venerdì 28 gennaio 2011

GOLD - Capitoli n. 31+32+33+34+35

Capitolo n. 31 – gold



Quanto tempo era passato?
Meno di quello che temeva Shan – “Devo… devo tornare da Tomo. Scusami Owen…” – gli diede un bacio, al quale Owen rispose ad occhi aperti, scrutando i suoi, lucidi, impauriti.
“Shan… dobbiamo… parlare di questa cosa… di noi…”
“Sí, hai ragione, dobbiamo farlo, ma non ora, mi dispiace… Vado dal bambino, alla End House, mando un sms a Tomo, non ce la faccio a vederlo ora…” – sembrava pensare ad alta voce, su cosa fosse meglio da fare.
Owen decise di farsi una doccia e sparire dalla Rice Tower, come solitamente accadeva quando tutto andava per il meglio, quasi un gesto scaramantico.
“Faccio un giro in barca…se hai bisogno di me, questi sono tutti i numeri a cui trovarmi…” – gli passó un biglietto da visita e lo salutó con un ultimo bacio.

Colin invitó Robert e Jude fuori a cena, insieme a Kurt ed a Brandon, che era finalmente arrivato da New York.
Il dottor Cody era in forma, la relazione con Kurt lo ringiovaniva, la paternitá di Martin lo divertiva.
Il piccolo era a casa Farrell, insieme a tutti gli altri.
“Cosí vi siete sistemati nel loft di Crane?”
“Sí Colin, è un posto davvero incantevole…” – disse Brandon, rivolgendosi poi a Robert – “Tu come stai, ti vedo bene…” sorrise.
“Jude devi sapere che lui è stato il mio… salvatore, prima di te, ma solo a livello terapeutico ahhahah…”
“Un santo!” – ribatté, stringendo la mano del compagno.
Kurt armeggiava con il cellulare.
“Vi chiedo scusa, ma sto rispondendo ad un sms di Jared…”
Colin ebbe un leggero tremito – “Davvero?” – sorrise a metá.
“Sí, vi saluta tutti e mi scrive che hai il cellulare staccato…”
Farrell controlló – “Cazzo è vero…aspetta che leggo cosa mi ha scritto…” – mormoró sereno, vedendo che Jared lo aveva cercato, anche con una telefonata.
“Mi chiede di connettermi con questo coso… tra un paio d’ore… Dovreste darmi una mano, non so come si fa…” – scrolló le spalle, rassicurato un istante dopo da Jude, che aveva lo stesso modello e non era cosí imbranato.
Fu piacevole mangiare con loro, Colin riusciva a non sentirsi perso e le pastiglie restavano nel cruscotto dell’auto, dimenticate almeno per una sera.

Josh stava ascoltando il racconto del padre, su come era andata la mostra di Tomo.
Lui era arrivato da pochi minuti e li stava spiando, sorridendo.
“Ciao cuccioli…” – entró, togliendosi la giacca ed abbracciando il bimbo, che gli era corso incontro.
“Mofooo papiii!!!”
“Ciao tesoro… Shan abbi pazienza, sono in ritardo, hai mangiato?”
“Qualcosa al buffet… contento per oggi?”
“È stato incredibile… mi sono dovuto trattenere, per firmare i contratti di cessione dei pezzi… la segretaria di Rice mi ha dato subito questo assegno, guarda che cifra… ci mandiamo Josh al college, cosa ne pensi?”
“Accidenti… sí, un fondo fiduciario… potremmo fare cosí…” – ribatté, senza tradire altre emozioni, chiedendosi come ci potesse riuscire.
Un bugiardo di professione, ecco cos’era diventato, pensó provando un senso di mediocritá pungente.

