Capitolo n. 53 – gold
Le dita di Kevin tremavano sulle labbra di Glam.
A poco a poco riprese i sensi, facendo fatica a mettere a fuoco quella strana ombra, sulla quale spiccava un sorriso luminoso.
“Kevin… amore…”
“Ciao Glam… posso… posso abbracciarti?”
“Vieni qui…Mio Dio… Kevin…” – lo strinse, spostando di poco Lula, che ormai era nel mondo dei sogni.
Si baciarono con spontaneitá e passione.
Kevin avrebbe voluto che non finisse mai quel contatto intimo e prezioso.
Glam si staccó piano da lui, mormorando con dolcezza quanto fosse felice di vederlo.
“Ti fa tanto male daddy…?” – domandó commosso, ritrovando quella fanciullesca innocenza, che faceva impazzire Glam, al centro del mondo di quel giovane uomo innamorato e fedele al loro rapporto, cosciente di quanto fosse complesso il cuore di Geffen, ma irrimediabilmente innamorato perso di lui dal primo istante in cui lo vide.
“Ti amo Glam… ti amo da morire…” – sussurró risollevandosi, con fatica.
“Grazie per essere qui…non volevo spaventarti Kevin…”
“Non ho mai creduto che fosse semplice amarti… ma è una delle poche cose che so fare, sai?” – rise, asciugandosi con il dorso della mano gli occhi gonfi e stanchi.
“Hai trovato un albergo?” – domandó preoccupato.
“Dormo da Jared… ha detto che posso stare da lui…”
“Ok…è un’ottima idea…” – replicó destabilizzato.
Lula si sveglió, sorridente – “Kevin… ciao…” – disse con tenerezza, cingendogli poi il collo, con un bacio affettuoso.
“Ciao Lula…ma… mi conosci?”
Lui annuí, per poi tornare ad accoccolarsi sotto l’ala protettiva di Glam.
“Rimane qui con te?”
“Non ho alternative Kevin ahahahh… Uhi… miseria il mio ginocchio… finiró con un bel bastone…”
“Hai giá una certa etá daddy… è il minimo…” – rise, senza smettere di accarezzargli gli zigomi.
“Hai ragione… vai a riposarti…”
“Ok, a domani, ciao Glam… ti amo tanto…”
“Anch’io tesoro, a domani.”
Shannon fu tranquillizzato da Colin, avvertito nel frattempo sull’arrivo di Kevin.
Jared gli aveva mandato un sms, promettendo di collegarsi via web cam il giorno successivo.
Il fratello maggiore dei Leto non se la sentiva di tornare subito da Tomo, per cui decise di fare una passeggiata sotto al porticato del centro commerciale nei paraggi del resort.
Era in ansia per Owen.
Il suo telefono suonava libero e dopo solo tre squilli lui finalmente rispose, dopo tante ore di silenzio.
“Ciao Shan…” – la sua voce era calma.
“Owen…ciao, tutto bene?” – domandó provando un accavallarsi di sensazioni, un misto di timore e rabbia, per non riuscire a trovare un punto fermo nella propria vita.
“Sono nel mio ufficio, abbiamo avuto un ricevimento, per Tim, un successo inaspettato… a volte questa cittá riserva delle sorprese.”
“Pensi che non se lo meriti?”
“Tim possiede la presunzione degli artisti, acerbi e sfrontati, ha alzato la posta ed ha vinto. In fondo lui crede in ció che fa, è un lavoro, come la musica, la recitazione… insomma, tu dovresti saperlo Shan.” – sorrise, versandosi qualcosa.
“Cosa bevi?”
“Gin doppio… ne vuoi un po’?”
“Solo dalla tua bocca…” – sembró un gemito, racchiuso in una frase inopportuna per come erano andate le cose tra di loro.
“Vuoi… vuoi fare finta che non sia cambiato nulla Shan…?” – chiese, tirando sú dal naso.
“Forse è l’unico modo per andare avanti… persistere nella finzione, nelle bugie.”
“Perché non dici tutto al tuo uomo?”
“Perché non voglio.” – una fitta percorse i muscoli del braccio, appoggiato ad una colonna gelida di cemento armato.
“Mi manchi Shan…cazzo… io… non me ne frega niente, torna da me… torna da me…” – lo imploró, perdendo ogni dignitá, piegandosi in un pianto sommesso quanto amaro.
Kevin fece una lunga doccia, mentre Jared preparava un’insalata con uova sode e tonno, mescolandola a verdure di ogni genere.
Dalla cucina urló qualcosa, ma Kevin si stava tamponando i capelli, dopo avere indossato l’accappatoio di Glam, vistosamente piú grande rispetto all’altro appeso ai ganci di ottone, fuori dal box.
“Cosa dicevi Jared…?”
“Vuoi una bistecca?”
“No… sai che mi piace mangiare come te.” – sorrise, sedendosi all’estremitá della penisola, dove Jared aveva apparecchiato.
“Pensi che sia pulito?”
“Cosa…? Ah sí, Glam lo aveva appena portato e… scusa Kevin…” – arrossí, facendo scivolare le posate.
“Non ti incasinare…non importa Jared…Grazie per la cena di mezzanotte.”
