Capitolo n. 49 – gold
Shannon cercó un posto tranquillo per potere telefonare ad Owen, dopo avere saputo della sua improvvisa partenza.
Rispose dopo molte chiamate a vuoto.
La sua voce era confusa – “Che… che cazzo vuoi tu adesso?” – biascicó, facendo cadere qualcosa.
“Owen perché te ne sei andato!?”
“… che domande del … del cazzo che fai anche tu Shan…” – rispose risalendo sul letto della sua villa.
“Hai bevuto?”
“Qualcosa… serve sai?”
“Owen quando torno ci vediamo e…”
“No!! Resta con il tuo uomo, con vostro figlio… io non ti servo a niente…” – disse mesto, ma all’apparenza piú lucido.
“Ora piantala con queste stronzate!” – ribatté con la voce rotta dal pianto.
“E tu smettila di frignare… è cosí che mi hai detto una volta, con disprezzo…E forse era meglio lasciare le cose in quel modo, due coglioni che si incontravano ogni tanto per scopare…senza coinvolgimenti del cazzo!!” – urló sul finire della frase, riattaccando e spegnendo il cellulare per il resto della giornata.
Shan insistette con degli sms, ma fu tutto inutile.
I suoi occhi di vestirono di una malinconia irreversibile, nascosta soltanto dagli occhiali scuri, anche se cercó di isolarsi con lo snow board fino all’ora di pranzo, avvisando poi che avrebbe mangiato ad un rifugio in quota, dopo avere preso una funivia.
Tomo decise di raggiungerlo, affidando Josh agli altri, dopo l’esilarante torneo, vinto da Robert e Jude, almeno nella discesa con i copertoni da camion.
I bambini erano stanchi e felici, mentre gli adulti stravolti ed affamati.
Colin ordinó pasta al forno per tutti – “Oggi ce la meritiamo, troppe calorie bruciate in due ore!” – esclamó Farrell, facendo sedere accanto a lui Kurt, mentre i piccoli avevano un tavolo riservato con sedie piú alte e grandi cuscini.
Jude e Robert vollero farsi una doccia, ma scesero puntuali.
“Mmmm lasagne italiane… la mia passione!” – disse Downey, strofinandosi le mani.
Jude gli sistemó il colletto della camicia in pile, sotto al maglione, dandogli poi un bacio sul collo, molto dolce.
Robert si voltó, ricambiando quell’attenzione, parlandogli piano, perdendosi in quegli occhi di ghiaccio lunare, luminosi, come il suo carattere.
Era come se si isolassero dal resto del mondo, unici e bellissimi.
Kurt li stava fissando, Colin gli diede una leggera gomitata – “Ma sono cosí teneri…” – sussurró, rapito dai loro modi.
“Un penny per i tuoi pensieri, Shan…”
“Ehi…ciao amore…cosa ci fai qui?” – era stupito, ma anche rassicurato dalla sua presenza.
“Mi chiedevo se andava tutto bene… so che ti manca Jared, forse se andassimo a trovarlo… cosa ne pensi?” – domandó sorridendo.
“Sarebbe fantastico, ma è meglio lasciarlo solo.”
“Cosa ci sta succedendo Shan?”
“Nulla… nulla, è tutto a posto, credimi.”
“Vorrei crederti, ma temo che sará complicato, se ti ostini a non dirmi la veritá… cosa è successo con Owen?”
Shannon sentí il suo sangue raggelarsi, letteralmente, non in senso lato.
La sua gola si era prosciugata, forse era venuto il momento di aprirsi a Tomo, sperando di limitare i danni.
“Owen…?”
“Hai litigato con lui?”
“Veramente no, cioè… Tomo ascolta…”
“Se pensi che sia venuto qui per me, è un’assurditá!” – disse deciso.
Shan chiuse gli occhi, stringendo i pugni, infilati nelle tasche della giacca da sci – “Certo l’ho trovato strano...” – abbozzó, sentendosi un vile, un bastardo totale.
“È solo un buffone, te lo assicuro, persino quel Tim l’ha mollato.”
“Senti… magari quando torniamo ci facciamo una vacanza tu ed io da soli… anche pochi giorni Tomo, magari ai Caraibi… al sole insomma…” – sorrise, cercando di regolarizzare il respiro.
“Ok… ok, è quello che ci serve… Grazie Shan, ti amo…” – gli accarezzó le guance ormai arrossate, sgranando gli occhi scuri e carichi di fiducia.
Dormirono per il resto del pomeriggio, poi una cena leggera, per finire a vedere un film nella sala interna.
Casualmente Colin ne era il protagonista e fu sommerso di complimenti e richieste di autografi.
Qualcuno chiedeva di Jared e lui aveva una parola gentile per tutti.
Rientró in camera, trovando un messaggio ed un’email di Jared.
C’erano le foto della spiaggia e dell’asilo, nei nuovi colori, che anche lui aveva dato insieme ad altri volontari.
Colin sorrise, rispondendogli subito, con altrettante immagini, per raccontargli quella vacanza senza di lui.
Era mezzanotte passata, sentí un fuori strada arrivare, si affacció, ma non vide chi fosse: si era fermato sotto alla pensilina e ripartí, per parcheggiare nei box sotterranei.
Poteva essere Rice, ma lo escluse.
Andó a coricarsi, finalmente senza pastiglie, era pervaso da un senso di serenitá, senza saperne il motivo.
Jude stava facendo il buffone con i bimbi.
Tagliava fette di torta e le distribuiva solo a chi rispondeva ai suoi assurdi quesiti.
La colazione ormai era diventata una sit com.
Gli altri assistevano ridendo come pazzi.
Di colpo i piccoli si zittirono, tutti in fila sulla panca, spalancando poi gli occhi e la bocca.
Quasi in coro urlarono due parole all’unisono – “Zio Glammm!!!” – dirigendosi poi verso gli ascensori, dal quale era spuntato, con una bella casacca bianca e pantaloni neri, oltre ad un sorriso smagliante nel vederli.
“I miei cuccioli…!” – e si inginocchió, praticamente travolto da Becki, Violet, Yari e Josh, al settimo cielo per averlo lí, dopo tanto tempo che non lo vedevano.
Colin sbiancó, andando subito da lui – “Glam…?! È … è successo qualcosa a Jared?”
“Ciao Colin, no, no tranquillo, non sa neppure che sono qui.” – si rialzó, con le bambine in braccio, che non smettevano di dargli baci e coccole.
“Principesse devo parlare con il vostro papá… Ci vediamo dopo, ok?”
“Zio sei in vacanza? Papi sta bene?” – domandó Rebecca.
“Papi sta benissimo, ma io riparto oggi stesso…”
Farrell era sconvolto nel trovarselo lí.
Jude e Robert gli andarono vicino, salutando Geffen, che strinse poi a sé Kurt, che si dimostró piú affettuoso di Shan e Tomo, che calmarono figli e nipoti.
“Va bene… parliamo… possono venire anche Jude e Rob con noi?”
“Certo, volentieri…Mi hanno rifilato una suite, salite con me?”
Annuirono, seguendolo in silenzio.
JJ Leto
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