La biblioteca era il posto ideale per proiettare il collegamento con Haiti.
La grande parete beige vuota andava benissimo.
Si misero tutti sul divano e Colin chiamó Jared, che rispose dopo tre squilli.
“Ciao Jay…eccoci qui, siamo un… gruppo di ascolto…”
“Ciao Colin, come stai?”
“Abbastanza bene… ci sono Kurt, Brandon, Robert e Jude… che è l’unico a sapere usare questo aggeggio…” – rise nervoso.
“Ah… capisco… ok, allora lascialo fare, cosí ci vedi, anche noi siamo in tanti…”
“Aspetta un attimo… ti metto in viva voce…”
Law stabilí il contatto ed appoggió l’apparecchio sopra ad un libro, come se fosse un proiettore.
Spensero le luci, l’immagine era nitida, come gli occhi di Jared, che aveva piazzato a propria volta il cellulare in modo che avesse una panoramica a 180 gradi.
“Eccoci qui… questo è l’orfanotrofio della fondazione Geffen… siamo all’ora della favola, ma questa sera i bambini sono scatenati…”
In effetti erano ovunque, ridevano, giocavano, correvano, mentre le sorelline stavano accanto a Jared, radioso.
“Sono… bellissimi…” – accennó Colin, contorcendosi le mani.
Un istante dopo una bimba di due anni spuntó, tirando Jared per la camicia – “Eccola qui, questa è Marzia… saluta peste…sai chi c’è lí? C’è Colin…”
Lei fece un balzo ed agitó la manina – “Coinnn!”
“Le ho mostrato una tua foto e si è subito innamorata di te… È qui perché vuole che le cambi il pannolino…” – la prese e fece una smorfia – “Mmmm è vero! Ahahahhah… ok aspetta un attimo…”
“È splendida… portala a casa Jared…portala qui…” – Colin lo disse senza pensarci, spontaneamente.
“È stata adottata da una coppia australiana… sono persone meravigliose, come te… vengono a prenderla domani…Comunque… grazie…” - disse gli occhi lucidi.
La baraonda si spostó dall’altra parte della camera, era arrivato Geffen.
Jared giró lo sguardo – “È arrivato il grande capo… Ciao Glam…”
Lui si avvicinó, con Lula in braccio, come al solito.
“Ho portato Pamela… Ciao Jared, cosa state facendo?” – domandó sorridente.
“Che bell’uomo…” – sussurró Jude, Robert gli diede una gomitata, che l’altro ricambió, quando Downey esclamó – “Accidenti che sventola!” – notando la ex di Geffen.
Jared spiegó e lui si irrigidí un minimo – “Ciao a tutti, ciao Colin, che bella sorpresa…”
“Ciao Glam… ti trovo bene… state facendo… qualcosa di unico, davvero…” – la voce gli usciva come qualcosa di estraneo a sé stesso.
“Sí… ti ricordi di Pam?”
“Certo… ciao Pamela…”
“Olá Colin! Ma mi vede?”
“Sí ti vedo benissimo… come stanno le gemelle?”
“Studiano e crescono… e stanno con il loro papá, quando si fa vivo!” – e strizzó l’occhiolino, sfoggiando un decoltè mozzafiato, che lasciava indifferente Jared, preso a coccolare Marzia.
“Temo che sia… impegnativo risolvere tanti problemi…”
“Lui ci riesce benissimo. Ne sa sempre una piú del diablo! Vero Geffen?”
“Pam ci sarebbero le coperte da rimboccare…” – ridacchió, passandole Lula, che le diede una palpatina – “Ehi nino, queste cose te le insegna il tuo daddy?!” – e scoppiarono tutti a ridere, anche alla End House.
“Come vedi Cole è una gabbia di matti…aspetta, ci sono ancora due persone…venite! Questo è il dottor Sebastian… e lei è Syria, insegna all’asilo…”
Anche loro salutarono, sorridenti.
“Ma se non sei figo non ti prendono alla fondazione?” – bisbiglió Kurt.
“Guarda che ti ho sentito Kurt!”
“Ah allora non sei ancora sordo come credevo ahahah…Ciao Jared...”
“Ciao… Colin ci sei sempre vero?”
“Sí amore… ci sono…”
“Ok, ora raccontiamo loro una storia fantastica e poi filano a nanna…Ci vediamo tra tre giorni…Ti telefono prima di partire…”
“Va bene Jay… non vedo l’ora…ti amo.”
Jared riprese il telefono, facendogli il gesto di fare altrettanto. Lui si alzó ed annuí, cambiando stanza.
“Abbi cura di te Cole… mi raccomando… ti abbraccio e ti amo anch’io…Tanto.”


Capitolo n. 32 – gold



Jared tiró un respiro profondo.
“Tutto a posto?”
“Glam… sí, scusa se vi ho lasciati da soli, ma avevo bisogno di un attimo di… raccoglimento…”
“Nessun problema. Torniamo di lá se vuoi oppure ce ne andiamo anche subito.” – disse con un tono dolce, andando ad abbracciarlo.
“Glam… devo… devo chiederti due cose…”
“Ti ascolto.”
“Potresti… dormire con me fino alla mia partenza?”
“Certo… e la seconda domanda quale è?” – chiese sorridendo.
“Vorrei… vorrei che non facessimo l’amore, se non al mio ritorno da Los Angeles… mi dispiace…”
“Non devi, è naturale… è … senti Jared, te lo ripeteró sempre: fai ció che senti, non averne paura, non esitare se hai un desiderio e nemmeno laddove volessi rifiutare qualsiasi situazione. Ok?” – lo bació sulla fronte.
“Ok Glam…lo faró. Grazie.”

