mercoledì 6 luglio 2011

GOLD - Capitolo n. 208

Capitolo n. 208 – gold


Xavier stava spalmando la sua fetta biscottata di burro e marmellata, rannicchiato nudo sulla poltroncina della suite, che divideva con Phil, che in accappatoio lo raggiunse, dopo una doccia veloce.
“Buongiorno tesoro …” – e lo baciò tra i capelli profumati del suo dopobarba.
“Ciao Phil, era ora, stavo per mangiare tutto io … ho una fame …” – disse solare.
“Vedo … ma non hai freddo cucciolo?”
“No … è pura strategia, lo sai!” – e chiuse a fessura le palpebre, estraendo un telecomando da sotto il tovagliolo.
“E quello a che serve Xavy?”
“Non si era detto che lo facevamo stamattina?” – e mise il broncio, sgranando gli occhioni di un colore verde smeraldo, nel riverbero del sole che filtrava dai pesanti tendaggi tinta ocra dorata.
Phil ridacchiò – “Allora non scherzavi …”
“Ho detto a tutti che andavamo giù in paese a fare compere, quindi nessuno ci disturberà …” – disse sotto voce, con fare misterioso.
Phil scoppiò a ridere, soprattutto per il solletico dispettoso, che Xavier gli stava facendo, per convincerlo ad acconsentire a quel suo “… stravagante progetto … un filmino privato Xavier, ma se finisse nelle grinfie di Meliti, come minimo ci defenestra ahahahah”
“Il nonno non saprà mai quanto siamo depravati ahahahahh”
“Ok, non posso che dirti di sì mio dolcissimo e … arrapante ragazzo …” - ed andò ad abbassare le tapparelle a metà, assicurandosi che la porta fosse chiusa a chiave, dopo avere appeso il classico cartello do not disturb, che Xavier aveva decorato con i loro visi stilizzati, con tanto di linguacce.

Brian stava prendendo dei cereali e del miele, oltre a due fette di torta ed un bicchiere di latte.
Colin arrivò con Isotta e la sistemò sul seggiolone.
“Aspetta, ti aiuto …”
“Grazie Brian, pronto per le piste?”
“Sì, insomma, è da tempo che non uso lo snow board, ma Kevin è bravissimo, mi aiuterà a togliere la ruggine.” – disse simpaticamente.
Si misero a sedere: “Allora sei irlandese come me?”
“No, sono americano … ero in orfanotrofio con Kevin, è lì che ci siamo conosciuti.”
“Capisco … mi dispiace.”
“Anche a noi, ma lo abbiamo superato, cioè … Forse non del tutto.”
Arrivò anche Cody, che si presentò.
“Salve …” – disse Brian timidamente, rifuggiva sempre lo sguardo delle persone più adulte di lui.
“Allora Colin, Isy come vive la sua prima vacanza sui monti?”
“Benissimo Brandon. Brian mi stava raccontando qualcosa …”
“Se sono di troppo …”
“No, nessun problema, ma la mia infanzia dottore è davvero un disastro, almeno ho Kevin che mi ha sostenuto nel lavoro, è lui che mi ha finanziato per acquistare il pub a Dublino e non ha voluto nulla in cambio, un vero amico.”
Geffen era sopraggiunto e si stava versando del caffè, ascoltando tutto.
Aggrottò la fronte e poi, dopo avere salutato i presenti, si diresse in fondo alla sala.
Kevin arrivò con Lula: il bimbo corse subito da Glam, che gli fece spazio sulla panca.
“Ciao …” – disse esitante, dopo avere baciato il figlio sulle guance paffute.
“Ciao Glam … prendo il necessario per Lula, tu vuoi qualcosa?” – disse tradendo una certa agitazione, ma sforzandosi di mantenere la calma.
“Dei biscotti, grazie, ma siediti, ci penso io.”
“No, non preoccuparti, chi arriva per ultimo paga pegno …” – e se ne andò al tavolo imbandito.
Glam sentiva un nodo allo stomaco, ma si impose di essere sereno, per condividere l’entusiasmo di Lula, che stava colorando un album di disegni.
“Me l’ha comprato zio Xavier!”
“Lo ringrazierò … ecco papà Kevin, guarda quante cose buone che ha scelto per te, adesso mangia tutto e poi andiamo sul bob, ok Lula?”
“Sììì!! Con Martin!”
“Vieni con noi Kevin …?”
“No, vado su con Brian, facciamo qualche percorso difficile.”
“Sì … certo.”
“E Pamela?”
“Non so, penso che stiano ancora poltrendo, ma le ragazze volevano andare a pattinare.”
Arrivò Jared, con le bimbe e Yari, che si sarebbe aggregato a Brian e Kevin.
Colin lo accolse con un bacio colmo di tenerezza ed un sorriso felice, che non sfuggì a Geffen.
“Oggi tutte le girls andranno a schettinare da quello che so …” – concluse Kevin, rialzandosi per andarsene.
“Pare di sì … ci vediamo a pranzo?”
“No, c’è una baita dove mangiare, scenderemo a metà pomeriggio. Lula ci vediamo dopo, non fare impazzire papà, ok?”
“Sì, sarò buonissimo!” – e sorrise – “Domani, però, stiamo tutti e tre insieme, vero papà Kevin?”
“Sì … promesso. Ciao Glam, divertitevi.” - disse mesto, allacciandosi la giacca tecnica e facendo un cenno a Brian, che lo seguì con Yari.
Geffen prese in braccio Lula e si diresse verso la scarpiera, dove gli avventori dell’hotel lasciavano scarponi e dopo sci, cercando quelli del piccolo.
“Serve una mano?”
“Ciao Jared … sì, sto impazzendo …”
“Guarda li abbiamo messi tutti qui in fila … ci sono quelli delle mie pesti e qui i polacchini di Lula …”
“Grazie zio Jared!”
“Prego amore …” – lo disse spontaneamente, dandogli un bacio sulla testolina.
Glam sospirò, trattenendosi nel non dargli una carezza: fece finta di cercare qualcosa nelle tasche e guardò oltre le vetrate, per celare il luccichio nelle sue iridi azzurre e rapite dalla bellezza di Jared, che tornò dalla sua famiglia un istante dopo.
Tutti si avviarono alle diverse destinazioni, pronti per quella nuova giornata di sole e svago.

