparato con fiaccole e bracieri un po’ ovunque, per riscaldarsi e continuare quel convivio piacevole.

“Jared volevi parlarmi?”
“Sì Glam, senti, si tratta di Justin e Brian.”
“Ti hanno dato buca?” – disse ridendo.
“No, neppure li ho cercati … E’ Justin che …” – “Non dirmi che Colin …”
“Hai frainteso, la questione è ben diversa ed anche seria: Colin centra, ma solo in qualità di … testimone … Insomma, pare che Brian abbia picchiato Justin.”
“Cosa?”
“Lui ovviamente ha negato, inventandosi una caduta o roba simile … Aveva lo zigomo nero, ecco …”
“E’ spiacevole, ma finchè non è Justin ad agire io non posso farci nulla.”
“Sì, immaginavo … Ho promesso a Colin di parlare con Brian.”
“Cosa pensi di risolvere Jared?” – chiese perplesso.
“Non lo so, magari nulla oppure … Pensavo di proporgli una società, per il suo disco bar, così si impegna e non si deprime a casa, come sta facendo, per poi sfogarsi con Justin.”
“Mossa simpatica … Senti Jared, innanzitutto non ci andrai da solo, ma con me, chiaro? Seconda cosa, se un uomo è violento, non lo ammansisci con queste tattiche … ce l’hanno nel sangue, è più forte di loro.” – e si rabbuiò.
Jared gli diede istintivamente una carezza sul volto accigliato e Colin, da distante, notò quel gesto.
“So che tuo padre …” – “Non ho voglia di parlarne Jay, scusami … Comunque o facciamo come dico io …” – “Va bene, va bene, agli ordini … sei tenero Glam …” – e sorrise, prendendolo a braccetto per tornare dal resto dei commensali.


“E’ stato un bell’incontro Cole, mi sono divertito.”
“Sì … ho notato …”
“Cosa?”
“Che ti sei … Mi dici di cosa parlavi con Geffen?” – domandò brusco.
“Ops … ecco perché sei stato intrattabile dal digestivo in poi …”
“Non è vero Jay!”
“Oh sì che è vero!” – e si scagliò su di lui, massacrandolo di solletico sopra al loro letto.
“Smettila ahhahahah!! Basta Jayyy ahahahah”
“Non la smetto finchè non ti arrendi!!”
“Ok ok … OK mi arrendo!”
Appena si furono calmati, Jared spiegò la conversazione avuta con il loro avvocato di fiducia e Colin comprese, seppure protestando per quell’intimità, che spiccava in numerosi frangenti tra il cantante e Glam.
“Si era rattristato nel ricordo di quel bastardo e …” – “Perdonami Jared … Io sono così geloso di te, vorrei chiuderti in un bozzolo e … Dio che stupido, dopo tanti anni ed alla mia età …”
“Guarda che non esiste un’età per … essere dei rompiballeee!!” – e ricominciò a torturarlo, finchè non finirono sul tappeto a fare l’amore sino all’alba.


“Rob … Dio Rob …”
Jude affondava nel suo collo, assaporando il sudore ed il pianto di entrambi, mentre gli veniva dentro da diversi minuti.
“Sono così felice … Jude … guardami …”
Quel perdersi, nella consapevolezza di un’appartenenza totale, mentre si specchiavano e di rimando godevano fino allo spasimo durante i loro amplessi, rendeva quel legame qualcosa di inaffondabile.
Jude non riusciva a fermare il tremore del proprio addome, mentre cercava l’erezione di Rob, pronta a riempirgli la mano di un seme caldo e generoso.
Fu capace ed assurdamente intenso, nel donare un ulteriore orgasmo a Downey, che gli morse la pelle in più punti, come a marcarlo del proprio sentimento assoluto.
Quell’estasi, però, fu interrotta dal baby control, che iniziò a trasmettere degli strani suoni.
“La cucciola …”
“Vado io Rob …” – esclamò indossando velocemente i pantaloni del pigiama.
Camilla era in lacrime, appesa alle sbarre del suo lettino e continuava a ripetere la sua prima parola.
Appena vide Jude, sembrò tranquillizzarsi.
“Amore mio … un brutto sogno?”
“Papi …”
“Andiamo nel lettone, sono i tuoni, vero? Non piacciono neppure a noi, vero papi Rob?” – e sorrise.
“Eccola … Camy è tutto a posto, ok? … Jude forse dovrei lavarmi o …” – sussurrò imbarazzato.
“Non ne vedo il motivo, non dobbiamo vergognarci davanti a nostra figlia … Distraila un attimo, che prendo la corolla.”
“Ok … guarda cosa ho qui principessa … il tuo sonaglio preferito!”
La corolla era una sorta di culla dalla forma anatomica, utilizzata per non schiacciare i neonati durante il sonno con gli adulti.
A Rob e Jude piaceva sistemarla in mezzo a loro, avvolgendola con le loro ali, di genitori attenti e protettivi.
“Il temporale è agli inizi … Ma tu non corri alcun pericolo, giusto Robert?”
“Giusto angelo mio …” – e lo baciò.
Camilla sorrise finalmente.
“Camy sa che ci amiamo e che viviamo per lei … Non dimenticarlo mai Rob.” – e dopo un ultimo bacio, spente le luci, si addormentarono sereni.