“Cosa ne pensi Brandon?”
Il dottor Cody guardó i presenti, rimasti nella biblioteca di Colin, poi fece a propria volta una domanda – “Ne parliamo qui, insieme agli altri oppure devono lasciarci da soli?”
“No, restate tutti, se non è un problema per voi…”
“Volentieri…” – dissero all’unisono Jude e Robert, mentre Kurt annuí.
“Ok mettiamoci comodi, cosí ti diró cosa ho visto e sentito…Sostanzialmente tanto amore. In Jared, da Jared ed intorno a Jared. Ti ha…parlato di quella bambina, dicendoti che si è innamorata di te, guardando una foto, penso che fosse un suo ricordo personale… Sappiamo quanto ami le foto il nostro Jared…” – sorrise.
“Sí, in effetti ne abbiamo diverse sempre con noi…”
“Ok… Poi ha detto che quelle persone, che adotteranno proprio Marzia sono meravigliose, come te. È ció che lui pensa di te, non ci sono dubbi, anche se il suo giudizio nell’ultimo anno è stato messo a dura prova, di certo la sua riflessione piú vera resta questa. Alla fine tu gli ha detto apertamente ti amo, ma lui ha preso il telefono e ne ha fatto qualcosa di intimo, parlo della sua risposta…”
“Mi ha detto… di avere cura di me… e… sí mi ha detto ti amo, tanto…”
“Ma lo ha fatto senza che noi ascoltassimo, perché Jared non vuole essere giudicato: certo, ti ama, per cui si potrebbe dire allora perché non torni? Lui, peró, ha bisogno di tempo e di riprendersi l’amore che ha per te e la vostra famiglia.”
“E… e di Glam, cosa ne pensi?”
“Noi vogliamo bene a Glam, lui è sempre stato al centro della nostra famiglia ed era palesemente imbarazzato ed anche sorpreso, ma ha subito stabilito un contatto con te, senza nascondersi, perché lui fa sempre cosí, va a testa alta, anche incontro alle pallottole, giusto?” – sorrise di nuovo.
“Glam è un uomo fantastico, ma lo è diventato da quando conosce Jared… Vedete, voi non sapete i dettagli…” – si rivolse a Robert e Jude, incuriositi – “Voi… voi non sapete che io e Glam abbiamo fatto del male a Jared, è stato un momento di follia… è una storia lunga, ma in sostanza lui è andato avanti, ha capito, ha… perdonato…”
“Geffen è stato il mio legale per dei contratti con la Universal…sinceramente lo ricordo come una specie di squalo spietato nel lavoro, superficiale nella vita, con le donne poi… Non ho idea di quante ne possa avere avute, a parte le mogli… Poi tutti i suoi figli, non è stato nemmeno un gran padre… Ora lo rivedo e sembra davvero un uomo nuovo… migliore…” –
Jude lo fissó – “Io non conosco nemmeno bene Jared, ma a me è sembrato molto innamorato di te Colin… anche se quando questo Glam è entrato nella stanza, lui lo ha subito guardato, poi ha detto… il grande capo… Secondo te ha un senso, Brandon?”
“Jared ha carenze affettive paterne, in Glam vede anche questo, si sente protetto e molto amato. In questi anni Geffen ha avuto ed ha ancora un compagno che adora, Kevin, che è piú giovane di vent’anni rispetto a lui e che lo chiama daddy…Abbandonato in un inferno, poi adottato da due ricchi e freddi coniugi… Questo per farvela breve…”
“E dov’è Kevin ora?” – domandó Jude.
“In concerto, per un anno, un suo sogno per il quale Glam lo ha lasciato libero, ma senza troncare la relazione…” – replicó Colin.
“E lui sa di Jared?”
“Sí Robert… lui e Jared erano amici in un modo speciale…come fratelli, quasi in simbiosi per questo loro legame verso Glam… me ne rendo conto solo ora, di quanto si siano voluti bene, tanto è vero che Kevin era qui pochi giorni fa e si preoccupava solo che fossi io alterato con Geffen, ma di Jared non ha avuto una parola cattiva, anzi…”
“Adesso Colin devi solo avere molta pazienza. Questo incontro, per il compleanno di Becki, sará un momento speciale, ma tu devi sforzarti di lasciarlo libero, assolutamente libero, perché sará l’unico modo perché lui possa restare il giorno che deciderá di farlo davvero...”
“E non sará questa volta, vero Brandon?” – nel porre quel quesito, una lacrima scese vivida dai suoi occhi, Jude gli strinse la mano ed il silenzio di Cody fu la risposta, che giá conosceva.
“Ora… ora dobbiamo parlare da soli Colin, di altre cose… se volete lasciarci…Grazie.”

