Capitolo n. 281 - gold
Marc e Jamie dormirono sino a mezzogiorno, abbracciati e nudi, passando dal tetto al comodo materasso del ballerino, che si sentiva bene, dopo tanto tempo.
Ogni tanto si svegliavano, per darsi un bacio, per poi riassopirsi sereni.
Quando la luce divenne più intensa, Marc sussurrò qualcosa all’orecchio di Jamie, immergendovi la lingua dispettosa e facendolo ridere.
Hopper adorava la sua risata, adorava ogni piccola cosa di lui e glielo disse, prima di toccarlo, con estrema cura.
Avrebbe voluto osare di più, ma capì dallo sguardo impaurito del giovane, che era meglio fare un passo alla volta.
Jamie venne insieme a Marc, unendosi a quelle attenzioni calde, che ricambiò, riempiendo la propria mano di lui e della sua essenza.
Fu bellissimo.
“Devo andare a Chicago … per un’audizione, parto tra tre ore … devo sbrigarmi Marc.”
“Ok … ti accompagno se vuoi.”
“Solo … solo all’aeroporto. Grazie.” – e sorrise timido.
Riunì poche cose in un trolley e dopo avere mangiato velocemente un hamburger scaldato nel microonde, si avviarono verso il Lax.
“E’ per uno spettacolo importante?”
“Sì … hai dell’acqua, ho dimenticato di prendere le mie pastiglie … un mix che mi aiuta ad arginare la malattia vera e propria …”
“Sì Jamie, nel porta oggetti … hanno … hanno effetti collaterali?” – domandò con un nodo allo stomaco.
“A volte … a volte faccio fatica a digerire alcuni cibi … poi i tremori come ieri sera, ma sono rari per fortuna, qualche mal di testa, nausea appunto … Negli ultimi anni ci sono stati progressi, i farmaci sono meno invasivi, me lo ha spiegato il medico, visto che prima utilizzavano anche dei protocolli per la cura dei tumori. Non vorrei annoiarti Marc …”
“Stai scherzando? Vorrei sapere tutto in merito e se per te è difficile parlarne, posso capirti, quindi lo scoprirò in altri modi, non preoccuparti. Tu da oggi non dovrai più farlo: hai fiducia in me?” – e gli prese la mano.
Jamie annuì, sentendo un calore salirgli nell’addome, che aveva qualcosa di nuovo e terribilmente rassicurante.
“Il posto è carino Jared … lì mettiamo la mia batteria, Tomo si piazza all’angolo sullo sgabello, anche tu sul trespolo al centro ahahah come un bel pappagallo colorato!” – Shannon sghignazzò allegro, mentre il fratello minore lo stava strozzando.
Erano come avvinghiati, nel perlustrare la sala dove avrebbero suonato nel fine settimana.
“Sì mi piace … mancano solo quattro giorni, avvisa il nostro team, ci sarà da lavorare parecchio … il ricavato lo destiniamo alla fondazione Rice questa volta?”
“Ad Owen farebbe piacere, del resto si occupano di bambini e madri in difficoltà qui a Los Angeles e non solo.”
“Perfetto. Adesso torno a casa.”
“Sei in bici? Con questo caldo?”
“Sì Shan, non temere, a me fa bene pedalare.” – e rise, dandogli un bacio sulla guancia – “Ti voglio bene animale …”
“Anch’io disgraziato … non fare casini.”
“Dovevo dirlo a qualcuno Glam … perdonami se condivido con te questo peso.”
“Hai … hai fatto la cosa giusta Marc. Io … io ti ammiro, sai?”
Erano seduti nel parco della Joy’s house, a distanza da Lula e Josh che stavano scorrazzando con delle macchinine elettriche, mentre Kevin, Tomo e Chris nuotavano in piscina.
Geffen si commosse, almeno quanto Hopper.
“Non è semplice stare accanto ad una persona malata … Quando vedo Kevin stanco e triste, per le mie crisi …”
“Mi dispiace Glam … ora, però, stai meglio, vero?”
“Sì, ma devo sempre fare esami, qualche chemio, come richiamo, il cuore poi … Sono un catorcio, non credi?” – e risero, mentre una lacrima rigò i loro volti abbronzati ed affascinanti.
Hopper inspirò, strizzando le palpebre e chiudendo i pugni – “Jamie affronta la situazione con estremo coraggio, lui è … è un vincente, ne sono certo, aggredisce la vita ed i problemi, anche se ha molta paura, chi non l’avrebbe?”
“E tu ne hai, Marc?”
“No. Non posso permettermi di averla, voglio assisterlo e cercare nuove speranze, qualcosa di efficace e non debilitante, come sembra la sua attuale terapia.”
“Qualunque cosa vi serva, conta su di me, ok?”