venerdì 25 novembre 2011

One shot - The center of my world

One shot - The center of my world


"Watson, I admit, her navel is perfect!"
Holmes's voice reached the ears of sleeping colleague in that August morning, in a sultry, semi-deserted London.
Watson jumped: he had fallen asleep half naked, on top of the embroidered sheets, a gift from his girlfriend.
"Holmes, but I say, you gone mad?"
"Absolutely, I was just a statement. So, it's ten, plans to stay in bed for a long time? "
"No ... no, excuse me, but it is Sunday ... I have no special efforts, if not a walk with Mary and tea from the prospective in-laws." - And smiled, distracted by the selection of clothes for the afternoon.
"We have lunch together, so ..." - confidently asked Holmes, with a whisper.
"If you go ... yes, of course, take a bath and catch up." - The doctor said, smiling.
"I will, I fill the tub, I promise not to mess ... like the last time ..."
"Oh yes, when he threw a salamander in water, to verify that his experiment, I remember perfectly Holmes." - Retorted severely, and then laughing in his mustache.
Holmes withdrew timidly in the next room, opening the taps and melting salts.
Watson watched him, but then, seeing that everything was in order, he immersed himself comfortable.
Holmes followed with an obvious embarrassment that graceful movement, in which the countenance of his friend met with perfect foam, creating a wave by the hypnotic effect.
"Sherlock, what happens?" - Churches with unusual gentleness in his voice.
"Nothing ... nothing ... John"
"But my body knows, indeed, is mutual ..."
"Yes, but she is my doctor."
"This does not take away our confidence, maybe when we wore silly disguises, such as when ..." - and began to laugh cheerful, and then go out in front of the dark face of the other.
"Holmes ... but what's the matter?"
"Nothing ... I thought."
"What?"
"The Watson serves in the towel?"
"He was thinking about this?"
"No."
"So what Holmes?"
"It does not matter."
"I care Sherlock!" - Replied annoyed.
"John ..." - and inspired, and then rising, as he crouched near the edge of the tub, copper, rather than valuable.
Watson grabbed his left wrist, to lock it.
"I have to change me John, for our lunch ... he changed his mind?"
"I want to eat with her, I thought it was clear." - He said almost lost.
"Yes, like the sun ... thanks John, I knock when it's ready, see you later." - And disappeared.


They had reached the carriage, conducted by Watson, a village outside London, where he often went to spend a few hours in peace, far from the case, never pull the plug on the same arguments and speculations, that occasion was different, the silence unfamiliar with each other.
Holmes had said a blanket, and then set the table with plates and napkins, simple enough for that picnic.
"I thought he preferred to go by Mac Neal."
"No, Watson, I think that this hill is enchanting grandmother and then committed itself to prepare ... let's see ... ... salad sandwich with chicken and boiled eggs, jams, beer, French cheese ... and, yes, it is fresh ..."
"Thank you, she will not drink Holmes?"
"Of course we can ... yes ... we tu, at least in these pleasant circumstances?" - And laughed nervously.
"No problem, we might as well do it forever."
"She is too austere doctor to give me so much ..." - and smiled.
"And you're too stubborn to admit what's bothering you Sherlock."
The detective coughed.
"Do not strangle you, before you drink, it will pass quickly ..." - he said, giving him the slight blows on his back.
"John I'm not dying!" - Protested, trying to free herself, but Watson stopped him in his strong embrace, pulling him to give him a kiss on the temple, by tightening the eyelids, giving something profound in that action.
"You are unbearable Sherlock ..." - whispered, hooking Holmes's chin with his knuckles pale, but he decided, turning his face reddened, with an incredible passion to kiss him.
Holmes thought for a second that his heart might dissolve, and then receive the kiss as a gift of inestimable value.
"John ..." - murmured, stretching out below him, which took place between the legs of Holmes, still stroking the shoulders, back, slipping down to its lean hips, pressing them against their own, making you feel unequivocally: "I Sherlock ... I want so I'm going crazy for days ... no, it's a lie ... since I know you ... "- and kissed him again.
Holmes broke off only when he began to make effort to breathe.
"But then John ... Miss Mary ... I do not understand."
Watson made a strange face, as annoyed by the curiosity, but the reason was different.
"I'll tell you a story ... Sherlock begins when everyone started to ask a sign, a gesture, a choice, to suit their shameless selfishness. My father was the first on the list: I enlisted, fought with honor, returning from the war wounded, maimed for little ... My mother, however, did nothing but embroidery, imagine how many kits would prepare for future grandchildren ... I do not know even if there are any, but she has on file all its dilemmas, knowing Mary. They give my life for granted, pre-built binary forcing above, of whom proud power, then to me that is good or not, they never cared, you know? "
"I'm sorry John ..." - and he murmured, his cheeks were touched with another kiss.
"If they only knew ... You have taught me what I know, I've opened a thousand doors, and never set limits to my decisions, but above all you Sherlock ... trust me you gave your life to me on numerous occasions ..."
"You're all that I have John, you're all I want for me ... I love you, John ... I love you" - and holding him, this time he was kissing him intensely.


The glare of the streetlight came directly from the open window in the chamber Holmes was three in the morning.
"Yes ... ... confirm your belly button is the perfection of John" - the abs and laughing bit him lightly, and then drawing arabesques fans of saliva, as his breathing.
Watson got stuck their fingers through his locks dark and rebellious, while his moans acuivano the excitement of Holmes, who came up fast, to imprison her in the mouth of her lover, who was ready to receive him, for a second time.
"The center of my world ... you are this John ... forever." - Whispered moved, while the roughness of its members ran between the legs of Watson, intoxicated by too many feelings to be able to replicate something, if not just another kiss.

