venerdì 21 ottobre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 279

Capitolo n. 279 - gold


Tornarono a guardarsi.
Jamie sembrava avere perso tutta quella sicurezza e quel coraggio, di cui parlava poco prima.
Marc se ne accorse, nel sentirlo tremare leggermente, tra le sue braccia forti, che a quel punto lo sostenevano e non semplicemente cingevano, per avvicinarlo il più possibile al cuore di Hopper, in fase di implosione.
“Devo andare.” – disse il ragazzo, provando a sciogliere quel loro incastro.
“Dove Jamie?”
Il ballerino indugiò per un istante e Marc provò a baciarlo nuovamente, ma Jamie si divincolò, tendendo le mani, aperte come se avesse degli artigli, tesi e febbrili – “Non posso restare qui!” – le sue parole uscirono in affanno, era rosso in volto.
“Hai … hai un’altra persona, che ti aspetta a casa?”
“Non c’è nessuno … non … cazzo!!”
Ora sembrava davvero infuriato, come se Hopper avesse detto un qualcosa di blasfemo.
“Jamie ti … ti chiedo scusa …” – provò a calmarlo, con estrema gentilezza e cautela, senza muoversi, aspettando che fosse lui a dargli una spiegazione.
Ottenne solo un saluto veloce ed il rumore secco della blindata che sbatteva.
Era andato via.


Farrell tirò il telo oltre le loro teste, ridendo complice.
“Ok … ora cosa pensi di fare Jared? Pomiciamo come due studenti?”
Il suo compagno avrebbe voluto ridere e scherzare con lui, come accadeva spesso in certe circostanze, ma l’unica cosa che riusciva a fare era aggrapparsi al corpo di Colin, per poi baciarlo intensamente.
Scivolando poi sul suo collo, il cantante iniziò a succhiargli piano la pelle dorata, gemendo un improbabile – “… facciamo l’amore … adesso …”
L’irlandese lo afferrò per i polsi, con ardore e dolcezza, ma anche mostrando un palese diniego – “Questo è troppo anche per noi … ci sono i bambini Jay … anche se non potrò mostrarmi per i prossimi … dieci minuti almeno …” – e ridacchiò, spingendo la propria erezione, soffocata dal costume, contro alla coscia dell’altro, che non esitò nell’accarezzarlo subito.
“Jay!! Ommioddio … no … no ti prego …”
“E’ come se dicessi sì ti supplico … fallo e basta … fallo Jay … vero Cole?” – ed accelerò il ritmo, strusciandosi come se fosse un animale in calore, in fondo si sentivano entrambi in quel modo.
Farrell condivise ogni attenzione seguente, cercando di non muoversi troppo, ma per fortuna regnava l’indifferenza intorno a loro.
C’è chi era a mollo nell’oceano, chi mangiava ed Antonio, con Carmela, Pam e le piccole, sotto ad un ampio gazebo, restavano al riparo dal sole e dallo spettacolo di Jared e Colin, seppure celato da quella coltre bianca e convulsa.
Glam e Kevin stavano passeggiando sulla battigia, tenendosi per mano, sorridenti ed impegnati a progettare un viaggio con Lula in Australia, per vedere il nuovo nipotino di Geffen a Natale.
Mancavano diversi mesi, ma era bello vivere la loro storia, proiettandosi nel futuro.
Si fermarono su di un panchina, rimanendo poi in silenzio, finchè non videro un taxi accostare, dal quale scese Hopper, in bermuda, camicia ed infradito, un asciugamano ed una birra già mezza vuota, le iridi arrossate nascoste dagli occhiali scuri ed un’aria piuttosto stravolta.


