Capitolo n. 36
Nonno Antonio non riuscí a partecipare al compleanno di Rebecca, cosí invió un video messaggio.
Si riunirono tutti nel cinema interno della End House, un regalo che Jared fece due anni prima a Colin, per il suo compleanno, completandolo con una galleria fotografica dei suoi set, vetrine con cimeli e premi, quasi un museo.
Azionarono lo start ed il filmato si apriva con la musica de “Il Padrino”, al che scoppiarono tutti a ridere: primo piano di Meliti, che con una smorfia esclama – “Spegni questa roba Carmela!!”
Quindi proseguí, seduto su di una poltrona comodissima, con sigaro in bocca e ghigno sarcastico.
“Grazie Carmela. Salve ragazzi. Al mio tesoro Becki tanti, tanti auguri di cuore. Agli altri angioletti della casa, un abbraccio, sincero e… spero vi siano piaciuti i miei regalini…” – strizzó l’occhiolino, suscitando un corale – “Sííí!!!”
“Ok, vi presento la mia badante, vieni cara…” – e tese la mano ad un’avvenente ragazza che avrá avuto piú o meno vent’anni.
“Questa è Carmela, una ragazza che mi aiuta ad arrivare a fine giornata, grazie cara, vai pure…” – baciamano e lei sparí.
Tutti si guardarono – “Badante?... ahahahh pensavo almeno ad una cinquantenne…” – ridacchió Colin, mentre Jared era piegato in due dal divertimento.
Gli mancava moltissimo il suo vecchio brontolone.
“So giá quali saranno i vostri commenti sagaci, quindi ricambio con un semplice gesto!” – e fece le corna, poi proseguí – “Non si sa mai! Ok, ora penso che JJ sia arrivato a casa, se no la Cia me l’avrebbe detto, per cui auguro anche a te di trascorrere delle ore serene insieme a tuo marito, ai tuoi figli, a tuo fratello ed a tutta questa nostra famiglia, a cui sei mancato… moltissimo. Ti vogliamo bene, credo tu l’abbia sospettato… Ok, ora vado a fare un pediluvio, se no mi commuovo troppo e non va bene… sapete la reputazione!” – rise, facendo ciao con la mano, mentre la musica ripartí, scatenando un suo –“E staccaaa!!!”
Fu un delirio di sghignazzi e commenti vivaci.
“Ehi gente, vedo che il clima è euforico!”
“Rob! Jude!! Ma…?!” – Colin si alzó, andando ad accoglierli – “Robert… cosa diavolo hai fatto??”
“Se volete assaggiarmi fate pure!! La mia ex moglie ha preferito sprecare la mia torta di compleanno cosí… tirandomela ahahahh”
Jude abbracció Colin, poi si diresse verso Jared, che sentí lo stomaco aggrovigliarsi, nel vederli cosí complici – “Ciao, sono Jude, noi non ci conosciamo ancora…” – disse con aria simpatica.
“Ciao Jude… ci siamo incrociati a qualche party, ma è vero… non ci conosciamo ancora…” – disse, esitante sul da farsi, ma poi lui lo strinse e Jay sorrise, quasi imbarazzato.
Si rivolse quindi a Robert, con il quale aveva lavorato: “Benvenuto, come stai?”
“Se vuoi puoi leccarmi tutto ahahahh no no no scherzo!!! Ciao Jared, mi sento benissimo, abbiamo appena iniziato la nostra nuova vita, vero amore?”
“Sí vero…” – replicó Jude, che si perdeva nei suoi occhi, per poi dargli un bacio.
“Dio vieni a cambiarti… che disastro… scusaci Jared…”
“Ok Colin, se proprio insisti…” – disse sornione, per poi seguirlo al piano di sopra.
Jude rimase, salutando il resto della cricca, chiedendo poi qualcosa da bere.
“Da questa parte, qui c’è il nostro bar… Cosa preferisci?”
“Una tonica Jared, grazie…”
“E tu Shan?”
“Una birra…Grazie…”
“Cos’hai fratellone?”
“Nulla… sono emozionato per questo giorno… possiamo parlare un po’ da soli, anche per dieci minuti?”
“Certo… andiamo, scusaci Jude…”
“Fate pure, gioco un po’ con i vostri cuccioli…”
Lo avvolse per diversi minuti, appoggiandosi ad un muro del giardino giapponese, un posto che amavano entrambi.
