lunedì 31 ottobre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 288

Capitolo n. 288 - gold


Jared si isolò, accucciandosi sul davanzale della camera, dove solitamente dormiva con Colin a villa Meliti.
Farrell si era fatto un bagno, i pensieri azzerati dal senso di impotenza, che ormai lo stava tormentando da ore.
Quando raggiunse il compagno, provò a dirgli il motivo della sua presenza nella locanda, dove lui si incontrava con Geffen.
“Tesoro si è trattato di un clamoroso equivoco …”
“Non mi importa … rivoglio i bambini … rivoglio i miei bambini …” – replicò assente.
“Jared ascoltami … per favore, ti voglio spiegare come sono andate le cose …” – disse con aria sofferta, ma senza suscitargli alcun interesse.
Alla fine gli porse il cellulare, mostrando il filmato, che lo aveva indotto a confrontarsi con Glam.
Jared non riusciva a dire nulla, sentì soltanto un gelo e poi un calore lancinante salirgli dallo stomaco.
Riconobbe la casetta di legno, che andò distrutta sull’isola, focalizzando la medesima deduzione, che balenò nella mente di Glam, ovvero che quel tizio li stava braccando da Haiti, se non da prima.
“Dammi da bere qualcosa … ma che sia forte Colin …”
“Sì … d’accordo … ma non dobbiamo ridurci come Owen, se dovessero chiamarci per andare a consegnare un riscatto …” – sembrò protestare.
“No, non capisci, voglio stordirmi per almeno dieci minuti, per non incazzarmi ancora di più con te, che non mi hai chiesto spiegazioni, rivolgendoti a Glam e credendo che noi fossimo amanti!”
Colin si appoggiò alla tappezzeria, affranto dal peso di quelle considerazioni e dal disprezzo, che lesse negli occhi di Jared – “Credo di essere incapace di farti comprendere quanto mi uccida ogni giorno sapere quanto tu ami ancora Glam … eppure non riesci a smetterla, una volta per tutte … ma perché cazzo non stai con lui eh??!! Perché non ve ne andate in culo al mondo a fottervi, tanto siete così bravi a farlo!!!” – gli urlò, senza preoccuparsi che al piano c’erano anche le altre stanze degli ospiti, che in parte accorsero, sentendo quelle grida furibonde.
Jared lo prese a schiaffi, dai quali Colin si riparò con le braccia, per poi sentirsi spintonare da un lato da Kevin, mentre Geffen arginava la rabbia di Jared in lacrime.
“Smettetela!! Ma siete impazziti!!??”
“No Glam, io non sono pazzo, ma lui mi ridurrà anche peggio!!”
Kevin si interpose tra loro, provando a farlo ragionare – “Colin siete soltanto sconvolti ed esauriti nelle forze, quanto noi … I nostri figli sono in ostaggio di uno psicopatico e non possiamo fare altro che aspettare! L’attesa snerverebbe chiunque, però non è questo il momento di cedere, per favore …”
Farrell annuì, rifugiandosi poi in bagno per lavarsi il volto in fiamme, mentre Jared uscì in terrazza, per respirare meglio.
“Tornate a dormire, non voglio parlare con nessuno adesso … scusateci, siamo due idioti …”
Glam e Kevin gli diedero retta, tornando mestamente a coricarsi, stretti l’uno all’altro, nella speranza che quell’incubo finisse presto.


Jared si allungò nudo sotto ad un piumino primaverile, un quilt multicolore, nonostante l’afa: stava gelando e non ricordava di avere mangiato, dopo un pranzo a base di frutta e uova sode, piuttosto scarno.
Spense le luci, deglutendo a vuoto, per poi sciogliersi in singhiozzi flebili, ma devastanti.
L’abbraccio di Colin lo fece trasalire, ma non riuscì a sottrarsi a quella sua amorevole attenzione, tanto meno ai baci ed alle carezze, dai tratti disperati, che ne seguirono.
L’attore irlandese aveva gli zigomi segnati da un pianto amaro e l’unico modo per alleviare il proprio rammarico, era mescolarlo a quello di chi amava di più al mondo.
“Ti amo così tanto … così tanto Jay …”
Si spingeva in lui, con un’azione frenetica e continua, riunendo i pezzi di quel disastro.
“Non … non fermarti Cole … ti supplico … ti supplico … Cole … Cole …”
Era come un mantra salvifico, per i loro cuori dilaniati dall’angoscia, anche se perfettamente inutile a trovare una soluzione a quel dramma.
L’alba li ritrovò intrecciati e deboli, ma il sorriso che si scambiarono al risveglio, poteva apparire ad entrambi come un presagio benevolo.