Miss Wong portó del tè caldo.
“E tu, sei arrabbiato con Glam?”
Colin aggrottó la fronte, poi si strofinó gli occhi.
“Faró… un esercizio di onestá… anche a me è capitato di cadere tra le sue braccia, forti e rassicuranti…Le mie rimostranze dovrei farle solo a Jared, perché è lui il mio compagno, ma Glam è parte di noi, per cui questo tradimento è doppio, cosí come lo è stato il mio, proprio con Geffen, nei confronti di Jared … Sembra un secolo fa… ma non è cosí… forse il loro amore è come una candela accesa e spenta piú volte, ma prima o poi dovrá consumarsi ed il solo modo credo sia quello di… non soffiare, come fará invece Becki, sulla sua torta…” – sorrise.
“Hai molte aspettative su quel giorno, non parli di altro, ma ti rinnovo il mio consiglio a non aspettarti troppo Colin…”
“Ho… ho capito, ci proveró, promesso…”
“Allora prometti di essere sincero su quello che prendi, perché ho il timore che tu stia esagerando…”
“Vieni in camera mia, ti apriró il mio armadietto dei farmaci… peró devi garantirmi anche tu almeno una cosa: non togliermi tutto, faccio fatica a dormire ed anche gli attacchi di panico… ne sono terrorizzato…”
“Ti prescrivo un dosaggio equo, sú andiamo…”



Capitolo n. 33 – gold



Il mare era una tavola.
“Sicuro che nessuno possa farci qualche foto…?”
“Stai tranquillo… rilassati Shan…” – gli bació la schiena, mentre lo massaggiava, completamente nudi sul ponte del Deep water.
“Adesso girati… e guardami…sei un tesoro, ad essere qui, nonostante tutto…”
Lo strinse, infilando la mano sotto ad un telo, estraendone una scatola confezionata perfettamente.
“Per te Shannon…”
“Cosa... un regalo?”
“È solo un pensiero…”
Era un orologio, molto particolare.
“Ho letto che ti piaceva questo modello… su di uno di quei fansite…”
“È vero…non… non dovevi Owen peró grazie…” – lo bació, indossandolo.
“Hai … un polso molto sexy… per non parlare del resto…”
“Non mi sono mai sentito cosí bello come dici tu…” – si scherní, in un modo che Rice trovó cosí in contrasto con quei modi bruschi e rudi, tipici di Leto.
“Forse perché hai un fratello che tutti venerano come una divinitá, ma tu… tu sei il mio amore ed io ti sceglierei sempre… sempre.” – si baciarono di nuovo.
Infine rientrarono in cabina, senza mai staccarsi.
La loro era un’alchimia perfetta.
Fisica, ma a poco a poco anche mentale.
Owen gli aveva fatto trovare pronto un pranzo ricco e molto saporito.
Si erano imboccati, per poi finire a fare l’amore anche sul tavolo imbandito.
“Vorrei una relazione stabile con te e portarti a casa, dai miei, per presentarti, soprattutto a mia madre, sai, lei è un po’… strana, con quei cappellini, il tè con Elisabetta e…”
“Elisabetta…? Quell’Elisabetta?” – rise, facendo un’espressione buffa.
“Sí, ma non essere in soggezione, io lo sono stato per una vita, dieci anni in analisi, per staccarmi dalle sue fobie, dalle ossessioni che io fossi il figlio perfetto… Vorrei tanto avere anch’io un fratello ed amarlo come tu fai con Jared, ma giá io sono un mezzo miracolo… Sai mio padre è piú gay di me, ma non riesce a lasciarla, anche se ha un fidanzato da quarant’anni, zio William… vabbé zio… lo conosco da sempre ahhahah…Lo adoro…”
“Loro sanno che tu sei omosessuale?”
“Solo papá… anche lo zio, ovvio… mamma no, cioè fa finta di non saperlo, ogni tanto mi appioppava qualche ragazza, in fondo essere fuggito dall’Inghilterra è stata una buona idea…”
“Ma… quel tuo uomo, era un tipo classico?”
“Da morire ahahahah… Loro impazziranno per i tuoi tatuaggi… ma quando andremo da mamma, dovrai coprirli e…”
“Ehi, aspetta Owen… stai… correndo troppo.”
“Ti sto solo dicendo ció che io provo ed i miei progetti, che ti giuro, sono seri e concreti.”
“Owen io… io ho un figlio con Tomo e non voglio perderlo…”
“Ti capisco, ma i miei avvocati tuteleranno sia te che Josh ed io gli vorró bene, ma sempre un passo indietro rispetto a Tomo, siete genitori esemplari, ma non posso… io non posso dividerti con lui in eterno Shan.” – disse risoluto, poi gli prese il volto tra le mani e lo bació profondamente, prima di ripartire verso Los Angeles.