“Mi sento perduto senza di te Jared…”
Lui lo guardó accarezzandogli gli zigomi – “Mi dispiace… so che penserete che sono un egoista… un pazzo forse…”
“No… no, no…” – sussurró Shan, appoggiando la fronte a quella di Jared, che sospiró, sentendosi comunque in colpa.
“Come va con Tomo? Hai dei problemi… c’è qualcosa che non va, vero?”
“Con Tomo non ci sono problemi, Josh cresce ed è un bambino stupendo… vorrebbe una sorellina… o un fratellino, questo sí…”
“Allora non ti senti pronto? Tomo è d’accordo e tu no?” – domandó con dolcezza.
“Lo supereró, certo mi spaventa… di Josh mi occupo al meglio, poi è ancora piccolo…Insomma è tutto l’insieme, la nostra simbiosi e poi avere contribuito a quanto ti è successo… Ti ho trascurato e non me lo perdono Jared…Io… io non ci riesco…”
Ci aveva provato, per una frazione di secondo, Shannon era in procinto di confidarsi su Owen, almeno con Jared, ma rinunció, al solo pensiero di compromettere le poche ore, in cui sarebbe rimasto.
Quelle erano tutte per Colin e non poteva fargli un torto simile.
Imparó a mentire anche all’unica persona al mondo di cui aveva piena fiducia.
Capitolo n. 37 – gold
La cena alla End House fu un momento di convivialitá serena ed attenta a non urtare la sensibilitá di Jared. Sembravano tutti d’accordo, ma senza forzature.
Robert e Jude fecero la cronaca del loro coming out, facendo sorridere i commensali, soprattutto per quanto ironizzavano su dei momenti, che avevano nella realtá un aspetto drammatico sul fronte dei figli.
Riservarono quel punto dolente al loro privato, puntando sulla fase da oggi le comiche, con il b-day finito a torte in faccia.
I bimbi se ne uscivano con le battute piú esilaranti, tra una coccola e l’altra dispensata da Jared.
“Cole sono stanchissimo… possiamo andare a dormire…?”
“Certo…Ai bimbi ci pensate voi?”
“Tranquilli, andate pure, noi abbiamo un bel film a cartoni da vedere, giusto truppa?” – disse Kurt, dando poi la buonanotte a Jared con un abbraccio, intriso di significati.
Owen mandó un sms a Shannon, che con la scusa di andarsene in bagno, si rinchiuse in quello piú distante dalla sala da pranzo.
Compose il suo numero, provando una leggera nausea.
Aveva mangiato troppo, senza neppure sentire il sapore del cibo, i suoi pensieri sprofondati nel ricordo di Rice, dei momenti insieme, del piacere che riusciva a dargli.
“Amore… sei ancora lí?”
“Ciao Owen… sí… sono ancora qui… scusa, ma non riesco a liberarmi… non oggi…”
“Jared è arrivato?”
“Sí… ma è completamente preso da Colin e dai figli… come è giusto che sia…Tu dove sei?”
“Al Palace…suite 446…rimango qui fino al pranzo di domani…ti prego…vieni per la colazione almeno?”
“La prima o la seconda?” – sorrise.
“Ti aspetto a qualsiasi ora… da questo momento in poi… Il tuo badge è nella mia casella riservata, ricordati 446… Nessuno ti chiederá altro…”
“Faccio il possibile…non… non vedo l’ora di svegliarti… mi manchi…”
“Ti amo Shan…”
“A domani…ti amo da… da impazzire…”
“Ti faccio un massaggio…?”
“Grazie Colin… dopo un bagno caldo è proprio quello che ci vuole...” – si stese a pancia in giú, ma non prima di avergli dato un lungo bacio – “Spegni le luci…?”
“Sí tesoro…aspetta… prendo anche l’olio…”
“Ok… io accendo qualche candela...”
Le mani di Colin scorrevano lente e progressive, i suoi pollici si soffermavano ai lati della spina dorsale, con leggere pressioni scendeva verso i fianchi di Jared, per poi seguire il profilo dei glutei perfetto, sui quali insistette per poco e proseguí lungo le gambe magre, ma toniche.
Risalí, dopo avere trattato anche le piante lisce dei piedi, un’altra parte armoniosa di quel corpo sensuale e sempre giovane.
Jared, appoggiato al cuscino, rivelava attraverso le dita, che fremevano a tratti, tutto il benessere ed il piacere ricevuti.
Colin tornó sino al busto, poi scivoló verso il petto, insinuandosi fino ai capezzoli turgidi, che non riuscí a non stringere piano, stimolandoli – “Dio Colin…”
“Parlami… parlami amore...”
