Capitolo n. 278 - gold
“Coraggio …”
Jamie si era tolto la t-shirt, sedendosi sul divano.
“Come scusa …?” – domandò Marc, accomodandosi accanto a lui, pure mantenendo un minima distanza.
“Il significato del mio ideogramma giapponese. Me ne è servito parecchio anche oggi per correrti appresso, lo ammetto.” – disse sorridendo, per poi voltarsi a guardarlo in quel modo, che imbarazzava Hopper, ma che al tempo stesso lo affascinava.
“Me ne farò uno anch’io prima o poi …”
“Sì, dovresti, magari simile … audacia, ne hai da vendere avvocato.” – e si rivestì.
“Peccato …”
“Cosa Marc?”
“Stavi meglio senza.” – e versò da bere.
“Fretta. Sceglierai questo simbolo, ormai ne sono sicuro.”
Hopper tossì, punto sul vivo.
“Penserai che io sia un adolescente arrapato, cioè che mi comporti a quarant’anni come tale.”
“Attacchi, poi ti difendi, issando le difese, forse è per colpa o merito del tuo mestiere …”
“Tu invece volteggi, come … una farfalla dispettosa.” - replicò accendendosi una sigaretta.
Aveva ricominciato da quando era a Los Angeles, senza un valido motivo.
“Preferirei come un’aquila, ma se ti sembro così leggiadro … oltre che stronzo.”
“Io non ho mai …” – “Sì, l’ho fatto apposta, ti ho dato un numero fasullo o quasi, magari ti rispondeva il pizzaiolo all’angolo, non mi importava, eri troppo … per me.” – si alzò, con uno scatto – “Hai del ghiaccio Marc?”
“Sì … nel frigo dovrebbe essercene …” – rispose assorto.
Jamie andò in cucina, osservando alcune foto su di uno scaffale.
Tornò subito.
“Tu vivi con Geffen?”
“Come scusa?”
“Ho visto delle belle immagini incorniciate …”
“Questa casa è del suo studio, prima ci abitava, le avrà dimenticate … Adesso ha una villa, con tanto di guardie del corpo, per proteggere lui, il compagno ed il loro bambino.”
“Fortunati …”
“In che senso Jamie?”
“Ad avere creato una famiglia.” – replicò scrollando le spalle e rivelando che l’argomento non doveva essere dei suoi preferiti.
“Tu non ce l’hai una famiglia?”
“Uhm sì … un padre, una madre, due sorelle, le solite cose.” – e rise nervoso.
“Capisco. Io ho diversi fratelli ed un’unica sorella, i miei genitori vivono ancora a Boston, ma noi ci siamo sparsi per il pianeta, rivedendoci solo a Natale … le solite cose, anche per me.”
Le sue mani erano gelide, nonostante la giornata estiva.
“Tornerai presto a casa?”
“Forse prima … diciamo che dovrei avere una valida ragione per restare ed il lavoro non è più in pole position.”
“Potrai trovarne a decine, Los Angeles è piena di cose divertenti e …” – nel frattempo si era alzato anche Marc, avvicinandosi a Jamie per versargli una seconda bibita, ma in quel preciso istante bloccò il suo discorso con un bacio mozzafiato.
Aveva deciso che era meglio così e che se proprio avessero dovuto litigare, era meglio se succedeva subito.
Jamie non oppose resistenza, ma il suo bicchiere cadde sul parquet; Marc gli diede un calcio, stringendo più forte il busto di Jamie al proprio, tenendogli la testa ferma, con le mani ancora fredde e tremanti.
Le loro bocche sembravano incollate.
Dirsi qualcosa, dopo, appariva ad entrambi davvero complicato.
Jared era ripartito, senza aggiungere altro.
Geffen gli aveva accarezzato la schiena, mentre quel suo pianto andava a spegnersi, sul suo cuore.
“Ho il tuo odore addosso …” – mormorò all’improvviso.
Glam si guardò in giro, indicando una fontanella sul lungomare.
“Puoi usare quella …”
Jared rise amaro – “Chi temi di più? Colin o Kevin?”
“Come scusa?” – disse risentito.
“Lascia stare. Prendi tu nostra … la nostra Isy?”
Nel dirlo era già fuori da suv, a salutare Shan ed il resto degli amici arrivati prima di loro.
Kevin e Colin non c’erano ancora, ma senza neppure controllare, Jared si tuffò, dopo avere lanciato la maglietta ed i jeans sul primo lettino libero, oltre alle infradito.
Geffen sistemò Isy nel trasportino, raggiungendo il fratello di Jared, che lo stava puntando come un felino sospettoso.
“Cosa gli prende?”
“Ciao Shan … se ti riferisci a Jared, moriva dalla voglia di farsi un bagno e non scherzava …” – ed abbozzò un sorriso poco convincente.
“Penso io a mia nipote … grazie. Se vuoi c’è da mangiare e da bere, Vassily e Peter stanno provvedendo per il barbecue e Pamela ha portato delle verdure favolose.”
“D’accordo, andrò a dare un’occhiata … a dopo.”