Sembravano degli spettri: si aggiravano per la residenza di Antonio, pregando che quel folle li interpellasse, proponendo una cifra oppure uno scambio.
Kevin chiamò un medico per Geffen: la sua pressione era salita a dei limiti preoccupanti, ma lui si rifiutò il ricovero, accettando solo la somministrazione di alcune sostanze efficaci, ma che gli portavano un odioso torpore.
“Voglio essere lucido quando sarà il momento di agire … sento che quel pezzo di merda ce l’ha con me … ha detto cose strane … non trovate?”
“In effetti potresti avere ragione, ma la stessa cosa varrebbe per Jared e Colin, non scordarti Justin … a questo stronzo piace fare il guardone.” – disse Meliti, dopo avere appreso del souvenir di Haiti, come lo aveva definito Glam.
Colin ebbe un dubbio.
“Jude, Robert e Camilla … sentite ma loro dove sono??”
“In Grecia Cole, sono partiti giovedì sera, ci hanno salutato via web cam …”
“Hai ragione tesoro … Dio ho il cervello che mi scoppia … Li avvisiamo?”
“No, meglio evitare, comunque mando un paio di uomini al loro attico, mi è venuto un dubbio …” – disse assorto Antonio.

Aveva ragione: erano stati anche là.
L’appartamento della coppia era a soqquadro, ma non mancava nulla di prezioso, almeno all’apparenza.
Quando vennero a saperlo, tutti rimasero sconvolti.
“A questo punto devo pensare che hanno risparmiato le gemelle, perché troppo grandi …”
“O forse nonno sfidarti era troppo anche per loro …” – disse Kevin, giocando nervosamente con il telefonino, nella vana illusione di ricevere un qualche segnale da parte del rapitore, che comunque non tardò ad arrivare.

Meliti fece suonare il telefono solo tre volte, poi attivò il viva voce.
Dalla parte opposta, una musichetta infantile quanto inquietante, aprì il monologo di quella voce metallica.
“Sono tornato, contenti? Non vi ho fatto attendere a lungo, sono un bravo ragazzo … Certo, altrimenti dovrei arrabbiarmi per avere interrotto le trasmissioni dal mio canale preferito ahahahahh Meliti channel, cosa ne dite …? Pazienza! Ho appena distribuito le colazioni ed è una gioia vederli mangiare, almeno finchè potranno farlo …” – la sua ironia era come una lama, che si contorceva nelle carni di chi lo stava ascoltando.
“Vorrei vedere il muso cattivo di Geffen, vorrei ammirare il faccino perfetto di Jared in questo preciso istante, per non parlare degli altri, eh sì … In fondo conosco bene le espressioni dei nostri amanti focosi, non li trovi irresistibili anche tu, caro Farrell?” – e ne seguì un ghigno.
“Dicci cosa vuoi e facciamola finita.” – lo interruppe Antonio.
“Il boss ha parlato e mai contraddirlo! Sì, sì … sì … Il piazzale sulla scogliera, dove siete corsi come coglioni, avete presente? Avete venti minuti. Correte coniglietti … CORRETE!”