“Leccami la schiena…”
Lui lo fece, sorridendo, perché Jared si era ricordato che quell’unguento era fatto apposta, lo avevano comprato a Parigi.
Sapore di agrumi.
Gradevole, leggermente speziato, ma mai succoso quanto il suo punto piú vivo, dove Colin non esitó ad infilare la lingua, facendo sussultare Jared, che inizió a dimenarsi, terribilmente eccitato.
Si morse le labbra, trattenendo espressioni, che pensó troppo volgari, il suo sembiante stava giá parlando al posto suo, anche se quel dettaglio lo infastidí: per la prima volta si era come vergognato di Colin.
Come se lui pensasse che la relazione con Glam lo avesse reso troppo disinibito o che con lui doveva fare l’amore e con l’altro scopare tutta la notte, fino a farsi male.
Si distrasse, incazzandosi con sé stesso, ma poi tornó in quel letto, voltandosi per prendere Colin per la nuca, consegnandolo alla sua bocca, baciandolo, succhiandolo, leccandolo, finché non se lo portó dentro, spingendo anche i propri fianchi, per sentirlo completamente.
Il sesso di Colin era al culmine degli spasmi piú belli, struggenti e dolci, che mai aveva condiviso con Jared, guardandolo negli occhi – “Mi vuoi davvero…?”
“Assolutamente Cole… Cole…”
“Guardami!” – e poi un singulto strozzato, un orgasmo sconvolgente.
Jared lo spinse sotto di sé, senza che Colin uscisse da lui, inarcandosi, per cavalcarlo, afferrandogli le mani, imperlate di sudore luminescente, serrando le palpebre, cercando ossigeno, deglutendo, per poi lasciarsi andare ad un pianto sommesso, mentre il suo sesso inondava il ventre del compagno, vinto dal desiderio spasmodico di lui.
Il mattino li ritrovó abbracciati.
Si svegliarono baciandosi, erano cosí vicini, che si assaporarono da subito.
“Ti amo Jared…” – “Ti amo Colin... mi sei mancato...”
“Anche tu piccolo…”
Jared si mise seduto, tenendosi la testa – “Mi sei mancato… troppo… l’anno scorso… e non sono mai stato capace di dirtelo…” – stava singhiozzando, era cosí inerme, cosí disperato.
“Jay… Jay calmati…”
“NOOO!!! Ho permesso alla mia rabbia di annullarmi… Non ho reagito, i miei segnali erano cosí deboli…ho continuato a subire, senza ribellarmi, senza combattere… per… per poi ridurmi… cosí…”
Colin a quel punto lo voltó a sé, fissandolo.
“Basta Jared ora smettila! Di quali colpe vuoi farti carico?? Quanto devi ancora mortificarti? È assurdo! L’unico responsabile sono io, IO hai capito!!?”
“Colin… Colin mi dispiace…”
Si strinsero – “Dispiace anche a me… Tu non sai quanto…Jared l’anno scorso ti ho lasciato da solo per ben quattro mesi… per un film… e non ho trovato due giorni, due soli giorni per te, per noi… E tu, invece, impegnato ad aiutare dei bambini, a dare loro attenzione ed amore, a servire dei pasti, a donarti in mezzo ad un inferno, TU sei riuscito a tornare comunque da me e dalla nostra famiglia… Ti rendi conto di quanto io sia stato superficiale…? Quando mi hai definito cosí, non avevo davvero capito, sai? Non fino in fondo, come ieri… come adesso… Io ti adoro e se ora stai vivendo anche la tua storia con Glam, posso capirlo, perché non è una cosa semplice da spiegare… ma fa male… male da morire… Ma tu hai il diritto di farlo...” – gli diede un bacio e poi prese qualcosa dal comodino.
“Tieni… questa è una lettera per Glam… leggila pure insieme a lui…Nella stanza dei giochi io ed i bambini abbiamo imballato giocattoli e vestiti, loro hanno anche fatto dei disegni…anche di Geffen e Lula… si chiama cosí vero tesoro?”
“Sí… vero…” – Jared replicó, le guance rigate di lacrime.
“Sapró aspettarti, ti saró fedele…questi sono i nostri anelli, vedertelo all’anulare per me è fondamentale…Non ti sei dimenticato di me e non stai gettando via il nostro amore, mentre io ho fatto del mio meglio pochi mesi fa…E tu mi hai salvato, ancora una volta Jared…”
Capitolo n. 38 – gold
Syria entró nello studio del dottor Rodriguez indossando grandi occhiali scuri.
