Capitolo n. 9 – gold
Josh aveva quattro anni e mezzo, occhi grandi e scuri, un sorriso luminoso, cosí come quello di Shannon che gli stava allacciando le scarpe, per portarlo al corso di nuoto, dove incontrava sempre Yari, il suo cugino preferito.
“Zio Jay è in vacanza papi?”
“Sí amore, è andato ad Haiti, dove sei nato tu…” – disse con un mezzo sorriso, per poi abbracciarlo e sistemarlo in piedi sulla cassapanca per infilargli la maglietta.
“Ecco… a posto, andiamo piccolo?”
“Mofo papi dov’è?”
“È da zia Vicki, lo sai che Steven oggi voleva andare in spiaggia…”
Josh chiamava il suo secondo papá con quel nomignolo buffo, con cui lo sentiva apostrofare dietro le quinte ed alle cene dello staff del gruppo dei 30 seconds to Mars.
Tomo trascorreva un po’ di tempo con la sua ex, che aveva spesso delle storie sentimentali poco fortunate.
A Shannon non dava fastidio, anzi, anche lui era sempre presente nella vita della ragazza.
Provó a telefonare al fratello, ma il suo bberry era di nuovo spento.
Ad Haiti il sole era sorto da poco.
Glam era rientrato a casa da Pamela, ma aveva dormito sul divano.
Aveva bevuto un po’ troppo, addormentandosi in auto con Jared, che era solo stanco, per avere dato una mano in cucina durante i festeggiamenti al centro.
Lo aveva riportato al suo alloggio, in braccio sino sul letto, baciandolo piano e salutandolo senza fare l’amore.
Attraverso il suo palmare vide che c’era un video nella sua casella di posta elettronica: era di Kevin.
Aveva letto l’email di Glam ed aveva preferito rispondergli in quel modo.
Geffen uscí, dopo essersi sciacquato vigorosamente la faccia.
Gli scoppiava la testa, ma voleva vedere assolutamente quella clip di sette minuti.
Nel buio del suo studio, accese il monitor e scaricó l’allegato, esitando ancora un attimo prima di cliccare sul play.
Lo fece, inspirando un po’ di ossigeno, le mani gelide.
Kevin era seduto in uno studio di registrazione.
Era deserto e poco illuminato intorno, ma una lampada da tavolo rendeva ben visibile il suo viso ed il mezzo busto fasciato da una t-shirt nera a maniche corte e scollo a V.
Si tormentava la fede, che lui e Geffen si erano scambiati come promessa d’amore, guardando verso il basso.
Il microfono era acceso: nitidi arrivavano i suoi respiri ed un iniziale silenzio.
Fece un gesto, come a volere spegnere tutto, ma poi, passandosi le mani tra i capelli biondi, inizió a parlare, guardando finalmente in camera.
“Ciao daddy… ho letto la tua… veritá.” – sorrise imbarazzato, gli occhi lucidi.
“Io… io ti ringrazio per la sinceritá e per non permettere che questa… questa cosa mi fosse riferita da altri… É… è buffo sai? Ho telefonato a Colin per gli auguri e l’ho sentito distante, poi ho chiesto di Jared, ma lui non c’era… Colin è stato cosí dolce da non dirmi niente, ma se avessi telefonato ancora, forse si sarebbe scaricato… o forse no.
Glam se al posto di Jared ci fosse stata Pamela, sarei fuori di me… Tu non ci crederai, ma io non lo odio… e non odio neppure te…” – inizió a piangere, mordendosi le nocche della mano sinistra, perdendo lo sguardo in giro per la stanza.
