Capitolo n. 42 – gold
Jude scorreva il menú con aria divertita.
Conservava sempre quell’indole da bambino vivace, che Robert adorava.
Colin analizzava i loro sguardi, trovando un sapore di nuovo e diverso rispetto al suo legame con Jared.
Downey era un uomo dolce e sicuro di sé.
Tale condizione era stata consolidata proprio dal rapporto che aveva con Law, dai primi istanti, cosí come gli aveva raccontato un giorno in cui era in vena di confidenze.
I modi di Jude potevano innescare gelosie, ma Robert non si perdeva in rimproveri od inutili scenate, il compagno era la sua vita, gli apparteneva, anzi era reciproco, si compensavano e completavano ad ogni passo.
“Ma… chi dei due si è fatto avanti per primo?”
La domanda di Colin era intrisa di curiositá, alla quale Robert diede subito una risposta serena.
“Veramente ci hanno presentati e ci siamo amati, sai è proprio cosí, come se un dettaglio fondamentale mancasse alle nostre vite e conoscendoci, il pezzo del mosaico fosse finalmente saltato fuori… È stato incredibile…”
“Poi una sera eravamo tutti e due tristi ed incazzati, dopo circa un mese di riprese, cosí siamo andati a cena da soli…” – intervenne Jude – “Solitamente facevamo tavolate da venti o trenta persone, ma si continuava a parlare del film, insomma non si staccava mai la spina… Ed in quell’occasione non ne avevamo proprio voglia. Cosí ho portato Robert in un locale di Londra, un posto conosciuto da pochi, ci siamo fatti due birre, una lunga chiacchierata su cose che faticavamo a confessare persino a noi stessi…E poi lui…” – rise – “Poi lui mi dice: stanotte dormiamo insieme vero? Ed io con due occhi cosí, rispondo che era il minimo sindacale, ovviamente se avessimo anche fatto l’amore!” – scoppió a ridere anche Robert, che chiuse il racconto – “Vedi Colin, lui ed io scherzavamo dal mattino alla sera, quindi potevano essere solo battute, ma quando gli ho stampato un bel bacio sulla bocca, Jude ha capito che non stavo facendo il pagliaccio come al solito… E siamo arrivati fino a qui… accidenti, otto anni…E tu, con Jared… se ti va di parlarne…”
Farrell respiró forte, gli occhi che sembravano tuffarsi nel passato, come le sue parole vagamente avvilite – “Abbiamo aspettato molto… prima di fare l’amore, intendo, certo che i set sono davvero delle trappole… In Marocco e poi in Thailandia, dormivamo insieme, ci scambiavamo molte attenzioni, ma un fattore in comune c’è sempre a quanto pare… Il dirsi le cose piú intime, i segreti, le paure… Tutti ne abbiamo, vero?” – sgranó gli occhi e gli altri due annuirono.
“Io… Dall’attimo in cui mi sono reso conto di essermene innamorato, ho capito che avrei amato Jared per sempre.”
La dottoressa Roy voleva vedere per un controllo Syria, dopo essersi consultata con il suo medico curante, Sebastian Rodriguez, che rimase sconvolto alla notizia della sua gravidanza.
Jared e Glam la accompagnarono, ascoltandola con attenzione.
“Syria ho analizzato la tua anamnesi e devo essere sincera: la tua gravidanza è a rischio, ma nulla di irreparabile. Occorre riposo assoluto o quasi, per i primi tre mesi, poi superato questo primo scoglio, potrai svolgere un’attivitá leggera, se vuoi lavorare, ma sarebbe meglio di no. Faremo visite ed ecografie periodiche, seguirai un’alimentazione mirata e tutto andrá bene.” – sorrise.
Lei strinse la mano di Glam, guardando poi Jared, che era visibilmente preoccupato – “Non puó prendere un aereo quindi…? Avrei voluto… avrei voluto portarla a Los Angeles, ma non ne avevamo ancora parlato… era un’ipotesi…” – sembró scusarsi, anche per averlo solo pensato.
Insieme a Geffen aveva accennato l’idea, piú per la sicurezza di Syria e del bambino, senza volerlo ferire con il suo desiderio di tornare da Colin.
Jared era in preda alla confusione piú totale, ora anche al terrore che potesse accadere qualcosa al suo bimbo.
Syria sarebbe stata al centro di quel disegno, nel massimo rispetto, con un futuro nuovo e preconfezionato da Jared, nel quale Colin si sarebbe inserito in un modo o nell’altro.
Un suo rifiuto nei confronti del nascituro era davvero improbabile, ma forse era Jared, questa volta, a dare tutto per scontato, soprattutto nei confronti della ragazza.
Tornarono in silenzio da Pamela; Jared rimase con lei nella sala, spiegando la situazione.
Geffen accompagnó Syria nella propria camera.
“Glam lei… lei cosa ne pensa?”
Si mise seduta sul bordo del letto e lui in ginocchio, stringendole le dita gelide – “Penso che siamo una squadra e non hai nulla da temere Syria. Tu lo vuoi questo bambino?”
“Sí, assolutamente.” – replicó decisa.
“Allora lo avrai, te lo prometto.” – sorrise.
Glam non poteva conoscere il futuro in senso assoluto, ma bastarono le sue convinzioni a rassicurarla.
“Ora rilassati e dimmi cosa vuoi mangiare.”
“Pizza…”
“E pizza sia.” – rise piano, sistemandole i cuscini dietro alla schiena, baciandola tra i capelli, con una carezza, che era la migliore cura per quel momento carico di angoscia.
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