Capitolo n. 1 – gold
Colin fece una doccia veloce e poi si infiló sotto al piumone, dove Jared stava dormendo profondamente.
Aveva preso un blando sonnifero, Colin vide la boccetta sul comodino, insieme all’inseparabile bberry stranamente spento ed un bicchiere d’acqua pieno a metá.
Il suo compagno indossava un buffo pigiama, con disegni optical, bianchi sul classico fondo nero.
Gli tremavano lievemente le palpebre, forse stava sognando.
Il chiarore della lune piena, dava alla stanza uno strano riverbero, insieme ai riflessi delle enormi luminarie installate nel parco, a forma di renne e cristalli di neve.
“Buon Natale angelo mio…” – sussurró Colin, baciandolo tra il collo e la spalla, ma lui non si mosse.
Provó con un po’ di solletico ed ottenne l’effetto sperato: Jared fece una smorfia, poi aprí gli occhi zaffiro, riconoscendo Colin – “Sto contando le stelle incastrate in questo blu meraviglioso… Ciao tesoro…”
“Cole…”
“Lo so che sei arrabbiato con me, ma io…”
“Non importa, ora sei qui…” – sorrise, voleva provare ancora una volta a dargli una possibilitá, a salvare il salvabile, a non buttare via il loro amore, come gli aveva detto Glam.
Colin lo strinse, baciandolo.
Fecero l’amore, ma Jared continuó a sentirsi distante, quasi fuori posto.
Farrell era passionale, ma cosí stanco per gli ultimi impegni, che non riuscí a coccolarlo come avrebbe voluto, dopo essergli venuto dentro senza troppa poesia.
Fece appena in tempo a dirgli – “Jared… ti adoro…tutti ti…” – e si assopí, con un’espressione serena.
Jared scivoló via dal letto ed inizió a girare per la End House.
Erano le tre del mattino, ad Haiti le sei.
Un sms di Geffen gli augurava buon compleanno.
Lui lo chiamó subito.
“Grazie… ma è domani…”
“Ciao Jared… ma che ore sono? Accidenti… hai ragione, ma volevo essere il primo… No! Bugia, mi sono confuso, sono una frana ahhahah…”
“A dire il vero ti confondi tutti gli anni, ma non importa…” – sorrise.
“Jay, ma che ore sono lí? Qui è l’alba, ma a Los Angeles… siete ancora in piedi?!”
“No, dormono tutti, Colin è arrivato alle due, di stanotte intendo, aveva un impegno…”
“Jared…”
“Lo so che non dovrei piangere come un imbecille, ho… io ci ho provato, non me la sono presa, anzi, mi sono anche lasciato…abbiamo fatto sesso, ecco…”
“Devi avere ancora un po’ di comprensione, fai un piccolo sforzo, vedrai che Colin rimedierá.”
“Tu sei sempre cosí sicuro di tutto Glam… Come vanno le cose lí?”
“È un vero caos, ma dopo un mese inizio ad ambientarmi…”
“Glam senti…”
“Dimmi…”
“No… niente, vado a riposarmi, ho mal di testa, abbi cura di te, fatti sentire, ok?”
“Certo tesoro, lo faró, ti abbraccio, saluta tutti.”
“Parti questa sera?!”
Jared si sentí una fitta nel petto.
Era davvero troppo.
“Jared ascolta… Violet deve darti una cosa…”
Colin teneva in braccio la bambina, che porse a Jared una busta rossa – “Papi queti tono pé tè!” – e rise. Farrell la bació tra i capelli, raggiante come al solito con quella cucciola adorabile.
Jared giró la busta tra le dita, poi accese l’interfono: “Signora Wong, per favore, puó venire in camera nostra, Violet ha bisogno di lei, grazie.”
La sua voce era incolore.
“Ma… non la apri?”
“Tra un minuto, appena nostra figlia sará tornata con gli altri di sotto.”
“Jared…”
Lo polverizzó con lo sguardo, mentre la governante entrava, per prendere la piccola.
Jared chiuse a chiave, tornando al centro della stanza.