THE END

One shot – Il centro del mio mondo

One shot – Il centro del mio mondo


“Watson, lo riconosco, il suo ombelico è perfetto!”
La voce di Holmes arrivò alle orecchie addormentate del collega, in quel mattino di agosto, in una Londra afosa e semi deserta.
Watson fece un balzo: si era assopito semi nudo, sopra alle lenzuola ricamate, dono della sua fidanzata.
“Holmes ma dico, è uscito di senno??!”
“Assolutamente, facevo solo una constatazione. Dunque, sono le dieci, pensa di rimanere coricato ancora a lungo?”
“No … no, mi scusi, ma è domenica … non ho impegni particolari, se non una passeggiata con Mary ed il tè dai futuri suoceri.” – e sorrise, distratto dalla selezione dei vestiti per quel pomeriggio.
“Pranziamo insieme, quindi …” – chiese fiducioso Holmes, con un filo di voce.
“Se le va … sì, certo, faccio un bagno e la raggiungo.” – replicò sorridente il medico.
“Ci penso io, riempio la vasca, prometto di non combinare pasticci come … l’ultima volta …”
“Oh sì, quando ha gettato in acqua una salamandra, per verificare quel suo esperimento, lo ricordo perfettamente Holmes.” – ribattè severo, per poi ridere sotto ai baffi.
Holmes si ritirò timidamente nella stanza accanto, aprendo i rubinetti e sciogliendo i Sali.
Watson lo sorvegliava, ma poi, vedendo che era tutto in ordine, si immerse tranquillo.
Holmes seguì con un palese imbarazzo quel movimento elegante, in cui il sembiante perfetto dell’amico si scontrava con la schiuma, creando un’onda ipnotizzante.
“Sherlock, che succede?” – chiese con un’insolita dolcezza nella voce.
“Nulla … nulla John …”
“Eppure conosce il mio corpo, anzi, è reciproco …”
“Sì, però lei è il mio medico.”
“Ciò non toglie la nostra confidenza, magari quando abbiamo indossato insulsi travestimenti, come ad esempio quando …” – e cominciò a ridere allegro, per poi spegnersi di fronte al volto scuro dell’altro.
“Holmes … ma cosa le prende?”
“Niente … pensavo.”
“A cosa?”
“Le serve la spugna Watson?”
“Pensava a questo?”
“No.”
“Allora a cosa Holmes?”
“Non importa.”
“A me importa Sherlock!” – ribattè scocciato.
“John …” – ed inspirò, per poi sollevarsi, dal momento che si era accucciato vicino al bordo di quella tinozza in rame, piuttosto pregiata.
Watson gli afferrò il polso sinistro, per bloccarlo.
“Devo cambiarmi John, per il nostro pranzo o ha cambiato idea …?”
“Voglio mangiare con lei, pensavo fosse chiaro.” – disse quasi smarrito.
“Sì, come il sole … grazie John, mi bussi quando è pronto, a dopo.” – e sparì.


Avevano raggiunto in carrozza, condotta da Watson, un paesino fuori Londra, dove spesso si recavano per trascorrere poche ore in santa pace, lontano dai casi, senza mai staccare la spina da ragionamenti ed elucubrazioni sugli stessi; quell’occasione era differente, il silenzio tra loro inconsueto.
Holmes aveva spiegato una coperta, per poi apparecchiare con piatti e tovaglioli, sufficienti per quel semplice pic nic.
“Credevo preferisse andare da Mac Neal.”
“No Watson, ritengo che questa collina sia incantevole e poi nonnina si è impegnata a prepararci … vediamo … sandwich con pollo ed insalata … uova sode, marmellate, formaggio francese … e birra, sì, è fresca …”
“Grazie, lei non ne beve Holmes?”
“Ovvio che sì … potremmo … potremmo darci del tu, almeno in queste amene circostanze?” – e rise nervoso.
“Nessun problema, potremmo anche farlo sempre.”
“Lei è troppo austero dottore per concedermi tanto …” – e sorrise.
“E tu sei troppo testardo per ammettere quello che ti tormenta Sherlock.”
L’investigatore tossì.
“Non strozzarti, avanti bevi, passerà subito …” – disse, dandogli dei lievi colpi sulla schiena.
“John non sto morendo!” – protestò, provando a divincolarsi, ma Watson lo bloccò nel suo abbraccio robusto, attirandolo a sé, per dargli un bacio sulla tempia, serrando le palpebre, imprimendo in quell’azione qualcosa di profondo.
“Sei insopportabile Sherlock …” – gli sussurrò, agganciando il mento di Holmes con le sue falangi pallide, ma decise, voltando il suo volto arrossato, per baciarlo con una passione incredibile.
Holmes credette per un secondo che il proprio cuore potesse dissolversi, per poi accogliere quel bacio come un dono di inestimabile valore.
“John …” – mormorò, stendendosi sotto di lui, che prese posto tra le gambe di Holmes, senza smettere di accarezzargli le spalle, la schiena, scivolando sino ai suoi fianchi magri, premendoli contro ai propri, facendosi sentire senza equivoci: “Ti voglio così tanto Sherlock … sto impazzendo da giorni … no, è una bugia … da quando ti conosco …” – e lo baciò nuovamente.
Holmes si distaccò soltanto quando iniziava a fare fatica per respirare.
“Ma allora John … Miss Mary … non capisco.”
Watson fece una strana smorfia, come infastidito da quella curiosità, ma il motivo era ben diverso.
“Ti racconterò una storia Sherlock … Comincia quando tutti iniziano a chiederti un segno, un gesto, una scelta, per soddisfare il loro sfacciato egoismo. Mio padre, è stato il primo della lista: mi sono arruolato, battendomi con onore, tornando ferito dalla guerra, per poco mutilato … Mia madre, invece, non faceva altro che ricamare, immaginando quanti corredi avrebbe preparato per i futuri nipoti … Non so neppure se ce ne saranno, ma lei ha messo in archivio tutti i suoi dilemmi, conoscendo Mary. Danno per scontata la mia vita, forzandola sopra a binari precostituiti, dei quali potere andare orgogliosi, che poi a me stia bene o meno, a loro non è mai importato, sai?”
“Mi dispiace John …” – e nel mormorarlo, gli sfiorò le guance con un altro bacio.
“Se solo sapessero … Tu mi hai insegnato ciò che conosco, mi hai aperto mille porte, senza mai fissare dei limiti alle mie decisioni, ma soprattutto ti sei fidato di me Sherlock … hai affidato la tua vita a me, in numerose occasioni …”
“Sei tutto ciò che ho John, sei tutto ciò che voglio, per me … ti amo, io ti amo John …” – e stringendolo a sé, questa volta fu lui a baciarlo intensamente.


