venerdì 1 luglio 2011

GOLD - Capitolo n. 204

Capitolo n. 204 – gold


“Dirti che non voleva più stare con te, così, senza preavviso … dev’essere stato come ricevere una pugnalata …”
“Sì Xavier, mi sono sentito morire. Credo di averlo offeso il giorno prima, guardando una foto di Lula, ci ho pensato dopo, cioè credo sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.” – disse mestamente Geffen, versando altro caffè al giovane artista, che gli fece visita a sorpresa.
“Lula? Ma non capisco …”
“Ho detto delle cose, ma non pensavo a nostro figlio, erano ricordi legati a Jared, che mi sono venuti fuori così … sono un imbecille completo.”
“Forse era solo questione di tempo …”
“Senti parliamo di qualcosa di bello, come sta Phil?”
Xavier si illuminò – “E’ a Chicago, per firmare un contratto, torna domani pomeriggio.”
“Lo sa che sei qui?”
“Sì certo e non pensare che ci siano stati dei problemi tra di noi per questo.”
“Sono contento che tu abbia trovato un uomo così speciale Xavier.”
“Io di più!” – e sorrise solare.
“Ti fermi a cena?”
“Volentieri, posso aiutarti, lavo l’insalata?”
“Sì, ma ci sono anche delle verdure cotte Xavier, sono per i bambini … a proposito, dovrebbero arrivare. Vado un attimo in bagno, ci pensi tu ad apparecchiare per quattro?”
“Ok, agli ordini comandante!” – e fece un saltello, allegro e spensierato.
Appena Glam si assentò, suonarono alla porta.
I gridolini di Josh e Lula erano inconfondibili, così Xavier aprì senza neppure controllare dallo spioncino, che fossero davvero loro.
“Zio Xavier!!” – e gli volarono al collo.
Jared li aveva riportati a casa e rimase stupito nel trovarvi Xavier.
“Ciao … scusa Glam non c’è?” – domandò perplesso.
“Sì è di là, credo si stia facendo la manicure!” – e rise con i piccoli.
Geffen tornò, rimanendo contraddetto dalla presenza di Leto.
“Ehi ciao … pensavo venisse Tomo.” – disse con voce incolore.
“Ciao Glam … no, come vedi ci ho pensato io, ma me ne vado subito.”
Xavier prese in braccio Lula e per mano Josh, ma il suono del cellulare lo bloccò.
“E’ Phil … ehi ciao amore, tutto a posto? … Sì ora mangiamo qualcosa con i cuccioli e poi me ne torno a casa dal nonno … ok, te lo passo, ci vediamo domani, ma poi ti telefono per la buona notte, ok? Ti amo, ciao …” – e passò l’apparecchio a Geffen – “Phil vuole salutarti.”
“Ok … grazie … buonasera Phil … sì, mi ha fatto molto piacere vederlo, mi ha tirato su il morale … “ – e sorrise, fissando per un istante Xavier e cercando di evitare lo sguardo fisso di Jared su di lui.
All’altro capo il regista fu molto gentile e cordiale - “Il prossimo giro facciamo una bella cena insieme Glam, vi preparo la paella, cosa ne pensi?”
“Perfetto, è un piatto che adoro … ok, buona serata anche a te, ciao Phil.”
I bimbi aiutavano Xavier a disporre piatti e posate, mentre Glam provava un grande imbarazzo a quel punto.
Jared comprese il suo disagio, ma stava palesemente soffrendo per quell’indifferenza e l’assoluta mancanza di un dialogo – “Colin mi sta aspettando, divertitevi.”
“Salutacelo.” – riuscì a dire Glam.
Il cantante dei Mars richiuse piano la blindata, accelerando il passo verso l’ascensore, trattenendo a stento un pianto.
Nel frattempo nell’alloggio di Geffen, lui e Xavier si scambiavano occhiate esplicite sull’accaduto.
“Dai mangiamo, papà vi ha fatto le polpette, siete contenti?”
“Sììì!!!” – urlarono gli altri tre all’unisono, del resto Xavier era entusiasta come Josh e Lula.

“E poi il principe ranocchio precipitò nel burrone e si ruppe quattro zampe.”
Isotta sbirciò le figure e poi Colin, che stava ridacchiando.
“Ok, ok principessa, non è andata proprio così, volevo solo movimentare la scena aahahah … Dio ti adoro …” – e la cullò baciandola.
Se ne stavano seduti, appoggiati al muro, Colin con i soli jeans ed Isy con il pannolino, ridevano come matti.
“Ciao …”
“Jared! Ciao, vieni, stiamo rivoluzionando il libro delle fiabe …” – disse dolcemente.
“Prenderà freddo, perché non le hai messo una tutina?” – chiese con una malcelata agitazione.
“Le ho fatto il bagno, l’ho cambiata, ma qui fa un caldo, gliela avrei messa tra poco.” – replicò, quasi dispiaciuto per quel rimprovero inopportuno.
“Ci penso io allora, potrebbe raffreddarsi.” – e gliela tolse, mettendola su di un materassino apposito.
Isotta era inquieta, sentiva tutta la tensione del padre, attraverso le sue dita gelide, che si stavano ingarbugliando tra bottoni e maniche.
“Accidenti …”
“E fai piano non è mica di gomma!” – protestò Colin, prendendogli un polso.
Jared strizzò le palpebre – “Ho cresciuto diversi figli e ti assicuro che i loro arti sono molto più elastici di quelli degli adulti!”
Colin riprese sul petto la bimba, che stava piangendo – “Cosa diavolo ti prende Jared?!”
“Ok, OK! Siete tutti i padri dell’anno ed io non servo più a niente!” – ed uscì dalla nursery imprecando, andando in camera loro, dove si mise a letto nudo e tremante.
Si sentiva mancare l’aria, soprattutto perché si vergognava di quella sfuriata con Colin, che stava mettendo a nanna Isy, affidandola a miss Wong – “Se ne occupi lei, non so a che ora ceneremo, Jared non si sente bene, vado da lui adesso.”
“Come vuole Colin, mi chiami quando ha deciso, i vostri figli sono da Tomo e Shannon.”
“Sì andavano al circo … ok, ci sentiamo dopo.”

