Capitolo n. 268 - gold
Tomo accordò gli strumenti, l’umplugged stava per iniziare, mancava solo Jared.
Aveva promesso a Shannon ed a Chris di partecipare, ma ormai avevano quasi perso le speranze.
All’improvviso un vocio allegro accompagnò il suo ingresso sul palco, contornato da centinaia di flash e cellulari accesi sulla funzione video camera, per riprendere l’evento riservato a pochi intimi, che avevano pagato profumatamente la loro poltrona, il tutto per beneficenza.
Avevano previsto cinque pezzi, ma alla fine ne eseguirono otto, di ottima qualità.
Jared era abbastanza in forma e, seduto su quello sgabello nero, sembrava anche sentirsi meglio.
Il merito andava unicamente ad un paio di flebo somministrategli da Brandon, arrivato da New York nel pomeriggio.
Lo aveva visitato, cercando di capire l’ennesimo disastro, che aveva investito la sua vita.
Kurt e Martin erano rimasti a casa, per gli impegni scolastici del bambino.
Il compagno di Cody scriveva spesso a Jared, collegandosi con lui a mezzo web cam: fu lo stato di dimagrimento e sconforto del cantante, che lo aveva indotto a pregare Brandon di intervenire.
Al termine dell’esecuzione, Jared rivolse lo sguardo fisso all’obiettivo che lo stava riprendendo per lo speciale di Mtv: sorrise, aggrottando la fronte, come se oltre quel vetro sottile, potesse vedere Colin, che in realtà aveva seguito tutto lo spettacolo dalla sua suite, in compagnia di Sonia, che era rimasta perplessa.
“Canta ancora bene …” – disse sorseggiando un drink fresco.
Era seduta sul divano, mentre Colin era rimasto sulla sedia, vicino al tavolo ancora apparecchiato.
Farrell rimase in silenzio, poi sbuffando spense il plasma, trascrivendo alcuni appunti sul tablet.
“Cosa fai Colin?” – chiese gentile.
“Registro un pro memoria per il mio avvocato.”
“A che proposito?”
“Anche oggi non mi hanno portato Isotta, per motivi di salute, quindi d’ora in poi andrò in visita alla End House per vedere i miei figli, almeno finchè non me li affideranno.”
La ragazza sospirò – “Capisco …”
“Ok, ti chiamo un taxi, vado da Isy, tanto è presto.”
“Ci vediamo domani?”
“Non lo so, ti telefono, grazie per la compagnia Sonia.”
Miss Wong preparò un tè con biscotti per le bambine, che accolsero il padre con un certo stupore.
“Becki, Violet, non siete felici di vedermi …?” – domandò tradendo una sottile ansia.
Loro si guardarono sconsolate – “Non sei tornato a casa, vero papà?”
“No Rebecca … mi dispiace.”
“Perché?” – “Violet io ho … ho bisogno di tempo …”
“Sei tanto arrabbiato?!” – “Sì Becki … Cioè … ma ditemi della scuola.” – ed abbozzò un sorriso, accomodandosi sul tappeto al centro della loro camera.
Violet gli mostrò gli ultimi disegni ed in ognuno di essi c’erano i piccoli con i genitori, che sorridenti, si tenevano per mano.
“Bellissimi …” – mormorò Farrell, sentendosi un peso sullo stomaco.
“Papà posso chiederti una cosa?”
“Certo Rebecca.”
“Hai … hai una nuova fidanzata? Britney in palestra mi ha detto così!”
“No … no, assolutamente tesoro.” – replicò convinto.
Quella residenza era talmente vasta, che Colin non si rese conto del rientro di Jared.
Il leader dei Mars era a pezzi.
Salì da Isotta, per controllarla e trovandola sveglia, la portò nella camera dei doni.
Prese una coperta e se la mise sulle spalle: stava gelando, nonostante la temperatura mite del periodo.
Provò a darle la consueta camomilla, ma la cucciola faceva i capricci, più del solito.
“Eppure non hai più febbre amore mio … ok, lasciamo stare …” – e la ripose nel trasportino, accarezzandola sulle guance paffute.
“Sei il mio tesoro … anche se so di deluderti ultimamente …” – e deglutì, trattenendo a stento le lacrime.