Josh non era la sola ragione per cui quella separazione restava un pensiero quasi inconcepibile alla mente di Shan.
Lui amava Tomo, gli voleva un bene profondo.
Aveva sofferto a lungo prima di averlo, prima di arrivare ad una convivenza, alla veritá, alla consapevolezza.
Owen in poco tempo si era trasformato da cinico arrogante a uomo pieno di tenerezze nei suoi confronti.
Certo il desiderio sessuale reciproco obnubilava i rispettivi equilibri, visto che anche Rice aveva timore di lasciarsi andare completamente, con il rischio di stare da cani, se Shan avesse scelto la sua famiglia.
Poteva dargli tutto materialmente, ma quell’amore che lo univa a Tomo non poteva certo manovrarlo o gestirlo come la sua barca o la sua azienda.

Shan ripose quel gingillo, togliendoselo dal polso arrossato, in un nascondiglio, nel garage dove aveva appena parcheggiato la moto.
Salí in mansarda, prendendo due birre e controllando che Josh dormisse, monitorato anche da Tomo, via web cam e blindato in quella casa sicura ed immersa nel verde di un giardino ricco di piante e fiori tropicali.
“Shan bentornato… come sono andati i provini?”
“Ciao … inconcludenti, non so come certi ragazzi pensino di essere una band…tutti troppo chiassosi e ripetitivi.”
Era stata un’ottima scusa, quell’incarico da scrutatore per un nuovo programma tv, anche se da dietro le quinte: Shan non voleva assolutamente comparire, quindi scelse di entrare nella pre commissione, con qualche incursione solo da parte di MTV.
Aveva semplicemente qualche audizione, a quelle che realmente faceva.
“Cosa fai?”
“Nuovi pezzi… Owen mi ha detto che tra due mesi a Parigi ci sará un’esposizione generale di tutti i suoi artisti… ma non sono molto ispirato…”
“Non si direbbe…” – lo abbracció da dietro, baciandogli le spalle, per poi buttarlo sul divano, per un assalto fatto di baci, carezze, morsi.
Lo prese con forza – “Ti… ti voglio Tomo…voglio sentirti…!”
Il compagno gemeva, gli occhi pieni di lacrime, gli stava facendo male, ma mai quanto potesse pensare – “Io ti appartengo Shan…per sempre.”

Geffen parcheggió l’hammer, scese ed aprí lo sportello, per prendere la sacca di Jared, aiutandolo a scendere – “Vieni piccolo, pronto al decollo?”
Stava facendo quasi violenza su sé stesso per non piangere ed urlare, aveva la pessima sensazione che non lo avrebbe piú visto.
“Sí Glam…grazie, prendo solo un’altra bottiglietta di acqua…”
“Ne ho nel frigo… prendila pure…”
“Ma tu poi…?”
“C´è un bar qui dietro…” – rise nervoso.
“Ok… sono confuso, agitato…neanche fosse la prima volta che prendo un aereo… ridicolo…”
“Sí, hai ragione Jay… un giorno rideremo di tutto questo…”
“Aspetti con me? Manca poco…”
“Lo so piccolo… è per questo che vorrei andare via adesso… mi perdoni?”
“Assolutamente sí…mi puoi stringere Glam?”
“Certo… tutte le volte che vorrai…” – lo accolse e lo racchiuse sul suo cuore, lasciando andare un pianto triste e, subito dopo, anche il suo dolce ragazzo americano.