“Ok Glam, ti ringrazio … sarai in cima ai miei pensieri e preghiere … a proposito, avrei bisogno un favore.”
Jared prese un frullato, prima di leggere un sms appena arrivato sul suo palmare.
Lo consumò in fretta, per poi ripartire.
“Ehi … ma potevi dirmi che eri con quella banderuola a due ruote!”
“Ciao Glam … uff … cavoli, mi ero dimenticato la salita per arrivare qui ahahahh”
“Ti preparo una bibita?”
“Sì … oh miseria, si cuoce sul boulevard … faccio una doccia ed arrivo, ma cosa è successo?”
“Si tratta di Marc e Jamie, ma ne parliamo dopo …”
“Ok, faccio in un attimo.”
Quando uscì dal bagno, Jared indossava il solito asciugamano bianco: ancora imperlato di goccioline azzurrognole crollò sul letto, a pancia in giù, brandendo un cuscino, dove si appoggiò: “Potrei … dormire due minuti?” – e rise piano.
Geffen era in poltrona, accanto al cassettone, dove teneva i cambi anche per il cantante dei Mars.
Lo scrutò per qualche istante.
“Sei … una meraviglia …”
I raggi del tramonto coloravano le pareti, le lenzuola, il profilo di Jared, che respirava rilassato in quella posizione, che azzerava i pensieri di Glam.
“Grazie … sveleresti l’arcano a questa meraviglia?” – e sorrise, tendendogli il braccio sinistro.
Geffen andò a sedersi al suo fianco, sfiorandogli le scapole con un bacio leggero.
“E’ una rivelazione che mi ha depresso e l’unico modo di alleviare questo dolore è parlarne con te, così come ha fatto Marc con il sottoscritto … Jamie è sieropositivo.”
“Cosa …?”
“E’ così giovane … venticinque anni e da due lotta con questo incubo … E’ stato un suo ex a trasmettergli il virus.”
“Ma non è aids conclamato … è curabile, cioè per quel che ne so Glam, si puo’ tenere sotto controllo, giusto?”
“Più o meno … si sta avvelenando, per evitare la malattia e rischia altre patologie, come il diabete, tanto per citarne una.”
Jared si mise seduto, raccogliendo le gambe e provando un brivido lungo la spina dorsale.
Geffen prese un altro telo, avvolgendolo.
“Sei sempre … attento Glam …”
“E così sarà Marc con Jamie, lo ama sul serio, nonostante si conoscano da poco, ma mi ha detto che … che lui ha trafitto il suo cuore, senza farlo sanguinare e … ed ora non puo’ più estrarre il sentimento che li lega, altrimenti la ferita lo farebbe morire … ha detto così …”
I suoi occhi cerulei vennero inondati da un pianto, che Jared raccolse sul suo petto, insieme a ciò che rimaneva di Geffen, ancora una volta, con immensa tenerezza.
Jude vide arrivare Colin e Justin nel locale dove stava aspettando il suo irish buddy, pensando lo raggiungesse da solo.
“Ehi siamo in ritardo?” – chiese Farrell con un bel sorriso.
“No, non lo siete.” – sibilò Law, tirando un sorriso al grafico, che si sentì di troppo.
Finse così di ricevere una telefonata da Brian e si dileguò.
“Ci vediamo domani allora, stessa ora ok?” – “Ok Colin, a domani, buona serata.”
L’attore irlandese si rivolse quindi al suo amico, con aria stranita – “Che ti prende, si puo’ sapere?”
“Quando abbiamo un appuntamento, ci devi venire tu e non tu con questo o quello, al limite Jared!” – disse con aria digrignante.
Si fissarono, poi scoppiarono a ridere.
“E adesso coccolami per dieci minuti se no faccio una scenata!!” – esclamò il biondo, senza molto ritegno.
Colin lo afferrò per le spalle, trascinandolo sotto al tavolo, piuttosto appartato – “Se non la smetti uk buddy ti scopo qui seduta stante!”
“Se non lo fai subito, lo dico a Robert!! Aahahahahh” – ridevano come due idioti, per poi riemergere battendo anche una zuccata al ripiano, dove la cameriera aveva appoggiato i menù.
“Ops … buonasera signorina, non si spaventi … non siamo drogati …” – mormorò Colin, riaccomodandosi.
“Parla per te scimmione! Due coppe di champagne e tartine al salmone, grazie!”
“Ehm … ma io volevo una birra … sei una checca!!”
“E tu sei un … un …” – “Un cosa Jude, sentiamo!!?”
I loro nasi erano a pochi centimetri, così le loro labbra.
Jude sfiorò quelle di Colin, lieve, come un soffio di vento – “Sei il mio adorato irish buddy …” – “E tu il mio scriteriato uk buddy … posso avere la birra?” – e sgranò i quarzi fiammanti.
“Sèèè …” – grugnì l’altro, rassegnandosi.
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