Capitolo n. 271 - gold
Era un rantolo rabbioso e sudicio, si ripeteva nel suo orecchio da minuti, di cui aveva perso il conto, anche se non riusciva più a connettere, sotto al peso del corpo di Colin.
Bruciava e spingeva, facendo sì che il suo fosse in balia di mani invisibili, che rendevano l’attrito contro le lenzuola qualcosa di insopportabile.
Jared aveva annuito, quando lui gli aveva detto semplicemente “Stanotte voglio scoparti …” – ed era già accaduto, nulla di cui stupirsi, allora perché faceva così male al suo cuore, se lo ripeteva, aspettando che l’altro finisse.
Colin era stato dolce e premuroso, forse eccessivo, senza cercare un vero confronto con lui, ma del resto cosa rimaneva da dirsi, dopo quei tradimenti: erano ripartiti da zero o almeno era ciò che si erano prefissati, costruendo nelle loro teste progetti rinnovati ed anche particolari, come quello di Sonia.
I suoi occhi azzurri, di cenere e cielo, erano al momento l’immagine su cui si concentrata la mente di Jared, che ne era stato colpito, mentre la conosceva via computer.
Contatto zero, era quasi perfetto, librare nell’aria i rispettivi sembianti, come se il progresso avesse reso labili ed inconsistenti le persone.
Un morso, più incisivo dei precedenti: Colin stava venendo, ma non gli bastò svuotarsi in lui, si interruppe a metà e completò il suo orgasmo sul petto e sul viso di Jared, sporcandolo con lascivia.
Probabilmente il cantante avrebbe voluto sottrarsi, estraneo a quell’approccio voluttuoso ed osceno, ma Farrell imprigionava la sua nuca, tenendolo per i capelli corti ed ancora in parte biondi.
Muovendosi nella semioscurità Colin se ne andò in bagno, barcollando lievemente per lo sforzo, soffriva ancora di lievi vertigini, causate dai farmaci, di cui era schiavo dopo l’ictus.
Jared si mise seduto sul bordo, annaspando nel comodino, fino a prendere una salvietta: si ripulì, serrando le palpebre tremolanti, come il suo ventre.
Un pensiero nitido, cercò spazio tra quelli più confusi: § Glam … §
Ripercorse tutte le volte che si erano amati e forse in un paio di occasioni, gli aveva permesso di imporsi, con veemenza rabbiosa, per la sofferenza inevitabile nel non averlo davvero, ma Geffen era diverso, non lo aveva mai offeso, nonostante ci fosse un’estrema confidenza durante i loro rapporti sessuali.
Con Colin era stato spontaneo sperimentare ed abbandonarsi a libidinose aspirazioni, erano complici, senza freni, ma in quel preciso istante, qualcosa era andato fuori fase.
Forse era troppo presto, non era colpa di Colin, Jared se lo ripeteva, fino a sussultare, ritrovandosi avvinghiato tra i suoi bicipiti robusti e tatuati – “Tutto bene cucciolo …? Temo di avere esagerato …” – sussurrò, chiedendogli tacitamente perdono.
Se avessero continuato a chiedersi scusa, il loro legame sarebbe naufragato nuovamente: Jared ne era convinto.
“Hai fatto quello che … è un tuo diritto …” – mormorò, sforzandosi di essere convincente, quando tutto gli si appassiva addosso.
“Jared …”
“Faccio un bagno, aspettami qui Colin.” – e gli sorrise.
Farrell sospirò, strofinandosi il volto contratto dal senso di colpa.
Era mezzanotte.
Kevin accolse il ritorno di Glam con un abbraccio allegro, ma soffocante.
“Ho preparato le valigie, quando si parte?” – chiese entusiasta per la vacanza in Messico.
“Tesoro così mi strozzi! Ahahahhah … anche Lula è nelle tue condizioni?”
“Decisamente sì … ti ha fatto i suoi biscotti … preparati!”
“Ha messo il lievito stavolta? Se no li uso come piastrelle …”
“Simpatico! Vieni ti aiuto con la doccia …”
“Grazie Kevin … Marc è passato?”
“Sì, ha portato le sue cose nel tuo vecchio alloggio, mi sembrava sollevato nell’avere un posto lontano da qui …”
“A me sembrava si divertisse con i nostri deliri.” – replicò, mentre il compagno gli lavava la schiena, sostituendo ben presto le mani e la spugna, con le sue labbra sinuose e morbide.
“Daddy … sei l’uomo più arrapante che io conosca …” – ansimò.
“Kevin … asp-aspetta …” – “Ti voglio … è da troppo che non succede …”
Il bassista sapeva essere convincente ed a Geffen piaceva appartenergli: erano sensazioni intense e febbrili, che lo estraniavano da qualsiasi preoccupazione, catapultandolo in un universo parallelo, dove esistevano solo loro due.