La telecamera stava riprendendo ogni dettaglio di uno splendido Xavier, che era in ginocchio tra le gambe di Phil, ancora seduto e con il capo riverso all’indietro, oltre il bordo dello schienale della seggiola, le dita forti aggrovigliate tra le ciocche brune del suo giovane compagno, che ingoiava lento il sesso del suo uomo sino alla gola, per poi risalire sino alla punta, i polsi legali blandamente dietro ai glutei sodi e proporzionati al resto del suo fisico scultoreo.
“Ora … ora fermati angelo mio …” – ansimò il regista, aiutandolo poi a stendersi sul letto, sciogliendo quel nodo posticcio e sistemandosi alle sue spalle, dopo avere aumentato lo zoom dell’apparecchiatura ad alta definizione, che stava immortalando in una memory card il loro amplesso.
Con estrema delicatezza gli aprì le cosce, avvinghiandosi a lui – “Adesso toccati Xavy …” – gli sussurrò, leccandogli il collo e l’altro annuì, deglutendo ed attirandolo alla sua bocca, per baciarlo, mentre iniziava a masturbarsi.
Non si staccarono e quando i gemiti di Xavier divennero irresistibili, Phil lo penetrò, aprendolo il più possibile a sé e rimanendo girati sul fianco destro, per non compromettere la registrazione di ogni istante del loro congiungimento carnale.
La mano di Xavier aumentò il ritmo in sincrono con le spinte di Phil, che non smetteva di baciarlo, succhiargli la pelle della nuca e morderlo ovunque.
L’artista strizzò le palpebre, tormentandosi il labbro inferiore e poi boccheggiò, ossigenandosi al massimo, mentre stava per venire.
Phil insistette con pochi colpi, sempre più profondi, per dilagare nel suo canale, ormai dilatato e pulsante nell’accoglierlo.
Tremanti, si accasciarono appagati, ma insistendo con un lungo bacio, dopo che Xavier si era voltato, per permettere a Phil di accoccolarsi sul suo cuore: amavano invertire i ruoli rassicuranti, prerogativa del più maturo fra i due.
“Non vedo l’ora di rivederci Phil …”
“Lo useremo quando io avrò ottant’anni e tu … molti meno ahahhaha per ispirarci ahahahah”
“Nooo io voglio vederlo primaaa!!!” – disse con quella sua enfasi fanciullesca, che Phil adorava.
I capezzoli di Xavier erano turgidi e lui non riuscì a resistergli: se ne impossessò, mentre il ragazzo saliva a cavalcioni sui suoi fianchi, ricominciando a stimolarlo: “Miseria … mi farai morire così Xavy …”
“Qué mejor muerte, mi amado?”
“Maldito si habla mi idioma me emociona hasta los más pequeños!” – e risero, abbracciandosi felici.

