One shot - Junjou Romantica tales > Un nuovo giorno
Pov Usagi san
A metà della notte ti intrufoli nel mio letto.
Facevo solo finta di dormire, Misaki: domani compierai venti anni, venti, bellissimi, anni.
Gli ultimi due dei quali, vissuti al mio fianco.
Ti amo.
Ti amo così tanto e forse anche più di quanto potrei comprendere e desiderare, stimolato dai tuoi rifiuti, le fughe, il tuo negare un sentimento completo, che ti unisce a me.
Potrei contarle le volte in cui mi hai espresso il tuo amore e le tue aspettative.
In queste rare occasioni, il mio cuore era ad un passo dallo scoppiare per la gioia e l’appagamento.
“Usagi san …”
“Ciao piccolo.” – sussurro, mentre mi abbracci tremando – “Un brutto sogno …?” – chiedo esitante, ma ringrazio qualunque incubo ti abbia portato sul mio cuore.
Annuisci, i tuoi occhi smeraldo colmi di lacrime.
Affondi nuovamente nel mio collo – “Usagi san … mi avevi lasciato …”
“Impossibile.”
“Eri andato via con … con mio fratello, dopo avermi detto che era lui quello che amavi e che con me avevi solo perso il tuo tempo …” – dici sommesso, ma con una punta di rabbia.
Sorrido – “Stupido … una volta tanto te lo dico io, stupido Misaki … Sei l’unico, per me, l’unico amore assoluto, non cambierò mai idea, rassegnati.” – e rido complice, cercando la tua bocca.
Comincia sempre così tra di noi, il viaggio in cui riusciamo a viverci senza vergogna e, soprattutto, al di là dei limiti, che spaventano il resto del genere umano.
Adoro questa testolina, che arruffo spesso con quel gesto affettuoso, di cui ho bisogno più io di te, quando si piega di lato, per consentire alla tua lingua succosa di combattere con la mia, per gustarci, da subito con intensità.
Quando ci distacchiamo, all’unisono, chiami il mio nome, sconvolto da quanto tu possa eccitarti, mentre il mio tocco esalta la moltitudine di sensazioni, che si susseguono nel tuo corpo glabro ed incantevole.
Le nostre eccitazioni si scontrano, i miei palmi premono sul tuo bacino, dopo esserci denudati velocemente.
Scivolo.
Tu impazzisci.
“Misaki …”
Sento il mio stesso calore invaderti ogni incavo e tu mi preghi, di cosa poi?
Il tuo sesso è una preda ambita, per me.
Sono sincero: non mi sento osceno nell’esprimere quanto lo adori.
Amo il suo sapore, la forma, inghiottirlo, succhiarlo, pomparlo sino a farti venire in pochi istanti; non sai controllarti cucciolo mio.
Eppure riesci a stupirmi.
Artigli la mia nuca, costringendomi a rilasciare l’oggetto della mia libido più licenziosa – “Asp-aspetta Usagi san … vorrei … io …” – e mi fai stendere, sovrastandomi, ma al contrario.
Ora ho capito e sono certo che andrò in carenza di ossigeno, per quanto stai per fare.
Mi baci lento l’inguine, poi risali, per emularmi, in questa fellatio.
“Magnifico …” – rantolo, temo persino di svenire.
“Piano … non avere … fretta Misaki …” – inspiro – “… sei bravo amore … rilassa la gola … Mi-misaki …!”
Superbo: volevi dimostrarmi di essere all’altezza, di avere raggiunto una maturità nei nostri approcci sessuali ed ora mi stai confermando il tuo valore, come del resto fai in mille frangenti, da quando ti conosco.
A me non resta che rimpossessarmi di ciò che mi appartiene: deglutisco, mentre la tua voce infiamma l’aria – “… Usagi io … io sto per venire …!”
La tua schiena pallida si inarca, il tuo ardore, quello con cui affronti ogni cosa, esplode in me.
Sembra che nulla di te riesca a saziarmi, né bastarmi.
“Grazie Misaki …” – lo ripeto, mentre annodi le tue gambe al mio bacino, poi le sposti verso la vita, le tue braccia sono come ali, pronte a chiudermi in una morsa dolce ed invitante.
Annuisci, le tue pupille sembrano essere attraversate da un lampo luccicante, così io mi nutro di te, saggiando la tua apertura con la punta del mio sesso, che già gronda di piacere, grazie alla tua bocca.
Sei mio.
Abituati a me, Misaki, accettami, questa notte è diversa dalle altre e tu sei diverso.
Tremo.
Sto pensando all’improvviso, che tu potresti non volermi più, che altri uomini farebbero qualunque cosa pur di averti, ci siamo già passati, la rabbia mi annebbia la vista e sento i miei fianchi perdere il controllo, come se volessi punirti di qualcosa che non puo’ esistere.
Me ne rendo conto, quando il tuo pianto diventa un singhiozzo, ma non rinunci a donarti, perché niente ti darebbe più compiutezza e contemporaneamente un senso a ciò che sono, perché tu esisti.
“Misaki … Misaki perdonami …”
“Per cosa …?” – ansimi, mentre stai per avere un secondo orgasmo.
Il tuo seme arriva sul mio ventre, come una pioggia di gioia.
Ti ricopro di baci, sento che sono al limite.
Afferro un cuscino e te lo sistemo sotto ai glutei sodi e ben disegnati.
Li afferro con delicatezza, ma deciso ti inclino, in modo che tu possa avere il massimo da questo amplesso.
Urli.
Ed urli ancora … strappi le lenzuola … gemi come se questo piacere e questa sofferenza potessero ucciderti.
Crollo su di te, svuotato anche dell’aria, ma voglio baciarti.
Sei in estasi ed io contemplo quanto possa darti un benessere estremo, commuovendomi quando riapri le palpebre, rivelandomi un fascino incantatore.
“Ti amo Misaki …”
“Ti amo anch’io Usagi san … per sempre.”
Potrei portarti in cima al mondo, con un balzo, tramutando questo abbraccio in un volo, questa felicità in luce, questo sorriso in un arcobaleno.
Mi addormento semplicemente sul tuo petto, mi custodirai, come mai prima, Misaki: ora sei pronto per un nuovo giorno, insieme a me.
THE END
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