“C’è … c’è qualcosa in lui che non capisco Glam … è scappato, come se … io non volevo certo saltargli addosso o … Ma no, non è questo il problema di Jamie.” – disse sconfortato.
Kevin era tornato dagli amici, mentre Hopper si sfogava amaramente con Geffen.
“Perché hai tutta questa fretta di stare con lui Marc?”
“Accidenti, anche lui ha detto una cosa simile, prendendomi pure in giro ed eravamo nella prima fase della conversazione amichevole, poi tutto è degenerato o comunque ho visto una parte di lui, per la quale vorrei fare qualcosa … sono preoccupato … io gli … gli voglio così bene …”
Geffen quasi strabuzzò gli occhi – “Marc … lo conosci appena …”
Hopper lo fulminò – “Io non ho paura di esternare i miei sentimenti! Sentiamo, tu dopo quanto tempo hai detto a Jared o Kevin una cosa del genere?”
Geffen sorrise – “Il giorno stesso, in cui ci siamo incontrati, con Kevin, ci siamo baciati … c’era qualcosa di magico tra di noi … poi abbiamo fatto l’amore … subito …” – e si grattò la nuca, facendo un’espressione buffa.
Hopper rise.
“E con Jared?”
Il sorriso scomparve sul volto di Geffen.
“Con Jared è stato più difficile e … e sofferto … Quello che so, partendo dalla fine o comunque da oggi è che io lo amerò per sempre. Lo stesso vale per Kevin, io adoro quei due ragazzi e loro mi hanno … mi hanno reso felice, come uomo, come padre, come amante ed anche come amico …”
“Padre dei vostri figli o come figura di riferimento per loro stessi?”
“Sì … Kevin e Jared mi vivono anche in questo modo … lo ammetto, ma i nostri figli? …”
“Jared con Isotta, ma anche con Lula … quando siete insieme, sembrate una vera famiglia, non puoi negarlo Glam … L’hai detto anche tu!” – e sorrise.
“Non in quel senso … Ok, ok Marc Hopper, ci conosciamo da un secolo, il mio cuore te l’ho mostrato almeno quanto stai facendo tu, quindi non mi nasconderò dietro a giri di parole: con Jared ed Isotta, certo, è stata come un’occasione mancata, però sarei stato la seconda scelta, in realtà penso di esserlo sempre stato da quando ci amiamo … Colin Farrell se lo riprenderà sempre, in fondo l’ho accettato nonostante …” – e sospirò, rabbuiandosi.
“Nonostante cosa?”
“Jared vedi … ha degli atteggiamenti paradossali a volte … Sono piacevoli, in un certo senso, ma completamente inutili.”
“State … voi due insomma …”
“Non siamo amanti, niente incontri clandestini o stronzate simili … Si tratta di una dimensione dove ci rifugiamo … a sognare qualcosa che non c’è Marc.”


Hopper rientrò nel proprio alloggio, rifiutando l’invito a cena di Meliti.
Voleva soltanto rimanere da solo con i propri pensieri, raggomitolarsi nelle lenzuola di seta blu, che aveva appena acquistato, dopo un bel bagno rigenerante.
Accese alcune candele, poi cercò un canale alla radio, che trasmetteva in filo diffusione, un pezzo che potesse infondergli un minimo di pace.
Era turbato, perché non capiva davvero cosa avesse spinto Jamie ad essere tanto spietato con lui.
Il messaggio che arrivò al suo palmare, appena si fu immerso, gli diede la possibilità di scoprirlo o almeno di provarci.


La barba di Colin era ispida, il suo profumo un aroma orientale.
L’olio che stava usando per la schiena di Jared, donava dei riflessi ambrati al suo sembiante sempre asciutto ed atletico.
“Ho mangiato troppo Cole …”
“Mai quanto me … ora stai zitto, non ci hanno arrestati per puro caso oggi … Anche nonno Antonio poteva diseredarti, altro che ospitarci …” – e ridacchiò, mordendogli il lobo dell’orecchio sinistro e stendendosi nuovamente su di lui – “Apri le gambe Jay … aprile e basta, al resto penserò io …”
Lui obbedì, stritolando quasi la fodera del cuscino, appena le dita di Colin iniziarono a prepararlo.
Fu scabroso ed invasivo, ma con estrema cura, arrivando nel più profondo senso di lui, usando l’indice ed il medio, Colin, capace ed oltraggioso, lo dilatò facendolo gemere oscenamente.
“Prendimi … voglio sentire che sei mio … e non lasciarti più andare …” – ansiti e battiti, rimescolati a quella frase di Jared, le loro mani unite in un groviglio ormai, questo era il loro amore puro ed esclusivo.
Anche per quella notte.

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