“So di avere sbagliato, sai?”
Isotta iniziò a piangere a propria volta, come a volere condividere la tristezza di Jared, che la riprese sul petto, guardandola amorevole.
La cullò per diversi minuti, senza risolvere nulla.
“Papà è molto meglio di me, vero? Lui … lui riusciva sempre a calmarti … sono davvero un fallimento completo ed almeno con te posso commiserarmi quanto voglio, tanto non so fino a che punto tu possa capire questo imbecille, che ti ha concepita … con gli altri mi vergogno così tanto Isy … così tanto …” – ed iniziò a singhiozzare, stringendola maggiormente.
Tornò a scrutarla, gli zigomi tremanti, per poi risistemarla.
Lei si tranquillizzò un minimo, Jared sorrise scuotendo il capo – “Sì … hai ragione angelo mio …” – sussurrò, posando un bacio sulle sue manine.
Prese poi il palmare, componendo un numero ed inserendo il viva voce.
Colin aveva assistito all’intera scena, spiando Jared e commuovendosi insieme a lui: si sentiva morire ed avrebbe voluto fare qualcosa, se un maledetto e lancinante strappo nell’animo gli impedisse di agire.
“Ciao Jared, dimmi …”
La voce di Geffen era dolce ed al tempo stesso preoccupata.
“Ciao Glam … ascolta …”
“Stai piangendo?”
“Sì … ma non è per questo che ti sto chiamando … dovresti … dovresti …” – ed inspirò a fondo, come a trovare il coraggio di comunicargli una decisione sofferta.
“Cosa, ti ascolto …”
“Dovresti contattare Colin od il suo legale … e dirgli che sono pronto a firmare quello che vogliono, per la separazione e l’affidamento esclusivo a lui … non … non posso fare diversamente … neppure se lo volessi Glam.”
“Sei impazzito? Vengo subito da te!”
“No … no per favore … resta con Kevin e la vostra famiglia … mi farebbe bene vederti, sei uno dei pochi che non mi ha mai giudicato e che riesce ancora a sopportarmi …”
“Sopportarti? Jared è successo qualcosa, hai visto Colin?”
“No … lo vorrei davvero … lui avrà cura di tutti … e digli anche che …” – piangeva a dirotto, un fiume in piena di lacrime e sconforto, come mai prima di quel momento – “… che puo’ … no, che deve tornare qui, io me ne andrò.”
“Te ne andrai? Guarda sono già in macchina, resta dove sei, per favore Jared!”
“E’ inutile … perdi tempo, ormai ho deciso … sto per uscire, non mi troverai, perdonami … l’hai sempre fatto … ciao Glam.” - e riattaccò, per poi accendere l’interfono e chiamare miss Wong, per affidarle Isotta, che si era assopita.
Colin iniziò a camminare velocemente per i corridoi, dirigendosi verso l’ala ovest, per uscire dal retro, dove aveva lasciato l’auto.
Si sentiva mancare il respiro, il cuore in gola batteva all’impazzata.
Riuscì ancora a scorgere Yari, appena tornato dal nuoto, con un’aria mesta, smagrito ed assorto in chissà quali pensieri.
Quel posto, un tempo pieno di gioia, risate ed allegria, gli sembrò tetro come un incubo dal quale non riusciva a svegliarsi.
Il giorno successivo, Farrell attese notizie sugli sviluppi della causa di divorzio.
Pregava che non arrivassero né telefonate e tanto meno e-mail, dallo studio incaricato a tutelarlo.
Tirò un sospiro di sollievo dopo le cinque di pomeriggio: non aveva messo il naso fuori dal residence, mangiando poco e bevendo litri d’acqua.
Era come se un fuoco interiore lo stesse consumando.
Al suono del campanello ebbe un sussulto simile ad una scarica elettrica.
Immaginò che fosse il suo procuratore, così finse di non esserci, ma al suono della voce di Sonia, si decise ad aprire.
“Colin … Dio mio, sei uno straccio … senti, dobbiamo parlare, ho portato qualcosa dal cinese, ti va?” – e sorrise.
“Ciao … sì, entra pure … ok, anche se non ho molto appetito.”
