Capitolo n. 52 – gold
Jude guardava sempre il notiziario del mattino, mentre Robert leggeva la pagina dello spettacolo, sul quotidiano preferito.
“Cavoli… non vuole proprio smettere di nevicare… resteremo bloccati…” – mormoró, guardando fuori.
“Che problemi ti fai Jude? Isolati qui, che bello!” – e rise, fissando poi lo schermo – “Ehi… alza un po’ cosa stanno dicendo di Haiti?”
Il telegiornale diede la notizia dell’aggressione subita dal gruppo di Geffen, perché due soldati erano rimasti uccisi.
“Oh mio Dio… Glam è stato ferito…”
Qualcuno bussó, era Colin.
“Cazzo avete sentito?!” – disse entrando.
“Sí…hai notizie da Jared?”
“No Jude… ora provo...”
C’era la segreteria, ma dopo alcuni minuti fu Jared a richiamarlo.
“Tesoro cosa è successo?”
“Ciao Colin… Glam non è grave, ma ha una brutta ferita…” – singhiozzava.
“Jared siamo tutti mortificati…”
“Glam mi ha detto che è venuto da te, ma non è questo il momento di parlarne…”
“Jared te lo avrei detto oggi stesso… Tu stai bene?”
“Sí, ma hanno ucciso due caschi blu, erano ragazzi giovani...”
“Come posso aiutarti?”
“Cole io… io non riesco a trovare Kevin, né al cellulare, neppure via email mi risponde… Potresti dire a Shannon di chiamare l’agente dei Red Close, non volevo che lo apprendesse dalla tv…”
“Lo faró subito. Poi ci risentiamo, ma se vuoi che io venga a prenderti…”
“Colin spero di riabbracciarti presto, ma adesso io…”
“Non aggiungere altro piccolo, stai tranquillo, ti bacio...”
Riattaccó, per poi andare a cercare il fratello di Jared.
Pamela e le figlie fissavano la parete davanti a loro, sedute su di una lunga panca, mentre Syria stava in disparte su di una sedia, accanto a quella dove Jared si tormentava le dita ed i polsi.
Sebastian venne a rassicurarli, dopo pochi minuti – “Ok, ora la ferita è pulita e gli antidolorifici stanno facendo effetto.”
“Posso… posso vederlo?” – domandó una delle gemelle.
“Sta riposando, gli ho somministrato un sedativo piuttosto forte. Tra un paio di ore vi faró entrare, ok? Tu Syria non dovresti stressarti…” – disse premuroso, ma lei era come sotto shock.
Lo ringrazió e chiese qualcosa di caldo da bere.
“Sí… andiamo alla mensa, mangiamo un piatto caldo?” – propose Jared e tutti annuirono, compreso il medico, che si sentiva uno straccio.
I soldati gli erano morti tra le braccia, mentre altri due volontari erano rimasti feriti.
La minestra era fumante ed appetitosa.
I cucchiai rimestavano, svogliatamente.
“Sebastian hai scoperto come sono andate le cose?”
“Sí Pam… In sostanza un gruppo di persone del quartiere, pensando si trattasse di cibo, ha aggredito il cargo, ma poi qualcuno ha sparato, da un palazzo abbandonato, sembravano cecchini… Una confusione totale, Glam ha tirato via un ragazzino dalla linea di fuoco, beccandosi la pallottola destinata a lui…Veramente erano due, una è entrata nel giubbotto antiproiettile, nella schiena, insomma l’ha protetto con il proprio corpo, salvandolo…”
“E chi fine ha fatto?” – domandó Jared.
“Sparito… me lo hanno raccontato quelli che sono stati colpiti, li abbiamo ricoverati al pronto soccorso. La polizia sta facendo delle indagini, ma non servirá a niente.”
A tarda sera Geffen riprese conoscenza.
Le figlie volarono tra le sue braccia, in lacrime.
Jared e Syria continuavano a stare in corridoio, sbirciando la scena, commuovendosi.