Capitolo n. 34 – gold



Simon andó a prendere Jared all’aeroporto, agitato almeno quanto gli altri di rivederlo.
“Colin ti chiede scusa, ma era troppo agitato per guidare e ti sta aspettando a casa…”
“Lo immaginavo, come state tu e Richard?” – domandó sorridendo ed abbracciandolo.
“Bene grazie e tu Jared?”
“Ho perso qualche chilo… ma non troppi vero?”
“Stai benissimo, anche se si vede… che sei smagrito intendo… ok, andiamo, il tuo bagaglio è tutto lí?”
“Sí viaggio leggero… Andiamo pure.”

Tutti erano riuniti nel parco, dove Colin aveva organizzato una stupenda festa colorata per Becki, arricchita da giocolieri e musica.
I presenti tenevano a bada i bambini, ai quali Farrell chiese di avere un po’ di pazienza, prima di vedere Jared, perché avrebbe voluto parlargli da solo, ma era un piano che poteva anche saltare.
Del resto la regola era quella di non imporgli nulla, ma di dargli lo spazio di decidere liberamente.
Mancavano solo Jude e Robert, a Malibu dal mattino presto, dopo avere consultato nel frattempo sia un legale che lo stesso dottor Cody, per gestire al meglio il confronto con le rispettive compagne, durante il compleanno di Downey.

“Dov’è Colin?”
“In camera vostra ad aspettarti, se ti va, se no lo avviso e scende…”
“No… fammi scendere sul retro, passiamo dall’entrata secondaria, ce l’hai il telecomando?”
“Sí, certo…”
“Tutto previsto, vero Simon?”
“Diciamo che… Colin sperava di poterti salutare senza troppa confusione, poi se volevi anche farti una doccia...”
“Sí certo… ecco siamo arrivati.” – sorrise, sembrava contento, la crisi della partenza svanita o quasi.
Salí con calma, trovando corridoi e stanze deserte, mentre una confusione di risa e voci arrivava dall’esterno.
Sorrise, sbirciando cosa accadesse oltre le vetrate.
La porta della stanza era socchiusa e Colin seduto, il cellulare tra le mani, forse aspettava notizie da Simon.
“Posso entrare…?”
“Jay…!” – la sua voce faticava ad uscire, ma i suoi passi furono veloci verso di lui, che aveva chiuso a chiave, andandogli incontro, per abbracciarlo.
Il tempo era un fluido caldo, mercurio liquido, un vento, nel chiudere gli occhi, come piombati indietro nel passato, dove molti anni prima si erano ritrovati cosí, senza piú paura di amarsi, di ammettere i loro sentimenti, in Marocco, poco distanti dai fuochi accesi sulla spiaggia, dove si festeggiava qualcosa, che a loro non importava.
Per Jared, Colin da quell’istante, avrebbe dato anche la vita, perché lo amava, lo amava davvero.
Le loro mani scorrevano lente sulla schiena, partendo dalle spalle, le loro bocche affondate nel collo l’uno dell’altro, poi fermandosi sui fianchi, dalle loro gole non uscivano suoni, ma il sapore di un bacio che Colin aveva rubato, ridendo raggiante, pronto a donarsi a lui ed a quel destino che pretendeva il loro amore.
Ora Jared e Colin avevano lo stesso ricordo, ne erano certi, senza neppure dirselo, ma le emozioni erano le stesse? Jared continuava a domandarselo, visto che davanti all’oceano lui agognava quelle attenzioni da settimane, mentre lí si sentiva terribilmente confuso, ma in pace con Colin.
Il suo profumo era familiare, il suo calore qualcosa che lo turbava, finché volle andare avanti nel ritrovare le sensazioni, che si erano sgretolate negli ultimi mesi.
Lo bació, sentendolo tremare.
“Cole…?”
“Amore… amore…sei veramente qui…”
“Mi senti… io sono qui Cole…” – e gli prese le mani, portandole sotto alla camicia, poi se la sfiló e lui profuse baci e lacrime sul suo petto, toccandolo con il timore che potesse spezzarsi.
“Jay…”- ansimó, tornando a fissarlo.
“Lo so… vieni…”
Si spogliarono a vicenda, con calma, mentre Colin riacquisiva un po’ di calma, mescolandola all’eccitazione del momento.
Due sensori portarono l’ambiente nella penombra, dai riflessi ambrati, per alcune candele, che Colin aveva acceso, nella speranza che Jared tornasse in quel letto con lui.
Accadde, oltre ogni sua piú ottimistica aspettativa.
“Posso… guardarti amore…?”
“Sí Colin… ma vorrei sentirti sopra di me… dentro di me… adesso…”
“Dio…sei tutto ció che amo… ti amo… ti amo Jared… ahhh” – e lo penetró senza altre esitazioni, perché il compagno era pronto a schiudersi a lui come un fiore proibito.
Jared non smetteva di seguire tutte le sue espressioni, Colin lo dilatava progressivamente, entrambi gemevano, per un piacere nuovo, totale.
I suoi fianchi erano cosí esili, invasi da quelli di Colin, che si fece come un'unica persona, nel saldarsi al corpo di Jared, pronto a venirgli dentro, a lungo.
Era senza fine, cosí decise di sollevarsi, per poi girare Jared, infilando due cuscini sotto al suo bacino, tornando alla sua adorabile fessura con le dita sudate, per dargli un sensuale tormento, anche con la punta del suo sesso turgido e grondante di umori, pronto a rientrare in quel empireo di sensi, ma poi anche per riuscirne, con erotismo smanioso, che fece salire dei brividi e delle parole oscene alle labbra di Jared – “…mi stai scopando cosí bene…Colin… Colin…” – continuava a ripetere il suo nome, in quella fase, che anche il compagno volle godersi fino in fondo.
Traboccó da lui, dopo poche spinte, le unghie pronte a marchiarlo, perché era ció che Jared voleva, urlando ormai, ma intanto nessuno poteva sentirli.
Erano cosí liberi tra quelle mura insonorizzate.
Farrell strizzó le palpebre, poi spalancó le iridi, rigirando Jared, per stringerlo, baciarlo, contraccambiato a pieno, anche nell’esprimere tutto ció che riemergeva dalle loro anime disperate.
Piansero piano, costernati per tutto il male che si erano fatti.
Jared convulsamente cercó di amare a propria volta Colin, con trasporto, ma senza lasciare spazio alla libido, ma solo al suo desiderio di reclamarne il possesso pieno.
Farrell era in estasi, non capiva neppure piú che giorno fosse, che mondo fosse, voleva solo che Jared non smettesse di farlo suo, perché era cosí da sempre.
“Cole… io… io sto…venendo!” – glielo gridó, fronte contro fronte, occhi negli occhi, respirandosi fino al culmine.



