domenica 30 gennaio 2011

GOLD - Capitolo n. 51

Capitolo n. 51 – gold



Jared entró trafelato negli uffici della fondazione – “Ciao Tania, il boss è tornato?”
“Ciao Jared, sí… è al telefono da un’ora…”
“Ok grazie, vado a rompergli le scatole.” – disse sereno.
Bussó piano, affacciandosi con un bel sorriso.
Geffen lo fissó per un istante, facendogli un cenno di saluto, poi riattaccó.
“Ciao Glam…” – gli andó vicino, pensando che si alzasse per abbracciarlo, ma non fu cosí.
Si piegó dandogli un bacio sulla guancia, notando una certa freddezza – “Ciao Jared, come stai?”
“Io bene… problemi a Los Angeles?” – si ritrasse, quasi imbarazzato.
“No, ma devo parlarti.” – replicó serio, spostando dei fogli ed il palmare, spegnendolo.
Jared si accomodó davanti a lui, provando un vago disagio.
“Prima di andare in California, sono andato in Colorado, da Colin.”
Jared schiuse leggermente le labbra, passandosi le dita sulle palpebre, come a sottolineare il suo stupore.
“Sono andato da lui per chiedergli di venire qui, a riprenderti. Ovviamente non ho fatto cenno di Syria, non tocca a me informarlo, ma una volta ad Haiti saresti stato tu a farlo, oltre a comunicargli che saresti tornato a casa, come del resto hai deciso di fare. Puoi anche odiarmi per questo, ma perseverare in questo tuo comportamento è deleterio per tutti. Per la tua famiglia, per il tuo compagno, per me, per Kevin, anche in un ordine differente da questo, tanto il risultato non cambia.”
Per ogni parola, sembrava non provare nulla, ma il suo viso era pallido e stanco.
Jared deglutí, poi rimasero in silenzio un paio di minuti.
“Glam io… io non ero ancora pronto a parlare con Colin di Syria, ma… sí, forse sto sbagliando ad agire in questo modo, cosí come è stato un errore parlarti delle mie scelte, sono stato… arrogante e… e senza la minima attenzione ai tuoi sentimenti…” – soppesava ogni affermazione, ma Glam gli sembró irremovibile.
“Nel momento in cui sono stato sincero con Kevin, gli ho spiegato che i miei sentimenti per te superavano quelli che avevo per lui, diversamente non lo avrei tradito, anche se il mio compagno potrebbe scegliere di dedicarsi alla propria carriera, ad un altro uomo, ma vista la sua promessa di tornare da me, avrei dovuto rispettare almeno la sua devozione, ma per te ho calpestato anche questo. Mi assumo la responsabilitá di una scelta, che probabilmente ambiva ad altri sviluppi, cosí come ora non posso che assecondare il tuo desiderio di rientrare alla End House, per amare Colin ed i vostri figli come e piú di prima, confortato anche da un nuovo cucciolo.” – sull’ultima frase Geffen si commosse, ma poi riprese il discorso, senza scomporsi oltre – “Per te ci saró sempre, puoi anche andartene, a Syria penseró io, poi potrai venire per il parto, ma non è questo il punto.”
Jared non riuscí a trattenere le lacrime.
“Glam… cosa è successo con Colin?”
“Mi ha mandato al diavolo, supportato dai suoi amici del cuore Jude e Robert, devo dire che sono utili per il momento particolare, non penso che Colin stia messo meglio di me, forse è una guerra al massacro, ma io mi tiro fuori. Lui vince anche questo giro, del resto dovevamo essere in due per andare avanti, ma io corro da solo, da sempre e se è cosí che dovró rimanere alla fine, me lo saró meritato, su questo non ho dubbi.”
“Glam ascoltami…”
“Non volermene Jared, adesso non ne ho davvero voglia e neppure tempo; stanotte ho una consegna di macchinari al porto e devo dormire qualche ora, sono a pezzi e sará un inferno.”
Uscí senza aggiungere altro, lasciandolo impietrito.

L’ennesimo temporale investí l’isola per il resto della serata.
Glam posizionó la sveglia alle due del mattino, mangió una paella preparata da Pamela, che aveva provato a farlo parlare, senza riuscirvi.
Le figlie e Syria non osavano ipotizzare cosa lo tormentasse, ma erano tutte dispiaciute nel vederlo depresso.
“Papá vuoi una tisana?”
“No piccola, vai a riposarti, non hai un esame domani mattina?”
“Sí… ok riposati anche tu.”
Glam era cosí stressato, da non riuscire a prendere sonno, ma alla fine si assopí.
Era poco piú dell’una, quando Syria lo sveglió: “Glam… scusami… dovresti affacciarti…”
“Syria… che succede?”
“Non volevo svegliarti, ma… ma qui sotto c’è Jared, appoggiato ad un lampione, fradicio… Mi ero alzata per andare in bagno e sentivo dei rumori, dei clacson… forse qualcuno lo ha notato…”
Geffen imprecó, prendendo i vestiti e precipitandosi in strada – “Grazie tesoro, ora torna a letto… Cazzo!”
Prese l’hammer dal garage, per poi accostare, scendere e farlo salire, inveendo contro la sua stupiditá – “Vuoi davvero ammalarti?? Una polmonite?? Mi dici cosa cazzo hai in quella testa!!?” – le sue grida facevano tremare il petto di Jared, mentre lo sguardo di Glam era peggio di una pugnalata.
“Non… non riuscivo a…”
“Cristo piantala Jared! Ora ti riporto a casa, ne parleremo quando torno.” – disse risoluto.
Jared accennó un sorriso, al pensiero che sarebbe andato da lui, dopo la missione notturna.
Lo accompagnó fino al pianerottolo, facendosi promettere che avrebbe fatto una doccia calda.
“Glam… mi dispiace…” – si strinse al suo collo, ma lui gli negó anche un semplice bacio.
Era davvero arrabbiato, pensó Jared, consapevole che la situazione poteva solo peggiorare se lui avesse insistito nel pretendere le sue attenzioni.
Geffen provó un senso di vuoto doloroso, nel lasciarlo in quello stato, ma le cose dovevano cambiare, provava a convincersene.

Jared voleva aspettarlo sveglio, anche se si sentiva debole.
Si sforzó di mangiare qualcosa, nella speranza che l’attesa non si prolungasse oltre, ma Glam non arrivava.
Una pizza surgelata gli ridiede energia, ma il suo animo era angosciato.
Continuava a fissare il cellulare, finché non decise di telefonare, ma quello di Glam era staccato.
“Accidenti… avrá cambiato idea…”
Improvviso il suo bberry vibró, facendolo sobbalzare.
“Sebastian…? Ma… pronto?”
“Jared sei sveglio?”
“Sí…” – la sua voce si spezzó, per un presagio opprimente.
“Te la senti di venire all’ospedale? Il convoglio è stato attaccato e Glam… è stato ferito…”
“È grave?!”
“Ha perso del sangue, lo hanno preso al ginocchio destro, ma la pallottola è uscita da sola… insomma, è sedato e mi sembrava giusto avvisarti…”
“Vengo subito…”


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