Il riverbero del lampione arrivava diretto dalla finestra aperta nella camera di Holmes: erano le tre del mattino.
“Sì … confermo … il tuo ombelico è la perfezione John!” – e ridendo gli morse gli addominali con leggerezza, per poi disegnare arabeschi di saliva appassionati, come i suoi respiri.
Watson impigliò le proprie dita tra quelle ciocche scure e ribelli, mentre i suoi gemiti acuivano l’eccitazione di Holmes, che risalì veloce, ad imprigionare la sua bocca in quella del suo amato, che era pronto a riceverlo, per una seconda volta.
“Il centro del mio mondo … tu sei questo John … per sempre.” – gli sussurrò commosso, mentre il suo membro scorreva scabrosamente tra le cosce di Watson, inebriato da troppe sensazioni per riuscire a replicargli qualcosa, se non l’ennesimo bacio.

THE END

GOLD - CAPITOLO N. 303

Capitolo n. 303 - gold


“Questo cerotto ha un gel, che riassorbirà il livido … ecco fatto Jared.”
“Grazie Brandon … e per riassorbire quelli che ho qui?” – ed indicò un punto al centro dei suoi pettorali.
“Per quelli possiamo solo … parlarne.” – e Cody gli sorrise, accarezzandogli i capelli.
Jared era coricato da ore, mentre Colin pensava alle bambine.
“Questo viaggio ad Haiti è stato un disastro Brandon … Volevo rendermi utile per la fondazione, ma temo di avere deluso tutte le aspettative di Glam.”
“Lui non te ne vorrà, stai tranquillo.”
“Già … ma abbiamo avuto una discussione …”
“A che proposito?”
“Colpa della mia … non so neppure più come definirla. Io l’ho fatto solo soffrire e non mi sono mai pentito a sufficienza per questo, ho peggiorato le cose in varie occasioni e lui ha sopportato paziente il peso delle mie incertezze.”
“Lo fa per un unico motivo Jared: lui ti ama ancora.” – disse pacato, misurandogli la pressione.
“E’ … reciproco …” – replicò sottovoce, per paura che Colin arrivasse all’improvviso ed ascoltasse la loro conversazione.
“Ah questo lo so. La tua testolina disordinata è il caso clinico più ingarbugliato che io conosca oppure è il più semplice da dissipare.”
“In che senso Brandon?”
“Glam è stato un amico, poi vi siete innamorati, è diventato un amante, un compagno mancato, lo hai tradito, tornando dal tuo compagno, anzi, da tuo marito, quindi è tornato ad esserti amico, confidente, poi … di nuovo amante?”
“No. Ci vedevamo di tanto in tanto, anche con Isy … andavamo a pranzo, parlavamo … non abbiamo più fatto l’amore e tanto meno del sesso.” – disse turbato.
“Il tuo ideale di padre è Geffen?”
“Perché me lo chiedi?”
“Glam è ora il daddy più quotato in giro per Los Angeles, ma tu non l’hai mai conosciuto nelle vesti di avvocato senza scrupoli, che cambiava moglie come i calzini, facendo figli, di cui non si occupava minimamente, senza legarsi a niente e nessuno, che non potesse rendergli un qualche tornaconto.”
“Ricordo che seguì il tuo divorzio, rovinandoti Brandon, sei ancora rancoroso verso di lui per questo?”
“Assolutamente, qualsiasi legale scalcinato mi avrebbe spremuto come un limone, colto in flagrante con l’amante ragazzina, anche se maggiorenne.” – e rise.
“Le persone possono cambiare.”
“Certamente, guarda me, chi l’avrebbe detto che mi sarei innamorato come un pazzo di un ragazzo … come Kurt per giunta.”
“Una storia bellissima Brandon …”
“Non sempre, abbiamo avuto i nostri problemi, anche a causa tua … e poi di Hopper, la conosci la storia?”
Jared deglutì a vuoto – “Kurt non me ne ha ancora parlato …”
“Lo farà, ne sono certo.”
“Forse no, appartiene al passato … non c’è motivo di rivangare …”
“Non ne sarei tanto certo Jared.”