“Prego…” – scrolló le spalle.
“Buono… certo mangerei anche una suola di scarpe, tra uno scalo e l’altro ho masticato solo gomme e crackers, lo stomaco mi si era chiuso… Ora sto meglio, Glam guarirá presto.”
“Sí Kevin, ne sono sicuro, ha una tempra formidabile…”
“Per la sua etá direi di sí.” – lo fissó, divertito.
“Spiegami una cosa…”
“Dimmi Jared.”
“Come fai a…insomma io non ci riuscirei, nemmeno a farlo apposta e tu non stai fingendo, sei sincero, sei limpido, comprensivo…”
“Dovrei spaccare tutto? E romperti il naso perché il mio…Il punto è proprio questo. Glam non appartiene ad altri che a sé stesso, ma si impegna a fare felici gli altri, combinando casini, ma in buona fede... Conoscendo tutta la sua grande famiglia, i figli, le ex, il nipotino, gli amici, gli amori, le amanti, Dio chi ho dimenticato?... Mmm forse anche il gatto che gli ho comprato… Dovevo solo decidere se impazzire ogni tre minuti oppure godermi tutto il bello che soltanto lui era ed è in grado di darmi. Sono convinto che sia con te che con me, lui ha sempre fatto l’amore, trattandoci nel migliore dei modi… Lui era presente e cosciente, ci ha amati davvero… ed a me è bastato…Anche se i suoi pensieri potevano accarezzare il tuo oppure il mio ricordo…”
Jared inclinó la testa, aggiungendo della senape ai crostini, che divise con Kevin – “Gustosi… come la vita che facciamo Jared… Con Glam, peró, non accetto compromessi e nemmeno tu potresti farlo, giusto?”
“Sí… sinceramente la mia idea è stata riprovevole, nel momento in cui gli ho detto che volevo stare con lui, finché tu non fossi tornato e…È successa una cosa, che hai stravolto ancora di piú il sottoscritto e non solo…”
“Cosa Jared?”
“Forse la conoscerai domani… si chiama Syria, è la maestra dell’asilo della fondazione… sono… sono finito a letto con lei, poco dopo il mio arrivo, in preda a non so quale follia…Aspetta un bambino…”
Lo stupore di Kevin gli tolse l’appetito.
Jared gli raccontó i dettagli, concludendo con la decisione di Glam di non stare piú insieme.
“Non so se il mio posto è ancora con Colin, non so neppure se accetterá un figlio mio e… io non so piú niente Kevin…”
“Glam ha agito di conseguenza, ma se fosse tornato da te, dopo la missione… credi davvero che ti avrebbe lasciato andare?”
“Rinunciare a lui è … una ferita inguaribile Kevin... Mi vergogno per come li sto facendo soffrire, sono io quello che dovrebbe restare solo.” – deglutí l’ultimo bicchiere di acqua, rimanendo in silenzio insieme a Kevin, che si strofinó la faccia.
“Dormiamo insieme Jared…?”
“Sí… va bene…Vuoi un pigiama o qualcosa che gli somiglia parecchio?” – sorrise, incrociando le braccia nude.
“Me lo sono portato, ora cerco nel mio trolley, comunque grazie.”
Tomo controlló l’ora, sbuffando – “Credevo ti fossi perso…”
“Scusami, avevo bisogno di prendere una boccata d’aria. Ci mancava solo questo attentato a Glam…”
“Come sta Jared?”
“Colin dice che supererá anche questo momento…”
“Non mi sembri molto convinto Shan…” – sospiró, girandosi su di un fianco e sollevando il piumone, per fargli posto.
“Hai dato tu la buona notte a Josh…?”
“Tranquillo… era stanco morto dopo avere pattinato tutto il giorno…”
Si abbracciarono, cercando le proprie labbra con voracitá.
Tomo era libero dall’inutile intimo, che soffocava l’eccitazione di Shan.
Lo liberó subito, scendendo tra le sue gambe, avido di sensazioni e di gustarlo senza remore.
Shan lo afferró per i capelli, spingendosi in lui, con scarsa attenzione – “La tua bocca… la tua bocca…” – ansimó, affondando la nuca nel cuscino, inarcando la schiena e tornando a spingere fino in fondo il suo sesso nella gola di Tomo, che faticava a gestire quell’ardore osceno del compagno.
I suoi occhi si riempirono di lacrime, mentre le sue unghie ferivano i fianchi di Shan, in preda ad una carenza di ossigeno e cosí accaldato da spingere via le coltri con i piedi nervosi.
Con un gesto repentino, Tomo si ritrovó in ginocchio sullo scendiletto, mentre Shan rimaneva seduto, costringendo con le mani ormai artigliate alla testa dell’altro, a pompare quell’orgasmo fino allo spasimo estremo, soffocandolo quasi.
Giunto al limite, lo spostó veemente, riducendolo carponi, parallelo al materasso, precipitando anche lui alle sue spalle, per penetrarlo con spietatezza inconsueta.
Tomo gridó, straziato dai colpi incessanti, finché Shan non arrivó a svuotarsi e lui ad essere grato per la fine di quella tortura.
SHOMO
OWEN
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