Capitolo n. 35 – gold



Jude accarezzava le rose, nel giardino di Robert, che lo raggiunse.
“Fiore beato…” – sussurró, arrivandogli alle spalle, posandovi poi le mani, mentre il compagno era perso in mille pensieri.
“Amore…Il pranzo è pronto?”
“Hai fame Jude?” – chiese sorridendo.
“Per niente… Dove sono loro?”
“Stanno prendendo un aperitivo…I bambini hanno giá mangiato e sono andati a riposarsi, hanno nuotato troppo…”
“Sono stati dolcissimi… la tua piccola poi, con quei disegni…hai visto che ci ha messi insieme… con i cuoricini tutti intorno…” – rise nervoso.
“Credo che loro capiscano ed accettino piú di qualsiasi adulto Jude… ti amo, non dimenticarlo…”
“Anch’io ti amo da morire… andiamo? Sei pronto?”
“Sí… e Colin? Notizie?...”
“Solo una faccina sorridente via sms, era un segnale, quindi con Jared è andato tutto bene…lo chiameró dopo… se sopravvivo…”
“Tranquillo… lascia parlare me, poi ti lasceró spazio, ma se vuoi cambiare strategia…”
“Vai avanti tu, poi ti seguo, lo sai, come sempre.” – sorrise, sfiorandogli la guancia con un bacio leggero.

Sienna giocherellava con l’oliva del suo Martini.
“Allora, nuovi progetti cara?”
“No Susan, a parte una serie in tv… cosa ne pensi?”
“Dipende…”
“Ma sí, storie di medici e poliziotti… di livello certo, ma non sono convinta.”
“Pensaci… la BBC vuole realizzare un’altra raccolta di otto film di Holmes, credo che Robert stia valutando…”
“Jude non mi ha detto nulla…”
“Strano. Forse lui non ne vuole sapere…”
“Ma figurati Susan… Ormai sono infognati in questi ruoli, si vedono piú tra di loro che … vabbé lasciamo stare, ci ho fatto una discussione giusto pochi giorni fa, quando erano a Tokio…”
“Davvero?... A me è successo quando la bambina è stata male… In effetti stanno esagerando… Ah, arrivano, dai godiamoci la celebrazione del grande uomo!” – sussurró ironica.