“Sì Flora, mi dica.”
“Avvocato c’è il signor Kurt in anticamera, avevate appuntamento?”
“No … cioè … lo faccia passare, ho venti minuti, poi vado in aula.”
“D’accordo … Kurt, vada pure.”


Jared fissava il visore del suo cellulare.
Era già la quarta telefonata di Geffen.
Colin era andato sul set, lasciando Shannon con il fratello.
“Avanti, rispondigli.” – disse il batterista, allontanandosi sul balcone, per fumare una sigaretta.
“Ma non avevi smesso??!” – gli urlò Jared, prima di accettare la chiamata.
“Ciao Glam …”
“Buongiorno. Come stai?”
“Ancora un po’ debole, Brandon mi ha imbottito di vitamine … e chiacchiere …”
“Lo so, si è consultato con Sebastian, ero presente …”
“Siete a casa?”
“Arrivati da un’ora, Kevin e Lula russano come due orsi, facevano il bagno pochi minuti prima di partire, si sono divertiti.” – e sorrise.
“Meno male …”
“Dobbiamo vederci Jared.”
“No. Cioè … succederà … venite qui a cena, magari sabato …” – disse incerto.
“Ti ringrazio, ma prima vorrei incontrarti, da solo … volevo scusarmi …”
“Lo stai già facendo … Ho bisogno di calma Glam … Vedo poco anche Colin, sto scrivendo dei nuovi pezzi … Vorrei creare senza …”
“Senza scocciature?” – e rise imbarazzato.
“Tu non sarai mai una scocciatura … mi fa così tanto piacere sentirti … sapere che … che non sei arrabbiato con me … Ti … ti voglio bene Glam, a … a presto.” – ed inghiottendo un singhiozzo riattaccò.


“Perdonami … non chiedo altro Marc. Ho usato parole cattive, inadeguate, anzi, insensate.”
Kurt riprese fiato, fissando Hopper, che rimaneva gelido al di là della propria scrivania.
“Tu non sai niente di Jamie, l’hai insultato con disprezzo, ti sei domandato il motivo?”
“No … anzi sì, cazzo!” – e si strinse nel suo giubbotto di pelle.
“Mi hai mollato come un coglione, pur sapendo che mi ero affezionato a te, che ci tenevo al nostro legame, anche se era soltanto agli inizi, insomma hai fatto una scelta, ok, l’ho rispettata, forse ti avrò cercato per rivederti, ma poi ho accettato la tua fottuta decisione! Poi te ne torni a Los Angeles e fai del tuo peggio per guastare il mio rapporto con Jamie. Io lo amo, hai capito?”
“Mi sono preoccupato per te, anch’io ci tengo a … Marc non potevo permettermi di distruggere la mia famiglia con Brandon e Martin, abbiamo una grande responsabilità verso nostro figlio, ma ciò non toglie che anch’io avessi dei sentimenti sinceri!”
“A me non importa più di quello che provi o che hai provato Kurt, specialmente dopo averti visto in azione con Jamie e con me, senza alcuna comprensione, nonostante il tuo passato ed il sostegno che hai ricevuto quando sei stato massacrato da Crane. Tu hai vissuto mille inferni eppure non hai avuto alcuna compassione per un ragazzo che non si prostituiva, come te, ma che è stato contagiato dall’uomo che amava, un bastardo bugiardo e senza scrupoli.”
“Non ho mai detto o pensato che Jamie si prostituisse …”
“Allora chi sono i relitti, secondo te??”
Kurt impallidì.
Si rialzò faticosamente, andandosene senza fare rumore.


“Su ridillo principessa …”
“Pa … papi!”
“Sììì! Jude!! Vieni in veranda, Camy deve dirti una cosa!”
Downey era raggiante, mentre sollevava la piccola, che rideva felice.
“Stavo preparando le verdure, avete cambiato menù ragazzi?” – domandò sorridente, raggiungendoli.
“No, anzi … Camilla guarda chi c’è …”
Lei tese le manine a Law sgambettando vivace – “Papi!!”
“Oh mio Dio … tesoro …” – e l’accolse sul suo petto, cullandola, mentre due lacrime rigavano il suo volto affascinante, che Robert si affrettò ad asciugare con una moltitudine di baci.


Justin sembrava immergersi nella tavola che stava disegnando, coprendo metà del suo viso con il braccio sinistro.
Colin lo stava osservando da qualche minuto, chiedendosi come mai lavorasse in una penombra poco consona a ciò che faceva il ragazzo.
“Perché non ti accendi la luce? Ok che è una produzione in economia, ma non siamo ridotti tanto male Justin ahahaha” – ed accese un faretto, il cui fascio andò a colpire lo zigomo dell’altro, che si schernì.
“Cos’hai fatto lì, Justin?”
“Nulla, ho … ho sbattuto contro lo stipite, mentre stavo uscendo stamattina, ero di corsa e non volevo svegliare Brian …”
“D’accordo che veniamo qui presto, ma non sei mica un gatto capace di muoversi al buio …” – sdrammatizzò, ricacciando nella testa altri pensieri su ciò che stava vedendo.
“Sì … Ma poi lui si innervosisce … Non sta lavorando, ha qualche problema.”
“Francamente devo ancora capire cosa voglia fare Brian della sua vita, dopo il film con Derado.”
“Siamo in due …” – replicò mesto, andando a versare del caffè.
“Justin senti … è stato lui a farti quel …” – “No! Non pensarlo nemmeno Colin!”
“Era una semplice deduzione … sei strano da quando abbiamo iniziato questo nuovo progetto …”
“E’ tutto a posto. Vado dal regista, sono in ritardo.”
“Ok … a dopo allora.” – e lo salutò poco convinto delle sue spiegazioni di circostanza.