“Ciao… che ti succede? Brutto colorito…”
“Buongiorno… stamattina non sono proprio in forma…”
“Di nuovo la labirintite?”
“Non lo so… ho dei capogiri e poi la nausea…Ieri ho anche vomitato…Speravo che l’infezione allo stomaco fosse superata…”
“Stai tranquilla, ora stenditi e ti faccio il prelievo, cosí vediamo entro oggi di cosa si tratta…”
La fece stendere sul lettino, per visitarla, sempre con molta attenzione ed un pizzico di galanteria.
La ragazza non apprezzó il tutto, troppo presa a controllare il suo malessere.
“Prendi questo…”
“Cos’è?”
“Un antivomito… prendine poi un’altra prima di pranzo, ok?”
“La pressione è a posto, ti consiglio riposo assoluto… Vai a casa, mi raccomando.”
In quel momento bussarono, era Geffen.
Entró scusandosi per averli interrotti, poi si accorse che Syria era in difficoltá.
“Glam potresti darle un passaggio?”
“Certo, vieni.” – sorrise, aiutandola ad alzarsi.
“Grazie signor Geffen…Glam…” – ricambió il sorriso, seguendolo.
C’era poco traffico ed un sole splendido.
“Sei comoda?”
“Sí… peró se non mi aiutava a salire… ero ancora all’ambulatorio…” – rise.
“Nemmeno Jared sale disinvolto su questo hammer…quando l’ho portato all’aeroporto a momenti casca come un sacco di patate mentre scendeva… o almeno ci provava ahahahh…”
“Oggi… oggi torna?”
“Verso sera… ma non ne sono sicuro.” – sospiró, grattandosi la testa.
“Glam… posso dirle una cosa?”
“Va bene…”
“Ho… ho un ritardo…”
Lui accostó, guardandola – “Un ritardo?... E questi sintomi…” – sorrise, accarezzandole i capelli, vedendo che era sconvolta – “Facciamo un test di gravidanza, potevi chiederlo a Sebastian, ma…”
“Ma non me la sono sentita…” – scrolló le spalle.
“Nessun problema, guarda c’è una farmacia, aspettami qui.”
“Grazie Glam.” – sorrise fiduciosa.
Andarono alla casetta sulla spiaggia.
“La testa gira ancora?”
“No Glam…”
“Ok, il bagno è di lá, sai come si usa?”
“Sí… no… leggo le istruzioni…?”
“Credo basti guardare le foto… eccole qui…” – disse aprendo la brochure.
“Sembra facile…Ok vado…”
“Ti preparo un caffè?”
“No per caritá… mi dá una noia l’odore che…”
“Tipico.”
“Ti… tipico…? In che senso?”
“Vai, ti aspetto qui.”
Stavano seduti ai lati opposti di un tavolino quadrato, il test in mezzo sul ripiano, Syria che lo fissava, tormentandosi i capelli corvini e Glam, che guardava, divertito, piú lei che quella specie di termometro.
Emise un bip e lei sobbalzó – “Oddio! É… è pronto?”
“Controlliamo… mmm sí...”
“Sí cosa?!”
“Sí, sei un pochino incinta…” – sorrise.
Lei scoppió a piangere.
“Oh mamma…” – mormoró Glam, andando ad abbracciarla.
Sembrava un cucciolo, aggrappata al suo collo forte, sul suo petto spazioso – “Calmati… dai Syria… hai visto che ti dice anche da quanto? Carini questi cosi…”
“Jared… Jared si arrabbierá!”
“No, mio Dio no piccola, Jared sará contento, come un pazzo…”
“E se non fosse cosí?... Penserá che mi sono approfittata della situazione…!”
“Ma no… ascoltami piuttosto. Andiamo da una dottoressa, una mia amica, dove va anche Pamela con le gemelle, cosí ti visita e potrá seguirti nella gravidanza, ok?”
“Ho tanta paura…”
“Lo so, ma non devi. Penseró a tutto io, non sarai mai sola, anche se Jared dovesse creare dei problemi, cosa che è impossibile.”
“Io… io non ho nessuno…io…sono completamente sola…” – il suo pianto aumentó.
“Guardami… Verrai a stare da noi, cosí Pamela si occuperá di te, insieme alle nostre figlie, ok?”
“Ma… ma se non fossero d’accordo?”
“Figurati, se glielo chiedo io… ahahahah”
La ginecologa, Alexandra Roy, era ancora una bella donna.
Fu molto gentile e dalle sue battute, Syria capiva che erano davvero in confidenza lei e Geffen.