Jared riemerse, avvolgendosi in un enorme telo bianco, per poi allungarsi completamente coperto, dove aveva abbandonato i suoi abiti.
Sembrava volersi nascondere dagli altri.
Xavier gli si avvicinò con delle frittelle di soia – “Salve, cercavo un vegano convinto, che facesse da cavia alle tortilla della mami del mio guapito!”
Era solare e simpatico, irresistibile, anche per il broncio di Jared, che ne assaggiò subito un paio.
“Buone … dov’è Pam?”
“Sotto al secondo gazebo, con Phil ed il nonno …”
“C’è anche Antonio?”
“E Carmela … Tomo e Chris rientrano domani, quindi i bimbi sono con noi ed Owen … ovviamente anche con Shan … Che ora assaggerà questa bontà!” – e con un saltello, gli porse il vassoio, dileguandosi in mare.
“Jared posso parlarti?”
“No!” – e tornò nella posizione iniziale.
“Pensi di fare la muffa lì sotto?”
“Voglio Colin.” – disse sommesso.
“Sta arrivando, guarda, sempre più bello …”
Jared fece capolino, scrutando i passi sicuri del compagno ed il suo petto scolpito sotto alla camicia rimasta aperta.
“Dio è un sogno … vorrei sempre guardarlo … non solo vederlo …”
“Cosa diavolo dici Jared?” – “Lascia perdere Shan … sono un coglione.”
Camilla aveva una leggera colica, quindi Jude e Robert preferirono restare nel loro attico.
“Le hai dato le gocce?” – chiese con tono dolce Downey.
“Sì amore … ecco, le piace stare con il pancino in giù, sotto alla coperta con le rane … Non è che suda?”
“No … non smettere di accarezzarla, il contatto è fondamentale.”
L’avevano sistemata in mezzo a loro sul lettone.
“Sembra già stare meglio …”
“Sì Judsie … ti dispiace avere rinunciato al party?”
“Assolutamente … la nostra vita sociale puo’ anche essere a zero, io sto bene solo dove ci sei tu Rob …” – e si sporse, dandogli un bacio profondo e sensuale.
Downey si staccò con cautela – “Jude … volevo dirti … delle cose …”
“Ti ascolto.” – e sorrise solare.
Robert sgranò gli occhi, sorridendo.
“I tuoi anni Jude sono meravigliosi, il tuo … il tuo corpo è … esigente, ma generoso, ogni cosa che fai, che desideri, hai tutto il diritto di avere il meglio …” – si interruppe, provando a controllare un nodo in gola, ma fu come un’onda anomala, quel rigurgito di pianto, che si addensò sotto alle palpebre, come un temporale.
“Rob … ma cosa … ?!”
“Ho scelto il momento sbagliato, me ne rendo conto …” – e si mise seduto sul bordo, in fondo al materasso, aggrappandosi allo schienale di una sedia, rimasta lì per caso.
“Robert ho fatto qualcosa di sbagliato … ti prego dimmelo ed io …”
“Tu non hai fatto nulla, accidenti! Tu sei perfetto, sei … sei così giovane …”
“Giovane? Quando mai l’età tra noi è stato un problema? Asp-aspetta … metto la nostra bimba nella culla e torno …” – replicò agitandosi, ma senza svegliarla.
Si precipitò indietro in pochi secondi, avvolgendo Robert in un abbraccio, per poi provvedere a quello stillicidio, asciugandolo con i pollici e con dei baci, che si imprimevano sugli zigomi di Downey, come se il compagno lo stesse marchiando con il proprio amore.
“Cristo santo, non devi … Tu non devi spaventarmi così Rob!” – quasi ruggì, in preda al panico.
“Jude …”
“Non stai bene, mi nascondi qualcosa?” – e cominciò lui a piangere senza freni.
“Jude non mi sono mai sentito meglio … Jude …”
L’attore inglese precipitò ai suoi piedi, appoggiando la testa sul grembo di Robert, che non aveva mai smesso di toccarlo, sulla nuca, sulle scapole, come ad impedire che Jude andasse disgregandosi in quel moto di disperazione assoluta.
“Il mio disagio ha una sola spiegazione … non mi sento all’altezza del tuo ardore, ho il timore di deluderti, annoiarti … stancarti Judsie …”
Law si sollevò, con uno sguardo omicida.
Afferrò Robert sotto alle ascelle, portandolo con una mossa ardita al centro del loro giaciglio ormai disfatto.
Lo bloccò sotto, strappandogli la camicia, afferrandolo poi per i capelli e reclinando il suo capo – “Tu … tu stupido americano … ti sei bevuto il cervello … ti sei rincoglionito con gli anni, hai ragione da vendere! Fottutissimo bastardo, il giorno in cui non ti vorrò più sarà solo perché sarò morto, hai capito!?!”
Downey deglutì, facendo cenno di sì, per quanto poteva.
La presa di Jude si sciolse e ne seguì il bacio più dolce e lungo, che mai si erano scambiati da quando stavano insieme.
“Ti amo così tanto Jude …” – sussurrò, prima di dargliene un secondo e poi un terzo, fino a perderne il conto, sino a notte fonda.
Nessun commento:
Posta un commento