“Ci sono novità?”
“Non esattamente … accomodati, prendo del vino.”
“Ok … spero di avere la tua attenzione questa volta.” – e gli posò i palmi tiepidi sulle scapole.
Farrell ebbe uno scatto impercettibile, poi voltandosi rise nervoso – “Lo spero anch’io, oggi è stata una giornata stressante e senza fine.”
I colpi alla porta furono secchi e vigorosi.
Ormai era tarda sera.
“Aspettavi visite?”
“No Sonia … chiunque sia sembra agitato.” – ed andò a controllare dallo spioncino chi fosse.
“Cazzo … Geffen …”
La sua visita poteva anche avere una logica, come ambasciatore delle scelte di Jared ed al solo ipotizzare quella motivazione, Farrell perse un battito.
“Ciao Glam … potevi telefonare …”
“Fammi passare e stammi a sent … buonasera.” – disse vedendo la giovane, rimasta in piedi davanti alla finestra.
“Salve …”
Glam lanciò un’occhiata astiosa ad entrambi: “Chiedo scusa signora, ma io devo parlare in privato con il signor Farrell, quindi …”
“Quindi cosa …?” – ribattè lei, piuttosto stupita.
“Sonia mi faccio sentire io …” – disse l’irlandese, imbarazzato – “Lo spero bene!” – esclamò di rimando lei, prendendo giacca e borsetta.
Infilò la porta senza aggiungere ulteriori commenti, mentre Geffen sprofondava in poltrona.
“Cosa cazzo vuoi?!” – sibilò Colin.
“Potevi sceglierti una puttana meno isterica, non hai più molto gusto sai?”
“Ma … sei impazzito??!!”
“TU sei impazzito, razza di idiota!!” – ruggì, nel sollevarsi, pronto a sfogare tutta la propria rabbia sull’attore, che non era meno fuori di sé.
“Vattene Glam e subito!!”
“Altrimenti …? Dai, sentiamo, mi prendi a pugni di nuovo? Sei in debito di uno almeno, ma sono pronto a massacrarti se non mi dai retta questa volta!!”
“Darti retta? L’ho fatto decine di volte e questo è il risultato! Essere preso per il culo da uno che consideravo un amico!!”
“Colin cosa pretendevi?? Che ti dicessi di quello che aveva combinato Kevin??”
“Adesso dai la colpa a Kevin?? Cos’è è saltato addosso a …” – quella frase infelice gli morì dentro, come molte altre cose da quando aveva lasciato Jared.
Chiuse palpebre e pugni, cercando di riprendere fiato – “D’accordo Glam … d’accordo. Facciamo così … ora ti spiego il mio punto di vista e poi ti concederò cinque minuti per ascoltare il tuo …”
“Perfetto!”
“Hai … hai mai pensato di considerarmi, in tutto questo casino? La mia risposta è no. Ti sei mosso alle mie spalle, certo non avrai gradito quello che Kevin ha fatto, almeno lo spero, ma mi hai preso in giro, vendicandoti davvero alla grande dopo che Jared aveva scelto me per l’ennesima volta. Hai solo aspettato che mi scoppiasse questa bomba in faccia e chissà come hai goduto nel vedermi distrutto e nuovamente solo!”
Geffen si passò le mani sulla faccia sconvolta, poi parlò.