“Hai un’altra figlia?”
“No Alex, è un’amica e collabora al centro.”
“Ah! Tesoro da questa parte, vai pure dietro al separé…”
Bisbiglió poi – “Non è troppo giovane per te?”
“Per favore Alex! È incinta, qui c’è il test, il padre è un mio … è un altro volontario.” – disse serio.
“Glam lei resta qui, vero?”
“Vado di lá, se avete bisogno chiamatemi…” ed uscí, sempre sorridente.
Trascorsero pochi minuti, poi la Roy fece capolino – “Glam, facciamo un’ecografia di controllo, Syria chiede di te.”
“Ok… arrivo.” – disse posando la rivista che stava leggendo, osservato dalle altre signore presenti.
Appena si sistemó sullo sgabello, sistemato alla destra di Syria, lei gli prese la mano libera, mentre con l’altra l’uomo le spostava i capelli dalla fronte, con una carezza paterna.
“Vediamo cosa abbiamo qui…Un po’ di gel… sentirai solo freddo, tranquilla…Vedremo pochissimo, sei alle prime settimane…”
Lei sorrise, cercando lo sguardo rassicurante di Geffen, che scrutava il monitor.
“Ecco qui…”
“È un … fagiolino direi…” – Glam si illuminó, pensando che stava vedendo per primo il bimbo di Jared, sembrava un sogno.
Syria di commosse, poi ricevette un bacio sulla testa da Glam – “Sei stata bravissima, ora devi solo pensare al bambino...”
“Glam lei ha… ha tanti figli?”
“Ufficialmente sei ahahah...”
Alexandra lo fissó – “Pensi di averne altri?”
“E chi lo sa Alex…sono anche nonno, un solo nipotino per adesso almeno… Ho quattro maschi e due femmine… Ed anche questo piccolo sará della mia famiglia, in qualche modo, vero Syria?”
“Verissimo.”
Tornarono davanti all’oceano.
Jared aveva mandato un sms.
“È appena partito…sta arrivando, non resta che aspettarlo…Poi andremo da Pamela.”
Syria si mise sul divano, le mani giunte sul ventre, assorta ed ancora preoccupata.
Glam le preparó il pranzo, mangiarono insieme ed attesero.
Owen era immerso in un sonno profondo.
Quando si ritrovó Shan nudo nel letto, non si spaventó, prendendolo subito tra le braccia – “Ho sentito il tuo profumo… Dio vieni qui, vieni qui…”
Lo bació, portandolo sotto di lui, senza che Shan dicesse nulla, era sufficiente come lo stava guardando.
Owen lo fece subito suo, non poteva sopravvivere oltre, senza averlo, senza amarlo.
Da lui emergeva un’autentica venerazione.
Spingeva e godeva, come un ossesso.
Shan andava in estasi per come lo trattava, per come lo baciava.
Si lasció scopare fino a sfinirsi, ma si rese conto che Owen non gli bastava mai, era una droga e lui ne diventó dipendente, chiedendosi se con Tomo era diventata una sorta di assuefazione, ma non poteva essere cosí, non doveva… o almeno non avrebbe dovuto.
Capitolo n. 39 – gold
Jared trovó un messaggio di Glam, al suo arrivo ad Haiti.
§ Ciao Jared, prendi un taxi e vieni alla casa sulla spiaggia… ci sono novitá. Ti abbraccio. §
Era curioso e molto provato dal viaggio.
Le ultime ore erano state intense, Colin lo aveva salutato con tutto l’amore che provava.
Jared si stava ancora chiedendo se era lì per salutare tutti, soprattutto Geffen e tornarsene subito a Los Angeles, per riprendere una vita, della quale non era ancora del tutto convinto.
Tutti gli avevano fatto capire che era nel giusto, ma lui non riusciva a sopire i sensi di colpa.
Amava Glam, non poteva rinnegare sé stesso fino a quel punto, cosí come amava infinitamente Colin, sentendo che il suo futuro fosse ancora insieme a lui.
Avrebbe voluto parlarne con Geffen, ma quando lo vide seduto sugli scalini della veranda, a guardare il tramonto, colse nei suoi occhi come una speranza.
Forse non stava pensando a loro, forse era Kevin al centro della sua mente.
Del suo grande cuore.
“Ehi…! Ciao bentornato…” – lo strinse, sorridente.
“Glam… che bello vederti…che… che novitá ci sono?... Ma, cosa ci fa qui Syria?” – la intravide oltre la porta finestra, seduta ancora sul divano.