Jude preparò il biberon di tisana alla verbena per Camilla.
“Le piace, ne vuoi anche tu Rob?”
“No grazie, preferisco il mio brandy …”
“Non bere quando hai vicino nostra figlia!” – disse facendogli l’occhiolino.
“D’accordo, solo latte caldo ahahahah” – e strinse sul cuore la sua principessa.
Le sistemò il ciuccio, accorgendosi che non lo teneva bene.
“Non lo vuoi …?”
Jude si distese sul letto, accanto a loro – “Non preoccuparti Rob, è normale, fa parte dei piccoli disturbi della sindrome, ma il medico ha detto che dopo la terapia scomparirà.”
“Sì … certo Jude.” – replicò con le iridi velate di tristezza, per poi passargli Camilla, che sorrise, rassicurandolo all’istante.
“Ecco vedi, è passato.”
Downey si perse nel ammirare quanto Jude fosse coraggioso e carico di premure, sia per lui che per la neonata – “Ti amo, sai …? Ti amo da morire Jude ed amo questo tesoro, che mi hai dato …”
“E’ un dono che ci siamo fatti reciprocamente e siamo stati davvero fortunati, vero splendore?” – e si baciarono.

Colin si tolse gli abiti senza fare rumore, pur rendendosi conto che Jared era ancora sveglio, immerso in un cuscino macchiato dalle sue copiose lacrime.
Lo abbracciò da dietro, con una tenera circospezione, intrecciando le sue mani a quelle del compagno e posando un bacio sul suo collo.
Jared ebbe un fremito e riaprì gli occhi.
“Ciao …”
“Ciao Cole …”
“Ti senti meglio …?”
“Perdonami per prima.”
“Già fatto, una giornata storta capita a tutti.” – ribattè pensando a ben altro, ma l’ultima cosa che voleva era una nuova discussione con lui.
“Ma la mia sembra una notte senza fine Colin.” – disse con il fiato spezzato.
“Temo non esista nulla di infinito, a parte il nostro amore.” – e sorrise, ricambiato da Jared, che si girò, attirandolo alla sua bocca, per un lungo bacio.
Le carezze arrivarono sino ai loro inguini, scoprendo un’eccitazione spasmodica, che si ritrovò intrappolata nei loro palmi esperti e determinati.
Si limitarono a quel contatto, che per Jared e Colin era anche più intimo di un amplesso completo.
In un bacio discontinuo, interrotto da morsi e singulti, occhi negli occhi, l’orgasmo dilagò devastante.
Ci vollero più di dieci minuti per calmarsi, senza riuscire a smettere di toccarsi, per prolungare quell’appagamento.
Jared si assopì, stremato, come se avesse scalato una montagna: era splendido, Colin lo ammirava, insistendo su di lui con baci leggeri, succhiandogli i capezzoli, per poi insinuarsi tra le sue gambe, ridestandolo.
“Ti voglio ancora … ti voglio da impazzire Jay …” – e lo penetrò, dopo avergli sollevato le braccia oltre la testa, affondando in lui con veemente virilità.
Si spingeva forte nel suo canale stretto, ma estremamente lubrificato dagli umori precedenti, che si mescolavano ai nuovi, provocati dai movimenti profondi di Colin, che sentì sciogliersi il groviglio che aveva nello stomaco, nello svuotarsi nuovamente, ma nel modo migliore, incontrando la parte più sensibile del ragazzo che amava da tutta una vita.

Xavier lavò i piatti, mentre Geffen guardava dei cartoni con Josh e Lula.
“Poteva metterli in lavastoviglie, comunque grazie …” – sussurrò Glam, per non svegliare i suoi soldini di cacio, ormai crollati.
Li trasportarono, uno a testa, nei rispettivi lettini, accendendo il baby control e tornando in salotto.
“Un’altra birra Xavier?”
“No grazie, recupero il mio bolide e schizzo dal boss.” – disse ridendo.
“Ok, chiudo le finestre, le sirene della polizia stasera non danno pace.”
“Hai ragione, ci sarà stato un incidente …”
“O qualche delinquente di troppo, questa città non è molto sicura, forse dovresti fermarti qui, c’è la stanza per gli ospiti.”
“Forse hai ragione Glam … ok, chiamo Phil e glielo dico, dove devo andare?”
“In fondo al corridoio, a destra dormi ed a sinistra hai il tuo bagno, dormi bene.” – e gli sorrise, allontanandosi.






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