“Vai da lui… gli fará piacere…”
“Lo pensi davvero Jared?”
“Certo Syria…”
“E tu?”
“Io… io ci vado dopo…”
Lei gli diede retta, ritrovando il sorriso di Glam, un istante piú tardi.
“Ehi… ma ci siete proprio tutte…”
“Glam… Mio Dio ci hai spaventati a morte…” – scoppió a piangere anche lei, abbracciandolo.
“Veramente hanno fatto tutto gli altri…” – disse ridendo, con varie smorfie di dolore, appena provó a mettersi seduto.
Lo aiutarono, alzando lo schienale del letto.
“Ok… a posto…”
Pamela entró forzando un sorriso, per non acuire il piagnisteo generale – “Ehi ombre, guarda chi c’è qui!”
“Lula… ehi, piccolo…” – gli tese le braccia, accogliendolo sul petto, condividendo i suoi baci ed i sorrisi felici nel vederlo – “Daddy… ti voglio bene…”
“Anch’io tesoro…mi sei mancato sai?”
“Anche tu… ho avuto tanta paura…” – ed affossó il faccino nel collo di Glam, che chinando la testa gli profuse molte coccole.
Lo sguardo di Geffen correva per la stanza, finché Syria non notó il suo atteggiamento – “Jared è qui fuori… ha lasciato il posto a noi, per… galanteria…” – sorrise imbarazzata, ma gli altri risero sereni.
“Digli di entrare…grazie.”
“Ok bimbe, lasciamoli soli, noi torniamo dopo Geffen e guai a te se ci spaventi di nuovo cosí tanto!” – sentenzió, dandogli un bacio a stampo sulla fronte, gli occhi lucidi.
“Va bene bella signora, cercheró… grazie Pamela.”
Sul suo cuore Jared quasi si addormentó, sfinito dalla tensione, accanto a Lula, che ormai sonnecchiava felice.
Geffen accarezzava i capelli ad entrambi, dando poi un bacio sulle labbra a Jared, che non smetteva di piangere.
“Tesoro affogheremo…”
“Farei qualsiasi cosa per te… Perdonami per averti offeso…vorrei davvero rimediare… e vorrei che tutto tornasse come prima… riusciremo a cambiare le cose, ancora una volta Glam…?”
“Forse…forse cambierá questo vento… sono cosí stanco di vedere tanta sofferenza, di non sapere riempire i vuoti, di non fare la scelta giusta…io ti amo Jared…Prima non avevo alcun amore ed ora… è anche troppo?... Non lo so…”- si rilassó, respirando sempre piú piano, fino a chiudere gli occhi, vinto dalla morfina.
Jared tornó in corsia, cercando il cellulare per sentire se Colin avesse risolto la ricerca di Kevin.
La porta scorrevole fece uno strano cigolio.
Jared ebbe una sensazione strana, guardó nella direzione di quel suono sgraziato, incontrando il volto di Kevin.
Gli corse incontro, senza sapere bene cosa sarebbe successo.
Si strinsero, senza dire nulla per almeno un minuto.
Era come se seguissero un ricordo di amicizia pura e davvero profonda, dimentichi di quanto accaduto ad Haiti.
“Kevin, sono contento che tu sia qui…”- ansimó fissandolo.
“Ho preso quattro aerei, mollando Chris ed i Close in Belgio, è stato un viaggio allucinante… posso vedere Glam?”
“Si vieni, è crollato per i sedativi, ma lo svegliamo… C’è anche Lula…”
“Il bambino…?”
“Sí… é… adorabile, lo chiama daddy, come fai tu Kevin…”
“Sí, me lo ha detto… Tu come stai Jared?”
A quel quesito si bloccarono sulla porta.: “Devo dirti molte cose Kevin… posso… posso ospitarti stanotte?”
“Sí… in fondo non saprei dove andare… hai ragione, dobbiamo parlare…” – sorrise, non rimandando oltre il suo ingresso nella camera di Geffen.
KEVIN
GLAM
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