“Mi hai lasciato andare, non ci siamo lasciati, tu hai capito che io volevo qualcosa che non avremmo potuto condividere, qualcosa che era solo mio… Il giustificarti ti sembrerá un atto d’amore, ma io sto solo facendo la cronaca… dei fatti…Il colmo è che Chris mi dará il tormento appena saprá di Jared che… Chris ha venticinque anni, è arrogante e toglie il fiato per quanto è bello, ma con me non attacca e… ed abbiamo avuto giá una specie di litigio… no, non proprio, un confronto, te ne avrei parlato, ma ora abbiamo cose piú importanti… Tu sei il mio migliore amico… il mio amante straordinario… sei il mio papá… sei un fratello e… e l’amore di tutta una vita, che non aveva senso prima di incontrarti e scoprire che… che esisteva davvero qualcuno che mi avrebbe amato senza secondi fini, senza usarmi, nel modo migliore… finché siamo stati vicini, tu non mi hai mai deluso, non mi hai mai tradito… Sei stato un compagno perfetto ed io … io torneró da te…” – tiró sú dal naso, poi si tamponó con un kleenex, asciugando le lacrime – “Non posso vivere in qualsiasi posto del mondo senza di te daddy. Ti amo infinitamente… a presto, ti bacio e… e scusami se non ti telefoneró per qualche giorno… perdonami, non ci riesco, ma scriveró, promesso. Ciao Glam.” – abbozzó un sorriso, accarezzando la web e mandando un bacio, che a Glam sembró bruciare dentro.
Staccó tutto, poi attivó il registratore interno, dove lasciava i messaggi vocali per la segretaria ed i collaboratori.
“Tania buongiorno. Mi assento per un paio di giorni. Avvisi gli altri, grazie.”
“A chi stai scrivendo Jude?”
“A Colin… ma non risponde ai miei sms, sono solo preoccupato per lui…”
Robert si stiracchió tra le lenzuola stropicciate, mentre Jude era in accappatoio, dopo una doccia solitaria.
“Ti ha davvero colpito il suo dolore…”
“Profondamente. Per me Colin era il classico ragazzo irlandese un po’ svitato, che aveva rivoluzionato la propria vita, ma in chiave positiva, come se tutto fosse possibile, quando due si amano davvero.” – gettó il cellulare sulla poltrona, dopo essersi alzato, buttando anche quel poco che lo copriva.
“Che bel sole Downey… cosa facciamo?”
“A Los Angeles a gennaio? Shopping!” – scoppió a ridere, prendendolo tra le braccia, per baciarlo e “… debellare questa tristezza, che ti stringe il cuore…” – “Tu mi fai cosí bene Rob…”
“Sei tutto per me Jude… Tutto.”
La porta di colore verde smeraldo si spalancó, flash e risate sembravano esplodere oltre quella barriera di body guard, che cercavano di trattenere i fans, che avevano oltrepassato il cordone di sicurezza, che separava la zona dei camerini dal palco, dove il gruppo dei Red Close si era appena esibito.
Il primo ad entrare fu Chris, il cantante, seguito a ruota da Kevin, che stava passando il basso ad un assistente.
“Ma che casino ragazzi ahahahah… ehi.. lei chi è?”
Kevin non lo vide subito, ma quando accadde, sembró che tutto si polverizzasse intorno: “Glam…?!”
Chris fu quasi strattonato da lui, che lo oltrepassó, volandogli tra le braccia – “Ciao cucciolo… come stai?” – chiese accarezzandogli il volto tremante.
Kevin non riusciva a parlare, cosí Glam gli diede un lungo bacio.
Quando si staccarono, Kevin si appoggió sul suo cuore, aprendogli di poco la camicia azzurro scuro – “Ciao daddy… non riesco a crederci… sei qui?” – lo fissó di nuovo – “Sí. Era il minimo, non possiamo parlarci attraverso delle stupide scatole…Vieni, ho una suite in cittá, ma ho anche poco tempo, domani sera devo essere di nuovo sull’isola, arrivano dei rifornimenti di medicinali...”
“Sí… va bene.” – replicó annuendo con un sorriso.
I presenti rimasero ammutoliti, soprattutto il leader della band, che non riusciva a nascondere un certo disappunto, mescolato al timore che gli instillava Geffen, con una sola occhiata, nel salutarlo con freddezza, anche se educatamente.
Salirono su di un taxi, scomparendo nella notte di Sidney.
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