One shot – E’ andato via
Pov Robert Downey junior
Ottobre 2011
E’ andato via.
Jude è fatto così.
Un misto di orgoglio, arroganza e fragilità, con quel cipiglio inglese spietato e fuori controllo, quando si altera sul serio.
Come questa sera.
E’ andato via.
Gridando, sbraitando, con quel tono accentuato sulle parole peggiori, digrignando e ruggendo, bruciandomi con le sue stesse affermazioni.
Mi avrebbe arso vivo, non sopportando che io fossi felice non grazie a lui.
E’ andato via.
Meglio da solo, penso, in questa suite al centro di Londra, un nascondiglio come tanti, ma con le pareti insonorizzate, non una mossa prevista, semplicemente una circostanza fortuita, onde evitare uno scandalo ad entrambi.
E’ andato via.
A pensarci, adesso, non mi sarebbe proprio importato di scatenare un inferno, a causa di quell’ultimo litigio.
Sto tornando a casa, dal finestrino le nuvole mi invitano alla calma e l’hostess a sorseggiare un flute di champagne, no, grazie ho smesso …
Sì ho smesso anche di amare Jude …
Me lo ripeto, per sedare quel dolore lancinante, che provoca in me spasimi da quando siamo decollati.
Un infarto a quarantasei anni non è proprio il massimo, rifletto, ma il cuore si sta ribellando all’ansia che lo stritola in una morsa soffocante.
E’ andato via.
“Judsie … Jude è andato via …” – sto singhiozzando in un anfratto, le luci del terminal del Lax mi infastidiscono.
Sembra che il deserto si sia aperto intorno a me.
Corro verso i bagni e vomito.
Vomito tutto, la cena consumata in volo, il pranzo prima di partire, la colazione senza Jude, che mi leggeva la pagina degli spettacoli, ridacchiando per questa o quella foto, passandomi le fette di pane di segale imburrate, con quella marmellata scovata in una bottega poco distante, come i biscotti al miele, i disegni a collage, fatti dalla nipote della negoziante, con un Holmes ed un Watson colorati e sorridenti, con i nostri volti ritagliati da qualche rivista.
Jude …
Mi rinfresco, ma non riesco a smettere di piangere.
Il cellulare suona, è Susan, che di certo mi sta cercando.
Le mie mani tremano, il Nokia di ultima generazione cade sul pavimento grigiastro, fa un rumore secco.
A fatica lo raccolgo, componendo un sms scarno.
§ Scusami cara, ma rientro tra un paio di giorni, devo sbrigare una faccenda … ti amo. §
Sì, io la amo e sono … io sono … con lei … sono …
Jude …
Aspetto qualche minuto e poi corro a prendere un nuovo biglietto.
Devo tornare in Inghilterra, non penso ad altro.
E’ come un urlo assordante, che sale dal mio stomaco, rabbioso e cattivo.
Chi mi guarda, mentre cerco un taxi, forse penserà che io sia un fantasma, l’ombra di me stesso, in queste ore, in cui ho sorvolato l’oceano due volte.
L’indirizzo che biascico, allo stremo delle forze fisiche e mentali, è quello dell’appartamento di Jude.
Ho avuto come un crollo, perché una parte di me teme che non mi perdonerà mai.
Sono davanti alla sua porta.
Busso.
Niente.
Busso ancora.
Niente …
Busso di nuovo.
Niente!
Jude …
E’ andato via … anche da qui … non tornerà, ora ne sono praticamente sicuro.
Il mio palmo destro, la mia guancia sinistra, tutto scivola, anche il mio corpo distrutto, lungo quella blindata di colore bianco, fino ad accasciarsi sulla moquette pregiata.
“Jude …”
Ho bisogno di lui per tornare a respirare, Jude è l’aria, che riesce a vitalizzarmi, a farmi credere che niente è più impossibile, Jude è la gioia …
Jude io non sono mai stato felice senza di te.
Vorrei dirglielo, io vorrei … vorrei sul serio …
Dei passi alle mie spalle, sembrano incedere dapprima lenti e poi sempre più svelti.
Le dita che si posano sulle mie spalle sono gelide, nonostante la stoffa del mio cappotto sia spessa, posso sentirle, così come il suo fiato, sul mio collo, il suo stupore.
“Rob … Robert …?!” – dice pacato, ma è solo il mio udito ovattato, così la mia vista offuscata, a non permettermi di distinguere la sua figura bellissima ed ascoltare il suono di quelle parole tanto rassicuranti – “Amore, ma sei impazzito? … Robert … alzati …”
Il dopo è un rimescolio di carezze, di baci, nel suo letto, tra le mie gambe, dove lo sento rinascere, con devozione, mentre io resto in bilico tra la disperazione e l’estasi allo stato puro.
E’ di nuovo mattino.
Jude è qui con me.
Anzi, sono io qui con lui, sul suo petto, avvolto dai suoi battiti, mentre il mio naso lambisce il suo capezzolo, che impercettibile mi rimanda con un tremolio ogni pulsazione meravigliosa.
“Ti adoro Jude …”
“Lo so … l’ho sempre saputo Rob … adesso stai tranquillo …”
E’ dolce, mi custodisce, mi ripara dall’ovvio, da quello che era giusto fare, dalle scelte desiderate, ma anche dovute.
“Va tutto bene Rob … va tutto bene.”
E ricomincia a farmi l’amore.
Con una lentezza celestiale, muovendosi come al rallentatore.
Io non merito tutto il bello, che Jude mi dona spassionatamente, da quando stiamo insieme.
Provo a dirglielo, ma lui mi zittisce con l’ennesimo bacio.
La sua lingua sa di caffè, aveva già portato il vassoio sulla mensola, per farmelo trovare al risveglio … Ti amo Jude …
Adesso so che è tornato da me, per sempre.
THE END
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