“È una vera fortuna, sai, avere insonorizzato le pareti, anche se lo scopo era un altro tanti anni fa Colin.”
“Jared io capisco che tu adesso…”
“Ti sei portato Violet per farmi digerire il boccone, ma questa volta io non faró un passo indietro!” – la sua voce si alzó poco a poco, come la rabbia, nel suo animo distrutto, in un modo che nessuno aveva capito.
“E questi cosa sono? Biglietti? Per dove, vediamo… Messico?”
“Sí una settimana nel resort dove… io so che sono imperdonabile, ma le cose cambieranno presto Jay…”
“Poco ma sicuro cazzo!!” – li strappó.
“Sono mortificato Jared, ma non posso dire di no a quelli della Warner, anche tu lavori in questo settore e…”
“Io lavoro qui!! Io faccio musica e cinema, e ci sono per la nostra famiglia, che tu hai messo da parte per il tuo dannato successo ed anche se posso capirlo, non posso accettare la tua superficialitá, che sembra non avere mai fine in questo stramaledetto anno!!”
Colin cercó di abbracciarlo – “Non toccarmi!!! Ti sei guardato bene dal dirmi che te ne saresti andato la notte scorsa, cosa pensavi di saltare la tua scopata da poco?!! Mi fai schifo!!!”
Le parole uscivano come un fiume, Farrell era impietrito, non aveva mai visto Jared cosí furente, preferí non ribattere, sperando che servisse a calmarlo – “Ti chiedo scusa, per tutto Jay…”
“Le tue scuse non servono, io non voglio le tue scuse, io rivoglio la mia vita!!”
“La tua… vita…?”
“Sí! Ma è tutto inutile! Voi sapete solo chiedere, lamentarvi, farvi i cazzi vostri, tanto Jared c’è sempre, Jared corre come un idiota, sperando in una carezza, come un cane spera di ricevere un osso!!”
“Non… io non so gli altri, ma io sono sempre stato in buona fede e se lavoro è anche per i nostri figli, per il loro futuro, non vado a fare lo stronzo in giro, sono corretto e questo non puoi negarlo Jared… ma non voglio dare peso a ció che faccio, perché temo sia il vero problema, ma insieme, tu ed io, possiamo risolvere tutto e tornare… tornare ad essere felici…”
I suoi occhi di inchiostro si riempirono di lacrime, ma Jared non fece nulla, se non prendersi il volto tra le mani – “Ho bisogno di aria, fai buon viaggio.”
Uscí, sbattendo la porta.
Colin era sconvolto, ma pensó che era soltanto un brutto litigio, nient’altro.
Jared guidava raramente la Ferrari, che Geffen aveva lasciato loro in ereditá, cinque anni prima.
Avrebbe potuto stritolare il volante, tanto era nervoso, sul sedile del passeggero il suo notebook ed il palmare.
Correva sul lungomare, senza una meta precisa.
Alla fine decise di pernottare in un albergo qualsiasi.
Prese una suite e si sistemó sul letto, aprendo il portatile e collegandosi alla rete.
Shannon parcheggió la propria moto e poi mandó un sms - § Sono arrivato Jared…§
Quando lo vide, gli corse incontro, stringendolo forte.
“Mi dispiace per Tomo…”
“Tranquillo, dormirá nel lettone con Josh…”
“Vieni, saliamo, non ho voglia di restare qui Shan…”
“Va bene. Ti seguo, nel borsone c’è il cambio che mi hai chiesto… accidenti, è giá mezzanotte passata… Buon compleanno Jay…”
“Grazie… è il peggiore, ma tu almeno sei qui con me.”
Dormirono abbracciati.
Al mattino Shan fece colazione, senza mai distrarsi da ció che Jared faceva – “Sei… sei davvero sicuro Jay?”
“Certo. Oggi spiegheró ai miei figli cosa ho deciso e poi aspetteró Colin, per fare lo stesso con lui. Deve guardarmi in faccia, non sono un vigliacco.”
“Potrei parlarci io…”
“Assolutamente no Shannon. So badare a me stesso e non cambieró idea.”
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