“Miss Wong ti manda questi … ammira ahahah”
“Glam … Tu non molli mai la presa.”
“Un vero mastino Jared … Buoni, biscotti della gioia … ma non erano della felicità?”
“Miss Wong è una rivoluzionaria, cambia gli ingredienti a seconda della spesa, che le porta il dolce consorte …” – e rise, prendendone uno dal vassoio, che Geffen aveva posato sul letto.
“Siediti Glam …” – ed il cantante gli indicò il bordo.
“Ok … vieni qui, adesso.” – e lo strinse – “Mi sento meglio Jared, il nodo in gola si sta sciogliendo, pensavo fosse un altro infarto …” – e sorrise complice.
“Siamo due stupidi …”
“Parla per te mascalzone.” – e gli massaggiò la schiena, coperta da una t-shirt leggera.
“Lula si è scatenato?”
“Sì … poi ha pianto quando ha visto l’orfanotrofio, ma ha voluto giocare nel cortile sulle altalene, con i bimbi nuovi …”
“E’ stato fortunato a trovare due papà come voi, due super papà come dice sempre Lula …” – e sorrise, abbandonando le coltri per andare a farsi una doccia.
“Torno in ufficio Jared, ci vediamo per la cena, se l’invito è confermato.”
“Sì, ci saranno anche Kurt e Brandon … volevo chiedere anche a Marc e Jamie, ma forse non è una buona idea Glam.”
“Credo che sarebbe una pessima idea.”


giovedì 24 novembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 302

Capitolo n. 302 - gold


I palmi di Marc, sovrastavano ed inghiottivano quelli di Jamie, come tutto il resto del suo corpo, così sproporzionato rispetto a quello del ragazzo, che si lasciava travolgere da quell’impeto, che sembrava essersi impossessato del compagno.
Lo aveva stretto a sé, già dall’ingresso del loro loft, portandolo, senza smettere di baciarlo, sopra il letto ancora disfatto dalla notte precedente.
Hopper era arrabbiato e triste, Jamie lo sentiva in ogni suo respiro, mescolando ai propri ansiti sconvolti quel bisogno di appartenersi, che culminava spesso in amplessi ripetuti, come quella sera.


Geffen lanciò la giacca dello smoking sulla poltrona della suite, guardandosi intorno, mentre Jared stava parlando al telefono con Colin.

“Sì una serata massacrante … e poi io sono vestito in modo indecente, gli altri tutti in abito da sera …” – e rise, rannicchiandosi sul divano.
“Io sono già nel lettone con Isy ed Amy … sarebbe carino come nome di un duo musicale, cosa ne pensi amore?” – chiese sorridente, mentre faceva il solletico al pancino delle loro principesse.
“Sono allegre … ma sentile … Dio sono solo le nove Cole, se qui è mezzanotte …”
“Infatti, ma mi alzo presto … Glam è sopravvissuto?”
“Lo sai che lui ci sguazza in questi party, faceva il cascamorto con tutte le signore presenti ahahahah” – ed a quell’esternazione Geffen gli tirò la camicia, facendogli segno che andava a farsi una doccia.
Jared annuì, per poi tossire.
“Che succede? La solita bronchite Jay?”
“No, credo sia la febbre, Haiti mi fa ancora questo effetto, ho un mal di testa … prendo qualcosa e dormo anch’io … a domani ti bacio tesoro …”
“Anche noi … ti amiamo cucciolo, riposati.”


L’acqua zampillava sui muscoli di Geffen, che si stava rilassando sotto i getti direzionali, indirizzati verso la sua cervicale indolenzita.
Aveva ripreso peso e tono, grazie a qualche ora di palestra insieme a Kevin, nonostante la chemioterapia, che doveva sostenere una volta al mese.
Si avvolse in un telo, tornando con la memoria agli stessi gesti compiuti durante il compleanno di Syria: nel vederla così felice, le avrebbe donato anche l’impossibile.
Una malinconia spasmodica gli sgualcì il cuore, ma poi il silenzio proveniente dal salottino lo incuriosì; forse Jared era crollato, senza neppure lavarsi i denti.
La stanza era immersa nel buio, increspato solo dai riflessi della piscina in terrazza, illuminata da proiettori rettangolari di sicurezza, di colore bluastro chiaro.
Sorrise, tamponandosi il volto, per poi sussultare quando si sentì cinturare il petto dalle braccia del cantante dei Mars, che era apparso alle sue spalle dal nulla.
“Jared …!”
“Sto … sto morendo di freddo Glam …”
Geffen si voltò di scatto, afferrandolo appena in tempo, prima che svenisse.


“Accidenti la temperatura è piuttosto alta … Forse sarebbe meglio portarlo in ambulatorio …”
Il dottor Rodriguez era intervenuto prontamente, con iniezioni ed una flebo, che stava scendendo veloce a reidratare Jared, privo di sensi, ma stabile.
“Sebastian non lo so, gli era capitato anche quando …” – ma si interruppe.
“Sì, lo ricordo Glam. Ok, senti, a questa ci pensi tu, poi se peggiora chiamami, tanto sono di turno.”
“Perfetto, tanto ho un’auto: se succede, mi vedrai arrivare.”