Jared fece colazione prima degli altri, che però non tardarono ad unirsi a lui.
“Buongiorno, dormito bene?”
“Ciao Eamon … sì, insomma, ho avuto caldo.”
“Il vecchio problema della mansarda …” – disse distratto dall’ampia scelta di dolci, cucinati dalla madre.
“E Steven?”
“Dorme ancora, abbiamo fatto tardi, lo spettacolo è stato interessante, peccato non vi siate aggregati.” – disse sereno accomodandosi di fronte a Leto, che sembrava smarrito ed incerto nelle risposte.
“Sarà per la prossima volta, oggi ce ne andiamo, mi mancano i bambini.”
“Sì … comprendo, saranno in fibrillazione per le ferie.”
“Qualcuno è già partito.” – disse sommessamente.
Shannon lo aveva aggiornato, rivelandogli che gli faceva una strana impressione trascorrere una settimana con Glam, nonostante si conoscessero da anni.
Per Owen era ancora più inconsueto, ma lui si adattava bene a qualsiasi carattere ed abitudine, assuefatto a stravaganze e bizze di artisti a dire poco squilibrati, quanto geniali.
Colin apparve in jeans e t-shirt bianca, era bellissimo.
Jared lo guardò, con un sorriso rapito da quel battito, che si era fatto sentire sopra agli altri.
“Salve ragazzi … ehi cucciolo, sono inciampato nel tuo trolley, il mio è ancora vuoto …”
“Ci penso io … comunque prima vado a fare due passi, prendo una cosa per la nostra Isy …”
Sembrava una scusa, ma il giorno prima avevano visto un giocattolo didattico, che a Los Angeles non si trovava.
“Ok … penso io al resto Jay …” – e sedendosi accanto a lui, si allungò per dargli un bacio sulla guancia, sentendola fredda, come il resto.
Percorse il corridoio a passo svelto, poi accelerò lungo il viale, davanti alla residenza dei Farrell, infine corse, sino in fondo all’isolato, fermandosi soltanto quando il cuore batteva pericolosamente, per le sue condizioni di salute appena migliorate.
Si accasciò su di una panchina, accorgendosi che non c’era proprio nessuno in quel parco, ricco di verde e siepi fiorite.
Prese il palmare, per comporre un sms.
Avrebbe voluto farne a meno, ma quello che Colin gli aveva raccontato a proposito di quella incredibile serata in cui si erano riconciliati, aveva frantumato quella crisalide in cui andava a rifugiarsi, cercando l’altra metà di sé, constatando che oltre a questa ed alla propria, esisteva anche quella di Colin, quindi nulla tornava in quel suo assurdo modo di amare o meglio, di non amare.
§ Ciao come stai …? §
Glam non amava armeggiare con la tastiera, solitamente chiamava e così fece anche in quell’occasione.
Jared inghiottì un singhiozzo, per non risultare lagnoso e petulante.
“Se senti questo casino, ti confermo che siamo in partenza … ciao Jared.”
Quel sorriso era a troppi chilometri da lui, ma così visibile.
“Ciao Glam … mio fratello è arrivato …?”
“Sono tutti al bar ad ingozzarsi di panini, soprattutto i piccoli, ma a vederli da qui, non so bene se sto parlando di Lula, Josh e July o degli adulti ahahah”
“Kevin …?”
“Sovraeccitato, l’unico che si annoia a morte sono io, anche se amo il Messico, sono un po’ stanco.”
“Hai fatto il controllo?”
“Quello è a posto, mi avrete tra i piedi ancora per un secolo, contento?”
“Sto tornando a casa Glam …”
“Bene … cercherò di sopravvivere e tornerò anch’io.”
“D’accordo …”
“Abbi cura di te e … salutami Colin, a proposito, che fine ha fatto?”
“E’ con Eamon … divertitevi allora …”
“Anche voi, ti abbraccio, ciao.” – e chiuse, senza volere ascoltare altro.
Era appoggiato alla parete in plexiglas, oltre la quale c’era la sala, da dove Lula bussò per avvisarlo che era tempo di andare: “Sbrigati papà!!” – esclamò saltellando felice ed era ciò che Geffen avrebbe sempre voluto per lui, una delle poche certezze rimaste nel suo cuore.
Jared si rialzò, respirando il profumo, che si spandeva da corolle gialle e rosse, in un’atmosfera diventata più gradevole.
Vide Colin sopraggiungere: gli corse incontro, finendo sul suo petto, dove si accoccolò, chiudendo gli occhi – “Hai trovato quello che cercavi Jay?” – gli domandò dolcemente.
Jared lo baciò: forse non era quella la risposta, ma a Farrell non interessava scoprirlo.
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