“Si tratta di lei piccolo… ascolta, oggi l’ho portata a fare una visita e la dottoressa, una mia conoscente, ha confermato che…insomma, diventerai papá…”
Gli accarezzó il volto, stupito, sperando che non gli svenisse davanti.
Jared impallidí, poi arrossí – “Co… cosa?! Papá…Io...?”
“Sí…Trovo sia una cosa fantastica, ma cerca di essere dolce con Syria, è molto spaventata.”
“Lei… lei è´?... Io sono terrorizzato… Mio Dio...”
“Dai andiamo da lei…”
“Sí… sí certo…”
Entrarono e Jared le andó vicino, prendendola tra le braccia, sfiorandole i capelli e consolandola.
“Stai tranquilla… Syria…”
“Perdonami Jared… io… io non volevo…”
“A dire il vero… un tantino lo abbiamo voluto…” – rise piano, cercando di sollevarla da quello stato d’animo cosí sconfortato.
Glam portó del gelato per tutti.
“Avanti, mangiate un po’ di questo, i sottoaceti sono finiti, ma possiamo procurarceli ahahah…”
“Grazie Glam… Sai Jared, mi è stato sempre vicino…”
“Sí, lui è fatto cosí, gli viene spontaneo essere meraviglioso…” – e gli diede un bacio sulla guancia.
“Ora ti dico cosa avremmo deciso con Syria…”
“Ti … ti ascolto…”
“La ospiteremo a casa, Pamela e le ragazze potranno assisterla, visto che sono molto presenti, per cui abiterá in un quartiere sicuro ed abbastanza vicina sia all’ospedale che alla ginecologa…”
Jared guardó Syria – “Per me… se per lei va bene…”
“Per me sí…capisco che non posso…venire a vivere con te…”
“Verró spesso a trovarti e per qualsiasi cosa mi chiamerai ed io ci saró Syria…”
“Ok ragazzi, vi lascio soli, vado a fare qualche telefonata.” – disse Geffen.
Jared riabbracció la ragazza – “Siamo stati onesti reciprocamente Syria, questo bambino è una sorpresa, ma se tu… se tu non volessi tenerlo…”
“Mai. Mai spezzerei una vita… dopo tutta questa morte Jared…”
“Grazie…Grazie.” – pianse, tornando a coccolarla.
Pamela aprí la porta con un grande sorriso.
“Nina! Vieni, accomodati e voi due ombre andate in cucina!”
Da un tono gentile, quasi mieloso, diede quell’ordine perentorio sia a Glam che a Jared.
Geffen rideva sotto ai baffi, era abituato a quel ciclone della sua ex, in fondo si era innamorato di lei anche per questo.
Si misero alla consolle dove tutti facevano colazione, Glam prese due birre e fece un brindisi, bottiglia contro bottiglia, con Jared.
“Sai, le prime quattro gravidanze delle mie tre mogli sono quasi passate sotto silenzio per me… che bestia che sono stato Jared… Poi ho conosciuto lei e quando mi ha detto che era incinta, ero al settimo cielo…Due gemelle, insomma il sesso non ce lo hanno detto subito, ma, credimi, è stata un’esperienza bellissima. Erano state volute con amore, anche se non avevo molta testa, neppure allora…” – il suo racconto era ispirato, Jared analizzava ogni singola parola.
“E non ne tieni mica tanta neppure adesso, diablo di un Geffen!”
“Pam!... eccoti qui… Senti, volevo ringraziarti per la tua disponibilitá… la tua dolcezza… le tue splendide tette ahahahah”
“E smettila maldido! Peró ti voglio bene…”
“Grazie Pamela…io non so come ringraziarla…”
Lei lo fissó, poi tornó a puntare Glam, che la teneva a sé per la vita – “Io a voi non vi capisco, cosa tenete al posto del cervello? Nada!”
“Che vuoi farci Pam, a volte le cose sfuggono di mano…” – le diede un bacio sulla fronte.
“A voi ve scappa la cinta dei pantaloni!”
“Sí…anche! Ahahahah… Ok Jared, vai a salutare Syria, poi ti porto a casa…mi sembri stravolto.”
“Sí… sí lo sono.” – e se ne andó a cercare la giovane, che si era stesa, per un sonnellino.
“E tu ombre, dormi con lui anche stanotte?”
“Temo di sí guapa…Se succede qualcosa chiamami, ok?” – replicó sornione.
“Lo faró. Noche noche Geffen!”
GLAM
PAMELA
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