La cuoca messicana aveva preparato un pasto molto stuzzicante, ma i presenti non erano proprio in vena.
Susan cercava di intrattenere gli altri, con aneddoti e battute, che facevano ridere solo lei, mentre Sienna mandava messaggi ed aggiornava il proprio twitter, nell’indifferenza generale.
“Cara vacci piano con lo champagne…” – disse Robert, per poi mormorare a Jude, seduto accanto a lui, sistemati in quel tavolo rettangolare, di fronte alle compagne – “Forse è meglio che siano brille, tutto sommato…”
“E cosí altri otto episodi Watson?” – intervenne improvvisa la Miller.
“Come scusa?”
“Ma sí Jude… non dirmi che non ne sai nulla, il tuo imperatore ha taciuto la novitá?”
“Cosa stai blaterando Sienna?”
“Wow imperatore… mi hai definito in molti modi tesoro, ma questo è nuovo!” – disse Robert fissandola.
Lei si scompose sulla sedia, come se avesse toccato un tasto dolente.
“In quali modi, Rob?”
“Non chiamarmi in quel modo, lo permetto solo a Jude, se no che imperatore sarei?” – si alzó.
“Sí certo, non avevo dubbi…”
“Dubbi Sienna? No, guarda, penso che tu ne abbia uno di troppo, quindi vorrei chiarirti le idee, penso anche a mia moglie…” – il suo tono era calmo, serafico, minaccioso e divertito.
“Robert adesso falla finita…” – si inserí Susan, facendo cadere un po’ d’acqua sulla tovaglia, a causa del tremolio delle dita ingioiellate vistosamente.
“No, non posso e, per anzianitá, comincio io a darvi qualche spiegazione…” – e fece l’occhiolino a Sienna.
“Poi anche perché sono un tantino stronzo, ma rassicuro le astanti, lucidissimo e pulito come un neonato, nemmeno un’aspirina!”
Jude sorrise, abbassando gli occhi, avrebbe voluto ridere come un pazzo.
“Anche tu Susan pensi che io ed il mio Jude andiamo in giro per bordelli, festini, usando la scusa delle promozioni, del lavoro e di chissá quale altro pretesto per creare certe situazioni?”
La moglie di Downey Junior si alzó, senza smettere di scrutarlo, come se non lo riconoscesse – “Festini… bordelli… il TUO Jude?!”
“Questa è l’idea che si è fatta Sienna ed ha provocato ció che io detesto di piú al mondo: vedere piangere e soffrire la persona che amo.” – disse serio.
Sienna abbandonó a propria volta la sua sedia, facendo due passi indietro: “Stai scherzando vero? È uno scherzo… Jude… tu non dici NIENTE!!?”
Lui non fece altro che raggiungere Robert, dandogli un bacio sulle labbra, ricambiato anche con una carezza dolcissima da parte di lui, che poi arrise ai frammenti di luna incagliati nelle iridi di Jude, luminose ed innamorate, come tutto il resto di loro.
“Noi ci amiamo, dal primo giorno, dal primo minuto in cui ci hanno presentati.” – disse con serenitá, Robert annuí – “Da oggi diciamo basta alle bugie…Il nostro amore ha bisogno di respirare, di vedere la luce del sole, non vogliamo, non dobbiamo piú nasconderci. Susan il mio legale ha giá avviato le pratiche del divorzio e l’affido condiviso di nostra figlia, avrai presto sue notizie.”
“E tu Sienna avrai notizie dal mio, per il bambino…” – concluse Law, senza piú alcuna ironia.

Sembrava un tunnel stroboscopico, creatosi tra i palloncini, coriandoli, raggi di luce, lungo il quale Jared camminava raggiante verso i suoi figli, che corsero da lui, con entusiasmo, amore e gioia allo stato puro.
Lo avvolsero, lui steso sul prato, loro sopra, intorno, ovunque tra lui ed il cielo.
Colin si inginocchió liberandolo con allegria, baciando insieme a Jared prima Becki, poi Violet, poi Yari, ma anche Henry, James, Steven, Martin e Josh, che completarono l’onda felice, nella quale lui volle immergersi per diversi minuti.
Sembrava tutto perfetto, tutto come prima.
Farrell si allontanó, con la visione piú tenera del loro mondo intoccabile, ma suscettibile di cambiamenti o di circostanze, che lui per primo doveva accettare.
Brandon, Kurt, poi Shannon e Tomo provarono a capire se Jared sarebbe rimasto, Colin intese la loro domanda silenziosa ed implicita, scuotendo poi la testa e sussurrando – “No, se ne andrá domani pomeriggio, ma non è un problema…Io saró qui ad aspettarlo, ci volesse l’eternitá...” – poi sorrise, tornando ad ammirare il suo angelo.





J & C


RdJude

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