“Vedi, quando … quando Syria rimase incinta, la prima cosa che Jared decise fu quella di tornare da te, temendo la reazione che avresti avuto, ma coltivando il sogno di vedere crescere Isotta a Los Angeles: io ero lì, lo amavo, credendo che mi ricambiasse in eguale misura almeno, invece la … la mia bomba era solo con un timer inserito, a differenza della tua. Alla nascita di sua figlia, lui tornava ed Isy sarebbe diventata vostra, nonostante avesse almeno in quel frammento di destino una mamma in carne ed ossa … Sì, lo so bene cosa vuole dire non essere considerati Colin. So cosa vuole dire essere anche scartati, il termine rende l’idea, nonostante sia duro e spiacevole. So cosa vuole dire essere usati, da un uomo come Jared, che ti manipola, anche in buona fede e questo fa incazzare a sproposito, come se non bastasse il resto di una condanna all’ergastolo, rappresentata dai sentimenti che mi legano a lui. Eppure io sono qui, a supplicarti di tornare da lui. E’ in frantumi, dovrei gioire di ciò, altro che rivalermi su di te, non ci hai neppure pensato … Gli voglio bene, anzi, non prendiamoci veramente per i fondelli, io lo amo e lo amerò fino alla fine: tu me lo stai uccidendo. E non risolverai un cazzo, visto che dopo, quando non ci sarà più nulla da fare, starai di merda, come sto io da quando abbiamo lasciato Haiti. Sai … io mi chiedo spesso se non ho combattuto abbastanza per Jared … e poi una vocina stronza mi sibila che ero un perdente dal suo primo bacio, dal suo primo abbraccio, dalla sua prima risata, dalla sua prima fottutissima carezza … malgrado ciò, ringrazio ogni giorno, di avere ricevuto il dono di viverlo, in qualsiasi modo, anche il peggiore, anche per un solo istante, perché sono stato felice.”
Farrell fece pochi passi, verso la terrazza.
“Comincia a piovere …” – disse flebile, abbassando lo sguardo verso l’acqua della piscina, che si stava increspando.
“Fai qualcosa Colin … fallo per l’unica ragione che nessuno è mai riuscito a cancellare, il vostro amore.” – disse infine, sentendosi svuotato.
Ormai pioveva fittamente.
Le goccioline zampillavano da un latro all’altro del parabrezza; il movimento dei tergicristalli dell’hummer era quasi ipnotico.
“Accosta Glam, c’è un’ambulanza …” – disse Colin sommessamente.
“Sì l’ho vista … accidenti ha più fretta di noi …”
“Vero … ok possiamo ripartire …”
Le iridi di Farrell erano liquide, l’addome contratto dalla tensione.
“Facciamo la stessa strada a quanto pare …” – disse Geffen, mettendo la freccia per svoltare verso il viale dove abitava Colin.
“Ma … sta andando da noi …”
“Cosa? …”
Glam accelerò, vedendo che davanti alla fine del parco, davanti all’ingresso illuminato, c’era anche un’auto del pronto soccorso di rianimazione.
Colin aprì lo sportello, senza aspettare che la vettura si fermasse del tutto.
“Jared … mioddio dev’essere … JAREDDD!!!” – urlò precipitandosi.
C’erano delle persone, ma lui non riusciva a riconoscere nessuno.
Geffen lo rincorse, facendosi spazio tra gli altri.
Farrell si bloccò, spostando Simon, senza neppure rendersi conto che era lui.
Jared era in piedi, accanto ad una barella, sulla quale era disteso il signor Wong: gli stava dando una carezza, piegato ed emozionato su di lui, nello stesso modo in cui Colin lo aveva visto con Isotta.
Miss Wong avanzò lenta verso il gruppo, dove si erano fermati Glam e Colin – “Mio marito ha avuto un infarto … ma dicono che si salverà …” – ansimò in preda al pianto.
Dalle labbra di Jared uscì un tenero – “Andrà tutto bene … vedrà, è in ottime mani.” – e sorrise, fermando il tempo negli occhi di Colin.
Si accorse di lui, come se quell’attimo fosse stato illuminato da una rinnovata congiunzione delle loro anime.
“Cole …”
In una frazione di secondo, Farrell gli arrivò vicino, abbracciandolo e poi assorbendolo, in un modo che non conoscevano ancora.
Caddero in ginocchio, tremando così intensamente da non sentire né il suono della sirena, che si stava dissolvendo verso il centro della città e tanto meno avvertendo quanto fossero fradici.
Si baciarono, straziati dallo stupore e dall’emozione nell’essersi ritrovati.
Gli altri, Robert, Jude, Kevin, Brandon, Glam, Tomo, Chris, Shannon, Owen, Xavier e Phil, che erano accorsi al capezzale di Leto, tornarono sorridendo all’interno, avvolgendo i piccoli cuori dei bambini, già a letto, spaventati per quanto accaduto al signor Wong, al quale erano tutti affezionati.
Jared e Colin erano rimasti in quello spazio nuovo, a cullarsi, baciandosi ancora e ancora.
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