venerdì 7 ottobre 2011

One shot – The eagle tales > Seppure l’amore

One shot – The eagle tales > Seppure l’amore


Marcus lo svegliò con un bacio.
Era ancora molto presto e glielo disse con rude dolcezza, in quel contrasto, che si mescolava tra la sua voce roca e lo sguardo intenso e fiero, nel risvegliare il suo Esca, ormai non più schiavo del condottiero romano, se non del sentimento provato da quando si erano incontrati.
“Dobbiamo pensare alla staccionata Marcus …” – disse rannicchiandosi nel suo abbraccio robusto.
“Da quando abbiamo preso questa fattoria, non ti sei mai fermato Esca … stai deperendo …”
“Di cosa ti lamenti …?” – sorrise – “Mi addormento troppo presto?”
“Ora che mi ci fai pensare … sì.” – e lo baciò con maggiore passione.
Il ragazzo scivolò via dal loro letto, non ancora abbastanza comodo, essendoci altre priorità.
“Per quell’aratro mi hanno fatto un buon prezzo, certo dovremo lesinare sul cibo, ma non occorre carne, se andiamo a caccia e provvediamo da soli Marcus.”
“L’hai presa davvero sul serio la nostra nuova vita, ne sono felice, sai?”
“Cosa pensavi, che ti piantassi in asso, appena superati i confini di Roma?”
“No assolutamente Esca …” – mormorò alzandosi a propria volta e dirigendosi verso il lavatoio esterno in pietra.
“Aspetta Marcus. Torna qui, l’acqua è gelida, se aspetti pochi istanti quella che ho messo sul fuoco sarà pronta per un bagno decente …”
“Tu pensi a tutto, come farei …” – “Faresti, te l’ho sempre detto.”
“Quanto sbagli mio piccolo britanno …” – e sollevandolo, iniziò a farlo roteare, baciandolo sul petto, sul collo, per poi finire di nuovo sul loro giaciglio scarno.
“Ti voglio … ti voglio adesso Esca …!” – ruggì nel suo orecchio e lui si sentì divampare ovunque, come se Marcus l’avesse gettato nel focolare scoppiettante.
Il soldato aveva gesti bruschi, quando voleva possederlo, ma era anche capace di incredibile tenerezza, come quando gli occhi celesti di Esca sembravano implorarlo di dargli soltanto amore.
Erano quelli i momenti in cui Marcus sentiva una bestialità immonda salirgli dallo stomaco ed avrebbe preferito cento frustate, pur di non vedere Esca in quello stato di sofferenza emotiva.
Si fermò a contemplarlo.
“Che … che ti succede adesso …?” – domandò l’altro esitante.
“Nulla … nulla, ho esagerato … io non posso prenderti quando mi pare … dobbiamo deciderlo insieme.” – replicò, sedendosi sul bordo e giocherellando con il cordone della tunica.
Esca lo avvolse da dietro, facendo scorrere le proprie dita frementi sul petto virile di Marcus, che sembrava un mantice, incapace di riequilibrare il respiro, vittima di un desiderio sconfinato di lui.
“Ti amo Esca …” – sussurrò, stringendogli le mani, per poi baciarne i palmi.
Accadeva abitualmente ed il giovane adorava quel candore spontaneo, quell’affetto sincero da parte dell’altro.
“Ti amo anch’io … ora prendimi … non chiedo di meglio …” – e gli sfilò l’indumento logoro, ma pulito.
Esca era avvolto solo da un cencio, che usava per asciugarsi, furono nudi simultaneamente ed avvinghiati, come in un incastro magnetico.
L’esperienza maturata nel donarsi al suo uomo, aveva fatto sì che Esca mescolasse delle erbe ad un balsamo medicamentoso, rendendolo ideale per facilitare il loro congiungersi: quel profumo era divenuto l’essenza del loro amore carnale.
Il membro di Marcus tagliava tutte le sue difese, si insinuava dapprima lento, ma caparbio, sino a prendere pieno coraggio, completando un’invasione in principio lacerante, ma via via sempre più lussuriosa.
I gemiti di Esca acuivano l’eccitazione di Marcus, che lo teneva a sé, sollevandolo persino e colpendolo ripetutamente, senza mai staccarsi dalla sua bocca.
Lo assaporava in tutti i modi possibili, uccidendolo e facendolo rinascere ad ogni spinta.
Il giorno precedente, mentre Esca dava la biada ai cavalli nella loro stalla, Marcus lo sorprese prono alla ricerca di un ciondolo, che egli stesso gli aveva donato.
Fu brutale nel sodomizzarlo, ma il ribelle lo incitava a non fermarsi e che solo in quel modo sentiva di appartenergli.
“Sono tuo … sono … tuo Marcus …” – aveva singhiozzato flebile, dopo che il seme del compagno gli aveva sporcato le cosce, traboccando dal suo stretto, ma generoso canale.
Adesso i loro volti si sfioravano, le loro labbra si cercavano, ma con più pace, con un’armonia densa di commozione estatica, nel rendersi conto di quanto erano essenziali l’uno per l’altro – “Esca … se … se tu dovessi morire … io non potrei sopravvivere …”
“Marcus …”
“Sono … so-sono qui … eccomi … eccomi … “ – ed aumentò il movimento dei fianchi, così feroci rispetto a quelli di Esca.
Raggiunsero l’orgasmo insieme, ad Esca non servivano neppure le carezze di Marcus, per quanto questi lo sconvolgeva durante l’atto.
Crollarono in un sonno profondo, risvegliandosi dopo il mezzogiorno.


La battuta nella boscaglia aveva dato buoni frutti, tre fagiani, due anatre ed una lepre.
“Metto la carne sotto sale, l’hai comprato vero Marcus?”
“Sì … certo … oggi con il tuo arco sei stato infallibile.” – disse ravvivando il camino.
“Voglio che non ti manchi niente.” – ribattè convinto e serio – “Metti a bollire la marmitta, sarà più semplice spiumare questi … tu pensa a scuoiare, usa il mio coltello.”
Marcus sorrise – “Ti piace darmi ordini …”
Esca lo bruciò con i propri turchesi – “Seppure fare l’amore sia essenziale a darmi la forza di credere in noi … il tuo stomaco quando brontola è davvero insopportabile Marcus e mi toglie il sonno! Ahahhahah”
Si raggiunsero a metà della stanza, stringendosi forte, aderendo l’uno all’altro, come se avessero un’unica pelle, un solo cuore, lo stesso futuro.

THE END

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