Gold – Spin off –> I believe in love
Per chi ama la coppia Jared e Glam, una piccola finestra aperta sulla loro storia senza fine XD
Original soundtrack da ascoltare mentre si legge, solo se si vuole ;)
http://www.youtube.com/watch?v=c0A7jAVDPJU&feature=related
Quella mattina di settembre, Jared ricevette un sms da Geffen, che lo incuriosì.
§ Ti va di fare un giro con un vecchio dinosauro come me? In caso affermativo, sono al locale sulla scogliera, diversamente … peccato. Un bacio, GG §
Leto giocherellò con un bracciale, che proprio Glam gli aveva regalato in quel di Haiti, quasi un anno prima.
Sorrise.
“Ehi, pensavo non venissi mascalzone.”
Ogni volta che Glam lo apostrofava così, ogni volta che rideva in quel modo e lo stringeva sul petto, facendolo roteare, come se non pesasse nulla, ogni volta, ogni maledetta e benedetta volta, Jared sentiva il suo cuore diventare liquido e poi leggero, evaporare, volare, svanire, negli occhi azzurri dell’avvocato più noto di Los Angeles.
“Carina la musica … proprio da … dinosauro …”
“Ti piace la mia cadillac?”
“Da dove esce …?” – esclamò con sorpresa.
“Mi sono ricordato di una cosa … andiamo.”
La spiaggia era deserta a quell’ora del mattino.
Le grida di esaltazione di Jared potevano udirle solo loro due, sovrastavano anche il motore di quell’auto decappottabile, che andava avanti ed indietro, mentre il cantante dei Mars si sporgeva, alzando le braccia al cielo, scontrandosi con quel vento marino caldo e salato.
Rideva come un pazzo, ripiombando sul sedile comodo ed unico, addossandosi poi a Geffen, che rallentò, chinando la sua testa verso quella di Jared, che stava cingendo le sue spalle larghe, baciando infine il suo collo taurino e quella bocca, calda ed accogliente.
Glam si spostò verso il centro, permettendo a Jared di sovrastarlo, salendo sulle sue gambe.
Le mani del primo cinsero con garbo i fianchi del secondo, riprendendo quel bacio.
Tutto intorno poteva esserci il deserto o la folla, a loro non sarebbe importato.
Jared, adesso, stava tremando, nel scrutarlo – “Ti amo … Glam … io …”
Geffen annuì, tenendolo stretto e cullandolo – “Ho sempre creduto nel tuo amore … e mi sono messo in gioco, anche se poi … ora non importa, tu sei qui con me … sei qui con me Jared.”
Ancora quella camera, nella locanda dell’amico di Geffen, ancora quel letto, dove non avevano mai fatto l’amore, anche se lo facevano sempre, con un solo sfiorarsi, una parola, un’occhiata, seppure sfuggente, per non morirne troppo, di quell’emozione, che mai li avrebbe abbandonati.
Sembrava nata insieme a loro e soltanto in quell’oscuro vortice, da cui scaturivano spesso gesti discutibili, sarebbe andata a spegnersi.
A questo Jared e Glam non avevano mai creduto, consegnando all’eternità l’esito costantemente avverso, che li vedeva muoversi in luoghi differenti, così lontani, così vicini.
Erano in ginocchio, stretti l’uno all’altro, al centro del materasso.
I baci che si stavano scambiando, forse volevano rimandare il contatto più profondo ed assoluto o semplicemente rendere ancora più irresistibile il desiderio di appartenersi.
Jared con un rapido spostamento cadde supino, aprendo le gambe a sufficienza per lasciare che Glam si allungasse, sovrastandolo senza invaderlo da subito.
Lo accarezzava, con le labbra, le guance appena pungenti, dal sapore di dopobarba, che il cantante dei Mars adorava, trattenendolo per intossicarsi di quel suo aroma, capace di fargli riaffiorare ricordi inesistenti: Jared se li era costruiti, in mancanza del genitore paterno, sin da piccolo ed in quella sagoma vuota, Geffen si incastrava alla perfezione.
Era lui che gli scompigliava i capelli, complimentandosi per un bel voto; era lui che lo prendeva in braccio, per calmarlo dopo una lite con Shannon oppure una zuffa, con i compagni di scuola; era lui che gli comprava un gelato, promettendogli che non si sarebbero mai separati.
Gli occhi di Jared si riempirono di lacrime.
Quella parola “papà” lo spaventava da morire e non poteva pronunciarla, non in quell’istante, era sporco, incestuoso, assurdo, eppure era come se gli sgorgasse dal cuore in modo naturale.
Permise a sé stesso di aggrapparsi a lui, anticipando la dolce agonia, provocato dalla penetrazione virile, che invocò, come qualcosa di liberatorio.
Glam volle prepararlo con cura, il suo piccolo doveva avere il meglio.
Un unguento delizioso, ma prima la sua lingua, poi le dita, infine una lubrificazione generosa.
“Eccomi amore …” – gli sussurrò, mordendogli il collo, entrando in lui, lasciando tutto il mondo degli altri, oltre quelle mura.
Jared sentì il respiro prosciugarsi nella sua gola, come se quel movimento di Glam lo stesse svuotando della propria esistenza.
Era precipitato in uno stato emozionale eccessivo, forse poteva esserci una via d’uscita; Jared afferrò la nuca di Glam, con veemenza – “Sco-scopiamo … solo un po’ …” – e chinò la testa all’indietro, lasciando che lui aderisse con le labbra al suo collo in modo lascivo.
Geffen lo bloccò per i polsi, aumentando di poco il ritmo, brandendo poi le sue cosce magrissime, sollevandole, per acuire gli spasmi, che stavano facendo perdere il controllo a Jared.
La sua erezione, infatti, era diventata ostaggio di Glam, che dopo essere uscito da lui, con poca delicatezza, iniziò a succhiarla, leccarla, mordicchiarla, portandolo ad un’estasi, che presto culminò in un orgasmo dilagante.
Jared urlò, reclamandolo a sé, che lo riprese, con una foga straziante, come il suo sguardo e le sue parole – “Tu sarai mio, anche quando lui ti riporterà via da me … Hai capito vero? Non dimenticarlo … non farlo tesoro mio …”
Si svuotò, prolungando al limite dell’impossibile l’atto, portando entrambi in un limbo, dove i sensi divenivano sensibili ad ogni minima azione successiva.
Jared voleva solo addormentarsi sul suo petto.
Voleva il silenzio intorno, voleva fluttuare, fumando erba, con Glam, bevendo vodka ghiacciata.
La fuga doveva assumere mille colori, visto che quell’alienazione era utile a non crollare nella disperazione, nell’attimo in cui sarebbero tornati a casa, da compagni e figli.
Geffen rise – “Allora, pizza o gelato?”
Jared tornò in quella stanza, incontrando la visione di Glam, rivestito, dopo una doccia rilassante, ma oltremodo ricca di baci e lusinghe amorevoli.
“Gelato … grazie.” – replicò con una timidezza incantevole.
“Ok, andiamo.”
“Sì Glam … andiamo.”
Sorrisero, allacciandosi come due liceali oppure come un padre ed un figlio oppure come loro sapevano ancora essere, esistere, sopravvivere, oltre quel tramonto, che accolse il loro incedere sereno, ma senza più promesse.
THE END
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