Capitolo n. 2 – gold
Erano le quattro di pomeriggio.
Il ventisei dicembre era da molto tempo un giorno di gioia, risate alla End House.
Quando Jared varcó la soglia, vide nell’ingresso un mazzo di cinquecento rose rosse, da parte di Colin.
Servirono cinque vasi in cristallo per contenerle, erano uno spettacolo.
Miss Wong si avvicinó, porgendogli infiniti auguri ed il biglietto allegato a quel dono floreale.
Jared lo mise nel portafogli, senza aprirlo.
“La ringrazio, lei è un’ottima persona, come suo marito e tutta la vostra famiglia. Sono certo che avrete cura della mia, per tutto il tempo che io non saró qui.”
“Signor Jared, va … via?” – domandó timorosa.
“Sí miss Wong. Potrebbe portare tutti i bambini di sopra, nella stanza dei giochi?”
“Certo, li raduno ed arrivo…” – sorrise timidamente.
“Papi dove vai?”
Becki era vivace e molto curiosa.
“È un viaggio importante, ci sono… ci sono persone che hanno bisogno di aiuto ed io… io vorrei provare a rendermi utile, perché ne ho bisogno. Voi avete tutto, spero che vi sentiate amati…”
“Sííí!” – gridarono all’unisono.
C’erano anche James ed Henry.
Tutti adoravano Jared, cosí come gli aveva detto Colin, perché era come qualcosa di inevitabile.
Jared aveva portato la felicitá che aveva dentro al di fuori di sé stesso, svuotandosi, non ricevendo ció che in fondo al cuore sperava.
Solo i bambini gli davano un amore concreto, ma anche loro seguivano un cammino, in cui Jared non voleva essere ingerente, ma solo presente e su ció loro avevano sempre potuto contare.
“Sí, ma dove, noi possiamo venirti a trovare, papá?”
“Non subito Yari. Ma vi prometto che faró il possibile per … io faró il possibile, venite qui, voglio abbracciarvi …”
“Papi ti vogliamo tutti bene…tantissimo bene…”
“Lo so Rebecca…Ehi, il tuo telefonino suona…”
“Sí dev’essere papá ha giá chiamato tre volte… diceva che tu lo avevi spento… pronto! Ciao… sí è arrivato… È papá!” – saltelló passando il cellulare a Jared.
“Digli che lo richiamo io tesoro…”
Becki riprese la conversazione – “Papi dice che ti chiama lui…ah… ok…Papi senti…” – inizió a parlare sotto voce – “Papá sta piangendo… per favore… rispondigli…”
“Ok, dammi questo telefono piccola.” – disse cercando di mantenere la calma.
“Ciao Jared…grazie per… Jared volevo farti gli auguri…”
“Bambini tornate di sotto, tra poco c’è la torta, ok? Io saluto papá ed arrivo.”
Se ne andarono velocemente.
Il suo tono passava dall’amorevole al duro, come un soffio di vento.
“La vuoi smettere di usare i nostri figli!?!”
“Domani mattina sono a casa… Jay parleremo ed io…”
“Sí parleremo, non temere.”
Quando Colin vide il piccolo trolley azzurro di Jared spuntare dalla camera armadio e la sua vecchia sacca da viaggio, provó uno sconforto, che gli spezzó il respiro.
Jared era in bagno, si stava allacciando le scarpe.
“Bentornato.”
Colin si guardó in giro, smarrito.
“Di… di sicuro non hai cambiato idea per il Messico… Dove stai andando Jared?”
“Vado via, per quanto non lo so.”
“Via? Sí, lo avevo immaginato, ma… ascolta Jared…”
“No, ascoltami tu. Con i bambini e mio fratello, ho giá parlato, non potevo certo andarmene senza spiegarlo anche a te, anche se te lo saresti meritato.”
“Ok. Ok, sei incazzato nero, sei deluso, dimmi cosa vuoi che faccia ed io la faró, ma … ma non uscire da qui, non andartene, ti prego…”
“Non ci sono preghiere che mi fermeranno Cole.”
“Ho capito è una… una pausa di riflessione? Gli altri la chiamano cosí!?”- si mise a sedere sul letto.
“No, qualunque cosa sia è necessaria.”
“Devi dirmi dove vai, abbiamo dei figli e…”
“Te ne sei ricordato! Bravo!”
“Piantala Jared! Perché non ci calmiamo ed usciamo da questo baratro!” – si rialzó.
“Un baratro… sí, è vero… sai, esiste un posto dove un amore puó solo andare a morire. Ed io non voglio conoscerlo un luogo simile, quindi se vuoi salvare ancora qualcosa, se vuoi davvero recuperare, non fermarmi e non seguirmi, perché sarebbe davvero la fine Colin.” – ribatté deciso.
“Jared per favore…”
“Vado ad Haiti. Faró volontariato alla fondazione Geffen, ora lo sai. Servono non solo i nostri soldi, ma anche braccia che lavorano e diano qualche attenzione ad un mare di piccoli abbandonati.”
“Haiti… Tu… tu stai andando da Glam…”
“Glam non c’entra nulla, non tirarlo in mezzo!”
Colin sapeva che il rapporto tra Geffen e Kevin era assolutamente solido, ma a Los Angeles; si stava chiedendo se la loro separazione temporanea, per i motivi che lo stesso Jared gli aveva spiegato qualche settimana prima, avesse compromesso anche il loro legame.
“Ok, ok, scusami, non volevo dire che è per lui che… Ok Jared ho detto l’ennesima cazzata, ma…”
“Haiti per me ha molti significati, forse tu non lo ricordi, ma ci ho vissuto e lí conosco almeno una persona di cui fidarmi.”
“Ho… ho capito… mi dispiace… È un incubo, mi sento… mi sento morire Jared…”
“Stai vicino ai nostri figli, recupera almeno con loro, è un consiglio, l’ultimo che ti do prima di andare via. Ciao Colin.”
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