Jude stava ancora dormicchiando.
Rob gli aveva lasciato un biglietto sul cuscino - § Lascio Camilla a Colin e torno. §
Quando lo sentì rientrare, fece finta di russare, in un modo buffo.
Downey era abituato alle sue gag, ma non aveva voglia di assecondarlo, viste le proprie intenzioni bellicose.
Riportò l’ambiente nel buio, accendendo diverse candele e stappando una bottiglia di Dom Perignon.
Si allungò accanto a Jude, che socchiuse gli occhi di ghiaccio, taglienti e vividi.
“Apri la bocca ... da bravo Judsie ...” – gli bisbigliò, dopo avergli leccato le labbra.
Lui lo fece.
“Lo sai che fare colazione a champagne è salutare ...?” – disse Downey, prima di prenderne un sorso, per passarlo nell’incavo dell’altro, che lo assoporò sorridendo poi e ricambiando con un bacio lascivo: succhiò la lingua di Robert, che era già nudo, provvedendo a fare lo stesso con lui, che non si oppose.
“Sì ... dà molta energia ... ma io non ti conosco, chi ti ha dato il badge della mia stanza ...?” –
“Ho pagato mille dollari ... la cameriera al piano è stata molto disponibile ...?”
“Quanto disponibile straniero?” – disse Jude portandolo sotto di sè, con impeto.
“Solo il badge ...” – gemette Downey, bloccato per i polsi dal biondo, che lo stava torturando, con morsi e baci sempre più profondi.
“Voglio crederti, ma non per questo ti salverai dalla punizione che ho pensato per te ...”
“Non vedo l’ora ...” – “Sicuro?” – e lo penetrò con un’unica spinta, lubrificato da poca saliva e procurando a Robert una fitta, che gli percorse tutta la spina dorsale, facendolo urlare.
“Taci ...” – e gli chiuse la bocca con un altro bacio possessivo e debordante.
Downey cercò di sfuggirgli, sentendo che le fitte andavano affievolendosi, lasciando spazio ad un piacere sottile e progressivo.
Girò il volto da un lato, madido di sudore, ma Jude non accennava a rallentare quella cavalcata ed a mollare la presa.
Improvvisamente si sollevò, alzandogli le gambe e puntandosi alla meglio, lo spaccò a metà a più riprese.
Il respiro di Robert era convulso, almento quanto quello di Jude – “Ora voglio ... voglio riempirti ... di me ... e poi di altro nettare, come volevi fare tu, vero?!” – ruggì, nel consumarlo con il proprio orgasmo straripante.

Glam sorvegliava il suo cucciolo, che con Martin scendeva allegro, salutandolo e mandandogli un mare di baci con le manine.
“Tu lo rendi felice ...”
La voce di Jared era lieve, come quella brezza, che muoveva le fronde delle conifere, facendo ricadere nuvole di neve, candide e luccicanti.
Geffen si girò a fissarlo – “Ciao ... io ci provo.”
“Come stai Glam?” – chiese, appoggiandosi alla balaustra.
“Combino solo casini, avventato e fiducioso di avere sempre uno sbocco nel cuore di chi amo.”
“Kevin ha bisogno di un poco di tempo per capire che non puo’ vivere senza di te.”
“E se non lo capisse, Jared?”
“Impossibile.” – e sorrise.
“Chi è quel Brian?”
“So poco su di lui, ma di certo non è il nuovo boyfriend di Kevin.”
“E’ gay?”
“Temo di sì Glam!” – e rise cristallino.
Geffen fece spallucce – “Non è male, ma se non ha avuto successo uno come Chris, con il mio Kevin ... Diciamo non completo successo.”
“Sì, puo’ darsi ... Lo sai che si sposano a San Valentino?”
“Chi scusa?”
“Chris ed Owen, a New York.”
“Carini. Saremo invitati?”
“Temo di no e comunque non ci tengo, tu sai che Owen e Shan hanno avuto una relazione burrascosa.”
“Come noi.” – replicò, sorprendendo Jared, che si sentì mancare un battito.
“Sì, come noi Glam ...”
“Kevin potrebbe anche andarci, ma non mi interessa.”
“Ok ... mangiamo insieme, dopo?”
“Sì, certo. Torni al palazzetto del ghiaccio?”
“Penso di sì ... potresti ... no, lasciamo stare.”
“Sì Jared, lasciamo stare.” – ed inforcando gli occhiali, tornò a seguire le evoluzioni di Lula.




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