“L’hai visto anche tu …?”
Jamie era disteso a pancia in giù, avvinghiato al busto di Marc, che gli accarezzava i capelli, senza volere pensare a nulla.
“Visto chi, piccolo?” – mormorò dolce.
“Kurt.”
Hopper sospirò.
“Sì, l’hai incontrato, come me, l’avevo … intuito Marc.”
“Perdonami Jamie, lui mi ha cercato ed io avrei dovuto dirtelo.”
“Anch’io avrei dovuto farlo, ma ero così incazzato … Non volevo angosciarti.”
“L’ho insultato appena mi ha raccontato della vostra colazione a sorpresa …” – sorrise amaro.
“Come mai?”
“Non deve romperti i coglioni e lo stesso vale per me. Gli ho anche mollato uno schiaffo …”
Jamie si sollevò, scrutando gli zigomi tesi di Hopper, che spostò lo sguardo altrove.
“Guardami Marc … siete arrivati addirittura alle mani? Il motivo?”
“Non importa tesoro …”
“Sì che importa!” – replicò alterato.
Alla mancata spiegazione di Hopper, Jamie si alzò, andando in cucina a prepararsi un cappuccino: lo faceva sempre quando era furioso per qualcosa.
Un minuto dopo Marc lo raggiunse.
“Posso averne uno anch’io?” – domandò con cautela, ma con una vaga commozione nella voce.
Jamie lo preparò con cura, aggiungendo anche il cacao, come piaceva a Marc; l’avvocato si era sistemato all’estremità della penisola, mettendosi su di uno sgabello scomodo, come le sensazioni, che pervadevano il suo animo inquieto.
Jamie gli andò accanto, passandogli la tazza fumante, per poi cingerlo con le proprie ali screziate ed affondare il viso nel suo collo – “Scusami Marc …”


Geffen prese una bottiglietta di liquore dal frigo bar, per poi riporla sbuffando.
Jared aveva iniziato ad agitarsi, sudando parecchio.
Glam lo sorvegliava, provando a decifrare le frasi sconclusionate, che l’altro sussurrava e masticava.
Prese una sedia, accomodandosi al suo capezzale e prendendogli il polso controllò anche le pulsazioni.
Jared si irrigidì, inarcando i fianchi, per poi saltare sopra al materasso, rimbalzando e destandosi, allucinato.
“Papà … sei arrivato …” – sorrise, puntando le iridi frementi su Geffen.
“Jared … calmati …”
“Shan è stato uno stupido … non ci credeva … ora si morderà i gomiti …” – e ridacchiando, allungò le dita sulle guance di Glam, come a sincerarsi che non era un fantasma.
“Sì … sei tu … me lo avevi promesso e l’hai fatto … sei qui …”
“Non potevo mancare.”
“Adesso … adesso andiamo al cinema … eravamo d’accordo …” – ma da uno stato di gioia apparente, precipitò in un’espressione spaventata.
Iniziò a piangere – “Shan è … è un coglione … si perderà il film papà … e tutto il resto …”
“Jared faremo quello che vuoi, ok?” – abbozzò, passandogli una salvietta fresca sulla fronte bollente.
Preparò un’altra siringa, come da istruzioni di Rodriguez.
“Ora stai fermo … devo darti una medicina, ok tesoro?” – disse piano, posando un bacio sulla sua tempia, che Jared accolse con un sorriso, chiudendo le palpebre – “Sì papà … io sarò buono, non come dice la mamma … io … io e Shannon vogliamo venire via con te, ci porti via? … ci … porti …” – e si riassopì, stremato.


Un piccolo calcio gli diede il buongiorno, insieme al sorriso di Jared.
“Ehi, ma hai dormito vestito Glam?”
Si era allungato al suo fianco, appena aveva capito che stava meglio.
“Oh salve principino … mi hai fatto dannare, sai?”
“Accidenti … sembro un drogato …” – disse perplesso, fissando un ematoma nell’incavo dell’avambraccio sinistro.
“Ti abbiamo curato come potevamo, non stavi molto fermo mascalzone.”
“Ora sto meglio … ho fame!”
“Perfetto, ordina la colazione, io vado in bagno e preparo la vasca per te, sei in uno stato pietoso.” – e rise solare.
“Ok … dunque vediamo … servizio in camera … tasto sette, ok … Sì, pronto, chiamo dalla suite 315, vorremmo qualcosa da mangiare … Come, scusi? … Faccia lei, il mio comp … compagno ha appetito …” – e si smorzò, inghiottendo un respiro affannoso.
Geffen tornò – “Avanti a mollo campione!”
“Glam … prima io …”
“Che c’è? Ce la fai ad alzarti? Mi sa di no …” – e lo prese in braccio – “Ecco, Lula due la vendetta aaahahhah”

La schiuma era abbondante e profumata, Jared ci giocava come un bimbo.
“Mancano le paperelle … a saperlo le avrei portate …” – disse Glam ammirandolo.
“Ti sei approfittato di me mentre deliravo …?” – chiese divertito.
“Ovvio che sì, credo tre volte … no quattro!”
“Soltanto quattro? Stai invecchiando big Geffen ahahahah”
“Hai ragione.” – ribattè sereno, prendendo l’accappatoio – “Su esci, hanno già portato il carrello, con un mare di cibo.”
“Meno male … Ok, ce la faccio … ho sete, la spremuta è mia!”
“Vedremo. Qui c’è il phon, impegnati, non sono il tuo parrucchiere!” – e rise di nuovo, prima di andarsene.