La strada era semi deserta, fortunatamente neppure una pattuglia si era appostata, diversamente li avrebbero fermati per eccesso di velocità e guida pericolosa.
Raggiunsero il parcheggio vuoto a quell’ora, visto che la locanda dell’amico di Geffen era chiusa per una disinfestazione.
Probabilmente quel delinquente lo sapeva, ma non era rilevante.
C’era unicamente un bus giallo, di quelli usati per le scuole.
I vetri davanti erano oscurati, ma quelli laterali risultarono trasparenti, quando tutti vi si avvicinarono.
“Mio Dio …” – mormorò Jared, che si precipitò a controllare.
Rebecca lo stava salutando sorridente.
Violet era dietro di lei, invece Yari, con in braccio Isotta, era seduto in fondo, July dormiva in un trasportino, sollevato da Lula e Josh, anche loro allegri.
Glam scoppiò a piangere, facendo segno di stare buoni – “Vi tireremo fuori da lì … state tranquilli ok? Lula mi fido di te!”
Anche gli altri genitori li rassicurarono alla meglio, ma l’ipotesi che quel mezzo fosse minato non era così remota e Colin la suggerì ad alta voce, pensando di chiamare gli artificieri.
Meliti voleva optare per quelli del Federal Bureau, del resto conosceva parecchi funzionari, ma non smetteva di guardare i punti circostanti, dai quali potevano essere sorvegliati.
“Mi chiedo cosa voglia! Forse ci sta ascoltando, allora deciditi!!” – urlò esasperato.
“Antonio dobbiamo sbrigarci, Yari ha appena detto che sono senza acqua … fa un caldo tremendo!” – esclamò Owen.
Improvvisamente, da un altoparlante esterno, che nessuno aveva notato, partì quella nenia odiosa ed ad un successivo tintinnio, misto ad una risata sadica, gli sportelli si spalancarono.
I bimbi si precipitarono fuori.
Era finita.
Forse.


Foster fu accompagnato da alcuni colleghi ed una dottoressa.
“Li visiteremo Colin, ma dovreste chiamare la polizia. Quello che mi hai raccontato è da brividi.”
“Lo so … ma non voglio essere precipitoso.”
Pamela, Phil e Xavier prepararono dei dolci e dei palloncini, come se fosse una festa: del resto la versione dei piccoli era a dire poco incredibile.
“Il clown Charly ci ha detto che era un gioco e che voi ci avreste premiati con tanti giocattoli!” – disse vivace Violet.
Rebecca confermò, assecondata anche da Yari – “Sì lui ci ha fatti giocare, poi abbiamo mangiato le torte e le frittelle salate … Abbiamo fatto il campo indiano nella palestra e ci siamo addormentati con le sue favole papà Jared …”
“Sì … sì angelo mio … Non … non vi ha picchiati o …”
“Ma no papi!! Ahhahah” – disse Becki, mentre Lula e Josh entrarono, dopo essere stati controllati da Foster, in braccio a Geffen aiutato da Kevin e Shannon.
Glam non aveva più lasciato il suo tesoro, ripetendogli quanto lo adorasse.
July si era addormentata sul cuore di Chris, che Owen abbracciò, come a custodirli entrambi, mentre Tomo era ai loro piedi, vicino al divano ed allacciato alle gambe del cantante dei Red Close.

Colin stava seguendo Isotta, pronto a farle un bagnetto – “E’ tutto a posto signor Farrell, adesso prenda un tranquillante, visti i suoi trascorsi, non vorrei doverla portare in clinica per un altro ictus …” – disse la specialista sorridendo.
“Sono a posto … ora penso alla mia cucciola …”
“Lo faremo insieme amore …”
“Jared … certo vieni, dobbiamo anche pensare alla merenda …” – e rise nervoso, avvolgendola in un lenzuolino verde mela, mentre Leto prendeva il necessario per cambiarla.

Un’ora più tardi, congedato lo staff di Foster, Meliti riunì tutti in veranda, per consumare ciò che Pamela aveva preparato con cura, contagiando poi la comitiva con la sua inesauribile gioia di vivere.
Sembrava che non fosse accaduto nulla, ma la ferita apertasi nella loro famiglia, stava sanguinando copiosamente, al pensiero di quanto fossero vulnerabili.

“Domani rifletteremo sull’intera vicenda, a freddo … E realizzeremo una strategia, ma adesso filate a nanna!” – decretò Meliti, fingendo una sommaria serenità.


I diversi nuclei, si accucciolarono nei lettoni, sperando che quell’unione non venisse più minacciata da menti perverse, ma finchè quel fantomatico Charly rimaneva là fuori, nessuno poteva dirsi al sicuro, purtroppo.

Nessun commento:

Posta un commento