“Che occhioni … sono uguali a quelli di Camilla.”
Jude stava cullando Amelie, mentre Colin ripassava il copione.
Aveva portato la figlia sul set e l’amico inglese lo aveva seguito, per dargli una mano e fare un cameo nel nuovo film di Farrell.
“Ho saputo da Robert dei progressi di Camy, è fantastico uk buddy.”
“Sì magnifico, eravamo senza parole … Adesso prova anche a parlare, Rob è convinto che abbia detto già papà, ovviamente a lui ahahhaha Ha voluto l’esclusiva!”
“E’ una creatura meravigliosa, vi renderà ogni istante più felici ed orgogliosi di lei.”
“Prego sia veramente così, per il suo bene, ma anche per Rob … E’ terribile vederlo deprimersi nel vedere la nostra Camilla in difficoltà … Noi, però, ce la faremo.” – affermò sicuro, rimettendo Amelie nel trasportino, aiutato da Colin, che la faceva ridere con le sue boccacce buffe ed esilaranti.


“Posso chiederti una cosa Glam?”
“Dai, spara.”
“E’ per Kurt … Come mai ce l’hai con lui?”
“Non ho problemi con Kurt.”
“Strano, dopo quello che hai detto in aereo …”
“Siete in confidenza, te lo dirà lui cosa ha combinato prima o poi.”
“Di cosa si tratta Glam, adesso devi dirmelo!” – esclamò capriccioso.
“Ti dico solo un nome, Marc Hopper. Ok? Non aggiungo dettagli.”
“Cavoli … sono stati …”
“E’ successo, una cosa breve, poi Kurt se l’è data a gambe verso New York, ma con Cody credo abbia chiarito la situazione, è stato sincero insomma …”
“Tipico per loro … Comunque Hopper ha trovato in Jamie il vero amore …”
“Fortunatamente sì.”
“Tu … tu faresti l’amore con me se fossi sieropositivo?”
“Assurdo, parli al presente … Comunque sì, con una protezione adeguata.” – replicò secco.
“Ok ho sbagliato la coniugazione del verbo … Era solo una domanda.”
“Talvolta sei superficiale Jared e mi metti a disagio, mi ferisci.”
Jared si schernì – “Non volevo, assolutamente …”
“Lasciamo perdere, vado alla fondazione, tu riprenditi, stasera abbiamo il galà con l’ambasciata, poi ce ne torniamo a Los Angeles.” – e si diresse verso l’armadio.
“Glam ascoltami, io …” – “Sai cosa mi piacerebbe Jared? Che da quella parte arrivassero le risate di Kevin e Lula, mentre giocano con le bolle di sapone, anziché prepararsi per la scuola!”
“Ok … scusami per non essere Kevin e per non avere qui il nos … il vostro Lula … scusami.” – disse mesto, per poi sparire sul balcone assolato.


Le persone intorno a Geffen sciorinavano dati e statistiche, ma lui era impaziente di rientrare in hotel.
Era stato duro ed inopportuno, lo deduceva dal cellulare di Jared, spento in modo anomalo per le sue abitudini.
Quando passò il badge, per aprire la porta della loro camera, provò sollievo ed ansia, ma lo stupore successivo superò qualsiasi sua emozione.
“Daddy sorpresa!!”
“Kevin … Lula??!” – “Papà!! Non te l’aspettavi!!”
L’avvocato si inginocchiò, raccogliendo la sua famiglia, come qualcosa di prezioso.
“Cosa ci fate qui …?” – chiese perdendo un battito.
“Siamo arrivati con il jet del nonno, ci ha reclamati Jared. Ha aspettato con un’auto a noleggio e poi è decollato per la California … insomma uno scambio.” – spiegò radioso Kevin.
“Non … non ne sapevo nulla … Jared ha avuto una crisi …”
“Sì me l’ha spiegato via web cam … Era pallido e non vedeva l’ora di rincasare alla End House …”
“Ok … Siete pronti per una serata formale?”
“Sììì!!!” – gridò Lula, iniziando a correre avanti ed indietro, mentre i suoi genitori si stavano baciando.
“Chissà se un giorno potrò darne uno così alla mia Violet …” – disse ispirato, ciondolando con il suo inseparabile bradipo di peluche.
Kevin e Glam risero – “No, è prematuro!” - “Ok papake!!” – e filò via come una scheggia.
“Vado a cambiarmi daddy … metti un po’ di musica?”
Le note di una canzone che amavano, si diffusero come uno strano incantesimo.
http://www.youtube.com/watch?v=KzkbiFDIMxM

Immagini, una miriade, come onde in un’alta marea irreale.
Syria che roteava con il suo nuovo vestito da sera, incantevole.
Jared si tuffava e riemergeva arridendo a quella vacanza fuori programma, a causa della sospensione di corrente elettrica nel suo alloggio ad Haiti, dopo una tempesta.
Le sue corse sulla sabbia, incontro al suo uomo, al suo padre impossibile, al suo impossibile amore.
Gli scherzi alla mensa, i doni distribuiti agli orfani, l’entusiasmo di Jared come volontario instancabile.
Il suo fare l’amore … con lui e solo con lui in quella forma, che dava dipendenza.
Good bye …
Quel saluto si ripeteva nel cervello di Geffen, mentre ascoltava uno dei pezzi più famosi dei Mars.
Il dolore di Jared traboccava da quel saluto, da quell’addio, che forse non si sarebbe concretizzato mai, eppure adesso gli sembrava così fondato e terribile.
Glam precipitò sulla moquette, accomunandosi nell’ultimo good bye, flebile e sconfitto.